Minime. 151



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 151 del 15 luglio 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Umberto Santino: Per un centro antimafia nella casa di Badalamenti
confiscata
2. Wangari Maathai: L'indipendenza del Kenya, e la mia
3. Indice di "Voci e volti della nonviolenza" 1-72 (dicembre 2005 - giugno
2007)
4. La "Carta" del Movimento Nonviolento
5. Per saperne di piu'

1. PROPOSTE. UMBERTO SANTINO: PER UN CENTRO ANTIMAFIA NELLA CASA DI
BADALAMENTI CONFISCATA
[Dal sito del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato"
(www.centroimpastato.it) riprendiamo il seguente comunicato.
Umberto Santino ha fondato e dirige il Centro siciliano di documentazione
"Giuseppe Impastato" di Palermo. Da decenni e' uno dei militanti democratici
piu' impegnati contro la mafia ed i suoi complici. E' uno dei massimi
studiosi a livello internazionale di questioni concernenti i poteri
criminali, i mercati illegali, i rapporti tra economia, politica e
criminalita'. Tra le opere di Umberto Santino: (a cura di), L'antimafia
difficile,  Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo
1989; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, La violenza programmata. Omicidi e
guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, Franco Angeli, Milano
1989; Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa. Dall'Italia
agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990; Giorgio Chinnici, Umberto
Santino, Giovanni La Fiura, Ugo Adragna, Gabbie vuote. Processi per omicidio
a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, Franco Angeli, Milano 1992 (seconda
edizione); Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro la droga. Economie di
sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra, progetti di sviluppo,
Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993; La borghesia mafiosa, Centro siciliano
di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia come soggetto
politico, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo
1994; Casa Europa. Contro le mafie, per l'ambiente, per lo sviluppo, Centro
siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia
interpretata. Dilemmi, stereotipi, paradigmi, Rubbettino Editore, Soveria
Mannelli 1995; Sicilia 102. Caduti nella lotta contro la mafia e per la
democrazia dal 1893 al 1994, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe
Impastato", Palermo 1995; La democrazia bloccata. La strage di Portella
della Ginestra e l'emarginazione delle sinistre, Rubbettino Editore, Soveria
Mannelli 1997; Oltre la legalita'. Appunti per un programma di lavoro in
terra di mafie, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato",
Palermo 1997; L'alleanza e il compromesso. Mafia e politica dai tempi di
Lima e Andreotti ai giorni nostri, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli
1997; Storia del movimento antimafia, Editori Riuniti, Roma 2000; La cosa e
il nome. Materiali per lo studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino,
Soveria Mannelli 2000; Dalla mafia alle mafie, Rubbettino, Soveria Mannelli
2006; Mafie e globalizzazione, Di Girolamo Editore, Trapani 2007. Su Umberto
Santino cfr. la bibliografia ragionata "Contro la mafia. Una breve rassegna
di alcuni lavori di Umberto Santino" apparsa su "La nonviolenza e' in
cammino" nei nn. 931-934.
Giuseppe Impastato nato nel 1948, militante della nuova sinistra di Cinisi
(Pa), straordinaria figura della lotta contro la mafia, di quel nitido e
rigoroso impegno antimafia che Umberto Santino defini' "l'antimafia
difficile", fu assassinato dalla mafia il 9 maggio 1978. Scritti di Peppino
Impastato: Lunga e' la notte. Poesie, scritti, documenti, Centro siciliano
di documentazione Giuseppe Impastato, seconda edizione Palermo 2003. Opere
su Peppino Impastato: Umberto Santino (a cura di), L'assassinio e il
depistaggio, Centro Impastato, Palermo 1998; Salvo Vitale, Nel cuore dei
coralli, Rubbettino, Soveria Mannelli 1995; Felicia Bartolotta Impastato, La
mafia in casa mia, La Luna, Palermo 1986; Claudio Fava, Cinque delitti
imperfetti, Mondadori, Milano 1994. Tra le pubblicazioni recenti: AA. VV.,
Peppino Impastato: anatomia di un depistaggio, Editori Riuniti, Roma 2001,
2006 (pubblicazione della relazione della commissione parlamentare antimafia
presentata da Giovanni Russo Spena; con contributi di Giuseppe Lumia, Nichi
Vendola, Michele Figurelli, Gianfranco Donadio, Enzo Ciconte, Antonio
Maruccia, Umberto Santino); Marco Tullio Giordana, Claudio Fava, Monica
Zapelli, I cento passi, Feltrinelli, Milano 2001 (sceneggiatura del film
omonimo). Ma cfr. anche le molte altre ottime pubblicazioni del Centro
siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" (per contatti: Centro
siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", via Villa Sperlinga 15,
90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 091348997, e-mail: csdgi at tin.it, sito:
www.centroimpastato.it)]

Un centro antimafia nella casa di Badalamenti
Apprendiamo che sono stati confiscati i beni del capomafia Gaetano
Badalamenti. E' una buona notizia perche' finalmente si sta avviando una
prassi che separa il destino dei beni accumulati illegalmente da quello
personale del mafioso che li ha accumulati. In passato, con la morte dei
mafiosi o di personaggi legati alla mafia, sono stati restituiti beni di
ingente valore, come nel caso delle aziende confiscate agli esattori Salvo.
Ci auguriamo che questa prassi valga in ogni caso e che le confische non si
limitino ai beni immobili e aziendali ma si estendano all'immenso patrimonio
finanziario.
Tra i beni confiscati a Badalamenti figurano la casa di abitazione, altri
appartamenti e terreni per un valore di 100 milioni di euro. Nella ricerca
del Centro Impastato, pubblicata nel 1990 nel volume L'impresa mafiosa,
sulla base degli accertamenti in attuazione della legge antimafia
risultavano facenti capo alla famiglia mafiosa di Badalamenti alcune
imprese: la Sifac, la Sicula Calcestruzzi, la Sazoi poi Copacabana,
l'Immobiliare B.B.P., la Berma e la Spa Investimenti, che di tanto in tanto
ricevevano cospicui incrementi di capitale collegabili con le dinamiche del
traffico di droga.
Nel processo alla Pizza Connection, celebratosi negli Stati Uniti
dall'ottobre del 1985 al marzo del 1987, che porto' alla condanna di
Badalamenti a 45 anni di carcere, e' emerso un giro d'affari legato al
traffico di droga dell'ordine di 84 milioni di dollari, in valori di quegli
anni, in buona parte depositati presso istituti bancari svizzeri (si veda il
volume The Pizza Connection, Lawyers, Money, Drugs, Mafia, di Shana
Alexander, Weidenfeld & Nicolson, New York1988).
Non vorremmo che questi e altri capitali illeciti rimanessero in eterno
catalogati tra i misteri e i segreti che i vari boss, come si e' detto per
Badalamenti, "si portano nella tomba".
In materia di confisca e assegnazione dei beni bisognera' rapidamente
voltare pagina: per l'assegnazione dei beni confiscati passa troppo tempo,
in media 10 anni, e nel frattempo molti beni diventano inutilizzabili.
Di recente il governo Prodi ha nominato il magistrato Antonio Maruccia
Commissario straordinario per la gestione e destinazione dei beni
confiscati. Ci auguriamo che l'azione del nuovo Commissario contribuisca a
rilanciare la strategia della confisca, decisiva nella lotta
all'accumulazione mafiosa, incrementando i provvedimenti e snellendo le
procedure di assegnazione. Purtroppo quanto e' avvenuto nei giorni scorsi a
Palermo, con la mancata consegna dei beni al Comune, a compimento di
procedure perfezionate da tempo, non costituisce un buon segnale. Tra i beni
da assegnare figurano centinaia di appartamenti che possono contribuire a
risolvere il problema della casa a Palermo, per cui da anni si batte il
Comitato dei senzacasa che e' riuscito a portare sul terreno della lotta
alla mafia bisogni popolari che prima si tentava vanamente di soddisfare con
iniziative episodiche, in larga parte rientranti nella guerra tra poveri.
Non vorremmo che ritardi e dilazioni vengano dettati dalla volonta' di
rilanciare prassi personalistiche e clientelari che purtroppo non sono mai
state archiviate e che colgono ogni occasione per tornare a rifiorire.
Per la destinazione della casa di Badalamenti sosteniamo la richiesta
dell'Associazione "Peppino Impastato" di Cinisi che le venga assegnata come
sede di iniziative antimafia.
Umberto Santino, presidente del Centro Impastato di Palermo
Palermo, 7 luglio 2007

2. STORIE. WANGARI MAATHAI: L'INDIPENDENZA DEL KENYA, E LA MIA
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente intervento di
Wangari Maathai apparso su "The Globalist" nel giugno 2007 col titolo
"L'indipendenza del Kenya, e la mia".
Wangari Muta Maathai (Nyeri, 1940), premio Nobel per la pace nel 2004,
biologa, docente universitaria, gia' presidente del Consiglio nazionale
delle donne del Kenya, sottosegretario nel Ministero dell'Ambiente e delle
Risorse naturali del Kenya, con un lungo impegno in difesa dei diritti umani
e dell'ambiente (impegno che l'ha portata a subire minacce, aggressioni,
persecuzioni), ha fondato nel 1977 il movimento "Green Belt", un movimento
formato da donne che hanno piantato decine di milioni di alberi in Kenya e
in altri paesi africani: in particolare Tanzania, Uganda, Malawi, Lesotho,
Etiopia e Zimbawe, promuovendo difesa dell'ambiente e diritto al lavoro, e
valorizzando la centralita' delle donne nel mondo rurale. Dal sito
www.greencrossitalia.it riprendiamo per estratti la seguente scheda a cura
di Sergio Ferraris: "E' donna, e' ecologista, e' africana. E' Wangari
Maathai, il premio Nobel per la Pace 2004, viceministro per l'ambiente del
Kenia, rappresentante della Carta della Terra per l'Africa e membro di Green
Cross. Il comitato norvegese per il premio Nobel ha assegnato il prestigioso
riconoscimento per la pace all'ecologista kenyana, 64 anni, prima donna
africana nella storia a ricevere l'importante premio. Alla Maathai e' stato
riconosciuto il suo impegno nella lotta per la preservazione dell'ambiente e
la difesa dei diritti umani. 'La causa ecologista e' un aspetto importante
della pace - ha affermato Wangari Maathai, immediatamente dopo la notizia
del premio - perche' nel momento in cui le risorse si rarefanno, noi ci
battiamo per riappropriarcene. Piantiamo i semi della pace, ora e per il
futuro'. L'ecologista keniana e' anche avvocato dei diritti umani. Dopo il
conferimento del premio la biologa ha detto: ''Continuero' nella mia
campagna e chiedo ai keniani di unirsi a me'. L'impegno di Wangari Maathai
sul fronte ambientale e' storico. E' stata la fondatrice del movimento
'Green Belt' (cintura verde) che ha piantato oltre trenta milioni di alberi
lungo il continente africano per lottare contro la desertificazione. La
deforestazione, infatti, e' un grave problema per l'Africa che spinge, ogni
anno, milioni di persone nella poverta'. L'organizzazione fondata da
Maathai, il 'Movimento della cintura verde' ha anche dato, tra le altre
cose, lavoro a decine di migliaia di persone... La motivazione con cui il
Comitato del premio Nobel per la pace, con sede a Oslo, ha assegnato il
premio per la pace recita: 'Il Comitato norvegese per il Nobel ha deciso di
assegnare il premio Nobel per la pace nel 2004 a Wangari Maathai per il suo
contributo allo sviluppo sostenibile, alla democrazia e alla pace. La pace
sulla terra dipende dalla nostra capacita' di assicurare l'ambiente dove
viviamo. Maathai e' in prima linea nella lotta per promuovere ecologicamente
lo sviluppo sociale, economico e culturale in Kenya e in Africa. Ella ha
adottato un approccio olistico allo sviluppo sostenibile che comprende
democrazia, diritti umani e diritti delle donne in particolare, pensando
globalmente e agendo localmente. Maathai ha contrastato coraggiosamente il
precedente regime oppressivo in Kenya. Le sue iniziative in prima persona
hanno contribuito ad attirare l'attenzione sull'oppressione politica, sul
piano nazionale e internazionale. Maathai combina scienza, impegno sociale e
politica attiva. Piu' che proteggere semplicemente l'habitat esistente, la
sua strategia tende ad assicurare e rafforzare la vera base per lo sviluppo
ecologicamente sostenibile. Ha fondato il movimento Green Belt (Cintura
Verde), con cui da circa 30 anni ha attivato donne povere per piantare 30
milioni di alberi. I suoi metodi sono stati adottati anche da altri Paesi.
Siamo tutti testimoni di come la deforestazione e la perdita del verde
abbiano portato alla desertificazione in Africa e minacciato altre regioni
del globo, compresa l'Europa. Proteggere le foreste dalla desertificazione
e' un fattore vitale nella lotta per rafforzare l'ambiente in cui viviamo
sulla nostra comune Terra. Attraverso istruzione, pianificazione familiare,
nutrizione e lotta contro la corruzione il movimento Green Belt ha aperto la
strada allo sviluppo a livello rurale. Riteniamo che Maathai sia una voce,
appartenente alle migliori forze dell'Africa, che parla per promuovere pace
e condizioni di benessere su questo continente. Wangari Maathai sara' la
prima donna africana a essere insignita del premio Nobel per la Pace. Sara'
anche la prima cittadina africana della vasta area tra il Sudafrica e
l'Egitto a ricevere il Nobel. Rappresenta un esempio e una fonte di
ispirazione per chiunque in Africa lotti per lo sviluppo sostenibile, la
democrazia e la pace'. 64 anni, la Maathai e' stata la prima donna in Africa
centrale-orientale a fare carriera unversitaria. Ha fondato il movimento
ambientalista kenyota nel 1977, e grazie a un progetto da lei ideato che ha
coinvolto soprattutto le donne, ha fatto si' che venissero piantati milioni
di alberi per impedire l'erosione del terreno e per fornire la legna da
ardere a tutto il Paese... Laureata in biologia all'Universita' del Kansas e
all'Universita' di Pittsburgh, ritornata in Kenya, Wangari Maathai ha
lavorato nel dipartimento di ricerca in medicina veterinaria all'Universita'
di Nairobi e, malgrado lo scetticismo e perfino l'opposizione degli allievi
e della facolta' tradizionalmente maschili, ha ottenuto il dottorato.
Wangari Maathai ha iniziato a lavorare per alleviare la poverta' della gente
del suo Paese cercando di creare progetti dal basso, partecipati, su base
comunitaria, per offrire occupazione e migliorare l'ambiente allo stesso
tempo... Wangari Maathai e' stata presidente nazionale del Consiglio
nazionale delle donne del Kenya, e nel 1997 si e' candidata alla presidenza
del paese, senza tuttavia poter concorrere perche' il suo partito ritiro' la
sua candidatura alcuni giorni prima delle elezioni... Nel 1998, Wangari
Maathai si guadagno' l'attenzione di tutto il mondo quando si oppose al
progetto del presidente del Kenya di costruire alloggiamenti di lusso
eliminando centinaia di ettari di foreste. Nel 1991, venne arrestata e
incarcerata, fu poi liberata in seguito a una campagna internazionale. Nel
1999 venne ferita alla testa mentre piantava alberi nella foresta di Karura,
a Nairobi, nel corso di una protesta contro il disboscamento continuo. E'
stata arrestata piu' volte dal governo del presidente Arap Moi e nel gennaio
del 2002, la Maathai ha accettato il posto di ricercatore alla facolta' di
agraria dell'universita' di Yale, occupandosi di silvicoltura sostenibile.
Dal gennaio 2003 e' sottosegretario al Ministero dell'ambiente, delle
risorse naturali e della fauna selvatica. Nel 2001 ha dato vita a 'Tree is
Life'... Il progetto di Tree is Life e' recentemente stato riconosciuto come
"buona pratica" dalle Nazioni Unite. Wangari Maathai e' la dodicesima donna,
la prima africana, a ricevere il premio Nobel per la pace dal 1901 a oggi,
assegnato lo scorso anno all'iraniana Shrin Ebadi, avvocato difensore dei
diritti civili. Prima di lei, il Comitato del Nobel norvegese aveva
insignito del premio: nel 1905: l'austriaca Bertha Sophie Felicita von
Suttner, presidente dell'Ufficio internazionale per la pace; nel 1931:
l'americana Jane Addams, anche lei presidente della stessa Lega; nel 1946:
la statunitense Emily Grenne Balch, presidente della Lega internazionale
delle donne per la pace e la liberta' (1946); nel 1976: le britanniche Betty
Williams e Mairead Corrigan, fondatrici del Movimento per la pace
nell'Irlanda del Nord; nel 1979: Madre Teresa di Calcutta; nel 1982: la
svedese Alva Myrdal, premiata per il suo impegno nei negoziati per il
disarmo; nel 1991: la birmana Aung San Suu Kyi; nel 1992: la guatemalteca
Rigoberta Menchu'; nel 1997: l'americana Jody Williams, della Campagna
internazionale per la messa al bando delle mine; nel 2003: l'iraniana Shrin
Ebadi, avvocata e attivista dei diritti umani". Opere di Wangari Maathai:
Solo il vento mi pieghera', Sperling & Kupfer, Milano 2007. Su Wangari
Maathai si veda il profilo scritto da Nanni Salio nel n. 792 de "La
nonviolenza e in cammino"]

Negli anni '60, Nairobi era conosciuta come "la citta' verde nel sole". Era
un luogo piacevole, e assai vivibile, e aveva numerosi spazi aperti, sebbene
da allora su molti si sia costruito. Il Parco Nazionale di Nairobi, un pezzo
di natura selvaggia che ancora siede sull'orlo della citta', allora era piu'
grande e le praterie non erano distanti dal centro. Nairobi aveva allora
meno di mezzo milione di abitanti, un sesto della sua popolazione odierna.
Nei primi anni dell'indipendenza, e durante la maggior parte del periodo di
Kenyatta, lo sviluppo del paese si concentro' per lo piu' su Nairobi. Se non
avevi niente, andavi a Nairobi. Negli anni '60 fu la classe dei
professionisti a venire in citta'. Sebbene Nairobi fosse relativamente
piccola, se comparata, diciamo, a New York, era pur sempre con Johannesburg
e Cape Town uno snodo centrale nell'Africa sub-sahariana, e noi ne eravamo
fieri.
Non c'erano bambini di strada, non c'erano ghetti. Persino Kibera, che e'
oggi il piu' vasto degli slum africani, aveva pochi abitanti. Il suo
territorio aveva ancora alberi e vegetazione sebbene oggi come allora fosse
carente di infrastrutture (Il mezzo milione di residenti a Kibera ha ancora
accesso limitato all'elettricita' e all'acqua corrente).
Gli autobus di Nairobi erano sempre stracolmi, la spazzatura veniva raccolta
regolarmente e l'intera citta' era pulita. Le mie amiche ed io giravamo
tranquillamente fra i piccoli negozi e i caffe' del centro della citta',
senza alcuna paura di venire derubate o stuprate. Ci piaceva molto anche
Nairobi di notte. Andavamo nei club, a chiacchierare e a ballare rock'n'roll
inglese o americano, la rumba e altre danze allora di moda. Negli anni '60
non si ballava da soli. Percio' un certo numero di giovanotti, alcuni dei
quali avevano studiato negli Usa come me ed altre, usciva con noi.
Ciononostante, sebbene ci divertissimo molto, ci veniva costantemente
ricordato dalle nostre amiche che si sposavano che la nostra liberta' non
sarebbe durata per sempre.
La mia famiglia non mi fece mai pressione affinche' trovassi un marito, ma
zia Nyakweya, la cantastorie, si faceva un punto d'onore nel dirmi che
l'orologio biologico di una donna ticchetta sempre. Ogni volta in cui
presenziavo a un matrimonio, la zia ribadiva l'importanza per una donna di
sposarsi al momento giusto, e facendolo mi guardava con la coda dell'occhio,
sperando io fossi in ascolto. Io le sorridevo scherzosa, ma ricevevo il
messaggio.
Nell'aprile del 1966, incontrai Mwangi Mathai, l'uomo che sarebbe divenuto
mio marito, tramite amici comuni. Era un brav'uomo, molto gentile, e
religioso. Era cresciuto a Njoro nella Rift Valley, ed anche lui aveva
studiato negli Usa. Aveva lavorato per diverse ditte, in Kenya, prima di
entrare in politica.
Intanto, io ero seccata dal non essere riuscita ad entrare nel Dipartimento
di zoologia perche' l'anatomia e' una scienza molto specializzata e in
realta' io volevo studiare qualcosa di piu' generale. Tuttavia, gradualmente
preparavo il mio dottorato, e per far cio' dovevo usare un microscopio
elettronico. A quel tempo l'Universita' di Nairobi ne aveva uno solo, al
Dipartimento di anatomia umana, e percio' fu li' che svolsi il mio lavoro.
Il professor Mungai, capo del Dipartimento, mi permise di usarlo e di
visitare i loro laboratori. Erano tutti meravigliati dal mio interesse per
l'anatomia umana. Era ben diverso osservare e maneggiare i resti di un
essere umano: mi ricordava la mia stessa vulnerabilita', e quanto dovremmo
valutare il nostro breve tempo su questo pianeta.
Mi piaceva lavorare con gli studenti del primo anno di Veterinaria.
Arrivavano da noi giovani, ansiosi di imparare, vibranti. Quando cominciai
ad insegnare a loro erano tutti maschi, e trovavano difficile credere che io
avessi le qualifiche per istruirli in anatomia. Dopotutto ero una donna, e
non ancora trentenne, percio' non ero tanto piu' anziana di loro. Non e'
stato sempre facile gestire le punzecchiature dei miei studenti o dei miei
colleghi maschi: questi ultimi facevano quasi sempre la stessa domanda: "Ma
davvero hai una specializzazione in biologia?". Dubitavano delle mie
capacita', ma allo stesso tempo sapevano che avevo piu' qualifiche di loro.
Per quanto riguarda gli studenti, in breve tempo videro che un brutto voto
preso da me contava quanto uno preso da uno dei miei colleghi maschi, e
questo era un linguaggio che capivano benissimo.
Cio' che mi disturbava, all'Universita', era la discriminazione che le mie
colleghe ed io subivamo. L'Universita' accordava i suoi pieni benefici solo
agli uomini. Una donna nubile o vedova dello staff professionale poteva
ricevere l'alloggio universitario come i maschi, ma dalle donne sposate ci
si aspettava che a questo provvedessero i loro mariti, e che percio' non
avessero bisogno di alloggi, ne' di copertura assicurativa e pensione. Io
litigai con la dirigenza, perche' la situazione era inaccettabile ed i
termini del servizio dovevano essere eguali. Le professioniste, dissi, non
dovrebbero essere discriminate solo perche' durante il periodo coloniale qui
non ce n'erano. Assieme ad altre chiesi spiegazioni, ma i funzionari
scrollarono le spalle: "Siete sposate", ci dissero, "Dovete avere il salario
di base e basta, perche' il resto che serve agli uomini a voi non serve. I
vostri mariti ottengono gli altri benefici sul loro posto di lavoro e voi
dovreste servirvi di essi. Se non lo fate, peggio per voi". Fummo
oltraggiate da tanta arroganza, e da uomini che rifiutavano di accettare che
una donna potesse svolgere una professione a pieno diritto: "Be', mio marito
non mi aiuta ad insegnare", risposi loro, suonando metaforicamente l'allarme
per indicare che non avrei abbandonato la lotta. Alla fine, l'Universita'
decise che, per pacificarci, avrebbe dato a due di noi cio' che chiedevamo.
Da allora le donne continuarono ad essere pagate meno degli uomini che
facevano il loro stesso lavoro, ma a me e all'altra fu conferito il titolo
di "professore maschio onorario"!
Noi continuammo a protestare, cercando di spingere le donne sposate a non
firmare contratti discriminatori, quelli che ad esempio negavano ai loro
figli l'assistenza medica e a loro gli scatti pensionistici. Tuttavia, le
nostre colleghe rifiutarono di continuare. Molte ci dissero che i loro
mariti le avevano consigliate di lasciar perdere.
Forse non e' tanto sorprendente. Alcune donne si opponevano alla nostra
campagna, ritraendoci come mogli che non volevano vivere con i loro mariti,
il che era ovviamente falso. Lottare con le donne e per le donne puo' essere
molto difficile e persino triste, perche' la societa' (e qualche donna)
continua a dirti che siamo contente di quel che abbiamo e che non abbiamo
intenzione di lottare per i nostri diritti. Spesso incontro donne che hanno
aspettato fino a che quella sicurezza chiamata "uomo" e' svanita dalle loro
vite per ricordarsi che avrebbero dovuto proteggere i loro diritti. Sono
quelle donne che dicono: "L'avrei fatto anche prima, ma lo sai come sono
fatti gli uomini".
Comunque, dai tempi che ho descritto le cose sono cambiate davvero
parecchio. Adesso ci sono un bel po' di donne in piu' nello staff accademico
e i termini dell'impiego sono migliorati per tutti, donne incluse.

3. MATERIALI. INDICE DI "VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA" 1-72 (DICEMBRE
2005 - GIUGNO 2007)

* "Voci e volti della nonviolenza", numero 1 del 20 dicembre 2005: 1. Saffo;
2. Saffo tradotta da Salvatore Quasimodo; 3. Saffo tradotta da Manara
Valgimigli; 4. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 2 del 27 dicembre 2005: 1. Luce
Fabbri; 2. Alcuni versi italiani di Luce Fabbri; 3. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 3 del 3 gennaio 2006: 1. Ingeborg
Bachmann; 2. Alcune poesie di Ingeborg Bachmann tradotte da Maria Teresa
Mandalari; 3. Alcune poesie di Ingeborg Bachmann tradotte da Luigi Reitani;
4. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 4 del 10 gennaio 2006: 1. Anna
Achmatova; 2. Requiem, nella traduzione di Carlo Riccio; 3. Requiem, nella
traduzione di Evelina Pascucci; 4. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 5 del 17 gennaio 2006: 1. Emily
Dickinson; 2. Alcune poesie di Emily Dickinson tradotte da Cristina Campo;
3. Alcune poesie di Emily Dickinson tradotte da Margherita Guidacci; 4.
Alcune poesie di Emily Dickinson tradotte da Barbara Lanati; 5. Una poesia
di Emily Dickinson tradotta da Giovanni Giudici; 6. Una poesia di Emily
Dickinson tradotta da Mario Luzi; 7. Una poesia di Emily Dickinson tradotta
da Eugenio Montale; 8. Una poesia di Emily Dickinson tradotta da Amelia
Rosselli; 9. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 6 del 24 gennaio 2006: 1. Primo
Levi, o della dignita' umana; 2. Shema'; 3. Alzarsi; 4. Si immagini ora un
uomo; 5. Che appunto perche'... 6. Verso il mezzogiorno del 27 gennaio 1945;
7. Hurbinek; 8. Approdo; 9. La bambina di Pompei; 10. Non ci sono demoni...
11. Partigia; 12. Il superstite; 13. Contro il dolore; 14. Canto dei morti
invano; 15. Agli amici; 16. La vergogna del mondo; 17. Il nocciolo di quanto
abbiamo da dire; 18. Bianca Guidetti Serra ricorda Primo Levi; 19. Vittorio
Emanuele Giuntella ricorda Primo Levi; 20. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 7 del 31 gennaio 2006: 1. Elisa
Springer; 2. Elena Buccoliero intervista Elisa Springer; 3. Daniela
Pizzagalli intervista Elisa Springer; 4. "Azione nonviolenta" ricorda Elisa
Springer; 5. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 8 del 7 febbraio 2006: 1. Ernesto
Balducci; 2. Ernesto Balducci: Introduzione a "La pace. Realismo di
un'utopia"; 3. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 9 del 14 febbraio 2006: 1.
Cristina Campo; 2. Cristina Campo traduce Friedrich Hoelderlin; 3. Cristina
Campo traduce Eduard Moerike; 4. Cristina Campo traduce Hector Murena; 5.
Cristina Campo traduce William Carlos Williams; 6. Cristina Campo traduce
John Donne; 7. Cristina Campo traduce Simone Weil; 8. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 10 del 21 febbraio 2006: 1.
Adrienne Rich; 2. Adrienne Rich: Cercando di parlare con un uomo; 3.
Adrienne Rich: Quando noi morti ci destiamo; 4. Adrienne Rich: Svegliandosi
nel buio; 5. Adrienne Rich: Incipienza; 6. Adrienne Rich: Dopo vent'anni; 7.
Adrienne Rich: Lo specchio in cui due si vedono come una; 8. Adrienne Rich:
Canzone; 9. Adrienne Rich: A tuffo nel relitto; 10. Adrienne Rich:
Struggendosi di fuoco; 11. Adrienne Rich: Distruggendosi di fuoco; 12.
Adrienne Rich: Per una sorella; 13. Adrienne Rich: Per chi e' morto; 14.
Adrienne Rich: Da un sopravvissuto; 15. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 11 del 28 febbraio 2006: 1. Due
maestri; 2. Danilo Dolci ricorda Aldo Capitini; 3. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 12 del 7 marzo 2006: 1. Valeria
Ando': "La physis ama nascondersi": la lettura arendtiana di Eraclito; 2. Et
coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 13 del 14 marzo 2006: 1. Davide
Melodia; 2. Davide Melodia: I quaccheri e il pacifismo; 3. Davide Melodia:
Non parlare di nonviolenza; 4. Davide Melodia: A Gino Vermicelli; 5. Davide
Melodia: Cio' che e' mancato nel 1999; 6. Davide Melodia: I rischi della
nonviolenza; 7. Davide Melodia: Rivoluzione nonviolenta; 8. Davide Melodia:
Educare le forze dell'ordine alla nonviolenza; 9. Davide Melodia: Contro la
violenza; 10. Davide Melodia: La forza e il rispetto; 11. Davide Melodia:
Solidale con Susanna Thomas; 12. Davide Melodia: In dialogo con Eugenio
Morlini; 13. Davide Melodia: Firme per l'educazione alla nonviolenza delle
forze dell'ordine; 14. Davide Melodia: Pensieri intorno alla vicenda
genovese di Susan Thomas; 15. Davide Melodia: L'esperienza dei quaccheri, in
sintesi; 16. Davide Melodia: Se... 17. Davide Melodia: Per trasmettere i
valori della nonviolenza; 18. Davide Melodia: Due parole sui quaccheri; 19.
Davide Melodia: Un ritorno all'eta' della pietra; 20. Davide Melodia: Quale
risposta al terrorismo; 21. Davide Melodia: Un minuto di silenzio; 22.
Davide Melodia: Sulla disobbedienza civile; 23. Davide Melodia: Risposta
nonviolenta al terrorismo; 24. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 14 del 21 marzo 2006: 1. Rachel
Corrie; 2. Rachel Corrie: Una lettera del 7 febbraio 2003 agli amici e alla
famiglia; 3. Rachel Corrie: Una lettera del 20 febbraio 2003 alla madre; 4.
Rachel Corrie: Una lettera del 27 febbraio 2003 alla madre; 5. Rachel
Corrie: Una lettera del 28 febbraio 2003 alla madre; 6. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 15 del 28 marzo 2006: 1. Tzvetan
Todorov; 2. Tzvetan Todorov: Prologo a "Memoria del male, tentazione del
bene"; 3. Tzvetan Todorov: Dopo l'11 settembre; 4. Fabio Gambaro intervista
Tzvetan Todorov; 5. Renato Minore intervista Tzvetan Todorov; 6. Cesare
Marinetti intervista Tzvetan Todorov; 7. Graziella Durante intervista
Tzvetan Todorov; 8. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 16 del 4 aprile 2006: 1. Lorenzo
Milani; 2. Lorenzo Milani: Lettera ai cappellani militari; 3. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 17 dell'11 aprile 2006: 1. Pietro
M. Toesca: Ricordare Ivan Illich; 2. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 18 del 18 aprile 2006: 1. Ornella
Faracovi: critica del totalitarismo e nuova socialita' nel pensiero di
Capitini; 2. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 19 del 25 aprile 2006: 1. Piero
Calamandrei: Epigrafi per donne, uomini e citta' della Resistenza; 2. Et
coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 20 del 2 maggio 2006: 1. Lidia
Menapace; 2. Lidia Menapace, sobrieta'; 3. Lidia Menapace ricorda Luigi
Pintor; 4. Lidia Menapace ricorda Nora Fumagalli; 5. Lidia Menapace: la
scelta etica ed ermeneutica della sobrieta'; 6. Lidia Menapace: l'8 novembre
a Verona; 7. Lidia Menapace ricorda Eliseo Milani; 8. Lidia Menapace: Con la
memoria intera e l'azione nonviolenta che non uccide ne' forza ma cambia
tutto; 9. Lidia Menapace: Giuliana; 10. Lidia Menapace: Giuliana, o della
nonviolenza; 11. Lidia Menapace ricorda Alexander Langer; 12. Lidia Menapace
ricorda Betty Friedan; 13. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 21 del 9 maggio 2006: 1. Gustavo
Zagrebelsky: Un decalogo contro l'apatia politica; 2. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 22 del 16 maggio 2006: 1. Umberto
Santino; 2. Umberto Santino: Scienze sociali, mafia e crimine organizzato,
tra stereotipi e paradigmi; 3. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 23 del 23 maggio 2006: 1.
Borsellino; 2. Carla Biavati: Con Rita Borsellino; 3. Daniela Binello: Con
Rita Borsellino; 4. Adriana Bottini: Con Rita Borsellino; 5. Giuseppe
Burgio: Con Rita Borsellino; 6. Maria Grazia Campari: Con Rita Borsellino;
7. Andrea Canevaro: Con Rita Borsellino; 8. Giovanna Capelli: Con Rita
Borsellino; 9. Chiara Cavallaro: Con Rita Borsellino; 10. Nicoletta
Crocella: Con Rita Borsellino; 11. Anna Fazi: Con Rita Borsellino; 12. Dario
Fo e Franca Rame: Con Rita Borsellino; 13. Monica Frassoni: Con Rita
Borsellino; 14. Alfredo Galasso: Con Rita Borsellino; 15. Daniele Gallo: Con
Rita Borsellino; 16. Pupa Garribba: Con Rita Borsellino; 17. Giorgio
Giannini: Con Rita Borsellino; 18. Giuliano Giuliani: Con Rita Borsellino;
19. Sergio Labate: Con Rita Borsellino; 20. Floriana Lipparini: Con Rita
Borsellino; 21. Lanfranco Mencaroni: Con Rita Borsellino; 22. Pierangelo
Monti: Con Rita Borsellino; 23. Pierluigi Ontanetti: Con Rita Borsellino;
24. Helene Paraskeva: Con Rita Borsellino; 25. Paola Pavese: Con Rita
Borsellino; 26. Giovanna Providenti: Con Rita Borsellino; 27. Edi Rabini:
Con Rita Borsellino; 28. Silvana Sacchi: Con Rita Borsellino; 29. Brunetto
Salvarani: Con Rita Borsellino; 30. Maria Schiavo: Con Rita Borsellino; 31.
Amedeo Tosi: Con Rita Borsellino; 32. Riccardo Troisi: Con Rita Borsellino;
33. Marcello Vigli: Con Rita Borsellino; 34. Francesco Vignarca: Con Rita
Borsellino; 35. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 24 del 30 maggio 2006: Antonino
Caponnetto: Una preghiera laica ma fervente.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 25 del 6 giugno 2006: 1. Rosino
Gibellini: Attualita' di Dietrich Bonhoeffer; 2. Juergen Moltmann: La
lezione di Bonhoeffer; 3. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 26 del 13 giugno 2006: 1. Thomas
Casadei: Guido Calogero, la filosofia della mitezza; 2. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 27 del 20 giugno 2006: 1. Silvia
Vegetti Finzi; 2. Silvia Vegetti Finzi: Umanita'; 3. Silvia Vegetti Finzi:
Della felicita'; 4. Silvia Vegetti Finzi ricorda Johannes Cremerius; 5.
Silvia Vegetti Finzi: Michel Foucault vent'anni dopo; 6. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 28 del 27 giugno 2006: 1. Per
Franca Ongaro Basaglia (parte prima); 2. Franca Ongaro Basaglia, maestra; 3.
Maria Grazia Giannichedda ricorda Franca Ongaro Basaglia; 4. Massimo
Ammaniti ricorda Franca Ongaro Basaglia; 5. Giovanni Berlinguer ricorda
Franca Ongaro Basaglia; 6. Franca Bimbi ricorda Franca Ongaro Basaglia; 7.
Luigi Cancrini ricorda Franca Ongaro Basaglia; 8. Rocco Canosa ricorda
Franca Ongaro Basaglia; 9. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 29 del 4 luglio 2006: 1. Per
Franca Ongaro Basaglia (parte seconda); 2. Mario Colucci ricorda Franca
Ongaro Basaglia; 3. Tommaso Losavio ricorda Franca Ongaro Basaglia; 4.
Agostino Pirella ricorda Franca Ongaro Basaglia; 5. Franco Rotelli ricorda
Franca Ongaro Basaglia; 6. Paolo Tranchina ricorda Franca Ongaro Basaglia;
7. Omero Dellistorti: Per Franca Ongaro Basaglia; 8. Franca Ongaro Basaglia:
a vent'anni dalla legge 180; 9. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 30 dell'11 luglio 2006: 1. Pat
Patfoort; 2. Una relazione di Pat Patfoort; 3. Maria Carrozza intervista Pat
Patfoort; 4. Un'intervista a Pat Patfoort; 5. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 31 del 18 luglio 2006: 1. Simone
Weil; 2. Simone Weil: Mai; 3. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 32 del 25 luglio 2006: 1. Judith
Malina; 2. Roberta Corbo intervista Judith Malina; 3. Francesca De Sanctis
intervista Judith Malina; 4. Maria Dolores Pesce intervista Judith Malina;
5. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 33 del primo agosto 2006: 1.
Lalla Romano; 2. Rigano l'aria le rondini; 3. Simile a un fiore il cielo; 4.
Inverno, lenta stagione; 5. L'abbraccio; 6. Il pianto; 7. Stagione; 8.
Silenzio; 9. Il vento; 10. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 34 dell'8 agosto 2006: 1. Rocco
Scotellaro; 2. Campagna; 3. La benedizione del padre; 4. Sempre nuova e'
l'alba; 5. In autunno; 6. Il morto; 7. La felicita'; 8. I viaggi; 9.
Primavera; 10. Le strade vanno all'infinito; 11. Autoritratto; 12. Et
coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 35 del 15 agosto 2006: 1. Anna
Segre: La difesa della normalita'; 2. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 36 del 22 agosto 2006: 1.
Verdiana Grossi: Bertha von Suttner; 2. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 37 del 29 agosto 2006: 1. Luisa
Schippa ricorda Emma Thomas; 2. Aldo Capitini ricorda Emma Thomas; 3. Et
coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 38 del 5 settembre 2006: 1.
Fabrizio Gatti: Io schiavo in Puglia; 2. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 39 del 12 settembre 2006: 1.
Maria G. Di Rienzo: Confessioni di un'occidentale; 2. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 40 del 19 settembre 2006: 1.
Adriana Cavarero: Logos e politica; 2. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 41 del 26 settembre 2006: 1.
Luisa Muraro: Ritorno al regno di generazione; 2. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 42 del 3 ottobre 2006: 1. Cati
Schintu intervista Teresa Sarti; 2. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 43 del 10 ottobre 2006: 1.
Gregory Bateson: Cambiare; 2. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 44 del 17 ottobre 2006: 1. Ron
Kovic: spezzare il silenzio della notte; 2. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 45 del 24 ottobre 2006: 1. Ida
Dominijanni: L'etica che viene dall'opacita' dell'io. La proposta di Judith
Butler; 2. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 46 del 31 ottobre 2006: 1.
Manuela Fraire presenta "Melanie Klein" di Julia Kristeva; 2. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 47 del 7 novembre 2006: 1.
Vandana Shiva: Principi costitutivi di una democrazia della comunita'
terrena; 2. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 48 del 14 novembre 2006: 1. Nelly
Sachs: Se soltanto sapessi; 2. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 49 del 21 novembre 2006: 1.
Umberto Saba: Primo congedo; 2. Umberto Saba: Secondo congedo; 3. Et
coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 50 del 27 febbraio 2007: 1. Etty
Hillesum; 2. Wanda Tommasi: Etty Hillesum. La cura nel vivere; 3. Et
coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 51 del 6 marzo 2007: 1. L'Abbe'
Pierre; 2. Movimento Emmaus: Una breve biografia dell'Abbe Pierre (1996); 3.
Giovanni Anversa intervista l'Abbe' Pierre (2004); 4. Enzo Bianchi ricorda
l'Abbe' Pierre; 5. Gerolamo Fazzini ricorda l'Abbe' Pierre; 6. Il Movimento
Nonviolento ricorda l'Abbe' Pierre; 7. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 52 del 13 marzo 2007: 1. Una
canzone per Marianella Garcia; 2. Marianella Garcia, o della giustizia; 3.
Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 53 del 20 marzo 2007: 1. Giacomo
Leopardi; 2. Giacomo Leopardi: La ginestra o il fiore del deserto; 3. Et
coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 54 del 27 marzo 2007: 1. Maso
Notarianni intervista Gino Strada; 2. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 55 del 3 aprile 2007: 1. Aldo
Capitini: Principi dell'addestramento alla nonviolenza; 2. Aldo Capitini: Il
manuale di Charles C. Walker sull'azione diretta nonviolenta; 3. Aldo
Capitini: La carta ideologico-programmatica del Movimento Nonviolento; 4. Et
coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 56 del 10 aprile 2007: 1.
Giovanna Di Meglio ricorda Anna Segre; 2. Edi Rabini ricorda Anna Segre; 3.
Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 57 del 17 aprile 2007: 1. Roberto
Tesi: Federico Caffe' venti anni dopo; 2. Roberta Carlini: La buona
economia; 3. Nicola Acocella: L'umanita' coerente di Federico Caffe'; 4.
Felice Roberto Pizzuti: All'incrocio tra Keynes e l'economia del benessere;
5. Giorgio Lunghini: Ne' l'apologeta, ne' il becchino; 6. Una breve notizia
biografica; 7. Una breve notizia bibliografica; 8. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 58 del 24 aprile 2007: 1. Maria
G. Di Rienzo ricorda Kurt Vonnegut; 2. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 59 del primo maggio 2007: 1.
Patrizia Caporossi: Il dono della liberta' femminile; 2. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 60 dell'8 maggio 2007: 1. Martin
Luther King: Pellegrinaggio alla nonviolenza; 2. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 61 del 15 maggio 2007: 1. Sandra
Endrizzi: La pace che viene da sud. Donne ed economie che cambiano la vita;
2. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 62 del 22 maggio 2007: 1. Maria
G. Di Rienzo: Difendiamo chi difende i diritti umani delle donne in Iran; 2.
Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 63 del 29 maggio 2007: 1. Martin
Luther King: Io ho un sogno; 2. Martin Luther King: Sono stato sulla cima
della montagna; 3. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 64 del 5 giugno 2007: 1. Mao
Valpiana: La nonviolenza, o della sconfitta; 2. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 65 del 12 giugno 2007: 1. La
lezione di Paul Watzlawick; 2. Alcune brevi presentazioni editoriali di
alcune opere di Paul Watzlawick; 3. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 66 del 13 giugno 2007, edizione
straordinaria: 1. Mao Valpiana: In viaggio con Alex; 2. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 67 del 19 giugno 2007: 1. Renato
Parascandolo intervista Emmanuel Levinas; 2. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 68 del 25 giugno 2007, edizione
straordinaria: 1. Enrico Peyretti: Nonviolenza. Passato, presente, futuro;
2. Una bibliografia essenziale degli scritti di Enrico Peyretti; 3. Et
coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 69 del 26 giugno 2007: 1. Tre
domande di "Autrement" a Emmanuel Levinas; 2. Stefano Catucci presenta
"Scoprire l'esistenza con Husserl e Heidegger" di Emmanuel Levinas; 3.
Maurizio Schoepflin presenta "Difficile liberta'" di Emmanuel Levinas; 4.
Ottavio Di Grazia presenta "Emmanuel Levinas. La vita e la traccia" di
Salomon Malka; 5. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 70 del 27 giugno 2007, edizione
straordinaria: 1. Maria G. Di Rienzo: La "cultura" della violenza; 2. Maria
G. Di Rienzo: Lo stupro come arma di guerra; 3. Maria G. Di Rienzo:
Rinascere; 4. Maria G. Di Rienzo: L'attivista in abito da sposa; 5. Maria G.
Di Rienzo: Il diritto di stare al freddo; 6. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 71 del 29 giugno 2007, edizione
straordinaria: 1. Gianni Ferrara: Costituzione; 2. Et coetera.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 72 del 30 giugno 2007, edizione
straordinaria: 1. Appello per la sesta giornata del dialogo
cristiano-islamico; 2. La "Carta" del Movimento Nonviolento.

4. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

5. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 151 del 15 luglio 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe

Per non riceverlo piu':
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe

In alternativa e' possibile andare sulla pagina web
http://web.peacelink.it/mailing_admin.html
quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su
"subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).

L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196
("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing
list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica
alla pagina web:
http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004
possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web:
http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la
redazione e': nbawac at tin.it