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Voci e volti della nonviolenza. 75
- Subject: Voci e volti della nonviolenza. 75
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 4 Jul 2007 17:30:00 +0200
- Importance: Normal
============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 75 del 4 luglio 2007 In questo numero: 1. Martha Nussbaum: Come difendere la dignita' delle donne. Un decalogo 2. Armando Massarenti presenta "Coltivare l'umanita'" di Martha Nussbaum 3. Giancarlo Bosetti presenta "Coltivare l'umanita'" di Martha Nussbaum 4. Francesca Rigotti presenta "Sex and Social Justice" di Martha Nussbaum 5. Francesca Dallatana presenta "Capacita' personale e democrazia sociale" di Martha Nussbaum 6. Roberto Bertinetti presenta "L'intelligenza delle emozioni "di Martha Nussbaum 7. Guido Caserza presenta "L'intelligenza delle emozioni" di Martha Nussbaum 8. Et coetera 1. MARTHA NUSSBAUM: COME DIFENDERE LA DIGNITA' DELLE DONNE. UN DECALOGO [Dal quotidiano "La repubblica" del 18 maggio 2002, col titolo "Ecco il nostro decalogo. Come difendere la dignita' delle donne" e il sommario "Potere amare, soffrire, provare desiderio, gratitudine o ira giustificata. Potere ridere, giocare, godere di attivita' ricreative. Potere usare i propri sensi per immaginare, pensare e ragionare, avendo la possibilita' di farlo grazie a un'istruzione adeguata. Dal volume Giustizia sociale e dignita' umana (Il Mulino, pp. 150, euro 11) anticipiamo alcune pagine di Martha C. Nussbaum"] In gran parte del mondo le donne sono prive dei mezzi di sostegno indispensabili all'esercizio delle funzioni fondamentali necessarie a una vita realmente umana. Sono nutrite meno degli uomini, sono meno in salute, sono piu' vulnerabili alla violenza fisica e agli abusi sessuali. E' molto meno probabile che siano scolarizzate ed e' ancor meno probabile che possano avere un'istruzione tecnica o professionale. Se decidono di entrare nel mondo del lavoro devono fronteggiare ostacoli maggiori, tra cui l'intimidazione da parte della famiglia o del coniuge, la discriminazione sessuale al momento dell'assunzione, le molestie sessuali sul luogo di lavoro: tutto cio', molto spesso, senza possibilita' di ricorrere efficacemente alla legge. Il piu' delle volte ostacoli di questo tipo impediscono alle donne di partecipare effettivamente alla vita politica. In molti paesi esse non godono di piena eguaglianza di fronte alla legge: non hanno gli stessi diritti di proprieta' degli uomini, gli stessi diritti di stipulare contratti, gli stessi diritti di associazione, movimento e liberta' religiosa. Oberate spesso dalla "doppia giornata lavorativa", che somma la fatica del lavoro esterno con la totale responsabilita' del lavoro domestico e della cura dei bambini, sono private della possibilita' di trovare momenti ricreativi in cui coltivare le facolta' immaginative e cognitive. L'elenco che qui propongo serve a fornire la struttura portante per la valutazione della qualita' della vita e della progettazione politica, e mira a selezionare capacita' di importanza centrale per ogni vita umana. (...) 1. Vita. Avere la possibilita' di vivere fino alla fine una vita umana di normale durata; di non morire prematuramente, o prima che la propria vita sia stata limitata in modo tale da essere indegna di essere vissuta. 2. Salute fisica. Poter godere di buona salute, compresa una sana riproduzione; poter essere adeguatamente nutriti; avere una abitazione adeguata. 3. Integrita' fisica. Essere in grado di muoversi liberamente da un luogo all'altro; di essere protetti contro le ag gressioni, compresa l'aggressione sessuale e la violenza domestica; avere la possibilita' di godere del piacere sessuale e di scelta in campo riproduttivo. 4. Sensi, immaginazione e pensiero. Poter usare i propri sensi per immaginare, pensare e ragionare, avendo la possibilita' di farlo in modo veramente umano, ossia in un modo informato e coltivato da un'istruzione adeguata, comprendente alfabetizzazione, matematica elementare e formazione scientifica, ma nient'affatto limitata a questo. Essere in grado di usare l'immaginazione e il pensiero in collegamento con l'esperienza e la produzione di opere autoespressive. (...) Poter andare in cerca del significato ultimo dell'esistenza a modo proprio. Poter fare esperienze piacevoli ed evitare dolori inutili. 5. Sentimenti. Poter provare affetto per cose e persone oltre che per noi stessi, amare coloro che ci amano e che si curano di noi, soffrire per la loro assenza; in generale, amare, soffrire, provare desiderio, gratitudine e ira giustificata. Non vedere il proprio sviluppo emotivo distrutto da ansie e paure eccessive, o da eventi traumatici di abuso e di abbandono. 6. Ragion pratica. Essere in grado di formarsi una concezione di cio' che e' bene e impegnarsi in una riflessione critica su come programmare la propria vita. (Cio' comporta la protezione della liberta' di coscienza). 7. Appartenenza. a) Poter vivere con gli altri e per gli altri, riconoscere l'umanita' altrui e mostrare preoccupazione per il prossimo; impegnarsi in varie forme di interazione sociale; essere in grado di capire la condizioni altrui e provarne compassione; essere capace di giustizia e di amicizia. (Tutelare questa capacita' significa tutelare istituzioni che fondano e alimentano queste forme di appartenenza e anche tutelare la liberta' di parola e di associazione politica). b) Avere le basi sociali per il rispet?to di se' e per non essere umiliati; poter esser trattata come persona dignitosa il cui valore eguaglia quello altrui. Questo implica, a livello minimo, protezione contro la discriminazione in base a razza, sesso, tendenza sessuale, religione, casta, etnia, origine nazionale. 8. Altre specie. Essere in grado di vivere in relazione con gli animali, le piante e con il mondo della natura provando interesse per esso e avendone cura. 9. Gioco. Poter ridere, giocare e godere di attivita' ricreative. 10. Controllo del proprio ambiente. a) Politico. Poter partecipare in modo efficace alle scelte politiche che governano la propria vita; godere del diritto di partecipazione politica, delle garanzie di liberta' di parola e di associazione; b) Materiale. Aver diritto al possesso (di terra e beni mobili) non solo formalmente, ma in termini di concrete opportunita'; avere il diritto di cercare lavoro sulla stessa base degli altri; essere garantiti da perquisizioni o arresti non au?torizzati. Sul lavoro, essere in grado di lavorare in modo degno di un essere umano, esercitando la ragion pratica e stabilendo un rapporto significativo di mutuo riconoscimento con gli altri lavoratori. 2. ARMANDO MASSARENTI PRESENTA "COLTIVARE L'UMANITA'" DI MARTHA NUSSBAUM [Dal quotidiano "Il sole 24 ore" del 6 giugno 1999, riprendiamo la seguente recensione col titolo "Viaggio nel multiculturalismo dell'universita' americana" e il sommario "Cittadini del mondo unitevi. Un invito a 'Coltivare l'umanita'' attraverso il dialogo e l'immedesimazione nelle diverse identita' e culture" del libro di Martha Nussbaum, Coltivare l'umanita'. I classici, il multiculturalismo, l'educazione contemporanea, Carocci, Roma 1999, pp. 338, lire 34.000] Coltivare l'umanita' di Martha Nussbaum e' insieme un'inchiesta approfondita sul mondo universitario americano e la proposta etico-politica di una nozione complessa di "cittadinanza liberale" alla luce della quale avanzare proposte educative o valutare quelle attuali. A suo parere il sistema delle Humanities americane merita solo in parte le critiche che gli vengono spesso rivolte, a partire da quella secondo cui esse sarebbero la fucina per un acritico e futile relativismo culturale. Proprio negli Usa, sostiene la Nussbaum, sta nascendo una nuova cultura, complessa e flessibile, capace di renderci "cittadini del mondo" promuovendo il confronto dialogico tra etnie e culture diverse finora escluse dai sistemi educativi dell'occidente. Si tratta di un grande laboratorio educativo che la Nussbaum attraversa in lungo e in largo mostrandocelo al suo meglio, con lo scopo dichiarato di difenderlo dall'attacco di neoconservatori alla Bloom che vorrebbero riportare l'educazione superiore allo studio di una lista predefinita di classici del pensiero occidentale. La risposta, pluralista e cosmopolita, della Nussbaum e' assai efficace perche' getta le sue radici proprio nella cultura classica. Nel suo libro piu' famoso - lo splendido La fragilita' del bene (Il Mulino) - si era soffermata su Platone e Aristotele. Soprattutto su quest'ultimo, dal quale traeva l'idea fondamentale per una moderna teoria del bene, fondata su un'idea pluralistica dei valori e delle virtu', la cui fragilita' dipende - come avviene nella tragedia greca - o dalla nostra esposizione agli accidenti della "fortuna" o dal fatto che quei valori e quelle virtu' tendono a confliggere tra loro. Cio' non le ha impedito pero' di stilare una lista, sia pure aperta e rivedibile, di "capacita'" fondamentali - dalla possibilita' di vivere in buona salute a quella di sviluppare una propria autonoma visione morale a quella di apprezzare il lato giocoso e ironico dell'esistenza - di cui una moderna democrazia dovrebbe garantire l'effettivo concretizzarsi nella vita dei cittadini. In Coltivare l'umanita' la Nussbaum continua la sua riflessione sulla cittadinanza concentrandosi in particolare su Socrate (con la sua idea di una "vita esaminata" costantemente aperta alla critica e all'autocritica) e sullo stoicismo antico: Cicerone e Seneca, in particolare, antesignani di una nozione allargata e cosmopolita di umanita', capace di guardare oltre, senza pero' svalutarle, la tradizione e la patria in cui casualmente ci e' capitato di nascere. Il terzo elemento di questa nuova nozione di cittadinanza (gia' esemplificato in Il giudizio del poeta, Feltrinelli) e' quello che lei chiama "immaginazione narrativa": "la capacita' di immaginarsi nei panni di un'altra persona, di capire la sua storia personale, di intuire le sue emozioni, i suoi desideri e le sue speranze". Una capacita' che non e'' affatto in contrasto con le altre due, poiche' e' ovviamente possibile immedesimarsi in una persona o in una cultura senza condividerne tutti gli assunti. La Nussbaum comunque e' consapevole di certi rischi culturali che corre l'accademia americana. Per questo scrive che "dobbiamo chiedere piu' rigore filosofico nelle discussioni letterarie sul relativismo, le quali altrimenti rischiano di risolversi in chiacchiere superficiali e inutili" (aggiungendo pero' che si tratta di un'esigenza che dovrebbero condividere, ad esempio, anche le facolta' di economia, che ancor piu' acriticamente accettano l'idea relativistica per cui le preferenze individuali vanno prese come sono e mai sottoposte a critica; d'altro canto, a scanso di equivoci, la Nussbaum sostiene che le conoscenze economiche e scientifiche sono fondamentali per la formazione del buon cittadino). "Molti corsi di letteratura - scrive ancora la Nussbaum - nell'attuale mondo accademico si ispirano alle politiche dell'identita'. Sotto l'etichetta di 'multiculturalismo' - che si puo' riferire al legittimo riconoscimento della differenza umana e della varieta' culturale - e' emerso in alcuni casi un nuovo filone contrapposto all'umanesimo, che celebra la differenza in modo acritico e nega la possibilita' di condividere interessi e idee, persino attraverso il dialogo e il dibattito; in altri termini esso nega l'esistenza degli unici strumenti mediante i quali ci si puo' distanziare dal gruppo di appartenenza". Un "cittadino del mondo" non puo' intendere il multiculturalismo in questo modo. Sara' portato piuttosto a condividere le aspirazioni di un romanziere come Ellison, autore di The Invisible Man, che dichiara di voler "far risaltare gli universali umani nascosti tra le sofferenze di un uomo nero e americano". Il cittadino del mondo in altre parole e' dotato di una formazione, e di una capacita' immaginativa che le grandi opere letterarie gli possono dare, che gli permette di vedere in ogni cultura e in ogni singolo individuo i tratti di una comune umanita', senza con questo accettare acriticamente tutto cio' che questa ha da esprimere e da proporre. Coltivare l'umanita' in un mondo complesso e interdipendente significa comprendere come i bisogni e gli scopi comuni vengano realizzati in modo diverso e in circostanze diverse. Questo richiede sensibilita', intelligenza, acume critico, oltre una grande quantita' di conoscenze sui periodi storici precedenti, sulle culture non occidentali, sulle minoranze all'interno del proprio paese, sulle differenze sessuali e di genere, ecc. Il libro della Nussbaum, ricchissimo di argomentazioni e di esempi presi dalla letteratura e dalle esperienze concrete di molti docenti americani, e' gia' di per se' un modo per coltivare questa nuova, indispensabile sensibilita'. Che e' quella di cui scriveva Seneca al termine del suo dialogo sugli effetti dell'ira e dell'odio: "Presto noi tutti moriremo. Intanto, mentre viviamo, facciamo in modo di coltivare la nostra umanita'". 3. GIANCARLO BOSETTI PRESENTA "COLTIVARE L'UMANITA'" DI MARTHA NUSSBAUM [Dal quotidiano "L'Unita'" del 9 giugno 1999, col titolo "A lezione di globalizzazione. Da Socrate. Educarsi al cosmopolitismo secondo Martha Nussbaum" e il sommario "In questo saggio la studiosa spiega gli autori classici al servizio dell'istruzione superiore. La democrazia ha bisogno di persone formate al dialogo e alla tolleranza"] Un problema si aggira per il mando: qual e' il miglior modello di formazione dei cittadini di questo pianeta? E dentro questo problema generale ce n'e' un altro ancora piu' arduo e complicato: qual e' il curriculum ideale per quei cittadini che sono destinati a diventare classe dirigente? Molti, a queste domande, rispondono che ogni tradizione nazionale ha la sua cultura, i suoi criteri di selezione, le sue radici, i suoi licei e le sue universita', nonche' la sua lingua, e che e' una pretesa eccessiva quella di definire metodi universalmente validi. Obiezione rilevante ma non conclusiva. Infatti, la famosa globalizzazione non risparmia nessun aspetto della societa' umana. Fin troppo facile ricordare che in questo mondo gli scozzesi in gran numero continuano, si', a portare il kilt e a mangiare cibi improponibili fuori delle Highlands, come lo "haggis", ma che oggi, piaccia o non piaccia, si mangiano i tacos anche a Edimburgo. Il tema dell'educazione ha dunque del tutto legittimamente una dimensione globale ed e' uno sforzo pertinente quello di chi, come Martha Nussbaum affronta il problema dell'etica che ne sta alla base. Questa studiosa americana del mondo antico tira fuori la sua proposta e la presenta in un libro ambizioso, Coltivare l'umanita', (Carocci editore, pp. 340, lire 34.000). Non di un'unica ricetta si tratta, naturalmente, ma di un'analisi dello stato dell'arte (educativa) in America, un paese all'avanguardia nella miscela multiculturale. E di una riflessione sul metodo, nella quale protagonista e' il mondo classico. in sintesi possiamo dire che quello della Nussbaum e' il tentativo piu' solido ed esplicito, affacciatosi nei nostri tempi, di utilizzare gli autori della classicita' per mettere la loro lezione critica al servizio dell'insegnamento superiore. In Europa, e in Italia in particolare, non e' certamente una novita' il richiamo ai grandi autori della filosofia, delle lettere e del diritto greci e latini come a un momento fondativo del pensiero occidentale. Ma nuovi sono il vigore e la freschezza riformatrice con cui Martha Nussbaum fa scaturire dalla viva e attuale esperienza americana il bisogno di interrogare i classici , e di analizzare alcune loro preziose risposte. Socrate, Aristotele e Seneca sono convocati da quest'autrice perche' titolari di un'idea dell'educazione capace di guidarci nella comprensione di alcuni grandi problemi contemporanei, soprattutto nel conflitto tra universalismo e particolarita', tra eguaglianze e differenze, tra innovazione e tradizione. In un altro importante volume della stessa collana di Carocci, Che cosa e' la globalizzazione, Ulrich Beck aveva tracciato lo schema della contrapposizione tra "cultura 1" (le radici dell'educazione in un luogo determinato) e "cultura 2" (la formazione a principi e conoscenze valide su tutto il globo), mostrandosi preoccupato perche' una specie di "software umano" universale sta prendendo il posto di quei retroterra ben piantati di cui probabilmente nessun individuo puo' fare a meno per il suo equilibrio. La Nussbaum, invece, si preoccupa di piu' del dialogo tra i vari retroterra e della necessita' di attrezzare questo "software" universale in modo da "coltivare" una formazione che produca adeguati "cittadini del mondo". Alla persona colta del modello Nussbaum si chiede non solo di amare le proprie radici, ma di conoscere quelle degli altri, di aggirare le barriere che esse creano, di decodificare la natura dei problemi che esseri umani diversi da noi vivono dentro le loro tradizioni. Il che suppone la capacita' di mettere in discussione le nostre. Il punto di partenza di una formazione moderna e universale, ispiratrice di dialogo e tolleranza, sta dunque per la Nussbaum nell'"autoesame socratico". Un cittadino del mondo ha, almeno in ideale, una fedelta' al genere umano capace di prevalere, pur senza cancellarla, sulla fedelta' al gruppo di appartenenza. In una versione attenuata e realistica del comopolitismo bisogna almeno che le due fedelta' riescano a convivere pacificamente. E perche' questa convivenza si realizzi, il valore pedagogico della "vita esaminata" di Socrate consiste proprio nel fatto che sottopone a critica le tradizioni ereditate. La democrazia ha bisogno di cittadini capaci di pensare autonomamente e l'autoesame socratico e' come "il tafano su un pigro cavallo di razza": lo tiene sveglio. Risveglia la democrazia, incline alla disattenzione e all'apatia, per renderla piu' saggia e consapevole. Fuori del paragone socratico, la democrazia in un mondo sempre piu' internazionalizzato impone al cittadino vigile di allargare la sua prospettiva al di fuori del suo gruppo. E la formazione deve insegnare anche ai livelli superiori la capacita' di decifrare la condizione degli altri gruppi attraverso l'immaginazione. L'immaginazione narrativa e la critica della vecchia educazione s'incarnano nel modo esemplare in cui la Nussbaum propone di insegnare nei campus americani che cosa esattamente significhi essere gay: una prova scritta che consiste nel simulare una lettera ai propri genitori in cui lo studente o la studentessa rivelano di essere omosessuali. Sfidare gli stereotipi culturali entrando nelle vesti delle loro vittime. E rompere le barriere dei numerosi cerchi concentrici dentro i quali ciascuno puo' raffigurare la propria vita: l'individuo, la famiglia, il vicinato, i concittadini, i compatrioti, l'etnos, la lingua, la religione, la professione, il genere, le classi. Non per denegarle, ma per decodificarle e comprendere gli altri. Nessuno puo' imparare tutte le lingue del mondo, ma tutti possono imparare abbastanza cose per valicare le barriere create dalle lingue e sentirsi pienamente e consapevolmente parte di una comunita'-mondo. Brillanti sono le pagine della Nussbaum dedicate ai disturbi della comunicazione tra le culture realmente esistenti e spiega per esempio che le altre culture non sono monolitiche, sono attraversate da conflitti, sono in evoluzione. A volte trattiamo come disordine (mettiamo: una corsa in taxi per le strade di New Delhi) un modo di vivere la citta' che contraddice le nostre aspettative di milanesi o newyorchesi, altre volte trattiamo come standard di incivilta' un singolo episodio. Se per esempio vediamo un automobilista che investe un pedone per le strade del Cairo e se ne va, saremo portati a considerarlo un segno di pessime abitudini locali. Se lo vediamo sotto casa nostra lo consideriamo un criminale e chiamiamo la polizia. Ma quello, in verita', e' un criminale anche al Cairo, non c'e' relativismo che tenga. I costumi evolvono ovunque. Se qualcuno avesse fotografato la civilta' italiana quando il delitto passionale passava quasi impunito avrebbe sottovalutato la nostra capacita' evolutiva verso la civilta'. Oggi viene perseguito come omicidio e basta. Analogamente uccidere l'amante della moglie non era un reato in Texas fino al 1967. Oggi non e' piu' cosi'. E anche lo stereotipo texano, come quello siciliano, va socraticamente messo in crisi. Il Seneca che la Nussbaum ci propone come ispiratore, e' l'ideatore di un'educazione "liberalis" in due sensi diversi: liberale in quanto confacente a un uomo libero, ma soprattutto liberale in quanto liberatrice dalle tradizioni acquisite senza l'indispensabile sfida della critica. Una sfida costosa e faticosa, come ben sapeva un altro eroe dell'antichita' che alla Nussbaum piace riproporre: Diogene il cinico, quello che viveva nella botte e rifiutava convenzioni e agi. Esprimere liberamente il proprio pensiero era per lui "la cosa piu' bella che si potesse fare nella vita". E tra questi pensieri c'e' l'invenzione dell'idea di "cittadino del mondo", quale egli si considerava, che sarebbe poi stata perfezionata giu' giu' fino a Kant e ai faticosi inizi di un ordinamento cosmopolitico, di cui viviamo tuttora il travaglio. Tra lui, uomo naturalmente lontano dal potere, e Platone, che aveva col potere e coi tiranni (compreso Dionigi di Siracusa) rapporti intensi anche se a volte contrastati, avvenne uno scambio di battute che fortunatamente ci e' stato tramandato. Eccolo qua: un giorno che Platone lo incontro' mentre era concentrato nell'umile impresa di lavare l'insalata, gli disse: "Se tu avessi onorato Dionigi, non laveresti ora quell'insalata". Diogene rispose: "Se tu avessi lavato dell'insalata, non avresti onorato Dionigi". Riportiamo ad uso della formazione superiore per future classi dirigenti di tutti i tempi. 4. FRANCESCA RIGOTTI PRESENTA "SEX AND SOCIAL JUSTICE" DI MARTHA NUSSBAUM [Dal quotidiano "Il sole 24 ore" del 17 ottobre 1999 riprendiamo la seguente recensione, col titolo "Se la tradizione viola i diritti", del libro di Martha C. Nussbaum, Sex and Social Justice, Oxford University Press, New York-Oxford 1999, pp. 476, 35 dollari] Che cosa hanno a che spartire l'amor platonico e la legislazione del Colorado? Basta leggere l'omonimo saggio ("Platonic Love and Colorado Law") di Martha C. Nussbaum, contenuto in questo libro, per scoprire che la filosofia greca classica puo' contribuire costruttivamente al moderno dibattito sull'omosessualita', anzi sulla "queer theory", come viene chiamata negli Usa la discussione sulla sessualita' non eterosessuale. La lettura dei classici della filosofia e della tragedia greca puo' portarci per esempio a capire - secondo Martha Nussbaum - che le relazioni tra lo stesso sesso non portano necessariamente all'erosione dell'edificio sociale e nemmeno al crollo della civilta'. Anzi, incoraggiare relazioni tra partner dello stesso sesso, come avviene nel Simposio e nel Fedro di Platone, puo' diventare un metodo valido per rafforzare le strutture sociali perche' tali coppie di amanti, grazie alla loro devozione al coraggio, alla lealta' e alla liberta' politica, "rendono" molto di piu' insieme che separatamente. Proprio in base a questi argomenti il tentativo di alcuni cittadini dello stato del Colorado di togliere i diritti politici agli omosessuali fu, grazie a Platone e a Nussbaum, scongiurato. Questo e' solo un esempio del modo di procedere e di argomentare della filosofa nordamericana Martha Nussbaum in questo libro che porta il titolo di Sex and Social Justice ma non riguarda affatto la giusta ripartizione del sesso, che diversamente dal buon senso di Cartesio, e' forse la cosa peggio distribuita al mondo. Si tratta di una raccolta di quindici saggi, scritti negli anni '90 e riscritti poi per la pubblicazione in volume, che spaziano dallo sfruttamento delle donne in Bangladesh all'introspezione della signora Ramsey in Gita al faro di Virginia Woolf. Gia' la scelta del termine "Sex" in prima posizione nel titolo rivela la scelta di Nussbaum di distanziarsi dagli studi di "gender". Questo benche' ella citi e difenda le femministe piu' "arrabbiate" della scena nordamericana, Andrea Dworkin e Catharine MacKinnon, e benche' dichiari di partire dal femminismo, purche' questo rispetti determinate caratteristiche come l'internazionalismo, l'umanesimo, il liberalismo, l'impegno per la ricerca di preferenze e desideri e, infine, l'interesse a una conoscenza simpatetica. Il suo e' piuttosto un appello a difesa di un universo di eguaglianza e mutualita' per la situazione delle donne e degli omosessuali, anzi, a difesa di tutti gli esseri umani e delle donne viste come esseri pienamente umani. Insomma un appello per il rispetto generale della dignita' umana e dei diritti umani anche quando la loro protezione venga a collidere con alcuni elementi del discorso e della pratica tradizionale, per esempio religiosa: in questo caso e' la tradizione che deve soccombere, non i diritti. Nussbaum prende chiaramente posizione contro coloro che difendono pratiche tradizionali di umiliazione e mutilazione in nome appunto della tradizione, sostenendo che regimi settari intolleranti come quelli dell'Iran, del Sudan, del Pakistan e, sotto certi aspetti, di Israele, sono inaccettabili. Il libro e' scritto con lo stile e la padronanza della materia tipici di Martha Nussbaum, una delle menti piu' creative, profonde e brillanti dello scenario filosofico attuale. Bisogna inoltre aggiungere che Nussbaum, professoressa di Diritto e Etica all'Universita' di Chicago, ha anche lavorato per alcuni anni a un progetto delle Nazioni Unite di analisi comparata dei diversi modi di vivere sul pianeta. Questo le ha dato l'occasione per conoscere e trattare diversi casi empirici, che vengono introdotti e discussi con vivacita' nel dibattito teorico, conferendogli un effetto particolare. Come il caso di Fauziya Kassindja, una ragazza di 19 anni che fugge dal Togo nel 1997 per sottrarsi alla mutilazione genitale e che vede infine riconosciuto il diritto di asilo negli Stati Uniti. Il carattere dei saggi e' eterogeneo. Vi sono recensioni di libri, una delle quali, "Sex, Truth, and Solitude", in lode di Sir Kenneth Dover, apre degli squarci indimenticabili sulla vita e sull'opera del grande studioso dell'antichita' classica, facendoci solo sognare di essere un giorno anche noi invitati nella sua casa a St. Andrew, Scozia, come e' capitato a Nussbaum. Vi sono saggi militanti, come quello contro le pratiche di mutilazione genitale femminile, ove la tesi "culturale", quella che dice che tali pratiche rispecchiano culture locali accettate e che stanno al mondo africano e orientale (non tutto fortunatamente) come le diete dimagranti stanno al mondo occidentale, e' discussa con finezza. Discussa ma poi respinta in quanto i due eventi vengono dichiarati imparagonabili, benche' pure le diete alimentari e le ginnastiche dimagranti possano essere imposte dall'ambiente e produrre risultati devastanti sul fisico delle donne. Vi sono saggi teorici, tra i quali quello che propone l'"approccio secondo le possibilita'": in parziale accordo con Amartya Sen, l'economista-filosofo premio Nobel 1999, Nussbaum vi sostiene che lo scopo centrale della progettazione pubblica dovrebbe essere lo sviluppo delle possibilita' dei cittadini a svolgere diverse funzioni vitali importanti. L'elenco di queste possibilita' contiene quelle di vivere una vita di lunghezza normale e degna di essere vissuta, di conservare l'integrita' e la salute fisica, di usare i sensi, il pensiero, la ragione in modo pienamente umano, di esprimere sentimenti e stringere amicizie, di vivere in sintonia con la natura, di avere controllo sull'ambiente, di giocare e divertirsi. Recentemente si parlava in queste pagine di Kymlicka e del suo approccio liberale al multiculturalismo (vedi "Il Sole - 24 Ore" del 22 agosto): ebbene, Nussbaum non risparmia neppure il filosofo canadese, accusato di non far rientrare la negazione dei diritti legali e politici alle donne tra le violazioni "gravi e sistematiche" dei diritti umani E neppure e' risparmiata la sua definizione di "gruppo": se un gruppo infatti non fa parlare i suoi membri piu' deboli, tra cui quasi sempre le donne, ma solo gli esponenti maschili piu' potenti, non andra' considerato rappresentativo degli interessi e dei bisogni generali, come pare invece ritenerlo Kymlicka. Interloquendo con Aristotele, Seneca e gli stoici, John Stuart Mill, Immanuel Kant e John Rawls e rendendo comprensibile anche al lettore comune cio' che questi autori hanno da dire sullo sfruttamento e sull'umiliazione nel mondo contemporaneo, Martha Nussbaum ha insomma svolto ancora una volta un intelligente esercizio di scrittura colta e impegnata mostrando come argomenti all'apparenza disparati possano essere tenuti insieme dall'unita' di stile e di scopi. 5. FRANCESCA DALLATANA PRESENTA "CAPACITA' PERSONALE E DEMOCRAZIA SOCIALE" DI MARTHA NUSSBAUM [Dal quotidiano "Gazzetta di Parma" del 18 febbraio 2004, col titolo "Cittadino Aristotele" e l'occhiello "Capacita' personale e democrazia sociale di Martha C. Nussbaum"] Aristotele e le sue lezioni di politica. Ricordarne l'attualita' in tempi di disconoscimento delle capacita' personali, distruzione e derisione del valore della curiosita' intellettuale e della cultura e' sicuramente coraggioso. La saggista insegna "Law and Ethics" nell'Universita' di Chicago. Fino ad ora in Italia era conosciuta soprattutto come studiosa della filosofia antica. Invece Martha C. Nussbaum e' innanzitutto una filosofa della politica. Gli snodi fondamentali individuati nelle narrazioni dei maestri della filosofia antica sono di attualita' addirittura imbarazzante. Capacita' personale e democrazia sociale, edito da Diabasis, raccoglie tre saggi di Nussbaum. Il terzo, intitolato "Una concezione aristotelica della socialdemocrazia", spicca per la capacita' con la quale l'autrice sintetizza il percorso filosofico di Aristotele nella Politica, cogliendone spunti di assoluta modernita'. Nel testo vengono riproposti significativi passi dell'opera aristotelica e il senso dal quale il filosofo trae ispirazione nella costruzione del suo progetto ideale di societa'. La politica non puo' permettersi di osservare e di porre estremi rimedi a chi e' rimasto ai margini dello sviluppo, ma deve piuttosto "articolare un insieme comprensivo di aiuti, cioe', un sistema idoneo a rendere possibile la realizzazione piena di tutti i consociati". Per Aristotele la qualita' della vita conseguente alla realizzazione dei consociati e' il minimo comune denominatore dell'interazione sociale. Sotto quel livello la condizione di vita non puo' essere considerata umana. Il saggio non si ferma ad uno stato di elaborazione filosofica astratto. Prosegue e considera, punto per punto, ciascun aspetto che deve essere soddisfatto affinche' la presenza degli esseri umani sulla faccia del globo possa essere assimilata alla condizione umana. Non si parla di "diritto" ma di "capacita'". Sono le capacita' interne - cioe' le condizioni personali del corpo, dell'intelletto e del carattere - e le capacita' esterne, determinate dal rapporto delle capacita' interne con quelle dell'ambiente sociale. Il progetto aristotelico considera l'esigenza della soddisfazione della scala dei bisogni ad un livello piu' alto, valutando le due variabili quantitative possesso e denaro per quello che valgono. E soprattutto anticipando un concetto strano per i fruitori spensierati del capitalismo: felicita' e ricchezza economica non sono variabili direttamente proporzionali. "Piu'" non significa necessariamente "meglio". Oltre una certa soglia di ricchezza e di soddisfazione dei bisogni, il "piu'" in termini materiali si puo' addirittura risolvere in una catastrofe dai risvolti psicologici o macrosociali. E' l'ultima frontiera dell'analisi economica e della sociologia economica. Lui, il filosofo, e' sempre Aristotele. Dimenticare l'attualita' della sua opera e' reato intellettuale. Ed e' sempre lo stesso filosofo al quale Nussbaum da' spazio, amplificandone se e' possibile il messaggio, a ricordare che l'istruzione e' necessaria e fondamentale per l'esercizio della liberta'. Istruzione, pluralismo e liberta' di scelta: e' questa la filiera dalla quale si dipana lo sviluppo e la realizzazione delle "capacita'" personali. Da qui, solo da qui, la tensione continua alla realizzazione della democrazia sociale. 6. ROBERTO BERTINETTI PRESENTA "L'INTELLIGENZA DELLE EMOZIONI" DI MARTHA NUSSBAUM [Dal quotidiano "Il messaggero" del 21 febbraio 2004. col titolo "Ma la ragione non basta"] Ma davvero e' solo grazie alla ragione che l'uomo puo' comprendere se stesso e la realta', come teorizzato dal pensiero illuminista? No, replica Martha Nussbaum che ha scritto un imponente saggio (L'intelligenza delle emozioni, il Mulino, 868 pagine, 45 euro), in libreria da martedi' in Italia, per provare che l'amore, la paura, la vergogna, la compassione e l'ansia non soltanto condizionano in maniera assai profonda l'esperienza quotidiana di ciascun individuo ma addirittura rappresentano una strategia di conoscenza. Sbaglia, dunque, chi rinnega l'importanza delle emozioni o ritiene la loro presenza un elemento di disturbo in analisi che andrebbero, invece, condotte "a freddo". Al contrario, sottolinea la studiosa americana, le emozioni contribuiscono a disegnare il paesaggio della nostra vita spirituale e sociale allo stesso modo della ragione. E, dunque, non si puo' prescindere da esse se si vuole interpretare in maniera corretta l'agire umano e proporre un contributo davvero innovativo nell'ambito della filosofia morale. Per dimostrare la validita' della sua ipotesi Martha Nussbaum compie un lungo viaggio che prende avvio dalla Grecia classica e si conclude nella Dublino di inizio Novecento ritratta da Joyce, chiama in causa l'antropologia e l'estetica, la letteratura e la scienza, cita gli autori dei grandi capolavori narrativi europei e il dibattito sull'etica di cui sono stati protagonisti nel corso dei secoli Platone, Aristotele, Rousseau, Kant e Nietzsche. Diviso in tre parti, il libro discute in primo luogo le emozioni suscitate dal dolore e dal lutto, poi affronta il tema delle emozioni che segnano la vita pubblica e la politica e, infine, mette a fuoco il ruolo assegnato all'amore dal pensiero greco, cristiano e romantico, di cui la studiosa segue la traccia nei dialoghi socratici, nelle pagine di Dante, Proust, Whitman, Joyce e nelle partiture di Mahler. Nussbaum conclude la sua complessa e affascinante analisi affermando che una teoria complessiva dell'agire umano non puo' prescindere dall'importanza delle emozioni. Che, precisa, giocano un ruolo fondamentale nell'indagine compiuta da ciascun individuo per tentare di stabilire cio' che e' bene o giusto e possono offrire un contributo decisivo. 7. GUIDO CASERZA PRESENTA "L'INTELLIGENZA DELLE EMOZIONI" DI MARTHA NUSSBAUM [Dal quotidiano "Il mattino" del 26 luglio 2004, col titolo "Un saggio della Nussbaum. Chiamale se vuoi emozioni, pero' tutte filosofiche"] "Finora - scriveva Freud nella sua Psicologia della vita amorosa - abbiamo lasciato dipingere alla fantasia creativa dello scrittore le condizioni necessarie per amare (...). Diviene inevitabile che la scienza, anche se con mano delicata, si occupi della stessa materia che gli artisti hanno trattato in modo da procurare per secoli gioia all'umanita'". Le parole di Freud sono quelle che meglio descrivono un evento traumatico per la letteratura e la filosofia del XX secolo: l'irruzione della scienza in quello che prima era un territorio specificamente loro annesso. Da quel momento gli scrittori si vedranno usurpati di un regno che era stato sempre loro appannaggio: la vita interiore, i sentimenti, gli amori saranno analizzati e "raccontati" dalla psicoanalisi. Di fatto, con l'avvento della psicanalisi, ma anche delle scienze esatte, letteratura e filosofia sono state costrette a un ripensamento del proprio statuto che e' diventato sempre piu' urgente soprattutto per la filosofia, costretta a ricondurre la propria indagine entro i limiti di un'attivita' ausiliaria o a rivendicarne, anacronisticamente, il carattere autonomo e fondativo. Solo negli ultimi decenni la filosofia si e' aperta fecondamente al confronto con le altre branche del sapere. Uno dei contributi piu' importanti, in questo senso, viene dall'americana Martha C. Nussbaum, la cui decennale ricerca e' ora sfociata in un poderoso saggio dal titolo assai significativo: L'intelligenza delle emozioni (il Mulino, pp. 868, euro 45). Un saggio riccamente interdisciplinare, fondato su un confronto dottissimo con l'etologia, la psicologia, l'antropologia, la letteratura, la musica e l'arte, capace di restituire alla filosofia, con mutuo vantaggio, cio' che la psicanalisi le aveva sottratto e che mira alla elaborazione di una teoria filosofica delle emozioni. L'approccio potra' sembrare eccentrico, soprattutto quando, sin dalle prime pagine, la filosofa, rileggendo le pagine proustiane dedicate al barone di Charlus, stringe un nesso fra emozioni e pensiero: le emozioni sarebbero in sostanza giudizi di valore. In realta', la teoria filosofica delle emozioni della Nussbaum ha un antecedente nelle idee degli stoici greci, debitamente rivedute e perfezionate. Nella concezione stoica era infatti contenuto anche il pregiudizio che tutte le valutazioni contenute nelle emozioni sono false, cio' che spiega la loro raccomandazione di sradicare tutte le emozioni, alla ricerca di una vita priva di turbamenti. Viceversa, il perfezionamento di tale concezione evidenzia come il ruolo delle emozioni in una vita umana soddisfacente sia elemento essenziale della riflessione generale sulla bonta': in questo senso, incrociando il pensiero di Agamben, la Nussbaum elabora una teoria neostoica che e' foriera di conseguenze anche per il pensiero politico. Muovendosi sottilmente fra etica e politica, la filosofa pone infatti l'accento sull'importanza che il mutuo rispetto e la reciprocita' (fondamenti quotidiani dell'agire sociale e politico) dovrebbero avere all'interno di una concezione normativa che consideri "le persone come fini, piuttosto che come mezzi, e come agenti piuttosto che come meri ricettori passivi di benefici". Alla concezione puritana, che considera tradizionalmente le emozioni come sovversive della moralita', la Nussbaum oppone in sostanza la consapevolezza etica del ruolo sociale delle emozioni: in questa prospettiva anche l'amore, sottratto alle storture platoniche, cristiane e romantiche, e ricondotto ai fenomeni della vita quotidiana, viene visto come uno strumento sociale e filosofico per estendere la nostra consapevolezza etica. 8. ET COETERA Martha Nussbaum e' una delle piu' influenti pensatrici contemporanee, insegna diritto ed etica all'Universita' di Chicago. Fra le opere di Martha Nussbaum: (con Gian Enrico Rusconi, Maurizio Viroli), Piccole patrie grande mondo, Donzelli, Roma 1995; La fragilita' del bene. Fortuna ed etica nella tragedia e nella filosofia greca, Il Mulino, Bologna 1996; Il giudizio del poeta. Immaginazione letteraria e civile, Feltrinelli, Milano 1996; Terapia del desiderio. Teoria e pratica nell'etica ellenistica, Vita e Pensiero, Milano 1998; Coltivare l'umanita'. I classici, il multiculturalismo, l'educazione contemporanea, Carocci, Roma 1999; Diventare persone. Donne e universalita' dei diritti, Il Mulino, Bologna 2001; Giustizia sociale e dignita' umana. Da individui a persone, Il Mulino, Bologna 2002; Capacita' personale e democrazia sociale, Diabasis, 2003; L'intelligenza delle emozioni, Il Mulino, Bologna 2004; Nascondere l'umanita'. Il disgusto, la vergogna, la legge, Carocci, Roma 200ç. Un'ampia bibliografia delle opere di Martha Nussbaum, aggiornata fino al 2000, compilata da Eddie Yeghiayan, e' dsponibile alla pagina web: http://sun3.lib.uci.edu/eyeghiay/nussbaum.html ============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 75 del 4 luglio 2007 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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