Voci e volti della nonviolenza. 75



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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 75 del 4 luglio 2007

In questo numero:
1. Martha Nussbaum: Come difendere la dignita' delle donne. Un decalogo
2. Armando Massarenti presenta "Coltivare l'umanita'" di Martha Nussbaum
3. Giancarlo Bosetti presenta "Coltivare l'umanita'" di Martha Nussbaum
4. Francesca Rigotti presenta "Sex and Social Justice" di Martha Nussbaum
5. Francesca Dallatana presenta "Capacita' personale e democrazia sociale"
di Martha Nussbaum
6. Roberto Bertinetti presenta "L'intelligenza delle emozioni "di Martha
Nussbaum
7. Guido Caserza presenta "L'intelligenza delle emozioni" di Martha Nussbaum
8. Et coetera

1. MARTHA NUSSBAUM: COME DIFENDERE LA DIGNITA' DELLE DONNE. UN DECALOGO
[Dal quotidiano "La repubblica" del 18 maggio 2002, col titolo "Ecco il
nostro decalogo. Come difendere la dignita' delle donne" e il sommario
"Potere amare, soffrire, provare desiderio, gratitudine o ira giustificata.
Potere ridere, giocare, godere di attivita' ricreative. Potere usare i
propri sensi per immaginare, pensare e ragionare, avendo la possibilita' di
farlo grazie a un'istruzione adeguata. Dal volume Giustizia sociale e
dignita' umana (Il Mulino, pp. 150, euro 11) anticipiamo alcune pagine di
Martha C. Nussbaum"]

In gran parte del mondo le donne sono prive dei mezzi di sostegno
indispensabili all'esercizio delle funzioni fondamentali necessarie a una
vita realmente umana. Sono nutrite meno degli uomini, sono meno in salute,
sono piu' vulnerabili alla violenza fisica e agli abusi sessuali. E' molto
meno probabile che siano scolarizzate ed e' ancor meno probabile che possano
avere un'istruzione tecnica o professionale. Se decidono di entrare nel
mondo del lavoro devono fronteggiare ostacoli maggiori, tra cui
l'intimidazione da parte della famiglia o del coniuge, la discriminazione
sessuale al momento dell'assunzione, le molestie sessuali sul luogo di
lavoro: tutto cio', molto spesso, senza possibilita' di ricorrere
efficacemente alla legge. Il piu' delle volte ostacoli di questo tipo
impediscono alle donne di partecipare effettivamente alla vita politica. In
molti paesi esse non godono di piena eguaglianza di fronte alla legge: non
hanno gli stessi diritti di proprieta' degli uomini, gli stessi diritti di
stipulare contratti, gli stessi diritti di associazione, movimento e
liberta' religiosa. Oberate spesso dalla "doppia giornata lavorativa", che
somma la fatica del lavoro esterno con la totale responsabilita' del lavoro
domestico e della cura dei bambini, sono private della possibilita' di
trovare momenti ricreativi in cui coltivare le facolta' immaginative e
cognitive.
L'elenco che qui propongo serve a fornire la struttura portante per la
valutazione della qualita' della vita e della progettazione politica, e mira
a selezionare capacita' di importanza centrale per ogni vita umana. (...)
1. Vita. Avere la possibilita' di vivere fino alla fine una vita umana di
normale durata; di non morire prematuramente, o prima che la propria vita
sia stata limitata in modo tale da essere indegna di essere vissuta.
2. Salute fisica. Poter godere di buona salute, compresa una sana
riproduzione; poter essere adeguatamente nutriti; avere una abitazione
adeguata.
3. Integrita' fisica. Essere in grado di muoversi liberamente da un luogo
all'altro; di essere protetti contro le ag gressioni, compresa l'aggressione
sessuale e la violenza domestica; avere la possibilita' di godere del
piacere sessuale e di scelta in campo riproduttivo.
4. Sensi, immaginazione e pensiero. Poter usare i propri sensi per
immaginare, pensare e ragionare, avendo la possibilita' di farlo in modo
veramente umano, ossia in un modo informato e coltivato da un'istruzione
adeguata, comprendente alfabetizzazione, matematica elementare e formazione
scientifica, ma nient'affatto limitata a questo. Essere in grado di usare
l'immaginazione e il pensiero in collegamento con l'esperienza e la
produzione di opere autoespressive. (...) Poter andare in cerca del
significato ultimo dell'esistenza a modo proprio. Poter fare esperienze
piacevoli ed evitare dolori inutili.
5. Sentimenti. Poter provare affetto per cose e persone oltre che per noi
stessi, amare coloro che ci amano e che si curano di noi, soffrire per la
loro assenza; in generale, amare, soffrire, provare desiderio, gratitudine e
ira giustificata. Non vedere il proprio sviluppo emotivo distrutto da ansie
e paure eccessive, o da eventi traumatici di abuso e di abbandono.
6. Ragion pratica. Essere in grado di formarsi una concezione di cio' che e'
bene e impegnarsi in una riflessione critica su come programmare la propria
vita. (Cio' comporta la protezione della liberta' di coscienza).
7. Appartenenza. a) Poter vivere con gli altri e per gli altri, riconoscere
l'umanita' altrui e mostrare preoccupazione per il prossimo; impegnarsi in
varie forme di interazione sociale; essere in grado di capire la condizioni
altrui e provarne compassione; essere capace di giustizia e di amicizia.
(Tutelare questa capacita' significa tutelare istituzioni che fondano e
alimentano queste forme di appartenenza e anche tutelare la liberta' di
parola e di associazione politica). b) Avere le basi sociali per il
rispet?to di se' e per non essere umiliati; poter esser trattata come
persona dignitosa il cui valore eguaglia quello altrui. Questo implica, a
livello minimo, protezione contro la discriminazione in base a razza, sesso,
tendenza sessuale, religione, casta, etnia, origine nazionale.
8. Altre specie. Essere in grado di vivere in relazione con gli animali, le
piante e con il mondo della natura provando interesse per esso e avendone
cura.
9. Gioco. Poter ridere, giocare e godere di attivita' ricreative.
10. Controllo del proprio ambiente. a) Politico. Poter partecipare in modo
efficace alle scelte politiche che governano la propria vita; godere del
diritto di partecipazione politica, delle garanzie di liberta' di parola e
di associazione; b) Materiale. Aver diritto al possesso (di terra e beni
mobili) non solo formalmente, ma in termini di concrete opportunita'; avere
il diritto di cercare lavoro sulla stessa base degli altri; essere garantiti
da perquisizioni o arresti non au?torizzati. Sul lavoro, essere in grado di
lavorare in modo degno di un essere umano, esercitando la ragion pratica e
stabilendo un rapporto significativo di mutuo riconoscimento con gli altri
lavoratori.

2. ARMANDO MASSARENTI PRESENTA "COLTIVARE L'UMANITA'" DI MARTHA NUSSBAUM
[Dal quotidiano "Il sole 24 ore" del 6 giugno 1999, riprendiamo la seguente
recensione col titolo "Viaggio nel multiculturalismo dell'universita'
americana" e il sommario "Cittadini del mondo unitevi. Un invito a
'Coltivare l'umanita'' attraverso il dialogo e l'immedesimazione nelle
diverse identita' e culture" del libro di Martha Nussbaum, Coltivare
l'umanita'. I classici, il multiculturalismo, l'educazione contemporanea,
Carocci, Roma 1999, pp. 338, lire 34.000]

Coltivare l'umanita' di Martha Nussbaum e' insieme un'inchiesta approfondita
sul mondo universitario americano e la proposta etico-politica di una
nozione complessa di "cittadinanza liberale" alla luce della quale avanzare
proposte educative o valutare quelle attuali. A suo parere il sistema delle
Humanities americane merita solo in parte le critiche che gli vengono spesso
rivolte, a partire da quella secondo cui esse sarebbero la fucina per un
acritico e futile relativismo culturale. Proprio negli Usa, sostiene la
Nussbaum, sta nascendo una nuova cultura, complessa e flessibile, capace di
renderci "cittadini del mondo" promuovendo il confronto dialogico tra etnie
e culture diverse finora escluse dai sistemi educativi dell'occidente. Si
tratta di un grande laboratorio educativo che la Nussbaum attraversa in
lungo e in largo mostrandocelo al suo meglio, con lo scopo dichiarato di
difenderlo dall'attacco di neoconservatori alla Bloom che vorrebbero
riportare l'educazione superiore allo studio di una lista predefinita di
classici del pensiero occidentale.
La risposta, pluralista e cosmopolita, della Nussbaum e' assai efficace
perche' getta le sue radici proprio nella cultura classica. Nel suo libro
piu' famoso - lo splendido La fragilita' del bene (Il Mulino) - si era
soffermata su Platone e Aristotele. Soprattutto su quest'ultimo, dal quale
traeva l'idea fondamentale per una moderna teoria del bene, fondata su
un'idea pluralistica dei valori e delle virtu', la cui fragilita' dipende -
come avviene nella tragedia greca - o dalla nostra esposizione agli
accidenti della "fortuna" o dal fatto che quei valori e quelle virtu'
tendono a confliggere tra loro. Cio' non le ha impedito pero' di stilare una
lista, sia pure aperta e rivedibile, di "capacita'" fondamentali - dalla
possibilita' di vivere in buona salute a quella di sviluppare una propria
autonoma visione morale a quella di apprezzare il lato giocoso e ironico
dell'esistenza - di cui una moderna democrazia dovrebbe garantire
l'effettivo concretizzarsi nella vita dei cittadini.
In Coltivare l'umanita' la Nussbaum continua la sua riflessione sulla
cittadinanza concentrandosi in particolare su Socrate (con la sua idea di
una "vita esaminata" costantemente aperta alla critica e all'autocritica) e
sullo stoicismo antico: Cicerone e Seneca, in particolare, antesignani di
una nozione allargata e cosmopolita di umanita', capace di guardare oltre,
senza pero' svalutarle, la tradizione e la patria in cui casualmente ci e'
capitato di nascere. Il terzo elemento di questa nuova nozione di
cittadinanza (gia' esemplificato in Il giudizio del poeta, Feltrinelli) e'
quello che lei chiama "immaginazione narrativa": "la capacita' di
immaginarsi nei panni di un'altra persona, di capire la sua storia
personale, di intuire le sue emozioni, i suoi desideri e le sue speranze".
Una capacita' che non e'' affatto in contrasto con le altre due, poiche' e'
ovviamente possibile immedesimarsi in una persona o in una cultura senza
condividerne tutti gli assunti.
La Nussbaum comunque e' consapevole di certi rischi culturali che corre
l'accademia americana. Per questo scrive che "dobbiamo chiedere piu' rigore
filosofico nelle discussioni letterarie sul relativismo, le quali altrimenti
rischiano di risolversi in chiacchiere superficiali e inutili" (aggiungendo
pero' che si tratta di un'esigenza che dovrebbero condividere, ad esempio,
anche le facolta' di economia, che ancor piu' acriticamente accettano l'idea
relativistica per cui le preferenze individuali vanno prese come sono e mai
sottoposte a critica; d'altro canto, a scanso di equivoci, la Nussbaum
sostiene che le conoscenze economiche e scientifiche sono fondamentali per
la formazione del buon cittadino).
"Molti corsi di letteratura - scrive ancora la Nussbaum - nell'attuale mondo
accademico si ispirano alle politiche dell'identita'. Sotto l'etichetta di
'multiculturalismo' - che si puo' riferire al legittimo riconoscimento della
differenza umana e della varieta' culturale - e' emerso in alcuni casi un
nuovo filone contrapposto all'umanesimo, che celebra la differenza in modo
acritico e nega la possibilita' di condividere interessi e idee, persino
attraverso il dialogo e il dibattito; in altri termini esso nega l'esistenza
degli unici strumenti mediante i quali ci si puo' distanziare dal gruppo di
appartenenza".
Un "cittadino del mondo" non puo' intendere il multiculturalismo in questo
modo. Sara' portato piuttosto a condividere le aspirazioni di un romanziere
come Ellison, autore di The Invisible Man, che dichiara di voler "far
risaltare gli universali umani nascosti tra le sofferenze di un uomo nero e
americano". Il cittadino del mondo in altre parole e' dotato di una
formazione, e di una capacita' immaginativa che le grandi opere letterarie
gli possono dare, che gli permette di vedere in ogni cultura e in ogni
singolo individuo i tratti di una comune umanita', senza con questo
accettare acriticamente tutto cio' che questa ha da esprimere e da proporre.
Coltivare l'umanita' in un mondo complesso e interdipendente significa
comprendere come i bisogni e gli scopi comuni vengano realizzati in modo
diverso e in circostanze diverse. Questo richiede sensibilita',
intelligenza, acume critico, oltre una grande quantita' di conoscenze sui
periodi storici precedenti, sulle culture non occidentali, sulle minoranze
all'interno del proprio paese, sulle differenze sessuali e di genere, ecc.
Il libro della Nussbaum, ricchissimo di argomentazioni e di esempi presi
dalla letteratura e dalle esperienze concrete di molti docenti americani, e'
gia' di per se' un modo per coltivare questa nuova, indispensabile
sensibilita'. Che e' quella di cui scriveva Seneca al termine del suo
dialogo sugli effetti dell'ira e dell'odio: "Presto noi tutti moriremo.
Intanto, mentre viviamo, facciamo in modo di coltivare la nostra umanita'".

3. GIANCARLO BOSETTI PRESENTA "COLTIVARE L'UMANITA'" DI MARTHA NUSSBAUM
[Dal quotidiano "L'Unita'" del 9 giugno 1999, col titolo "A lezione di
globalizzazione. Da Socrate. Educarsi al cosmopolitismo secondo Martha
Nussbaum" e il sommario "In questo saggio la studiosa spiega gli autori
classici al servizio dell'istruzione superiore. La democrazia ha bisogno di
persone formate al dialogo e alla tolleranza"]

Un problema si aggira per il mando: qual e' il miglior modello di formazione
dei cittadini di questo pianeta? E dentro questo problema generale ce n'e'
un altro ancora piu' arduo e complicato: qual e' il curriculum ideale per
quei cittadini che sono destinati a diventare classe dirigente? Molti, a
queste domande, rispondono che ogni tradizione nazionale ha la sua cultura,
i suoi criteri di selezione, le sue radici, i suoi licei e le sue
universita', nonche' la sua lingua, e che e' una pretesa eccessiva quella di
definire metodi universalmente validi. Obiezione rilevante ma non
conclusiva. Infatti, la famosa globalizzazione non risparmia nessun aspetto
della societa' umana. Fin troppo facile ricordare che in questo mondo gli
scozzesi in gran numero continuano, si', a portare il kilt e a mangiare cibi
improponibili fuori delle Highlands, come lo "haggis", ma che oggi, piaccia
o non piaccia, si mangiano i tacos anche a Edimburgo. Il tema
dell'educazione ha dunque del tutto legittimamente una dimensione globale ed
e' uno sforzo pertinente quello di chi, come Martha Nussbaum affronta il
problema dell'etica che ne sta alla base.
Questa studiosa americana del mondo antico tira fuori la sua proposta e la
presenta in un libro ambizioso, Coltivare l'umanita', (Carocci editore, pp.
340, lire 34.000). Non di un'unica ricetta si tratta, naturalmente, ma di
un'analisi dello stato dell'arte (educativa) in America, un paese
all'avanguardia nella miscela multiculturale. E di una riflessione sul
metodo, nella quale protagonista e' il mondo classico. in sintesi possiamo
dire che quello della Nussbaum e' il tentativo piu' solido ed esplicito,
affacciatosi nei nostri tempi, di utilizzare gli autori della classicita'
per mettere la loro lezione critica al servizio dell'insegnamento superiore.
In Europa, e in Italia in particolare, non e' certamente una novita' il
richiamo ai grandi autori della filosofia, delle lettere e del diritto greci
e latini come a un momento fondativo del pensiero occidentale. Ma nuovi sono
il vigore e la freschezza riformatrice con cui Martha Nussbaum fa scaturire
dalla viva e attuale esperienza americana il bisogno di interrogare i
classici , e di analizzare alcune loro preziose risposte. Socrate,
Aristotele e Seneca sono convocati da quest'autrice perche' titolari di
un'idea dell'educazione capace di guidarci nella comprensione di alcuni
grandi problemi contemporanei, soprattutto nel conflitto tra universalismo e
particolarita', tra eguaglianze e differenze, tra innovazione e tradizione.
In un altro importante volume della stessa collana di Carocci, Che cosa e'
la globalizzazione, Ulrich Beck aveva tracciato lo schema della
contrapposizione tra "cultura 1" (le radici dell'educazione in un luogo
determinato) e "cultura 2" (la formazione a principi e conoscenze valide su
tutto il globo), mostrandosi preoccupato perche' una specie di "software
umano" universale sta prendendo il posto di quei retroterra ben piantati di
cui probabilmente nessun individuo puo' fare a meno per il suo equilibrio.
La Nussbaum, invece, si preoccupa di piu' del dialogo tra i vari retroterra
e della necessita' di attrezzare questo "software" universale in modo da
"coltivare" una formazione che produca adeguati "cittadini del mondo". Alla
persona colta del modello Nussbaum si chiede non solo di amare le proprie
radici, ma di conoscere quelle degli altri, di aggirare le barriere che esse
creano, di decodificare la natura dei problemi che esseri umani diversi da
noi vivono dentro le loro tradizioni. Il che suppone la capacita' di mettere
in discussione le nostre.
Il punto di partenza di una formazione moderna e universale, ispiratrice di
dialogo e tolleranza, sta dunque per la Nussbaum nell'"autoesame socratico".
Un cittadino del mondo ha, almeno in ideale, una fedelta' al genere umano
capace di prevalere, pur senza cancellarla, sulla fedelta' al gruppo di
appartenenza. In una versione attenuata e realistica del comopolitismo
bisogna almeno che le due fedelta' riescano a convivere pacificamente. E
perche' questa convivenza si realizzi, il valore pedagogico della "vita
esaminata" di Socrate consiste proprio nel fatto che sottopone a critica le
tradizioni ereditate. La democrazia ha bisogno di cittadini capaci di
pensare autonomamente e l'autoesame socratico e' come "il tafano su un pigro
cavallo di razza": lo tiene sveglio. Risveglia la democrazia, incline alla
disattenzione e all'apatia, per renderla piu' saggia e consapevole. Fuori
del paragone socratico, la democrazia in un mondo sempre piu'
internazionalizzato impone al cittadino vigile di allargare la sua
prospettiva al di fuori del suo gruppo. E la formazione deve insegnare anche
ai livelli superiori la capacita' di decifrare la condizione degli altri
gruppi attraverso l'immaginazione.
L'immaginazione narrativa e la critica della vecchia educazione s'incarnano
nel modo esemplare in cui la Nussbaum propone di insegnare nei campus
americani che cosa esattamente significhi essere gay: una prova scritta che
consiste nel simulare una lettera ai propri genitori in cui lo studente o la
studentessa rivelano di essere omosessuali. Sfidare gli stereotipi culturali
entrando nelle vesti delle loro vittime. E rompere le barriere dei numerosi
cerchi concentrici dentro i quali ciascuno puo' raffigurare la propria vita:
l'individuo, la famiglia, il vicinato, i concittadini, i compatrioti,
l'etnos, la lingua, la religione, la professione, il genere, le classi. Non
per denegarle, ma per decodificarle e comprendere gli altri. Nessuno puo'
imparare tutte le lingue del mondo, ma tutti possono imparare abbastanza
cose per valicare le barriere create dalle lingue e sentirsi pienamente e
consapevolmente parte di una comunita'-mondo. Brillanti sono le pagine della
Nussbaum dedicate ai disturbi della comunicazione tra le culture realmente
esistenti e spiega per esempio che le altre culture non sono monolitiche,
sono attraversate da conflitti, sono in evoluzione. A volte trattiamo come
disordine (mettiamo: una corsa in taxi per le strade di New Delhi) un modo
di vivere la citta' che contraddice le nostre aspettative di milanesi o
newyorchesi, altre volte trattiamo come standard di incivilta' un singolo
episodio. Se per esempio vediamo un automobilista che investe un pedone per
le strade del Cairo e se ne va, saremo portati a considerarlo un segno di
pessime abitudini locali. Se lo vediamo sotto casa nostra lo consideriamo un
criminale e chiamiamo la polizia. Ma quello, in verita', e' un criminale
anche al Cairo, non c'e' relativismo che tenga. I costumi evolvono ovunque.
Se qualcuno avesse fotografato la civilta' italiana quando il delitto
passionale passava quasi impunito avrebbe sottovalutato la nostra capacita'
evolutiva verso la civilta'. Oggi viene perseguito come omicidio e basta.
Analogamente uccidere l'amante della moglie non era un reato in Texas fino
al 1967. Oggi non e' piu' cosi'. E anche lo stereotipo texano, come quello
siciliano, va socraticamente messo in crisi.
Il Seneca che la Nussbaum ci propone come ispiratore, e' l'ideatore di
un'educazione "liberalis" in due sensi diversi: liberale in quanto
confacente a un uomo libero, ma soprattutto liberale in quanto liberatrice
dalle tradizioni acquisite senza l'indispensabile sfida della critica. Una
sfida costosa e faticosa, come ben sapeva un altro eroe dell'antichita' che
alla Nussbaum piace riproporre: Diogene il cinico, quello che viveva nella
botte e rifiutava convenzioni e agi. Esprimere liberamente il proprio
pensiero era per lui "la cosa piu' bella che si potesse fare nella vita". E
tra questi pensieri c'e' l'invenzione dell'idea di "cittadino del mondo",
quale egli si considerava, che sarebbe poi stata perfezionata giu' giu' fino
a Kant e ai faticosi inizi di un ordinamento cosmopolitico, di cui viviamo
tuttora il travaglio. Tra lui, uomo naturalmente lontano dal potere, e
Platone, che aveva col potere e coi tiranni (compreso Dionigi di Siracusa)
rapporti intensi anche se a volte contrastati, avvenne uno scambio di
battute che fortunatamente ci e' stato tramandato. Eccolo qua: un giorno che
Platone lo incontro' mentre era concentrato nell'umile impresa di lavare
l'insalata, gli disse: "Se tu avessi onorato Dionigi, non laveresti ora
quell'insalata". Diogene rispose: "Se tu avessi lavato dell'insalata, non
avresti onorato Dionigi". Riportiamo ad uso della formazione superiore per
future classi dirigenti di tutti i tempi.

4. FRANCESCA RIGOTTI PRESENTA "SEX AND SOCIAL JUSTICE" DI MARTHA NUSSBAUM
[Dal quotidiano "Il sole 24 ore" del 17 ottobre 1999 riprendiamo la seguente
recensione, col titolo "Se la tradizione viola i diritti", del libro di
Martha C. Nussbaum, Sex and Social Justice, Oxford University Press, New
York-Oxford 1999, pp. 476, 35 dollari]

Che cosa hanno a che spartire l'amor platonico e la legislazione del
Colorado? Basta leggere l'omonimo saggio ("Platonic Love and Colorado Law")
di Martha C. Nussbaum, contenuto in questo libro, per scoprire che la
filosofia greca classica puo' contribuire costruttivamente al moderno
dibattito sull'omosessualita', anzi sulla "queer theory", come viene
chiamata negli Usa la discussione sulla sessualita' non eterosessuale. La
lettura dei classici della filosofia e della tragedia greca puo' portarci
per esempio a capire - secondo Martha Nussbaum - che le relazioni tra lo
stesso sesso non portano necessariamente all'erosione dell'edificio sociale
e nemmeno al crollo della civilta'. Anzi, incoraggiare relazioni tra partner
dello stesso sesso, come avviene nel Simposio e nel Fedro di Platone, puo'
diventare un metodo valido per rafforzare le strutture sociali perche' tali
coppie di amanti, grazie alla loro devozione al coraggio, alla lealta' e
alla liberta' politica, "rendono" molto di piu' insieme che separatamente.
Proprio in base a questi argomenti il tentativo di alcuni cittadini dello
stato del Colorado di togliere i diritti politici agli omosessuali fu,
grazie a Platone e a Nussbaum, scongiurato.
Questo e' solo un esempio del modo di procedere e di argomentare della
filosofa nordamericana Martha Nussbaum in questo libro che porta il titolo
di Sex and Social Justice ma non riguarda affatto la giusta ripartizione del
sesso, che diversamente dal buon senso di Cartesio, e' forse la cosa peggio
distribuita al mondo. Si tratta di una raccolta di quindici saggi, scritti
negli anni '90 e riscritti poi per la pubblicazione in volume, che spaziano
dallo sfruttamento delle donne in Bangladesh all'introspezione della signora
Ramsey in Gita al faro di Virginia Woolf.
Gia' la scelta del termine "Sex" in prima posizione nel titolo rivela la
scelta di Nussbaum di distanziarsi dagli studi di "gender". Questo benche'
ella citi e difenda le femministe piu' "arrabbiate" della scena
nordamericana, Andrea Dworkin e Catharine MacKinnon, e benche' dichiari di
partire dal femminismo, purche' questo rispetti determinate caratteristiche
come l'internazionalismo, l'umanesimo, il liberalismo, l'impegno per la
ricerca di preferenze e desideri e, infine, l'interesse a una conoscenza
simpatetica.
Il suo e' piuttosto un appello a difesa di un universo di eguaglianza e
mutualita' per la situazione delle donne e degli omosessuali, anzi, a difesa
di tutti gli esseri umani e delle donne viste come esseri pienamente umani.
Insomma un appello per il rispetto generale della dignita' umana e dei
diritti umani anche quando la loro protezione venga a collidere con alcuni
elementi del discorso e della pratica tradizionale, per esempio religiosa:
in questo caso e' la tradizione che deve soccombere, non i diritti.
Nussbaum prende chiaramente posizione contro coloro che difendono pratiche
tradizionali di umiliazione e mutilazione in nome appunto della tradizione,
sostenendo che regimi settari intolleranti come quelli dell'Iran, del Sudan,
del Pakistan e, sotto certi aspetti, di Israele, sono inaccettabili.
Il libro e' scritto con lo stile e la padronanza della materia tipici di
Martha Nussbaum, una delle menti piu' creative, profonde e brillanti dello
scenario filosofico attuale. Bisogna inoltre aggiungere che Nussbaum,
professoressa di Diritto e Etica all'Universita' di Chicago, ha anche
lavorato per alcuni anni a un progetto delle Nazioni Unite di analisi
comparata dei diversi modi di vivere sul pianeta. Questo le ha dato
l'occasione per conoscere e trattare diversi casi empirici, che vengono
introdotti e discussi con vivacita' nel dibattito teorico, conferendogli un
effetto particolare. Come il caso di Fauziya Kassindja, una ragazza di 19
anni che fugge dal Togo nel 1997 per sottrarsi alla mutilazione genitale e
che vede infine riconosciuto il diritto di asilo negli Stati Uniti.
Il carattere dei saggi e' eterogeneo. Vi sono recensioni di libri, una delle
quali, "Sex, Truth, and Solitude", in lode di Sir Kenneth Dover, apre degli
squarci indimenticabili sulla vita e sull'opera del grande studioso
dell'antichita' classica, facendoci solo sognare di essere un giorno anche
noi invitati nella sua casa a St. Andrew, Scozia, come e' capitato a
Nussbaum.
Vi sono saggi militanti, come quello contro le pratiche di mutilazione
genitale femminile, ove la tesi "culturale", quella che dice che tali
pratiche rispecchiano culture locali accettate e che stanno al mondo
africano e orientale (non tutto fortunatamente) come le diete dimagranti
stanno al mondo occidentale, e' discussa con finezza. Discussa ma poi
respinta in quanto i due eventi vengono dichiarati imparagonabili, benche'
pure le diete alimentari e le ginnastiche dimagranti possano essere imposte
dall'ambiente e produrre risultati devastanti sul fisico delle donne.
Vi sono saggi teorici, tra i quali quello che propone l'"approccio secondo
le possibilita'": in parziale accordo con Amartya Sen, l'economista-filosofo
premio Nobel 1999, Nussbaum vi sostiene che lo scopo centrale della
progettazione pubblica dovrebbe essere lo sviluppo delle possibilita' dei
cittadini a svolgere diverse funzioni vitali importanti. L'elenco di queste
possibilita' contiene quelle di vivere una vita di lunghezza normale e degna
di essere vissuta, di conservare l'integrita' e la salute fisica, di usare i
sensi, il pensiero, la ragione in modo pienamente umano, di esprimere
sentimenti e stringere amicizie, di vivere in sintonia con la natura, di
avere controllo sull'ambiente, di giocare e divertirsi.
Recentemente si parlava in queste pagine di Kymlicka e del suo approccio
liberale al multiculturalismo (vedi "Il Sole - 24 Ore" del 22 agosto):
ebbene, Nussbaum non risparmia neppure il filosofo canadese, accusato di non
far rientrare la negazione dei diritti legali e politici alle donne tra le
violazioni "gravi e sistematiche" dei diritti umani E neppure e' risparmiata
la sua definizione di "gruppo": se un gruppo infatti non fa parlare i suoi
membri piu' deboli, tra cui quasi sempre le donne, ma solo gli esponenti
maschili piu' potenti, non andra' considerato rappresentativo degli
interessi e dei bisogni generali, come pare invece ritenerlo Kymlicka.
Interloquendo con Aristotele, Seneca e gli stoici, John Stuart Mill,
Immanuel Kant e John Rawls e rendendo comprensibile anche al lettore comune
cio' che questi autori hanno da dire sullo sfruttamento e sull'umiliazione
nel mondo contemporaneo, Martha Nussbaum ha insomma svolto ancora una volta
un intelligente esercizio di scrittura colta e impegnata mostrando come
argomenti all'apparenza disparati possano essere tenuti insieme dall'unita'
di stile e di scopi.

5. FRANCESCA DALLATANA PRESENTA "CAPACITA' PERSONALE E DEMOCRAZIA SOCIALE"
DI MARTHA NUSSBAUM
[Dal quotidiano "Gazzetta di Parma" del 18 febbraio 2004, col titolo
"Cittadino Aristotele" e l'occhiello "Capacita' personale e democrazia
sociale di Martha C. Nussbaum"]

Aristotele e le sue lezioni di politica. Ricordarne l'attualita' in tempi di
disconoscimento delle capacita' personali, distruzione e derisione del
valore della curiosita' intellettuale e della cultura e' sicuramente
coraggioso.
La saggista insegna "Law and Ethics" nell'Universita' di Chicago. Fino ad
ora in Italia era conosciuta soprattutto come studiosa della filosofia
antica. Invece Martha C. Nussbaum e' innanzitutto una filosofa della
politica. Gli snodi fondamentali individuati nelle narrazioni dei maestri
della filosofia antica sono di attualita' addirittura imbarazzante.
Capacita' personale e democrazia sociale, edito da Diabasis, raccoglie tre
saggi di Nussbaum.
Il terzo, intitolato "Una concezione aristotelica della socialdemocrazia",
spicca per la capacita' con la quale l'autrice sintetizza il percorso
filosofico di Aristotele nella Politica, cogliendone spunti di assoluta
modernita'. Nel testo vengono riproposti significativi passi dell'opera
aristotelica e il senso dal quale il filosofo trae ispirazione nella
costruzione del suo progetto ideale di societa'. La politica non puo'
permettersi di osservare e di porre estremi rimedi a chi e' rimasto ai
margini dello sviluppo, ma deve piuttosto "articolare un insieme comprensivo
di aiuti, cioe', un sistema idoneo a rendere possibile la realizzazione
piena di tutti i consociati". Per Aristotele la qualita' della vita
conseguente alla realizzazione dei consociati e' il minimo comune
denominatore dell'interazione sociale. Sotto quel livello la condizione di
vita non puo' essere considerata umana. Il saggio non si ferma ad uno stato
di elaborazione filosofica astratto. Prosegue e considera, punto per punto,
ciascun aspetto che deve essere soddisfatto affinche' la presenza degli
esseri umani sulla faccia del globo possa essere assimilata alla condizione
umana. Non si parla di "diritto" ma di "capacita'".
Sono le capacita' interne - cioe' le condizioni personali del corpo,
dell'intelletto e del carattere - e le capacita' esterne, determinate dal
rapporto delle capacita' interne con quelle dell'ambiente sociale. Il
progetto aristotelico considera l'esigenza della soddisfazione della scala
dei bisogni ad un livello piu' alto, valutando le due variabili quantitative
possesso e denaro per quello che valgono. E soprattutto anticipando un
concetto strano per i fruitori spensierati del capitalismo: felicita' e
ricchezza economica non sono variabili direttamente proporzionali.
"Piu'" non significa necessariamente "meglio". Oltre una certa soglia di
ricchezza e di soddisfazione dei bisogni, il "piu'" in termini materiali si
puo' addirittura risolvere in una catastrofe dai risvolti psicologici o
macrosociali. E' l'ultima frontiera dell'analisi economica e della
sociologia economica. Lui, il filosofo, e' sempre Aristotele. Dimenticare
l'attualita' della sua opera e' reato intellettuale. Ed e' sempre lo stesso
filosofo al quale Nussbaum da' spazio, amplificandone se e' possibile il
messaggio, a ricordare che l'istruzione e' necessaria e fondamentale per
l'esercizio della liberta'.
Istruzione, pluralismo e liberta' di scelta: e' questa la filiera dalla
quale si dipana lo sviluppo e la realizzazione delle "capacita'" personali.
Da qui, solo da qui, la tensione continua alla realizzazione della
democrazia sociale.

6. ROBERTO BERTINETTI PRESENTA "L'INTELLIGENZA DELLE EMOZIONI" DI MARTHA
NUSSBAUM
[Dal quotidiano "Il messaggero" del 21 febbraio 2004. col titolo "Ma la
ragione non basta"]

Ma davvero e' solo grazie alla ragione che l'uomo puo' comprendere se stesso
e la realta', come teorizzato dal pensiero illuminista? No, replica Martha
Nussbaum che ha scritto un imponente saggio (L'intelligenza delle emozioni,
il Mulino, 868 pagine, 45 euro), in libreria da martedi' in Italia, per
provare che l'amore, la paura, la vergogna, la compassione e l'ansia non
soltanto condizionano in maniera assai profonda l'esperienza quotidiana di
ciascun individuo ma addirittura rappresentano una strategia di conoscenza.
Sbaglia, dunque, chi rinnega l'importanza delle emozioni o ritiene la loro
presenza un elemento di disturbo in analisi che andrebbero, invece, condotte
"a freddo". Al contrario, sottolinea la studiosa americana, le emozioni
contribuiscono a disegnare il paesaggio della nostra vita spirituale e
sociale allo stesso modo della ragione. E, dunque, non si puo' prescindere
da esse se si vuole interpretare in maniera corretta l'agire umano e
proporre un contributo davvero innovativo nell'ambito della filosofia
morale.
Per dimostrare la validita' della sua ipotesi Martha Nussbaum compie un
lungo viaggio che prende avvio dalla Grecia classica e si conclude nella
Dublino di inizio Novecento ritratta da Joyce, chiama in causa
l'antropologia e l'estetica, la letteratura e la scienza, cita gli autori
dei grandi capolavori narrativi europei e il dibattito sull'etica di cui
sono stati protagonisti nel corso dei secoli Platone, Aristotele, Rousseau,
Kant e Nietzsche.
Diviso in tre parti, il libro discute in primo luogo le emozioni suscitate
dal dolore e dal lutto, poi affronta il tema delle emozioni che segnano la
vita pubblica e la politica e, infine, mette a fuoco il ruolo assegnato
all'amore dal pensiero greco, cristiano e romantico, di cui la studiosa
segue la traccia nei dialoghi socratici, nelle pagine di Dante, Proust,
Whitman, Joyce e nelle partiture di Mahler.
Nussbaum conclude la sua complessa e affascinante analisi affermando che una
teoria complessiva dell'agire umano non puo' prescindere dall'importanza
delle emozioni. Che, precisa, giocano un ruolo fondamentale nell'indagine
compiuta da ciascun individuo per tentare di stabilire cio' che e' bene o
giusto e possono offrire un contributo decisivo.

7. GUIDO CASERZA PRESENTA "L'INTELLIGENZA DELLE EMOZIONI" DI MARTHA NUSSBAUM
[Dal quotidiano "Il mattino" del 26 luglio 2004, col titolo "Un saggio della
Nussbaum. Chiamale se vuoi emozioni, pero' tutte filosofiche"]

"Finora - scriveva Freud nella sua Psicologia della vita amorosa - abbiamo
lasciato dipingere alla fantasia creativa dello scrittore le condizioni
necessarie per amare (...). Diviene inevitabile che la scienza, anche se con
mano delicata, si occupi della stessa materia che gli artisti hanno trattato
in modo da procurare per secoli gioia all'umanita'". Le parole di Freud sono
quelle che meglio descrivono un evento traumatico per la letteratura e la
filosofia del XX secolo: l'irruzione della scienza in quello che prima era
un territorio specificamente loro annesso. Da quel momento gli scrittori si
vedranno usurpati di un regno che era stato sempre loro appannaggio: la vita
interiore, i sentimenti, gli amori saranno analizzati e "raccontati" dalla
psicoanalisi. Di fatto, con l'avvento della psicanalisi, ma anche delle
scienze esatte, letteratura e filosofia sono state costrette a un
ripensamento del proprio statuto che e' diventato sempre piu' urgente
soprattutto per la filosofia, costretta a ricondurre la propria indagine
entro i limiti di un'attivita' ausiliaria o a rivendicarne,
anacronisticamente, il carattere autonomo e fondativo. Solo negli ultimi
decenni la filosofia si e' aperta fecondamente al confronto con le altre
branche del sapere. Uno dei contributi piu' importanti, in questo senso,
viene dall'americana Martha C. Nussbaum, la cui decennale ricerca e' ora
sfociata in un poderoso saggio dal titolo assai significativo:
L'intelligenza delle emozioni (il Mulino, pp. 868, euro 45).
Un saggio riccamente interdisciplinare, fondato su un confronto dottissimo
con l'etologia, la psicologia, l'antropologia, la letteratura, la musica e
l'arte, capace di restituire alla filosofia, con mutuo vantaggio, cio' che
la psicanalisi le aveva sottratto e che mira alla elaborazione di una teoria
filosofica delle emozioni. L'approccio potra' sembrare eccentrico,
soprattutto quando, sin dalle prime pagine, la filosofa, rileggendo le
pagine proustiane dedicate al barone di Charlus, stringe un nesso fra
emozioni e pensiero: le emozioni sarebbero in sostanza giudizi di valore. In
realta', la teoria filosofica delle emozioni della Nussbaum ha un
antecedente nelle idee degli stoici greci, debitamente rivedute e
perfezionate. Nella concezione stoica era infatti contenuto anche il
pregiudizio che tutte le valutazioni contenute nelle emozioni sono false,
cio' che spiega la loro raccomandazione di sradicare tutte le emozioni, alla
ricerca di una vita priva di turbamenti. Viceversa, il perfezionamento di
tale concezione evidenzia come il ruolo delle emozioni in una vita umana
soddisfacente sia elemento essenziale della riflessione generale sulla
bonta': in questo senso, incrociando il pensiero di Agamben, la Nussbaum
elabora una teoria neostoica che e' foriera di conseguenze anche per il
pensiero politico.
Muovendosi sottilmente fra etica e politica, la filosofa pone infatti
l'accento sull'importanza che il mutuo rispetto e la reciprocita'
(fondamenti quotidiani dell'agire sociale e politico) dovrebbero avere
all'interno di una concezione normativa che consideri "le persone come fini,
piuttosto che come mezzi, e come agenti piuttosto che come meri ricettori
passivi di benefici".
Alla concezione puritana, che considera tradizionalmente le emozioni come
sovversive della moralita', la Nussbaum oppone in sostanza la consapevolezza
etica del ruolo sociale delle emozioni: in questa prospettiva anche l'amore,
sottratto alle storture platoniche, cristiane e romantiche, e ricondotto ai
fenomeni della vita quotidiana, viene visto come uno strumento sociale e
filosofico per estendere la nostra consapevolezza etica.

8. ET COETERA

Martha Nussbaum e' una delle piu' influenti pensatrici contemporanee,
insegna diritto ed etica all'Universita' di Chicago. Fra le opere di Martha
Nussbaum: (con Gian Enrico Rusconi, Maurizio Viroli), Piccole patrie grande
mondo, Donzelli, Roma 1995; La fragilita' del bene. Fortuna ed etica nella
tragedia e nella filosofia greca, Il Mulino, Bologna 1996; Il giudizio del
poeta. Immaginazione letteraria e civile, Feltrinelli, Milano 1996; Terapia
del desiderio. Teoria e pratica nell'etica ellenistica, Vita e Pensiero,
Milano 1998; Coltivare l'umanita'. I classici, il multiculturalismo,
l'educazione contemporanea, Carocci, Roma 1999; Diventare persone. Donne e
universalita' dei diritti, Il Mulino, Bologna 2001; Giustizia sociale e
dignita' umana. Da individui a persone, Il Mulino, Bologna 2002; Capacita'
personale e democrazia sociale, Diabasis, 2003; L'intelligenza delle
emozioni, Il Mulino, Bologna 2004; Nascondere l'umanita'. Il disgusto, la
vergogna, la legge, Carocci, Roma 200ç. Un'ampia bibliografia delle opere di
Martha Nussbaum, aggiornata fino al 2000, compilata da Eddie Yeghiayan, e'
dsponibile alla pagina web: http://sun3.lib.uci.edu/eyeghiay/nussbaum.html

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 75 del 4 luglio 2007

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