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Minime. 123
- Subject: Minime. 123
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 17 Jun 2007 02:54:27 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 123 del 17 giugno 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Rahmatullah Hanefi, o dell'umanita' 2. Enzo Bianchi presenta "Giordano Bruno. Il teatro della vita" di Michele Ciliberto 3. Elena Loewenthal presenta quattro romanzi di Sami Michael, Naomi Aldermann, Icchokas Meras, Saul Israel 4. Mariuccia Ciotta presenta "Persepolis" di Marjane Satrapi 5. La "Carta" del Movimento Nonviolento 6. Per saperne di piu' 1. MONDO. RAHMATULLAH HANEFI, O DELL'UMANITA' [Rahmatullah Hanefi (Rahmat per le persone amiche), manager dell'ospedale di Emergency a Lashkargah, artefice fondamentale della salvezza della vita di Gabriele Torsello e di Daniele Mastrogiacomo, e' stato sequestrato dai servizi segreti afgani il 20 marzo 2007] Emergency comunica che Rahmatullah Hanefi e' stato prosciolto da tutte le accuse che proditoriamente gli erano state rivolte, e' attualmente ricoverato in ospedale e presto tornera' libero. Salvare le vite e' un diritto e un dovere. E' un crimine la guerra, e' un crimine il terrorismo, e' un crimine uccidere gli esseri umani. 2. LIBRI. ENZO BIANCHI PRESENTA "GIORDANO BRUNO. IL TEATRO DELLA VITA" DI MICHELE CILIBERTO Dal supplemento settimanale del quotidiano "La stampa" "Tuttolibri" del 9 giugno 2007 riprendiamo la seguente recensione li' apparsa col titolo "Giordano Bruno oltre gli schemi" e il sommario "La complessita' della sua persona e del suo pensiero in un saggio di Ciliberto: una vita travagliatissima nel 'teatro' dell'Europa del Cinquecento, un ingegno poliedrico e scomodo", disponibile anche nel sito www.lastampa.it Enzo Bianchi e' animatore della comunita' di Bose. Dal sito www.festivaletteratura.it riprendiamo questa scheda: "Enzo Bianchi e' nato a Castel Foglione nel Monferrato nel 1943 ed e' fondatore e priore della comunita' monastica di Bose. Nel 1966 ha infatti raggiunto il villaggio di Bose a Magnano (Vercelli) e ha dato inizio a una comunita' monastica ecumenica cui tuttora presiede. Enzo Bianchi e' direttore della rivista biblica "Parola, Spirito e Vita", membro della redazione della rivista internazionale "Concilium" ed autore di numerosi testi, tradotti in molte lingue, sulla spiritualita' cristiana e sulla grande tradizione della Chiesa, scritti tenendo sempre conto del vasto e multiforme mondo di oggi. Collabora a "La stampa", "Avvenire" e "Luoghi dell'infinito"". Tra le opere di Enzo Bianchi: Il radicalismo cristiano, Gribaudi, 1980; Lontano da chi, Gribaudi, 1984; Un rabbi che amava i banchetti, Marietti, 1985; Il corvo di Elia, Gribaudi, 1986; Amici del Signore, Gribaudi, 1990; Pregare la parola, Gribaudi, 1990; Il profeta che raccontava Dio agli uomini, Marietti, 1990; Apocalisse di Giovanni, Qiqajon, 1990; Magnificat, benedictus, nunc dimittis, Qiqajon, 1990; Ricominciare, Marietti, 1991; Vivere la morte, Gribaudi, 1992; Preghiere della tavola, Qiqajon, 1994; Adamo, dove sei, Qiqajon, 1994; Il giorno del signore, giorno dell'uomo, Piemme, 1994; Da forestiero, Piemme, 1995; Aids. Vivere e morire in comunione, Qiqajon, 1997; Pregare i salmi, Gribaudi, 1997; Come evangelizzare oggi, Qiqajon, 1997; Libro delle preghiere, Einaudi, 1997; Altrimenti. Credere e narrare il Dio, Piemme, 1998; Poesie di Dio, Einaudi, 1999; Altrimenti. Credere e narrare il Dio dei cristiani, Piemme, 1999; Da forestiero. Nella compagnia degli uomini, Piemme, 1999; Giorno del Signore, giorno dell'uomo. Per un rinnovamento della domenica, Piemme, 1999; I paradossi della croce, Morcelliana, 1999; Le parole della spiritualita'. Per un lessico della vita interiore, Rizzoli, 1999; Ricominciare. Nell'anima, nella Chiesa, nel mondo, Marietti, 1999; Accanto al malato. Riflessioni sul senso della malattia e sull'accompagnamento dei malati, Qiqajon, 2000; L'Apocalisse di Giovanni. Commento esegetico-spirituale, Qiqajon, 2000; Come vivere il Giubileo del 2000, Qiqajon, 2000; La lettura spirituale della Bibbia, Piemme, 2000; Non siamo migliori. La vita religiosa nella Chiesa, tra gli uomini, Qiqajon, 2002; Quale fede?, Morcelliana, 2002; I Cristiani nella societa', Rizzoli, 2003; La differenza cristiana, Einaudi, 2006. Michele Ciliberto e' docente alla Scuola normale superiore di Pisa, dal cui sito riprendiamo la seguente scheda: "Michele Ciliberto, professore ordinario di Storia della filosofia moderna e contemporanea, prorettore agli archivi e alle biblioteche, direttore de Le Edizioni della Normale, direttore del Signum - centro di ricerche informatiche per le discipline umanistiche. Si e' formato nella Facolta' di Lettere e Filosofia dell'Universita' di Firenze, alla scuola di Cesare Luporini ed Eugenio Garin, sotto la cui guida si e' laureato nel 1968 con una tesi sulla fortuna di Machiavelli. Subito dopo la laurea ha lavorato come borsista presso il Lessico intellettuale europeo diretto da Tullio Gregory. Nominato nel 1971 assistente alla cattedra di Storia della filosofia della Facolta' di Lettere dell'Universita' di Firenze, ha insegnato a vario titolo prima nella stessa universita', poi in quelle di Trieste e di Pisa, dove ha diretto, dal 1996 al 2002, il Dipartimento di Filosofia. Dal 2002 insegna alla Scuola Normale Superiore, dove e' titolare della cattedra di Storia della filosofia moderna e contemporanea. E' Prorettore con delega agli Archivi e alle Biblioteche, dirige le Edizioni della Normale e il Centro di ricerche informatiche per le discipline umanistiche Signum. Presidente dal 1996 dell'Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento, nel 1999 e' stato eletto presidente del Comitato nazionale per le celebrazioni di Giordano Bruno. Dal 1998 e' Presidente di Iris - Associazione di Biblioteche Storico-Artistiche e Umanistiche di Firenze. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Luigi Firpo. Dirige la rivista "Rinascimento", oltre a far parte del comitato scientifico della "Rivista di storia della filosofia", di "Dianoia" e di "Studi storici". Ha curato l'edizione di diverse opere di Giordano Bruno. I suoi interessi di studio e di ricerca si sono concentrati anzitutto in tre ambiti: 1. La storia della filosofia del Rinascimento, con particolare riguardo al pensiero di Giordano Bruno; 2. la storia dell'interpretazione e degli studi sul Rinascimento; 3. la filosofia contemporanea, con particolare riferimento a quella italiana. Suoi lavori sono stati tradotti in tedesco, francese, spagnolo, polacco, russo e giapponese". Tra le opere di Michele Ciliberto: Il Rinascimento. Storia di un dibattito, 1988; seconda edizione; Intellettuali e fascismo, 1977; Lessico di Giordano Bruno, 1979; Filosofia e politica nel Novecento Italiano, 1982; La ruota del tempo. Interpretazione di Giordano Bruno, Editori Riuniti, Roma 1992, 2000; Giordano Bruno, Laterza, Roma-Bari 1992, 2007; Introduzione a Bruno, Laterza, Roma-Bari 1996, 2006; Giordano Bruno, Istituto Poligrafico dello Stato, 1996; Umbra profunda. Studi su Giordano Bruno, Storia e Letteratura, 1999; Figure in chiaroscuro. Filosofia e storiografia nel Novecento, Storia e Letteratura, 2001; L'occhio di Atteone. Nuovi studi su Giordano Bruno, Storia e Letteratura, 2002; (con Nicoletta Tirinnanzi), Il dialogo recitato. Per una nuova edizione del Bruno volgare, Olschki, 2002; Pensare per contrari. Disincanto e utopia nel Rinascimento, Storia e Letteratura, 2005; (con Vannino Chiti), Un'idea dell'Italia. Dialogo fra un politico e un filosofo, Polistampa, 2005; Giordano Bruno. Il teatro della vita, Mondadori, 2007] Affascinante e scomoda figura, quella di Giordano Bruno: a dispetto della poliedricita' del suo ingegno, ha finito ben presto per essere trasformata in stereotipo a partire dall'una o dall'altra dimensione del suo pensiero e del suo agire. Una figura che ha attraversato l'Europa della seconda meta' del XVI secolo come una scheggia impazzita, prima di finire tra le fiamme dell'Inquisizione sul patibolo di Campo de' Fiori a Roma. Cosi' l'Ottocento laicista ne ha fatto il campione del libero pensiero, vittima dell'oscurantismo della Chiesa, mentre il secolo scorso, nel suo contrapporlo alla Chiesa cattolica ne ha evidenziato piuttosto l'aspetto del filosofo ermetico. Ma gia' nel corso della sua travagliatissima esistenza non dev'essere stato facile per nessuno dei suoi interlocutori collocare Giordano Bruno entro schemi predeterminati. Giovane e perspicace teologo domenicano, fugge dal convento di Napoli prima che alcune sue posizioni eterodosse vengano perseguite come eretiche, ma il suo abbandono dell'ordine religioso di appartenenza non significa per cio' stesso il suo passaggio ad altri lidi confessionali. Accostatosi al calvinismo a Ginevra, ne verra' estromesso e contrasti analoghi conoscera' in Germania con il ramo luterano della Riforma; attraversato da folate di desiderio di essere riammesso nella Chiesa cattolica rifiutera' pero' l'idea di venir reintegrato nell'ordine domenicano, di cui tuttavia non disdegnera' di riprendere l'abito quando cio' gli si rivelera' utile; appassionato di Erasmo, ne oltrepassera' il pensiero fino a stravolgerlo su diversi aspetti; attirato nella scia di Copernico, ne superera' la teoria fino a ipotizzare il carattere infinito dell'universo; astuto vagabondo per mezza Europa come preda braccata finira' per gettarsi nelle braccia dell'Inquisizione attratto dalla prospettiva di poter insegnare a Padova... Siamo allora di fronte a una sorta di "eccesso" del pensiero del quale ci si dovrebbe accontentare di cogliere la forza abbagliante e subito bruciata, come un fuoco d'artificio nell'oscurita' della notte? In parte forse si', anche se il ribollire di idee e di cambiamenti che animava il suo tempo - dalla riforma protestante alle teorie di Galileo, dalla rivoluzione copernicana all'invenzione della stampa a caratteri mobili, fino all'introduzione di un nuovo calendario nell'Occidente cattolico - dovrebbe fornirci un tessuto culturale sufficientemente variegato per farci cogliere meglio quanto Bruno, pur originalissimo, fosse anche figlio del suo tempo. Proprio per questa complessita' risulta preziosa un'opera monografica come quella che Michele Ciliberto dedica a Giordano Bruno. Il teatro della vita (Mondadori, pp. 556, euro 30): innanzitutto perche' l'autore e' uno dei piu' competenti studiosi del Rinascimento italiano e del filosofo nolano in particolare, poi perche' ricostruisce l'itinerario della vita e del pensiero di Bruno anche attraverso quanto lo stesso ex-domenicano narra di se' nei propri scritti e nelle deposizioni di fronte al tribunale dell'Inquisizione: ma questa ricostruzione basata su una sorta di "autobiografia" non e' un'ingenua assunzione di quanto un filosofo brillante e sicuro di se' afferma; anzi, Ciliberto e' consapevole che "l'autobiografia, oltre a supporre una speciale coscienza del se', mira a sua volta a costruire e a diffondere un'immagine dell'autore imperniata sulla selezione di momenti ed eventi della propria vita coerenti con l'immagine che egli vuol presentare". Questa consapevolezza nei confronti della persona oggetto dello studio consente di fruire di determinate rivelazioni e, nel contempo, di conservare una distanza critica. Cosi' il Ciliberto coglie (e fa cogliere al lettore) come "l'energia affabulatrice della prosa di Bruno sta precisamente nella sua capacita' di riuscire a dare senso e significato universale anche ad eventi minimi della sua vita personale, annodando nel vivo dell'esperienza biografica sia microcosmo che macrocosmo, attraverso l'azione selettiva - e al tempo stesso potenziatrice - della memoria". Riletto con la chiave interpretativa della vita vissuta e narrata come "teatro" da parte del protagonista che sente di aver avuto in sorte un destino straordinario, l'itinerario filosofico e spirituale di Bruno e' restituito con grande forza evocatrice. Bastino per tutte le coinvolgenti pagine sul "Cristo traditore" che mostrano un Giordano Bruno quasi vittima del suo folle innamoramento per Cristo in gioventu': un amore totalizzante che lo porta a rigettare ogni immagine di santi per conservare il solo Crocifisso, ma che - una volta deluso dal suo "modello religioso da imitare sul piano personale, etico e civile" - lo portera' a distogliere sprezzantemente il capo quando, sul punto di essere arso vivo come eretico, gli verra' mostrato proprio un Crocifisso da baciare a invocazione estrema di salvezza per la sua anima. 3. LIBRI. ELENA LOEWENTHAL PRESENTA QUATTRO ROMANZI DI SAMI MICHAEL, NAOMI ALDERMANN, ICCHOKAS MERAS E SAUL ISRAEL [Dal supplemento settimanale del quotidiano "La stampa" "Tuttolibri" del 19 maggio 2007 riprendiamo la seguente recensione disponibile anche nel sito www.lastampa.it col titolo " In quanti modi scrive Israele". Elena Loewenthal, limpida saggista e fine narratrice, acuta studiosa; nata a Torino nel 1960, lavora da anni sui testi della tradizione ebraica e traduce letteratura d'Israele, attivita' che le sono valse nel 1999 un premio speciale da parte del Ministero dei beni culturali; collabora a "La stampa" e a "Tuttolibri"; sovente i suoi scritti ti commuovono per il nitore e il rigore, ma anche la tenerezza e l'amista' di cui sono impastati, e fragranti e nutrienti ti vengono incontro. Nel 1997 e' stata insignita altresi' del premio Andersen per un suo libro per ragazzi. Tra le opere di Elena Loewenthal: segnaliamo particolarmente Gli ebrei questi sconosciuti, Baldini & Castoldi, Milano 1996, 2002; L'Ebraismo spiegato ai miei figli, Bompiani, Milano 2002; Lettera agli amici non ebrei, Bompiani, Milano 2003; Eva e le altre. Letture bibliche al femminile, Bompiani, Milano 2005; con Giulio Busi ha curato Mistica ebraica. Testi della tradizione segreta del giudaismo dal III al XVIII secolo, Einaudi, Torino 1995, 1999; per Adelphi sta curando l'edizione italiana dei sette volumi de Le leggende degli ebrei, di Louis Ginzberg. Sami Michael e' nato a Bagdad nel 1926. Da studente e' membro attivo di un gruppo clandestino in lotta contro l'oppressivo regime iracheno e per questo nel 1948 e' costretto a fuggire in Iran. Da qui, un anno dopo, per evitare l'estradizione va in Israele. Per venticinque anni lavora per il Ministero dell'agricoltura occupandosi delle risorse idriche al confine con la Siria. Ha studiato letteratura araba e psicologia all'Universita' di Haifa. Dall'Universita' di Gerusalemme ha ricevuto una laurea honoris causa. E' presidente dell'Associazione israeliana per i diritti dell'uomo e candidato al Premio Nobel per la letteratura. Opere di Sami Michael: Una tromba nello uadi, La Giuntina, Firenze 2006; Victoria, La Giuntina, Firneze 2007. Naomi Aldermann e' nata a Londra nel 1974 ed e' cresciuta in una comunita' ortodossa. Opere di Naomi Aldermann: Disobbedienza, Nottetempo, 2007. Su Icchokas Meras dal sito www.lituania2007.eu riprendiamo la seguente scheda: "Icchokas Meras (nato l'8 ottobre 1934 a Kelme): prosatore, sceneggiatore. Ha arricchito la letteratura lituana con innovativi procedimenti narrativi e ha approfondito le riflessioni sulla tragedia dell'Olocausto, mettendo in luce il suo significato universale per l'umanita'. Figlio di genitori ebrei che furono fucilati fu accolto da una famiglia di braccianti lituani. Ha lavorato come ingegnere e, in seguito, come redattore presso gli studi cinematografici della Lituania. Nel 1972 e' emigrato in Israele, dove ha insegnato nei college scientifico-tecnici. Nel periodo della sua emigrazione e' stato uno scrittore proibito nell'Unione Sovietica, mentre all'estero le sue opere sono state premiate piu' volte da varie giurie internazionali. Prima dell'emigrazione ha pubblicato in Lituania alcune raccolte di novelle, il cui motivo dominante era l'esperienza dell'Olocausto, e i romanzi Lygiosios trunka akimirka (Il pareggio dura un attimo, 1963), Ant ko laikosi pasaulis (Su che cosa poggia il mondo, 1965), Menulio savaite (La settimana della luna, 1971), che hanno introdotto per la prima volta il tema dell'Olocausto nella letteratura lituana, e in seguito nella letteratura russa, nonche' in altre letterature dei paesi dell'ex Unione Sovietica. L'attivita' letteraria di Icchokas Meras nel suo insieme si e' caratterizzata all'opposto degli standard letterari correnti, come il lirismo tradizionale e la realta' quotidiana. Nelle sue opere i fatti storici vengono trattati secondo le regole di una rappresentazione convenzionale, mentre nel delineare i caratteri dei personaggi prevale una motivazione non psicologica, ma filosofica. Le idee dello scrittore, per i suoi contenuti, si avvicinano all'esistenzialismo francese: si riflette sui temi della ribellione contro l'assurdita' del mondo, della responsabilita' personale, della solidarieta' e della liberta' spirituale. La razionalita' pero' non soffoca la carica emotiva dei suoi testi: il lettore infatti ne rimane profondamente coinvolto. Sul piano internazionale un riconoscimento piu' ampio e' stato ottenuto dal romanzo Lygiosios trunka akimirka (Il pareggio dura un attimo), gia' tradotto in una ventina di lingue e ancora in catalogo presso gli editori. In questo romanzo viene rappresentata la vita del ghetto di Vilnius alla vigilia della sua soppressione nel 1943. Lo scrittore crea un suggestivo parallelo tra figure del Vecchio Testamento e gli abitanti del ghetto, dando ai personaggi principali nomi biblici, Abramo ed Isacco, e li mette alla prova calandoli in situazioni estreme e di sacrificio. La parabola del sacrificio di Isacco funge nel romanzo da modello di comportamento per uomini di diverse nazionalita': nell'incrociarsi dei loro destini si scorge la comunanza dell'esistenza umana indipendentemente dall'appartenenza etnica o temporale. La trama si sviluppa su tre piani: la partita a scacchi, la storia d'amore tra due giovani e i destini dei figli di Abramo Lipman. Vilnius, citta' multiculturale, viene presentata come un crogiuolo di famiglie di varia nazionalita', dove tornano a vivere i messaggi del racconto biblico e si manifestano i miracoli dell'umanita'. Lo stile narrativo si distingue per una estrema suggestione e una particolare originalita' grazie allo sguardo dell'autore e all'inusuale strutturazione del linguaggio, alla presenza di un ritmo nascosto e alla poeticita' di alcune ripetizioni, infine a un diretto rimando alla Bibbia e al Cantico dei cantici di Sholem Aleykhem. L'uscita dei romanzi, appartenenti al periodo dell'emigrazione, ha provocato non poche discussioni intorno alla questione dei limiti di eroticita', dei rapporti tra l'arte e la moralita'. Il piu' importante romanzo surrealista della letteratura lituana Striptizas, arba Paryzius-Roma-Paryzius (Striptease o Parigi-Roma-Parigi, 1971) si sviluppa seguendo il concetto della prosa strutturata sui movimenti musicali. Il romanzo Sara (Sara, 1982) e' stato il primo in assoluto nella letteratura lituana a svelare, senza alcuna restrizione morale, il dramma dell'esistenza femminile. I racconti di Icchokas Meras, ritenuto uno dei piu' grandi rappresentanti del genere novellistico lituano della seconda meta del Novecento, sono inclusi in tutte le antologie importanti dedicate alla letteratura lituana". Dalla pagina web dedicata a Saul Israel curata dal figlio Giorgio Israel (http://giorgio.israel.googlepages.com/saulisrael) riprendiamo la seguente scheda: "Saul Israel nacque a Salonicco (Grecia, allora parte dell'Impero Ottomano) il 27 aprile 1897 da Yakov e Luna Nehama. La comunita' ebraica di Salonicco, alla quale apparteneva, era all'epoca la piu' numerosa comunita' sefardita del Mediterraneo e costituiva il 70% della popolazione della citta'. Si trattava quindi di un minuscolo "stato ebraico", che viveva con una relativa autonomia, consentita dalla tolleranza dell'Impero Ottomano, e che aveva conservato in modo quasi perfetto le tradizioni, la lingua, i costumi e i canti della Spagna del Medioevo, dopo che gli ebrei erano stati cacciati nel 1492 dall'editto di espulsione dei 'Re Cattolici'. Molte famiglie conservavano ancora, con intatta nostalgia, le antiche chiavi delle case di Spagna. Nella famiglia di Saul Israel, l'educazione religiosa era rigorosa e completa, ma al tempo stesso impregnata di un misticismo pieno di poesia e da una considerevole liberalita' sul piano dei precetti. Egli era nipote di un famoso rabbino, Yehuda Nehama, che fu il fondatore in Oriente e l'animatore delle attivita' dell'Alliance Israelite Universelle (fondata in Francia dal ministro Cremieux), ovvero dal movimento umanistico ebraico moderno. Fece i suoi studi nelle scuole francese, tedesca e italiana di Salonicco (il preside di quest'ultima era Alarico Buonaiuti, fratello di Ernesto Buonaiuti, il fondatore in Italia del movimento cattolico modernista). Nel 1916 venne a Roma per compiere i suoi studi universitari di medicina e in seguito specializzarsi nelle scienze biologiche, con l'intenzione di ritornare a Salonicco per esercitare la professione. L'incendio che qualche anno dopo distrusse del tutto il quartiere ebraico di Salonicco fu l'inizio della dispersione della comunita'. La sua famiglia, privata delle case, tutte distrutte, e di una buona parte dei beni, emigro' in gran parte a Parigi, trasferendovi quel che restava delle attivita' commerciali. Saul Israel decise allora di restare in Italia, chiese e ottenne la nazionalita' italiana nel 1919, presto' il servizio militare, e, dopo la laurea in medicina, esercito' brevemente la professione di medico condotto. Studio' e lavoro' anche a Parigi (dove risiedeva gran parte della famiglia). Qui lavoro' soprattutto nel reparto di urologia dell'Hopital Lariboisiere, come assistente del chirurgo Marion. Enrico Sereni (biologo, fratello del futuro dirigente comunista Emilio e del militante sionista Enzo), cui era legato da profonda amicizia, lo introdusse alla ricerca universitaria. Divenne assistente e quindi primo aiuto del celebre biologo Giulio Fano presso l'Istituto di Fisiologia Generale dell'Universita' di Roma. Sostitui' il Fano nelle funzioni di insegnamento e di direzione dell'Istituto di Fisiologia Generale negli ultimi quattro anni di vita di questi, durante i quali la malattia lo aveva limitato nelle sue funzioni. In questo periodo lavoro' anche a Parigi presso l'Istituto di Fisiologia Generale diretto dal professor Lapicque. Fece conoscere in Italia la tecnica della cronassia (inaugurata dal Lapicque e allora all'avanguardia), e la sviluppo' in numerosi lavori scientifici. Fu anche segretario della Societa' Italiana di Biologia Sperimentale ed uno dei principali organizzatori del Congresso Internazionale di Biologia di Roma nel 1924. La morte di Giulio Fano, nel 1930, interruppe la sua carriera. L'intento di questi di fargli vincere una cattedra, a partire dalla quale egli sarebbe dovuto succedere al Fano medesimo, non ebbe seguito a causa del mutamento sempre piu' marcato della situazione politica. Successore alla cattedra di Giulio Fano fu invece Sabato Visco, "scienziato" di punta del regime fascista, antisemita dichiarato, che di li' a poco si sarebbe distinto come il principale redattore (assieme a Nicola Pende) del Manifesto per la Difesa della Razza e come redattore della rivista 'La Difesa della Razza' e soprattutto come capo dell'Ufficio Razza del Ministero della Cultura Popolare. A causa del clima insostenibile che si era creato nell'Istituto dopo la venuta del Visco, fu costretto a rassegnare le dimissioni dall'Universita' nel 1936. Fino alla morte esercito' la professione di medico, con l'eccezione del periodo delle leggi razziali e dell'occupazione nazista a Roma (1938-'45), durante il quale fu privato della nazionalita' italiana e quindi persino del diritto a lavorare fra correligionari, concesso agli ebrei italiani. In questo periodo, durante il quale lavoro' clandestinamente come medico privato e analista - aiutato dalla futura moglie, Anita Contini, chimica, gia' assistente di Nicola Parravano - scrisse la maggior parte dei suoi romanzi. A contatto con le scienze biologiche e con una formazione culturale umanistica, il suo ebraismo subi' un'evoluzione laica. Fin dal suo arrivo in Italia, era entrato a contatto con Ernesto Buonaiuti (cui era stato presentato dal fratello Alarico, preside del Liceo italiano di Salonicco) ed era quindi entrato in una cerchia di studiosi che si raccoglievano periodicamente a discutere a casa dello stesso Buonaiuti cui partecipavano Carlo Arturo Jemolo, N. Turchi, A. Millosevich, A. Tilgher, R. Morghen, A. Donini e molti altri. Fu Segretario del Circolo Universitario di Studi Storico-Religiosi, animato dal Buonaiuti e redattore del 'Bollettino di Studi Storico-Religiosi' nonche' della rivista 'Religio'. Testimonianza del legame con il Buonaiuti e' la dedica che questi gli fece del dattiloscritto originale delle famose conferenze su 'L'Essenza del Cristianesimo' che costarono al Buonaiuti la scomunica. Con il Buonaiuti (che lo aiuto' anche nel periodo delle leggi razziali) conservo' uno stretto rapporto trentennale di amicizia fino alla morte di quest'ultimo. Ebbe anche un fecondo rapporto con l'intellettuale cattolico Giulio Salvadori, di cui rievoco' la figura in una conferenza tenuta dopo la morte e pubblicata dalla rivista 'Studium', che venne assunta come documento nel processo di beatificazione del medesimo (come e' testimoniato da una lettera di Agostino Gemelli). Da queste esperienze nacque in lui l'idea di creare un movimento ebraico laico, avente come scopo quello di valorizzare i principi fondamentali del pensiero ebraico, inteso come esperienza religiosa e filosofica, al di fuori da preoccupazioni confessionali o politiche. Fu questo il programma del Centro di Studi Ebraici, da lui fondato nel 1947, e che pubblico' per alcuni anni una rivista di studi storico-religiosi ('Ha-Makor'). Ebbero anche molta importanza per questa esperienza i suoi rapporti ed il legame di amicizia con Robert Aron (fratello di Raymond Aron), autore di Les Annees obscures de Jesus. Fece parte della delegazione del governo italiano alla Conferenza di Westminster che si tenne a Londra nel 1949. Quel che gli consenti' di far convivere i differenti aspetti della sua attivita', fu da un lato la visione storica e laica della religione, e d'altra parte il punto di vista 'culturale' e mai soltanto tecnico della ricerca scientifica. Conosceva un gran numero di lingue: italiano, spagnolo, portoghese, inglese, tedesco, francese, ebraico, aramaico, latino, greco, turco. Una parte cospicua dei suoi scritti e' inedita. Mori' a Roma il 24 gennaio 1981". (segue un elenco degli scrrtti editi e inediti per cui rnviamo alla pagina web all'inizio citata da cui abbiamo estratto questa notizia biografica)] Senza entrare nel merito del dibattito su che cosa sia effettivamente la letteratura ebraica - degli ebrei? In ebraico? Sugli ebrei?... - certo e' che la Diaspora ha conferito allo scrivere d'Israele uno spazio formidabile. Sconfinato nel senso letterale della parola. Per altro verso, la creazione dello stato d'Israele non ha contratto bensi' dilatato tale spazio, creando nuovi incroci fra storie, atmosfere, esperienze piu' o meno vissute. * Sami Michael e' fra i grandi scrittori d'Israele. E' un uomo attempato e asciutto, con dentro gli occhi un'infinita pazienza. Il suo ebraico parlato ha una cadenza lenta e melodica, assai elegante. A chi non conosce questa lingua, pare di sentire l'arabo: Sami Michael e' infatti nato a Baghdad nel 1926 e, pur vivendo in Israele sin dal 1948, non ha perduto il suo accento. E' considerato il maggior esponente della letteratura israeliana "orientale", cioe' non ashkenazita. Victoria, pubblicato da Giuntina (traduzione di Antonio di Gesu', pp. 365, euro 17) e' un romanzo sulla Baghdad ebraica del primo Novecento: un luogo traboccante di atmosfere e sentimenti potenti, di donne sottomesse che pure sanno bene quello che desiderano. Michael e' maestro nel dare colore e sostanza vitale alla storia, senza mai cadere nella ridondanza. * "Ho riflettuto su due modi di essere: sull'essere gay e sull'essere ebrea. Hanno un sacco di cose in comune. Intanto non lo scegli, e questa e' la prima cosa. Se lo sei, lo sei e non c'e' niente che tu possa fare per cambiarlo". Dalla sottomissione delle donne nella Baghdad ebraica alla Disobbedienza di Naomi Aldermann, nata a Londra nel 1974, cresciuta in una comunita' ortodossa. Il suo romanzo, pubblicato da Nottetempo (traduzione di Mario Baiocchi, pp. 373, euro 18), e' una storia forte, di identita'. Di sentimenti repressi oppure scoperti, ma sempre in modo traumatico. Ronit, la voce narrante dalla vita spregiudicata, torna fra le esitanti braccia della comunita' ortodossa in cui e' nata e cresciuta, per la morte del padre, il rabbino nonche' illustre guida spirituale. E' respinta e turbata da quel mondo ma anche da Esti, la moglie del cugino. * Icchokas Meras e' nato molto lontano, sia da Israele, dove vive dal 1972. Non appartiene all'Occidente teoricamente illuminato e non giunge neppure dall'Oriente esotico. Arriva dalla Lituania: Paese di margine europeo, con un passato ebraico di grande splendore - non materiale, ovviamente, ma di studio. Per lui cosi' come per tutti gli ebrei di questa antica e gloriosa comunita', ci fu l'orrore della Shoah, che lo scrittore visse nel ghetto di Vilnius. Ora La Giuntina manda in libreria la sua prima opera tradotta in italiano, Scacco perpetuo (a cura di Ausra Povilaviciute e Vanna Vogelmann, pp. 178, euro 14). E' una novella ambientata nel ghetto: non una sequenza di eventi, ma una serie di visioni. La storia si gioca come una fatale partita a scacchi, dove un realismo estremo e' accompagnato da una prosa sincopata. * Con le radici in cielo (Marietti, pp. 258, euro 18) e', ancora una volta, un romanzo a piu' voci: non parallele, ma in successione di vita. L'autore di questa triste eppure grandiosa storia fu Saul Israel, nonno di Paolo Israel, che ha curato l'edizione e apposto una presentazione. Fra l'uno e l'altro, Giorgio Israel, figlio, padre e giornalista. Ma la vera protagonista di questo romanzo e' Salonicco, citta' multietnica ante litteram. Qui arrivo' subito dopo il 1492 e la cacciata dalla Spagna una numerosa comunita' ebraica che visse e fiori' sino alla Shoah custodendo le antiche tradizioni sefardite (ladino compreso) ma al tempo stesso facendo da ponte, commerciale e intellettuale - verso luoghi e tempi lontani. 4. FILM. MARIUCCIA CIOTTA PRESENTA "PERSEPOLIS" DI MARJANE SATRAPI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 25 maggio 2007. Mariuccia Ciotta e' giornalista del quotidiano "Il manifesto"; e' altresi' acuta studiosa di cinema e autrice di innumerevoli articoli e saggi, sovente illuminanti. Su Marjane Satrapi dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo la seguente scheda: "Marjane Satrapi (Rasht, 22 novembre 1969) e' una fumettista e illustratrice iraniana contemporanea. Passa l'infanzia a Tehran, cresciuta in una famiglia di idee progressiste; frequenta il Lycee Francais locale e, da bambina, e' testimone del travagliato processo che portera' l'Iran da monarchia a repubblica teocratica, passando per la rivoluzione islamica. La madre di Marjane e' bisnipote di Nasser-al-Din Shah, scia' di Persia dal 1848 al 1896. Tuttavia, la stessa Marjane Satrapi nota come 'i re della dinastia Qajar... avevano centinaia di mogli, le quali hanno partorito migliaia di bambini; se si moltiplica il numero di tali bambini per le generazioni si ottengono, non so, da dieci a quindicimila tra principi e principesse. Non c'e' nulla di particolarmente eccezionale in tutto questo'. Nel 1983 i genitori di Marjane, allora quattordicenne, decidono di mandarla a Vienna, in Austria, allo scopo di tenerla lontana da un regime divenuto sempre piu' oppressivo, in particolare verso le donne. Secondo quanto narrato nell'autobiografia a fumetti Persepolis, pubblicata in Italia da Sperling & Kupfer e in seguito da Lizard, la Satrapi trascorre nella capitale austriaca gli anni dell'adolescenza (scuole superiori), tornando poi in Iran per frequentare l'universita'. Li' conosce un ragazzo di nome Reza, con il quale si sposera'; il matrimonio pero' non dura a lungo, e dopo il divorzio la Satrapi si trasferisce in Francia. Oggi vive a Parigi, dove lavora come illustratrice ed autrice di libri per bambini. La carriera della Satrapi parte dall'incontro con David B., un fumettista francese, del quale ha adottato lo stile, soprattutto nelle sue prime opere. La Satrapi ha acquisito fama mondiale grazie alla serie Persepolis, romanzo a fumetti autobiografico elogiato dalla critica, nel quale descrive la sua infanzia in Iran e la sua adolescenza in Europa attraverso una serie di intelligenti quanto avvincenti episodi di vita quotidiana. E' stata insignita dell premio per il miglior albo all'Angouleme International Comics Festival del 2004 per il suo Broderies (in Italia Taglia e cuci), pubblicato l'anno precedente e per il piu' recente Pollo alle prugne. Attualmente cura per il "New York Times" una colonna illustrata, pubblicata nella sezione Op-Ed del giornale con frequenza apparentemente irregolare. Nel 2006 la Sony Pictures Classics ha annunciato che avrebbe trasformato Persepolis in un film d'animazione, la cui diffusione e' prevista per il 2007. Scritto e diretto da Vincent Paronnaud assieme alla stessa Satrapi, la pellicola dovrebbe annoverare tra le sue voci quelle di Chiara Mastroianni, Catherine Deneuve, Danielle Darrieux, e Simon Abkarian". Dal sito www.mirada.it riprendiamo la seguente scheda: "Marjane Satrapi e' nata il 22 novembre 1969 a Rasht, sulle rive del mar Caspio. Discendente di una nobile famiglia, ha avuto un nonno comunista e la madre femminista dai quali ha ereditato la coscienza politica. Ha passato la sua infanzia a Teheran dove ha conosciuto la rivoluzione e la guerra contro l'Iraq. Durante la guerra Marjane ha dovuto lasciare il suo paese mal sopportando il clima instaurato dal nuovo regime: ha appena 14 anni quando viene mandata a Vienna in un liceo francese. Tornata in Iran studia Belle arti, ma i suoi progetti sugli eroi, e soprattutto sulle eroine della mitologia iraniana, non convincono il regime e deve lasciare di nuovo il suo paese. Dopo aver studiato Arte a Strasburgo si trasferisce a Parigi, dove tuttora abita. Dal 1977 scrive e illustra libri per i bambini. Nel 2000 esce il suo primo volume, Persepolis, in cui racconta la storia del suo paese e di come, ragazzina di nove anni, ha vissuto la rivoluzione degli anni Ottanta. Nel secondo volume di Persepolis parla della guerra, dell'esilio e del ritorno. I suoi racconti a fumetti svelano un mondo in parte sconosciuto adottando una formula di grande suggestione e aiutano a penetrarlo forse meglio di tanti saggi". Opere di Marjane Satrapi: Persepolis, L'Association, Paris (tradotto in Italia da Sperling & Kupfer e Lizard Edizioni), voll. 1-4; (con Lila Ibrahim-Ouali e Bahman Namwar-Motlag), Sagesse et malices de la Perse, Albin Michel, Paris 2001; Les monstres n'aiment pas la lune, Nathan, Paris 2001; (con Jean-Pierre Duffour), Ulysse au pays des fous, Nathan, Paris 2001; Adjar, Nathan, Paris 2002; Broderies, L'Association, Paris 2003 (in Italia Taglia e cuci, Lizard); Pollo alle prugne, Sperling & Kupfer, Milano 2005; Le Soupir, Breal Jeunesse, Rosny-sous-Bois 2004] Vincera' Marjane Satrapi un posto d'onore nel festival di Cannes n. 60 con il suo Persepolis, fotogrammi animati in forme polisenso, intreccio di autobiografia e documento politico. Un film che fa cantare le famose tavole a fumetti dell'artista iraniana (raccolte in 4 album), insegna con humor la storia dell'Iran ed esprime il ripudio di ogni integralismo, a cominciare da quello islamico che costrinse Marjane a fuggire dal suo paese e a rifugiarsi in Francia. Persepolis, in corsa per la Palma d'oro, ha suscitato l'ira del ministero della cultura iraniano che ha consegnato una lettera di protesta all'ambasciata francese a Tehran. Lettera respinta. Registrato come un film di denuncia contro i "guardiani della rivoluzione", velo, sessismo, repressione culturale, Persepolis e' una bomba d'immaginario libero contro ogni fondamentalismo. Leggero e duro, traccia le sue linee d'inchiostro seguendo la vita di una bambina, Marjane, che cresce in una famiglia comunista - nonno e zio uccisi in carcere dallo scia' il primo, dagli ayatollah il secondo - con la speranza di un nuovo Iran senza piu' sangue. Ma la guerra con l'Iraq macina bombe e morti che cadono come birilli, le figurine stilizzate di Satrapi, regista e disegnatrice insieme a Vincent Paronnaud, autore underground di corti di animazione, che ha guidato l'artista iraniana alla sua prima regia. Nel mirino di Marjane, non solo i barbuti martiri dell'Islam che vanno a caccia di ragazzi e ragazze - arrestati se solo si danno la mano o ascoltano clandestinamente i Bee Gees - ma anche l'altro integralismo, quello della croce, che accoglie minacciosa la bambina ribelle spedita dai genitori a Vienna. Marjane, infatti, affronta la maestra velata, che insegna gli orrori dello scia' e dimentica quelli islamici, ed e' continuamente ripresa per il suo modo "sportivo" di portare il velo, le scarpe da ginnastica e l'ironia. A Vienna l'aspettano le suore arcigne e un clima di intimidazione e di razzismo. Fugge ancora, e si unisce a una comunita' di punk, ma anche l'anarchia le sembra al di sotto di un dio che le appare in sogno con la barba di Marx. Una serie di delusioni amorose - il primo "principe azzurro" e' gay, il secondo e' infedele, il terzo (il marito iraniano) un disimpegnato divoratore di film occidentali (bellissime le parodie di alcuni celebri titoli, tra cui Terminator). La ragazzina e' sempre piu' irrequieta, stretta tra imperativi, divieti e maschilismo, confortata da padre e madre (la voce e' di Catherine Deneuve, la sua e' di Chiara Mastroianni) ma soprattutto da una nonna "guerrigliera" della morale che la spinge all'eversione, la rimprovera quando Marjanne si fa delatrice per difendersi dagli integralisti e le insegna le vere bellezze della tradizione: infilarsi gelsomini nella biancheria intima. L'ormai adolescente sceglie l'esodo, si sottrae alla depressione e parte per sempre. Solo poche immagini a colori (Parigi), il resto di Persepolis e' un bianco e nero folgorante, tutte le sfumature di un carboncino rabbioso che graffia lo schermo e si affida a piccole sfumature espressive dei volti (un segno per la bocca, due cerchi per gli occhi). Bianco e nero perche', spiega l'autrice, e' un film del dopo-guerra (reale e metaforico) e si ispira al neorealismo italiano, con i suoi esterni e i paesaggi veri, e all'espressionismo tedesco con le sue sciabolate di luci e di ombre per dire l'incubo e la speranza oltre il conflitto. Realismo stilizzato, insomma, per i 600 personaggi che affollano il mondo di Marjane Satrapi, conosciuta e amata, di nascosto, in patria. Lo storyboard, secondo la lezione di Walt Disney, e' stato interpretato dall'artista trentottenne che ha recitato una per una le parti dei protagonisti. Un'opera d'animazione all'altezza della piu' avanzata ricerca formale, realizzata solo con disegni a mano (80.000), niente digitale. Costato 6 milioni di euro, Persepolis e' destinato a restare nella storia del cartoon, omaggio a tutte le "piccole donne" resistenti. 5. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 6. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 123 del 17 giugno 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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