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Minime. 121
- Subject: Minime. 121
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 15 Jun 2007 00:43:30 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 121 del 15 giugno 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Aprire gli occhi 2. Oggi a Torino 3. Ad Assisi il 6-7 luglio 4. A Viterbo il 26-30 agosto 5. Centro Impastato: Mafia e antimafia, un percorso di analisi. Progetti di ricerca 6. Franco Carlini presenta "Tecnologia e democrazia" di Luciano Gallino 7. Benedetto Vecchi presenta "Tecnologia e democrazia" di Luciano Gallino 8. Alcuni buoni consigli di Luciano Gallino 9. Normanna Albertini presenta "Comprare un santo" di Ettore Masina 10. Peppe Sini: E con l'ascia in selva ingente 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento 12. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. APRIRE GLI OCCHI Cos'altro occorre che accada per rendersi conto che solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'? 2. INCONTRI. OGGI A TORINO [Da varie strutture e persone amiche riceviamo e diffondiamo] Venerdi' 15 giugno, alle ore 15, presso il tempio valdese di Torino, in Corso Vittorio Emanuele II, 23, si svolgera' un incontro con Juergen Moltmann sul tema "Teologia ed evoluzionismo". Ne discutono con Moltmann Giuseppe Tanzella-Nitti e Angelo Vianello; modera Federico Vercellone. L'incontro e' promosso dal Centro evangelico di cultura "Arturo Pascal" e dal Centro studi filosofico-religiosi "Luigi Pareyson" di Torino, con il contributo del Centro interdisciplinare "Bios" dell'Universita' del Piemonte Orientale e con il patrocinio del Centro interdipartimentale di ricerca sulla morfologia "Francesco Moiso" dell'Universita' di Udine e dell'Associazione Italiana per gli studi di filosofia e teologia. In un contesto in cui pare sempre piu' difficile confrontarsi con pacatezza e serieta' su questioni che coinvolgono i complessi interrogativi legati all'origine e alla destinazione della vita, Moltmann, uno dei massimi teologi protestanti del Novecento, riflettera' sul darwinismo e sul rapporto tra scienza e fede con il teologo cattolico Giuseppe Tanzella-Nitti, docente di teologia fondamentale presso la Pontificia Universita' della Santa Croce di Roma e curatore del Dizionario interdisciplinare di scienza e fede, il biologo Angelo Vianello, docente di fisiologia vegetale presso l'Universita' di Udine, e il filosofo Federico Vercellone, docente di estetica dell'Universita' di Udine. * Il Centro evangelico di cultura "Arturo Pascal" di Torino - legato alla chiesa evangelica valdese - intende contribuire a diffondere in Italia il pensiero e la cultura del protestantesimo. L'attivita' dell'associazione - presieduta da Luca Savarino - si concentra su alcune aree tematiche che caratterizzano storicamente la presenza evangelica in Italia: le questioni legate a laicita', ecumenismo e dialogo interreligioso, le sfide etiche e intellettuali poste dalle nuove tecnologie scientifiche nonche' il dialogo tra filosofia e teologia. Il Centro studi filosofico-religiosi "Luigi Pareyson" di Torino - diretto da Giuseppe Riconda e Claudio Ciancio e costituito su iniziativa di un gruppo di docenti accomunati dall'essere allievi, amici ed estimatori del filosofo da cui prende il nome - conta tra i fondatori l'Universita' di Torino e la Facolta' Teologica dell'Italia Settentrionale. Il Centro promuove studi di carattere filosofico-religioso attraverso conferenze, convegni e borse di studio, la raccolta di materiale bibliografico relativo a Luigi Pareyson e la realizzazione di pubblicazioni scientifiche tra cui l'"Annuario filosofico" e le Opere complete di Luigi Pareyson. Il Centro interdisciplinare "Bios" dell'Universita' del Piemonte Orientale - a cui afferiscono docenti di fama internazionale come Stefano Rodota', Adriana Cavarero, Roberto Esposito, Marco Revelli, Carlo Galli e Simona Forti, che lo dirige - ha come fine lo sviluppo e il coordinamento di attivita' di ricerca e formazione da parte di studiosi di varie discipline nel campo della biopolitica. Le attivita' di ricerca mirano a una ridefinizione delle categorie politiche ed etiche tradizionali, in particolare in relazione allo sviluppo delle nuove tecnologie scientifiche e delle scienze mediche, nonche', soprattutto, alla riflessione bioetica. Il Centro interdipartimentale di ricerca sulla morfologia "Francesco Moiso" dell'Universita' di Udine - fondato nel 2006 e diretto da Federico Vercellone - si propone l'elaborazione di un orientamento culturale volto al superamento della contrapposizione tra cultura scientifica e umanistica. L'obiettivo e' unificare una scienza che non si riduca a mera tecnica e una riflessione filosofica ed ermeneutica che riconduca i saperi nell'alveo dell'esistenza umana. Il Centro - legato a filosofi e scienziati quali Olaf Breidbach, Massimo Cacciari, Claudio Ciancio, Felix Duque, Sergio Givone, Michael Giselin, Ugo Perone e Stefano Poggi - organizza convegni e seminari, svolge progetti internazionali di ricerca e sta avviando una collana per l'editore Mimesis. L'Associazione italiana per gli studi di filosofia e teologia - fondata nel 1999 e presieduta da Ugo Perone - promuove la diffusione della cultura di carattere filosofico-teologico tramite conferenze, seminari, convegni, corsi di studio e pubblicazioni scientifiche. Con sede legale a Salerno, e' presente su tutto il territorio nazionale tramite una rete di redazioni locali. Tra le sue principali attivita' si annovera la pubblicazione della rivista interdisciplinare di dialogo tra credenti e non credenti su tematiche filosofiche, religiose e teologiche "Filosofia e teologia" edita dalla casa editrice Esi. * Ufficio stampa dell'incontro: Bianca Piazzese, tel. 3396838650. 3. INCONTRI. AD ASSISI IL 6-7 LUGLIO [Dalla Tavola della pace (per contatti: info at perlapace.it) riceviamo e diffondiamo per estratto] Si svolgera' ad Assisi, 6-7 luglio 2007, presso la Cittadella, sede della Pro Civitate Christiana, il seminario nazionale della Tavola della pace sul tema "Tutti i diritti umani per tutti". Per informazioni: Tavola della pace, via della Viola 1, 06122 Perugia, tel. 0755736890, fax: 0755739337, e-mail: info at perlapace.it 4. INCONTRI. A VITERBO IL 26-30 AGOSTO [Da varie persone amiche riceviamo e diffondiamo per estratto] IL XLVI convegno nazionale di "Cem mondialita'" sul tema "Umano disumano post-umano: corpo a corpo nell'educazione" si svolgera' a Viterbo, al Centro Domus La Quercia, in localita' La Quercia, dal 26 al 30 agosto 2007. Per informazioni: "Cem mondialita'", via Piamarta 9, 25121 Brescia, tel. 3493624217, e-.mail: cemconvegno at saveriani.bs.it 5. MATERIALI. CENTRO IMPASTATO: MAFIA E ANTIMAFIA, UN PERCORSO DI ANALISI. PROGETTI DI RICERCA [Dal sito del Centro Impastato (www.centroimpastato.it)] Progetto di ricerca "Mafia e societa'" Il progetto si articola nelle seguenti sezioni: - Idee di mafia - Evoluzione del fenomeno mafioso - La mafia contemporanea - Donne e mafia - Inchiesta su Palermo - Inchiesta su Cinisi - Lotta alla mafia Alcuni progetti sono gia' conclusi, altri in corso di svolgimento. * Progetti di intervento nel territorio - Progetti di intervento nel territorio in collaborazione con il Centro sociale San Saverio e con altre strutture - Seminari informativi sull'uso dei Fondi strutturali della Comunita' Europea per progetti di sviluppo - Costituzione di strutture finanziarie alternative (Mag: Mutua Auto Gestione) * Su tutti i progetti si vedano le specifiche sezioni ad essi dedicate nel sito del Centro Impastato (www.centroimpastato.it). 6. LIBRI. FRANCO CARLINI PRESENTA "TECNOLOGIA E DEMOCRAZIA" DI LUCIANO GALLINO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 2 giugno 2007. Franco Carlini, gia' ricercatore e docente universitario, giornalista e saggista, e' tra i maggiori esperti dei problemi delle tecnologie della comunicazione. Dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo per estratto la seguente scheda: "Franco Carlini (Genova 1944) si e' laureato in fisica; dal 1972 e' stato ricercatore presso l'Istituto di Cibernetica e Biofisica del Consiglio Nazionale delle Ricerche, occupandosi di neurofisiologia e di psicologia della percezione visiva. Dal 1989 ha lasciato l'attivita' di ricerca per dedicarsi esclusivamente al lavoro giornalistico ed editoriale. Scrive per 'Il manifesto', tiene la rubrica 'Cyber e dintorni' su 'L'Espresso' e si occupa di Web Economy per il 'Corriere della Sera'. Collabora con la rivista 'Telema' con saggi relativi alla storia delle tecnologie dell'informazione. Dal 1993 partecipa attivamente alle trasmissioni scientifiche di Rai Radio 3 e del Gr Rai. E' stato professore a contratto nel corso di Informatica generale presso il Diploma di Giornalismo dell'Universita' di Genova negli anni accademici dal 1993 al 1996. Nel 1997 ha fondato e coordina Totem s.r.l., societa' di Web Design e Web Contents. Totem opera da Genova per conto di "Corriere della Sera", Vodafone, Dipartimento Funzione Pubblica, Federazione relazioni Pubbliche Italiana, inoltre e' editrice di due testate elettroniche: 'Trash.it! quotidiano spazzatura' e 'Tel&Co. , il blog di Internet'". Opere di Franco Carlini: Gli ordini del caos, Manifestolibri, Roma 1991; Dalle forze ai codici, Manifestolibri, Roma 1992; Tornano i Dnasauri. I segreti di Jurassic Park, Manifestolibri, Roma 1993; Nuove servitu'. Lavoro servile, dipendenza personale. Il ritorno dell'obbedienza produttiva, Manifestolibri, Roma 1994; Chips &Salsa. Storie e culture del mondo digitale, Manifestolibri, Roma 1995; Internet, Pinocchio e il gendarme. Le prospettive della democrazia in rete, Manifestolibri, Roma 1996; Lo stile del web. Parole e immagini nella comunicazione di rete", Einaudi, Torino 1999; Divergenze digitali. Conflitti, soggetti e tecnologie della terza internet, Manifestolibri, Roma 2002; Parole di carta e di web, Ecologia della comunicazione, Einaudi, Torino 2004. Luciano Gallino e' docente di sociologia all'Universita' di Torino, ed e' uno dei piu' autorevoli sociologi contemporanei. Dal sito www.mediamente.rai.it riprendiamo per estratto la seguente scheda: "Considerato uno dei maggiori esperti italiani nello studio del rapporto fra le nuove tecnologie e la formazione, Luciano Gallino e' professore ordinario di sociologia presso la facolta' di Scienze della formazione dell'Universita' di Torino. Dal 1987 e' presidente del Centro interdipartimentale servizi informatici e telematici per le facolta' umanistiche (www.cisi.unito.it), che si occupa del modo in cui le nuove tecnologie incidono sulla formazione, la ricerca, la didattica. Presiede il corso di laurea in Scienze dell'educazione della facolta di Scienze della formazione, ed e' direttore dei "Quaderni di sociologia". Come sociologo si e' da sempre occupato di rapporti tra tecnologia e cultura. Autore di numerose ricerche nel campo della sociologia del lavoro e dell'industria, Luciano Gallino ha dedicato molti dei suoi studi ai processi d'interazione uomo-macchina e all'intelligenza artificiale. I suoi principali campi di ricerca sono la teoria dell'azione e la teoria dell'attore sociale; le implicazioni sociali e culturali della scienza e della tecnologia; gli aspetti socio-culturali delle nuove tecnologie di telecomunicazione. Tra le opere di Luciano Gallino: Personalita' e industrializzazione, Loescher, Torino 1968; Questioni di sociologia, Edizioni di Comunita', Milano 1969; Indagini di sociologia economica, Edizioni di Comunita', Milano 1972; Dizionario di sociologia, Utet, Torino 1978, Tea, Milano 1993; La societa': perche' cambia, come funziona. Un'introduzione sistemica alla sociologia, Paravia, Torino 1980; Informatica e qualita' del lavoro, Einaudi, Torino 1983; Mente, comportamento e intelligenza artificiale, Edizioni di Comunita', Milano 1984; Il lavoro e il suo doppio. Seconda occupazione e politiche del lavoro in Italia, Il Mulino, 1985; L'attore sociale: biologia, cultura e intelligenza artificiale, Einaudi, Torino 1987; Sociologia dell'economia e del lavoro, Utet, 1989; La sociologia della politica, Utet, Torino 1989; La sociologia: concetti fondamentali, Utet, Torino 1989; Strani anelli. La societa' dei moderni, La Stampa, Torino 1990; L'incerta alleanza. Modelli di relazioni tra scienze umane e della natura, Einaudi, Torino 1992; (diretto da), Manuale di sociologia, Utet, Torino 1994; Se tre milioni vi sembran pochi. Sui modi per combattere la disoccupazione, Einaudi, Torino 1998; L'impresa responsabile. Un'intervista su Adriano Olivetti, Einaudi, Torino 2001; Globalizzazione e disuguaglianze, Laterza, Roma-Bari 2002; La scomparsa dell'Italia industriale, Einaudi, Torino 2003; (con M. Ivana Vitrotto), Stato giuridico. Stato economico, Lattes, 2004; L'impresa irresponsabile, Einaudi, Torino 2005; Il costo umano della flessibilita', Laterza, Roma-Bari 2005; Italia in frantumi, Laterza, Roma-Bari 2006; Tecnologia e democrazia. Conoscenze tecniche e scientifiche come beni pubblici, Einaudi, Torino 2007] Il Fest, Fiera dell'editoria scientifica di Trieste, da pochi giorni si e' chiuso, e con un buon successo. Dove "editoria" andava intesa come tutto quello che viene messo in pubblico - "pubblicato" appunto, in qualsivoglia formato e su qualsiasi supporto. Non solo libri e riviste, dunque, ma siti web, radio, filmati, dvd. Ha confermato, una volta ancora, che di scienza ben narrata c'e' fame in Italia, forse a colmare un ritardo storico, culturale e sociale. E infatti un po' ovunque per la penisola si sono moltiplicati convegni, festival della scienza (il piu' noto e' quello autunnale di Genova), nonche' master in Comunicazione della scienza (il piu' rinomato e' quello presso la Sissa di Trieste). Il genovese Vittorio Bo, che gia' fu alla direzione dell'Einaudi e che poi ha dato vita a Codice cultura, e' uno dei pochi che ha avuto il coraggio di rischiare prestigio (e capitali) nel campo storicamente abbandonato dell'editoria scientifica italiana per svecchiarla e sprovincializzarla, anche a costo di proposte assai specialistiche. Tutto cio' certo aiuta a recuperare un divario rispetto ad altri paesi, specialmente Francia e Inghilterra, dove la scienza e' da sempre considerata un costituente essenziale della cultura civica e delle politiche dei governi. Tanto rinnovato entusiasmo, che corrisponde anche a un discreto fatturato in eventi e convegni, e' consolante. Ma ci basta? La domanda emerge, implicita, dalla lettura del recente libro di Luciano Gallino, lo studioso torinese da anni dedito alla sociologia del lavoro e dell'industria. Tecnologia e democrazia (Einaudi, pp. 296, euro 22) ripropone alcuni dei suoi molti saggi, dedicati alla ragione tecnologica, ai decisori, alle scienze dell'informazione. Tutti densi e importanti, ma qui sia lecito concentrarsi sul filo rosso che li cuce, che si concentra sul tema dell'ignoranza, quella dei singoli scienziati e quella sociale. * Oltre il velo dell'ignoranza E si sgomberi il campo: il problema delle societa' moderne della conoscenza, sostiene Gallino, non e' semplicemente quello di meglio divulgare le scienze a una popolazione vasta che poco le conosce e che, proprio per questo, ne sarebbe diffidente. Questo atteggiamento e' tipico di molti ricercatori e governi i quali spiegano cosi', con troppa faciloneria, il rifiuto di massa nei confronti di alcune scienze che si fanno tecnologia: perche' mai si oppongono al nucleare civile, quando sarebbe pulito e comunque, nella sua lunga storia ha prodotto danni molto minori dell'automobile? Perche' rifiutano di acquistare alimenti basati su organismi geneticamente modificati, quando si tratta soltanto di una spintarella alla natura, piu' rapida e controllata di quanto fa l'evoluzione adattando le piante agli ambienti e di quanto fanno i contadini incrociando le varieta' vegetali? Si oppongono - si dice - perche' non sanno e, non sapendo, si lasciano prendere da paure irrazionali. L'elite scientifica italiana, quella che scrive sui grandi giornali e che "consiglia" i politici, e' in maggioranza attestata su tale facile spiegazione, con alcune importanti eccezioni, che sovente troviamo anche su questo quotidiano; valga per tutti il libro di Marcello Cini, pubblicato l'anno scorso con il titolo Il supermarket di Prometeo. La scienza nell'era dell'economia della conoscenza (Codice Edizioni). La ricetta semplice degli scienziati mainstream alla fine si riduce a uno slogan soltanto: divulgazione, divulgazione, divulgazione. Che evidentemente non basta, malgrado gli sforzi. Lo stesso Gallino lo fa notare: "L'approccio comunicativo si fonda sul presupposto che gli unici depositari del sapere utilizzabile siano gli esperti o i politici da essi informati". Sta a loro dunque assumersi il compito di dissipare il velo di un pubblico "considerato per definizione ignorante" e che, in quanto tale, "puo' opporre resistenza alla diffusione di una tecnologia perche' non ne comprende l'utilita' e le conseguenze". Gallino invece segnala, a monte, un'altra e piu' preoccupante tecno-ignoranza, che non riguarda affatto il volgo a cui divulgare, ma i saggi che dovrebbero farlo. Anzi a ben vedere sono due le pericolose ignoranze in circolazione: l'una a-specifica, quando gli esperti "non sanno quello che non sanno", e dunque procedono tranquilli, senza nemmeno avvertire il vuoto di conoscenze in cui si muovono. L'altra e' un'ignoranza specifica, nel proprio singolo settore, che troppo facilmente viene trascurata e rimossa, fidando nel fatto che intanto la ricerca avanzi e, soprattutto, realizzi; se poi sorgeranno dei problemi, si rimediera' con piu' ricerca e altre mirabolanti tecnologie. * I beni pubblici globali Gallino non e' certamente un nemico della tecnologia, ne' un irrazionale, e dunque si guarda bene dal trascurare i benefici che la scienza applicata ha portato alla nostra specie. Tuttavia avverte: questi che tutti consideriamo "beni pubblici globali" possono anche portare con se' delle conseguenze negative, si' da trasformarsi eventualmente in "mali pubblici". Puo' capitare, e forse gia' sta capitando alle biotecnologie; potrebbe essere il rischio insito nelle nanotecnologie. Nel caso delle manipolazioni genetiche applicate all'agricoltura un po' di cautela c'e' stata, specie in Europa, ma alla fine, sotto la spinta dell'impaziente mercato che non puo' aspettare, esse sono comunque dilagate, approfittando di una curiosa e fasulla forma di valutazione scientifica. Si e' accettata infatti la "consolidata tendenza degli esperti a interpretare l'assenza di conoscenze (riguardo ai pericoli di una tecnica - ndr) come la prova che non esistono conseguenze negative". Insomma l'ignoranza proclamata viene trasformata in via libera, il che, anche metodologicamente, fa inorridire. * L'approccio partecipativo C'e' un'altra strada? Per Gallino questa si chiama "approccio partecipativo", che ovviamente e' importante per la tecnologia quanto per tutte le altre questioni che riguardano la decisione politica. Il presupposto e' questo: "il pubblico, qualora gli sia dato modo di discutere ed esprimersi in forme e luoghi appropriati, (sara') in grado di orientare gli esperti verso cio' che non sanno o non sanno nemmeno di non sapere". Non si tratta di un'invenzione teorica, perche' metodi del genere sono largamente usati in altri paesi, specialmente in riferimento alle questioni del territorio e dell'ambiente. Robuste sono sia le elaborazioni teoriche che le pratiche diffuse, e la lettura piu' illuminante al riguardo e' forse quella di un altro sociologo torinese, Luigi Bobbio ("A piu' voci", scaricabile anche dal sito www.cantieripa.it). Nessuno si illuda, peraltro: la democrazia cosi' partecipata non potra' eludere il conflitto: non e' un convegno, ma una dialettica, in cui politici ed esperti, peraltro, potrebbero scoprire la sapienza delle masse sparpagliate (il fenomeno che in rete viene chiamato Crowdsourcing). La democrazia della conoscenza scientifica puo' arrivare solo cosi'. 7. LIBRI. BENEDETTO VECCHI PRESENTA "TECNOLOGIA E DEMOCRAZIA" DI LUCIANO GALLINO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 2 giugno 2007. Benedetto Vecchi e' redattore delle pagine culturali del quotidiano "Il manifesto"; nel 2003 ha pubblicato per Laterza una Intervista sull'identita' a Zygmunt Bauman] Ci sono libri che passano indenni il giudizio del tempo, perche' hanno la capacita' di aprire sentieri di ricerca che si rivelano, negli anni, capaci di comprendere le valenze politiche assunte da un nodo teorico. Altri libri, invece, superano il giudizio del divenire storico perche' esprimono e riescono a dare una sintesi di quell'accumulo di conoscenze attorno a un tema e nel fare cio' danno rilevanza politica a quello stesso tema. E' questo il caso del volume di Luciano Gallino Tecnologia e democrazia (Einaudi), che raccoglie testi scritti nell'arco di oltre venti anni, nel quale lo studioso torinese accetta la sfida di collocare lo sviluppo scientifico all'interno del quadro, sfaccettato, talvolta inquietante, del mutamento delle democrazie occidentali. Da questo punto di vista e' un libro decisamente non determinista, cioe' non cede alle lusinghe di chi ha considerato la tecnologia la fonte principale del mutamento sociale, da quando lo studioso statunitense William Fielding Ogburn diede legittimita' accademica al determinismo tecnologico in una serie di saggi da poco riproposti da Armando editore (Tecnologia e mutamento sociale, pp. 111, euro 9). * Una macchina universale Gallino ricostruisce il contesto in cui la ricezione di alcuni manufatti tecnologici (il computer, le nanotecnologie) o di ricerche scientifiche (la mappatura del genoma umano e la frontiera della bioingegneria) hanno accentuato la faglia nel rapporto tra sviluppo scientifico e societa', faglia aperta da quella rivoluzione mondiale che e' stato il Sessantotto. Lo studioso torinese e' consapevole che il silicio, come il Dna, non sempre godono di grande consenso e che spesso molte argomentazioni espresse nel rifiuto di determinate tecnologie sono piu' che giustificate, ma e' tuttavia convinto che le applicazioni della ricerca scientifica possono essere introdotte nella societa' attraverso delle procedure che vedano la partecipazione attiva del pubblico a cui tali applicazioni sono rivolte, favorendo cosi' l'ampliamento degli spazi di democrazia. Le tecnologie di questo inizio di millennio hanno tuttavia proprieta' che le differenziano da quelle del passato. Il computer e' una macchina universale che puo' essere usata per una varieta' quasi illimitata di scopi e questo la differenzia dalla macchina a vapore o dalle stesse macchine a controllo numerico. Dal processo lavorativo alle istituzioni preposte al controllo sociale, non c'e' ambito della vita in societa' in cui i microprocessori non possano essere introdotti svolgendo la funzione desiderata. Possono aumentare la produttivita' individuale, cosi' come possono consentire il rafforzamento delle funzioni statali preposte all'erogazione dei servizi sociali di base. Allo stesso tempo consegnano nelle mani delle imprese e dello stato dati sensibili sulle attitudini individuali che possono essere usati violando la privacy. Ma l'accumulazione delle informazioni nelle mani di poche imprese o dello stato non prelude tanto a un pervasivo Grande Fratello, quanto a uno svuotamento della democrazia. Da qui, la necessita' di procedure che permettano un controllo dal basso dell'operato di chi sta in alto. Lo stesso vale per le biotecnologie, dove la conoscenza scientifica deve essere socializzata, costringendo cosi' i camici bianchi a uscire dai laboratori e misurarsi con il resto della societa'. Protagonista nel tracciare la strada maestra di una democratizzazione della tecnologia e' ovviamente chi pretende di detenere il monopolio della decisione politica, che deve restringere la forbice tra la relativa ignoranza che avvolge la scienza e il principio di precauzione da applicare rispetto alle nanotecnologie e alle biotecnologie che influiscono e condizionano la "nuda vita". Tecnologia e democrazia e' un libro che con determinazione fa sua quella strategia della governance cosi' spesso caldeggiata per fronteggiare i conflitti attorno alla scienza che assumono una pregnanza direttamente politica. Governance, dunque, come governo della societa'; governance come esercizio della mediazione. Da questo punto di vista e' un libro che riflette lo spirito del tempo. Il conflitto attorno alla scienza e alla tecnologia e' diventato endemico non solo perche' e' disatteso il principio di precauzione, ma per il semplice fattore che la scienza e la conoscenza en general sono diventate le materie prime strategiche nella produzione della ricchezza. La governance e' quindi il dispositivo teso a regolamentare il conflitto attorno a questa materia prima. * La materia in comune Luciano Gallino non e' interessato a discutere sulla neutralita' o meno della scienza. Ne' a confrontarsi con i paradigmi dominanti nella ricerca scientifica. La sua riflessione si colloca agli inizi e all'indomani della trasformazione della conoscenza in quanto fattore strategico dei rapporti sociali di produzione e propone una soluzione a conflitti che potrebbero destabilizzare quegli stessi rapporti di produzione. Cosi', la creazione di commissioni che prevedano la presenza della forza-lavoro, dei manager e persino dei consumatori finali e' propedeutica a dare legittimita' a tutte le ragioni del conflitto, al fine di trovare una mediazione "sostenibile". Insomma, fa della ricerca del consenso attraverso l'agire comunicativo la cruna dell'ago entro cui passare per approdare a una societa' piu' democratica. Una prospettiva decisamente habermasiana, in particolar modo quando il filosofo tedesco indica, in Fatti e norme (Guerini & associati), la transitorieta' delle norme, che devono rispondere a quella sfera pubblica in cui i diversi interessi, stili di vita, weltanschauung si confrontano per trovare la mediazione sostenibile. Tecnologia e democrazia e' quindi da considerare come l'espressione compiuta di un pensiero riformista attorno alla societa' capitalista in cui la scienza svolge una funzione direttamente produttiva. Il conflitto attorno al suo uso e alla sua capacita' di modificare l'antropologia del vivente ha una eco nella crisi della democrazia, ma non solo come insieme di procedure in cui i dispositivi della governance indicano la strada da seguire, bensi' come un conflitto attorno ai rapporti sociali dominanti. Da questo punto di vista, il problema non e', come invece sostiene Luciano Gallino, di restringere la forbice tra relativa ignoranza dei fatti scientifici e principio di precauzione, ma delle pratiche di riappropriazione da parte di una cooperazione sociale di quella scienza in quanto bene comune. La governance proposta dallo studioso torinese non e' quindi il terreno della mediazione sostenibile, ma il luogo in cui la destinazione d'uso della scienza viene rimessa in discussione. 8. LIBRI. ALCUNI BUONI CONSIGLI DI LUCIANO GALLINO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 2 giugno 2007 riprendiamo la seguente scheda sul libro di Luciano Gallino, Tecnologia e democrazia, Einaudi, Torino 2007, scheda li' pubblicata col titolo "Alcuni buoni consigli per mettere sul giusto binario il rapporto tra scienza e democrazia"] Ecco alcuni consigli di Luciano Gallino per la democrazie nella scienza e nella tecnologia: trarre partito dalle lezioni tardive degli avvertimenti precoci; tenere nel debito conto le esperienze e competenze dei portatori di interesse; destinare una quota importante di investimenti a programmi di ricerca sul lungo periodo; cercare le conseguenze probabilmente gia' intervenute di una tecnologia, ma insospettate e invisibili; guardarsi dalle estrapolazioni derivanti da campioni inappropriati; allargare l'orizzonte delle ricerche alle interdipendenze tra sistemi viventi e tecnologie. E inoltre: non sottovalutare la "competenza collettiva"; sviluppare teoria e pratica di una conoscenza "socialmente robusta"; sviluppare teoria e pratica delle ricerche transdisciplinari. 9. LIBRI. NORMANNA ALBERTINI PRESENTA "COMPRARE UN SANTO" DI ETTORE MASINA [Ringraziamo Normanna Albertini (per contatti: normin56 at aliceposta.it) per questo intervento. Normanna Albertini e' nata a Canossa nel 1956, vive e lavora a Castelnovo ne' Monti, insegna in un Centro territoriale permanente di educazione agli adulti ("in parole povere: insegno italiano agli stranieri immigrati, e lo trovo bellissimo, perche' vivo nella verita' del mondo, non in un mondo virtuale"); e' impegnata nel gruppo di Felina (Reggio Emilia) della Rete Radie' Resch, e quindi in varie iniziative di solidarieta', di pace, per i diritti umani e per la nonviolenza; scrive da anni su "Tuttomontagna", mensile dell'Appennino reggiano. Opere di Normanna Albertini: Shemal, Chimienti Editore, Taranto-Milano 2004; Isabella, Chimienti Editore, Taranto-Milano 2006. Ettore Masina (per contatti: e-mail: ettore at ettoremasina.it, sito: www.ettoremasina.it), nato a Breno (Bs) il 4 settembre 1928, giornalista, scrittore, fondatore della Rete Radie' Resch, gia' parlamentare, e' una delle figure piu' vive della cultura e della prassi di pace. Sulle sue esperienze e riflessioni si vedano innanzitutto i suoi tre libri autobiografici: Diario di un cattolico errante. Fra santi, burocrati e guerriglieri (Gamberetti, 1997); Il prevalente passato. Un'autobiografia in cammino (Rubbettino, 2000); L'airone di Orbetello. Storia e storie di un cattocomunista (Rubbettino, 2005). Tra gli altri suoi libri: Il Vangelo secondo gli anonimi (Cittadella, 1969, tradotto in Brasile), Un passo nella storia (Cittadella, 1974), Il ferro e il miele (Rusconi, tradotto in serbo-croato), El Nido de Oro. Viaggio all'interno del terzo Mondo: Brasile, Corno d'Africa, Nicaragua (Marietti, 1989), Un inverno al Sud: Cile, Vietnam, Sudafrica, Palestina (Marietti, 1992), L'arcivescovo deve morire. Monsignor Oscar Romero e il suo popolo (Edizioni cultura della pace, 1993 col titolo Oscar Romero, poi in nuova edizione nelle Edizioni Gruppo Abele, 1995), Comprare un santo (Camunia, 1994; O. G. E., 2006); Il Volo del passero (San Paolo, tradotto in greco), I gabbiani di Fringen (San Paolo, 1999), Il Vincere (San Paolo, 2002). Un piu' ampio profilo di Ettore Masina, scritto generosamente da lui stesso per il nostro foglio, e' nel n. 418 de "La nonviolenza e' in cammino"] Il primo pensiero che sorge gia' alle righe iniziali di questo romanzo di Ettore Masina, Comprare un santo, e' come sia possibile che le grandi case editrici pubblichino tanta spazzatura e ignorino simili gioielli. Interessa ancora a qualcuno la cultura vera? Quella che, nel bene o nel male, trasmette contenuti, non vuoti deliri? Nel Codice matritense del padre Bernardino de Sahagun, che raccoglie testi aztechi, c'e' scritto: "Coloro che stanno leggendo / coloro che trasmettono il sapere / coloro che forgiano i codici / coloro che hanno potere sulla parola scritta e sulla pittura / essi ci guidano / ci insegnano il giusto cammino". Forse il motivo e' che, affinche' il modello economico che il mondo ha abbracciato come "cosa buona e giusta" funzioni, non e' opportuno dare spazio a persone che indicano un "giusto cammino"... Ma Comprare un santo e' un gioiello; per l'accuratezza stilistica, innanzitutto, che da' piacere, come il suono contento d'acqua fresca di fonte. E' gioioso, Masina, arguto, lieve e gradevole anche quando si addentra in descrizioni che - in altre mani - avrebbero potuto diventare torbide e grevi. Pare di sentirlo raccontare, con quel suo modo tenero, un po' aristocratico, in apparenza distaccato, ma poi, improvvisamente, intenso, sferzante e sarcastico, dei poveri cittadini di Marogne discesi a Roma dal lago d'Iseo, nel 1730, per comprare lo scheletro di un santo. E nello stile semplice della narrazione d'un cantastorie, senza artifizi o difficili salti temporali, e' strutturato il romanzo, i cui personaggi si levano chiari, in descrizioni che li creano visivamente presenti, con definizioni psicologiche tanto efficaci da renderli attuali e da coinvolgere emotivamente il lettore. * Ci si affeziona subito al monaco benedettino dom Ortensio da Breno, alla sua ingenuita' che verra' sconvolta dallo svelamento dell'immondizia che pervade le strade di Roma e la Curia romana. Dom Ortensio dal "cuore di ricotta", che fa un'analisi dei problemi dei sacerdoti quantomai moderna: "Non era solo la spina del sesso, come crede la gente volgare, a lacerare lo spirito di quei miseri: era piu' spesso la conseguenza di un'elezione che rende diversi, rinserra in una gabbia, tra le cui sbarre filtra lo sguardo del prigioniero a contemplare l'umanita' alla quale piu' non appartiene, filtra fra sbarra e sbarra lo sguardo curioso della gente, a sbirciare il comportamento di quello strano animale che pare uomo e non e'". Attualissima, poi, soprattutto dopo le esternazioni da "Ratisbona tropicale", come lo stesso Masina le ha definite, di papa Ratzinger sulla colonizzazione americana senza spargimento di sangue, la figura del gesuita padre Miguel Garcia, sconvolto dall'evidente scandalo della riduzione in schiavitu' dei pretos, i neri. "E aveva raccontato padre Garcia che un giorno di tanti anni prima, mentre un carico di schiavi veniva sbarcato da una nave, egli aveva visto il dolce Cristo camminare in catene in mezzo a loro: 'Non potevo sbagliarmi: fra quei corpi nerissimi e ignudi spiccava la sua veste rossa, il chiaro volto. Io gli sono corso accanto, ho cercato i suoi polsi per liberarli dalle catene... Lui mi ha sorriso e mi ha detto: Miguel, che fai? Non sai che io debbo rimanere con loro, che ogni cosa che e' fatta ai poveri e' a me che viene fatta?'. Un sibilo di frusta, un urlo; e la fila aveva ripreso ad avanzare strascicando i piedi, a testa bassa, gli occhi chiusi quasi rifiutando di contemplare il luogo della deportazione. Padre Garcia s'era subito accorto che quella figura l'aveva vista lui solo, vista e toccata, come ora confidava al nuovo amico. La gente intorno, infatti, era rimasta immobile e indifferente ai margini del lungo nero corteo. E lui, per non sembrare un folle, aveva taciuto a tutti la sua visione. Ma non cio' che aveva, in quell'incontro, compreso: la certa, certissima ereticita' della schiavitu'. E tuttavia anche qui s'era scoperto solo. Nelle strade di Salvador, la ricca citta' degli zuccherieri, fastosa capitale della colonia brasiliana, i conventi esibivano facciate sontuose in cui, sopra le ornate finestre delle celle, si aprivano i finestrini degli schiavi personali dei religiosi; e sembrava normalissima consuetudine. Peggio ancora: nella casa del suo Ordine padre Garcia aveva trovato antiche carte dalle quali risultava che i gesuiti evangelizzatori dell'Africa avevano talvolta fornito schiavi ai confratelli brasiliani: quasi fossero bestie. E proprio bestie quei poveri erano infatti considerati, come documentano gli atti di un Capitolo celbrato a Salvador nel 1568: un paragrafo dei quali era intitolato de vacis et servis, schiavi e animali sullo stesso piano". * Un romanzo storico, ambientato nella Roma pontificia del '700, citta' estremamente corrotta, quella che gia' san Bonaventura aveva paragonato alla meretrice dell'Apocalisse, precedendo Lutero di tre secoli, e che Dante aveva, in buona parte, mandato all'inferno: innanzitutto diversi papi, poi i cardinali, confinati, nudi come vermi, nel quarto cerchio, costretti a spingere per l'eternita' grossi massi simbolo delle ricchezze, contro massi simili spinti da altri avidi individui. La Roma della Curia e dei bordelli - e una delle ragioni per un cosi' alto numero di prostitute era proprio la presenza di un alto numero di celibi, sia pure consacrati - e' il palcoscenico in cui si muove Obizio Slanzi, segretario comunale, incaricato con dom Ortensio dalla comunita' di Marogne di procurarsi lo scheletro completo di un santo che desse lustro e possibilita' di miracoli al loro paese. Guarda caso, anche l'allora pontefice si chiamava Benedetto. Tredicesimo, quello. Papa Francesco Orsini, Benedetto XIII, viene descritto, nel romanzo, come un asceta, con una sola macchia: la "predilezione" per un bambino (anche qui le analogie con alcune problematiche del presente...) figlio del suo barbiere, che si era allevato e tenuto accanto per tutta la vita, prima obbligandolo ad entrare in seminario, poi promuovendolo, per gradi, fino alla porpora cardinalizia. Una serpe in seno, che, approfittando della propria posizione, aveva rubato a piu' non posso, accrescendo l'odio della popolazione contro la Curia. Un papa che veniva dopo Innocenzo XIII e Clemente XI, quest'ultimo protagonista di uno dei piu' grandi errori della chiesa cattolica: la condanna dei metodi "di inculturazione" usati dai missionari in Cina. Anche questo fatto attualissimo, visto il lavoro di restaurazione che la Chiesa ha portato avanti contro la teologia della liberazione in America latina. Clemente XI aveva mandato a Pechino un vescovo come rappresentante personale per condurre un'inchiesta sui gesuiti, il quale, molto scioccamente, aveva condannato in pubblico come idolatrie i riti locali riguardanti gli antenati. Dopo alterne vicende, il papa approvo' tutti i decreti dell'Inquisizione contro i gesuiti: nell'anno 1715 tutti i missionari della Cina dovevano giurare di detestare i riti cinesi e promettere di non tollerarli mai. Questa "giusta" intolleranza, secondo il papa, avrebbe sradicato le male erbe e reso il suolo cinese piu' prolifico per il cristianesimo. La Chiesa era Roma, e doveva rispondere a Roma, non tanto al Vangelo, anche a Pechino. I risultati li abbiamo sotto gli occhi. Ma il metodo pare lo stesso anche oggi, e piu' che mai rinvigorito. Anche col sostegno di quegli uomini di lettere e giornalisti sempre pronti a distendersi a terra e genuflettersi quando sentono odore di denaro. Ritorna, presente e reale, il pensiero di dom Ortensio al disvelamento delle sordidezze e dell'ipocrisia della Roma settecentesca: "Che cosa aveva visto al di la' di pietre sacre alla storia della Chiesa e del genio umano? Torvi mendicanti e rozzi contadini che baciavano la mano a signori boriosi, i quali la baciavano a dame impudiche, le quali la baciavano a tronfi cardinali che la baciavano al Papa... Baci di Giuda, tanti Giuda e nessun Cristo". * Entra nell'intimo dei personaggi, Masina, con lucidita' e oggettivita', ma anche con grande tenerezza, con la compassione di chi si riconosce innanzitutto peccatore, nudo e indifeso davanti ai mali del mondo. Nudo davanti al suo Creatore. Ci da' cosi' lezioni di misericordia, di umilta' vera, ma ci da' altresi' lezioni su cos'e' una credibile formazione intellettuale, a fronte di tutta la pacchianeria che ci viene propinata come cultura.tutta la pacchianeria che ci viene propinata come cultura. 10. CONTROEDITORIALE. PEPPE SINI: E CON L'ASCIA IN SELVA INGENTE Me lo ricordo come fosse ieri. Eravamo con Orfeo e Terranova al bar di Bozzella, e certo dovevamo aver alzato un po' il gomito - voi m'intendete - quando Annibale Scarpante stufo di perdere a quartiglio ricomincio' a strepitare. * Basta, di grazia, con la retorica totalitaria del "tutti insieme appassionatamente"; basto con la complicita' con i bombardieri dello pseudopacifismo ministeriale e militarista, razzista e belligerante; e basta con la complicita' con gli squadristi dello pseudopacifismo picchiatore e vandalico, della societa' dello spettacolo e della clientela. E basta, di grazia, con la retorica idiota ed infame del sostegno alle cosiddette "resistenze antimperialiste" delle ideologie e delle organizzazioni fasciste, terroriste e stragiste (non meno dell'imperialismo dominante degli stati e dei regimi), dei corpi bomba e delle decollazioni. E basta con la contemplazione del proprio ombelico: la catastrofe del movimento per la pace in italia e' sotto gli occhi di tutti; non sara' il caso di farla finita di gridare alla resurrezione epocale solo perche' si fa una passeggiatina e un concertino nella capitale un sabato a stagione? non sara' il caso di cominciare a fare i conti su chi siamo e cosa vogliamo, o almeno - mi perdoni Montale - "cio' che non siamo, cio' che non vogliamo"? E basta con la stupidaggine della grottesca servile dicotomia "tu politica, noi societa' civile", "tu istituzioni, noi movimento", ed altre amenita' del genere che ad ogni pie' sospinto ci propinano per stolta e tracotante cecita' persone tanto bennate e benintenzionate quanto ingenue e confuse (non solo, non tutte: ci sono anche di quelle - persone ed organizzazioni - che sotto il velame della retorica del "volontariato e' bello", e del labirintico siglario di onlus e ong, son dedite al nepotistico consensuale saccheggio del pubblico erario). Come se non fosse del tutto evidente che e' funzione-chiave di lotta ideologica dei potenti persuadere gli oppressi a rinunciare alla lotta politica e alla presenza istituzionale per la democrazia formale e sostanziale e per il potere legittimo e legale, con la scusa che "governare e' troppo difficile per l'uomo comune" (per dirla col vetriolo di Brecht) e che quindi la politica e' cosa loro, che le istituzioni sono cosa loro, e chi non ci sta "e' l'antipolitica". Ma noi, miei cari, cos'altro siamo se non militanti politici? Cos'altro e' la lotta per la pace se non la politica prima, ed essenzialissima? Cos'altro e' la nonviolenza se non un'azione politica, un movimento politico, una proposta politica? Dire omnicrazia - potere di tutti - e' dire rivoluzione socialista che tutte e tutti raggiunga, riconosca, salvi, liberi. * Un movimento per la pace adeguato alle sfide cruciali dell'oggi, adeguato ai compiti dell'ora, o sceglie la nonviolenza, o non e'. Ed anche su questo sara' da fare chiarezza: occorre la nonviolenza senza "nonviolenzismi" astratti ergo alienanti. Ed occorre la scelta della nonviolenza senza la presunzione che esistano "i nonviolenti": possono esistere, ed a fatica, le persone amiche della nonviolenza; chi autobeatificandosi si proclama "nonviolento" tout court, o e' un nevrotico o un totalitario, o un cialtrone o un ingenuo che non sa quel che si dice. * Rompere occorre ogni collateralismo con i fautori della violenza che e' sempre assassina. Uscire occorre dalla subalternita', dalle ambiguita', dalla rassegnazione vile e complice. Contrastare occorre tutte le guerre e tutti i terrorismi. Opporsi occorre a tutte le armi, gli eserciti, i militarismi. Occorre la scelta della nonviolenza, conflittuale e giuriscostituente. Nonviolenza che e' lotta e chiarificazione, riconoscimento di umanita' e costruzione della giustizia. * Cosi' Annibalaccio eruttava. Finche' pure quella notte arrivo' il 118. E anche oggi ci siamo fatti qualche amico. 11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 12. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 121 del 15 giugno 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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