Minime. 119



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 119 del 13 giugno 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini: Di alcuni correnti equivoci
2 Centro Impastato: Mafia e antimafia, un percorso di analisi. Una guida
bibliografica ragionata (parte prima)
3. Sara Sesti presenta "Quattro minuti" di Chris Kraus
4. Letture: Roberto Massari, Hugo Chavez tra Bolivar e Porto Alegre
5. La "Carta" del Movimento Nonviolento
6. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: DI ALCUNI CORRENTI EQUIVOCI

La nonviolenza non e' un mero repertorio di tecniche che chiunque puo' usare
a qualunque fine.
La nonviolenza e' un progetto di liberazione.
*
La nonviolenza non e' acquiescenza alla violenza altrui, ma la lotta la piu'
nitida e la piu' intransigente contro ogni violenza, contro ogni
oppressione, contro ogni ingiustizia, per la liberazione comune.
*
La nonviolenza gandhiana e capitiniana e' la proposta di una rivoluzione
socialista che difenda ed inveri tutti i diritti umani per tutti gli esseri
umani.
E' l'adempimento degli impegni dichiarati nelle linee portanti dei grandi
monumenti giuridici della contemporaneita'.
*
La nonviolenza gandhiana e capitiniana estende i diritti non solo
all'umanita' intera, vivente, passata e ventura, ma anche a tutti i viventi,
alla biosfera tutta, in un rapporto tra umanita' e natura di cura e
responsabilita'.
*
La nonviolenza non e' un'ideologia, ma una guida per l'azione, un appello
alla lotta, un'eredita' e una guarigione.
*
La nonviolenza e' scienza e coscienza del conflitto, sapienza dunque,
dialettica e dialogica.
La nonviolenza e' riconoscimento di umanita', salvare le vite, e preferire
infine - come dice Socrate nel Gorgia - subire il male anziche' commetterlo.

2. MATERIALI. CENTRO IMPASTATO: MAFIA E ANTIMAFIA, UN PERCORSO DI ANALISI.
UNA GUIDA BIBLIOGRAFICA RAGIONATA (PARTE PRIMA)
[Dal sito del Centro Impastato (www.centroimpastato.it).
Giovanni la Fiura e' un prestigioso studioso e militante del movimento
antimafia, collaboratore del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe
Impastato" di Palermo. Tra le opere di Giovanni La Fiura: con Amelia
Crisantino, la mafia come metodo e come sistema, Pellegrini, Cosenza 1989;
con Umberto Santino, L'impresa mafiosa, Franco Angeli, Milano 1990; con
Giorgio Chinnici, Umberto Santino, Ugo Adragna, Gabbie vuote, Franco Angeli,
Milano 1992; con Umberto Santino, Dietro la droga, Edizioni Gruppo Abele,
Torino 1993; Droghe & mafie, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe
Impastato", Palermo 1993...
Amelia Crisantino e' una prestigiosa studiosa e militante antimafia,
collaboratrice del Centro Impastato di Palermo. Tra le opere di Amelia
Crisantino: (con Giovanni La Fiura), La mafia come metodo e come sistema,
Pellegrini, Cosenza 1989; La citta' spugna, Centro Impastato, Palermo 1990;
Cercando Palermo, La Luna, Palermo; Ho trovato l'Occidente. Storie di donne
immigrate a Palermo, La Luna, Palermo 1992; Capire la mafia, La Luna,
Palermo 1994; Della segreta e operosa associazione, Sellerio, Palermo 2000.
Augusto Cavadi, prestigioso intellettuale ed educatore, collaboratore del
Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo, e'
impegnato nel movimento antimafia e nelle esperienze di risanamento a
Palermo, collabora a varie qualificate riviste che si occupano di
problematiche educative e che partecipano dell'impegno contro la mafia.
Opere di Augusto Cavadi: Per meditare. Itinerari alla ricerca della
consapevolezza, Gribaudi, Torino 1988; Con occhi nuovi. Risposte possibili a
questioni inevitabili, Augustinus, Palermo 1989; Fare teologia a Palermo,
Augustinus, Palermo 1990; Pregare senza confini, Paoline, Milano 1990; trad.
portoghese 1999; Ciascuno nella sua lingua. Tracce per un'altra preghiera,
Augustinus, Palermo 1991; Pregare con il cosmo, Paoline, Milano 1992, trad.
portoghese 1999; Le nuove frontiere dell'impegno sociale, politico,
ecclesiale, Paoline, Milano 1992; Liberarsi dal dominio mafioso. Che cosa
puo' fare ciascuno di noi qui e subito, Dehoniane, Bologna 1993, nuova
edizione aggiornata e ampliata Dehoniane, Bologna 2003; Il vangelo e la
lupara. Materiali su chiese e mafia, 2 voll., Dehoniane, Bologna 1994; A
scuola di antimafia. Materiali di studio, criteri educativi, esperienze
didattiche, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo
1994; Essere profeti oggi. La dimensione profetica dell'esperienza
cristiana, Dehoniane, Bologna 1997; trad. spagnola 1999; Jacques Maritain
fra moderno e post-moderno, Edisco, Torino 1998; Volontari a Palermo.
Indicazioni per chi fa o vuol fare l'operatore sociale, Centro siciliano di
documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1998, seconda ed.; voce
"Pedagogia" nel cd- rom di AA. VV., La Mafia. 150 anni di storia e storie,
Cliomedia Officina, Torino 1998, ed. inglese 1999; Ripartire dalle radici.
Naufragio della politica e indicazioni dall'etica, Cittadella, Assisi, 2000;
Le ideologie del Novecento, Rubbettino, Soveria Mannelli 2001; Volontariato
in crisi? Diagnosi e terapia, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2003; Gente
bella, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2004; Strappare una generazione alla
mafia, DG Editore, Trapani 2005; E, per passione, la filosofia, DG Editore,
Trapani 2006. Vari suoi contributi sono apparsi sulle migliori riviste
antimafia di Palermo. Indirizzi utili: segnaliamo il sito:
http://www.neomedia.it/personal/augustocavadi (con bibliografia completa).
Umberto Santino ha fondato e dirige il Centro siciliano di documentazione
"Giuseppe Impastato" di Palermo. Da decenni e' uno dei militanti democratici
piu' impegnati contro la mafia ed i suoi complici. E' uno dei massimi
studiosi a livello internazionale di questioni concernenti i poteri
criminali, i mercati illegali, i rapporti tra economia, politica e
criminalita'. Tra le opere di Umberto Santino: (a cura di), L'antimafia
difficile,  Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo
1989; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, La violenza programmata. Omicidi e
guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, Franco Angeli, Milano
1989; Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa. Dall'Italia
agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990; Giorgio Chinnici, Umberto
Santino, Giovanni La Fiura, Ugo Adragna, Gabbie vuote. Processi per omicidio
a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, Franco Angeli, Milano 1992 (seconda
edizione); Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro la droga. Economie di
sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra, progetti di sviluppo,
Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993; La borghesia mafiosa, Centro siciliano
di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia come soggetto
politico, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo
1994; Casa Europa. Contro le mafie, per l'ambiente, per lo sviluppo, Centro
siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia
interpretata. Dilemmi, stereotipi, paradigmi, Rubbettino Editore, Soveria
Mannelli 1995; Sicilia 102. Caduti nella lotta contro la mafia e per la
democrazia dal 1893 al 1994, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe
Impastato", Palermo 1995; La democrazia bloccata. La strage di Portella
della Ginestra e l'emarginazione delle sinistre, Rubbettino Editore, Soveria
Mannelli 1997; Oltre la legalita'. Appunti per un programma di lavoro in
terra di mafie, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato",
Palermo 1997; L'alleanza e il compromesso. Mafia e politica dai tempi di
Lima e Andreotti ai giorni nostri, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli
1997; Storia del movimento antimafia, Editori Riuniti, Roma 2000; La cosa e
il nome. Materiali per lo studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino,
Soveria Mannelli 2000; Dalla mafia alle mafie, Rubbettino, Soveria Mannelli
2006; Mafie e globalizzazione, Di Girolamo Editore, Trapani 2007. Su Umberto
Santino cfr. la bibliografia ragionata "Contro la mafia. Una breve rassegna
di alcuni lavori di Umberto Santino" apparsa su "La nonviolenza e' in
cammino" nei nn. 931-934]

Giovanni La Fiura, Amelia Crisantino, Augusto Cavadi: Mafia: una guida
bibliografica ragionata
Di che cosa ci stiamo occupando
Puo' sembrare paradossale, ma una ricerca sulla mafia deve cominciare dalla
focalizzazione precisa del tema: in questo caso, come in pochi altri,
infatti, uno stesso termine e' adoperato in significati disparati, talora
contraddittori. La parola "mafia" ha insieme indicato: un comportamento e un
modo di essere, cioe' una mentalita' e uno stato d'animo, e un dato di
fatto, cioe' l'associazione criminale; l'espressione del "senso dell'onore"
e dell'"ipertrofia dell'io" di determinate popolazioni e la manifestazione
della loro inferiorita' razziale; un fenomeno locale e residuale e la
"piovra" universale; l'effetto e la causa del sottosviluppo etc. etc. E'
evidente che l'indeterminazione pregiudica la riuscita dell'indagine, per
cui si pone preliminarmente l'esigenza di individuare un'ipotesi
definitoria. In un volume che raccoglie gli atti di una "giornata di
bilancio e di riflessione", svoltasi l'8 maggio 1988 nel decimo anniversario
dell'assassinio del militante Giuseppe Impastato, Umberto Santino, direttore
del primo centro di documentazione e di studi sulla mafia sorto in Italia,
propone la seguente definizione del fenomeno mafioso: "Per mafia intendiamo
un fenomeno complesso, polimorfico, consistente nell'uso di pratiche di
violenza e di illegalita' in genere da parte di strati sociali dominanti o
tendenti a diventare tali ('borghesia mafiosa') allo scopo di accumulare
ricchezza e acquisire posizioni di potere, avvalendosi di un codice
culturale non immodificabile e di un relativo consenso sociale, variabile a
seconda della composizione della societa' e dell'andamento del conflitto di
classe o comunque del rapporto tra le varie componenti ("Mafia e lotta alla
mafia: materiali per un bilancio e nuove ipotesi di lavoro" in AA. VV.,
L'antimafia difficile, a cura di U. Santino, Centro Impastato, Palermo 1989,
pp. 21-22).
Per quanto riguarda lo sviluppo storico del fenomeno, esso viene visto come
un intreccio di continuita' e trasformazione, qualcosa di piu' complesso
delle classificazioni correnti, imperniate su nozioni approssimative come
"mafia vecchia" e "mafia nuova". Santino individua quattro fasi:
- "un lungo periodo di incubazione (in cui piu' che di mafia vera e propria
puo' parlarsi di 'fenomeni premafiosi' all'interno del processo di
transizione dal feudalesimo al capitalismo in una regione che sulla scorta
dello schema di Wallerstein abbiamo definito una 'semiperiferia anomala',
contrassegnata dalla prevalenza del lavoro mezzadrile e dal policentrismo
del potere);
- una fase agraria che va dall'Unita' d'Italia agli anni '50 di questo
secolo, con almeno quattro subfasi: opposizione strumentale iniziale,
integrazione successiva con delega (da parte dello Stato centrale) del
potere locale, espulsione relativa di fasce di bassa mafia ed integrazione
dell'alta mafia nel periodo fascista, rilegittimazione politica e assunzione
diretta del potere nell'immediato dopoguerra e successiva integrazione nel
blocco dominante;
- una fase urbano-imprenditoriale dalla seconda meta' degli anni '50 agli
anni '60, caratterizzata dalla compenetrazione con il potere politico,
l'egemonia locale, il controllo della spesa pubblica, l'intreccio tra
pratiche parassitarie, come la riscossione delle tangenti, che non e' mai
cessata, con attivita' imprenditoriali che producono, d'amore e d'accordo
con altri soggetti imprenditoriali, quell'insalata di palazzoni che si
chiama Palermo e quel deserto di cemento che si chiamava Conca d'oro;
- la fase della 'mafia finanziaria' dagli anni '70 ad oggi, cioe' una grande
macchina di accumulazione del capitale a livello mondiale, che opera in
collaborazione-concorrenza-competizione con altre criminalita' organizzate,
che sono venute assumendo caratteri omologhi, in quanto praticano le stesse
attivita' (traffici di droga e di armi in primo luogo) e si trovano di
fronte agli stessi problemi (riciclaggio del denaro sporco, investimento);
la mafia nella fase attuale utilizza le opportunita' offerte dal
proibizionismo delle droghe, dall'espansione del mercato delle armi, dal
segreto bancario e dai fenomeni di innovazione finanziaria e, forte delle
sue capacita' di accumulazione, e' entrata in gara egemonica con altri
soggetti sociali dominanti e chiede di contare di piu' a livello sociale e
politico, abbattendo gli ostacoli che si frappongono al suo processo di
espansione" (U. Santino, Mafia e lotta alla mafia, cit., pp. 22-23).
*
Dalla preistoria alla mafia agraria
Tra i volumi piu' significativi che si occupano della genesi e dei primi
sviluppi della mafia va citato S. F. Romano, Storia della mafia, Mondadori,
Milano 1966, che analizzava "gli antecedenti strutturali e le origini
sociali della 'mafia': compagni d'arme, maestranze, squadre e controsquadre"
sino all'ascesa dei gruppi mafiosi dopo la seconda guerra mondiale (con
riferimenti alla mafia americana). Purtroppo si tratta di un testo da tempo
irreperibile sul mercato editoriale, e gia' questo ci sembra indicativo di
una situazione di fatto che contraddice la sensazione di un'abbondanza di
informazioni sull'argomento. Se molto si e' scritto e si scrive sul piano
giornalistico, pochissimo e' stato prodotto a livello di analisi
scientifica: e sarebbe auspicabile una riedizione di questi e di altri
lavori di valore da tempo caduti nel dimenticatoio, pur senza essere stati
adeguatamente rimpiazzati. Per fare un altro esempio, la rassegna antologica
piu' significativa e' ancora l'Antologia della mafia a cura di N. Russo, Il
Punto, Palermo 1964, anche essa irreperibile. L'antologia raccoglie
documenti degli anni '70 dell'Ottocento, la relazione Bonfadini della prima
commissione parlamentare d'inchiesta (1875-'76), ampi stralci dell'inchiesta
di Franchetti e Sonnino del 1876 - un testo lucidissimo nella individuazione
della mafia come "industria del delitto", cioe' come violenza strumentale a
fini di arricchimento e di potere, e caratteristica delle "classi medie"
siciliane - e si conclude con documenti del periodo fascista. Di questi
materiali, nel 1974, e' stata ripubblicata dall'editore Vallecchi di
Firenze, con il titolo Inchiesta in Sicilia, la ricerca condotta
privatamente da Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino. Il testo di
Franchetti, con il titolo Condizioni politiche e amministrative della
Sicilia, e' stato ripubblicato da Donzelli, Roma 1993.
Allo stato attuale, per quanto riguarda l'approccio storiografico, bisogna
dunque accontentarsi dei riferimenti rintracciabili in opere sulla Sicilia
in generale come il paragrafo su mafia e corruzione politica in D. Mack
Smith, Storia della Sicilia medievale e moderna, Laterza, Bari 1970, (pp.
662-685) e il capitolo secondo del volume primo e il capitolo primo del
volume terzo della Storia della Sicilia dal 1860 al 1970 di F. Renda,
Sellerio, Palermo 1984-'87, in tre volumi. Cfr. anche il volume della Storia
d'Italia. Le regioni dall'Unita' a oggi: AA. VV (a cura di M. Aymard e G.
Giarrizzo), La Sicilia, Einaudi, Torino, 1987, in particolare Per una storia
della mafia. Interpretazioni e questioni controverse di R. Spampinato (pp.
881-902) e Stato violenza societa'. Nascita e sviluppo del paradigma mafioso
di P. Pezzino (pp. 903-982). In questo contributo, per "paradigma mafioso"
si intende "l'insieme di analisi, indagini, interpretazioni, luoghi comuni,
che si sono andati depositando e stratificando nel tempo sopra vicende e
aspetti significativi della storia siciliana progressivamente, e non sempre
con identico significato, classificati col termine 'mafia'" (p. 906), cioe'
piu' un assemblaggio di stereotipi che un vero e proprio paradigma
scientifico. Il "paradigma" si forma nei primi anni dell'Unita' d'Italia e
in particolare dopo l'insurrezione palermitana del 1866, e risponde a
esigenze dettate dalla lotta politica, tendendo a criminalizzare come
"mafiosa" qualsiasi forma di opposizione; esso successivamente, "nella
duplice versione di riduzione del fenomeno a codice culturale o a forma
popolare di autogiustizia, attraversa le divisioni ideologiche perche' la
valorizzazione della mafia come dato storico originario del popolo siciliano
si colloca tra le manifestazioni piu' tipiche del sicilianismo: a tale
ideologia le classi dirigenti siciliane ricorrevano nel tentativo di
pilotare un processo di sviluppo che non mettesse in discussione la
tradizionale egemonia proprietaria" (pp. 958-959).
Nel periodo fascista, come in altri momenti della storia, "al paradigma
mafioso elaborato dalle classi dirigenti siciliane veniva contrapposto il
paradigma associativo elaborato dalle istituzioni in quelle occasioni in cui
si faceva della repressione antimafia strumento di lotta politica" (p. 977).
Ad avviso dell'autore, il paradigma "riemerge nelle discussioni che hanno
accompagnato le vicende degli ultimi anni, e soprattutto con riferimento
all'approvazione, dopo l'assassinio di La Torre e Dalla Chiesa, della Legge
13 settembre n. 646" (p. 981).
Se passiamo da opere di respiro generale a lavori di carattere monografico,
vanno citati gli studi di G. C. Marino sui primi anni dell'Unita' d'Italia
(L'opposizione mafiosa (1870-'82). Baroni e mafia contro lo Stato,
Flaccovio, Palermo 1964, ripubblicato nel 1986), sul periodo fascista
(Partiti e lotta di classe in Sicilia, De Donato, Bari 1976) e sul
separatismo (Storia del separatismo siciliano 1943-'47, Editori Riuniti,
Roma 1979).
Recentemente interessanti contributi sulla storia del fenomeno mafioso sono
venuti da alcuni studiosi. Segnaliamo: O. Cancila, Cosi' andavano le cose
nel sedicesimo secolo, Sellerio, Palermo 1984; G. Fiume, Le bande armate in
Sicilia (1819-1849). Violenza e organizzazione del potere, Facolta' di
Lettere, Palermo 1984; S. Lupo, Nei giardini della Conca d'oro, in "Italia
contemporanea", n. 156, 1984 e "Il tenebroso sodalizio". Un rapporto sulla
mafia palermitana di fine Ottocento, in "Studi storici", aprile-giugno 1988;
N. Recupero, Ceti medi e "homines novi". Alle origini della mafia, in
"Polis", n. 2, 1987; R. Mangiameli, Banditi e mafiosi dopo l'Unita', nel n.
7-8 della rivista "Meridiana", gennaio 1990, dedicato alla mafia, con
scritti di storici e sociologi; P. Pezzino, Una certa reciprocita' di
favori. Mafia e modernizzazione violenta nella Sicilia postunitaria, F.
Angeli, Milano 1990; La congiura dei pugnalatori, Marsilio, Venezia 1992.
Nel capitolo dedicato alla mafia nel volume di E. J. Hobsbawm, I ribelli.
Forme primitive di rivolta sociale, Einaudi, Torino 1990, ma ed. or. 1959
(pp. 41-74), la mafia viene considerata come "uno sviluppo alquanto piu'
complesso del banditismo sociale", sempre di piu' "strumento di esponenti
del potere o di aspiranti ad esso" (p. 9) e "sistema di potere, a carattere
privato e parallelo a quello ufficiale" (p. 48).
Per anni uno dei testi a cui si e' fatto riferimento e' il volume di H.
Hess, La mafia, Laterza, Bari 1984, ed. or. 1970, una ricerca sociologica
con taglio antropologico. Al centro della ricerca e' il "comportamento
mafioso", studiato all'interno di un "sistema subculturale" che coinvolge
l'intera popolazione, o la grande maggioranza di essa, delle quattro
province della Sicilia occidentale (non si fa cenno alle ondate di movimento
contadino anti-mafioso, dai Fasci siciliani al secondo dopoguerra). Tale
comportamento svolge le funzioni di "protezione", "mediazione" e
"regolamentazione economica", nei confronti di uno Stato estraneo o assente,
per cui si arriva alla conclusione che "il comportamento mafioso non potra'
piu' manifestarsi quando lo Stato assolvera' le funzioni di protezione e
regolamentazione economica e perseguira' energicamente ogni forma privata di
ricorso alla violenza" (p. 230).
Fanno continuo riferimento, invece, ai legami fra mafia e istituzioni e
mondo politico i libri di denuncia, ancora facilmente reperibili, di Michele
Pantaleone, soprattutto Mafia e politica: 1943-1962, Einaudi, Torino 1962;
Antimafia occasione mancata, Einaudi, Torino 1969.
Al limite fra storia e sociologia e' A. Blok, La mafia di un villaggio
siciliano 1860-1960. Imprenditori, contadini, violenti, Einaudi, Torino 1986
(edito in inglese nel 1975). L'autore analizza il fenomeno mafioso
"dall'interno", a partire dall'osservazione quotidiana dei comportamenti e
della vita di relazione di una comunita' della Sicilia occidentale,
"Genuardo" (Contessa Entellina). L'indagine si sviluppa in due direzioni: da
una parte una ricostruzione storica dei rapporti sociali nelle campagne
siciliane e delle vicende del latifondo; dall'altra l'analisi del difficile
incontro della societa' locale con lo Stato postunitario. Dall'incrocio di
queste prospettive e' lo stesso oggetto "mafia" ad essere trasformato:
liquidata l'immagine della "banda delle bande" tramandata dal senso comune,
i mafiosi si configurano come strumento di gestione del potere locale e di
mediazione (brokers) con lo Stato. La mafia non e' sinonimo del
sottosviluppo di un paese senza legge, ma il prodotto della particolare
forma di sviluppo che il processo di formazione dello Stato ha avuto in
Sicilia.
Un'altra ricerca condotta con il metodo dell'osservazione partecipante e'
quella di Jane e Peter Schneider, Classi sociali, economia e politica in
Sicilia, Rubbettino, Soveria Mannelli (Cz) 1989, ed. or. 1976, in cui il
fenomeno mafioso viene ricondotto al cosiddetto "capitalismo di mediazione"
che si sviluppa in Sicilia, considerata come area periferica (viene
utilizzato lo schema centro-periferia elaborato da I. Wallerstein in Il
sistema mondiale dell'economia moderna, il Mulino, Bologna 1978).
*
La mafia negli anni '60-'80
Sarebbe troppo impegnativo citare le fonti per una ricerca sulla mafia degli
anni '60-'80, che non dovrebbe prescindere dai materiali pubblicati dalla
Commissione parlamentare antimafia (1963-1976), voluminosi e difficilmente
reperibili. Per gli anni piu' recenti ricordiamo solo, per l'accessibilita'
anche a docenti e studenti, il volume a cura di C. Staiano, Mafia. L'atto
d'accusa dei giudici di Palermo, Editori Riuniti, Roma 1986, che pubblica
stralci dell'ordinanza-sentenza istruttoria del primo maxi-processo di
Palermo. Immediatamente fruibili, e coinvolgenti anche dal punto di vista
psicologico, alcune "storie di vita" riguardanti personaggi femminili in
rotta con il mondo mafioso e un ambiente popolare impregnato di mafiosita'
da cui provengono: F. Bartolotta Impastato, La mafia in casa mia, La Luna,
Palermo 1986; A. Puglisi, Sole contro la mafia, La Luna, Palermo 1990. Nel
primo testo viene intervistata la madre di Impastato, il militante siciliano
che - avendo rinnegato la matrice mafiosa familiare - si dedica a iniziative
politiche e culturali contro la mafia, finendo trucidato con una bomba ad
opera di "notissimi ignoti". Nel secondo testo sono intervistate Michela
Buscemi e Pietra Lo Verso, legate a vittime di violenza mafiosa, che -
rompendo una secolare tradizione di omerta' - si sono costituite parti
civili in processi contro la mafia. Un'importante testimonianza e' il volume
di Nando Dalla Chiesa, Delitto imperfetto, Mondadori, Milano 1984.
Se passiamo dalle "fonti" alle interpretazioni critiche, troviamo molto
materiale a livello divulgativo, ma molto poco a livello di ricerca empirica
e di sintesi teorica. Per un orientamento nel vasto mondo della produzione
giornalistica un'utile bussola e' il volume di G. Priulla (a cura di), Mafia
e informazione, Liviana, Padova 1987.
Le poche ricerche che propongono modelli complessivi d'interpretazione
teorica della mafia contemporanea sono quelle di F. Ferrarotti, P. Arlacchi,
R. Catanzaro e U. Santino.
Franco Ferrarotti, in Rapporto sulla mafia: da costume locale a problema
dello sviluppo nazionale, Liguori, Napoli 1978, pubblica i materiali di una
ricerca commissionatagli dalla Commissione parlamentare antimafia. La mafia
viene considerata come "fenomeno globale", nel senso che essa "non puo'
essere compresa se non prendendo in considerazione i nessi radicali che la
legano non soltanto ai gruppi sociali che vivono nelle zone di influenza
mafiosa, ma alla stessa societa' nazionale" (p. 53).
Il volume propone una bibliografia critica essenziale e contiene i risultati
di una ricerca condotta, attraverso la somministrazione di un questionario,
in citta' e comuni della Sicilia "nell'intento di mettere in luce la cultura
delle popolazioni che vivono nelle zone mafiose, intesa come il costume e la
mentalita' media prevalente" (p. 141), e che ha riguardato anche l'evasione
scolastica e l'atteggiamento delle famiglie verso l'istruzione.
Pino Arlacchi, in La mafia imprenditrice. L'etica mafiosa e lo spirito del
capitalismo, il Mulino, Bologna 1983, introduce una categoria interpretativa
basata sull'impresa mafiosa, e sui suoi vantaggi economico-finanziari. La
prima parte del volume "e' dedicata ad un riesame dei caratteri piu'
significativi del fenomeno mafioso nel Mezzogiorno tradizionale (...). Il
quadro della situazione tradizionale e' stato elaborato secondo una
metodologia tipico-ideale, che ricalca da vicino i classici precetti
weberiani (...). L'esposizione della struttura tipico-ideale del fenomeno
mafioso tradizionale (...) e' stata scomposta in due sequenze differenti,
corrispondenti a due diversi aspetti della stessa. Nella prima sequenza
viene descritta la dinamica del fatto sociale di rilevanza strategica per la
comprensione dei rapporti tra la mafia e l'ambiente socio-economico che
l'esprime; il comportamento mafioso ed il suo stretto legame con il fenomeno
della competizione per l'onore vigente in alcune aree della Calabria
meridionale e della Sicilia occidentale. (...) Nella sequenza successiva
viene evidenziata la seconda componente del fenomeno mafioso: il potere
mafioso e le funzioni da esso svolte nell'universo socio-economico e
politico locale e nazionale (pp. 10-11).
Nella seconda parte del volume si fa una rapida descrizione degli effetti
della "grande trasformazione" post-bellica della societa' italiana e del
Mezzogiorno sul potere e sul comportamento mafioso tradizionali, mentre la
terza parte "e' dedicata ad un tipo ideale della mafia e del mafioso dei
nostri tempi" (p. 12). Negli anni '70 sarebbe nata la "mafia imprenditrice",
la quale godrebbe di un "profitto monopolistico", frutto di una
"innovazione" consistente nel "trasferimento del metodo mafioso
nell'organizzazione aziendale del lavoro e nella conduzione degli affari
esterni all'impresa" (p. 109). Secondo l'autore, "la gravita' dell'odierno
fenomeno mafioso consiste (...) nel suo non costituire piu' una componente
improduttiva e subalterna dell'economia, ma una forza della produzione
radicata nelle strutture portanti dell'universo socio-economico di aree
sempre piu' vaste del Mezzogiorno" (p. 135).
Tuttavia, in un testo successivo, la grande criminalita' meridionale, che da
parassitaria sarebbe diventata produttiva, viene presentata come "uno degli
ostacoli piu' importanti e piu' trascurati dello sviluppo economico
italiano" ("I costi economici della grande criminalita'" in AA.VV.,
L'impresa mafiosa entra nel mercato, F. Angeli, Milano 1985, p. 29).
Raimondo Catanzaro in Il delitto come impresa, Liviana, Padova 1988,
Rizzoli, Milano 1989, ha proposto un'interpretazione della mafia come frutto
di un processo di "ibridazione sociale": "La mafia nasce come risposta della
periferia all'impatto del centro; ma non potrebbe affermarsi senza il
sostegno di quest'ultimo. L'utilizzazione del potere mafioso da parte delle
autorita' statali indica che il fenomeno mafioso va inquadrato nell'ambito
di sistemi di alleanze tra classi sociali e fra interessi politici che si
realizzano a livello locale, ma che per mantenersi in vita e affermarsi
debbono travalicare il sistema politico locale e immergersi in un brodo di
coltura costituito da equilibri politici nazionali" (pp. 133-134).
Particolarmente significative le pagine dedicate al concetto di onore inteso
come "concentrato di ricchezza, potere, prestigio e violenza" (p. 65); le
considerazioni sulla violenza come "strumento di regolazione dell'economia"
(pp. 71 e ss.) e le riflessioni sugli sviluppi del fenomeno mafioso negli
ultimi anni, sia per cio' che riguarda le attivita' imprenditoriali sia per
gli effetti di inquinamento del sistema politico (cfr. pp. 250 e ss.).
L'ipotesi di definizione della mafia come "borghesia mafiosa", concetto piu'
ampio di quello di mafia come mera associazione criminale, elaborata da
Umberto Santino, e' stata verificata all'interno di ricerche empiriche
pubblicate nei volumi: G. Chinnici - U. Santino, La violenza programmata.
Omicidi e guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, F. Angeli,
Milano 1989 e U. Santino - G. La Fiura, L'impresa mafiosa. Dall'Italia agli
Stati Uniti, F. Angeli, Milano 1990. Nel primo l'omicidio mafioso viene
considerato come "omicidio-progetto", cioe' come strumento per la
risoluzione della concorrenza interna e della "gara egemonica" con soggetti
esterni, che si inquadra in un programma complessivo delle organizzazioni
criminose, con l'abbattimento degli ostacoli che si frappongono alla
realizzazione del piano di arricchimento e di dominio. Nel secondo volume si
formula l'ipotesi della "economia polimorfa" e del "mercato
multidimensionale", in cui economia legale, sommersa e illegale presentano
tipologie di rapporti (compenetrazione, convivenza, conflitto) ricavate
dalle risultanze dell'indagine, condotta sugli accertamenti patrimoniali in
attuazione della legge antimafia. Da tali accertamenti risulta che, tolti
due grandi gruppi imprenditoriali, individuati in Lombardia e in Sicilia, le
altre realta' imprenditoriali sottoposte a sequestro e confisca hanno
principalmente funzione di copertura e di riciclaggio del capitale
accumulato illecitamente, per cui sarebbe confermata l'ipotesi di lettura
della mafia attuale soprattutto come "mafia finanziaria".
*
I libri sinora citati mirano, essenzialmente, a decifrare il fenomeno
"mafia" da un punto di vista storico, sociologico, economico e politico.
Sarebbe interessante, almeno per degli educatori, avere a disposizione anche
del materiale per elaborare una "pedagogia" dell'antimafia: ma, purtroppo,
su questo versante, siamo ancora a contributi sporadici sotto forma di
articoli. D'altra parte e' ovvio che, se non si vuole cedere agli slogans,
un'azione pedagogica efficace ha senso solo se inserita in un progetto
culturale, etico, sociale e politico tendente a fare delle popolazioni
meridionali i protagonisti del proprio riscatto. Con limiti ed ambiguita',
la chiesa cattolica e' tra le pochissime agenzie educative che ha cercato di
offrire elementi in questo senso: per farsi un'idea di tale impegno puo'
consultarsi il recente volume di A. Chillura, Coscienza di chiesa e fenomeno
mafia, Augustinus, Palermo 1990, che raccoglie gli interventi delle chiese
siciliane, sia a livello di vertici che di base.
Alcuni degli esperimenti piu' interessanti nell'elaborazione di strategie
pedagogiche alternative sono il frutto della convergenza di soggettivita' e
culture diverse, come e' testimoniato, per esempio, nei recenti volumi di A.
Cavadi, Fare teologia a Palermo. Intervista a don Cosimo Scordato sulla
"teologia del risanamento" e sull'esperienza del Centro sociale "San
Francesco Saverio" all'Albergheria, Augustinus, Palermo 1990 e di Cosimo
Scordato, Uscire dal fatalismo. Per una pastorale del risanamento, Paoline,
Milano 1991.
Anche sotto l'impulso della Legge 51/80 della Regione siciliana, non sono
mancati i tentativi di approntare degli strumenti didattici attraverso cui
tradurre per la pratica quotidiana delle scuole alcune informazioni
essenziali ed alcuni criteri di orientamento valutativo. Purtroppo si
tratta, quasi sempre, di materiali da apprezzare piu' per le intenzioni
lodevoli che per il valore intrinseco. Un contributo pionieristico,
difficilmente reperibile, e' la raccolta di materiali curata dal Cidi,
Mafia, camorra, 'ndrangheta, delinquenza organizzata: anzitutto conoscere,
Ediesse, Roma 1984. Sul lavoro nelle scuole siciliane cfr. G. Cipolla,
"Tradizione e innovazione nelle esperienze educative antimafia" in AA. VV.,
L'antimafia difficile, cit., pp. 128-139.
Probabilmente, per un approccio "didattico" rimangono insostituibili alcune
opere letterarie con felici intuizioni sociologiche, quali Il giorno della
civetta di Leonardo Sciascia (Einaudi, Torino 1961, successivamente
riedito), in cui e' colto lucidamente il passaggio dalla mafia agraria alla
mafia contemporanea, con la doverosa avvertenza che proliferano, in questo
ambito, anche romanzi apologetici di una fantomatica mafia "tradizionale",
come Il padrino di M. Puzo (Mondadori, Milano 1978). Particolarmente
significativo il lavoro giornalistico e letterario di Giuseppe Fava,
fondatore della rivista "I Siciliani", assassinato dalla mafia nel 1984. Fra
i suoi scritti: Gente di rispetto, Bompiani, Milano 1975; I siciliani,
Cappelli, Bologna 1980.
In ordine ad una pedagogia e ad una didattica anti-mafia, non si puo' non
tener conto di alcune ricerche di psicologia sociale. Segnaliamo: AA. VV. (a
cura di A. M. Di Vita), Alle radici di un'immagine della mafia, F. Angeli,
Milano 1986, in cui sono pubblicati i materiali di una ricerca della
Facolta' di Magistero di Palermo, ed AA. VV., L'immaginario mafioso. La
rappresentazione sociale della mafia, Dedalo, Bari 1986, indagine
dell'Istituto di psicologia dell'Universita' di Palermo diretto da Gigliola
Lo Cascio. Un interessante tentativo, di fare il punto sulla ricerca attuale
e di aprire nuove prospettive, nel volume di G. Casarrubea - P. Blandano,
L'educazione mafiosa. Strutture sociali e processi di identita', Sellerio,
Palermo 1991.
*
Da: Augusto Cavadi (a cura di), A scuola di antimafia, Quaderno del Centro
siciliano di documentazione "G. Impastato", Palermo 1994.
(parte prima - segue)

3. FILM. SARA SESTI PRESENTA "QUATTRO MINUTI" DI CHRIS KRAUS
[Dal sito della Libera universita' delle donne di Milano
(www.universitadelledonne.it) riprendiamo la seguente recensione.
Sara Sesti, insegnante di matematica, fa parte dell'associazione Donne e
scienza e collabora con la Mathesis. Ha curato, per il centro di ricerca
Pristem dell'Universita' Bocconi, la mostra "Scienziate d'Occidente. Due
secoli di storia", e ha fatto parte della redazione delle riviste "Lapis" e
"Il Paese delle donne". Ha pubblicato con Liliana Moro il libro Donne di
scienza. 55 biografie dall'antichita' al duemila", Pristem - Universita'
Bocconi, Milano 2002. Tiene i corsi di informatica della Libera Universita'
delle Donne di Milano. E' una delle webmaster del sito
www.universitadelledonne.it, per cui cura la ricerca delle immagini e le
rubriche "Scienza e tecnologie", "Libri, film, Mostre" e Pensiamoci". Opere
di Sara Sesti: con Liliana Moro, Donne di scienza. 55 biografie
dall'antichita' al duemila, Pristem - Universita' Bocconi, seconda edizione
2002.
Chris Kraus e' regista e sceneggiatore. Opere di Chris Kraus: Shattered
Glass, 2002; Quattro minuti, 2006]

In un carcere femminile tedesco Traude Krueger, maestra ottantenne che
insegna a suonare il pianoforte a ladre, truffatrici e assassine, scopre che
Jenny, ventunenne condannata per omicidio e ritenuta estremamente
pericolosa, e' stata una bambina prodigio e possiede un immenso talento.
La giovane pianista ha intrapreso una vita di eccessi e di violenza a causa
degli abusi sessuali del padre. Anche la vita di Traude e' stata difficile,
segnata da un amore omosessuale ai tempi del nazismo.
La maestra di piano convince Jenny ad esercitarsi per partecipare ad un
concorso per pianisti di eta' inferiore ai ventuno anni. Sceglie per lei un
repertorio classico, ma la ragazza, pervasa da uno spirito ribelle, appena
puo' suona l'hip hop, musica con la quale riesce ad esprimere la sua
creativita' e la sua rabbia e che Traude detesta.
Maestra e allieva sono donne ferite nel profondo. Entrambe cercano, l'una
chiudendosi in un rigore quasi ottocentesco e l'altra rifiutando qualunque
regola, una via d'uscita. Il loro rapporto e' teso e duro, ma alla fine,
nonostante le differenze e le difficolta', complicate dalla violenza dei
rapporti con le altre detenute e con un ambiente carcerario che fa di tutto
per boicottare la riuscita del progetto, matura tra di loro un rapporto di
amicizia.
La regia e' di Chris Kraus, che sa narrare e approfondire l'analisi
psicologica. Le protagoniste, Monica Bleibtreu (Traude) e Hannah Herzsprung
(Jenny), sono molto brave e capaci di esprimere tutta la loro sofferenza con
un solo sguardo.
Il film vive di fiammate, fino ai quattro travolgenti minuti finali.

4. LETTURE. ROBERTO MASSARI: HUGO CHAVEZ TRA BOLIVAR E PORTO ALEGRE
Roberto Massari, Hugo Chavez tra Bolivar e Porto Alegre, Massari Editore,
Bolsena (Viterbo) 2005, pp. 160, euro 8. Un agile e puntuale ritratto del
presidente del Venezuela scritto da uno dei piu' attenti e partecipi
studiosi delle esperienze antimperialiste e dei movimenti di liberazione
latinoamericani; in appendice due discorsi di Chavez: al Forum sociale di
Porto Alegre del 2003 e all'Assemblea generale dell'Onu nel 2005. Per
richieste alla casa editrice: Massari Editore, casella postale 144, 01023
Bolsena (Vt), e-mail: erre.emme at enjoy.it, sito: www.enjoy.it/erre-emme

5. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

6. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 119 del 13 giugno 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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