Minime. 118



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 118 del 12 giugno 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Furastico Corruschi: Dice solenne il ministro
2. Il 14 giugno ad Ancona
3. Centro Impastato: Mafia e antimafia, un percorso di analisi. Storia
dell'antimafia, dalla lotta di classe all'impegno civile
4. Silvia Calamandrei presenta "Un'amicizia partigiana" di Giorgio Agosti e
Dante Livio Bianco
5. Sara Sesti presenta "Persepolis" di Marjane Satrapi
6. Riedizioni: Raoul Vaneigem, Trattato di saper vivere
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'

1. LE ULTIME COSE. FURASTICO CORRUSCHI: DICE SOLENNE IL MINISTRO
[Dal nostro buon amico - e amico della nonviolenza - Furastico Corruschi
riceviamo e volentieri pubblichiamo]

Dice solenne il ministro:
"contro i violenti tolleranza zero"
e batte il pugno sulla scrivania.

Anch'io avrei fatto arrestare
George Bush, il governo italiano,
chiunque fa guerre e fa stragi.

2. INCONTRI. IL 14 GIUGNO AD ANCONA
[Da varie persone amiche riceviamo e diffondiamo]

Giovedi 14 giugno presso la Casa delle culture di Ancona, via Vallemiano (ex
mattatoio provinciale) si terra' un incontro di formazione per operatori di
pace in aree di conflitto.
- ore 14,30-19,30, workshop sui metodi di gestione e risoluzione nonviolenta
dei conflitti; testimonianza dei 15 anni di attivita' in area di guerra dei
volontari dell'"Operazione Colomba" (corpo civile di pace impegnato
attualmente in Israele-Palestina, Uganda e Kosovo).
- ore 20, cena insieme presso Circolo Equo e Bio (o altro locale vicino).
- ore 21,15, conferenza sul tema "Riconciliazione, il nuovo nome della
pace?"; presentazione del caso della riconciliazione in Sudafrica
nell'esperienza della Commissione per la verita' e la riconciliazione sui
crimini dell'apartheid.
*
Per coloro che desiderano partecipare al workshop rivolto ad un numero di
25-30 persone si prega di far pervenire la propria iscrizione entro il 13
giugno. l'iscrizione e' gratuita, e' gradita la sottoscrizione della tessera
associativa (euro 10) per sostegno relativamente ai costi organizzativi e
dei materiali distribuiti.
Per iscrizioni scrivere una e-mail con oggetto "iscrizione al corso sulla
gestione nonviolenta dei conflitti" all'indirizzo:
luoghi.in.comune at gmail.com
*
Informazioni essenziali sull'Operazione Colomba
L'Operazione Colomba e' nata nel maggio del 1992 con la guerra jugoslava dal
desiderio di alcuni giovani e obiettori di coscienza di provare a vivere la
nonviolenza in zona di guerra e di condividere la vita di chi e' costretto a
subire la violenza dei conflitti. Attualmente volontari dell'Operazione
Colomba sono attivi in nord Uganda, Kossovo, israele e Palestina. I
volontari hanno vissuto vicino alle popolazioni in Croazia, Bosnia ed
Herzegovina dal 1992 al 1997, in Albania  e in Sierra Leona nel 1997, in
Chiapas dal 1998 al 2001, a Timor Est nel 1999, in Cecenia e in Repubblica
democratica del Congo nel 2000-2001, nella Strisca di Gaza nel 2002-2003.
Chi puo' partire come volontario con l'Operazione Colomba? Persone di
qualunque credo e fede politica che vogliano abbracciare la nonviolenza e
che abbiano seguito un corso intensivo sulla gestione dei conflitti. Per
quanto tempo? Da poche settimane, ad alcuni mesi e fino a due anni. Per
altre informazioni visitare il sito www.operazionecolomba.it

3. MATERIALI. CENTRO IMPASTATO: MAFIA E ANTIMAFIA, UN PERCORSO DI ANALISI.
STORIA DELL'ANTIMAFIA, DALLA LOTTA DI CLASSE ALL'IMPEGNO CIVILE
[Dal sito del Centro Impastato (www.centroimpastato.it).
Umberto Santino ha fondato e dirige il Centro siciliano di documentazione
"Giuseppe Impastato" di Palermo. Da decenni e' uno dei militanti democratici
piu' impegnati contro la mafia ed i suoi complici. E' uno dei massimi
studiosi a livello internazionale di questioni concernenti i poteri
criminali, i mercati illegali, i rapporti tra economia, politica e
criminalita'. Tra le opere di Umberto Santino: (a cura di), L'antimafia
difficile,  Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo
1989; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, La violenza programmata. Omicidi e
guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, Franco Angeli, Milano
1989; Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa. Dall'Italia
agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990; Giorgio Chinnici, Umberto
Santino, Giovanni La Fiura, Ugo Adragna, Gabbie vuote. Processi per omicidio
a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, Franco Angeli, Milano 1992 (seconda
edizione); Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro la droga. Economie di
sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra, progetti di sviluppo,
Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993; La borghesia mafiosa, Centro siciliano
di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia come soggetto
politico, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo
1994; Casa Europa. Contro le mafie, per l'ambiente, per lo sviluppo, Centro
siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia
interpretata. Dilemmi, stereotipi, paradigmi, Rubbettino Editore, Soveria
Mannelli 1995; Sicilia 102. Caduti nella lotta contro la mafia e per la
democrazia dal 1893 al 1994, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe
Impastato", Palermo 1995; La democrazia bloccata. La strage di Portella
della Ginestra e l'emarginazione delle sinistre, Rubbettino Editore, Soveria
Mannelli 1997; Oltre la legalita'. Appunti per un programma di lavoro in
terra di mafie, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato",
Palermo 1997; L'alleanza e il compromesso. Mafia e politica dai tempi di
Lima e Andreotti ai giorni nostri, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli
1997; Storia del movimento antimafia, Editori Riuniti, Roma 2000; La cosa e
il nome. Materiali per lo studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino,
Soveria Mannelli 2000; Dalla mafia alle mafie, Rubbettino, Soveria Mannelli
2006; Mafie e globalizzazione, Di Girolamo Editore, Trapani 2007. Su Umberto
Santino cfr. la bibliografia ragionata "Contro la mafia. Una breve rassegna
di alcuni lavori di Umberto Santino" apparsa su "La nonviolenza e' in
cammino" nei nn. 931-934]

L'antimafia: dalla lotta di classe all'impegno della societa' civile
Anche per quanto riguarda la lotta contro la mafia circolano stereotipi: per
esempio si dice che essa sia cominciata soltanto negli ultimi anni, in
seguito ai grandi delitti e alle stragi che hanno colpito personaggi come
Dalla Chiesa, Falcone e Borsellino.
In realta' la lotta contro la mafia si e' sviluppata coevamente al fenomeno
mafioso, a cominciare dalle lotte contadine nell'ultimo decennio del XIX
secolo.
Si possono individuare tre fasi:
- la prima va dai Fasci siciliani (1891-94) al secondo dopoguerra:
protagonista e' il movimento contadino, con le sue lotte per il
miglioramento delle condizioni di vita e per la partecipazione democratica;
- la seconda negli anni '60 e '70: la lotta contro la mafia e' condotta da
minoranze, sul piano istituzionale e sul terreno sociale;
- la terza dagli anni '80 ad adesso: protagonista e' la societa' civile, con
il proliferare di comitati e associazioni, il lavoro nelle scuole, il
movimento antiracket, l'uso sociale dei beni confiscati.
*
1. Il movimento contadino dai Fasci siciliani al secondo dopoguerra
Il movimento contadino e' un movimento organizzato, che coinvolge centinaia
di migliaia di persone, che da' vita a periodi di lotta intensa e
continuativa, che raggiunge risultati anche importanti ma va incontro a
sanguinose sconfitte, a cui seguono grandi ondate migratorie e il
ripiegamento, in attesa delle condizioni per riprendere la lotta.
I Fasci siciliani sono il primo esempio di movimento organizzato di
contadini ed altri strati sociali con dimensioni di massa (le fonti di
polizia parlano di 300.000 aderenti, altre fonti di 400.000, ed e'
particolarmente significativa la partecipazione delle donne che costituirono
anche Fasci al femminile) e con un programma di lotta per migliorare le
condizioni di vita dei soggetti piu' svantaggiati e per rinnovare le
amministrazioni locali. I Fasci sono esplicitamente o oggettivamente
impegnati contro la mafia, anche se non mancano casi di Fasci spuri,
espressioni di contrasti locali, o sotto l'ombra della mafia. Il caso piu'
noto e' il Fascio di Bisacquino, il cui vicepresidente fu Vito Cascio Ferro,
che sara' uno dei capimafia piu' scaltri e potenti. Pero' l'affermazione
secondo cui la mafia avrebbe agito da "lievito alla formazione dei Fasci",
contenuta in una relazione del direttore generale di Pubblica sicurezza
Sensales, e' smentita da autorevoli testimoni del tempo e dagli storici piu'
attenti. Nei confronti dei pregiudicati era regola generale vietarne
l'iscrizione ai Fasci, deroghe erano consentite per piccoli delinquenti e
appartenenti agli strati piu' bassi della mafia che mostravano di volere
cambiare vita schierandosi con i lavoratori.
Il movimento dei Fasci ebbe una vita travagliata, tocco' il suo culmine con
lo sciopero agrario da agosto a novembre del 1893, un grande esempio di
lotta organizzata e di democrazia sindacale, che segui' alla firma dei
"Patti di Corleone", atto di nascita del moderno sindacalismo contadino;
ebbe un'involuzione con le manifestazioni degli ultimi mesi del 1893 contro
le tasse, con l'arresto di 800 tra militanti e dirigenti nell'ottobre di
quell'anno e anche per l'infiltrazione di provocatori, in un quadro politico
mutato. Il 28 novembre del 1893 ci furono le dimissioni del capo del governo
Giovanni Giolitti, che aveva escluso l'uso della violenza, e l'11 dicembre
fu sostituito da Francesco Crispi, il protagonista dei moti risorgimentali,
legato agli agrari, che dispose lo scioglimento dei Fasci e ordino' la
repressione armata. Sotto il fuoco dell'esercito e dei campieri mafiosi
caddero militanti e partecipanti alle manifestazioni (108 morti in un anno,
dal gennaio del 1893 al gennaio del 1894). I capi furono processati e
condannati a lunghe pene detentive. Circa un milione di persone lascio' la
Sicilia. Destinazione: soprattutto l'America.
Il movimento prosegue nei primi decenni del XX secolo e si scontra sempre
duramente con la mafia. La formazione di cooperative e le affittanze
collettive per sostituire il gabelloto mafioso possono considerarsi i frutti
piu' significativi di questa nuova fase delle lotte contadine. Battendosi su
questi terreni concreti di lotta cadono dirigenti e militanti del Partito
Socialista, spesso gia' impegnati nella stagione dei Fasci.
Nel periodo precedente il fascismo la Sicilia vive un'intensa stagione di
lotte per la terra condotte dalle organizzazioni contadine. Gli anni 1919 e
1920 vengono indicati come il "biennio rosso". I contadini chiedono
l'espropriazione dei latifondi, la concessione delle terre alle associazioni
agricole, l'istituzione di una Banca agraria, il miglioramento della
viabilita', la fissazione di un salario minimo e la giornata di otto ore. Si
organizzano grandi manifestazioni e occupazioni dei latifondi. Si
sperimentano le prime forme di collegamento tra lotte contadine e lotte
operaie, ad opera di dirigenti lungimiranti come Nicolo' Alongi e Giovanni
Orcel, entrambi assassinati. Il bilancio delle lotte di questi anni e'
sanguinoso; le punte piu' alte della violenza repressiva sono il massacro di
Riesi del 1919 (11 morti tra i dimostranti), e di Randazzo nel 1920, con la
morte di 7 dimostranti.
In questo periodo si sviluppa la concorrenza tra socialisti e popolari,
particolarmente aspra nella Sicilia orientale. In risposta alla crescita del
ruolo dei socialisti i popolari cercano di costruire un fronte moderato, in
nome dell'antisocialismo, e non mancano casi di legami di popolari con
mafiosi (significativa in tal senso una relazione del sottoprefetto di
Termini Imerese del 13 ottobre 1920, su un candidato popolare fratello del
capomafia locale: in Marino, 1976, p. 94).
La resistenza al fascismo ebbe i suoi caduti tra i socialisti e i comunisti,
bersaglio principale delle "leghe antibolsceviche" che si costituirono in
vari comuni siciliani, soprattutto nella Sicilia orientale, per "preservare
la Sicilia dall'infezione rossa". Lo squadrismo organizzato dagli agrari
aveva un rapporto organico con la mafia dove questa era presente e svolgeva
da tempo un ruolo di esercito in armi contro il movimento contadino,
soprattutto nelle quattro province della Sicilia occidentale.
Giunto al potere, il fascismo si scontra con le bande di malviventi e con le
associazioni mafiose, con le operazioni condotte dal prefetto Mori, che mira
a imporre il monopolio statale della forza e la pienezza del diritto di
proprieta' degli agrari. Mori riesce a scompaginare in alcune zone le
associazioni criminali, ma non a rimuovere le cause del fenomeno mafioso, da
ricercare nell'assetto socio-economico fondato sullo sfruttamento della
manodopera contadina, per cui la mafia riprendera' tutta la sua vitalita'
alla caduta del fascismo, usando anche come titolo di merito le
"persecuzioni" subite durante la dittatura.
Il movimento contadino riprende nel secondo dopoguerra, dopo la caduta del
fascismo, e si apre un'altra fase di scontri durissimi, culminati il primo
maggio del 1947 nella strage di Portella della Ginestra, primo esempio nella
vita della nuova Repubblica di "strage di Stato", in cui si collauda il
ruolo convergente della mafia, delle forze conservatrici e delle istituzioni
che faranno di tutto per assicurare l'impunita' ai mandanti. Nel corso degli
anni '40 e '50 muoiono per mano mafiosa decine di sindacalisti, dirigenti e
militanti socialisti e comunisti impegnati nelle lotte per l'assegnazione ai
contadini delle terre incolte, la divisione dei prodotti a 60 e 40 (cioe':
60 per cento ai coltivatori e 40 ai proprietari), in attuazione delle leggi
nazionali a favore dei contadini, i cosiddetti decreti Gullo, dal nome del
ministro Fausto Gullo, esponente del Partito Comunista, per la riforma
agraria. Per molti di questi delitti, per i quali era facilissimo
individuare mandanti ed esecutori, non si svolge neppure il processo. Tutto
cio' avviene in un quadro internazionale di fedelta' atlantica che ogni qual
volta saranno messi in dubbio gli equilibri di potere interno,
imprescindibili per garantire la lealta' internazionale, non esitera' a
ricorrere alle stragi, come avverra' puntualmente dalla fine degli anni '60
ai nostri giorni.
Il ricorso all'omicidio e alle stragi obbedisce pertanto alle esigenze di
fondo della politica internazionale ed e' il prodotto di una costituzione
materiale che prescrive di sbarrare la strada con tutti i mezzi all'andata
al governo delle sinistre, la stessa logica che arma la mano ai responsabili
della strage di Portella all'alba della Repubblica. Mentre la costituzione
formale e' pienamente democratica e lascia aperta a tutti la possibilita' di
dirigere il Paese, di fatto tale possibilita' e' bloccata, perche' gli
interessi delle classi dominanti e le alleanze internazionali, all'interno
della contrapposizione tra l'Occidente capitalista e l'Oriente del
"socialismo reale", non tollerano alternative. Opera cioe' un doppio Stato,
che al suo interno coltiva istituzioni criminali, come i servizi segreti
regolarmente "deviati", coinvolti nelle stragi, come l'associazione segreta
Gladio in funzione anticomunista, come la loggia massonica P2 di cui
facevano parte vertici istituzionali. E si spiega con la doppiezza dello
Stato l'impunita' dei delitti mafiosi, funzionali al mantenimento del potere
delle classi dominanti e alla distruzione di qualsiasi alternativa.
*
2. Anni '60 e '70: l'impegno antimafia di minoranze e della nuova sinistra
Negli anni '60 e '70, dopo la sconfitta del movimento contadino e la grande
ondata migratoria che porta lontano dalla Sicilia piu' di un milione di
persone (destinazione: il nord Italia e il centro Europa), l'impegno contro
la mafia e' decisamente di minoranza. Il PCI e' impegnato nella Commissione
parlamentare antimafia, attiva dopo la strage di Ciaculli del 1963, ma
successivamente sara' invischiato nella politica del "compromesso storico",
avviera' un rapporto con settori della DC disponibili, con Andreotti a
livello nazionale e con Lima a livello regionale. Sono i militanti dei
gruppi della nuova sinistra che continuano la battaglia, con analisi e
iniziative legate alla vicenda del movimento studentesco dal '68 in poi. E'
di quegli anni la proposta di espropriazione della proprieta' mafiosa,
elaborata dal "Manifesto siciliano", che sara' lasciata cadere dalla
sinistra tradizionale e verra' raccolta solo nel 1982, dopo l'assassinio di
Dalla Chiesa, con la nuova legge antimafia. Vittima di questo impegno e'
Giuseppe Impastato, assassinato il 9 maggio 1978. Impastato, figlio e nipote
di mafiosi, cade per il coraggio delle sue denunce ma anche per l'isolamento
con cui conduce la sua azione, che e' fatta anche di iniziative di
mobilitazione in cui coinvolge studenti, contadini ed operai della zona di
Cinisi, nei pressi dell'aeroporto di Palermo, crocevia del traffico
internazionale di droga, sotto il controllo del capomafia Gaetano
Badalamenti. Nel 1977 nasce il Centro siciliano di documentazione, che nel
1980 verra' dedicato a Impastato, per l'unicita' della sua vicenda umana (il
suo e' l'unico caso di caduto nella lotta antimafia proveniente da una
famiglia mafiosa) e la complessita' della sua azione.
*
3. Dagli anni '80 a oggi: l'impegno della societa' civile e l'antimafia
sociale
Nei primi anni '80, con il grande numero di delitti mafiosi all'interno
della guerra di mafia (1981-'83) piu' sanguinosa fino ad oggi e con i grandi
delitti che colpiscono il presidente della Regione Mattarella e il
segretario regionale del PCI La Torre e soprattutto, per l'enorme impatto
che ha sull'opinione pubblica nazionale, con l'assassinio di Dalla Chiesa,
si ha una ripresa del movimento antimafia. Si organizzano manifestazioni con
la partecipazione di migliaia di persone, si formano centri ed associazioni
(nel 1980 era gia' nata l'Associazione delle donne siciliane per la lotta
contro la mafia) che nel 1984, su proposta del Centro Impastato, danno vita
al primo Coordinamento antimafia, con cui si tenta di avviare un lavoro
comune. L'intesa dura solo qualche anno e non riesce ad andare al di la' di
alcune manifestazioni.
Successivamente, in Sicilia orientale, dove le malavite locali solo da poco
sono diventate simili alle associazioni mafiose e dove non c'e' una
sedimentata "cultura della sudditanza" nei confronti dei mafiosi, nascono le
prime associazioni antiracket. A Palermo, anche dopo l'assassinio nel 1991
di Libero Grassi, che si era opposto apertamente agli estorsori, non si
riesce a formare un'associazione di imprenditori e commercianti che si
oppongono alla mafia.
Dopo le stragi di Capaci e di via D'Amelio del 1992, in cui hanno perso la
vita i giudici Falcone, Morvillo e Borsellino e otto uomini di scorta,
cresce l'indignazione e la partecipazione alle manifestazioni raggiunge le
punte piu' alte. Le donne del digiuno occupano per qualche mese piazza
Politeama. Appaiono i lenzuoli ai balconi di Palermo. Le varie associazioni
danno vita al cartello "Palermo, anno uno. Dalla protesta alla proposta",
cercando di darsi un programma non solo di celebrazioni rituali ma
soprattutto di intervento sociale, in collaborazione con strutture gia' nate
in precedenza, come il Centro sociale S. Saverio, sorto nel quartiere
Albergheria nel 1985, o di nuova formazione.
A livello nazionale, dopo la circolare sull'educazione alla legalita' del
ministero della Pubblica istruzione dell'ottobre 1993, si sviluppano
iniziative all'interno delle scuole. Il movimento antiracket si sviluppa
anche in altre regioni meridionali, ma non nell'Italia centrale e
settentrionale, nonostante la diffusione delle estorsioni e dell'usura in
tutto il territorio nazionale. Nel 1995 si costituisce Libera, associazione
di associazioni, che ben presto raccoglie centinaia di adesioni. Tra le sue
iniziative piu' significative la raccolta di un milione di firme per una
legge sulla confisca dei beni, che sara' approvata nel gennaio del 1996
(legge 109). La legge ha snellito le procedure per il sequestro e la
confisca dei beni e prevede il loro uso sociale da parte di cooperative e
associazioni di volontariato. Con questa legge e' aumentato il numero dei
beni confiscati, anche se e' rimasto molto al di sotto dell'entita' dei
patrimoni mafiosi, e sono nate cooperative giovanili che gestiscono i beni,
producendo vari prodotti, come la pasta, l'olio e il vino, contribuendo a
creare un'economia liberata dal dominio mafioso, in una prospettiva di
partecipazione democratica e di sviluppo del territorio.
Tra le iniziative che hanno dato vita a un'antimafia sociale si possono
ricordare le lotte dei senzacasa di Palermo che hanno chiesto e ottenuto
l'utilizzazione delle case confiscate ai mafiosi.
*
Fonte: Umberto Santino, Storia del movimento antimafia, Editori Riuniti,
Roma 2000.

4. LIBRI. SILVIA CALAMANDREI PRESENTA "UN'AMICIZIA PARTIGIANA" DI GIORGIO
AGOSTI E DANTE LIVIO BIANCO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 3 giugno 2007.
Silvia Calamandrei (figlia del partigiano, giornalista, saggista e militante
del movimento operaio Franco Calamandrei e nipote dell'illustre giurista e
protagonista dell'impegno antifascista e democratico Piero Calamandrei), e'
storica, ricercatrice, saggista; ha curato la pubblicazione di vari testi di
e su Piero Calamandrei.
Giovanni De Luna e' storico e docente universitario. Tra le opere di
Giovanni De Luna: Storia del Partito d'Azione 1942-1947, nuova edizione
Editori Riuniti, Roma 1997; (con Marco Revelli), Fascismo antifascismo, La
Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1995; Il corpo del nemico ucciso, Einaudi,
Torino 2006.
Giorgio Agosti, partigiano di Giustizia e Liberta', questore di Torino dopo
la liberazione, poi dirigente industriale, testimone fino all'ultimo della
Resistenza assunta come debito verso chi non c'e' piu' e lascito per il
futuro; Dal sito dell'Istituto piemontese per la storia della Resistenza e
della societa' contemporanea, a lui intitolato (www.istoreto.it),
riprendiamo la seguente breve scheda biografica: "Giorgio Agosti nato a
Torino nel 1910, compagno di classe di Bobbio e Ginzburg al liceo D'Azeglio,
fin dagli anni universitari si oppone al fascismo. Vicino a Giustizia e
Liberta', durante la dittatura magistrato di fermo carattere e di giudizio
indipendente, e' nel 1942 tra i fondatori del Partito d'Azione. Protagonista
della Resistenza, commissario politico regionale delle formazioni GL, viene
nominato dal Cln questore di Torino liberata. Nel dopoguerra diventa
dirigente efficiente e innovativo della Sip, poi dell'Enel. Il suo nome
rimane indissolubilmente legato, anche come promotore e organizzatore di
cultura, alla citta' di Torino che, nel 1976, gli conferisce la cittadinanza
onoraria. Dal 1961 vicepresidente del Centro studi Piero Gobetti, viene
nominato nel 1972 presidente del Museo del Risorgimento e nel 1974
presidente dell'Istituto storico della Resistenza in Piemonte, dal 2004 a
lui intitolato. Scompare a Torino il 20 maggio 1992. Nel ricordare l'amico
di una vita, Norberto Bobbio ha scritto: 'Tra le persone che ho conosciuto
nella mia vita Giorgio Agosti appartiene a pieno diritto al 'nobile
castello' cui ho dato il nome di 'Italia civile'".
Dante Livio Bianco, nato nel 1909 e deceduto nel 1953, avvocato, costitui'
la prima pattuglia della Resistenza piemontese, e nel 1945 successe a Duccio
Galimberti nel comando delle formazioni d "Giustizia e Liberta'". Opere di
Dante Livio Bianco: Guerra partigiana, Einaudi, Torino. Opere su Dante Livio
Bianco: segnaliamo il fascicolo monografico a Bianco dedicato da "Il Ponte",
aprile 1954: Un uomo della Resistenza; segnaliamo inoltre la premessa di
Norberto Bobbio e l'introduzione di Nuto Revelli al libro sopra citato; il
ricordo e l'epigrafe per Bianco scritti da Piero Calamandrei sono riprodotti
in Piero Calamandrei, Uomini e citta' della Resistenza, Laterza, Bari]

La nuova introduzione di Giovanni De Luna a Un'amicizia partigiana, la
corrispondenza 1943-'45 tra Giorgio Agosti e Dante Livio Bianco appena
ristampata da Bollati Boringhieri (pp. 430, euro 20), fa i conti con il
dibattito storiografico successivo al 1990, anno della prima edizione del
volume. De Luna parte provocatoriamente dagli spunti piu' radicali del
carteggio, la "notte di San Bartolomeo" invocata da Agosti per segnare una
cesura netta con il passato fascista, creando "il maggior numero possibile
di fatti compiuti" (liquidazione spietata di fascisti e di
collaborazionisti, e liquidazione radicale di istituzioni e di posizioni).
E' strano che non se ne sia fatto maggior uso da parte della storiografia
"revisionista" sul carattere "sanguinario" della Resistenza: eppure al
carteggio aveva minuziosamente attinto De Felice nell'ultimo volume della
sua opera, uscito postumo, per contrapporre l'attivismo azionista,
presentato come minoritario e subordinato ai comunisti, alla vasta "zona
grigia" da lui teorizzata. D'altronde, il carteggio e' stato fonte
altrettanto importante per l'interpretazione opposta di Claudio Pavone in
chiave di "guerra civile". Richiamandosi a quest'ultima interpretazione, De
Luna rivendica una lettura piu' mobile dei confini della "zona grigia", e fa
rientrare le espressioni piu' estreme di resa dei conti nel contesto della
"guerra civile europea", una guerra di civilta' in cui Agosti e Bianco
combattono seguendo anzitutto un imperativo morale. "C'era in entrambi la
consapevolezza di vivere una fase 'costituente' della storia mondiale, che
da quella guerra senza precedenti poteva e doveva nascere un ordine nuovo...
Il nazismo e il fascismo erano considerati la fine dell'umanita', un esito
tragicamente incubato in seno al vecchio mondo... A chi giudica 'innaturale'
l'alleanza allora determinatasi in funzione antihitleriana tra democrazia e
totalitarismo, la 'guerra per la civilta'' richiamata da Livio e' in grado
di fornire una folgorante illuminazione".
E' probabile che queste osservazioni saranno riprese nel dibattito attorno
al nuovo libro di Enzo Traverso dedicato ai tempi "del ferro e del fuoco",
ma il carteggio tra il commissario politico e il comandante delle formazioni
partigiane di "Giustizia e liberta'" del Piemonte merita di essere
approfondito sotto altri aspetti consentendoci di ricostruire i dettagli
quotidiani di quella che Bianco definira' "la grande vacanza del
partigianato", al termine della quale Agosti e' nominato questore di Torino
(lo rimarra' fino al febbraio 1948), mentre Bianco torna alla professione di
avvocato.
I due uomini di legge divenuti partigiani si ritrovano a operare sul fronte
difficile della costruzione di una nuova legalita' democratica. L'impegno
civile continua nella battaglia di uno per una "polizia del popolo", e nella
lotta dell'altro per il pieno riconoscimento della "legittimita' della
Resistenza". Insieme i due amici testimoniano nel processo al generale
Graziani, nel novembre 1948, imputato per la repressione antipartigiana,
contestandone le argomentazioni difensive. Nei "processi alla Resistenza"
che si avviano in contemporanea all'amnistia per i delitti fascisti Bianco
fu nel drappello dei difensori degli imputati per l'attentato di via Rasella
e si impegno' perche' fosse varato un provvedimento che riconoscesse piena
legittimita' alle azioni e alle formazioni partigiane.
Sulla partecipazione di Bianco al collegio difensivo degli attentatori di
via Rasella, va segnalato il recente ritrovamento nell'archivio familiare
Calamandrei di uno scambio di lettere in proposito tra Bianco, Agosti e
Piero Calamandrei. Dalle parole di Livio e di Giorgio emerge la sintonia
sulla valutazione politica del processo, come "processo alla Resistenza" e
sull'importanza attribuita all'attestarsi sul terreno della "legittimita'"
della Resistenza, contro le sottovalutazioni dei comunisti al riguardo. A
Calamandrei Bianco scrive il 22 marzo 1949: "Bisognera' darsi d'attorno
immediatamente, senza perder tempo. Tu sai quanto poco certuni fanno conto
di queste faccende giudiziarie, che sottovalutano come futilita' o imbrogli
borghesi o piccolo-borghesi: e' il caso, secondo la mia esperienza, di molti
compagni garibaldini. Percio' bisognerebbe evitare che la cosa ristagni, e
sia presa alla leggera: bisognerebbe svolgere, anche nella preparazione
della difesa, a cominciare dalla scelta e dall'arruolamento dei difensori,
un'azione organica, alacre, precisa, guidata da idee ben chiare. Oltre
tutto, non si tratta soltanto di far assolvere i convenuti, ma di non
lasciar fare il processo alla Resistenza: ed a questo puo' giovare assai
piu' un grand arret, che non una manifestazione di piazza".
Nella stessa data Agosti scrive: "Caro Calamandrei, Livio mi ha messo al
corrente della tua lettera per la causa di via Rasella. Sono assolutamente
d'accordo con lui sulla necessita' di effettuare uno spiegamento di forze
imponente e di contrattaccare con ogni veemenza, senza risparmio di mezzi e
di colpi. L'azione piu' ci penso e piu' mi sembra sballata, ma appunto per
questo bisogna approfittarne per dare una meritata lezione a quelle canaglie
fasciste. Cerchiamo, una volta tanto, di non dormire sugli allori: come e'
pessima abitudine di tanti di noi dal '45 in avanti... ma desidero innanzi
tutto che tu senta piena ed operante la solidarieta' mia e di tutti gli
amici giellisti torinesi; e poi sono veramente convinto che sinora abbiamo
poco e male adoprate le armi che ci offriva la legge. E' un discorso fatto
mille volte con i com(unisti) in seno ai vari comitati per la difesa della
Resistenza; e purtroppo caduto quasi sempre nel vuoto".

5. OPERE. SARA SESTI PRESENTA "PERSEPOLIS" DI MARJANE SATRAPI
[Dal sito della Libera universita' delle donne di Milano
(www.universitadelledonne.it) riprendiamo la seguente recensione.
Sara Sesti, insegnante di matematica, fa parte dell'associazione Donne e
scienza e collabora con la Mathesis. Ha curato, per il centro di ricerca
Pristem dell'Universita' Bocconi, la mostra "Scienziate d'Occidente. Due
secoli di storia", e ha fatto parte della redazione delle riviste "Lapis" e
"Il Paese delle donne". Ha pubblicato con Liliana Moro il libro Donne di
scienza. 55 biografie dall'antichita' al duemila", Pristem - Universita'
Bocconi, Milano 2002. Tiene i corsi di informatica della Libera Universita'
delle Donne di Milano. E' una delle webmaster del sito
www.universitadelledonne.it, per cui cura la ricerca delle immagini e le
rubriche "Scienza e tecnologie", "Libri, film, Mostre" e Pensiamoci". Opere
di Sara Sesti: con Liliana Moro, Donne di scienza. 55 biografie
dall'antichita' al duemila, Pristem - Universita' Bocconi, seconda edizione
2002.
Su Marjane Satrapi dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo la
seguente scheda: "Marjane Satrapi (Rasht, 22 novembre 1969) e' una
fumettista e illustratrice iraniana contemporanea. Passa l'infanzia a
Tehran, cresciuta in una famiglia di idee progressiste; frequenta il Lycee
Francais locale e, da bambina, e' testimone del travagliato processo che
portera' l'Iran da monarchia a repubblica teocratica, passando per la
rivoluzione islamica. La madre di Marjane e' bisnipote di Nasser-al-Din
Shah, scia' di Persia dal 1848 al 1896. Tuttavia, la stessa Marjane Satrapi
nota come 'i re della dinastia Qajar... avevano centinaia di mogli, le quali
hanno partorito migliaia di bambini; se si moltiplica il numero di tali
bambini per le generazioni si ottengono, non so, da dieci a quindicimila tra
principi e principesse. Non c'e' nulla di particolarmente eccezionale in
tutto questo'. Nel 1983 i genitori di Marjane, allora quattordicenne,
decidono di mandarla a Vienna, in Austria, allo scopo di tenerla lontana da
un regime divenuto sempre piu' oppressivo, in particolare verso le donne.
Secondo quanto narrato nell'autobiografia a fumetti Persepolis, pubblicata
in Italia da Sperling & Kupfer e in seguito da Lizard, la Satrapi trascorre
nella capitale austriaca gli anni dell'adolescenza (scuole superiori),
tornando poi in Iran per frequentare l'universita'. Li' conosce un ragazzo
di nome Reza, con il quale si sposera'; il matrimonio pero' non dura a
lungo, e dopo il divorzio la Satrapi si trasferisce in Francia. Oggi vive a
Parigi, dove lavora come illustratrice ed autrice di libri per bambini. La
carriera della Satrapi parte dall'incontro con David B., un fumettista
francese, del quale ha adottato lo stile, soprattutto nelle sue prime opere.
La Satrapi ha acquisito fama mondiale grazie alla serie Persepolis, romanzo
a fumetti autobiografico elogiato dalla critica, nel quale descrive la sua
infanzia in Iran e la sua adolescenza in Europa attraverso una serie di
intelligenti quanto avvincenti episodi di vita quotidiana. E' stata
insignita dell premio per il miglior albo all'Angouleme International Comics
Festival del 2004 per il suo Broderies (in Italia Taglia e cuci), pubblicato
l'anno precedente e per il piu' recente Pollo alle prugne. Attualmente cura
per il "New York Times" una colonna illustrata, pubblicata nella sezione
Op-Ed del giornale con frequenza apparentemente irregolare. Nel 2006 la Sony
Pictures Classics ha annunciato che avrebbe trasformato Persepolis in un
film d'animazione, la cui diffusione e' prevista per il 2007. Scritto e
diretto da Vincent Paronnaud assieme alla stessa Satrapi, la pellicola
dovrebbe annoverare tra le sue voci quelle di Chiara Mastroianni, Catherine
Deneuve, Danielle Darrieux, e Simon Abkarian". Dal sito www.mirada.it
riprendiamo la seguente scheda: "Marjane Satrapi e' nata il 22 novembre 1969
a Rasht, sulle rive del mar Caspio. Discendente di una nobile famiglia, ha
avuto un nonno comunista e la madre femminista dai quali ha ereditato la
coscienza politica. Ha passato la sua infanzia a Teheran dove ha conosciuto
la rivoluzione e la guerra contro l'Iraq. Durante la guerra Marjane ha
dovuto lasciare il suo paese mal sopportando il clima instaurato dal nuovo
regime: ha appena 14 anni quando viene mandata a Vienna in un liceo
francese. Tornata in Iran studia Belle arti, ma i suoi progetti sugli eroi,
e soprattutto sulle eroine della mitologia iraniana, non convincono il
regime e deve lasciare di nuovo il suo paese. Dopo aver studiato Arte a
Strasburgo si trasferisce a Parigi, dove tuttora abita. Dal 1977 scrive e
illustra libri per i bambini. Nel 2000 esce il suo primo volume, Persepolis,
in cui racconta la storia del suo paese e di come, ragazzina di nove anni,
ha vissuto la rivoluzione degli anni Ottanta. Nel secondo volume di
Persepolis parla della guerra, dell'esilio e del ritorno. I suoi racconti a
fumetti svelano un mondo in parte sconosciuto adottando una formula di
grande suggestione e aiutano a penetrarlo forse meglio di tanti saggi".
Opere di Marjane Satrapi: Persepolis, L'Association, Paris (tradotto in
Italia da Sperling & Kupfer e Lizard Edizioni), voll. 1-4; (con Lila
Ibrahim-Ouali e Bahman Namwar-Motlag), Sagesse et malices de la Perse, Albin
Michel, Paris 2001; Les monstres n'aiment pas la lune, Nathan, Paris 2001;
(con Jean-Pierre Duffour), Ulysse au pays des fous, Nathan, Paris 2001;
Adjar, Nathan, Paris 2002; Broderies, L'Association, Paris 2003 (in Italia
Taglia e cuci, Lizard); Pollo alle prugne, Sperling & Kupfer, Milano 2005;
Le Soupir, Breal Jeunesse, Rosny-sous-Bois 2004]

E' stato presentato al Festival di Cannes 2007 il film d'animazione
Persepolis di Vincent Paronnaud e Marjane Satrapi tratto dal fumetto omonimo
scritto e disegnato dalla Satrapi.
L'opera e' autobiografica e racconta la vita dell'autrice passata in Iran
dal 1978 a oggi. Il tutto e' visto con gli occhi di una bambina e di
un'adolescente poi fino all'eta' adulta.
La pellicola e' stata doppiata in francese da Catherine Deneuve, Danielle
Darrieux, Simon Abkarian, Gena Rowlands, la nostra Chiara Mastroianni e
Tilly Mandelbrot.
Il film e' stato accolto con una vera ovazione. Naturalmente il lavoro di
Marjane Satrapi non e' piaciuto all'ambasciata iraniana per le critiche
della regista e disegnatrice verso il suo paese. Da parte sua Marjane ha
dichiarato che non tornera' piu' in Iran proprio per le condizioni in cui
sono costrette a vivere le persone.
Marjane Satrapi, nata a Rasht nel 1969, non e' una semplice scrittrice,
sembrerebbe piu' giusto pensare a lei come a una pioniera.
Ed e' per questo che il suo Persepolis. Storia di un'infanzia - in assoluto
il primo fumetto della storia arrivato dall'Iran - non e' solamente un'altra
striscia comica. Dentro c'e' tutta la transizione di una societa' secolare
in uno stato islamico: raccontata, autobiograficamente, attraverso il
quotidiano di una ragazza che oggi ha scelto Parigi quale citta' in cui
vivere. Persepolis 2 invece conquista con le sue semplici vignette in bianco
e nero che raccontano alla gente del vero Iran, quello che sta oltre i
pregiudizi che circondano il regime: immagini che dicono piu' di quanto non
facciano le parole.
Il film Persepolis si ispira ad entrambi i fumetti di Marjane Satrapi
pubblicati in Italia da Sperling & Kupfer Editori: Persepolis. Storia di
un'infanzia, 2003, pp 188, 15 euro, e Persepolis 2. Storia di un'infanzia,
2004, pp. 188, 15 euro.
Nel 2003 Ravenna ha dedicato a Marjane Satrapi la mostra "Il velo di Maia.
Marjane Satrapi o dell'ironia dell'Iran".

6. RIEDIZIONI. RAOUL VANEIGEM: TRATTATO DI SAPER VIVERE
Raoul Vaneigem, Trattato di saper vivere ad uso delle nuove generazioni e
altri scritti, Massari Editore, Bolsena (Viterbo) 2004, pp. 336, euro 13.
Pubblicato nel '67, un testo ormai classico di quella temperie, che dal
situazionismo porto' al '68. Merita di essere riletto, e non solo in chiave
documentaria o - per noi poveri vecchierelli - per un confronto tra i
linguaggi di allora e quelli di oggi (detto altrimenti: per una verifica e
una critica di limiti ed astrattezze ed errori di allora, e per una critica
e una verifica di verita' oggi forse sepolte ma non perite). Per richieste
alla casa editrice: Massari Editore, casella postale 144, 01023 Bolsena
(Vt), e-mail: erre.emme at enjoy.it, sito: www.enjoy.it/erre-emme

7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

8. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 118 del 12 giugno 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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