La domenica della nonviolenza. 115



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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 115 del 10 giugno 2007

In questo numero:
1. Paul Watzlawick
2. Umberto Galimberti ricorda Paul Watzlawick
3. Paolo Gangemi ricorda Paul Watzlawick
4. Giorgio Nardone ricorda Paul Watzlawick

1. MEMORIA. PAUL WATZLAWICK
[Paul Watzlawick (Villach, Austria, 25 luglio 1921 - Palo Alto, Stati Uniti,
31 marzo 2007), psicologo, sociologo, docente di psichiatria, studioso della
comunicazione umana e quindi filosofo autentico; dal 1960 ha lavorato presso
il Mental Research Institute di Palo Alto in California; e' stato docente di
psichiatria alla Stanford University; fondamentale il suo lavoro sulla
comunicazione umana; e' stato uno dei principali rappresentanti della scuola
di Palo Alto. Dal quotidiano "Il Sole 24 Ore" del 4 aprile 2007 riprendiamo
la seguente breve scheda: "Con Paul Watzlawick, morto sabato scorso - ma la
notizia e' stata diffusa solo ieri - in California all'eta' di 85 anni,
scompare uno dei maggiori studiosi della comunicazione umana. Sgranare gli
occhi, congiungere le mani, abbassare il tono di voce o semplicemente
tacere: ogni gesto, comportamento o azione ha in se' un significato di
relazione, sosteneva il sociologo e psicologo di origine austriaca. Dopo
aver studiato a Venezia (lingue moderne e filosofia) e a Zurigo
(all'istituto Cari Gustav Jung), emigro' nel 1960 negli Stati Uniti, dove
insegno' al Mental Research Institute di Palo Alto e al dipartimento di
psichiatria e scienza comportamentale dell'Universita' di Stanford. Per i
suoi studi cognitivi Watzlawick e' considerato il maggiore esponente della
Scuola di Palo Alto, una delle prime a rinnovare il linguaggio della teoria
della comunicazione e della psicoterapia. 'L'uomo e' infelice perche' non sa
di essere felice' scriveva Watzlawick in uno dei suoi libri piu' letti, Di
bene in peggio. Istruzioni per un successo catastrofico, del 1986. Tra le
sue 18 opere, tradotte in 85 lingue, spiccano La realta' della realta'.
Confusione, disinformazione e comunicazione (1976), Istruzioni per rendersi
infelici (1997), L'arte del cambiamento (1990) e soprattutto Pragmatica
della comunicazione umana, del 1967. In quest'ultimo libro enuncia i cinque
assiomi della comunicazione. Alla base della sua teoria, la tesi
dell'impossibilita' di non comunicare". Tra le opere di Paul Watzlawick
disponibili in italiano: (con Janet Helmick Beavin, Don D. Jackson),
Pragmatica della comunicazione umana. Studio dei modelli interattivi, delle
patologie e dei paradossi, Astrolabio Ubaldini, Roma 1971; (con John H
Weakland, Richard Fisch), Change: la formazione e la soluzione dei problemi,
Astrolabio Ubaldini, Roma 1974; La realta' della realta'. Confusione,
disinformazione, comunicazione, Astrolabio Ubaldini, Roma 1976; (con John H.
Weakland), La prospettiva relazionale. I contributi del Mental research
institute di Palo Alto dal 1965 al 1974, Astrolabio Ubaldini, Roma 1978; Il
linguaggio del cambiamento. Elementi di comunicazione terapeutica,
Feltrinelli, Milano 1980, 2004; Di bene in peggio. Istruzioni per un
successo catastrofico, Feltrinelli, Milano 1987, 2003; (a cura di), La
realta' inventata. Contributi al costruttivismo, Feltrinelli, Milano 1988;
America, istruzioni per l'uso, Feltrinelli, Milano 1989, 2002; Il codino del
Barone di Muenchhausen. Ovvero: psicoterapia e realta', Feltrinelli, Milano
1989, 1991; Istruzioni per rendersi infelici, Feltrinelli, Milano 1990,
1997; (con Giorgio Nardone), L'arte del cambiamento. Manuale di terapia
strategica e ipnoterapia senza trance, Ponte alle Grazie, Firenze 1990; (con
Giorgio Nardone), Terapia breve strategica, Raffaello Cortina Editore,
Milano 1997; (con Giorgio Nardone), L'arte del cambiamento. La soluzione dei
problemi psicologici personali e interpersonali in tempi brevi, Ponte alle
Grazie, Firenze 1999; (con Camillo Loriedo, Giorgio Nardone, Jeffrey K.
Zeig), Strategie e stratagemmi della psicoterapia, Franco Angeli, Milano
2002; Guardarsi dentro rende ciechi, Ponte alle Grazie, Firenze 2007.
Gregory Bateson e' nato nel 1904 a Grantchester, Cambridge, in Inghilterra,
figlio di un eminente scienziato; compie studi naturalistici ed
antropologici, di logica, cibernetica e psichiatria; un matrimonio con la
grande antropologa Margaret Mead; Bateson ha dato contributi fondamentali in
vari campi del sapere ed e' uno dei pensatori piu' influenti del Novecento;
e' scomparso nel 1980 a San Francisco, in California. Opere di Gregory
Bateson: Naven, Einaudi, Torino 1988; Verso un'ecologia della mente,
Adelphi, Milano 1976, 1990; Mente e natura, Adelphi, Milano 1984, 1995; Una
sacra unita', Adelphi, Milano 1997; (in collaborazione con la figlia Mary
Catherine Bateson), Dove gli angeli esitano, Adelphi, Milano 1989, 1993. Si
vedano anche i materiali del seminario animato da Bateson, "Questo e' un
gioco", Raffaello Cortina Editore, Milano 1996. Opere su Gregory Bateson:
per un avvio cfr. AA. VV. (a cura di Marco Deriu), Gregory Bateson, Bruno
Mondadori, Milano 2000; Sergio Manghi (a cura di), Attraverso Bateson,
Raffaello Cortina Editore, Milano 1998. Cfr. anche Rosalba Conserva, La
stupidita' non e' necessaria, La Nuova Italia, Scandicci (Firenze) 1996,
1997, particolarmente sulle implicazioni educative e la valorizzazione in
ambito pedagogico della riflessione e dell'opera di Bateson. Una
bibliografia fondamentale e' alle pp. 465-521 di Una sacra unita', citato
sopra. Indicazioni utili (tra cui alcuni siti web, ed una essenziale
bibliografia critica in italiano) sono anche nel servizio con vari materiali
alle pp. 5-15 della rivista pedagogica "Ecole", n. 57, febbraio 1998. Tra i
frutti e gli sviluppi del lavoro di Bateson c'e' anche la "scuola di Palo
Alto" di psicoterapia relazionale: di cui cfr. il classico libro di Paul
Watzlawick, Janet Helmick Beavin, Don D. Jackson, Pragmatica della
comunicazione umana, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1971; e su cui cfr. Edmond
Marc, Dominique Picard, La scuola di Palo Alto, Red Edizioni, Como 1996]

Watzlawick resta per me innanzitutto il coautore di quella Pragmatica della
comunicazione umana che leggemmo forse trent'anni fa e che subito ci
innamoro'.
Poi ovviamente leggemmo avidamente le altre opere di Bateson - della cui
riflessione soprattutto il libro e' uno dei frutti, anche se altri lo hanno
scritto e non lui; e naturalmente leggemmo poi anche altri lavori della
scuola di Palo Alto e di altre autrici ed altri autori che a quelle idee
facevano e fanno riferimento nelle loro ricerche, teorie, pratiche.
Ma quel libro, e la prima lettura di quel libro, resta nella mia memoria
come una commozione profonda e luminosa, e ancora oggi lo suggerisco ai
giovani e agli studenti con cui lavoro, come il Chisciotte e Moby Dick, la
Grammatica della fantasia di Rodari e la seconda critica kantiana, Kafka e
Leopardi, Qohelet e le Tre ghinee, Fontamara e I sommersi e i salvati.

2. MEMORIA. UMBERTO GALIMBERTI RICORDA PAUL WATZLAWICK
[Dal quotidiano "La Repubblica" del 4 aprile 2007 riprendiamo il seguente
articolo di Umberto Galimberti li' apparso col titolo "Watzlawick, se le
idee si ammalano".
Umberto Galimberti, filosofo, saggista, docente universitario; dal sito
http://venus.unive.it riprendiamo la seguente scheda aggiornata al settembre
2004: "Umberto Galimberti, nato a Monza nel 1942, e' stato dal 1976
professore incaricato di Antropologia Culturale e dal 1983 professore
associato di Filosofia della Storia. Dal 1999 e' professore ordinario
all'universita' Ca' Foscari di Venezia. Dal 1985 e' membro ordinario
dell'international Association for Analytical Psychology. Dal 1987 al 1995
ha collaborato con "Il Sole-24 ore" e dal 1995 a tutt'oggi con il quotidiano
"la Repubblica". Dopo aver compiuto studi di filosofia, di antropologia
culturale e di psicologia, ha tradotto e curato di Jaspers, di cui e' stato
allievo durante i suoi soggiorni in Germania: Sulla verita' (raccolta
antologica), La Scuola, Brescia 1970; La fede filosofica, Marietti, Casale
Monferrato 1973; Filosofia, Mursia, Milano 1972-1978, e Utet, Torino 1978;
di Heidegger ha tradotto e curato: Sull'essenza della verita', La Scuola,
Brescia 1973. Opere di Umberto Galimberti: Heidegger, Jaspers e il tramonto
dell'Occidente, Marietti, Casale Monferrato 1975, Il Saggiatore, Milano
1994); Linguaggio e civilta', Mursia, Milano 1977, seconda edizione ampliata
1984); Psichiatria e Fenomenologia, Feltrinelli, Milano 1979; Il corpo,
Feltrinelli, Milano 1983; La terra senza il male. Jung dall'inconscio al
simbolo, Feltrinelli, Milano 1984; "Antropologia culturale", ne Gli
strumenti del sapere contemporaneo, Utet, Torino 1985; Invito al pensiero di
Heidegger, Mursia, Milano 1986; Gli equivoci dell'anima, Feltrinelli, Milano
1987; "La parodia dell'immaginario", in W. Pasini, C. Crepault, U.
Galimberti, L"immaginario sessuale, Cortina, Milano 1988; Il gioco delle
opinioni, Feltrinelli, Milano 1989; Dizionario di psicologia, Utet, Torino
1992, nuova edizione: Enciclopedia di Psicologia, Garzanti, Milano 1999;
Idee: il catalogo e' questo, Feltrinelli, Milano 1992; Parole nomadi,
Feltrinelli, Milano 1994; Paesaggi dell'anima, Mondadori, Milano 1996;
Psiche e techne. L'uomo nell'eta' della tecnica, Feltrinelli, Milano 1999; E
ora? La dimensione umana e le sfide della scienza (opera dialogica con
Edoardo Boncinelli e Giovanni Maria Pace), Einaudi, Torino 2000; Orme del
sacro, Feltrinelli, Milano 2000;  La lampada di psiche, Casagrande,
Bellinzona 2001; I vizi capitali e i nuovi vizi, Feltrinelli, Milano 2003;
e' in corso di ripubblicazione nell'Universale Economica Feltrinelli
l'intera sua opera"]

Paul Watzlawick, morto ieri nella sua casa di Palo Alto in California
all'eta' di 85 anni, e' lo psicologo che meglio di tutti e' riuscito a
coniugare i problemi della psiche con quelli del pensiero e quindi a
sollevare le tematiche psicologiche al livello che a loro compete, perche'
ad "ammalarsi" non e' solo la nostra anima, ma anche le nostre idee che,
quando sono sbagliate, intralciano e complicano la nostra vita rendendola
infelice. E proprio Istruzioni per rendersi infelici, che Feltrinelli
pubblico' nel 1984 facendo undici edizioni in due anni, e' stato il libro
che ha reso noto Watzlawick in Italia al grande pubblico.
Nato a Villach, in Austria, nel 1921, Watzlawick nel 1949 ha conseguito
all'Universita' di Venezia la laurea in lingue moderne e filosofia. L'anno
successivo prese a frequentare l'Istituto di psicologia analitica di Zurigo
dove nel 1954 consegui' il diploma di analista. Dal 1957 al 1960 tenne la
cattedra di psicoterapia presso l'Universita' di El Salvador e dal 1960 si
trasferi' al Mental Research Institute di Palo Alto dove lavoro' con Don D.
Jackson, Janet Helmick Beavin e Gregory Bateson, diventando il massimo
studioso della pragmatica della comunicazione umana, delle teorie del
cambiamento, del costruttivismo radicale e della terapia breve fondata sulla
modificazione delle idee con cui ci costruiamo la nostra "immagine" del
mondo, spesso dissonante con la "realta'" del mondo.
Le tesi centrali che sono alla base del pensiero di Watzlawick sono: in
primo luogo che la nevrosi, la psicosi e in generale le forme
psicopatologiche non originano nell'individuo isolato, ma nel tipo di
interazione patologica che si instaura tra individui, in secondo luogo che
e' possibile, studiando la comunicazione, individuarne le patologie e
dimostrare che e' la comunicazione a produrre le interazioni patologiche.
A un individuo puo' capitare infatti di trovarsi sottoposto a due ordini
contraddittori, convogliati attraverso lo stesso messaggio che Watzlawick
chiama "paradossale". Se la persona non riesce a svincolarsi da questo
doppio messaggio la sua risposta sara' un comportamento interattivo
patologico, le cui manifestazioni siamo soliti chiamare "follia". Questa
analisi, ben descritta in Pragmatica della comunicazione umana, non si
limita a un'interpretazione dei meccanismi interattivi, ma scopre
procedimenti pragmatici o comportamentali che consentono di intervenire
nelle interazioni e di modificarle. "Paradossalmente" e' proprio con
l'iterazione di doppi messaggi o di messaggi paradossali, nonche' con la
"prescrizione del sintomo" e altri procedimenti di questo tipo che il
terapeuta riesce a sbloccare situazioni nevrotiche o psicotiche
apparentemente inespugnabili.
Partendo da queste premesse Watzlawick intende la terapia non come
"guarigione", ma come "cambiamento" a cui ha dedicato Il linguaggio del
cambiamento, Il codino del Barone di Muenchhausen e, con Giorgio Nardone,
L'arte del cambiamento. Secondo Watzlawick sono distinguibili due realta',
una delle quali e' supposta oggettiva ed esterna, e un'altra che e' il
risultato delle nostre opinioni sul mondo. Ogni persona deve sintetizzare
queste due realta' ed e' questa sintesi che determina convinzioni,
pregiudizi, valutazioni e distorsioni dovute al fatto che il mondo della
razionalita' e' controllato dall'emisfero cerebrale sinistro che ci consente
di interpretare la realta' oggettiva in termini razionali secondo una logica
metodologica. Ma questa e' spesso in conflitto con l'attivita' dell'emisfero
destro da cui nascono fantasie, sogni e idee che possono sembrare illogiche
e assurde.
Il linguaggio della psicoterapia deve intervenire sull'emisfero destro
perche' in esso l'immagine del mondo e' concepita ed espressa, e, mutandone
la grammatica attraverso paradossi, spostamenti di sintomi, giochi verbali,
prescrizioni, si determina il cambiamento dell'immagine del mondo che e'
alla base della sofferenza psichica.
La rivoluzione non e' da poco, perche' smentisce la persuasione comune
secondo cui, a partire dalla nascita, la realta' non puo' che essere
"scoperta". No, dice Watzlawick ne La realta' inventata. Il costruttivismo,
che e' alla base della sua concezione sostiene che cio' che noi chiamiamo
realta' e' un'interpretazione personale, un modo particolare di osservare e
spiegare il mondo che viene costruito attraverso la comunicazione e
l'esperienza. La realta' non verrebbe quindi "scoperta", ma "inventata".
Da queste invenzioni nascono "stili di vita" che rendono ciechi non solo gli
individui, ma interi sistemi relazionali umani (famiglia, aziende, sistemi
sociali e politici) nei confronti di possibilita' alternative. Con molti
esempi Watzlawick mostra nei suoi libri come attraverso una nuova
formulazione di vecchie immagini del mondo possano sorgere nuove "realta'".
E cosi' la psicologia incomincia a respirare.
Oggi a raccogliere questo respiro e' la consulenza filosofica che spero
annoveri presto Watzlawick tra i suoi precursori e, sulla sua traccia,
approfondisca quella terapia delle idee che, inosservate dalla psicologia,
sono spesso la causa delle sofferenze dell'anima.

3. MEMORIA. PAOLO GANGEMI RICORDA PAUL WATZLAWICK
[Dal quotidiano "L'Unita'" del 4 aprile 2007 riprendiamo il seguente
articolo di Paolo Gangemi li' apparso col titolo "'Se parli bene vivi bene',
la lezione seria e ironica di Paul Watzlawick"]

"Paul Watzlawick aveva lo stile intellettuale proprio dei grandi del
Novecento. Da un lato e' stato una delle personalita' fondamentali del
pensiero del secolo scorso, dall'altro aveva un modo originale di trattare
la cultura, senza prenderla troppo sul serio". Cosi' Omar Calabrese,
professore di semiotica all'Universita' di Siena, ricorda Paul Watzlawick,
filosofo, sociologo e psicologo austriaco morto a Palo Alto, in California,
a 85 anni, dopo una lunga malattia. Considerato come uno dei piu' grandi
studiosi nel campo della comunicazione, Watzlawick era nato a Villach, in
Austria (non lontano da Tarvisio), il 25 luglio 1921. Dopo aver studiato
filologia e filosofia all'Universita' di Venezia, laureandosi con una tesi
sulla filosofia del linguaggio e la logica, ha proseguito gli studi
all'Istituto Carl Gustav Jung di Zurigo, per poi trasferirsi negli Stati
Uniti.
Dagli anni Sessanta e' stato uno degli esponenti di spicco della Scuola di
Palo Alto, la corrente di psicologia e psichiatria che prende il nome dalla
localita' dove si trova il Mental Research Institute fondato da Don Jackson
negli anni Cinquanta. Proprio insieme a Don Jackson e all'altra collega di
Palo Alto Janet Helmick Beavin, Watzlawick ha scritto nel 1967 una delle sue
opere piu' importanti: Pragmatica della comunicazione umana. Studio dei
modelli interattivi, delle patologie e dei paradossi. Dal 1976 Watzlawick
era anche professore al Dipartimento di psichiatria e scienza
comportamentale dell'Universita' di Stanford, sempre in California.
"L'ho incontrato un paio di volte a Milano", ricorda Calabrese, "e posso
dire che oltre che dal punto di vista intellettuale era eccezionale anche
dal lato umano: era spiritoso e sempre disponibile, anche con gli studenti.
Non aveva neanche un briciolo di arroganza intellettuale. Considero un
privilegio averlo potuto conoscere di persona".
La teoria della comunicazione elaborata da Watzlawick si basa su cinque
assiomi, che nel suo modello sono alla base di ogni forma di comunicazione.
In particolare il primo assioma e' stato citato abbondantemente, tanto da
diventare forse la sua frase piu' nota: "In una situazione sociale non si
puo' non comunicare". Con questo Watzlawick vuol dire che non appena due
persone si trovano a contatto, una qualche forma di comunicazione e'
inevitabile: anche solo la decisione di non parlare o non muoversi porta con
se' una forma di comunicazione, e cosi' la posizione che uno assume e il
punto dove guarda. Insomma, ogni comportamento ha un carattere sociale. Gli
studi di Watzlawick sono alla base di molti sviluppi in diverse branche: le
sue opere infatti costituiscono un ponte fra filosofia e sociologia, fra
psichiatria e cibernetica.
Dal punto di vista psicoterapeutico, una delle innovazioni piu' rilevanti
della scuola di Palo Alto e' il modello chiamato della "terapia breve".
Secondo questo metodo il paziente puo' essere indotto dal terapista a
cambiare la propria percezione della realta' senza rendersene conto. Questo
approccio si contrappone alla maggior parte delle scuole psicoterapiche,
basate sulla consapevolezza da parte del paziente delle cause dei problemi,
e permette di "aggirare" la resistenza che il paziente naturalmente oppone,
e quindi di ottenere risultati terapeutici in tempi piu' brevi.
I 18 libri scritti da Watzlawick sono stati tradotti in 85 lingue. Fra
questi: Change: la formazione e la soluzione dei problemi (1974), La realta'
della realta' (1976), La realta' inventata (1988), Di bene in peggio.
Istruzioni per un successo catastrofico (1988), L'arte del cambiamento
(1990, insieme a Giorgio Nardone), America, istruzioni per l'uso (1993), Il
linguaggio del cambiamento (1999). Tra le sue opere non si trovano solo
ponderosi trattati filosofici ma anche agili libriccini spiritosi,
pubblicati in Italia da Feltrinelli. In uno dei piu' recenti, Istruzioni per
rendersi infelici (1997), Watzlawick racconta di un uomo che ogni dieci
secondi batte le mani. A chi gli chiede il perche' di questo strano
comportamento, risponde: "Per scacciare gli elefanti". E quando gli si fa
notare che li' non ci sono elefanti, risponde: "Ecco, vedete che funziona?".

4. MEMORIA. GIORGIO NARDONE RICORDA PAUL WATZLAWICK
[Ringraziamo il Centro di terapia strategica di Arezzo (per contatti:
www.centroditerapiastrategica.org) per averci inviato il seguente testo di
Giorgio Nardone dal titolo "In onore e in memoria di Paul Watzlawick
(Villach, Austria, 25 luglio 1921 - Palo Alto, Stati Uniti, 31 marzo 2007)"
che costituisce la postfazione al libro di Paul Watzlawick; Guardare dentro
rende ciechi e altri saggi, a cura di Wendel Ray e Giorgio Nardone, Ponte
alle Grazie, Milano 2007.
Giorgio Nardone e' psicoterapeuta, psicologo, direttore del Centro di
terapia strategica, collaboratore di Paul Watzlawick ed autore di molti
libri riguardanti la terapia breve strategica. Da una sua intervista del
2003 riportiamo il seguente brano: "La mia storia... nasce come studente e
laureato in filosofia della scienza. Sono rimasto all'universita' di Siena
presso la cattedra di filosofia della scienza come ricercatore, avendo come
obiettivo di ricerca lo studio dell'epistemologia della psicologia clinica e
dei vari modelli di psicoterapia. Studiando questi modelli da un punto di
vista epistemologico, avendo vagliato la maggioranza dei modelli con questo
criterio, l'unico che mi parve - siamo negli anni '80 - che reggesse a una
sorta di vaglio di questo tipo era quello della scuola di Palo Alto, quindi
Watzlawick, Jackson, Beavin, Weakland, e gli altri del gruppo del Mental
Research Institute di Palo Alto; questo mi indusse a chiedere una borsa di
studio per andare a studiare da vicino questi studiosi ed il loro lavoro.
Giunto a Palo Alto m'imbattei nel lavoro dei colleghi e mi resi conto di
quello che avevo letto nei libri di Bateson ovvero che 'non c'e' nulla di
piu' pratico di una buona teoria'. Quindi m'invaghii immediatamente di
questo modello di problem solving che muoveva non dalla tradizione della
psichiatria o della medicina ma dalla tradizione della logica,
dell'antropologia, della filosofia e dello studio della comunicazione per
affrontare e risolvere i problemi degli essere umani a qualunque livello: da
problemi individuali, di relazione, tra i gruppi, ecc. Cosi' inizio' la mia
avventura all'interno del mondo della psicoterapia. Sono tornato, mi sono
specializzato alla facolta' di Psicologia, nel frattempo ho continuato ad
andare annualmente per dei mesi a Palo Alto per continuare a studiare e
imparare il metodo. Finito il mio percorso di studi ho cominciato a mettere
in pratica cio' che avevo imparato sintetizzando ed adattando un modello
cosi' particolare al contesto italiano. In quegli anni e' nata la
collaborazione con Paul Watzlawick. E' stata una grande cosa per me, lui e'
stato non solo un maestro della psicoterapia ma anche una sorta di maestro
di vita, di stile. Sono iniziati i miei primi progetti di ricerca,
sperimentando proprio come criterio di ricerca i costrutti di fondo del
modello della scuola di Palo Alto, sui disturbi fobico-ossessivi che hanno
poi condotto alla messa a punto di modelli specifici e di protocolli per
questi disturbi che hanno dimostrato tale efficacia ed efficienza da essere
ormai esportati in tutto il mondo. Da li' e' nata l'idea di fondare
l'istituto con Paul Watzlawick, il Centro di terapia strategica, nel 1987.
Sempre da li' l'idea della scuola che abbiamo fondato nel 1989 e le continue
ricerche che sono andate avanti. L'applicazione del metodo di ricerca basato
sull'idea di conoscere un problema mediante le sue soluzioni e' proceduta
fino a mettere a punto protocolli di trattamento specifici altrettanto
efficaci ed efficienti per i disordini alimentari, per i problemi dei
ragazzi a scuola, per le relazioni tra adulti e bambini e per tutta una
serie di altre patologie sotto studio. In questo momento nel Centro di
terapia strategica ad Arezzo da me diretto c'e' la scuola di
specializzazione, riconosciuta dal ministero, in psicoterapia breve
strategica, c'e' un gruppo di ricerca di oltre 50 affiliati, selezionati,
che portano avanti ognuno di essi un progetto di ricerca specifico, abbiamo
prodotto piu' di venti pubblicazioni, la maggioranza delle quali tradotte
nelle principali lingue"]

Paul Watzlawick ha attraversato come una stella cometa la seconda meta' del
secolo scorso, illuminando con le sue idee, il suo lavoro e i suoi scritti
intere generazioni di studiosi e professionisti, non solo nelle aree della
psicologia, della psichiatria e della sociologia ma anche in campi lontani
dalle scienze umane come l'economia e l'ingegneria o nelle scienze "pure"
come la fisica e la biologia.
I suoi studi sulla comunicazione e sul cambiamento travalicano, infatti, le
barriere disciplinari e trovano applicazione in qualunque contesto ove siano
coinvolte le relazioni dell'individuo con se stesso, con gli altri e con il
mondo. La sua opera, come quella dei grandi filosofi, non si lascia limitare
ne' dalle ideologie, ne' dai confini delle singole prospettive scientifiche:
essa va oltre, sino alla radice del "come" l'essere umano costruisce, anzi,
per dirla con le sue parole, inventa la sua realta'.
Sulla scia della sua luminosa stella, numerosi sono i pensatori e i
professionisti che hanno avuto la possibilita' di costruire il loro successo
e la loro fama. Basti pensare che Watzlawick e' l'unico autore tradotto in
ottanta lingue differenti. La cosiddetta scuola di Palo Alto non sarebbe
esistita senza la sua imponente figura e la sua capacita' di sintetizzare il
lavoro di eminenti studiosi, come Gregory Bateson o Don D. Jackson e Milton
Erickson, in un unico e rigoroso modello teorico e applicativo.
D'altronde, per fare solo qualche esempio, il padre del costruttivismo Heinz
von Foerster, amava dichiarare di essere una invenzione di Paul Watzlawick,
nel senso che egli, senza il suo aiuto, non sarebbe diventato cosi' noto e i
suoi lavori non sarebbero stati cosi' conosciuti. Lo stesso vale per Mara
Selvini Palazzoli e la scuola di Milano di terapia sistemica, che devono a
lui non solo l'ispirazione tecnica ma anche la diffusione nel mondo del loro
lavoro.
Nella stessa maniera tutti coloro che si sono inseriti nella scia della
cometa Watzlawick hanno potuto riflettere grazie alla sua luce e, spesso,
senza nessun contatto diretto con lui. Era infatti sufficiente dichiarare di
riferirsi alla scuola di Palo Alto per acquisire status di rispettabilita'
scientifica e professionale. Tutto cio' vale anche per me poiche' senza di
lui probabilmente pochi avrebbero conosciuto il mio lavoro. Invece, grazie
al libro L'arte del cambiamento scritto a quattro mani, mi sono ritrovato
immediatamente sulla ribalta internazionale. Il nostro Centro di terapia
strategica di Arezzo se non fosse stato fondato con la sua attiva presenza
non sarebbe mai divenuto il punto di riferimento per l'evoluzione della
terapia breve e il problem solving strategico.
Ad ulteriore prova della grandezza della sua opera si pensi che Paul
Watzlawick rappresenta anche uno degli autori piu' copiati: c'e' stato anche
chi, dopo averne copiato intere pagine per un suo articolo, senza ovviamente
citare la fonte, e' in seguito divenuto uno dei suoi piu' acerrimi
detrattori. Paul, essendo una persona tollerante e sempre capace di evitare
conflitti - anche quando potevano apparire legittimi - in questo caso e in
altri, invece di denunciare e svergognare pubblicamente il collega
scorretto, semplicemente ha fatto notare direttamente e con stile la mala
azione al colpevole, senza andare oltre.
Il lettore puo' ben capire come voler sottolineare la rilevanza del
contributo di quest'autore e pensatore richiederebbe un intero volume,
inoltre i suo testi parlano del suo lavoro meglio di come potrebbe fare
chiunque altro.
Per questo ho deciso di concludere questo commento finale ai suoi scritti
selezionati in maniera non accademica ma personale. Ritengo che, avendo
avuto l'onore e il piacere di condividere con Paul oltre quindici anni di
collaborazione professionale e anche di relazione personale (insieme abbiamo
tenuto oltre cinquanta workshop e conferenze in giro per il mondo, abbiamo
scritto tre libri e contribuito ad altri due insieme agli amici Jeffrey Zeig
e Camillo Loriedo) sia bello offrire al lettore, oltre alla sua opera,
qualche aneddoto che pennelli la sua persona.
Egli, infatti, e' stato non solo un maestro di scienza e professione bensi'
anche un modello di stile e filosofia di vita. Paul era un uomo di bella
presenza, sobriamente elegante e capace di una sottile ironia, tanto
irresistibilmente simpatico agli uomini quanto affascinante per le donne.
Mai esibiva la sua condizione, disponendosi umilmente con chiunque, con
l'atteggiamento di chi e' sempre pronto ad imparare qualcosa in piu'. Capace
nelle relazioni interpersonali del gelo piu' rabbrividente cosi' come del
calore piu' confortante, ma sempre con stile impareggiabile.
Una volta, alla Sorbona di Parigi, durante una conferenza, un partecipante
lo interruppe aggredendolo verbalmente perche' le sue teorie andavano contro
i fondamenti della psichiatria e della psicoanalisi. Egli, con estrema
pacatezza gli rispose: "lei ha perfettamente ragione... dal suo punto di
vista", poi continuo' a parlare tra gli applausi e il sorriso del pubblico.
In un'altra occasione lo osservai dare del cibo "rubato in hotel" ai gatti
randagi di una calle veneziana, lasciava che si avvicinassero come se
fossero amici di un'altra vita. Giunti a Bologna da Roma a bordo della mia
auto, Paul commento' la mia guida ironicamente, dichiarando che l'Italia
doveva essersi accorciata. Giunti all'hotel che si chiamava "I tre vecchi"
mi chiese dove fossero gli altri due. La sua ironia fu forse ancor piu'
proverbiale: eravamo in attesa delle valigie all'aeroporto di Siviglia, la
sua arrivo' per prima e, ovviamente, la mia per ultima. Durante la tediosa
attesa, sul nastro passo' una valigia gigantesca ed egli commento' "e'
decisamente molto comoda perche' se non trovi una camera in albergo puoi
dormirci dentro".
Le sue attenzioni nei confronti delle persone a lui care non erano mai
ostentate ma cosi' delicate e puntuali da stupire ogni volta. Pronto a
cogliere la bellezza in ogni sua forma, dai colori delle colline toscane in
primavera al fascino tremendo dei grattacieli sulla baia di Hong Kong al
tramonto; dal rumore ancestrale delle onde del Pacifico di Carmel alla
musica sublime di Rachmaninov.
Infine, uno degli episodi che puo' descrivere al meglio la sua personalita'
e il suo stile e' rappresentato da un sottile quanto potente insegnamento
impartitomi molti anni fa durante un importante convegno. In questa
occasione, per la prima volta dovevo presentare il metodo di terapia breve,
messo a punto sotto la sua supervisione, per il trattamento dei disturbi
fobico-ossessivi; per di piu' dovevo farlo di fronte a un'assise composta
dai piu' importanti studiosi e specialisti del settore. Ossessivamente avevo
preparato la mia esposizione, riservando lo spazio alla dissertazione
teorica, alla presentazione dei dati empirici e alla pratica clinica
mediante delle videoregistrazioni che dimostrassero la reale efficacia della
terapia anche a un pubblico di scettici ricercatori e colleghi.
Sfortunatamente il tecnico video e audio della sala, nel provare il mio
video, per errore ne aveva cancellato il contenuto. Mi accorsi di tutto cio'
poco prima di cominciare la mia relazione. Come il lettore puo' ben capire
non ero solo seccato e allibito per l'accaduto ma anche frustrato e
piuttosto depresso prevedendo il sicuro insuccesso. Procedetti nella mia
presentazione in maniera decisamente meno assertiva del solito e quando
giunsi alla parte dimostrativa della tecnica, mi scusai con l'uditorio per
il problema sopraggiunto: recitai, invece che mostrare il video, le
trascrizioni, dichiarando i loro effetti. In maniera totalmente contraria
alle mie previsioni il pubblico fu entusiasta e molte furono le
dichiarazioni di apprezzamento per il lavoro presentato. Paul, che tutto
aveva osservato dal fondo della grande sala, si avvicino' a me e battendomi
un mano sulla spalla disse: "finalmente oltre che bravo sei apparso umile e
simpatico... Oggi tutti hanno apprezzato la tua debolezza ed il tuo
errore...". Mai ho dimenticato questa sua lezione.
Oggi, a pochi giorni dalla sua morte, scrivendo queste righe sento ancor
piu' la sua mancanza. Tuttavia sono contento perche', oltre a una vita
intensa e piena di bellezza, egli ha avuto una morte felice accanto alla sua
amata Vera. Ritengo che in questo caso valga davvero la seguente citazione:
"quando perdi una persona davvero importante, piuttosto che pensare alla
sfortuna di averla perduta pensa alla fortuna di averla avuta".

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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 115 del 10 giugno 2007

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