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Minime. 93
- Subject: Minime. 93
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 18 May 2007 00:17:21 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 93 del 18 maggio 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Oggi a Roma 2. Oggi e domani a Palermo 3. Luca Martinelli intervista Lorenzo Barbera su Danilo Dolci 4. Elena Buia intervista Lucetta Scaraffia su Etty Hillesum 5. La "Carta" del Movimento Nonviolento 6. Per saperne di piu' 1. INCONTRI. OGGI A ROMA [Dall'Udi - Unione Donne in Italia (per contatti: 50e50udinazionale at gmail.com) riceviamo e diffondiamo] L'Udi - Unione Donne in Italia, storica associazione di donne deposita venerdi 18 maggio alle ore 10 presso la Corte di Cassazione il titolo di una una legge di iniziativa popolare contenente norme per la democrazia paritaria per le assemblee elettive, e per raccogliere le 50.000 firme necessarie lancia una campagna dal titolo "50 e 50 ovunque si decide". Secondo il documento che accompagna il testo di legge l'íiniziativa, che sta raccogliendo adesioni dal mondo politico, sindacale e associativo e soprattutto tra le donne, intende dare applicazione all'articolo 51 della Costituzione superando la diatriba sulle cosiddette "quote rosa" e sulle misure antidiscriminatorie per "consentire a donne e uomini, alla pari, di rinnovare la politica e la democrazia". Per l'occasione, davanti al palazzo di piazza Cavour si terra' un sit-in alle ore 10. Per informazioni e contatti: tel. 066865884, sito: www.50e50.it 2. INCONTRI. OGGI E DOMANI A PALERMO [Dal Cesie - Centro Studi ed Iniziative Europeo (per contatti: cesie at cesie.it) riceviamo e diffondiamo. Danilo Dolci e' nato a Sesana (Trieste) nel 1924, arrestato a Genova nel '43 dai nazifascisti riesce a fuggire; nel '50 partecipa all'esperienza di Nomadelfia a Fossoli; dal '52 si trasferisce nella Sicilia occidentale (Trappeto, Partinico) in cui promuove indimenticabili lotte nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti, il lavoro e la dignita'. Subisce persecuzioni e processi. Sociologo, educatore, e' tra le figure di massimo rilievo della nonviolenza nel mondo. E' scomparso sul finire del 1997. Di seguito riportiamo una sintetica ma accurata notizia biografica scritta da Giuseppe Barone (comparsa col titolo "Costruire il cambiamento" ad apertura del libriccino di scritti di Danilo, Girando per case e botteghe, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2002): "Danilo Dolci nasce il 28 giugno 1924 a Sesana, in provincia di Trieste. Nel 1952, dopo aver lavorato per due anni nella Nomadelfia di don Zeno Saltini, si trasferisce a Trappeto, a meta' strada tra Palermo e Trapani, in una delle terre piu' povere e dimenticate del paese. Il 14 ottobre dello stesso anno da' inizio al primo dei suoi numerosi digiuni, sul letto di un bambino morto per la denutrizione. La protesta viene interrotta solo quando le autorita' si impegnano pubblicamente a eseguire alcuni interventi urgenti, come la costruzione di una fogna. Nel 1955 esce per i tipi di Laterza Banditi a Partinico, che fa conoscere all'opinione pubblica italiana e mondiale le disperate condizioni di vita nella Sicilia occidentale. Sono anni di lavoro intenso, talvolta frenetico: le iniziative si susseguono incalzanti. Il 2 febbraio 1956 ha luogo lo "sciopero alla rovescia", con centinaia di disoccupati - subito fermati dalla polizia - impegnati a riattivare una strada comunale abbandonata. Con i soldi del Premio Lenin per la Pace (1958) si costituisce il "Centro studi e iniziative per la piena occupazione". Centinaia e centinaia di volontari giungono in Sicilia per consolidare questo straordinario fronte civile, "continuazione della Resistenza, senza sparare". Si intensifica, intanto, l'attivita' di studio e di denuncia del fenomeno mafioso e dei suoi rapporti col sistema politico, fino alle accuse - gravi e circostanziate - rivolte a esponenti di primo piano della vita politica siciliana e nazionale, incluso l'allora ministro Bernardo Mattarella (si veda la documentazione raccolta in Spreco, Einaudi, Torino 1960 e Chi gioca solo, Einaudi, Torino 1966). Ma mentre si moltiplicano gli attestati di stima e solidarieta', in Italia e all'estero (da Norberto Bobbio a Aldo Capitini, da Italo Calvino a Carlo Levi, da Aldous Huxley a Jean Piaget, da Bertrand Russell a Erich Fromm), per tanti avversari Dolci e' solo un pericoloso sovversivo, da ostacolare, denigrare, sottoporre a processo, incarcerare. Ma quello che e' davvero rivoluzionario e' il suo metodo di lavoro: Dolci non si atteggia a guru, non propina verita' preconfezionate, non pretende di insegnare come e cosa pensare, fare. E' convinto che nessun vero cambiamento possa prescindere dal coinvolgimento, dalla partecipazione diretta degli interessati. La sua idea di progresso non nega, al contrario valorizza, la cultura e le competenze locali. Diversi libri documentano le riunioni di quegli anni, in cui ciascuno si interroga, impara a confrontarsi con gli altri, ad ascoltare e ascoltarsi, a scegliere e pianificare. La maieutica cessa di essere una parola dal sapore antico sepolta in polverosi tomi di filosofia e torna, rinnovata, a concretarsi nell'estremo angolo occidentale della Sicilia. E' proprio nel corso di alcune riunioni con contadini e pescatori che prende corpo l'idea di costruire la diga sul fiume Jato, indispensabile per dare un futuro economico alla zona e per sottrarre un'arma importante alla mafia, che faceva del controllo delle modeste risorse idriche disponibili uno strumento di dominio sui cittadini. Ancora una volta, pero', la richiesta di acqua per tutti, di "acqua democratica", incontrera' ostacoli d'ogni tipo: saranno necessarie lunghe battaglie, incisive mobilitazioni popolari, nuovi digiuni, per veder realizzato il progetto. Oggi la diga esiste (e altre ne sono sorte successivamente in tutta la Sicilia), e ha modificato la storia di decine di migliaia di persone: una terra prima aridissima e' ora coltivabile; l'irrigazione ha consentito la nascita e lo sviluppo di numerose aziende e cooperative, divenendo occasione di cambiamento economico, sociale, civile. Negli anni Settanta, naturale prosecuzione del lavoro precedente, cresce l'attenzione alla qualita' dello sviluppo: il Centro promuove iniziative per valorizzare l'artigianato e l'espressione artistica locali. L'impegno educativo assume un ruolo centrale: viene approfondito lo studio, sempre connesso all'effettiva sperimentazione, della struttura maieutica, tentando di comprenderne appieno le potenzialita'. Col contributo di esperti internazionali si avvia l'esperienza del Centro Educativo di Mirto, frequentato da centinaia di bambini. Il lavoro di ricerca, condotto con numerosi collaboratori, si fa sempre piu' intenso: muovendo dalla distinzione tra trasmettere e comunicare e tra potere e dominio, Dolci evidenzia i rischi di involuzione democratica delle nostre societa' connessi al procedere della massificazione, all'emarginazione di ogni area di effettivo dissenso, al controllo sociale esercitato attraverso la diffusione capillare dei mass-media; attento al punto di vista della "scienza della complessita'" e alle nuove scoperte in campo biologico, propone "all'educatore che e' in ognuno al mondo" una rifondazione dei rapporti, a tutti i livelli, basata sulla nonviolenza, sulla maieutica, sul "reciproco adattamento creativo" (tra i tanti titoli che raccolgono gli esiti piu' recenti del pensiero di Dolci, mi limito qui a segnalare Nessi fra esperienza etica e politica, Lacaita, Manduria 1993; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1996; e Comunicare, legge della vita, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1997). Quando la mattina del 30 dicembre 1997, al termine di una lunga e dolorosa malattia, un infarto lo spegne, Danilo Dolci e' ancora impegnato, con tutte le energie residue, nel portare avanti un lavoro al quale ha dedicato ogni giorno della sua vita". Tra le molte opere di Danilo Dolci, per un percorso minimo di accostamento segnaliamo almeno le seguenti: una antologia degli scritti di intervento e di analisi e' Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari 1974; tra i libri di poesia: Creatura di creature, Feltrinelli, Milano 1979; tra i libri di riflessione piu' recenti: Dal trasmettere al comunicare, Sonda, Torino 1988; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Firenze 1996. Tra le opere su Danilo Dolci: Giuseppe Fontanelli, Dolci, La Nuova Italia, Firenze 1984; Adriana Chemello, La parola maieutica, Vallecchi, Firenze 1988 (sull'opera poetica di Dolci); Antonino Mangano, Danilo Dolci educatore, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1992; Giuseppe Barone, La forza della nonviolenza. Bibliografia e profilo critico di Danilo Dolci, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2000, 2004 (un lavoro fondamentale); Lucio C. Giummo, Carlo Marchese (a cura di), Danilo Dolci e la via della nonviolenza, Lacaita, Manduria-Bari-Roma 2005. Tra i materiali audiovisivi su Danilo Dolci cfr. il dvd di Alberto Castiglione, Danilo Dolci. Memoria e utopia, 2004. Tra i vari siti che contengono molti utili materiali di e su Danilo Dolci segnaliamo almeno www.danilodolci.net, www.danilodolci.toscana.it, danilo1970.interfree.it, www.nonviolenti.org] Due giornate maieutiche nella prospettiva di Danilo Dolci. * Venerdi' 18 maggio 2007, dalle ore 10 alle ore 18, laboratori maieutici presso la Biblioteca Comunale Casa Professa, ex Convento dei Gesuiti, Piazza Casa Professa 1, Palermo. Sara' offerto un pasto freddo. La partecipazione e' gratuita. Dalle ore 18,30 in poi presso la Libreria Khalesa presentazione del volume "Carlo Levi: Riletture". * Sabato 19 maggio 2007 dalle ore 9 alle ore 13 presso la Biblioteca Comunale (Casa Professa) si terra' una tavola rotonda su "Attualita' del pensiero di Danilo Dolci a dieci anni dalla scomparsa. Maieutica e' anche politica". * Per informazioni: tel. 0916164224 o anche 3389367449, e- mail: cesie at cesie.it, sito: www.cesie.it 3. MEMORIA. LUCA MARTINELLI INTERVISTA LORENZO BARBERA SU DANILO DOLCI [Ringraziamo Luca Martinelli (per contatti: martinelli at manitese.it) per averci messo a disposizione questa sua intervista che appare sul mensile "Altreconomia" di maggio 2007 col titolo "Quando Danilo accuso' lo Stato" e col sommario "Negli anni '50 Danilo Dolci si trasferi' dal Trentino in Sicilia. Ci ando' per promuovere forme di lotta nonviolenta e rivendicare il diritto al pane, al lavoro, alla democrazia. Ripercorriamo le tappe di una vita straordinaria dedicata all'impegno civile attraverso le parole di Lorenzo Barbera, classe 1936, che con Dolci lavoro' per tredici anni. Da quel giorno dello 'sciopero al contrario' fino alla 'settimana di giudizio popolare' contro un governo fuorilegge". Luca Martinelli e' redattore di "Altreconomia". Su Lorenzo Barbera dal sito dell'Asvi (www.asvi.it) riportiamo la seguente scheda: "Lorenzo Barbera, presidente del comitato scientifico Asvi, e' nato in Sicilia nel 1936, diplomato assistente sociale con specializzazione in sviluppo di comunita' nel 1960 presso l'Universita' La Sapienza di Roma. Dal 1956 al 1969 ha collaborato con Danilo Dolci nell'ambito del Centro Studi e Iniziative per la Piena Occupazione nella Sicilia Occidentale. Dal 1969 al 1973 ha promosso e diretto il Centro Studi e Iniziative Valle del Belice. Dal 1973 dirige il Cresm (Centro di Ricerche Economiche e Sociali per il Meridione). E' stato promotore e consulente di numerosi progetti integrati di sviluppo in Sicilia e nel mezzogiorno italiano, collaborando con numerose comunita' montane. Dal 1986 al 1989 ha partecipato al secondo e al terzo Programma europeo di lotta alla poverta'. Dal 1991 ha elaborato, promosso e assistito, in Sicilia e in Campania, orientandoli verso lo sviluppo locale, numerosi progetti di sviluppo rurale finanziati dal programma Leader dell'Unione europea. Dal 1995 al 2000 e' stato membro dell'Osservatorio europeo per lo sviluppo rurale, con il ruolo di consulente per la metodologia dello sviluppo locale. Dal 1992 al 2000 ha promosso, elaborato, coordinato o fornito consulenza a numerosi progetti in favore di fasce sociali svantaggiate, realizzati con Programmi di iniziativa comunitaria del F. S. E., per l'integrazione e l'inserimento lavorativo e socio-culturale di detenuti, immigrati, giovani e donne disoccupati, per lo sviluppo della telemedicina, etc. Nel 1985 ha copromosso, con rappresentanti di varie universita' dei paesi mediterranei (Volos, Madrid, Corsica, Marsiglia, Milano) una GEIE "Dynamique Mediterraneenne", impegnata in ricerche-azioni per il passaggio dall'assistenza all'iniziativa. Nel 1995 ha copromosso con partner di tutti i paesi dell'Unione Europea DE.LO.S. Constellation (Costellazione dello sviluppo locale sostenibile), organizzazione europea che opera attivamente anche in contatto con esperienze di sviluppo locale di altri continenti (Africa, Asia, Almerica Latina, Canada). Opere di Lorenzo Barbera: Una politica per la piena occupazione, Laterza, 1958; La diga di Roccamena, Laterza, 1964; L'enfiteusi in Sicilia, Centro studi e iniziative per la piena occupazione, 1965; Marcia per la Sicilia Occidentale, Editori riuniti, 1967; Belice stato fuorilegge, Feltrinelli, 1970; "Pianificazione siciliana", periodico mensile, Centro studi e iniziative Valle del Belice, dal 1965 al 1973; "Meridione citta' e campagna", rivista bimestrale edita dal Cresm dal 1975 al 1980; I ministri dal cielo, Feltrinelli, 1980; Piano di sviluppo dell'area colpita dal terremoto del 23 dicembre 1980, Cresm, 1982; Formazione e sviluppo nel Mezzogiorno, Cresm, 1985; Piano integrato mediterraneo per le zone montane della provincia di Caserta, Cresm, 1986; Piano di sviluppo integrato del Matese, Comunita' Montana del Matese, 1988; Piano di sviluppo integrato del Marmo-Platano, Cresm, 1989; L'animazione socio-economica e la formazione nello sviluppo locale; Numerosi progetti di sviluppo locale realizzati con il programma Leader dal 1995 al 2001(Terre del Sosio, Eloro, Leontinoi, Terre d'Irpinia, Valle Himera, Rocca di Cerere)"] Danilo Dolci (1924-1997), triestino di nascita, fu sociologo, educatore e poeta. Negli anni '50 si trasferi' nella Sicilia occidentale, dove promosse forme di lotta nonviolenta per il pane, il lavoro, la democrazia e contro ogni mafia. Lorenzo Barbera, che intervistiamo in queste pagine, ha vent'anni quando incontra Dolci, nel 1956. Lavora con lui per tredici anni, poi, nel 1973, fonda il Cresm (Centro di ricerche economiche e sociali per il Meridione), che ancora oggi continua a promuovere lo sviluppo partecipato nella Valle del Belice, tra le province di Trapani e Palermo. * - Luca Martinelli: Quando conobbe Danilo Dolci? - Lorenzo Barbera: Fu nel 1956, in occasione del famoso "sciopero al rovescio". "I lavoratori occupati fanno valere le loro ragioni scioperando; in che modo possono far valere le proprie i disoccupati?", domandava Danilo. "Lavorando!", rispondevano i disoccupati di Partinico. Decidemmo, allora, di riparare la trazzera vecchia, un'arteria agricola sulla quale non potevano avanzare nemmeno i carretti. Il ministro Scelba la considero' un'azione eversiva, e decise di impedirla usando come pretesto l'occupazione di suolo pubblico. Arrivarono camion di poliziotti. Una ventina di persone, tra cui Danilo, vennero incarcerate. Un mese dopo ci fu il processo: Piero Calamandrei lo defini' "il processo all'articolo 4 della Costituzione", quello che dice che lo Stato s'impegna a garantire il lavoro a tutti i cittadini. * - Luca Martinelli: Per quanto tempo ha continuato a lavorare con lui? - Lorenzo Barbera: Ho lavorato con Danilo fino al 1969. A partire dal 1958 abbiamo studiato la possibilita' della piena occupazione in dieci comuni della Sicilia occidentale, basandoci sulle potenzialita' locali e sui saperi e il saper fare degli abitanti. Quell'anno a Danilo fu assegnato il premio Lenin per la pace (16 milioni di lire) e demmo vita al Centro studi e iniziative per la piena occupazione, che aveva cinque sedi a Partitico, Roccamena, Corleone, San Giovanni Gemini e Menfi. Danilo mi affido' il Centro di Roccamena: mi dedicai a domandare gli abitanti - uomini e donne di tutte le eta', di tutte le condizioni sociali - se avevano problemi, quali fossero, chi avrebbe potuto e dovuto risolverli e in che modo. Alcuni consideravano prioritaria la questione della siccita'; per altri erano fondamentali i problemi del nucleo urbano, che aveva bisogno della rete idrica e di quella fognaria, nonche' di fermare una frana che trascinava a valle mezzo paese. C'era - ancora - chi considerava prioritario il problema della mafia o l'intransitabilita' delle strade di collegamento con la campagna e con gli altri centri abitati. Nel dicembre 1960 si erano costituiti cinque gruppi di lavoro: Diga sul Belice sinistro, Agricoltura, Nucleo urbano, Rete stradale extraurbana, Mafia. Periodicamente ciascun gruppo di lavoro relazionava agli altri riuniti in assemblea. Tutti i gruppi decisero di chiamarsi Comitato cittadino per lo sviluppo di Roccamena. * - Luca Martinelli: Quali furono i risultati del vostro lavoro con la popolazione di Roccamena? - Lorenzo Barbera: In due anni il Comitato cittadino dette vita al "Piano di sviluppo di Roccamena", che presentammo in un convegno a cui i roccamenesi invitarono i loro amici e conoscenti e i sindacati, i partiti e le associazioni di categoria i loro omologhi dei paesi vicini. Era il 2 aprile 1962 e arrivo' un mare di popolo da tutta la valle del Belice. Quelle che relazionarono erano persone semplici: sulla mafia, ad esempio, parlo' un contadino analfabeta e poeta, che dal 1944 al 1950 era stato in prima linea nell'occupazione dei feudi incolti e malcoltivati e nell'organizzazione delle cooperative per coltivarli. Dopo il convegno tutti i paesi vicini ci invitarono ad aiutarli a creare un Comitato cittadino: ne nacquero 18, e riuscimmo a coinvolgere anche 16 amministrazioni comunali. Dedicammo il 1964 alla formazione di trenta giovani laureati e diplomati della Valle del Belice, che allora chiamammo pianificatori comunali e zonali. All'inizio del 1965 la partecipazione e l'entusiasmo erano alle stelle: nacque il Comitato intercomunale per la pianificazione organica della valle del Belice. E nel 1967 era pronto un Piano organico di sviluppo della Valle del Belice, articolato per Comuni. * - Luca Martinelli: Cosa avete fatto per mettere in pratica il piano che era stato elaborato in modo partecipato? - Lorenzo Barbera: Alcuni tra i progetti, ad esempio la diga sul fiume Belice, la viabilita' extraurbana, il rimboschimento, richiedevano l'impegno dello Stato e della Regione. Decidemmo, percio', per farci ascoltare, di organizzare una grande marcia per la Sicilia occidentale. Da Partanna a Palermo, passando per Castelvetrano, Menfi, Santa Margherita Belice, Roccamena e Partinico, e dedicando una giornata a ogni paese. Era la primavera del 1967: dopo la marcia incontrammo ministri e assessori regionali, portando loro proposte concrete e approfondite che venivano dal piano di sviluppo del Belice. Loro si assunsero precisi impegni. In autunno organizzammo una grande marcia per la pace nazionale, con due cortei che partendo uno da Milano e l'altro da Palermo si fusero a Roma il 30 novembre 1967, dopo trenta giorni di cammino. Vivevamo sull'onda di questi due eventi quando il 15 gennaio 1968 arrivo' il terremoto che sconvolse la Valle del Belice. Tutti i nostri piani erano sconvolti: la gente non viveva piu' nelle case ma in bivacchi in campagna e poi nelle tendopoli. Attraverso i comitati nati nelle tendopoli realizzammo, in poche settimane, assemblee cittadine e riunioni intercomunali. Il 2 marzo 1969 eravamo accampati in 1.500 a piazza Montecitorio. Ci restammo quattro giorni e quattro notti, circondati dalla solidarieta' dei romani, dall'attenzione dei media e dal sostegno di sindacati e di varie associazioni. Proponemmo un testo di legge per la ricostruzione e lo sviluppo della Valle del Belice: fu dibattuto, adeguato e approvato dalla Camera dei Deputati il 5 marzo. Ritornammo contenti e acclamati dalla stampa, ma con il passare dei mesi dovemmo constatare che il governo non dava attuazione alla legge. * - Luca Martinelli: E quale fu, allora, la vostra reazione? - Lorenzo Barbera: Nel settembre del 1968 si svolse a Roccamena una grande assemblea di tutta la Valle del Belice. Decidemmo di dar vita a una "settimana di giudizio popolare". Individuammo quindi all'interno del governo nazionale e di quello regionale i protagonisti del mancato avvio delle attivita' di ricostruzione e sviluppo. A tutti inviammo un dossier, nel quale si mettevano a fuoco gli impegni non mantenuti e i conseguenti danni causati all'economia, all'occupazione e alle famiglie rotte dall'emigrazione. I giudici erano 96 tra contadini, disoccupati, impiegati e studenti della Valle. Tra i nove personaggi piu' autorevoli sotto accusa c'era il ministro dei Lavori pubblici, Mancini, che giustifico' tutte le sue inadempienze con ragioni tecniche e burocratiche. Venne condannato a vivere in tenda per un mese con la sua famiglia, lavorando come camionista sulle strade intransitabili della zona. Una condanna dichiaratamente simbolica e carica di missione pedagogica. * - Luca Martinelli: Cambio' qualcosa? - Lorenzo Barbera: Non nel comportamento del governo; crebbe, pero', la consapevolezza e l'iniziativa della gente. Un esecutivo che non dava attuazione a una legge approvata dal Parlamento era fuorilegge. E non si pagano le tasse a un governo fuorilegge: i cittadini portavano le bollette nelle sedi dei comitati cittadini, che le confezionavano in pacchi che inviavamo al ministro delle Finanze con lettere di accompagnamento che spiegavano le ragioni della disubbidienza civile della popolazione del Belice. Il ministro girava le bollette ai prefetti di Palermo, Trapani ed Agrigento, che, a loro volta, le inviavano ai sindaci dei Comuni terremotati delle tre province, che provvedevano a ridistribuirle alle famiglie che, a loro volta, le riportavano ai comitati cittadini. E ricominciava il giro. Alla fine del 1969, il Parlamento - anziche' pressare il governo perche' desse attuazione al provvedimento approvato l'anno precedente - fece una legge con la quale esonerava dal pagamento delle tasse la popolazione della Valle del Belice. * "Altreconomia" - www.altreconomia.it - e' una rivista mensile nata nel 1999 per dare visibilita' e spazio a stili di vita e iniziative produttive, commerciali e finanziarie ispirate ai principi di sobrieta', equita', sostenibilita', partecipazione e solidarieta'. Dedica particolare attenzione ai temi del commercio equo e solidale, dell'ambiente, della finanza etica e della cooperazione internazionale. "Altreconomia" sviluppa - con l'editore Terre di mezzo- una collana editoriale e ha appena pubblicato una biografia di Danilo Dolci. Una rivoluzione nonviolenta (160 pagine, 10 euro) e' il volume curato da Giuseppe Barone, vicepresidente del Centro per lo sviluppo creativo "Danilo Dolci". Barone ha anche scelto alcuni testi tra i piu' significativi della produzione poetica, letteraria e pedagogica di questo straordinario triestino trapiantato in Sicilia. Il libro e' il secondo titolo della collana dei libri dedicati a personaggi significativi. 4. PROFILI. ELENA BUIA INTERVISTA LUCETTA SCARAFFIA SU ETTY HILLESUM [Dal sito www.railibro.rai.it riprendiamo la seguente intervista li' apparsa col titolo "Etty maestra di canto corale". Elena Buia, nata nel 1971, vive e lavora a Roma, collaborando ai programmi radiofonici di Radio Tre. Nel 1999 ha vinto ex-aequo il Premio tesi di laurea organizzato dal Centro di documentazione "Pier Vittorio Tondelli" del Comune di Correggio. Lucetta Scaraffia, nata a Torino nel 1948, insegna storia contemporanea all'universita' "La Sapienza" di Roma. Socia fondatrice della Societa' italiana delle storiche, si e' occupata, oltre che di storia della religiosita', di storia delle donne, di storia della famiglia e della comunita' contadina. Tra le opere di Lucetta Scaraffia: La santa degli impossibili, Rosenberg & Sellier, Torino 1990; con Gabriella Zarri, Donne e fede, Laterza, Roma-Bari 1994, traduzione inglese Women and faith, Cambridge University Press, 1999; Il Concilio in convento, Morcelliana, Brescia 1996; Rinnegati. Per una storia dell'identita' occidentale, Laterza,1993; Il giubileo, Il Mulino, Bologna 1999 (tradotto in spagnolo per l'editore Acento); con Anna Bravo, Donne del '900, Liberal libri, 1999; con Anna Bravo e Anna Foa, I fili della memoria, Uomini e donne nella storia, Laterza, Roma-Bari 2000 (manuale di storia, in tre volumi); con Anna Bravo, Margherita Pelaja, Alessandra Pescarolo, Storia sociale delle donne nell'Italia contemporanea, Laterza, Roma-Bari 2001; Francesca Cabrini. Tra la terra e il cielo, Paoline, Cinisello Balsamo (Milano) 2003. Etty Hillesum e' nata a Middelburg nel 1914 e deceduta ad Auschwitz nel 1943, il suo diario e le sue lettere costituiscono documenti di altissimo valore e in questi ultimi anni sempre di piu' la sua figura e la sua meditazione diventano oggetto di studio e punto di riferimento per la riflessione. Opere di Etty Hillesum: Diario 1941-1943, Adelphi, Milano 1985, 1996; Lettere 1942-1943, Adelphi, Milano 1990, 2001. Opere su Etty Hillesum: AA. VV., La resistenza esistenziale di Etty Hillesum, fascicolo di "Alfazeta", n. 60, novembre-dicembre 1996, Parma; Nadia Neri, Un'estrema compassione, Bruno Mondadori Editore, Milano 1999; Pascal Dreyer, Etty Hillesum. Una testimone del Novecento, Edizioni Lavoro, Roma 2000; Sylvie Germain, Etty Hillesum. Una coscienza ispirata, Edizioni Lavoro, Roma 2000; Wanda Tommasi, Etty Hillesum. L'intelligenza del cuore, Edizioni Messaggero, Padova 2002; Maria Pia Mazziotti, Gerrit Van Oord (a cura di), Etty Hillesum. Diario 1941-1943. Un mondo 'altro' e' possibile, Apeiron, Sant'Oreste (Roma) 2002; Maria Giovanna Noccelli, Oltre la ragione, Apeiron, Sant'Oreste (Roma) 2004] Lucetta Scaraffia, storica e saggista, si e' occupata di storia delle donne e di storia religiosa, con particolare attenzione alla religiosita' femminile. In quest'intervista ripercorre dettagliatamente la formazione spirituale di Etty Hillesum, quel cammino che la portera' alla piena comprensione e coraggiosa espressione di se' e del proprio ruolo. * - Elena Buia: Chi e' Etty Hillesum? - Lucetta Scaraffia: Etty Hillesum fu una giovane donna moderna nata da una famiglia ebraica. Il nonno era un importante rabbino olandese, mentre il padre era professore di latino e greco, quindi un uomo attento alla cultura classica. Etty visse in un ambiente intellettuale e fu una giovane donna intellettuale. Era appassionata di libri e di letture; studio' legge e culture slave, studi che la legarono al ramo materno della famiglia: la madre, infatti, era un'ebrea russa, appassionata, di carattere istintivo e molto diversa dal padre, che invece era un uomo piuttosto razionale. Etty eredito' dal padre la passione per il mondo intellettuale e dalla madre una vena spirituale, emotiva, un interesse inquieto per la vita. Etty fu una giovane donna inquieta. * - Elena Buia: Nelle prime pagine del Diario Etty parla di cultura, delle sue passioni e dei suoi interessi: la guerra e' ancora in sottofondo... - Lucetta Scaraffia: Il diario inizia nel 1941. Conoscendo la situazione europea di quegli anni, ci stupiamo di come questa ragazza sia stata cosi' presa dalle sue difficolta' a vivere, dai suoi interessi intellettuali e amorosi e da problemi personali come le depressioni improvvise o le angosce: Etty sembra quasi non accorgersi di tutto quello che c'e' attorno. Appare tutta presa dal proprio lavorio interno, dal tentativo di imparare a vivere, e lei stessa afferma: "Io leggo per poter vivere". Tutto quello che fa e' una sorta di apprendistato a vivere, perche' per lei vivere e' molto doloroso. * - Elena Buia: Lei crede che i suoi malesseri fisici, di cui Etty scrive spesso nel diario, siano anche stati lo specchio di un disagio spirituale? Pensa che sia stato proprio questo disagio a mettere in moto un cambiamento, un tentativo di guardarsi dentro, un approfondimento? - Lucetta Scaraffia: Sicuramente in Etty Hillesum corpo e anima sono strettamente legati, come lei stessa capisce nettamente nelle prime pagine del Diario. Tutti i problemi che ha verso il cibo e tutte le sue debolezze sono malattie che oggi definiremmo psicosomatiche, cioe' malanni che nascono dal suo disagio psichico, disagio che in seguito lei definira' spirituale. La cosa interessante e' che Etty Hillesum fu capace di superare rapidamente la fase del disagio psichico - ossia dell'individuazione dei problemi psichici - per spostarsi immediatamente sul piano spirituale. * - Elena Buia: Chi e' Spier? - Lucetta Scaraffia: Per superare i suoi disagi psichici Etty va da uno psicanalista un po' strano, fuori da ogni scuola. Si chiama Julius Spier ed e' uno psicochirografo; e' stato allievo di Jung ed e' uno studioso della psiche, ma e' anche una specie di mago. Pur facendo riferimento alla scuola junghiana, Spier supera rapidamente i confini della psicoanalisi dell'epoca - confini molto circoscritti alla sfera dell'io e alla vita psicologica delle persone - per spostarsi in qualche modo sul piano del destino. Attraverso l'analisi delle linee della mano, Spier vuole leggere la persona umana, l'individuo che hai di fronte all'interno del suo destino. Tutto cio' si rifa' a una dimensione squisitamente religiosa. * - Elena Buia: In che senso questa storia d'amore puo' essere considerata l'inizio della svolta spirituale di Etty Hillesum? - Lucetta Scaraffia: Julius Spier e' uno psicanalista, ma e' anche uno spiritualista, e cio' implica che per lui il destino e' lo sfondo e il quadro entro cui interpretare il disagio psicologico delle persone. Spier pone immediatamente i disagi psicologici di Etty sul piano spirituale e infatti, come rimedio, le da' da leggere l'Antico e il Nuovo Testamento. Questo e' un po' curioso, perche' Spier e' ebreo ed Etty pure: entrambi conoscono le Sacre Scritture, ma solo dal punto di vista ebraico. Ciononostante, Spier da' a Etty la Bibbia cristiana, e da alcuni riferimenti pare fosse nella sua interpretazione cattolica - infatti c'e' qualche differenza tra la traduzione cattolica e quelle protestanti. Non bisogna inoltre dimenticare che Spier e' junghiano, ed e' noto come il protestante Jung attingesse alle Sacre Scritture come a un luogo letterario metaforico di spiegazione della psiche. La differenza tra i due e' che mentre Jung utilizzava queste metafore per spiegare sempre problemi di tipo psicologico, Spier va molto piu' in la' e sposta l'accento sul piano del destino e sul piano religioso. * - Elena Buia: Etty si definiva "la ragazza che non riusciva a inginocchiarsi". Da quando incontra Spier, pero', inizia a parlare con Dio, lo riconosce come altro da se' e inizia la preghiera. - Lucetta Scaraffia: Il percorso di Etty e' strettamente spirituale perche' non si limita all'adesione razionale che in molti hanno nella lettura della Bibbia e dei Vangeli, non si limita neppure al piacere provocato da questa lettura, ma si tramuta immediatamente in esperienza spirituale, e l'esperienza spirituale per eccellenza e' la preghiera. Per lei la lettura di questi testi diventa riuscire ad inginocchiarsi, ossia un'esperienza di tipo religioso-spirituale che entra nel suo intimo e cambia il suo modo di essere e di percepirsi. * - Elena Buia: Etty definisce la preghiera "un modo pazzo, forse bambino, per dialogare con la parte piu' profonda di me, che per comodita' chiamo Dio". Quindi in Etty Hillesum la conoscenza di se' va di pari passo con la conoscenza di Dio. Non e' una conoscenza narcisistica, non si tratta di una mera introspezione... - Lucetta Scaraffia: Per Etty Hillesum l'adesione ad una vita religiosa e spirituale e' un tutt'uno con la ricerca di se stessa. Non c'e' distacco anche perche' lei individua Dio dentro se stessa, impara ad ascoltare la voce di Dio dentro se stessa. Non c'e' un brusco cambio di direzione della sua vita, ma piuttosto un continuum che ricalca il pensiero dei grandi mistici. * - Elena Buia: "Mi sento come un piccolo campo di battaglia in cui si combattono i grandi problemi del nostro tempo". Etty, tramite il lavorio interiore, vuole assumere su di se' il male del mondo, per bloccarlo, per eliminarlo e per poi restituirlo purificato sotto forma di vita, di servizio... - Lucetta Scaraffia: Etty Hillesum capisce che il problema del male - che nel suo caso e' anche un problema storico con cui si scontrera' in maniera drammatica - riguarda ogni uomo. Il male e' dentro ogni uomo, non e' solo il male dei nazisti contro gli ebrei. In questa battaglia tra bene e male lei individua immediatamente sia l'aspetto storico - piu' evidente - sia quello umano, perche' ritrova i termini della battaglia dentro se stessa, e dunque dentro ogni uomo. In qualche modo ripropone il peccato originale nella versione piu' agostiniana possibile: Etty, infatti, fu un'appassionata di Agostino. * - Elena Buia: La cosa che sconcerta in Etty Hillesum e' il sentimento di gratitudine. Come e' possibile, da dove nasce la gratitudine di una ragazza ebrea che sta per essere deportata? - Lucetta Scaraffia: Per Etty Hillesum la piu' grande felicita e' capire, e' la comprensione. Nel suo caso si tratta di una vera e propria illuminazione, perche' da razionale la comprensione si fa spirituale e mistica. Questo e' il senso profondo di ogni vita, senso che lei sente di aver compiuto proprio perche' e' arrivata a tale illuminazione, alla comprensione profonda del senso della vita. Era cio' che la angosciava da giovane, ma ora ha risolto il problema - che e' il problema di ogni essere umano - e per questo e' felice: sente di aver compiuto il senso della vita, di averlo capito e compiuto. Pensa che ogni essere umano - una volta compreso tutto cio' - possa essere felice, indipendentemente dalle condizioni in cui si trova a vivere. * - Elena Buia: Etty dice: "Dio, tu non puoi aiutarci, ma sta adesso a me aiutare te. Aiutare te vuol dire fare in modo che una parte di te in me non muoia". Sono parole sconcertanti. - Lucetta Scaraffia: Sono parole sconcertanti in un momento in cui tutti, al contrario, hanno parlato della morte di Dio. Questa sua affermazione e' molto importante perche' significa che Etty ha capito che il raggio di luce e di amore da lei portato nel campo di sterminio testimonia la presenza di Dio nel campo di sterminio stesso. Ha capito anche che la presenza di Dio non e' la salvezza materiale, ma e' salvare il nucleo di amore, di capacita', di rispetto e di riconoscimento dell'umanita' degli altri che lei cerca di riportare alla luce. In questo modo e' sicura di difendere la presenza di Dio nel campo di concentramento. E' una concezione di Dio molto raffinata, molto profonda, ma molto vera. * - Elena Buia: Etty per un breve periodo lavora presso il consiglio ebraico: lei lo odia e lo definisce un inferno, ma potrebbe darle l'opportunita' di salvarsi... - Lucetta Scaraffia: La fase piu' contraddittoria della vita di Etty comincia quando le danno l'opportunita' di lavorare come dattilografa presso il consiglio ebraico, un'istituzione nata e richiesta dai nazisti per mediare il rapporto tra il regime occupante e gli ebrei. Il consiglio ebraico e' nato in tutti i paesi occupati dai nazisti ed ha svolto dei ruoli fortemente ambigui, del resto denunciati dagli stessi ebrei. Ad esempio, le persone che avevano rapporti o che facevano parte del consiglio ebraico avevano piu' possibilita' di sapere cosa succedeva e di salvarsi, perche' era il consiglio ebraico a stabilire quali ebrei dovessero partire. Il suo ruolo era orribile perche' attraverso di esso i nazisti chiedevano agli stessi ebrei di farsi complici della selezione. Naturalmente il progetto finale era lo sterminio di tutti gli ebrei, ma i membri del consiglio non lo sapevano e pensavano di potersi salvare mandando altri al macello. Etty capi' immediatamente questo fatto, e la sconvolse perche' le fece comprendere che il male aveva la terribile capacita' di proliferare passando dai nazisti agli ebrei: entrava in quegli ebrei che preferivano la morte di un altro alla propria. Questa consapevolezza le fece maturare una decisione drammatica e straordinaria, ossia quella di unirsi al suo popolo: lei, che poteva salvarsi, che poteva scappare, scelse la deportazione. * - Elena Buia: Parliamo della prima grande retata del luglio 1942 ad Amsterdam: la deportazione inizia da Westerbork, che e' il campo di smistamento... - Lucetta Scaraffia: La prima retata di cui Etty e' consapevole e testimone porta gli ebrei in un campo di concentramento, Westerbork, in una zona abbastanza periferica dell'Olanda. Qui gli ebrei stazionano in attesa di essere deportati a gruppi regolari verso Auschwitz. Etty capisce immediatamente qual e' la posta in gioco e non si nasconde mai la realta', come purtroppo hanno fatto molti altri ebrei fino alla fine. Comprende da subito che quel che succedera' e' lo sterminio di tutti e non s'illude neanche per un momento del fatto che qualcuno si possa salvare o pensa solo che qualcuno sopravvivera' ai campi: non si illude che ci sia un'altra possibilita' di salvezza per gli ebrei. Questa consapevolezza e' ribadita piu' volte nel suo diario. Tale rifiuto d'illudersi la porta a coltivare il ricordo del passato e della sua vita felice, mentre molti altri deportati non riescono a ricordare nulla per il troppo dolore. Per lei, invece, la vita passata e' un tesoro a cui fare sempre ricorso per poter vivere il presente. * - Elena Buia: Etty si definisce "il cuore pulsante della baracca", in che senso? - Lucetta Scaraffia: Quando sceglie di partire con i suoi connazionali e di andare nel campo, Etty sa che il suo ruolo non e' quello di vittima sacrificale che si unisce alle altre vittime, quanto quello di portare Dio nel campo. Si definisce "cuore pulsante della baracca" perche' la sua volonta' e' quella di ricordare a tutte le persone che una parola buona o un atto d'amore possono portare luce anche in quelle condizioni terribili. I pochi sopravvissuti alla deportazione che hanno conosciuto Etty la descriveranno come una figura luminosa all'interno del campo. * - Elena Buia: Etty lancia la sua ultima cartolina dal vagone che la porta ad Auschwitz e vi scrive: "Abbiamo lasciato il campo cantando". Da chi viene presa, a chi viene spedita? - Lucetta Scaraffia: Etty, come molti deportati, riesce a lanciare un messaggio all'ultimo momento fuori dal vagone che la sta portando ad Auschwitz. La cartolina viene raccolta da alcuni contadini olandesi, che la spediscono al destinatario. La frase "abbiamo lasciato il campo cantando" ci da' un'immagine completamente in contrasto con quella che di solito associamo a questi lugubri convogli. E' qui che capiamo qual e' la funzione di Etty: e' riuscita a trasmettere a tutti coloro che vengono deportati con lei che cio' che sta accadendo non e' solo male, ma anche la possibilita' di tramutare il male in bene. Questa cartolina ci fa capire che lei e' riuscita nel suo intento, prima all'interno di se stessa e poi con i deportati che partono con lei. Questo canto e' cio' che ci riempie di maggior stupore in tutta l'opera della Hillesum: Etty e' riuscita in quello straordinario esperimento alchemico che consiste nel mutare il male in bene, dando un senso alla vita e alla sofferenza al di la' della situazione in cui questa viene vissuta. Etty ha anche trascinato gli altri in questa comprensione, e il canto corale descritto nella sua ultima cartolina ce lo testimonia: questo mi sembra il vero miracolo della vita di Etty Hillesum, il compimento piu' alto del suo cammino. * - Elena Buia: A chi parla oggi Etty Hillesum? - Lucetta Scaraffia: Etty Hillesum ha avuto un successo strepitoso presso atei, cattolici, ebrei: non ci sono limiti di pubblico in Etty Hillesum per una serie di ragioni molto interessanti. In primo luogo, Etty e' una donna moderna in cui tutte le donne degli anni successivi hanno potuto identificarsi. Inoltre e' una donna che riesce a percorrere un cammino spirituale al di fuori delle istituzioni: anche questo e' molto moderno, perche' gli individui odierni preferiscono essere autonomi invece che dipendenti da istituzioni. A formarla sono stati gli incontri con gli altri esseri umani: persone che le hanno dato dei libri e che le hanno permesso di proseguire questo suo cammino. Tale aspetto e' molto importante perche', forse, l'unico modo in cui oggi noi moderni riusciamo ad accettare una conversione e' attraverso un percorso interiore, e non tramite una conversione mediata dal clero o dalle istituzioni. Questa e' la grande modernita' di Etty Hillesum, ed e' il motivo fondamentale per cui ha avuto un cosi' grande successo. 5. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 6. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 93 del 18 maggio 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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