Minime. 74



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 74 del 29 aprile 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Giancarla Codrignani: Donne e nonviolenza
2. Floriana Lipparini: La mela di Samarcanda
3. Una legge elettorale per la democrazia paritaria e duale
4. Lucia Felici ricorda Antonio Rotondo'
5. In Iraq dal 29 aprile al 6 maggio una settimana per la nonviolenza
6. Assemblea nazionale dei Berretti bianchi
7. Francesca Borrelli: Un convegno e due libri su Primo Levi
8. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento
9. Letture. Giuseppe Barbaglio, Amore e violenza. Il Dio bifronte
10. Riletture: Cesare Cases, Il boom di Roscellino
11. La "Carta" del Movimento Nonviolento
12. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. GIANCARLA CODRIGNANI: DONNE E NONVIOLENZA
[Ringraziamo Giancarla Codrignani (per contatti: giancodri at libero.it) per
questo intervento scritto su richiesta della redazione in occasione del
prossimo centesimo numero di "Nonviolenza. Femminile plurale".
Giancarla Codrignani, presidente della Loc (Lega degli obiettori di
coscienza al servizio militare), gia' parlamentare, saggista, impegnata nei
movimenti di liberazione, di solidarieta' e per la pace, e' tra le figure
piu' rappresentative della cultura e dell'impegno per la pace e la
nonviolenza. Tra le opere di Giancarla Codrignani: L'odissea intorno ai
telai, Thema, Bologna 1989; Amerindiana, Terra Nuova, Roma 1992; Ecuba e le
altre, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1994;
L'amore ordinato, Edizioni Com nuovi tempi, Roma 2005]

Quando si celebra un numero significativo di anni o di numeri per riviste e
giornali, si deve fare festa, ma e' anche tempo di bilanci. E i bilanci si
fanno partendo da se'.
Per questo ho deciso di "partire da me" e dalle esperienze non comuni di una
donna che ragionava di nonviolenza quando se ne parlava poco; di obiezione
di coscienza quando una minoranza di ragazzi sceglieva di andare in galera
per non avere a che vedere neppure con la violenza legittimata; di commercio
delle armi quando l'Italia non aveva uno straccio di legge che ne
controllasse la produzione e l'export. Per giunta, nell'ultima delle
legislature di cui ha fatto parte, e' stata membro della Commissione Difesa.
C'e' un nesso fra essere donne e nonviolenza? E, se c'e', che senso acquista
nella vita e nelle istituzioni? Credo che sia sempre opportuno ribadire che
le donne non sono "migliori per natura": e' vero che l'infanticidio e
l'aborto sono violenze storiche di genere per la prima volta estratte in
questi decenni dal buio delle rimozioni; ma si ha l'impressione che, se se
si estendesse alle donne l'accesso a "questo" significato del potere, in
breve tempo decadrebbe la consapevolezza della maggior disponibilita' alle
mediazioni, della strategia di resistenza di fronte a conflitti e poverta',
della minor voglia di competitivita', della minor corruttibilita' di cui
siamo portatrici. Per quello che riguarda "la natura" e' freudiano
riconoscere che aggressivita' e pulsioni sono comuni ai due generi, anche se
ne hanno controllato gli effetti in sviluppi culturali diversi, uno
padronale e uno subalterno.
*
L'omologazione al modello unico sarebbe un grande pericolo per tutti, per
gli uomini forse piu' che per le donne. Personalmente in due o tre momenti
cruciali me ne sono piu' resa conto. Quando la causa dell'obiezione di
coscienza al servizio militare divenne popolare, neppure gli interessati
accettarono l'alleanza con la parte della societa', almeno numericamente,
piu' rilevante ai fini della sensibilizzazione della pubblica opinione.
Allora, i dibattiti nelle scuole vedevano le ragazze del tutto estranee alla
mentalita' "patriottica" dei maschi, anzi, consapevoli della superiorita'
della vita piu' civile delle donne. Poi sono venute "le soldate", senza che
neppure una grande conferenza nazionale discutesse la caduta della riserva
che vietava alle donne la partecipazione alla difesa nazionale per loro
incapacita' e indegnita'. Gli obiettori arrivarono a darsi una presidente di
genere femminile, mai a mettere in discussione quanto del modello unico
resta anche in certa mentalita' antimilitarista, bisognosa di
contrapposizione a oltranza. Ancora oggi non si riesce a vedere come
disancorare dall'esercito, ormai professionale, una seria politica di
nonviolenza istituzionale dentro e fuori (ma soprattutto prima) i conflitti.
Un altro riferimento biografico riguarda la mentalita' della stessa
sinistra, fortemente patriottica fino al punto di condannare come errore la
volonta' di intesa che gli obiettori cercavano con i partigiani della
Resistenza antifascista e antinazista: l'Anpi, la maggiore associazione
resistenziale, sosteneva che i partigiani erano stati soldati. Se si
considerasse la testimonianza delle donne, che costituirono il grosso del
movimento, perche' erano donne quelle che assistevano e rifornivano di armi,
ordini e cibo gli uomini della montagna (ed erano numericamente di piu',
anche se escluse dalla contabilita' degli storici), forse ci si renderebbe
conto che quelle di loro che vennero a sapere che ci si doveva registrare
per ricevere l'attestato, non sempre si dettero la pena di avere il
riconoscimento, mentre di quelle che lo ebbero, parecchie rispedirono allo
Stato l'assegno che l'accompagnava: quel che avevano fatto nel rischio della
guerra e dell'occupazione nemica era stato gratis: finiva il periodo della
violenza, riprendeva la storia normale della pace.
Ma penso anche alla mia presenza in Commissione Difesa e alle volte che
esprimevo quelli che tutti i maschi ritengono "ragionamenti da donna".
Quando si proponeva un nuovo sistema d'arma, anche il governo sentiva il
bisogno di giustificarlo con "i benefici effetti di ricaduta sul civile": io
contrapponevo i benefici effetti sul militare che si sarebbero ottenuti con
i finanziamenti al civile... I colleghi parlamentari, di governo e di
opposizione, sorridevano educati e, un poco, imbarazzati. Ragionamento da
donna; certo ragionamento moderato, ormai non piu' utilizzabile, perche' gli
avanzamenti tecnologici piu' rilevanti nascono dalla ricerca militare e
anche il computer sul quale scrivo e' stato prodotto al Pentagono; inoltre
il decentramento produttivo fa si' che si ignori la funzione finale, per
esempio, di un microprocessore. Oggi dovremmo verificare l'impiego delle
nanotecnologie, ma non mi risulta che ci sia dibattito in materia...
*
Cosi' accade che fin qui la nonviolenza delle donne, che e' ancora un dato
di realta', sia stata piu' menzionata che presa a termine di confronto per
le politiche future. Anche la piu' onesta femminista del mondo, se trova
riscontro soltanto nella cerchia minoritaria del suo genere, una volta
diventata ministra della Difesa, forse non sara' guerrafondaia, ma non
potra' andare oltre i limiti di una normale democrazia di genere neutro.
Ragazzi (e ragazze) e' vero che siamo solo nel 2007, ma bisognerebbe fare
qualcosa di meglio...

2. EDITORIALE. FLORIANA LIPPARINI: LA MELA DI SAMARCANDA
[Ringraziamo Floriana Lipparini (per contatti: effe.elle at fastwebnet.it) per
questo intervento.
Floriana Lipparini, giornalista (tra l'altro ha lavorato per il mensile
"Guerre e Pace", che per qualche tempo ha anche diretto, occupandosi
soprattutto della guerra nella ex Jugoslavia), impegnata nel movimento delle
donne (Collettivo della Libreria Utopia, Donne per la pace, Genere e
politica, Associazione Rosa Luxemburg), ha coordinato negli anni del
conflitto jugoslavo il Laboratorio pacifista delle donne di Rijeka,
un'esperienza di condivisione e relazione nel segno del femminile, del
pacifismo, dell'interculturalita', dell'opposizione nonviolenta attiva alla
guerra, da cui e' lentamente nato un libro, Per altre vie. Donne fra guerre
e nazionalismi, edito in Croazia da Shura publications, in edizione
bilingue, italiana e croata]

In quanti modi si puo' declinare la violenza? La violenza in tempo di pace,
che prende innumerevoli forme: dalla negazione dei diritti, primi fra tutti
quelli al lavoro e alla salute, fino al razzismo, all'omofobia, alla
repressione della liberta' di parola, di critica e di pensiero. La violenza
in tempo di guerra, o per meglio dire quell'apice della violenza che e' la
guerra, sempre piu' impari, sempre piu' mascherata, spudoratamente chiamata
"portatrice di pace" (peacekeeping), esportatrice di democrazia... quando
invece porta soltanto divisioni, integralismo e stragi. E naturalmente la
violenza contro le donne, che a ogni latitudine, in ogni societa', sotto
ogni credo religioso continua a mietere vittime ogni giorno.
Eppure, in ogni luogo, non sono poche le persone che sognano un mondo
finalmente diverso. Ma di fronte allo strapotere dell'industria mondiale
delle armi, di fronte all'assoluto cinismo dei signori del petrolio, di
fronte all'immenso egoismo dei padroni della finanza, si puo'
ragionevolmente sperare di cambiare le cose? Perche' questo e' il punto e
non vi si puo' sfuggire.
Il sistema-mondo che si e' andato stratificando nei secoli e nei millenni ci
avviluppa con mille lacci, e non e' certo facile trovare la maglia da
allentare per uscire da questa rete che ci stritola e ci soffoca, nonostante
il grande lavoro di semina gia' compiuto da moltissime persone, celebri o
sconosciute, nel segno del pacifismo e della nonviolenza.
*
Si puo' realmente fermare la violenza e la guerra? Perche' i tentativi
generosi compiuti finora non hanno dato frutti decisivi? Perche' non bastano
le campagne, le manifestazioni, i cortei, le mobilitazioni? Forse perche'
occorre prima aver messo in moto una profonda, profondissima trasformazione
culturale.
Sappiamo bene che le cause scatenanti delle guerre sono dovute a ciniche ed
eterne ragioni di interesse (la rapina delle risorse, il dominio sul
mondo...), ma la causa prima e' legata all'imporsi originario e ubiquo di un
modello culturale indoeuropeo forgiato nel metallo delle armi, concepito da
un solo genere, per codificare l'imperio di un solo genere. Un modello
parziale e quindi carente di equilibrio, che ha improntato tutto di se',
dalle religioni alle gerarchie che innervano ogni struttura, inclusi i
partiti e i movimenti.
Mai come oggi, in cui la guerra domina ogni aspetto dei rapporti
internazionali, il mondo e' apparso cosi' intimamente maschile, al di la'
delle apparenze delle societa' occidentali. Le rare presenze femminili,
l'emergere di nuove figure di donne candidate ai vertici istituzionali, un
segnale di per se' positivo, non bastano a mutare un habitus mentale tanto
radicato nel comune sentire, perche' il cambiamento deve partire dalla
struttura profonda della societa', e da un vero e proprio "risveglio" che il
genere maschile deve accettare di vivere per liberare la propria identita'
psicologica da un falso ruolo, rigidamente costituito.
Non si puo' sconfiggere la barbarie della guerra, e della violenza nei
cosiddetti tempi di pace, senza sciogliere il nodo del patriarcato che
sopravvive in modi piu' o meno violenti, ma sempre distruttivi, in tutte le
societa' e le religioni, e che le stesse donne hanno in parte introiettato.
Questo modello produrra' sempre, e non puo' che produrre, gerarchia e
guerra.
*
Allora, la democrazia della parita', 50&50, potrebbe finalmente essere la
"mela di Samarcanda", la favolosa panacea che stiamo aspettando? Lo spero e
me lo auguro dal profondo di me stessa, ma attenzione: la novita' portata
dalle donne dev'essere connotata dall'incrollabile volonta' di mutare
radicalmente le forme verticistiche, militaresche e non trasparenti del fare
politica, partendo da se', dalla cura delle relazioni, dall'empatia,
dall'esperienza condivisa che va oltre le ideologie astratte, e che da'
corpo e concretezza all'agire. Non piu' strategie di realpolitik, insomma,
ma strategie di realta', che riportino nella grande politica i problemi
autentici della vita di milioni di donne e di uomini.
Si tratta di portare alla luce la parte negata della storia umana per
cambiarne il senso. Altrimenti, nemmeno il 50&50 bastera' alla pacifica
rivoluzione della nonviolenza, e l'improvviso varco nell'oceano della storia
si potrebbe richiudere, inghiottendo quel principio di stagione aurorale che
tanto sembra promettere.

3. RIFLESSIONE. UNA LEGGE ELETTORALE PER LA DEMOCRAZIA PARITARIA E DUALE

Una legge elettorale per la democrazia paritaria e duale.
E' quel che occorre qui e adesso.
Per informazioni, documentazione, contatti: www.50e50.it

4. MEMORIA. LUCIA FELICI RICORDA ANTONIO ROTONDO'
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 22 aprile 2007.
Lucia Felici, storica, e' docente all'Universita' di Firenze. Tra le opere
di Lucia Felici: Tra Riforma ed eresia. La giovinezza di Martin Borrhaus
(1499-1528), Firenze, Olschki, 1994; Erasmusstiftung. La fondazione
erasmiana nella storia culturale e sociale europea (1538-1600), Firenze,
Centro stampa 2p, 2000.
Antonio Rotondo', illustre storico, docente universitario a Firenze, e'
deceduto recentemente]

La lunga genesi dell'idea di tolleranza: cosi' Camilla Hermanin intitolava
un suo brillante contributo del 2003, dedicato alle due collane create e
dirette da Antonio Rotondo' per raccogliere i frutti del suo quasi
trentennale insegnamento all'Universita' di Firenze, costituiti dai lavori
suoi e dei suoi allievi e collaboratori. Nelle due collane, "Studi e testi
per la storia religiosa del Cinquecento" e "Studi e testi per la storia
della tolleranza in Europa nei secoli XVI-XVIII" (edite dal prestigioso
editore Olschki), Rotondo' aveva profuso straordinarie energie
intellettuali, pedagogiche e civili, realizzando un imponente programma
scientifico, ricco di trentaquattro volumi pubblicati e quindici in
preparazione, sulla storia del pensiero critico dal Rinascimento
all'Illuminismo: ricordare questo suo mirabile impegno intellettuale e il
contributo che ha arrecato alla cultura del nostro tempo credo sia il modo
migliore, e a lui piu' gradito, per commemorare la sua recente scomparsa.
Il progetto ideato da Rotondo' rappresentava altresi' la sintesi del suo
percorso intellettuale. Formatosi alla scuola di Delio Cantimori, lo
studioso aveva cominciato la sua carriera scientifica con ricerche ancora
fondamentali su figure e problemi del movimento ereticale italiano del XVI
secolo per ampliare poi, anche in seguito all'incontro con Franco Venturi,
il suo campo d'indagine alle proiezioni nei secoli successivi, e sullo
scenario europeo, delle problematiche cinquecentesche relative
all'affermazione del pensiero critico e della tolleranza: un allargamento di
prospettiva che rispondeva innanzitutto alla convinzione che le questioni
poste nel Cinquecento dai non conformisti religiosi ponessero le premesse
della "crisi della coscienza europea" e trovassero poi piena elaborazione
nell'Illuminismo.
Le sue importanti ricerche sull'illuminista Cosimo Amidei e sull'apporto
della cultura olandese seicentesca al dibattito sulla tolleranza illustrano
gli esiti di quelle premesse nell'ambito europeo. Il rifiuto del dommatismo
e del principio di autorita' - e quindi degli apparati culturali e
istituzionali strumentalmente costruiti su di essi -, in nome della liberta'
della coscienza individuale, e' stato il filo rosso che Rotondo' ha
individuato gettando luce su uomini che, dal Cinque al Settecento, cercarono
di perseguire quei principi, incuranti di censure e persecuzioni, e che,
proprio in virtu' delle loro posizioni non conformiste, molto contribuirono
allo sviluppo dell'Europa moderna.
Tale ricerca offre una chiave d'interpretazione della modernita' densa di
implicazioni per la societa' attuale.
Quegli ideali hanno ispirato anche la vita e il magistero di Antonio
Rotondo'. La sua esemplare coerenza intellettuale, la passione e la
generosita' con cui propugnava i suoi ideali scientifici e civili, nei suoi
scritti, nell'impegno didattico e istituzionale all'universita', la severa
acribia con cui vagliava i risultati delle ricerche proprie e dei suoi
allievi e collaboratori, erano frutto di convinzioni ideali profonde e
rappresentavano un modello di comportamento. Il suo stesso impegno per una
ricerca filologicamente fondata e per l'edizione di testi originali
rientrava in questa visione culturale poiche', secondo la lezione di Lorenzo
Valla e di Erasmo, l'esercizio critico non si esaurisce nell'erudizione, ma
fonda autonomia e rigore di pensiero, indispensabili per una conoscenza non
dommatica e ideologica.
Per tutti questi motivi, "maestro" e' il termine che piu' propriamente
definisce Antonio Rotondo'. Un indimenticabile maestro.

5. INCONTRI. IN IRAQ DAL 29 APRILE AL 6 MAGGIO UNA SETTIMANA PER LA
NONVIOLENZA
[Dall'ufficio stampa dell'associazione umanitaria "Un ponte per" (per
contatti: stampa at unponteper.it) riceviamo e diffondiamo]

In Iraq la societa' civile si attiva nella speranza che la sua voce venga
ascoltata.  Mentre l'attenzione della stampa internazionale sara' rivolta a
Sharm al Sheikh, in Egitto, dove si svolgera' la seconda tappa della
conferenza sull'Iraq con la partecipazione dei paesi dell'area, dei cinque
stati membri del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, del G8 (Italia inclusa) e
delle Nazioni Unite nel debole tentativo di accordarsi su una strategia
comune per porre fine alle violenze che dilaniano il paese, la voce della
gente, della strada, delle associazioni, degli studenti, dei sindacati cerca
di rompere il silenzio.
Per un'intera settimana a Baghdad, Kut, Bassora, Fao, Diwaniya, Erbil,
Suleimaniya, Mosul, Tikrit, Salah al-Din, Kirkuk, Missan le organizzazioni
della rete nonviolenta irachena Laonf e le associazioni di studenti iracheni
metteranno in campo una serie di iniziative volte a sensibilizzare sui temi
della nonviolenza e della pace.
Alberi di ulivo e palme - simbolo dell'Iraq - verranno piantati nei luoghi
dei massacri e dei bombardamenti; bambini, maestre e genitori seppelliranno
pallottole e schegge di granate; palloncini colorati e colombe verranno
liberati nel cielo; distribuiti poster e calendari sulla nonviolenza. Scuole
e universita' appenderanno striscioni.
Il primo maggio le iniziative vedranno la partecipazione e il coinvolgimento
del sindacato del petrolio di Bassora - in lotta per la salvaguardia delle
risorse petrolifere - e del sindacato dei lavoratori di Baghdad. Nella
penisola di Fao l'associazione dei pescatori organizzera' un incontro sulla
nonviolenza. A Erbil ci sara' una fiaccolata di bambini vestiti con un
t-shirt bianca. In alcune universita' verranno proiettati filmati ed
organizzati dibattiti. Altamente significative le attivita'
all'universita' al- Mustansiriya colpita da due attentati nei mesi scorsi.
Il messaggio costruttivo e' diretto in special modo alle giovani generazioni
che rischiano di dimenticare quanto forte fosse sino a pochi anni fa il
sentimento di unita' del popolo iracheno. Lottare per l'autodeterminazione e
per i propri diritti e' doveroso, ma vi sono mezzi alternativi alle armi per
promuovere una societa' piu' giusta, mezzi nonviolenti che siano coerenti
con i fini che si propongono. Si realizza cosi' dal principio, durante la
lotta, il modello di societa' che si intende promuovere, dove donne e
uomini, giovani e anziani, abbiano la stessa dignita'.
La rete nonviolenta Laonf e' al secondo anno di attivita', fortemente voluta
da associazioni della societa' civile irachena e sostenuta dallassociazione
italiana "Un Ponte per" e dalla catalana "Nova".
*
Per informazioni e contatti: Paola Gasparoli, tel. 0644702906, e-mail:
paola.gasparoli at unponteper.it, sito: www.laonf.org

6. INCONTRI. ASSEMBLEA NAZIONALE DEI BERRETTI BIANCHI
[Da varie persone amiche riceviamo e diffondiamo]

Domenica 6 maggio 2007, dalle ore 11 alle ore 19, a Firenze, presso la
Comunita' dell'Isolotto, via degli Aceri, si terra' l'assemblea nazionale
dei "Berretti Bianchi".
*
Cari amici,
l'assemblea dei Berretti Bianchi si terra' quest'anno a Firenze presso la
sala della comunita' dell'Isolotto. Quest'anno abbiamo deciso di provare a
fare il punto sul percorso dei Corpi civili di pace, anche considerando le
aperture del governo su questa tematica. E vorremmo individuare assieme una
possibile strada da percorrere da subito. Chi fosse interessato a
partecipare, e' pregato di comunicarlo alla segreteria. La quota di
partecipazione e' di 5 euro, compreso il mangiare che sara' offerto dal
nostro Consiglio.
Saluti di pace a tutti voi.
Silvano Tartarini, per la segreteria dei Berretti Bianchi onlus
N. B.: per l'iscrizione all'associazione la quota di quest'anno e' di 30
euro da versare sul c. c.postale n. 21024567 intestato a: Associazione
Berretti Bianchi Onlus, via F. Carrara 209, 55042 Forte dei Marmi (Lucca)
*
Ordine del giorno dell'assemblea
Ore 11: insediamento della presidenza.
Ore 11,30: relazione introduttiva di Silvano Tartarini sui Corpi civili di
pace (stato dell'opera e percorso auspicabile per la loro realizzazione).
Ore 12: integrazione di Carla Biavati sul contributo dei Berretti Bianchi
per l'apertura dell'ufficio in Israele-Palestina (che, al momento
dell'assemblea dovrebbe gia' essere avvenuta) da parte di un coordinamento
di ong italiane.
Ore 12,30: integrazione di Fabiana Bruschi sullo scenario di un possibile
intervento in Africa.
Ore 12,50: decisioni sui gruppi di lavoro.
Ore 13: pranzo.
Ore 13,30-17: lavoro in gruppi sul tema proposto dalla relazione.
Ore 17: relazione dei gruppi all'assemblea.
Ore 17,30: discussione assembleare e termine ultimo per la presentazione
presso la presidenza delle liste dei candidati al Consiglio nazionale e alle
altre cariche sociali e delle eventuali mozioni da votare.
Ore 18,30: votazioni ed elezione del nuovo Consiglio nazionale che rimarra'
in carica due anni.
Ore 18,50: votazione dei bilanci.
Ore 19: chiusura dei lavori.
*
Informazioni per arrivare
Per chi viene in macchina: uscita autostrada Firenze Nord, seguire
segnaletica ponte all'Indiano, poi per Isolotto, chiedere di piazza
dell'Isolotto e li' posteggiare l'auto, poi chiedere delle baracche della
comunita' in via degli Aceri.
Per chi viene in treno: scendere alla stazione Santa Maria Novella, prendere
l'autobus n. 9 e scendere alla fermata piu' vicina a piazza dell'Isolotto,
chiedere delle baracche di via degli Aceri.
*
Per informazioni e contatti: Silvano Tartarini, tel. 3357660623; Gigi
Ontanetti, tel. 3358083559; Berretti Bianchi, tel. 0553905139; e-mail:
berrettibianchi at virgilio.it, sito: www.berrettibianchi.org

7. MEMORIA. FRANCESCA BORRELLI: UN CONVEGNO E DUE LIBRI SU PRIMO LEVI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 15 aprile 2007.
Francesca Borrelli si e' laureata in lettere moderne con indirizzo in
critica letteraria, con tesi sulle Strutture concettuali e iconiche
nell'opera di Carlo Emilio Gadda; dall'87 redattrice culturale del
quotidiano "Il manifesto", di cui ha diretto, nella precedente veste
grafica, il supplemento libri. Attualmente e' inviata per la sezione
cultura; ha collaborato a diverse riviste letterarie con recensioni e
interviste; nel secondo semestre del 1997 ha tenuto diversi seminari nelle
universita' statunitensi di Yale, Berkely, Browne, Harvard; ha pubblicato
molti saggi, ed ha tra l'altro curato i volumi di AA. VV., Un tocco di
classico, Sellerio, Palermo, 1987; e AA. VV., Pensare l'inconscio. La
rivoluzione psicoanalitica tra ermeneutica e scienza,  Manifestolibri, Roma
2001.
Primo Levi e' nato a Torino nel 1919, e qui e' tragicamente scomparso nel
1987. Chimico, partigiano, deportato nel lager di Auschwitz, sopravvissuto,
fu per il resto della sua vita uno dei piu' grandi testimoni della dignita'
umana ed un costante ammonitore a non dimenticare l'orrore dei campi di
sterminio. Le sue opere e la sua lezione costituiscono uno dei punti piu'
alti dell'impegno civile in difesa dell'umanita'. Opere di Primo Levi:
fondamentali sono Se questo e' un uomo, La tregua, Il sistema periodico, La
ricerca delle radici, L'altrui mestiere, I sommersi e i salvati, tutti
presso Einaudi; presso Garzanti sono state pubblicate le poesie di Ad ora
incerta; sempre presso Einaudi nel 1997 e' apparso un volume di
Conversazioni e interviste. Altri libri: Storie naturali, Vizio di forma, La
chiave a stella, Lilit, Se non ora, quando?, tutti presso Einaudi; ed Il
fabbricante di specchi, edito da "La Stampa". Ora l'intera opera di Primo
Levi (e una vastissima selezione di pagine sparse) e' raccolta nei due
volumi delle Opere, Einaudi, Torino 1997, a cura di Marco Belpoliti. Opere
su Primo Levi: AA. VV., Primo Levi: il presente del passato, Angeli, Milano
1991; AA. VV., Primo Levi: la dignita' dell'uomo, Cittadella, Assisi 1994;
Marco Belpoliti, Primo Levi, Bruno Mondadori, Milano 1998; Massimo Dini,
Stefano Jesurum, Primo Levi: le opere e i giorni, Rizzoli, Milano 1992;
Ernesto Ferrero (a cura di), Primo Levi: un'antologia della critica,
Einaudi, Torino 1997; Ernesto Ferrero, Primo Levi. La vita, le opere,
Einaudi, Torino 2007; Giuseppe Grassano, Primo Levi, La Nuova Italia,
Firenze 1981; Gabriella Poli, Giorgio Calcagno, Echi di una voce perduta,
Mursia, Milano 1992; Claudio Toscani, Come leggere "Se questo e' un uomo" di
Primo Levi, Mursia, Milano 1990; Fiora Vincenti, Invito alla lettura di
Primo Levi, Mursia, Milano 1976.
Marco Belpoliti (Reggio Emilia, 1954), narratore e saggista, studioso della
letteratura italiana, docente di sociologia della letteratura presso
l'Universita' di Bergamo, condirettore della rivista "Riga"; negli ultimi
anni ha notevolmente contribuito allo studio e all'edizione delle opere di
Primo Levi (come editore in particolare curandone l'edizione in due volumi
delle Opere, Einaudi, 1997; e il volume di Interviste e conversazioni
1963-1987, Einaudi 1997). Tra le opere di Marco Belpoliti: Quanto basta,
Rusconi Libri, 1989; Storie del visibile. Lettura di Italo Calvino, Luise',
1990; Antonio Delfini, Marcos y Marcos, 1994; (con Elio Grazioli), Alberto
Giacometti, Marcos y Marcos, 1996; L'occhio di Calvino, Einaudi, 1996; Primo
Levi, Bruno Mondadori, 1998; Settanta, Einaudi, 2001; Doppio zero. Una mappa
portatile della contemporaneita', Einaudi, 2003; Crolli, Einaudi, 2005.
Ernesto Ferrero (Torino,1938) e' scrittore ed operatore culturale, gia'
direttore editoriale della casa editrice Einaudi (poi anche segretario
generale della Boringhieri, direttore editoriale in Garzanti e direttore
letterario presso Mondadori), attualmente e' direttore della Fiera
internazionale del libro di Torino. Tra le opere di Ernesto Ferrero: I
gerghi della mala dal '400 a oggi, Mondadori, 1972, poi sviluppato nel
Dizionario storico dei gerghi italiani, Mondadori, 1991;  Carlo Emilio
Gadda, Mursia, 1972; L'Ottavo Nano, Einaudi 1972, poi Piemme 2004;
Barbablu'. Gilles de Rais e il tramonto del Medioevo, Mondadori, 1975,
Piemme, 1998, Einaudi, 2004; Cervo Bianco, Mondadori, 1980, poi L'anno
dell'Indiano, Einaudi, 2001; (con Luca Baranelli), Album Calvino. Una
biografia per immagini, Mondadori, 1995; (a cura di), Primo Levi:
un'antologia della critica, Einaudi, Torino 1997; N., Einaudi, 2000; Lezioni
napoleoniche, Mondadori, 2002; Elisa, Sellerio, 2002; I migliori anni della
nostra vita, Feltrinelli, 2005; La misteriosa storia del papiro di
Artemidoro, Einaudi, 2006; Un bambino che si chiamava Napoleone, 2006; Primo
Levi. La vita, le opere, Einaudi, 2007]

L'esordio di Primo Levi alla scrittura coincise con quello di Calvino, che
sarebbe poi diventato il suo mentore affettuoso e prodigo di incoraggiamenti
alla Einaudi: era infatti il 1947 quando apparvero Il sentiero dei nidi di
ragno e Se questo e' un uomo, l'uno subito accolto come rivelatore di un
talento singolare, l'altro tardivamente compreso, tanto che arrivarono
appena a millequattrocento le copie vendute dall'editore De Silva, presso
cui il libro era uscito dopo che alla Einaudi le perplessita' si erano
trasformate in rifiuto.
E' facile, oggi, intonarsi all'eco degli elogi che nel ventennale della
morte di Levi ne ratificano la fama, e saranno molte le iniziative che lo
ricorderanno, a cominciare dal convegno che si terra' domani all'Istituto
italiano di cultura di New York. Ma nell'immediato dopoguerra l'urgenza di
ricomporre le macerie scoraggiava dal frugarvi dentro alla ricerca dei
ricordi, e quasi nessuno aveva voglia di intrattenersi con il racconto di un
deportato; o almeno cosi' interpretava quel clima l'editoria, che solo a
distanza di molti anni avrebbe valutato l'eccezionalita' di una
testimonianza ancorata a contingenze di inedita tragicita' e che tuttavia le
trascendeva in una piu' complessa indagine sulla natura umana.
*
Se oggi il nome di Primo Levi si accompagna a una compiuta consapevolezza
critica, lo dobbiamo alla nutrita bibliografia che pazientemente e' stata
tessuta negli anni, e alla quale si aggiungono in questi giorni due
contributi significativi: il diario di viaggio titolato La prova (Einaudi,
pp. 200, euro 11) che Marco Belpoliti ha tratto dalla sua peregrinazione
insieme al regista Davide Ferrario, lungo le strade che da Auschwitz
riportarono lo scrittore a Torino, e il saggio di Ernesto Ferrero titolato
semplicemente Primo Levi. La vita, le opere (Einaudi, pp. 138, euro 9,50).
Movimentate, aperte a digressioni che ospitano paesaggi e incontri, le
pagine del taccuino; lineari e incamminate sulle piste di una vita in
costruzione le pagine della monografia; qui un ritratto compiuto cui non
sfugge alcun mutamento dei diversi passaggi esistenziali, li' una messa a
fuoco dei dettagli che si accompagnarono a un viaggio insensato, deviato
contro ogni logica verso Oriente, perche' cosi' aveva deliberato la
imperscrutabile burocrazia sovietica, mentre l'Armata Rossa smobilitava a
piedi fornendo lo spettacolo imponente di una migrazione biblica tra
paesaggi desolati, e Levi affrontava il suo tormentato tragitto con quella
"esuberanza" che Philip Roth avrebbe riconosciuto come la tonalita'
dominante della Tregua.
Lo scrittore americano - che martedi' ricevera' alla Columbia University il
Grinzane Masters Award, un riconoscimento con cui viene premiato anche il
merito di avere contribuito alla diffusione dell'opera di Primo Levi in
America - incontro' l'autore torinese nel settembre del 1986 e si fece da
lui portare alla fabbrica di vernici a Settimo, in cui aveva a lungo
lavorato. L'esperienza del grande tessitore di intrecci si confrontava con
quella del memorialista, due curiosita' diversamente voraci si alimentavano
di uno scambio fatto di lunghe, puntuali domande da una parte e di risposte
altrettanto analitiche dall'altra. Prima e dopo di allora, quasi tutti i
passaggi dell'opera di Levi sono stati piu' volte ripercorsi fino a
diventare luoghi comuni, ossia spazi semantici nei quali i suoi lettori si
ritrovano come tra cose note; e, tuttavia, anche il ritratto ora ricostruito
da Ernesto Ferrero fa il confortevole effetto di una conoscenza riscoperta
dopo molto tempo, in cui ci si sorprende a compiacersi di rincontrare con
gioia quel che gia' ci aveva colpito. Ritroviamo, dunque, le attitudini che
a Primo Levi derivano dal suo lavoro come chimico, ossia la sua educazione
alla concretezza, l'attribuzione di dignita' alla materia, l'abitudine alla
precisione. "Separare, pesare, distinguere", erano gli esercizi ai quali si
dedicava ogni giorno nella scomposizione delle catene di molecole che gli
avrebbero fornito la guida ideale per comporre le sue sequenze di parole.
Nelle sue opere Levi ha distribuito i tasselli di un elogio del lavoro
manuale proprio mentre l'ideologia movimentista ne esaltava le ricadute
alienanti, ma la disposizione a trarre insegnamenti anche dalle esperienze
piu' terribili lo aveva portato a misurarsi con l'arte di arrangiarsi, e non
c'era mestiere che lo spaventasse.
*
La "mano artefice" lo aiutava a rimettere in moto il pensiero, e nel fatto
stesso di industriarsi vedeva un imperativo morale, quello stesso imperativo
che lo teneva al riparo dagli eccessi della retorica, dall'indugio nel
giudizio, dalla tentazione di distribuire responsabilita' senza indagare
tutte le ambivalenze e le attenuanti di ogni azione umana, soprattutto le
piu' efferate. Ancora oggi, dopo molto averne letto, stupisce la
disponibilita' di Primo Levi a cogliere la fortuna nella disgrazia: gia' le
leggi razziali tornavano alla percezione della sua coscienza come
"provvidenziali", perche' gli avevano consegnato l'evidenza della stupidita'
criminale del fascismo, e "restituirono a me, come ad altri - disse in una
intervista del '75 - il libero arbitrio". E nel ripercorrere le ragioni
della sua sopravvivenza, nulla lasciava cadere nel ricordo di cio' che le
circostanze gli avevano riservato: il fatto che la sua deportazione fosse
avvenuta quando ormai, all'inzio del '44, la carenza di manodopera costrinse
i tedeschi a rallentare il ritmo dello sterminio, la sua infarinatura di
tedesco che gli consentiva di orientarsi nella brutalita' degli ordini
ricevuti, l'amicizia con il muratore Lorenzo Perrone, che tutti i giorni,
per sei mesi, gli porto' un pezzo di pane e gli avanzi del suo rancio, la
salute ma soprattutto la sua unica malattia, perche' grazie alla
scarlattina, che lo colpi' proprio quando i tedeschi evacuarono il campo,
gli fu permesso di restare abbandonato con altri malati nella infermeria di
Auschwitz, dove grazie alle sue strategie di sopravvivenza riusci' a
cavarsela nei dieci giorni che lo separarono dalla liberazione. "Finche'
avro' vita continuero' a meravigliarmi" scrisse, e proprio questa capacita'
di stupirsi, unita a una curiosita' che gli avevano rimproverato come
"cinica", lo aveva aiutato a fissare i ricordi e a tenerli in serbo per
disgelarli nella scrittura, quella scrittura che era capace di sciogliere i
suoi veleni interni e scongiurare l'angoscia di non venire ascoltato prima,
e creduto poi. Tuttavia, la scrittura di Primo Levi e' fermamente
intenzionata a scartare i dettagli piu' crudi, le messe a fuoco dalle quali
potrebbero derivare effetti piu' eclatanti, e tra le persone di cui
raccontare sceglie quella qualsiasi, "che di grande non ha che la
sofferenza, ma e' incapace di comprenderla e di contenerla". Lunghe
gestazioni hanno quasi sempre preceduto le opere di Levi, che negli
intervalli si documentava, si divertiva componendo piccoli racconti morali
travestiti da fantascienza, traduceva, si dedicava a quella poesia che
Adorno aveva consegnato a una sentenza definitiva: "la mia attivita'
irrazionale", la chiamava, un "piacere trasgressivo" che lo confermava nella
sua natura di "centauro".
Non furono solo le immagini del passato a tormentargli l'esistenza; via via
che l'ambizione a inventare guadagnava spazio alla tessitura dei ricordi, si
faceva strada anche l'esigenza di combattere lo stereotipo dell'ebreo
succube, eternamente umilato e mai reattivo. Nacque cosi' Se non ora,
quando?, il libro sul quale Primo Levi investi' le sue aspettative
letterarie piu' alte, quello che Philip Roth - nella sua intervista -
mostro' di apprezzare meno.
*
Dopo tanta autobiografia, sarebbe stato capace il chimico di costruire la
trama di un romanzo? E' questa la domanda che Levi si pose, mentre al tempo
stesso dichiarava la sua ambizione a descrivere per primo, in Italia, la
storia e la mentalita' ashkenazita. Contro il luogo comune dell'ebreo mite e
passivo, scrive dunque la storia picaresca di una ribellione attuata da una
piccola banda di ebrei di origini russe e polacche, che tendono imboscate ai
tedeschi nelle sterminate steppe del fronte orientale. Mai i suoi personaggi
gli erano sembrati altrettanto vivi. Era il 1982 e la politica di Israele si
sarebbe incaricata ben presto di rovesciare definitivamente l'immagine degli
ebrei da oppressi a persecutori: l'esercito guidato da Ariel Sharon invadeva
il Libano meridionale e in settembre permetteva ai cristiani falangisti di
massacrare i palestinesi nei campi di Sabra e Chatila.
Levi stava partendo per il suo secondo viaggio a Auschwitz, al ritorno
condanno' la politica di Israele, prefigurando il suo isolamento. Di questo
e molto altro parleranno i relatori del convegno organizzato domani a New
York, mentre restaranno consegnate al silenzio le ragioni della fine che
Levi assegno' alla sua vita, le motivazioni che dovettero, evidentemente,
avere ragione della sua "fiducia biologica e immotivata".

8. PROPOSTA. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Si puo' destinare la quota del 5 per mille dell'imposta sul reddito delle
persone fisiche, relativa al periodo di imposta 2006, apponendo la firma
nell'apposito spazio della dichiarazione dei redditi destinato a "sostegno
delle organizzazioni non lucrative di utilita' sociale" e indicando il
codice fiscale del Movimento Nonviolento: 93100500235; coloro che si fanno
compilare la dichiarazione dei redditi dal commercialista, o dal Caf, o da
qualsiasi altro ente preposto - sindacato, patronato, Cud, ecc. - devono
dire esplicitamente che intendono destinare il 5 per mille al Movimento
Nonviolento, e fornirne il codice fiscale, poi il modulo va consegnato in
banca o alla posta.
Per ulteriori informazioni e per contattare direttamente il Movimento
Nonviolento: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212,
e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

9. LETTURE. GIUSEPPE BARBAGLIO: AMORE E VIOLENZA. IL DIO BIFRONTE
Giuseppe Barbaglio, Amore e violenza. Il Dio bifronte, Pazzini Editore,
Villa Verucchio (Rimini) 2006, pp. 80, euro 8. E' il testo di una
conversazione tenuta presso il Centro Sant'Apollinare di Fiesole del
profondo biblista recentemente scomparso. Una lettura che vivamente
raccomandiamo. Per richieste alla casa editrice: e-mail:
pazzini at pazzinieditore.it, sito: www.pazzinieditore.it

10. RILETTURE. CESARE CASES: IL BOOM DI ROSCELLINO
Cesare Cases, Il boom di Roscellino. Satire e polemiche, Einaudi, Torino
1990, pp. XII + 276, lire 36.000. Ogni volta che si riapre questo libro (una
raccolta di rasoiate scritte tra '58 e '89 - e il primo dei testi qui
raccolti e' quel Marxismo e neopositivismo apparso in volume a se' presso
Einaudi nel '58) se ne gode ancora l'incanto, ed insieme vien voglia di
ancora questionare pro et contra. La critica della barbarie dell'industria
culturale, dei mass-media, dell'irrazionalismo ad un tempo elitario e di
massa, del consumismo che tutto logora, della resa degli intellettuali al
ruolo di frivoli giocolieri. Ed insieme la rivendicazione orgogliosa
dell'impegno civile - l'engagement - come scelta morale e intellettuale. Una
lezione di cultura e di stile di un maestro indimenticabile.

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell’ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell’uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

12. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 74 del 29 aprile 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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