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Minime. 74
- Subject: Minime. 74
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 29 Apr 2007 00:18:55 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 74 del 29 aprile 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Giancarla Codrignani: Donne e nonviolenza 2. Floriana Lipparini: La mela di Samarcanda 3. Una legge elettorale per la democrazia paritaria e duale 4. Lucia Felici ricorda Antonio Rotondo' 5. In Iraq dal 29 aprile al 6 maggio una settimana per la nonviolenza 6. Assemblea nazionale dei Berretti bianchi 7. Francesca Borrelli: Un convegno e due libri su Primo Levi 8. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento 9. Letture. Giuseppe Barbaglio, Amore e violenza. Il Dio bifronte 10. Riletture: Cesare Cases, Il boom di Roscellino 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento 12. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. GIANCARLA CODRIGNANI: DONNE E NONVIOLENZA [Ringraziamo Giancarla Codrignani (per contatti: giancodri at libero.it) per questo intervento scritto su richiesta della redazione in occasione del prossimo centesimo numero di "Nonviolenza. Femminile plurale". Giancarla Codrignani, presidente della Loc (Lega degli obiettori di coscienza al servizio militare), gia' parlamentare, saggista, impegnata nei movimenti di liberazione, di solidarieta' e per la pace, e' tra le figure piu' rappresentative della cultura e dell'impegno per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Giancarla Codrignani: L'odissea intorno ai telai, Thema, Bologna 1989; Amerindiana, Terra Nuova, Roma 1992; Ecuba e le altre, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1994; L'amore ordinato, Edizioni Com nuovi tempi, Roma 2005] Quando si celebra un numero significativo di anni o di numeri per riviste e giornali, si deve fare festa, ma e' anche tempo di bilanci. E i bilanci si fanno partendo da se'. Per questo ho deciso di "partire da me" e dalle esperienze non comuni di una donna che ragionava di nonviolenza quando se ne parlava poco; di obiezione di coscienza quando una minoranza di ragazzi sceglieva di andare in galera per non avere a che vedere neppure con la violenza legittimata; di commercio delle armi quando l'Italia non aveva uno straccio di legge che ne controllasse la produzione e l'export. Per giunta, nell'ultima delle legislature di cui ha fatto parte, e' stata membro della Commissione Difesa. C'e' un nesso fra essere donne e nonviolenza? E, se c'e', che senso acquista nella vita e nelle istituzioni? Credo che sia sempre opportuno ribadire che le donne non sono "migliori per natura": e' vero che l'infanticidio e l'aborto sono violenze storiche di genere per la prima volta estratte in questi decenni dal buio delle rimozioni; ma si ha l'impressione che, se se si estendesse alle donne l'accesso a "questo" significato del potere, in breve tempo decadrebbe la consapevolezza della maggior disponibilita' alle mediazioni, della strategia di resistenza di fronte a conflitti e poverta', della minor voglia di competitivita', della minor corruttibilita' di cui siamo portatrici. Per quello che riguarda "la natura" e' freudiano riconoscere che aggressivita' e pulsioni sono comuni ai due generi, anche se ne hanno controllato gli effetti in sviluppi culturali diversi, uno padronale e uno subalterno. * L'omologazione al modello unico sarebbe un grande pericolo per tutti, per gli uomini forse piu' che per le donne. Personalmente in due o tre momenti cruciali me ne sono piu' resa conto. Quando la causa dell'obiezione di coscienza al servizio militare divenne popolare, neppure gli interessati accettarono l'alleanza con la parte della societa', almeno numericamente, piu' rilevante ai fini della sensibilizzazione della pubblica opinione. Allora, i dibattiti nelle scuole vedevano le ragazze del tutto estranee alla mentalita' "patriottica" dei maschi, anzi, consapevoli della superiorita' della vita piu' civile delle donne. Poi sono venute "le soldate", senza che neppure una grande conferenza nazionale discutesse la caduta della riserva che vietava alle donne la partecipazione alla difesa nazionale per loro incapacita' e indegnita'. Gli obiettori arrivarono a darsi una presidente di genere femminile, mai a mettere in discussione quanto del modello unico resta anche in certa mentalita' antimilitarista, bisognosa di contrapposizione a oltranza. Ancora oggi non si riesce a vedere come disancorare dall'esercito, ormai professionale, una seria politica di nonviolenza istituzionale dentro e fuori (ma soprattutto prima) i conflitti. Un altro riferimento biografico riguarda la mentalita' della stessa sinistra, fortemente patriottica fino al punto di condannare come errore la volonta' di intesa che gli obiettori cercavano con i partigiani della Resistenza antifascista e antinazista: l'Anpi, la maggiore associazione resistenziale, sosteneva che i partigiani erano stati soldati. Se si considerasse la testimonianza delle donne, che costituirono il grosso del movimento, perche' erano donne quelle che assistevano e rifornivano di armi, ordini e cibo gli uomini della montagna (ed erano numericamente di piu', anche se escluse dalla contabilita' degli storici), forse ci si renderebbe conto che quelle di loro che vennero a sapere che ci si doveva registrare per ricevere l'attestato, non sempre si dettero la pena di avere il riconoscimento, mentre di quelle che lo ebbero, parecchie rispedirono allo Stato l'assegno che l'accompagnava: quel che avevano fatto nel rischio della guerra e dell'occupazione nemica era stato gratis: finiva il periodo della violenza, riprendeva la storia normale della pace. Ma penso anche alla mia presenza in Commissione Difesa e alle volte che esprimevo quelli che tutti i maschi ritengono "ragionamenti da donna". Quando si proponeva un nuovo sistema d'arma, anche il governo sentiva il bisogno di giustificarlo con "i benefici effetti di ricaduta sul civile": io contrapponevo i benefici effetti sul militare che si sarebbero ottenuti con i finanziamenti al civile... I colleghi parlamentari, di governo e di opposizione, sorridevano educati e, un poco, imbarazzati. Ragionamento da donna; certo ragionamento moderato, ormai non piu' utilizzabile, perche' gli avanzamenti tecnologici piu' rilevanti nascono dalla ricerca militare e anche il computer sul quale scrivo e' stato prodotto al Pentagono; inoltre il decentramento produttivo fa si' che si ignori la funzione finale, per esempio, di un microprocessore. Oggi dovremmo verificare l'impiego delle nanotecnologie, ma non mi risulta che ci sia dibattito in materia... * Cosi' accade che fin qui la nonviolenza delle donne, che e' ancora un dato di realta', sia stata piu' menzionata che presa a termine di confronto per le politiche future. Anche la piu' onesta femminista del mondo, se trova riscontro soltanto nella cerchia minoritaria del suo genere, una volta diventata ministra della Difesa, forse non sara' guerrafondaia, ma non potra' andare oltre i limiti di una normale democrazia di genere neutro. Ragazzi (e ragazze) e' vero che siamo solo nel 2007, ma bisognerebbe fare qualcosa di meglio... 2. EDITORIALE. FLORIANA LIPPARINI: LA MELA DI SAMARCANDA [Ringraziamo Floriana Lipparini (per contatti: effe.elle at fastwebnet.it) per questo intervento. Floriana Lipparini, giornalista (tra l'altro ha lavorato per il mensile "Guerre e Pace", che per qualche tempo ha anche diretto, occupandosi soprattutto della guerra nella ex Jugoslavia), impegnata nel movimento delle donne (Collettivo della Libreria Utopia, Donne per la pace, Genere e politica, Associazione Rosa Luxemburg), ha coordinato negli anni del conflitto jugoslavo il Laboratorio pacifista delle donne di Rijeka, un'esperienza di condivisione e relazione nel segno del femminile, del pacifismo, dell'interculturalita', dell'opposizione nonviolenta attiva alla guerra, da cui e' lentamente nato un libro, Per altre vie. Donne fra guerre e nazionalismi, edito in Croazia da Shura publications, in edizione bilingue, italiana e croata] In quanti modi si puo' declinare la violenza? La violenza in tempo di pace, che prende innumerevoli forme: dalla negazione dei diritti, primi fra tutti quelli al lavoro e alla salute, fino al razzismo, all'omofobia, alla repressione della liberta' di parola, di critica e di pensiero. La violenza in tempo di guerra, o per meglio dire quell'apice della violenza che e' la guerra, sempre piu' impari, sempre piu' mascherata, spudoratamente chiamata "portatrice di pace" (peacekeeping), esportatrice di democrazia... quando invece porta soltanto divisioni, integralismo e stragi. E naturalmente la violenza contro le donne, che a ogni latitudine, in ogni societa', sotto ogni credo religioso continua a mietere vittime ogni giorno. Eppure, in ogni luogo, non sono poche le persone che sognano un mondo finalmente diverso. Ma di fronte allo strapotere dell'industria mondiale delle armi, di fronte all'assoluto cinismo dei signori del petrolio, di fronte all'immenso egoismo dei padroni della finanza, si puo' ragionevolmente sperare di cambiare le cose? Perche' questo e' il punto e non vi si puo' sfuggire. Il sistema-mondo che si e' andato stratificando nei secoli e nei millenni ci avviluppa con mille lacci, e non e' certo facile trovare la maglia da allentare per uscire da questa rete che ci stritola e ci soffoca, nonostante il grande lavoro di semina gia' compiuto da moltissime persone, celebri o sconosciute, nel segno del pacifismo e della nonviolenza. * Si puo' realmente fermare la violenza e la guerra? Perche' i tentativi generosi compiuti finora non hanno dato frutti decisivi? Perche' non bastano le campagne, le manifestazioni, i cortei, le mobilitazioni? Forse perche' occorre prima aver messo in moto una profonda, profondissima trasformazione culturale. Sappiamo bene che le cause scatenanti delle guerre sono dovute a ciniche ed eterne ragioni di interesse (la rapina delle risorse, il dominio sul mondo...), ma la causa prima e' legata all'imporsi originario e ubiquo di un modello culturale indoeuropeo forgiato nel metallo delle armi, concepito da un solo genere, per codificare l'imperio di un solo genere. Un modello parziale e quindi carente di equilibrio, che ha improntato tutto di se', dalle religioni alle gerarchie che innervano ogni struttura, inclusi i partiti e i movimenti. Mai come oggi, in cui la guerra domina ogni aspetto dei rapporti internazionali, il mondo e' apparso cosi' intimamente maschile, al di la' delle apparenze delle societa' occidentali. Le rare presenze femminili, l'emergere di nuove figure di donne candidate ai vertici istituzionali, un segnale di per se' positivo, non bastano a mutare un habitus mentale tanto radicato nel comune sentire, perche' il cambiamento deve partire dalla struttura profonda della societa', e da un vero e proprio "risveglio" che il genere maschile deve accettare di vivere per liberare la propria identita' psicologica da un falso ruolo, rigidamente costituito. Non si puo' sconfiggere la barbarie della guerra, e della violenza nei cosiddetti tempi di pace, senza sciogliere il nodo del patriarcato che sopravvive in modi piu' o meno violenti, ma sempre distruttivi, in tutte le societa' e le religioni, e che le stesse donne hanno in parte introiettato. Questo modello produrra' sempre, e non puo' che produrre, gerarchia e guerra. * Allora, la democrazia della parita', 50&50, potrebbe finalmente essere la "mela di Samarcanda", la favolosa panacea che stiamo aspettando? Lo spero e me lo auguro dal profondo di me stessa, ma attenzione: la novita' portata dalle donne dev'essere connotata dall'incrollabile volonta' di mutare radicalmente le forme verticistiche, militaresche e non trasparenti del fare politica, partendo da se', dalla cura delle relazioni, dall'empatia, dall'esperienza condivisa che va oltre le ideologie astratte, e che da' corpo e concretezza all'agire. Non piu' strategie di realpolitik, insomma, ma strategie di realta', che riportino nella grande politica i problemi autentici della vita di milioni di donne e di uomini. Si tratta di portare alla luce la parte negata della storia umana per cambiarne il senso. Altrimenti, nemmeno il 50&50 bastera' alla pacifica rivoluzione della nonviolenza, e l'improvviso varco nell'oceano della storia si potrebbe richiudere, inghiottendo quel principio di stagione aurorale che tanto sembra promettere. 3. RIFLESSIONE. UNA LEGGE ELETTORALE PER LA DEMOCRAZIA PARITARIA E DUALE Una legge elettorale per la democrazia paritaria e duale. E' quel che occorre qui e adesso. Per informazioni, documentazione, contatti: www.50e50.it 4. MEMORIA. LUCIA FELICI RICORDA ANTONIO ROTONDO' [Dal quotidiano "Il manifesto" del 22 aprile 2007. Lucia Felici, storica, e' docente all'Universita' di Firenze. Tra le opere di Lucia Felici: Tra Riforma ed eresia. La giovinezza di Martin Borrhaus (1499-1528), Firenze, Olschki, 1994; Erasmusstiftung. La fondazione erasmiana nella storia culturale e sociale europea (1538-1600), Firenze, Centro stampa 2p, 2000. Antonio Rotondo', illustre storico, docente universitario a Firenze, e' deceduto recentemente] La lunga genesi dell'idea di tolleranza: cosi' Camilla Hermanin intitolava un suo brillante contributo del 2003, dedicato alle due collane create e dirette da Antonio Rotondo' per raccogliere i frutti del suo quasi trentennale insegnamento all'Universita' di Firenze, costituiti dai lavori suoi e dei suoi allievi e collaboratori. Nelle due collane, "Studi e testi per la storia religiosa del Cinquecento" e "Studi e testi per la storia della tolleranza in Europa nei secoli XVI-XVIII" (edite dal prestigioso editore Olschki), Rotondo' aveva profuso straordinarie energie intellettuali, pedagogiche e civili, realizzando un imponente programma scientifico, ricco di trentaquattro volumi pubblicati e quindici in preparazione, sulla storia del pensiero critico dal Rinascimento all'Illuminismo: ricordare questo suo mirabile impegno intellettuale e il contributo che ha arrecato alla cultura del nostro tempo credo sia il modo migliore, e a lui piu' gradito, per commemorare la sua recente scomparsa. Il progetto ideato da Rotondo' rappresentava altresi' la sintesi del suo percorso intellettuale. Formatosi alla scuola di Delio Cantimori, lo studioso aveva cominciato la sua carriera scientifica con ricerche ancora fondamentali su figure e problemi del movimento ereticale italiano del XVI secolo per ampliare poi, anche in seguito all'incontro con Franco Venturi, il suo campo d'indagine alle proiezioni nei secoli successivi, e sullo scenario europeo, delle problematiche cinquecentesche relative all'affermazione del pensiero critico e della tolleranza: un allargamento di prospettiva che rispondeva innanzitutto alla convinzione che le questioni poste nel Cinquecento dai non conformisti religiosi ponessero le premesse della "crisi della coscienza europea" e trovassero poi piena elaborazione nell'Illuminismo. Le sue importanti ricerche sull'illuminista Cosimo Amidei e sull'apporto della cultura olandese seicentesca al dibattito sulla tolleranza illustrano gli esiti di quelle premesse nell'ambito europeo. Il rifiuto del dommatismo e del principio di autorita' - e quindi degli apparati culturali e istituzionali strumentalmente costruiti su di essi -, in nome della liberta' della coscienza individuale, e' stato il filo rosso che Rotondo' ha individuato gettando luce su uomini che, dal Cinque al Settecento, cercarono di perseguire quei principi, incuranti di censure e persecuzioni, e che, proprio in virtu' delle loro posizioni non conformiste, molto contribuirono allo sviluppo dell'Europa moderna. Tale ricerca offre una chiave d'interpretazione della modernita' densa di implicazioni per la societa' attuale. Quegli ideali hanno ispirato anche la vita e il magistero di Antonio Rotondo'. La sua esemplare coerenza intellettuale, la passione e la generosita' con cui propugnava i suoi ideali scientifici e civili, nei suoi scritti, nell'impegno didattico e istituzionale all'universita', la severa acribia con cui vagliava i risultati delle ricerche proprie e dei suoi allievi e collaboratori, erano frutto di convinzioni ideali profonde e rappresentavano un modello di comportamento. Il suo stesso impegno per una ricerca filologicamente fondata e per l'edizione di testi originali rientrava in questa visione culturale poiche', secondo la lezione di Lorenzo Valla e di Erasmo, l'esercizio critico non si esaurisce nell'erudizione, ma fonda autonomia e rigore di pensiero, indispensabili per una conoscenza non dommatica e ideologica. Per tutti questi motivi, "maestro" e' il termine che piu' propriamente definisce Antonio Rotondo'. Un indimenticabile maestro. 5. INCONTRI. IN IRAQ DAL 29 APRILE AL 6 MAGGIO UNA SETTIMANA PER LA NONVIOLENZA [Dall'ufficio stampa dell'associazione umanitaria "Un ponte per" (per contatti: stampa at unponteper.it) riceviamo e diffondiamo] In Iraq la societa' civile si attiva nella speranza che la sua voce venga ascoltata. Mentre l'attenzione della stampa internazionale sara' rivolta a Sharm al Sheikh, in Egitto, dove si svolgera' la seconda tappa della conferenza sull'Iraq con la partecipazione dei paesi dell'area, dei cinque stati membri del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, del G8 (Italia inclusa) e delle Nazioni Unite nel debole tentativo di accordarsi su una strategia comune per porre fine alle violenze che dilaniano il paese, la voce della gente, della strada, delle associazioni, degli studenti, dei sindacati cerca di rompere il silenzio. Per un'intera settimana a Baghdad, Kut, Bassora, Fao, Diwaniya, Erbil, Suleimaniya, Mosul, Tikrit, Salah al-Din, Kirkuk, Missan le organizzazioni della rete nonviolenta irachena Laonf e le associazioni di studenti iracheni metteranno in campo una serie di iniziative volte a sensibilizzare sui temi della nonviolenza e della pace. Alberi di ulivo e palme - simbolo dell'Iraq - verranno piantati nei luoghi dei massacri e dei bombardamenti; bambini, maestre e genitori seppelliranno pallottole e schegge di granate; palloncini colorati e colombe verranno liberati nel cielo; distribuiti poster e calendari sulla nonviolenza. Scuole e universita' appenderanno striscioni. Il primo maggio le iniziative vedranno la partecipazione e il coinvolgimento del sindacato del petrolio di Bassora - in lotta per la salvaguardia delle risorse petrolifere - e del sindacato dei lavoratori di Baghdad. Nella penisola di Fao l'associazione dei pescatori organizzera' un incontro sulla nonviolenza. A Erbil ci sara' una fiaccolata di bambini vestiti con un t-shirt bianca. In alcune universita' verranno proiettati filmati ed organizzati dibattiti. Altamente significative le attivita' all'universita' al- Mustansiriya colpita da due attentati nei mesi scorsi. Il messaggio costruttivo e' diretto in special modo alle giovani generazioni che rischiano di dimenticare quanto forte fosse sino a pochi anni fa il sentimento di unita' del popolo iracheno. Lottare per l'autodeterminazione e per i propri diritti e' doveroso, ma vi sono mezzi alternativi alle armi per promuovere una societa' piu' giusta, mezzi nonviolenti che siano coerenti con i fini che si propongono. Si realizza cosi' dal principio, durante la lotta, il modello di societa' che si intende promuovere, dove donne e uomini, giovani e anziani, abbiano la stessa dignita'. La rete nonviolenta Laonf e' al secondo anno di attivita', fortemente voluta da associazioni della societa' civile irachena e sostenuta dallassociazione italiana "Un Ponte per" e dalla catalana "Nova". * Per informazioni e contatti: Paola Gasparoli, tel. 0644702906, e-mail: paola.gasparoli at unponteper.it, sito: www.laonf.org 6. INCONTRI. ASSEMBLEA NAZIONALE DEI BERRETTI BIANCHI [Da varie persone amiche riceviamo e diffondiamo] Domenica 6 maggio 2007, dalle ore 11 alle ore 19, a Firenze, presso la Comunita' dell'Isolotto, via degli Aceri, si terra' l'assemblea nazionale dei "Berretti Bianchi". * Cari amici, l'assemblea dei Berretti Bianchi si terra' quest'anno a Firenze presso la sala della comunita' dell'Isolotto. Quest'anno abbiamo deciso di provare a fare il punto sul percorso dei Corpi civili di pace, anche considerando le aperture del governo su questa tematica. E vorremmo individuare assieme una possibile strada da percorrere da subito. Chi fosse interessato a partecipare, e' pregato di comunicarlo alla segreteria. La quota di partecipazione e' di 5 euro, compreso il mangiare che sara' offerto dal nostro Consiglio. Saluti di pace a tutti voi. Silvano Tartarini, per la segreteria dei Berretti Bianchi onlus N. B.: per l'iscrizione all'associazione la quota di quest'anno e' di 30 euro da versare sul c. c.postale n. 21024567 intestato a: Associazione Berretti Bianchi Onlus, via F. Carrara 209, 55042 Forte dei Marmi (Lucca) * Ordine del giorno dell'assemblea Ore 11: insediamento della presidenza. Ore 11,30: relazione introduttiva di Silvano Tartarini sui Corpi civili di pace (stato dell'opera e percorso auspicabile per la loro realizzazione). Ore 12: integrazione di Carla Biavati sul contributo dei Berretti Bianchi per l'apertura dell'ufficio in Israele-Palestina (che, al momento dell'assemblea dovrebbe gia' essere avvenuta) da parte di un coordinamento di ong italiane. Ore 12,30: integrazione di Fabiana Bruschi sullo scenario di un possibile intervento in Africa. Ore 12,50: decisioni sui gruppi di lavoro. Ore 13: pranzo. Ore 13,30-17: lavoro in gruppi sul tema proposto dalla relazione. Ore 17: relazione dei gruppi all'assemblea. Ore 17,30: discussione assembleare e termine ultimo per la presentazione presso la presidenza delle liste dei candidati al Consiglio nazionale e alle altre cariche sociali e delle eventuali mozioni da votare. Ore 18,30: votazioni ed elezione del nuovo Consiglio nazionale che rimarra' in carica due anni. Ore 18,50: votazione dei bilanci. Ore 19: chiusura dei lavori. * Informazioni per arrivare Per chi viene in macchina: uscita autostrada Firenze Nord, seguire segnaletica ponte all'Indiano, poi per Isolotto, chiedere di piazza dell'Isolotto e li' posteggiare l'auto, poi chiedere delle baracche della comunita' in via degli Aceri. Per chi viene in treno: scendere alla stazione Santa Maria Novella, prendere l'autobus n. 9 e scendere alla fermata piu' vicina a piazza dell'Isolotto, chiedere delle baracche di via degli Aceri. * Per informazioni e contatti: Silvano Tartarini, tel. 3357660623; Gigi Ontanetti, tel. 3358083559; Berretti Bianchi, tel. 0553905139; e-mail: berrettibianchi at virgilio.it, sito: www.berrettibianchi.org 7. MEMORIA. FRANCESCA BORRELLI: UN CONVEGNO E DUE LIBRI SU PRIMO LEVI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 15 aprile 2007. Francesca Borrelli si e' laureata in lettere moderne con indirizzo in critica letteraria, con tesi sulle Strutture concettuali e iconiche nell'opera di Carlo Emilio Gadda; dall'87 redattrice culturale del quotidiano "Il manifesto", di cui ha diretto, nella precedente veste grafica, il supplemento libri. Attualmente e' inviata per la sezione cultura; ha collaborato a diverse riviste letterarie con recensioni e interviste; nel secondo semestre del 1997 ha tenuto diversi seminari nelle universita' statunitensi di Yale, Berkely, Browne, Harvard; ha pubblicato molti saggi, ed ha tra l'altro curato i volumi di AA. VV., Un tocco di classico, Sellerio, Palermo, 1987; e AA. VV., Pensare l'inconscio. La rivoluzione psicoanalitica tra ermeneutica e scienza, Manifestolibri, Roma 2001. Primo Levi e' nato a Torino nel 1919, e qui e' tragicamente scomparso nel 1987. Chimico, partigiano, deportato nel lager di Auschwitz, sopravvissuto, fu per il resto della sua vita uno dei piu' grandi testimoni della dignita' umana ed un costante ammonitore a non dimenticare l'orrore dei campi di sterminio. Le sue opere e la sua lezione costituiscono uno dei punti piu' alti dell'impegno civile in difesa dell'umanita'. Opere di Primo Levi: fondamentali sono Se questo e' un uomo, La tregua, Il sistema periodico, La ricerca delle radici, L'altrui mestiere, I sommersi e i salvati, tutti presso Einaudi; presso Garzanti sono state pubblicate le poesie di Ad ora incerta; sempre presso Einaudi nel 1997 e' apparso un volume di Conversazioni e interviste. Altri libri: Storie naturali, Vizio di forma, La chiave a stella, Lilit, Se non ora, quando?, tutti presso Einaudi; ed Il fabbricante di specchi, edito da "La Stampa". Ora l'intera opera di Primo Levi (e una vastissima selezione di pagine sparse) e' raccolta nei due volumi delle Opere, Einaudi, Torino 1997, a cura di Marco Belpoliti. Opere su Primo Levi: AA. VV., Primo Levi: il presente del passato, Angeli, Milano 1991; AA. VV., Primo Levi: la dignita' dell'uomo, Cittadella, Assisi 1994; Marco Belpoliti, Primo Levi, Bruno Mondadori, Milano 1998; Massimo Dini, Stefano Jesurum, Primo Levi: le opere e i giorni, Rizzoli, Milano 1992; Ernesto Ferrero (a cura di), Primo Levi: un'antologia della critica, Einaudi, Torino 1997; Ernesto Ferrero, Primo Levi. La vita, le opere, Einaudi, Torino 2007; Giuseppe Grassano, Primo Levi, La Nuova Italia, Firenze 1981; Gabriella Poli, Giorgio Calcagno, Echi di una voce perduta, Mursia, Milano 1992; Claudio Toscani, Come leggere "Se questo e' un uomo" di Primo Levi, Mursia, Milano 1990; Fiora Vincenti, Invito alla lettura di Primo Levi, Mursia, Milano 1976. Marco Belpoliti (Reggio Emilia, 1954), narratore e saggista, studioso della letteratura italiana, docente di sociologia della letteratura presso l'Universita' di Bergamo, condirettore della rivista "Riga"; negli ultimi anni ha notevolmente contribuito allo studio e all'edizione delle opere di Primo Levi (come editore in particolare curandone l'edizione in due volumi delle Opere, Einaudi, 1997; e il volume di Interviste e conversazioni 1963-1987, Einaudi 1997). Tra le opere di Marco Belpoliti: Quanto basta, Rusconi Libri, 1989; Storie del visibile. Lettura di Italo Calvino, Luise', 1990; Antonio Delfini, Marcos y Marcos, 1994; (con Elio Grazioli), Alberto Giacometti, Marcos y Marcos, 1996; L'occhio di Calvino, Einaudi, 1996; Primo Levi, Bruno Mondadori, 1998; Settanta, Einaudi, 2001; Doppio zero. Una mappa portatile della contemporaneita', Einaudi, 2003; Crolli, Einaudi, 2005. Ernesto Ferrero (Torino,1938) e' scrittore ed operatore culturale, gia' direttore editoriale della casa editrice Einaudi (poi anche segretario generale della Boringhieri, direttore editoriale in Garzanti e direttore letterario presso Mondadori), attualmente e' direttore della Fiera internazionale del libro di Torino. Tra le opere di Ernesto Ferrero: I gerghi della mala dal '400 a oggi, Mondadori, 1972, poi sviluppato nel Dizionario storico dei gerghi italiani, Mondadori, 1991; Carlo Emilio Gadda, Mursia, 1972; L'Ottavo Nano, Einaudi 1972, poi Piemme 2004; Barbablu'. Gilles de Rais e il tramonto del Medioevo, Mondadori, 1975, Piemme, 1998, Einaudi, 2004; Cervo Bianco, Mondadori, 1980, poi L'anno dell'Indiano, Einaudi, 2001; (con Luca Baranelli), Album Calvino. Una biografia per immagini, Mondadori, 1995; (a cura di), Primo Levi: un'antologia della critica, Einaudi, Torino 1997; N., Einaudi, 2000; Lezioni napoleoniche, Mondadori, 2002; Elisa, Sellerio, 2002; I migliori anni della nostra vita, Feltrinelli, 2005; La misteriosa storia del papiro di Artemidoro, Einaudi, 2006; Un bambino che si chiamava Napoleone, 2006; Primo Levi. La vita, le opere, Einaudi, 2007] L'esordio di Primo Levi alla scrittura coincise con quello di Calvino, che sarebbe poi diventato il suo mentore affettuoso e prodigo di incoraggiamenti alla Einaudi: era infatti il 1947 quando apparvero Il sentiero dei nidi di ragno e Se questo e' un uomo, l'uno subito accolto come rivelatore di un talento singolare, l'altro tardivamente compreso, tanto che arrivarono appena a millequattrocento le copie vendute dall'editore De Silva, presso cui il libro era uscito dopo che alla Einaudi le perplessita' si erano trasformate in rifiuto. E' facile, oggi, intonarsi all'eco degli elogi che nel ventennale della morte di Levi ne ratificano la fama, e saranno molte le iniziative che lo ricorderanno, a cominciare dal convegno che si terra' domani all'Istituto italiano di cultura di New York. Ma nell'immediato dopoguerra l'urgenza di ricomporre le macerie scoraggiava dal frugarvi dentro alla ricerca dei ricordi, e quasi nessuno aveva voglia di intrattenersi con il racconto di un deportato; o almeno cosi' interpretava quel clima l'editoria, che solo a distanza di molti anni avrebbe valutato l'eccezionalita' di una testimonianza ancorata a contingenze di inedita tragicita' e che tuttavia le trascendeva in una piu' complessa indagine sulla natura umana. * Se oggi il nome di Primo Levi si accompagna a una compiuta consapevolezza critica, lo dobbiamo alla nutrita bibliografia che pazientemente e' stata tessuta negli anni, e alla quale si aggiungono in questi giorni due contributi significativi: il diario di viaggio titolato La prova (Einaudi, pp. 200, euro 11) che Marco Belpoliti ha tratto dalla sua peregrinazione insieme al regista Davide Ferrario, lungo le strade che da Auschwitz riportarono lo scrittore a Torino, e il saggio di Ernesto Ferrero titolato semplicemente Primo Levi. La vita, le opere (Einaudi, pp. 138, euro 9,50). Movimentate, aperte a digressioni che ospitano paesaggi e incontri, le pagine del taccuino; lineari e incamminate sulle piste di una vita in costruzione le pagine della monografia; qui un ritratto compiuto cui non sfugge alcun mutamento dei diversi passaggi esistenziali, li' una messa a fuoco dei dettagli che si accompagnarono a un viaggio insensato, deviato contro ogni logica verso Oriente, perche' cosi' aveva deliberato la imperscrutabile burocrazia sovietica, mentre l'Armata Rossa smobilitava a piedi fornendo lo spettacolo imponente di una migrazione biblica tra paesaggi desolati, e Levi affrontava il suo tormentato tragitto con quella "esuberanza" che Philip Roth avrebbe riconosciuto come la tonalita' dominante della Tregua. Lo scrittore americano - che martedi' ricevera' alla Columbia University il Grinzane Masters Award, un riconoscimento con cui viene premiato anche il merito di avere contribuito alla diffusione dell'opera di Primo Levi in America - incontro' l'autore torinese nel settembre del 1986 e si fece da lui portare alla fabbrica di vernici a Settimo, in cui aveva a lungo lavorato. L'esperienza del grande tessitore di intrecci si confrontava con quella del memorialista, due curiosita' diversamente voraci si alimentavano di uno scambio fatto di lunghe, puntuali domande da una parte e di risposte altrettanto analitiche dall'altra. Prima e dopo di allora, quasi tutti i passaggi dell'opera di Levi sono stati piu' volte ripercorsi fino a diventare luoghi comuni, ossia spazi semantici nei quali i suoi lettori si ritrovano come tra cose note; e, tuttavia, anche il ritratto ora ricostruito da Ernesto Ferrero fa il confortevole effetto di una conoscenza riscoperta dopo molto tempo, in cui ci si sorprende a compiacersi di rincontrare con gioia quel che gia' ci aveva colpito. Ritroviamo, dunque, le attitudini che a Primo Levi derivano dal suo lavoro come chimico, ossia la sua educazione alla concretezza, l'attribuzione di dignita' alla materia, l'abitudine alla precisione. "Separare, pesare, distinguere", erano gli esercizi ai quali si dedicava ogni giorno nella scomposizione delle catene di molecole che gli avrebbero fornito la guida ideale per comporre le sue sequenze di parole. Nelle sue opere Levi ha distribuito i tasselli di un elogio del lavoro manuale proprio mentre l'ideologia movimentista ne esaltava le ricadute alienanti, ma la disposizione a trarre insegnamenti anche dalle esperienze piu' terribili lo aveva portato a misurarsi con l'arte di arrangiarsi, e non c'era mestiere che lo spaventasse. * La "mano artefice" lo aiutava a rimettere in moto il pensiero, e nel fatto stesso di industriarsi vedeva un imperativo morale, quello stesso imperativo che lo teneva al riparo dagli eccessi della retorica, dall'indugio nel giudizio, dalla tentazione di distribuire responsabilita' senza indagare tutte le ambivalenze e le attenuanti di ogni azione umana, soprattutto le piu' efferate. Ancora oggi, dopo molto averne letto, stupisce la disponibilita' di Primo Levi a cogliere la fortuna nella disgrazia: gia' le leggi razziali tornavano alla percezione della sua coscienza come "provvidenziali", perche' gli avevano consegnato l'evidenza della stupidita' criminale del fascismo, e "restituirono a me, come ad altri - disse in una intervista del '75 - il libero arbitrio". E nel ripercorrere le ragioni della sua sopravvivenza, nulla lasciava cadere nel ricordo di cio' che le circostanze gli avevano riservato: il fatto che la sua deportazione fosse avvenuta quando ormai, all'inzio del '44, la carenza di manodopera costrinse i tedeschi a rallentare il ritmo dello sterminio, la sua infarinatura di tedesco che gli consentiva di orientarsi nella brutalita' degli ordini ricevuti, l'amicizia con il muratore Lorenzo Perrone, che tutti i giorni, per sei mesi, gli porto' un pezzo di pane e gli avanzi del suo rancio, la salute ma soprattutto la sua unica malattia, perche' grazie alla scarlattina, che lo colpi' proprio quando i tedeschi evacuarono il campo, gli fu permesso di restare abbandonato con altri malati nella infermeria di Auschwitz, dove grazie alle sue strategie di sopravvivenza riusci' a cavarsela nei dieci giorni che lo separarono dalla liberazione. "Finche' avro' vita continuero' a meravigliarmi" scrisse, e proprio questa capacita' di stupirsi, unita a una curiosita' che gli avevano rimproverato come "cinica", lo aveva aiutato a fissare i ricordi e a tenerli in serbo per disgelarli nella scrittura, quella scrittura che era capace di sciogliere i suoi veleni interni e scongiurare l'angoscia di non venire ascoltato prima, e creduto poi. Tuttavia, la scrittura di Primo Levi e' fermamente intenzionata a scartare i dettagli piu' crudi, le messe a fuoco dalle quali potrebbero derivare effetti piu' eclatanti, e tra le persone di cui raccontare sceglie quella qualsiasi, "che di grande non ha che la sofferenza, ma e' incapace di comprenderla e di contenerla". Lunghe gestazioni hanno quasi sempre preceduto le opere di Levi, che negli intervalli si documentava, si divertiva componendo piccoli racconti morali travestiti da fantascienza, traduceva, si dedicava a quella poesia che Adorno aveva consegnato a una sentenza definitiva: "la mia attivita' irrazionale", la chiamava, un "piacere trasgressivo" che lo confermava nella sua natura di "centauro". Non furono solo le immagini del passato a tormentargli l'esistenza; via via che l'ambizione a inventare guadagnava spazio alla tessitura dei ricordi, si faceva strada anche l'esigenza di combattere lo stereotipo dell'ebreo succube, eternamente umilato e mai reattivo. Nacque cosi' Se non ora, quando?, il libro sul quale Primo Levi investi' le sue aspettative letterarie piu' alte, quello che Philip Roth - nella sua intervista - mostro' di apprezzare meno. * Dopo tanta autobiografia, sarebbe stato capace il chimico di costruire la trama di un romanzo? E' questa la domanda che Levi si pose, mentre al tempo stesso dichiarava la sua ambizione a descrivere per primo, in Italia, la storia e la mentalita' ashkenazita. Contro il luogo comune dell'ebreo mite e passivo, scrive dunque la storia picaresca di una ribellione attuata da una piccola banda di ebrei di origini russe e polacche, che tendono imboscate ai tedeschi nelle sterminate steppe del fronte orientale. Mai i suoi personaggi gli erano sembrati altrettanto vivi. Era il 1982 e la politica di Israele si sarebbe incaricata ben presto di rovesciare definitivamente l'immagine degli ebrei da oppressi a persecutori: l'esercito guidato da Ariel Sharon invadeva il Libano meridionale e in settembre permetteva ai cristiani falangisti di massacrare i palestinesi nei campi di Sabra e Chatila. Levi stava partendo per il suo secondo viaggio a Auschwitz, al ritorno condanno' la politica di Israele, prefigurando il suo isolamento. Di questo e molto altro parleranno i relatori del convegno organizzato domani a New York, mentre restaranno consegnate al silenzio le ragioni della fine che Levi assegno' alla sua vita, le motivazioni che dovettero, evidentemente, avere ragione della sua "fiducia biologica e immotivata". 8. PROPOSTA. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO Si puo' destinare la quota del 5 per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, relativa al periodo di imposta 2006, apponendo la firma nell'apposito spazio della dichiarazione dei redditi destinato a "sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilita' sociale" e indicando il codice fiscale del Movimento Nonviolento: 93100500235; coloro che si fanno compilare la dichiarazione dei redditi dal commercialista, o dal Caf, o da qualsiasi altro ente preposto - sindacato, patronato, Cud, ecc. - devono dire esplicitamente che intendono destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento, e fornirne il codice fiscale, poi il modulo va consegnato in banca o alla posta. Per ulteriori informazioni e per contattare direttamente il Movimento Nonviolento: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 9. LETTURE. GIUSEPPE BARBAGLIO: AMORE E VIOLENZA. IL DIO BIFRONTE Giuseppe Barbaglio, Amore e violenza. Il Dio bifronte, Pazzini Editore, Villa Verucchio (Rimini) 2006, pp. 80, euro 8. E' il testo di una conversazione tenuta presso il Centro Sant'Apollinare di Fiesole del profondo biblista recentemente scomparso. Una lettura che vivamente raccomandiamo. Per richieste alla casa editrice: e-mail: pazzini at pazzinieditore.it, sito: www.pazzinieditore.it 10. RILETTURE. CESARE CASES: IL BOOM DI ROSCELLINO Cesare Cases, Il boom di Roscellino. Satire e polemiche, Einaudi, Torino 1990, pp. XII + 276, lire 36.000. Ogni volta che si riapre questo libro (una raccolta di rasoiate scritte tra '58 e '89 - e il primo dei testi qui raccolti e' quel Marxismo e neopositivismo apparso in volume a se' presso Einaudi nel '58) se ne gode ancora l'incanto, ed insieme vien voglia di ancora questionare pro et contra. La critica della barbarie dell'industria culturale, dei mass-media, dell'irrazionalismo ad un tempo elitario e di massa, del consumismo che tutto logora, della resa degli intellettuali al ruolo di frivoli giocolieri. Ed insieme la rivendicazione orgogliosa dell'impegno civile - l'engagement - come scelta morale e intellettuale. Una lezione di cultura e di stile di un maestro indimenticabile. 11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell’ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell’uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 12. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 74 del 29 aprile 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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