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Minime. 73
- Subject: Minime. 73
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 28 Apr 2007 00:39:15 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 73 del 28 aprile 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Evelina Savini: Le donne, la nonviolenza 2. Una legge elettorale contro il totalitarismo patriarcale 3. Carlo Schenone: "50 e 50", l'esperienza dell'Agesci 4. Enrico Peyretti: Difesa senza guerra (parte terza e conclusiva) 5. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento 6. Ceux qui 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento 8. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. EVELINA SAVINI: LE DONNE, LA NONVIOLENZA [Ringraziamo Evelina Savini (per contatti: evelina.savini at tiscali.it) per questo intervento. Evelina Savini, amica della nonviolenza, nella vita religiosa contemplativa, impegnata nella riflessione, nella ricerca e nella formazione psicopedagogica per la pace, e' partecipe ed animatrice di tante luminose iniziative di pace e di solidarieta'] La nonviolenza e' un cammino impegnativo, mai scontato, sempre in itinere, che si gioca a partire da se stessi e dalle relazioni piu' vicine, sul filo contraddittorio della quotidianita', delle ambivalenze che ci portiamo dentro e delle incoerenze che ci trasciniamo addosso. Conoscere e arrestare la nostra multiforme violenza, che puntualmente si ripresenta, e' il lavoro piu' duro. Ma e' ineludibile: solo con una chiara e continua individuazione possiamo elaborare e integrare quella parte di noi che in essa si coagula o si estroverte. Si tratta di una consapevolezza fondamentale per poter procedere, tra inciampi, cadute e nuovi passi avanti. E' da qui infatti che si comincia e si ricomincia, per attivare dinamiche inedite che possano agire anche su spazi piu' ampi. Mi sono chiesta spesso come la nonviolenza si declini al femminile, se sia piu' facile per le donne essere nonviolente. Do' per assodate le clamorose smentite che la storia e la cronaca offrono alla vista di tutti, cosi' come le pericolose e infauste costruzioni culturali della donna "naturalmente" votata alla vita e alla maternita'. Nonostante cio', mi piacerebbe rispondere di si' alla domanda che ancora mi pongo. * In questa ricerca personale, c'e' stato anche un excursus su qualche testo di neuropsicologia. E' noto che i due emisferi cerebrali hanno una sorta di specializzazione: nella parte sinistra si trovano i centri del linguaggio e, piu' in generale, le funzioni logico-analitiche, mentre l'emisfero destro e' dominante per le capacita' percettive, l'emozionalita', le funzioni olistiche e intuitive. Sono proprieta' che caratterizzano entrambi i sessi, tuttavia le specificita' dell'emisfero sinistro sono state storicamente definite "maschili" e quelle dell'emisfero destro "femminili". Da qui certi stereotipi di una banale psicologia del "femminino". Il potere maschile e il pregiudizio patriarcale hanno storicamente rinfocolato sia l'attribuzione preminente di un certo tipo di funzionamento a seconda del sesso anatomico, sia la connessa e differenziata educazione di genere che inizia, forse, ancor prima del fiocco rosa o azzurro. Pare comunque che esistano alcune effettive differenze tra i sistemi nervosi nei due sessi, oltre a quelle dei centri collegati all'attivita' sessuale. I due emisferi sono collegati da un ponte di fibre nervose, che consente lo scambio di informazioni. Diverse ricerche hanno riscontrato che questo sistema comunicativo e' morfologicamente piu' sviluppato nella donna, il che comporterebbe minor autonomia e maggiore integrazione tra le funzioni dei due emisferi. Semplificando, la donna avrebbe la possibilita' di cambiare piu' facilmente punto di vista e tono emozionale, nonche' di adattarsi e interagire in maniera piu' articolata con se stessa e con l'ambiente. "Avrebbe", perche' non e' detto che disporre di fibre nervose, significhi attivarle. Inoltre e' risaputo che le connessioni nervose si sviluppano in relazione agli stimoli e alle esperienze vissute. * Se le ricerche citate e le conclusioni tratte siano scientificamente attendibili, non lo so e oltretutto temo il pericolo delle generalizzazioni. Mi sembra pero' plausibile che nei secoli, le donne, nella loro storia di emarginazione e subordinazione, nei multiformi ruoli assunti o imposti, nei polivalenti e non riconosciuti apporti, nell'esclusione o nel porsi fuori dalle logiche belliche, abbiano dovuto imparare a lavorare dal di dentro, a pluralizzare e integrare le emozioni e i punti di vista, ad articolare le capacita' adattive e interattive. Chi parte dal basso ha una possibile pluralita' prospettica, che chi sta fermo sopra non puo' avere. Sono tutte qualita' necessarie per la nonviolenza. Non sono ovviamente pertinenza esclusiva della donne, ma, storicamente, le donne il basso l'hanno conosciuto a fondo. Tutto questo non significa essere nonviolente, ma forse puo' facilitare a iniziare il percorso. E non per natura, ma per scelta, recuperando se stesse e la propria storia. Per opporsi alla violenza occorre identificarla e riconoscerla. E la storia delle donne ha conosciuto a fondo anche la violenza: nelle guerre che le hanno stuprate, uccise nel corpo o negli affetti piu' cari; nella storia che le ha sottomesse a padri, mariti e fratelli; nel lavoro che le ha asservite e marginalizzate; nella religione civile o confessionale che le ha distinte per forza in vergini, madri, zitelle, streghe e prostitute; nelle case quotidiane dove la violenza assume le forme piu' diverse e "normali"; nello loro stesse risposte di vittime, complici passive, tenaci resistenti, coraggiose avanguardie o anche aderenti fotocopie dei vessatori. E' un bagaglio enorme, doloroso e prezioso, che ogni donna puo' recuperare nell'autenticita' della propria storia, nell'amorevolezza delle proprie relazioni, nella quotidianita' della propria verita', per formarsi alla nonviolenza e per "diventare" donna. Non so ancora se la nonviolenza abbia una specifica declinazione al femminile, reale o metaforica che sia. Ma una cosa credo: non nasciamo ne' violente ne' nonviolente. Nonviolente e donne possiamo diventarlo. E saremo in molte. 2. RIFLESSIONE. UNA LEGGE ELETTORALE CONTRO IL TOTALITARISMO PATRIARCALE Elude la cosa essenziale il dibattito sulla nuova legge elettorale cosi' come viene proposto dai fantasmi del palazzo e delle televisioni e dei giornali del partito unico del maschilismo solipsista ed onnifago, della guerra infinita e onnicida. E la cosa essenziale e' che se non si sconfigge il totalitarismo patriarcale la democrazia restera' per sempre dimidiata, vulnerata, irreale. E la sconfitta del totalitarismo patriarcale per quel che attiene la composizione delle assemblee pubbliche elettive passa attraverso una pari presenza in esse di donne e di uomini. Una pari presenza di donne e di uomini ovunque si decide di cio' che tutte e tutti riguarda, della cosa pubblica, dell'unico mondo che abbiamo e di cui siamo parte. Sosteniamo quindi la campagna e la proposta di legge promossa dall'Unione donne in Italia "50 e 50 ovunque si decide". Per informazioni, documentazione, contatti: www.50e50.it 3. RIFLESSIONE. CARLO SCHENONE: "50 E 50", L'ESPERIENZA DELL'AGESCI [Ringraziamo Carlo Schenone (per contatti: www.schenone.net) per questo intervento. Carlo Schenone e' da molti anni a Genova una delle figure piu' impegnate nella riflessione sulla nonviolenza e nella pratica di essa nei movimenti e nei conflitti sociali, particolarmente attivo nella formazione; con una lunga, ampia e qualificata esperienza sia di impegno politico e sociale di base, sia di rappresentanza nelle istituzioni, sia di intervento meditato e propositivo nelle sedi organizzative e di coordinamento, di dibattito e decisionali, dei movimenti per i diritti; ha partecipato attivamente al Comitato contro la Mostra navale bellica che nel giro di alcuni anni ha fatto si' che la citta' di Genova rifiutasse il ripetersi biennale della Mostra navale italiana; e' stato incaricato nazionale del settore "pace, nonviolenza e solidarieta'" degli scout dell'Agesci, capogruppo di "Democrazia e partecipazione" nel consiglio comunale di Genova, gia' segretario nazionale delle Forze nonviolente di pace, docente al master "Gestione dei conflitti interculturali ed interreligiosi" dell'Universita' di Pisa, docente al corso di laurea specialistica in Scienze della pace dell'Universita' di Pisa] Forse puo' interessare sapere che in Italia c'e' un'associazione nelle cui regole esiste gia' il concetto di "50 e 50". Negli scout dell'Agesci e' prevista dal 1974 la diarchia, cioe' che tutte le cariche associative devono essere coperte in coppia da un uome e una donna; e anche nel Consiglio generale i rappresentanti delle regioni devono essere eletti riservando una percentuale del 30% non alle donne ma al sesso minoritario, prevedendo anche la possibilita' che sia minoritario quello maschile. Bisogna riconoscere che nonostante cio' non e' cosi' raro che rimanga scoperto il ruolo femminile (anche se a volte rimane scoperto anche quello maschile) ma in generale entrambi i ruoli sono regolarmente ricoperti. Se tutte le associazioni di volontariato, le onlus, le ong, i partiti e tutte quelle strutture sociale che propongono l'equivalenza tra uomini e donne cominciassero ad adottare simili criteri, forse le cose comincerebbero a migliorare e sarebbe piu' facile e credibile proporlo anche in contesti piu' generali come i parlamenti e le elezioni. 4. MATERIALI. ENRICO PEYRETTI: DIFESA SENZA GUERRA. BIBLIOGRAFIA STORICA DELLE LOTTE NONARMATE E NONVIOLENTE (PARTE TERZA E CONCLUSIVA) [Riproponiamo ancora una volta questa fondamentale bibliografia ragionata sulle lotte nonarmate e nonviolente scritta da Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it), nella versione aggiornata del 14 novembre 2004. Enrico Peyretti (1935) e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu' volte riproposta anche su questo foglio; vari suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.info e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario] Parte seconda. Opere sulla Resistenza al nazifascismo Si vedano anche i riferimenti alla Resistenza compresi nelle opere elencate nella prima parte di questa bibliografia. * 1. Le prime ricerche in Italia sulle forme nonarmate di resistenza europea tra il 1940 e il 1945, compaiono in quella piu' ampia serie di scritti storici, teorici, strategici, che sono i Quaderni della Difesa Popolare Nonviolenta, pubblicati fin dal 1978 a cura di IPRI (Italian Peace Research Institute), LOC (Lega Obiettori di Coscienza), MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), con la collaborazione di altro volontariato culturale di pace, in parte ripubblicati come Quaderni di Azione Nonviolenta (la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964), e poi, dal 1990 circa, pubblicati dalla Editrice La Meridiana, di Molfetta, del Movimento Pax Christi. Sono ormai usciti quasi trenta titoli, tutti in veste grafica molto semplice. I quaderni che documentano i casi storici piu' chiari nel periodo qui considerato sono: - n. 1, M. Skodvin, Resistenza nonviolenta in Norvegia sotto l'occupazione tedesca, Napoli 1978 e Perugia 1979. Gli insegnanti norvegesi compatti si oppongono al programma del governo collaborazionista Quisling di nazificazione della scuola e lo frustrano completamente. Il governo deve ricondurli dalla deportazione e ammettere la sconfitta. - n. 3, J. Bennet, La resistenza contro l'occupazione tedesca in Danimarca, Napoli 1978 e Perugia 1979. Oltre il 90% dei 7.000 ebrei danesi furono salvati dai connazionali grazie ad un'azione compatta e organizzata. - n. 10, S. Piziali, Resistenza non armata nella bergamasca, 1943-1945, Padova 1984. - n. 18, R. Barbiero, Resistenza nonviolenta a Forli', Molfetta 1992. * 2. Jacques Semelin, Senz'armi di fronte a Hitler. La resistenza civile in Europa 1939-1943, Sonda, Torino-Milano 1993 (Payot, Paris 1989). Il lavoro si limita al periodo 1939-1943 allo scopo di illustrare le sole forme di lotta nonarmata autonome dalla lotta armata, e non quelle successive, combinate con questa. Studiando le forme sociali della resistenza nonarmata al nazismo in tutti i paesi occupati e nella stessa Germania, ne realizza la raccolta storica finora piu' ampia. L'edizione italiana contiene anche due appendici, una di Stefano Piziali, Commento bibliografico. La resistenza nonarmata in Italia (pp. 227-234) e una mia (che successivamente ho molto riveduto e corretto in un testo inedito), Un caso italiano: lo sciopero come strumento di lotta (pp. 235-240), con un contributo di Sergio Albesano, sugli scioperi operai del '43 e '44 in Italia, trascurati da Semelin. * 3. Il Centro Studi Difesa Civile (via della Cellulosa 112, 00166 Roma, tel. 0661550768) ha organizzato alcuni convegni di cui gli atti sono pubblicati e disponibili: - La lotta nonarmata nella Resistenza, Roma, ottobre 1993, (contributi di Giannini, Parisella, Drago, Zerbino, Albesano, Vaccaro, Marescotti ed altri); - La Resistenza nonarmata, Roma, novembre 1994, patrocinato dal Comitato nazionale per il cinquantennale della Resistenza e della guerra di liberazione (contributi di Zerbino, Giannini, Parisella, Drago, Semelin, Klinkhammer, Peyretti, L'Abate, Menapace, Giuntella, ed altri). Atti pubblicati in La Resistenza nonarmata, a cura di G. Giannini, Sinnos, Roma 1995. - L'opposizione popolare al fascismo, Roma, ottobre 1995. Atti pubblicati con lo stesso titolo, a cura di G. Giannini, Edizioni Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq) 1996. - Sull'esperienza di resistenza non armata all'occupazione e ai soprusi dell'esercito tedesco, da parte di centinaia di persone nella tenuta Tor Mancina, a 30 km da Roma, dal settembre 1943 al giugno 1944, e' possibile leggere la testimonianza, di cui possiedo il testo, resa dal cav. Paolo Sabbetta (e-mail: paolosabbetta at libero.it). 4. G. Giannini, La resistenza nonarmata nella lotta al nazifascismo, in "Bozze 94", n.2/1994, pp. 77-84. 5. Jean-Marie Muller, Desobeir a' Vichy, La resistance civile de fonctionnaires de police, Presses Universitaires de Nancy, 1994. Nella collaborazione data ai nazisti dalla polizia francese della Francia occupata nel perseguitare gli ebrei, ci furono significative disobbedienze. 6. Nell'aprile 1995 ho presentato gli studi disponibili a quella data in una relazione su La resistenza civile nelle ricerche storiche, pubblicata in Fascismo - Resistenza - Letteratura. Percorsi storico-letterari del Novecento italiano, Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, I Quaderni del Museo n. 2, Torino, febbraio 1997, pp. 61-87. * 7. Anna Bravo e Anna Maria Bruzzone, In guerra senza armi. Storie di donne 1943-1945, Laterza 1995. Sono 125 interviste su diversi aspetti dell'opposizione delle donne alla guerra, p. es. il "maternage" di massa, la pieta' per i morti anche nemici, e sulla violenza di genere della guerra sulle donne. Il libro - introdotto da un ampio saggio critico di Anna Bravo, Donne, guerra, memoria - mostra la vasta realta' della resistenza senz'armi attuata dalle donne e contribuisce a individuare un'immagine della difesa che supera la guerra, e della cittadinanza svincolata dalla figura del cittadino in armi. Questo libro ha portato ad un autorevole mutamento nella considerazione della resistenza civile da parte di uno storico quale Claudio Pavone. Infatti, e' interessante notare come Pavone, autore dell'importante e ampio volume Una guerra civile. Saggio storico sulla moralita' nella Resistenza (Bollati Boringhieri, Torino 1991), nel quale non si dimostrava sensibile alla ricerca sulla Resistenza non armata (tanto che trascurava del tutto la figura di Aldo Capitini, che da lungo tempo aveva combattuto il fascismo con insolita profondita' di motivi, ma senza mai prendere le armi; e, attraverso una citazione di una testimone ebrea, presentava un'idea del tutto inadeguata della nonviolenza come una posizione "metastorica" e irresponsabile; cfr. ivi, p. 414), introducendo invece, nel 1995, il numero della rivista "Il Ponte" dedicato al cinquantesimo anniversario della Resistenza, si soffermi sul saggio di Anna Bravo contenuto nel fascicolo (corrispondente all'introduzione al libro In guerra senza armi), per rilevare il "valore euristico" del concetto di resistenza civile ivi proposto, che e' - scrive Pavone - "qualcosa di piu' ampio" della cosiddetta resistenza passiva, ma - come dice appunto Anna Bravo - una "pratica di lotta" con mezzi diversi dalle armi (I percorsi di questo speciale, articolo introduttivo del fascicolo de "Il Ponte", n.1/1995, dedicato a Resistenza. Gli attori, le identita', i bilanci storiografici, p. 13.). Il concetto di resistenza civile vale dunque a superare la tendenza, rilevata da Claudio Dellavalle nello stesso fascicolo, ad adottare "il criterio militare come criterio prevalente" (ivi, p. 12). Pavone scrive ancora: "La Resistenza civile rimane una forma di Resistenza. I suoi confini con l'esercizio della violenza, anche di quella piu' palesemente difensiva, non sono sempre sicuri. Sicura e' invece la sua distanza da quella "zona grigia" in cui si ritrovano coloro che i resistenti bollavano come "attesisti"" (ivi, p. 13). (Vedi anche, sotto, il n. 16 e il n. 12 della prima parte di questa bibliografia). * 8. Sul vasto e significativo fenomeno del coraggioso e determinante rifiuto di collaborazione con la Repubblica Sociale Italiana da parte di centinaia di migliaia di militari italiani internati in Germania dopo l'8 settembre 1943: - AA. VV., I militari italiani internati dai tedeschi dopo l'8 settembre 1943 (atti del convegno 14-15 novembre 1985), Giunti, Firenze 1986. - Resistenza senz'armi. Un capitolo di storia italiana dal 1943 al 1945 (dalle testimonianze dei militari toscani internati nei lager nazisti), prefazione di Leonetto Amadei, Le Monnier, Firenze 1988. - Orlando Lecchini, Per non chinare la testa. Un Lunigianese nei lager nazisti, Edizioni "Il Corriere Apuano", Pontremoli 1988. - AA. VV., Fra sterminio e sfruttamento (atti del convegno 23-24 maggio 1991), Le Lettere, Firenze 1992. - Gerhard Schreiber, I militari italiani internati nei campi di concentramento del Terzo Reich 1943-1945, a cura dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'esercito, 1992. - Luigi Collo, La resistenza disarmata, Introduzione di Nuto Revelli, Marsilio, Venezia 1995. - Giampiero Carocci, Il campo degli ufficiali, Giunti, Firenze 1995. - Alessandro Natta, L'altra Resistenza. I militari italiani internati in Germania, Einaudi, Torino 1997. * 9. Sulla Resistenza di cittadini tedeschi al nazismo, in Germania o nei territori assoggettati al Terzo Reich, si trovano nelle biblioteche 10-20 titoli, in gran parte sull'attentato del 20 luglio 1944. L'Istituto Piemontese per la Storia della Resistenza conserva circa 80 titoli di cui 32 in tedesco, 3 in francese, 2 in inglese, 4 pubblicazioni promosse dal Consiglio Regionale Piemontese. Ho raccolto gli aspetti civili e nonviolenti che si possono rintracciare entro la realta' limitata e prevalentemente militare della resistenza interna al nazismo, nella relazione La Resistenza antinazista in Germania, tenuta nel corso di aggiornamento per docenti "Nonviolenza nella storia. Casi di resistenze civili nel Novecento" (vedi sopra, prima parte, n. 39). Da questo lavoro traggo le indicazioni che rientrano nella presente bibliografia. - Jacques Semelin, Senz'armi di fronte a Hitler, La Resistenza civile in Europa, 1939-1943, Sonda, Torino-Milano 1993 (1989), pp. 120-129, 171-172. - Uno degli episodi piu' significativi di resistenza nonviolenta efficace da parte di cittadini tedeschi, donne in questo caso, contro la persecuzione razzista, e' quello della Rosenstrasse, a Berlino nel 1943, riferito in alcuni libri. L'opera fondamentale e' quella di Nathan Stoltzfus, Resistance of the Heart: intermarriage and the Rosenstrasse protest in Nazi Germany, pubblicato nel 1996 (traduzione francese: La Resistance des coeurs, Phoebus, 2002). Posso indicare anche Gernot Jochheim, Frauenprotest in der Rosenstrasse. Gebt uns unsere Maenner wieder, Rasch und Roehring, Berlin 1993 (Protesta delle donne nella via delle Rose. Restituiteci i nostri mariti). In italiano: Nina Schroeder, Le donne che sconfissero Hitler, Pratiche editrice, Milano 2001 (Hitlers unbeugsame Gegnerinnen, Wilhelm Heyne Verlag GmbH & Co. KG, Munchen 1997). Rosenstrasse e' la via di Berlino in cui alcune migliaia di donne tedesche sostarono per protesta per sei giorni, nel marzo 1943, davanti all'edificio dell'organizzazione assistenziale ebraica, trasformato in prigione, costringendo infine Goebbels e Hitler, per timore che la protesta civile si estendesse, a liberare i 1.700-2.000 uomini ebrei, mariti o parenti delle donne, arrestati e destinati alla deportazione, alcuni dei quali gia' internati in lager. Sullo stesso fatto la regista Margarethe von Trotta ha presentato nel settembre 2003 al Festival di Venezia il film Rosenstrasse. Dice la regista: "Il fatto dimostra che in quel periodo si poteva davvero agire contro il nazismo se si fosse stati piu' coraggiosi" ("La Stampa", 7 settembre 2003). Il film e' andato in programmazione in Italia (almeno a Torino) il 27 gennaio 2004, giornata della memoria della Shoah, ma subito ha sorpreso le persone attente perche' il fatto risolutivo sembra nel film non la resistenza delle donne, ma la concessione dolorosa di favori sessuali da parte di una delle mogli, di famiglia altolocata, a Goebbels. Lo storico della Freie Universitaet di Berlino, Ekkehart Krippendorff, mi informa il 31 gennaio che in Germania c'e' una forte polemica, fino dallo scorso autunno, per questa concessione della regista ad aspetti pruriginosi, riducendo la realta' storica dal politico al personale privato. Il direttore del "Zentrum fuer Antisemitismusforschung" della Technische Universitaet, Wolfgang Benz ha scritto un articolo molto aspro contro il film e ha fatto riferimento a un'analisi molto approfondita sul caso fatta dal suo istituto che contraddice l'interpretazione sentimentale. Anche Jacques Semelin, il principale storico europeo delle lotte nonviolente, mi informa il 14 febbraio che l'unica fonte storica valida e' il libro di Stoltzfus e che, a giudizio degli storici tedeschi, il film presenta una versione fantasiosa (fantaisiste) e non storica, dei fatti. Cio' nonostante che, almeno nell'edizione italiana, all'inizio del film compaia una dichiarazione sulla storicita' dei fatti. Storicita' fondamentale che c'e', ma nella vicenda come e' narrata nel film, e' falsata nel punto essenziale (vedi il mensile torinese "il foglio", n. 311, aprile 2004, p. 7). Anna Maria Bruzzone, autrice di indagini di storia orale, dopo una ricerca, conferma questo giudizio. - Enzo Collotti, La Germania nazista, (dalla Repubblica di Weimar al crollo del Reich hitleriano), Einaudi, Torino 1962, pp. 273-305. Dello stesso autore vedi anche l'articolo Per una storia dell'opposizione antinazista in Germania, in "Rivista storica del socialismo", gennaio-aprile 1961, pp. 105-137, che contiene piu' ampie referenze bibliografiche. - Giorgio Vaccarino, Storia della Resistenza in Europa, 1938-1945, Feltrinelli, Milano 1981, parte prima, pp. 17-152. - La "parola nuda come arma di resistenza" (come dice Julian Aicher, in "Il Margine", Trento, n. 8/1998) fino a pagare con la vita, fu il mezzo d'azione dei fratelli Hans e Sophie Scholl e dei loro compagni d'azione nell'Universita' di Monaco, su cui vedi Paolo Ghezzi, La Rosa Bianca, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1994. Il libro di Ghezzi contiene una bibliografia di 53 titoli, dalla quale segnalo Inge Scholl, Die Weisse Rose, Fischer Taschenbuch Verlag, Frankfurt am Main 1982, edizione italiana non integrale La Rosa Bianca, a cura di Carlo Francovich, La Nuova Italia, Firenze 1978, quarta edizione. Una profonda riflessione su questa esperienza e' il libro di Romano Guardini, La Rosa Bianca, Morcelliana, Brescia 1994 (scritti del 1946 e 1958). Il testo intero dei sei volantini scritti e diffusi dal gruppo di studenti resistenti e' in Paolo Ghezzi, Noi non taceremo. Le parole della Rosa Bianca, Morcelliana, Brescia 1997. Merita una visita il Museo della Rosa Bianca presso l'Universita' di Monaco, dove si possono incontrare testimoni ancora viventi e vedere documenti. - La limpida grande figura di Franz Jaegerstaetter, contadino austriaco che, sostenuto solo dalla comprensione della moglie, rifiuto' per ragioni morali e religiose il servizio militare sotto il nazismo e fu decapitato il 9 agosto 1943, e' illustrata in due libri in lingua italiana, usciti a grande distanza di tempo: Gordon Zahn, Il testimone solitario. Vita e morte di Franz Jaegerstaetter, Gribaudi, Torino 1968; Erna Putz, Franz Jaegerstaetter, Un contadino contro Hitler, Editrice Berti, Piacenza 2000. Il secondo libro (da me recensito in "Il Margine", n. 6/2002) e' piu' preciso del primo nella documentazione. Il 9 agosto 2003 si e' tenuto un grande incontro a St Radegund, nel giorno stesso del sessantesimo anniversario della morte di Jaegerstaetter, con sosta anche a Bolzano per Josef Mayr-Nusser e a Monaco per i giovani della Rosa Bianca: vedi il mio resoconto Pellegrinaggio ai martiri anti-nazismo, nel mensile torinese "il foglio", n. 305, ottobre 2003, p. 4. (Vedi sotto, rivista "Humanitas"). - Francesco Comina, Non giuro a Hitler, La testimonianza di Josef Mayr-Nusser, San Paolo, Milano 2000. Altoatesino, fervente cattolico, arruolato d'autorita' nelle SS dopo l'8 settembre 1943, Mayr-Nusser si rifiuto' di giurare a Hitler par ragioni di fede, come Jaegerstaetter. Dapprima internato in manicomio, muore di sfinimento durante il viaggio verso Dachau. Comina documenta la lucidita' del suo precoce giudizio morale e poltico sul nazismo. Di Mayr-Nusser ha scritto anche Isabella Bossi Fedrigotti sul "Corriere della Sera", 2 febbraio 2002, p. 29. - Sui resistenti, ribelli e disertori nell'esercito nazista ho raccolto dei fatti e dei dati in Quelli dell'ultima ora, uscito, come parte di una piu' ampia relazione tenuta per l'Iprase di Trento nell'aprile 2000, nel volume Maestri e scolari di nonviolenza, a cura di Claudio Tugnoli, Franco Angeli, Milano 2000, pp. 243-256. - Ho raccolto parecchi casi di boicottaggio personale della Shoah, compiuto anche da molti cittadini tedeschi, in uno scritto inedito intitolato Molti Schindler: dunque si poteva resistere al nazismo. - Sulla probabile obiezione degli scienziati tedeschi alla costruzione della bomba atomica: Leandro Castellani, La grande paura, Storia dell'escalation nucleare, Prefazione di Carlo Bernardini, ERI, Torino 1984, pp. 96-106; Thomas Powers, La storia segreta dell'atomica tedesca, Mondadori, Milano 1994 (1993), pp. 503-509. - Sul problema di coscienza relativo all'uccidere Hitler, cfr. la mia recensione del libro di Peter Hoffmann, Tedeschi contro il nazismo. La Resistenza in Germania, Il Mulino, Bologna 1994 (1988), pubblicata in "Servitium", n. 102, novembre-dicembre 1995, fascicolo "Resistenza al male", pp. 117 e 119-120. - Documenti di alta resistenza morale, che ricordano in qualche momento gli atti dei martiri cristiani sotto l'impero romano, sono: Helmuth James von Moltke, Futuro e resistenza (dalle lettere degli anni 1926-1945), Morcelliana, Brescia 1985; Dietrich Bonhoeffer, Dieci anni dopo. Un bilancio sul limitare del 1943, in Resistenza e resa. Lettere e scritti dal carcere, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1989, pp. 59-74. - La rivista bimestrale Humanitas (sito: www.morcelliana.com; e-mail: redazione at morcelliana.it), anno LVIII, n. 5, settembre-ottobre 2003, dedica il fascicolo a Figure della resistenza al nazismo. La prefazione e' stesa da Wolfgang Huber, figlio di Kurt, il professore ispiratore dei giovani della Rosa Bianca (vedi sopra). Segue, pubblicata integralmente per la prima volta, l'autodifesa di Kurt Huber nel processo che lo condanno' a morte, coraggiosa e franca sfida al totalitarismo nazista e allo stesso feroce presidente del tribunale, Freisler. Tra altre figure della rivolta morale contro la violenza del potere, un articolo di Anselmo Palini illustra la vicenda di Franz Ja'gersta'tter con alcuni documenti in piu' anche rispetto al libro di Erna Putz (vedi sopra). - Aggiungo qualche riferimento (1998) in Germania sulla Resistenza antinazista: 1) DRAFD, Deutsche in der Resistance, in den Streitkraeften der Antihitlerkoalition und der Bewegung Freies Detschland (Tedeschi nella Resistenza, nelle forze armate della coalizione antihitleriana, nel movimento Libera Germania). Telefono sede centrale di Berlino: 0049/30/5098852. Contatto diretto con un partigiano del DRAFD: Peter Gingold, Reichsforststrasse 3, D-60528 Frankfurt, tel 0049/69/672631. 2) Bundesvereinigung Opfer der NS Militaerjustiz (Associazione vittime dei tribunali militari nazisti), Freidrich Humbert Strasse 116, D-28758 Bremen, tel. 0049/421/622073, fax: 621422. Contatto diretto con il presidente Ludwig Baumann, Aumunder Flur 3, D-28757 Bremen, tel. 0049/421/665724. 3) Antikriegsmuseum, Friedensbibliotek (Museo antiguerra, Biblioteca della pace), Bartolomaeuskirche, Friedensstrasse 1, D-10249 Berlin, tel 0049/30/5081207. 4) Mahn- und Gedenkstaette fuer die Opfer der Nationalsozialistischen Gewaltherrschaft (ammonimento e memoria per le vittime del dominio nazista), Moehlenstrasse 29, D-40591 Duesseldorf. Catalogo di 202 pagine Verfolgung und Widerstand in Duesseldorf 1933-1945, (Persecuzione e Resistenza a Duesseldorf, 1933-1945), Duesseldorf 1990. * 10. Ermes Ferraro, La Resistenza napoletana e le Quattro Giornate, in Una strategia di pace: la difesa popolare nonviolenta, cit. (nella prima sezione al n. 16), pp. 89-95. Secondo l'ordine di Hitler, l'esercito dei guastatori doveva lasciare "cenere e fango" al posto della citta'. Una popolazione in gran parte femminile, quasi senza armi, inflisse all'esercito tedesco "l'unica sconfitta popolare da esso subita nel mondo" (A. Drago, Una nuova interpretazione della Resistenza italiana secondo categorie storiche nonviolente, dattiloscritto). 11. Lotte nonviolente nella storia, materiale preparato per un volume non uscito, come proposta di lavoro rivolta a insegnanti e studenti. Contiene una parte metodologica generale e una parte storica limitata al periodo della Resistenza al nazifascismo, in diversi paesi europei, compresa la Germania. Il lavoro contiene molte ulteriori indicazioni bibliografiche che allungherebbero di molto il presente elenco. Esso e' stato compiuto da un gruppo di ricerca del Centro Studi e Documentazione "Domenico Sereno Regis" di Torino. 12. Un episodio tipico, tra i molti sconosciuti, di resistenza senz'armi e' narrato bervemente in Neera Fallaci, Vita del prete Lorenzo Milani. Dalla parte dell'ultimo. Prefazione di David Maria Turoldo, Bur, Milano 1993 (1974), p. 219, nota 13. Nel piccolo villaggio di Acone, nel Mugello fiorentino fu creato uno dei maggiori centri di smistamento e di raccolta dei prigionieri alleati fuggiti dai vari campi di concentramento. Poveri contadini analfabeti, inermi che aiutavano altri inermi per puro spirito evangelico, furono la base di questa azione animata dal pievano e da una organizzazione clandestina del Partito d'Azione. * 13. Antonio Parisella, Sopravvivere liberi. Riflessioni sulla storia della Resistenza a cinquant'anni dalla Liberazione, Gangemi editore, Roma 1997, pp. 160. L'Autore, in questa raccolta di saggi, valorizza la lotta nonarmata, definita "una scoperta del Cinquantenario" (v. sopra, n. 7), partita dalla cultura nonviolenta e finalmente entrata sotto l'attenzione degli storici. Parisella mostra come la lotta per la sopravvivenza fisica e ideale, lungi dall'essere "attendismo", e' componente essenziale e basilare della Resistenza al nazifascismo come di ogni lotta di resistenza. La liberazione e' il compimento della sopravvivenza, e questa e' l'inizio della liberazione. Parisella cita Collotti e Klinkhammer: "Quando la resistenza civile assume forme collettive puo' avere una forza anche superiore a quella di un gesto armato". Si ricava l'immagine della resistenza nonarmata come un cerchio molto ampio, che comprende mille forme e modi autonomi, entro il quale sta il cerchio minore, per quanto importante, della resistenza armata; immagine che rovescia quella tradizionale tutta e solo armista. 14. Bianca Ballesio, La guerra di Kira, La resistenza civile nel Canavese, prefazione di Ersilia Perona, L'Angolo Manzoni ed., Torino, 1999. * 15. Lidia Menapace, Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001, pp. 90. L'autrice racconta, in base alla propria esperienza partigiana, che nella Resistenza si poteva fare obiezione di coscienza all'uso delle armi, insomma che la vicenda fu molto piu' ricca di quanto la tradizione della storiografia italiana (molto politico-militare e poco sociale e popolare) ci abbia trasmesso. * 16. Anna Maria Bruzzone e Rachele Farina, La Resistenza taciuta. Dodici vite di partigiane piemontesi, Bollati Boringhieri, Torino settembre 2003, pp. 312. Anna Maria Bruzzone e' autrice di vari libri sulla Resistenza e la Shoah. Questa edizione di La Resistenza taciuta, dopo la prima del 1976, apprezzatissima e da lungo tempo esaurita, compare in forma nuova e bella, arricchita da una intelligente prefazione di Anna Bravo (coautrice, con Anna Maria Bruzzone, di In guerra senza armi; si veda il n. 7 della seconda parte di questa bibliografia). Queste opere d'inchiesta e testimonianza sulla partecipazione delle donne, effettiva ma per lo piu' disarmata, alla lotta di Resistenza, hanno promosso tra gli storici l'individuazione e il riconoscimento, dapprima gravemente mancato, del fatto e del concetto di resistenza nonarmata e nonviolenta, concetto "di valore euristico" (Claudio Pavone, "Il Ponte", n. 1/1995), realta' ben diversa dalla resistenza passiva. Chi lavora per la trasformazione nonviolenta della gestione dei conflitti acuti, e cioe' per l'eliminazione del disumano infelice giudizio delle armi nelle contese umane, trova in questi lavori storici, che danno il giusto riconoscimento al contributo delle donne alla civilizzazione umana, motivo di profonda gratitudine e ammirazione per l'insegnamento prezioso che da essi ci viene. 17. Silverio Corvisieri, La villeggiatura di Mussolini. Il confino da Bocchini a Berlusconi, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2004. Il titolo allude all'espressione ultrabenevola con cui Berlusconi ha qualificato le condanne degli antifascisti al confino. Il libro racconta, tra l'altro, di un ambulante deportato in quanto autore di una canzone in cui si chiedeva a sant'Antonio la grazia di non fare scoppiare la guerra, di rivolte al confino, tra cui quella contro l'imposizione del saluto romano, e di scioperi della fame. I confinati seppero organizzare una vera e propria resistenza, scrissero manifesti profetici, progettarono riviste, rischiarono e accumularono anni e anni di carcere o di confino aggiuntivo, ma senza piegarsi. In genere i cittadini delle isole e dei duecentosessantadue paesini scelti dal fascismo come luoghi di morte civile vollero loro bene e li protessero. (Fine. La prima e la seconda parte sono apparse rispettivamente nei notiziari dell'altro ieri e di ieri) 5. PROPOSTA. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO Si puo' destinare la quota del 5 per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, relativa al periodo di imposta 2006, apponendo la firma nell'apposito spazio della dichiarazione dei redditi destinato a "sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilita' sociale" e indicando il codice fiscale del Movimento Nonviolento: 93100500235; coloro che si fanno compilare la dichiarazione dei redditi dal commercialista, o dal Caf, o da qualsiasi altro ente preposto - sindacato, patronato, Cud, ecc. - devono dire esplicitamente che intendono destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento, e fornirne il codice fiscale, poi il modulo va consegnato in banca o alla posta. Per ulteriori informazioni e per contattare direttamente il Movimento Nonviolento: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 6. LE ULTIME COSE. CEUX QUI "Ceux qui tricolorent" (Jacques Prevert, Tentative de description d'un diner de tetes a' Paris-France) Quelli che si opponevano alla guerra quando al governo c'erano altri partiti quelli che si opponevano alle stragi quando non avevano un ministero quelli che erano per il disarmo prima di avere una presidenza quelli che erano antimilitaristi prima d'imparare a sbattere i tacchi Quelli che tutto il potere ai gulag quelli che l'uomo e' uomo quelli che i nostri ragazzi quelli che la nostra civilta' Quelli che o Francia o Spagna quelli che non e' un pranzo di gala quelli che mors tua vita mea quelli che la guerra vinciamola noi Quelli che Dio riconoscera' i suoi quelli che Parigi val bene una messa quelli che non vedono l'ora di metterti spalle al muro quelli che non vedono l'ora di metterti al muro 7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell’ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell’uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 8. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 73 del 28 aprile 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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