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Minime. 64
- Subject: Minime. 64
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 19 Apr 2007 00:19:47 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 64 del 19 aprile 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. A Ferrara il 20-21 aprile 2. Tommaso Di Francesco intervista Angelo Del Boca 3. Una breve cronologia della vita di Kurt Vonnegut 4. Stefano Benni: Lo sguardo di Kurt 5. Goffredo Fofi: Testimone del disastro 6. Joel Bleifuss intervista Kurt Vonnegut (2003) 7. Letture: Christa Wolf, Un giorno all'anno 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento 9. Per saperne di piu' 1. INCONTRI. A FERRARA IL 20-21 APRILE [Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org) riprendiamo e diffondiamo. Carla Lonzi e' stata un'acutissima intellettuale femminista, nata a Firenze nel 1931 e deceduta a Milano nel 1982, critica d'arte, fondatrice del gruppo di Rivolta Femminile. Opere di Carla Lonzi: Sputiamo su Hegel, Scritti di Rivolta Femminile, Milano 1974, poi Gammalibri, Milano 1982; Taci, anzi parla. Diario di una femminista, Scritti di Rivolta Femminile, Milano 1978; Scacco ragionato, Scritti di Rivolta Femminile, Milano 1985. Opere su Carla Lonzi: Maria Luisa Boccia, L'io in rivolta. Vissuto e pensiero di Carla Lonzi, La Tartaruga, Milano 1990] "Ti darei un bacio" e' il titolo del Seminario su Carla Lonzi, organizzato dal Centro documentazione donna di Ferrara e inserito nella prima edizione delle Giornate di studio dedicate a Gina Guietti, che si tiene il 20 e il 21 aprile 2007 presso la Biblioteca Ariostea, sala G. Agnelli, in via Scienze 17 a Ferrara. L'iniziativa e' a cura del gruppo "The del giovedi'". * Venerdi' 20 aprile, ore 15,30: Presentazione e saluto delle autorita'; Marinella Antonelli (Centro documentazione donna - The del giovedi'); Stefania Calzolari (Centro documentazione donna - The del giovedi'); Il grande dono di un inizio: proiezione del video "Alzare il cielo" (copyright Rai Educational, 2005) con: Gianna Mazzini (regista ed autrice radiotelevisiva, Rai Educational, Roma), Loredana Rotondo (regista ed autrice radiotelevisiva, Rai Educational, Roma); coordina il Giardino dei ciliegi - Firenze * Sabato 21 aprile, ore 9,30: Fra imprevisto e profezia: Maria Luisa Boccia (Universita' di Siena); Pamela Marelli, Antonella Petricone (Laboratorio Raccontarsi di Prato); L'ascolto che crea: Francesca Mellone (Biblioteca Ariostea di Ferrara); Donatella Franchi (artista e ricercatrice di Bologna); coordina Monica Farnetti. Ore 15,30: Autocoscienza e differenza: Manuela Fraire (psicoanalista, Roma); Silvia Antenucci, studiosa di Carla Lonzi (Verona); Ieri oggi domani... la politica: Lia Cigarini (Libreria delle Donne di Milano); Laura Colombo (Libreria delle Donne di Milano); coordina Delfina Tromboni. Ore 17,30: intervento conclusivo di Annarosa Buttarelli. 2. MEMORIA. TOMMASO DI FRANCESCO INTERVISTA ANGELO DEL BOCA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 12 aprile 2007. Tommaso Di Francesco, giornalista del "Manifesto", esperto di politica internazionale, e' curatore e autore di acuti saggi di analisi e di intervento politico, ma anche di pregevoli testi letterari in versi e in prosa; tra i suoi volumi segnaliamo particolarmente: in ambito saggistico-politico: (a cura di), Jugoslavia perche', Gamberetti, Roma 1995; (a cura di), La Nato nei Balcani, Editori Riuniti, Roma 1999; in ambito letterario: (a cura di), Veleno, Savelli, Milano 1980; Quintopiano, Edizioni Manuzio, Roma 1981; (a cura di, con Antonio Ricci), Elenca, Valore d'Uso, Roma 1982; Doppio deserto, PellicanoLibri, Roma 1985; Cliniche, Crocetti, 1987; (a cura di, con Pino Blasone), La terra piu' amata. Voci della letteratura palestinese, Il manifesto, Roma 1988 (seconda edizione accresciuta e aggiornata: Wasim Dahmash, Tommaso Di Francesco, Pino Blasone (a cura di), La terra piu' amata. Voci della letteratura palestinese, Manifestolibri, Roma 2002); Il giovane Mitchum, Il lavoro editoriale, Ancona-Bologna 1988; Tuffatori, Crocetti, 1992; Incorpora testo, Piero Manni, Lecce, 1994; Hotel Abisso, Mancosu, Roma, 1994. Angelo del Boca, nato a Novara nel 1925, giornalista, storico, docente universitario; presidente dell'Istituto Storico della Resistenza di Piacenza e direttore della rivista storica "Studi piacentini". Tra le opere di Angelo Del Boca: Apartheid: affanno e dolore, Bompiani; Gli italiani in Africa Orientale, 4 voll., Laterza, poi Mondadori; Gli italiani in Libia, 2 voll., Laterza, poi Mondadori; L'Africa nella coscienza degli italiani, Laterza; Una sconfitta dell'intelligenza, Laterza; La trappola somala, Laterza; Il Negus, Laterza; I gas di Mussolini, Editori Riuniti; Gheddafi. una sfida dal deserto, Laterza; Italiani, brava gente?, Neri Pozza; A un passo dalla forca, Baldini Castoldi Dalai.. Ha curato anche i volumi collettanei Le guerre coloniali del fascismo; Adua. Le ragioni di una sconfitta; ambedue presso Laterza] "Puo' capitare una volta sola nella vita di uno storico quello che e' capitato a me". Cosi' ci accoglie Angelo Del Boca, lo storico del colonialismo italiano che e' stato anche un grande reporter di guerra: nel 1951 era in Tunisia, nel 1954 e' stato il primo ad arrivare dopo i fatti di Algeri, poi ha seguito nell'Aures tutti i combattimenti, il suo primo reportage ha avuto la fortuna di essere pubblicato da Jean-Paul Sartre su "Tempes Modernes". Ora ha pubblicato da poche settimane un nuovo libro dal titolo inequivocabile A un passo dalla forca - gia' esaurito e in seconda edizione (Baldini Castoldi Dalai editore, pp. 291, 17,50 euro), con tre prossime edizioni, in francese, in inglese (uscira' negli Stati Uniti, curato da docenti della Harvard University) e in arabo. L'appassionato saggio storico, che si legge di filato come e meglio di un romanzo, e' davvero unico: Del Boca infatti ha avuto fra le mani un documento eccezionale, la cronaca della colonizzazione italiana, delle sue atrocita' e infamie, scritta da uno dei capi della Resistenza, il patriota libico Mohamed Fekini. * - Tommaso Di Francesco: Come ha trovato questo materiale e che sensazione ha avuto di fronte alle memorie del "nemico"? - Angelo Del Boca: Sono rimasto scioccato quando l'avvocato Anwar Fekini e' venuto da me a chiedermi se volevo scrivere qualcosa sulle memorie del nonno. Conoscevo Mohamed Fekini, ma non sapevo delle sue memorie. Una cronaca straordinaria per la ricchezza delle informazioni tutte riscontrabili sulle fonti italiane. Non c'e' mai un avvenimento che sia stato scartato dall'una o dall'altra fonte, gli avvenimenti combaciano sempre, certo su versioni che spesso sono diverse se non contrapposte, tra quelle dell'aggredito e quelle dell'aggressore. La fortuna e' stata quella di avere incontrato Anwar Fekini, un avvocato internazionale che si e' preoccupato anche della promozione del libro a livello internazionale. * - Tommaso Di Francesco: Sorprende che si tratti di un testo che, pure di fronte ad orrori contro i libici, non mostri mai rancore e appaia lucidissimo e politico... - Angelo Del Boca: Si'. E con un lessico prepotente e duro, ma non c'e' mai una parola d'odio contro l'Italia. Fa invece contestazioni molto precise. Il mio libro e' stato un confronto continuo tra quello che sapevo e avevo scritto e le nuove informazioni dell'altra parte. Una sorpresa continua. La parte piu' importante di questa testimonianza e' che quando l'Italia ha concesso alla Libia un parzialissimo statuto di diritti, Mohamed Fekini e' stato tra i difensori di questa esperienza, grazie anche al figlio Hassan che lui aveva mandato a studiare a Torino giurisprudenza. Dove si era innamorato della nostra societa', da voler stabilire un ponte tra la civilta' araba e quella italiana. Ci sono due lettere, presenti nel libro, che lui scrive al padre nelle quali dice che l'Italia non e' fatta solo di gente venuta a perseguitare il popolo libico, ma di persone molte aperte e intelligenti e quindi "cercate di fabbricare i pilastri di questo ponte". Al punto che Hassan morira' cercando di sedare una rivolta nel Gebel su incarico degli italiani, contro il parere del padre. Quando Mohamed Fekini avra' un singolare scambio di lettere con il generale Rodolfo Graziani, ricordera' quanto sia grande la sua disponibilita' - malriposta - verso gli italiani, da avere perso un figlio morto per la loro causa. * - Tommaso Di Francesco: Com'e' potuto accadere che il generale incaricato della repressione della rivolta libica e il capo degli insorti si scambiassero lettere? - Angelo Del Boca: Quando Graziani si trova nel 1922 a dover riportare i berberi sul Gebel, sa di trovarsi di fronte un uomo che la guerra la sa fare, il primo ostacolo e' lui, Mohamed Fekini, che ha migliaia di armati, con cannoni e mitragliatrici. Fekini e' l'uomo di Sciara-Sciat, vale a dire della storica sconfitta degli italiani nel 1911, quando muoiono in combattimento 550 militari, bersaglieri e alpini. Una battaglia che Fekini organizza con le truppe montanare che combattono cavalcando in sella, le stesse popolazioni che il console italiano Galli descriveva come "le popolazioni della montagna che non si interessano di problemi politici", quelli ci hanno sconfitto in poche ore. Graziani capisce di essere in inferiorita' numerica e chiede al comando di Tripoli di inviargli il quarto battaglione eritreo. In attesa che arrivi il quarto battaglione Graziani decide di fermare l'avversario, famoso per essere uomo colto, mandandogli delle lettere. E questo dura otto-nove giorni, aspettando il quarto reggimento. In piu' c'e' il ghibli molto forte che ostacola i combattimenti. Cosi' avviene lo scambio di una decina di lettere. Analizzandole si vede l'enorme differenza tra i due personaggi. Da una parte c'e' un uomo abituato a scrivere, era stato prefetto dell'amministrazione ottomana, che scrive in bello stile, con citazioni dal Corano e da scrittori classici; dall'altro c'e' un soldataccio che non sapeva scrivere. Ricordiamo che piu' tardi Graziani sara' il protagonista come vicere' delle stragi di massa in Etiopia e ministro della guerra della Repubblica di Salo'. C'e' una lettera belllissima. Graziani insieme alla sua lettera un giorno fece "recapitare" con un aeroplano anche delle bombe che distrussero la casa di Fekini. La risposta di Mohamed Fekini fu serena: "Ho ricevuto con la lettera anche le sue bombe, questo non e' lo stile delle persone civili", e continuava: "noi ci esponiamo con i nostri poveri mezzi alla vostra aviazione e mezzi militari smisurati, ma non abbiamo paura perche' siamo veri uomini". Non aveva motivo particolare per ribadirlo, se non il fatto di sapere che queste parole avrebbero fatto infuriare Graziani, che si considerava il solo "vero uomo". * - Tommaso Di Francesco: Ci troviamo insomma di fronte ad un politico? - Angelo Del Boca: Che nel periodo della tregua che va dal 1916 al 1920, era stato nominato anche consigliere del governo di Tripoli. L'Italia e' andata in Libia pensando di avere di fronte analfabeti, subumani, persone senza cultura. In realta' c'erano molte famiglie che mandavano a studiare i figli al Cairo, a Costantinopoli, a Tunisi o alla Sorbona. I figli di Mohamed Fekini studiavano alla Sorbona. * - Tommaso Di Francesco: Per decenni la nostra storia ha cancellato le atrocita' "innovative" che abbiamo compiuto in tutta la campagna di Libia che va dal 1991 al 1930, quando la Resistenza in Tripolitania ripara in Algeria, e quella in Cirenaica viene sconfitta e Omar Al Mukhtar e' impiccato nel 1932 dagli italiani. Senza parlare della seconda guerra mondiale. Com'e' potuto accadere che venisse rimosso questo ruolo di vera e propria anticipazione storica dell'orrore del ventesimo secolo? - Angelo Del Boca: Eppure e' accaduto. Le vittime, solo in Libia, sono state centomila. Una cifra che non dice molto, se si pensa che le vittime etiopiche sono state trecentomila. Ma se rapportiamo la cifra alla popolazione del 1911 - i libici erano allora ottocentomila secondo i censimenti turchi e italiani - vuol dire che un libico su otto e' morto combattendo per liberare il proprio paese. Ma c'e' un secondo dato importante. Per accelerare la riconquista, dopo lo sbarco del 1911 nel 1915 avevamo perso tutto per la guerra mondiale e la grande rivolta araba che ci aveva ricacciato sulla costa, abbiamo impiegato altri 15 anni. Gli arabi dunque sapevano difendersi, la guerra veniva resocontata in modo discreto, e la facevamo fare agli eritrei, dissanguando un altro paese africano. Per arrivare a sconfiggere i libici bisognava cancellare in Tripolitania i sette-otto capi che guidavano la resistenza libica che non riuscivamo a prendere o a piegare; e in Cirenaica bisognava fermare una volta per tutte Omar al Mukhtar, quasi l'inventore della guerra di popolo. Il governatore Badoglio capisce che nessun generale, nemmeno Graziani che viene sconfitto, puo' vincere una tale guerra. Allora comunica a Graziani con una lettera l'intenzione di "spopolare il Gebel" fino alla Marmarica, portare via tutta la popolazione in modo da togliere a Omar al Mukhtar la possibilita' di trovare cibo e armi - perche' anche le truppe libiche che combattevano con gli italiani lasciavano cadere pallottole inesplose perche' i guerriglieri potessero utilizzarle. Circa centomila persone vengono cosi' trasferite per 1.100 chilometri con la neve che imperversa e, come prova un documento storico italiano, quelli che non riuscivano a camminare o si ammalavano venivano eliminati sul posto. Non sappiamo in quanti sono morti cosi'. Questi centomila vennnero portati in 13 campi di concentramento nella zona piu' desolata, la Sirtica, sotto Bengasi fino a Sirte. Dove quarantamila persone muoiono per fame, malattie e esecuzioni di massa: ogni giorno c'erano 30-40 fucilazioni di persone che protestavano o che tentavano di fuggire. Durante questa guerra vennero usati per la prima volta i gas asfissianti (iprite e fosgene), e c'e' il generale Ciconnetti che invia un suo rapporto sulla gente terrorizzata dalla morte che veniva dall'aria. Poi usavano il sistema "terra bruciata" con le bombe incendiarie, prima dell'hollywoodiano napalm, bruciando tutti i campi di cereali della zona vicino a Tripoli. Con un uso nuovissimo dell'aviazione: per la prima volta al mondo, nel 1911, noi usiamo gli aerei come ricognizione del nemico, e subito dopo lanciando i primi proiettili con rudimentali raid, con bombe da due chili lanciate a mano dall'osservatore che viaggiava con il pilota. Vere anticipazioni. Come le deportazioni in Italia. Dopo la sconfitta italiana di Sciara-Sciat il primo ministro Giolitti e il comandante Caneva perdono la testa. Viene ordinata la deportazione in molte isole italiane, tredici punti di deportazione tra cui Favignana, le Tremiti, Ustica, di quattromila persone, tutti civili, anziani e perfino bambini. Altre quattromila persone vengono uccise per rappresaglia, per strada. Poi, altra novita' nel mondo arabo, abbiamo innescato un conflitto interetnico, mettendo arabi contro berberi. E non era difficile, c'erano contrasti sempre aperti, ma mai conflitti armati o odi, come dimostra lo stesso Fekini che aveva nominato un berbero come amministratore prima della sua casa e poi di una citta'. * - Tommaso Di Francesco: Nel libro compare Turati che in parlamento accusa: parlate di civilizzazione, io sento puzza di forca. Poi ci sono Giolitti, Badoglio, infine Mussolini con la spada dell'islam. Qui si e' consumato l'humus fondativo di molta nostra storia... - Angelo Del Boca: Ingiustamente rimossa. La storia coloniale e' stata considerata minore, marginale. Era la storia d'Italia. Renzo De Felice commette l'errore di minimizzare il Mussolini africano, al punto che, per parlare dell'uso dei gas, usa una riga e mezza e lo fa citando quello che ho scritto io. Non ha avuto nemmeno il coraggio di trovare le sue fonti, liquidando cosi' il Mussolini assassino in 17 parole. * - Tommaso Di Francesco: Il libro, incredibilmente, finisce con una ballata in endecasillabi, riepilogativa della narrazione storica. Perche' questa sintesi in versi? - Angelo Del Boca: Ho voluto trasmettere l'emozione continua con cui l'ho scritto, pensando alle guerre attuali e al materiale affascinante che avevo di fronte. Quando sono arrivato alla fine della scrittura, con un ritmo narrativo dovuto agli avvenimenti che trattavo, ho pensato che dovevo separarmi dal libro. E per consegnarlo al lettore dovevo comunicarglielo in versi. Come scrivere altrimenti il gesto della moglie di Fekini che porge gocce d'acqua nella bocca dei morenti durante la feroce traversata del deserto? 3. MATERIALI. UNA BREVE CRONOLOGIA DELLA VITA DI KURT VONNEGUT [Dal sito www.feltrinelli.it Kurt Vonnegut (Indianapolis, 1922 - New York, 2007) e' uno dei maggiori scrittori del Novecento; nel 1944 prigioniero di guerra in Germania assistette alla distruzione di Dresda. Per tutta la vita ha lottato contro la guerra e contro ogni fascismo con le armi della poesia. Opere di Kurt Vonnegut: romanzi: Player Piano,1952; The Sirens of Titan, 1959; Mother Night; 1961; Cat's Cradle, 1963; God Bless You, Mr. Rosewater or Pearls Before Swine, 1965; Slaughterhouse-Five or the Children's Crusade, 1969; Breakfast of the Champions or Goodbye Blue Monday!, 1973; Slapstick or Lonesome No More, 1976; Jailbird, 1979; Deadeye Dick, 1982; Galapagos, 1985; Bluebeard, 1987; Hocus Pocus, 1990; Fates worse than death, 1991; Timequake, 1997; God Bless You, Dr. Kevorkian, 1999; raccolte di racconti: Welcome to the Monkey House, 1968; raccolte di saggi: Wampeters, Foma & Granfalloons, 1974; Palm Sunday: An Autobiographical Collage, 1981; A Man without a Country, 2005; opere di Kurt Vonnegut in traduzione italiana: Mattatoio n. 5 o la crociata dei bambini, Mondadori, 1970, Feltrinelli, 2003; La colazione dei campioni. Ovvero addio triste lunedi', Rizzoli, 1974, Eleuthera, 1992, 1999, Feltrinelli 2005; Le sirene di Titano, Nord, 1981, Eleuthera, 1993, Feltrinelli, 2006; Un pezzo da galera, Rizzoli, 1981, Feltrinelli 2004; Madre notte, Rizzoli, 1984, Bompiani 2000, Feltrinelli 2007; Il grande tiratore, Bompiani, 1984, 1999; Ghiaccio nove, Rizzoli, 1986, Feltrinelli, 2003; Comica finale. Ovvero non piu' soli, Eleuthera, 1990, 1998; Galapagos, Bompiani, 1990, 2000; Perle ai porci. Ovvero Dio la benedica Mr. Rosewater, Eleuthera, 1991, 1998, poi col titolo Dio la benedica, Mr Rosewater o perle ai porci, Feltrinelli, 2005; Benvenuta nella gabbia delle scimmie, SE, 1991; Hocus pocus, Bompiani, 1991, 2001; Il potere, il denaro, il sesso secondo Vonnegut, Eleuthera, 1992; Barbablu', Bompiani, 1992; Piano meccanico, Mondadori, 1994, SE, Feltrinelli, 2004; Catastrofi di universale follia, Mondadori, 1994; Buon compleanno Wanda June, Eleuthera, 1995; Cronosisma, Bompiani, 1998; Dio la benedica dott. Kevorkian, Eleuthera, 2000; Divina idiozia. Come guardare al mondo contemporaneo, E/O, 2002; Destini peggiori della morte. Un collage autobiografico, Bompiani, 2003; Un uomo senza patria, Minimum Fax, 2006] 1922 11 novembre Nasce a Indianapolis Kurt Vonnegut jr. 1940 Dopo aver frequentato la Orchard School, s'iscrive alla Shortridge High School. Durante la frequenza contribuisce al giornale scolastico, "Shortridge Daily Echo". 1940 Iscrizione a biochimica alla Cornell University. 1943 A marzo si arruola nell'esercito degli Stati Uniti. Viene mandato al Carnegie Institute e all'universita' del Tennessee per corsi di ingegneria meccanica. 1944 Il 14 maggio la madre, Edith Lieber Vonnegut, si suicida; il 22 dicembre viene catturato in Germania. 1945 Il 13 febbraio viene bombardata Dresda e vengono uccise 135.000 persone. Vonnegut con alcuni camerati trova rifugio in una cella frigorifera sotterranea, l'origine di Mattatoio n. 5. Aprile. Le truppe sovietiche occupano Dresda. 22 maggio. Vonnegut viene rilasciato e torna negli Stati Uniti. Gli viene conferita una medaglia per ferite riportate in guerra (Purple Heart). 6 agosto. Gli americani sganciano la bomba su Hiroshima. 1 settembre. Vonnegut sposa Jane Marie Cox, sua compagna di liceo e conosciuta all'asilo. Dicembre. S'iscrive al dottorato in antropologia alla University of Chicago. Lavora come reporter per il "Chicago City News Bureau". 1946 La tesi di dottorato "Sulla fluttuazione tra Bene e Male nei Simple Tales" viene rifiutata all'unanimita' dalla facolta' di antropologia. 1947 Viene assunto dal laboratorio di ricerca della General Electric Company di Schenectady, NY, come divulgatore. Nasce Mark, suo figlio. 1949 Nasce la figlia Edith. 1950 L'11 febbraio viene pubblicato su "Collier's" il suo primo racconto, Report on the Barnhouse Effect. 1951 Lascia la General Electric e si trasferisce a Provincetown, MA, per scrivere a tempo pieno. 1952 Viene pubblicato il suo primo romanzo Player Piano (Piano meccanico) da Charles Scribner's Sons, New York. 1954 Accetta una serie di lavori per incrementare il budget famigliare: insegna alla Hopefield School, fa il pubblicitario e apre la seconda concessionaria Saab in America. Nasce la figlia Nanette. 1957 Muore il padre, Kurt Vonnegut Sr. 1958 A seguito della morte della sorella e del cognato, Kurt e Jane adottano i tre nipoti. 1959 Viene pubblicato The Siren of Titans (Le sirene di Titano) in tascabile. 1961 Pubblicato Canard in a Cat House, raccolta di racconti gia' stampati. Viene ripubblicato The Siren of Titans in edizione maggiore. 1962 Pubblicato Mother Night (Madre notte). 1963 Pubblicato Cat's Cradle (Ghiaccio Nove). Il libro viene notato da alcuni scrittori influenti e appaiono delle recensioni sul "New York Times" e su "Spectator". 1965 Pubblicato God Bless You, Mr. Rosewater, il suo primo libro a essere ampiamente recensito. Accetta un incarico alla scuola di scrittura dell'Iowa University. Scrive la prima recensione per il "New York Times". 1967 Vince una borsa di studio che gli permette di andare a Dresda per compiere delle ricerche in preparazione di Mattatoio n. 5 e firma un contratto per tre libri con il suo editore Delacorte Press/Seymour Lawrence. 1968 Pubblicato Welcome to the Monkey House (Benvenuta nella gabbia delle scimmie), raccolta di racconti. 1969 La pubblicazione di Slaughterhouse-Five (Mattatoio n. 5) lo catapulta nella notorieta'. Il libro sara' il numero uno nella lista dei bestseller del "New York Times". 1970 Compie un viaggio in Biafra poco prima che esploda la guerra civile nigeriana. Vince una borsa di studio del National Institute of Arts. Riceve l'incarico di insegnare scrittura creativa all'universita' di Harvard. Viene pubblicato Happy Birthday, Wanda June (Buon compleanno Wanda June). 1971 Si separa dalla moglie e si trasferisce da solo a New York. 1973 Pubblica Breakfast of Champions (La colazione dei campioni), il cui grandissimo successo di vendite si accompagna a recensioni negative. Succede ad Anthony Burgess come professore emerito di prosa inglese alla City University di New York. 1974 Si dimette dalla City University di New York. Pubblica una collezione di saggi e recensioni, Wampeters, Foma & Granfalloons. 1975 Eletto vicepresidente del National Institute of Arts and Letters. 1976 Pubblicato Slapstick; or Lonesome No More (Comica finale. Ovvero non piu' soli) che viene recensito con ostilita'. 1979 Pubblica Jailbird (Un pezzo da galera) e si sposa con la fotografa Jill Krementz. 1981 Pubblica Palm Sunday: An Autobiographical Collage. 1982 Pubblica Deadeye Dick (Il grande tiratore) e il 15 dicembre nasce la figlia Lily. 1985 Pubblica Galapagos. Tenta il suicidio con un mix di pillole e alcol. 1987 Pubblica Bluebeard (Barbablu'). La maggior parte delle principali testate decide di non recensirlo. 1990 Pubblica Hocus Pocus. 1991 Pubblica Fates Worse Than Death: An Autobiographical Collage of the 1980's. 1997 Pubblica Timequake, definito da Vonnegut il suo ultimo romanzo. 2000 Nominato Autore di Stato di New York. 2007 11 aprile. Muore a New York. 4. MEMORIA. STEFANO BENNI: LO SGUARDO DI KURT [Dal sito www.feltrinelli.it Stefano Benni (Bologna 1947) e' giornalista, scrittore, sceneggiatore, regista, operatore culturale, collabora con numerose testate; e' ideatore della Pluriversita' dell'Immaginazione; dal 1999 cura la consulenza artistica del festival internazionale del jazz "Rumori mediterranei" che si svolge ogni anno a Roccella Jonica. Opere di Stefano Benni: Bar Sport (1976); La tribu' di Moro Seduto (1977); Non siamo stato noi (1978); Il Benni furioso (1979); Spettacoloso (1981); Prima o poi l'amore arriva (1981); Terra! (1983); I meravigliosi animali di Stranalandia (1984); Il ritorno del Benni furioso (1986); Comici spaventati guerrieri (1986); Il bar sotto il mare (1987); Baol (1990); Ballate (1991); La Compagnia dei Celestini (1992); L'ultima lacrima (1994); Elianto (1996); Bar Sport Duemila (1997); Blues in sedici (1998); Teatro (1999); Spiriti (2000); Dottor Niu', corsivi diabolici per tragedie evitabili (2001); Saltatempo (2001); Teatro 2 (2003); Achille pie' veloce (2003); Margherita Dolcevita (2005); Misterioso. Viaggio nel silenzio di Thelonius Monk (2005); Baldanders (Audiolibro, 2006). Cfr. anche il sito www.stefanobenni.it] Per capire l'America, ci serve e ci servira' a lungo lo sguardo di Kurt Vonnegut, guru senza sette e senza Rolls Royce. Uno sguardo ironico, severo, pieno di curiosita' e amore per il popolo che ha costruito l'America. E al tempo stesso ardente di condanna e disprezzo per la stupidita' e la ferocia dei suoi politici e militari. Mattatoio n. 5, Ghiaccio-nove, l'epopea di Kilgore Trout, tutti i libri di Vonnegut spiegano la malattia americana contemporanea. Il declino di un paese nato dalla tolleranza e dal miscuglio razziale che diventa improvvisamente sentinella e padrone del mondo, di una cultura ricchissima vista improvvisamente come nemica da un sistema dominato da economia e armi. Una trasformazione di cui Vonnegut segnala l'inizio e la crescita. Forse per questo lo sguardo di Vonnegut non e' mai piaciuto interamente al suo paese, come non piacque e ancora spaventa, lo sguardo di Faulkner, di Nabokov, di Philiph Dick, di John Fante, di Barth, di Pynchon, di tanti altri. Ma Vonnegut ci racconta la bellezza e l'orrore americano meglio di qualsiasi sanguinario in pantofole o spy story calibrata al millimetro. Percio' in Europa e nella cultura americana non plasticata o militarizzata, i lettori continuano ad amare lo sguardo spietato di Vonnegut, lo hanno eletto maestro, perche' tutto cio' che ha scritto ha il segno di una verita' dolorosa che ha resistito a mode e retoriche. Un delirio di bag lady, di dropout, di barboni, personaggi cari a Vonnegut, che diventa oracolo tragico. Non solo quindi ritmi unici nella lingua anglosassone, talento comico scatenato, grande respiro di immaginazione e narrazione. Ma anche capacita' di andare contro i suoi tempi e di spiegarli. Vicino all'America suicida e arrogante di Bush c'e' quella vitale e tollerante di Vonnegut. Quando la voce di Mattatoio n. 5, dalle macerie di Dresda tornera' a risuonare nella coscienza americana almeno quanto gli inni di guerra televisivi del presidente-bombardiere, allora l'America tornera' intera, e con lei il suo sogno, e la sua speranza, E l'impero del Bene si sentira' Meglio. 5. MEMORIA. GOFFREDO FOFI: TESTIMONE DEL DISASTRO [Dal sito www.feltrinelli.it Goffredo Fofi, nato a Gubbio nel 1937, ha lavorato in campo pedagogico e sociale collaborando a rilevanti esperienze. Si e' occupato anche di critica letteraria e cinematografica. Tra le sue intraprese anche riviste come "Linea d'ombra", "La terra vista dalla luna" e "Lo straniero". Per sua iniziativa o ispirazione le Edizioni Linea d'ombra, la collana Piccola Biblioteca Morale delle Edizioni e/o, L'ancora del Mediterraneo, hanno rimesso in circolazione testi fondamentali della riflessione morale e della ricerca e testimonianza nonviolenta purtroppo sepolti dall'editoria - diciamo cosi' - maggiore. Opere di Goffredo Fofi: tra i molti suoi volumi segnaliamo particolarmente almeno L'immigrazione meridionale a Torino (1964), e Pasqua di maggio (1989). Tra le pubblicazioni degli ultimi decenni segnaliamo ad esempio: con Tony Thomas, Marlon Brando, Gremese, 1982; con Franca Faldini, Toto', Pironti, Napoli 1987; Pasqua di maggio. Un diario pessimista, Marietti, Casale Monferrato 1988; con P. Polito, L'utopia concreta di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1988; Prima il pane, e/o, Roma 1990; Storie di treno, L'Obliquo, 1990; Benche' giovani. Crescere alla fine del secolo, e/o, Roma 1993; Strana gente. 1960: un diario tra Sud e Nord, Donzelli, Roma 1993; La vera storia di Peter Pan e altre storie per film (1968-1977), e/o, Roma 1994; Piu' stelle che in cielo. Il libro degli attori e delle attrici, e/o, Roma 1995; Come in uno specchio. I grandi registi del cinema, Donzelli, Roma 1995; Strade maestre. Ritratti di scrittori italiani, Donzelli, Roma 1996; con Gad Lerner e Michele Serra, Maledetti giornalisti, e/o, Roma 1997; Sotto l'Ulivo. Politica e cultura negli anni '90, Minimum Fax, 1998; Un secolo con Toto', Dante & Descartes, Napoli 1998; Le nozze coi fichi secchi, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 1999; con Gianni Volpi, Vittorio De Seta. Il mondo perduto, Lindau, 1999; con Stefano Benni, Leggere, scrivere, disobbedire. Conversazione, Minimum Fax, 1999; con Franca Faldini, Toto'. L'uomo e la maschera, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2000; con Stefano Cardone, Intoccabili, Silvana, 2003; Paolo Benvenuti, Falsopiano, 2003; con Ferruccio Giromini, Santosuosso, Cooper e Castelvecchi, 2003; Alberto Sordi, Mondadori, Milano 2004; con Giovanni Da Campo e Claudio G. Fava., Simenon, l'uomo nudo, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2004; con Franca Faldini, Toto'. Storia di un buffone serissimo, Mondadori, Milano 2004; Circo equestre za-bum. Dizionario di stranezze, Cargo, 2005. Opere su Goffredo Fofi: non conosciamo volumi a lui dedicati, ma si veda almeno il ritratto che ne ha fatto Grazia Cherchi, ora alle pp. 252-255 di Eadem, Scompartimento per lettori e taciturni, Feltrinelli)] La fantascienza e' massimalista, parla dei massimi problemi, e' forse il genere di letteratura piu' vicino alle angosce della specie umana e che ha saputo meglio affrontare la capacita' dell'uomo di distruggere, oltre ai suoi simili, se stesso e il pianeta. Testimone del disastro, Vonnegut ha voluto esplorarlo mettendoci in guardia e pero' anche divertendoci: profetizzando e ironizzando, ammaestrando e diffidando, accostando ed enfatizzando. Sulla scia di Swift (e di Twain, nella suprema arte del cicaleccio confidenziale, del racconto-apologo-conferenza con tanto di morale) non ha esitato di fronte ai paradossi piu' aguzzi, e ha mescolato il piccolo-e-vicino con il piu'-lontano e il piu'-estraneo. Secondo logica, e secondo esperienza, perche' l'altrove e' qui, domani e gia' oggi: Dresda e Hiroshima, Auschwitz e il napalm, la plastica e Internet, Bush e Berlusconi, non sono forse "fantascienza"? Noi non siamo forse, o stiamo per essere, dei robot addomesticati e manipolati, ingozzati di merendine McDonald's, clonati e castrati, misto di macchina e bios? L'ovvieta' dell'enorme, l'enormita' dell'ovvio solo con le arti del paradosso e del comico-filosofico sono accostabili, per il grande Vonnegut. Alla faccia dei minimalisti e dei "tanto umani". 6. MEMORIA. JOEL BLEIFUSS INTERVISTA KURT VONNEGUT (2003) [Dal sito www.feltrinelli.it riprendiamo la seguente intervista di Joel Bleifuss, editorialista di "In These Times", a Kurt Vonnegut il 31 gennaio 2003 qualche tempo prima dello scoppio della guerra contro l'Iraq. Nel rivedere la traduzione abbiamo attenuato due espressioni di turpiloquio (p. s.). Joel Bleifuss, giornalista statunitense, e' direttore della rivista progressista di Chicago "In These Times"] Nel novembre scorso, Kurt Vonnegut ha compiuto 80 anni. Al primo romanzo, Piano meccanico, scritto nel 1952 all'eta' di 29 anni, hanno fatto seguito altri tredici, tra cui Mattatoio 5, uno dei piu' importanti testi del XX secolo contro la guerra. Nel momento in cui si profila minaccioso il conflitto contro l'Iraq, ho chiesto a Vonnegut di intervenire in merito. Vonnegut e' un socialista americano alla Eugene Victor Debs, l'accademico del quale ama citare la seguente frase: "Fino a quando ci sara' una classe povera, io ne faro' parte. Fino a quando ci sara' un elemento criminale, io ne faro' parte. Fino a quando ci sara' anche una sola anima in prigione, io non saro' libero". * - Joel Bleifuss: Lei e' stato testimone della seconda guerra mondiale, della Corea, del Vietnam, delle guerre di Reagan, di Desert Storm, dei conflitti balcanici e ora di questa guerra in Iraq. Cosa e' cambiato e cosa e' rimasto uguale? - Kurt Vonnegut: Una cosa che non e' cambiata e' che nessuno di noi, a prescindere dal continente, dall'isola o dalla banchisa polare in cui e' nato, ha chiesto di venire al mondo. Quindi anch'io, che ormai sono un vecchio di ottant'anni, mi sono trovato qui per caso. E quando e' successo i giochi erano gia' iniziati. Una massima adatta per un governo che voglia sostenere la propria politica o la propria moneta o qualunque altra cosa, potrebbe essere la frase che il compianto allenatore di baseball Casey Stengel rivolse a una squadra di atleti professionisti che stava perdendo: "C'e' qualcuno qui in grado di giocare questa partita?". Per fare un esempio piu' vicino a noi, mia figlia Lily, la quale ha appena compiuto vent'anni, si considera - alla stregua di quell'altro adolescente che e' George W. Bush - erede di una sconvolgente storia recente fatta di schiavitu', epidemie di Aids e sottomarini nucleari adagiati sul fondo di fiordi in Islanda o chissa' dove, con equipaggi pronti a trasformare in un batter d'occhio con razzi e testate nucleari quantita' industriali di uomini donne e bambini in polvere radioattiva e farina d'ossa. E si considera anche erede della scelta tra liberalismo e conservatorismo. Cio' che e' radicalmente nuovo in questo 2003 e' che mia figlia, insieme al nostro presidente e a Saddam Hussein, ha ereditato delle tecnologie i cui effetti collaterali, in guerra e in pace, stanno rapidamente distruggendo il pianeta inteso come ecosistema di aria e acqua necessario alla sopravvivenza della vita in tutte le sue forme. E la colpa e' degli uomini di ieri e di quelli di oggi. * - Joel Bleifuss: Da quello che ha letto e visto attraverso i media, c'e' qualcosa che non e' stato detto sulla stampa tradizionale circa la politica di Bush e l'imminente guerra in Iraq? - Kurt Vonnegut: Che entrambe non hanno senso. * - Joel Bleifuss: La mia sensazione parlando con alcuni lettori e con gli amici e' che molta gente stia iniziando a disperare. Lei pensa che non ci sia piu' motivo per essere ottimisti? - Kurt Vonnegut: Personalmente credo che il nostro paese, per la cui Costituzione ho combattuto una guerra giusta, avrebbe anche potuto essere invaso da marziani o da ladri di cadaveri. Qualche volta avrei desiderato che cio' avvenisse. Quello che invece e' successo e' che il controllo della nazione e' stato ottenuto con il piu' sordido, farsesco coup d'etat in stile "oggi le comiche" mai immaginato. A capo del governo federale ci sono ora ex studenti dal pessimo rendimento scolastico appartenenti alle classi agiate che non sanno nulla di storia e di geografia, palesi sostenitori della supremazia bianca che si fanno chiamare "cristiani" e, cosa ancor piu' preoccupante, personalita' psicopatologiche. Rientra nel campo di una diagnosi medica perfettamente rispettabile affermare che qualcuno ha una personalita' psicopatologica, e' come dire che il soggetto soffre di appendicite o ha il piede d'atleta. Il testo medico classico che tratta di questi disturbi e' The Mask of Sanity del dottor Hervey Cleckley. Leggetelo! Le personalita' psicopatologiche sono presentabili e conoscono perfettamente le sofferenze che le loro azioni possono causare agli altri, anche se la cosa non li tocca. Non li tocca perche' sono fuori di testa. Sono degli svitati. E quale altra sindrome puo' descrivere meglio i cosi' tanti dirigenti della Enron o della Worldcom che si sono arricchiti rovinando i loro impiegati, gli investitori e il paese stesso, e che ancora continuano a considerarsi puri come bambini, nonostante l'evidenza e le accuse loro rivolte? E cosi' molti di questi psicopatici insensibili ora hanno ruoli di rilievo nel nostro governo federale, come se fossero dei capi e non dei malati. Cio' che ha permesso a un tale numero di pazzi di raggiungere posizioni cosi' importanti nelle aziende, e ora nel governo, e' la loro risolutezza. A differenza della gente normale, non sono mai sfiorati dal dubbio, per la semplice ragione che a loro non importa cosa succedera' dopo. Non gliene frega assolutamente niente. Fate questo! Fate quello! Mobilitate i riservisti! Privatizzate le scuole pubbliche! Attaccate l'Iraq! Tagliate la spesa sanitaria! Mettete sotto controllo tutti i telefoni! Riducete le tasse per i ricchi! Costruite uno scudo missilistico da mille miliardi di dollari! Fottetevene dell'habeas corpus e del Sierra Club e di "In These Times" e leccatemi il didietro! * - Joel Bleifuss: Come e' entrato nel movimento pacifista? E come considera questo movimento contro la guerra in Iraq rispetto a quello del Vietnam? - Kurt Vonnegut: Quando divenne ovvio quanto stupida, crudele e fallimentare dal punto di vista spirituale, finanziario e militare fosse la nostra guerra in Vietnam, ogni artista che contasse qualcosa in questo paese, ogni scrittore importante, ogni pittore, ogni cabarettista, ogni musicista, ogni attore e ogni attrice - si potrebbero ricordare uno per uno - iniziarono a protestare. E all'interno della loro protesta si formo' quello che puo' essere descritto come un raggio laser dove tutti erano concentrati, pieni di energia e animati dallo stesso scopo. Quest'arma si e' dimostrata efficace come una torta in faccia. E lo stesso succede oggi con i movimenti contro la guerra. Oggi come allora la tv non ama coloro che protestano contro la guerra, anzi in generale coloro che protestano, a meno che non diano vita a tumulti di piazza. Ora come allora, nei servizi televisivi, il diritto dei cittadini a riunirsi pacificamente e a sottoscrivere petizioni al governo per esprimere le proprie rimostranze non conta un accidente. * - Joel Bleifuss: Come artista e scrittore ha notato qualche differenza circa quelle che i leader culturali del passato e del presente considerano le proprie responsabilita' nei confronti della societa'? - Kurt Vonnegut: Responsabilita' verso quali societa'? Verso la Germania nazista? Verso l'Unione Sovietica stalinista? E cosa ne dice delle responsabilita' nei confronti dell'umanita' intera? E ai leader di quale particolare attivita' culturale si riferisce? Penso che lei intendesse le belle arti. Me lo auguro di cuore... Tutti coloro che si dedicano a comporre musica, per quanto cinici, bramosi di potere o pavidi, non possono evitare di fare un servizio all'umanita' intera. La musica ci fa amare di piu' la vita. Per cio' che mi riguarda, anche le bande militari, e lo dico io che sono un pacifista, mi hanno sempre tirato su' il morale. Qui si capisce cosa voglia dire musica per le mie orecchie. Non esiste invece un equivalente visivo che abbia valore universale e che ci arrivi dalla poesia, dalla narrativa, dalla storia, dai saggi o dalle biografie. La letteratura e' per definizione di parte. E' destinata a provocare discussioni ovunque si trovi, compresa la propria citta' o la famiglia dell'autore. Al massimo uno scrittore puo' sperare di diventare il portavoce di piccoli gruppi o di gente in qualche modo a lui affine. Si puo' spingere fino a concedere un'intervista al redattore di un giornale di nicchia. Forse un'altra volta potremmo parlare delle responsabilita' che hanno gli architetti, gli scultori e i pittori nei confronti della societa'. E allora io sosterro' che ci sono stati programmi televisivi che, pur non essendo inseriti a pieno titolo nella categoria Arte, hanno reso meravigliosi servigi agli americani, facendoli diventare meno paranoici, piu' obiettivi e piu' indulgenti. M.A.S.H. e Law and Order, solo per nominarne due, ne sono esempi perfetti. * - Joel Bleifuss: Viste queste premesse, ha qualche idea per un reality-show che faccia veramente paura? - Kurt Vonnegut: "Studenti di Yale dal pessimo rendimento scolastico". Farebbe accapponare la pelle. * - Joel Bleifuss: Quale potrebbe essere oggi un appetibile oggetto di scherno per uno scrittore satirico? - Kurt Vonnegut: La categoria dei segmenti di letame. 7. LETTURE. CHRISTA WOLF: UN GIORNO ALL'ANNO Christa Wolf, Un giorno all'anno. 1960-2000, Edizioni e/o, Roma 2006, pp. 592, euro 19. Il diario di una giornata - il 27 settembre - anno dopo anno, lungo quarant'anni. Un libro che dapprima ti lascia dubbioso, poi t'appassiona (a tratti, non sempre, va da se'). Pagine cosi' intime riescono talora ad essere - proprio perche' cosi' intime - anche "testimonianza di un'epoca" e "possono contribuire a tenere vive le opinioni su cio' che e' accaduto, a verificare ancora una volta pregiudizi, a sciogliere rigidita', a riconoscere le proprie esperienze" (cosi' l'autrice a p. 10 risolvendosi alla pubblicazione). 8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell’ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell’uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 9. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 64 del 19 aprile 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html e anche alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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