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Minime. 56
- Subject: Minime. 56
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 11 Apr 2007 00:11:13 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 56 dell'11 aprile 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Primo Levi, vent'anni dopo 2. Umberto Santino: Cento alberi per Peppino Impastato 3. Vandana Shiva: Non lasciamo brevettare la vita 4. Maria Grazia Campari: Democrazia paritaria. Un contributo 5. Primo Levi: Shema' 6. Primo Levi: Alzarsi 7. Primo Levi: Si immagini ora un uomo 8. Primo Levi: Che appunto perche'... 9. Primo Levi: Verso il mezzogiorno del 27 gennaio 1945 10. Primo Levi: Hurbinek 11. Primo Levi: Approdo 12. Primo Levi: La bambina di Pompei 13. Primo Levi: Non ci sono demoni... 14. Primo Levi: Partigia 15. Primo Levi: Il superstite 16. Primo Levi: Contro il dolore 17. Primo Levi: Canto dei morti invano 18. Primo Levi: Agli amici 19. Primo Levi: La vergogna del mondo 20. Primo Levi: Il nocciolo di quanto abbiamo da dire 21. La "Carta" del Movimento Nonviolento 22. Per saperne di piu' 1. MEMORIA. PRIMO LEVI, VENT'ANNI DOPO [Primo Levi e' nato a Torino nel 1919, e qui e' tragicamente scomparso nel 1987. Chimico, partigiano, deportato nel lager di Auschwitz, sopravvissuto, fu per il resto della sua vita uno dei piu' grandi testimoni della dignita' umana ed un costante ammonitore a non dimenticare l'orrore dei campi di sterminio. Le sue opere e la sua lezione costituiscono uno dei punti piu' alti dell'impegno civile in difesa dell'umanita'. Opere di Primo Levi: fondamentali sono Se questo e' un uomo, La tregua, Il sistema periodico, La ricerca delle radici, L'altrui mestiere, I sommersi e i salvati, tutti presso Einaudi; presso Garzanti sono state pubblicate le poesie di Ad ora incerta; sempre presso Einaudi nel 1997 e' apparso un volume di Conversazioni e interviste. Altri libri: Storie naturali, Vizio di forma, La chiave a stella, Lilit, Se non ora, quando?, tutti presso Einaudi; ed Il fabbricante di specchi, edito da "La Stampa". Ora l'intera opera di Primo Levi (e una vastissima selezione di pagine sparse) e' raccolta nei due volumi delle Opere, Einaudi, Torino 1997, a cura di Marco Belpoliti. Opere su Primo Levi: AA. VV., Primo Levi: il presente del passato, Angeli, Milano 1991; AA. VV., Primo Levi: la dignita' dell'uomo, Cittadella, Assisi 1994; Marco Belpoliti, Primo Levi, Bruno Mondadori, Milano 1998; Massimo Dini, Stefano Jesurum, Primo Levi: le opere e i giorni, Rizzoli, Milano 1992; Ernesto Ferrero (a cura di), Primo Levi: un'antologia della critica, Einaudi, Torino 1997; Giuseppe Grassano, Primo Levi, La Nuova Italia, Firenze 1981; Gabriella Poli, Giorgio Calcagno, Echi di una voce perduta, Mursia, Milano 1992; Claudio Toscani, Come leggere "Se questo e' un uomo" di Primo Levi, Mursia, Milano 1990; Fiora Vincenti, Invito alla lettura di Primo Levi, Mursia, Milano 1976] Sono passati vent'anni. E non c'e' stato giorno in cui non abbiamo pensato con gratitudine alla persona sua luminosa, agli insegnamenti suoi nitidi ed alti. Primo Levi non ci ha mai lasciato: ovunque una persona lotta contro menzogna e oppressione, ovunque una persona reca soccorso, ovunque una persona la dignita' umana di tutti e di ciascuno difende, ovunque una persona resiste alla violenza assassina, li' resiste, difende, reca soccorso, lotta Primo Levi. 2. EDITORIALE. UMBERTO SANTINO: CENTO ALBERI PER PEPPINO IMPASTATO [Ringraziamo Umberto Santino (per contatti: Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", tel. 0916259789, fax: 091348997, e-mail: csdgi at tin.it) per averci messo a disposizione il seguente intervento. Umberto Santino ha fondato e dirige il Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo. Da decenni e' uno dei militanti democratici piu' impegnati contro la mafia ed i suoi complici. E' uno dei massimi studiosi a livello internazionale di questioni concernenti i poteri criminali, i mercati illegali, i rapporti tra economia, politica e criminalita'. Tra le opere di Umberto Santino: (a cura di), L'antimafia difficile, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1989; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, La violenza programmata. Omicidi e guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, Franco Angeli, Milano 1989; Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa. Dall'Italia agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, Giovanni La Fiura, Ugo Adragna, Gabbie vuote. Processi per omicidio a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, Franco Angeli, Milano 1992 (seconda edizione); Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro la droga. Economie di sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra, progetti di sviluppo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993; La borghesia mafiosa, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia come soggetto politico, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Casa Europa. Contro le mafie, per l'ambiente, per lo sviluppo, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia interpretata. Dilemmi, stereotipi, paradigmi, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1995; Sicilia 102. Caduti nella lotta contro la mafia e per la democrazia dal 1893 al 1994, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1995; La democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l'emarginazione delle sinistre, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Oltre la legalita'. Appunti per un programma di lavoro in terra di mafie, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1997; L'alleanza e il compromesso. Mafia e politica dai tempi di Lima e Andreotti ai giorni nostri, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Storia del movimento antimafia, Editori Riuniti, Roma 2000; La cosa e il nome. Materiali per lo studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000; Dalla mafia alle mafie, Rubbettino, Soveria Mannelli 2006; Mafie e globalizzazione, Di Girolamo Editore, Trapani 2007. Su Umberto Santino cfr. la bibliografia ragionata "Contro la mafia. Una breve rassegna di alcuni lavori di Umberto Santino" apparsa su "La nonviolenza e' in cammino" nei nn. 931-934. Giuseppe Impastato nato nel 1948, militante della nuova sinistra di Cinisi (Pa), straordinaria figura della lotta contro la mafia, di quel nitido e rigoroso impegno antimafia che Umberto Santino defini' "l'antimafia difficile", fu assassinato dalla mafia il 9 maggio 1978. Scritti di Peppino Impastato: Lunga e' la notte. Poesie, scritti, documenti, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, seconda edizione Palermo 2003. Opere su Peppino Impastato: Umberto Santino (a cura di), L'assassinio e il depistaggio, Centro Impastato, Palermo 1998; Salvo Vitale, Nel cuore dei coralli, Rubbettino, Soveria Mannelli 1995; Felicia Bartolotta Impastato, La mafia in casa mia, La Luna, Palermo 1986; Claudio Fava, Cinque delitti imperfetti, Mondadori, Milano 1994. Tra le pubblicazioni recenti: AA. VV., Peppino Impastato: anatomia di un depistaggio, Editori Riuniti, Roma 2001, 2006 (pubblicazione della relazione della commissione parlamentare antimafia presentata da Giovanni Russo Spena; con contributi di Giuseppe Lumia, Nichi Vendola, Michele Figurelli, Gianfranco Donadio, Enzo Ciconte, Antonio Maruccia, Umberto Santino); Marco Tullio Giordana, Claudio Fava, Monica Zapelli, I cento passi, Feltrinelli, Milano 2001 (sceneggiatura del film omonimo). Ma cfr. anche le molte altre ottime pubblicazioni del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" (per contatti: Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 091348997, e-mail: csdgi at tin.it, sito: www.centroimpastato.it)] Lettera aperta a chi ha spiantato un albero dedicato a Peppino Impastato Cari mafiofili o cari mafiosi, sradicando un alberello in uno spiazzo di Termini Imerese dedicato a Peppino Impastato e scrivendo "Viva la mafia" avete voluto mandarci un messaggio, chiaro, inequivocabile: spiantare la memoria di Peppino e vergare la vostra professione di fede nella vitalita' della mafia. Dovete rassegnarvi. La memoria di Peppino Impastato e' riuscita a vincere il conformismo e lo spirito gregario di quanti lo hanno isolato da vivo e ha vinto la ferocia dei suoi assassini e la complicita', interessata o vigliacca, di quanti lo volevano far passare per terrorista incapace o suicida. Grazie a una madre e a un fratello che hanno saputo rinunciare alla religione barbarica dell'omerta' e della vendetta, ai compagni che hanno voluto continuare sulla sua strada, ad altri che ne hanno fatto il compagno di strada per un percorso trentennale che coniuga analisi e mobilitazione, Peppino Impastato ormai fa parte della storia della Sicilia migliore ed e' riconosciuto da moltissimi, in Italia e fuori, come esempio di intelligenza e di impegno civile e politico. Dovete prenderne atto: se i mafiosi pensavano di cancellare un nome e una storia, hanno clamorosamente e definitivamente perso. E il vostro desiderio di rivincita, se e' questo che cercate, e' destinato a un nuovo fallimento. Il vostro gesto, insieme stupido e vile, avra' un effetto boomerang. Un amico sconosciuto ci ha scritto: "Per ogni albero sradicato ne pianteremo altri cento come quei famosi passi". Facciamo nostra la proposta e rilanciamo una campagna che faccia conoscere, sempre piu' e meglio, il Peppino Impastato reale, al di la' dell'icona cinematografica. Proponiamo di presentare dovunque sia possibile la mostra fotografica e i libri di Peppino e su Peppino, intensificando un'attivita' che svolgiamo da tre decenni. Cari mafiofili o cari mafiosi, cogliamo perfettamente il senso del vostro "Viva la mafia". Sappiamo che anche se in questi ultimi anni sono stati arrestati, processati e condannati, capi e gregari, la mafia con il suo seguito di complicita' c'e' ancora e la ragnatela di interessi e' ampia e forte. Ma sappiate che in Sicilia, e non solo in Sicilia, ci sono uomini e donne, giovani che non cesseranno mai di lottare contro la mafia e ogni forma di violenza e di sopraffazione. E ci auguriamo che anche nelle vostre file si faccia strada la consapevolezza che possono esserci strade diverse dal delitto e dalla vilta'. Lo sapete benissimo: tutto il presunto onore dei mafiosi e' fondato sulla vilta'. E se siete gia' mafiosi o se aspirate a diventarlo, con il vostro gesto, consumato nel buio, di sradicare un arboscello che aveva il torto di essere dedicato a Peppino Impastato, avete dato una pessima prova di voi stessi. Abbiate almeno il coraggio di vergognarvi. Con l'augurio di un domani alla luce del sole, anche per voi Umberto Santino, presidente del Centro Impastato * La mostra fotografica "Peppino Impastato: ricordare per continuare" va richiesta al Centro Impastato, come i libri Lunga e' la notte, con gli scritti di Peppino, La mafia in casa mia, storia di vita della madre, Cara Felicia, dedicato alla madre. Il libro di Salvo Vitale, Nel cuore dei coralli, e il volume con la relazione della Commissione parlamentare antimafia, Peppino Impastato: anatomia di un depistaggio, vanno chiesti in libreria. Per informazioni e contatti: Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 091348997, e-mail: csdgi at tin.it, sito: www.centroimpastato.it 3. RIFLESSIONE. VANDANA SHIVA: NON LASCIAMO BREVETTARE LA VITA [Dal quotidiano "Avvenire" del 25 marzo 2007 (disponibile nel sito www.db.avvenire.it). Vandana Shiva, scienziata e filosofa indiana, direttrice di importanti istituti di ricerca e docente nelle istituzioni universitarie delle Nazioni Unite, impegnata non solo come studiosa ma anche come militante nella difesa dell'ambiente e delle culture native, e' oggi tra i principali punti di riferimento dei movimenti ecologisti, femministi, di liberazione dei popoli, di opposizione a modelli di sviluppo oppressivi e distruttivi, e di denuncia di operazioni e programmi scientifico-industriali dagli esiti pericolosissimi. Tra le opere di Vandana Shiva: Sopravvivere allo sviluppo, Isedi, Torino 1990; Monocolture della mente, Bollati Boringhieri, Torino 1995; Biopirateria, Cuen, Napoli 1999, 2001; Vacche sacre e mucche pazze, DeriveApprodi, Roma 2001; Terra madre, Utet, Torino 2002 (edizione riveduta di Sopravvivere allo sviluppo); Il mondo sotto brevetto, Feltrinelli, Milano 2002. Le guerre dell'acqua, Feltrinelli, Milano 2003; Le nuove guerre della globalizzazione, Utet, Torino 2005; Il bene comune della Terra, Feltrinelli, Milano 2006] Se i brevetti hanno avuto diversi significati e diverse funzioni nel corso della storia, durante il secolo scorso sono stati associati all'invenzione di nuove macchine e di nuove molecole, che sono chiaramente prodotti artificiali dell'uomo. I brevetti sulle macchine e sulle molecole hanno accompagnato le due rivoluzioni industriali, quelle legate rispettivamente all'ingegneria meccanica e' all'ingegneria chimica. Tuttavia e' in corso una nuova rivoluzione industriale che si svolge lungo il percorso dell'ingegneria genetica, della manipolazione e della progettazione di forme di vita a livello genetico. Vi e' percio' un tentativo di espandere il dominio di cio' che puo' essere brevettato, fino ad includervi anche le forme di vita o la biodiversita'. * Il primo passo che venne compiuto nel brevettare la vita fu nel caso di un microrganismo progettato geneticamente. Nel 1980, la General Electric e uno dei suoi ricercatori, Anada Mohan Chakravarty, fecero domanda agli Stati Uniti di brevettare un batterio Pseudomonas progettato geneticamente. Prendendo i plasmidi da tre diverse specie, Chakravarty li trapianto' in una quarta. Spiego' poi: "Ho semplicemente spostato i geni, modificando batteri che gia' esistevano". Chakravarty non affermava di aver "creato" la vita e la Corte Suprema interpreto' il lavoro di ingegneria genetica sul microrganismo come "manifattura". Se qualcuno spostasse le sedie o i mobili da una casa a un'altra, non permetteremmo che si dicesse che questi ha costruito la casa ne', per giunta, accetteremmo che egli ne diventasse il proprietario. Nonostante questo, quando si arriva a parlare di forme di vita, ossia la piu' basilare espressione di auto-organizzazione e di auto-costruzione, insomma, del tessuto della nostra esistenza e del supporto alla vita, coloro che semplicemente cambiano d'ordine ai geni hanno cominciato a pretendere di aver "inventato" o "creato" gli organismi viventi nei quali essi hanno semplicemente introdotto un gene, reclamandone cosi' la proprieta' brevettata e riservandosi il diritto di escludere gli altri dal riprodurli, usarli e venderli, a meno di non pagare le royalty ai tenutari del brevetto. Chakravarty ottenne il suo brevetto argomentando che il microrganismo non era un prodotto della natura, ma una sua stessa invenzione e percio' brevettabile. Come racconta Andrei Kimbrell, un autorevole avvocato statunitense: "La Corte sembrava inconsapevole del fatto che lo stesso inventore aveva definito la 'creazione' del suo microbo semplicemente come un processo di 'spostamento di geni e non la creazione di vita'". Il primo brevetto sulla vita venne garantito in questo contesto cosi' incerto e, nonostante le restrizioni su piante e animali vigenti nella Legge sui brevetti, da allora gli Stati Uniti si cominciarono rapidamente a concedere brevetti su tutti i tipi di forme di vita. Allo stato attuale, diverse centinaia di animali geneticamente modificati, compresi pesci, vacche, topi e maiali, stanno virtualmente attendendo di essere brevettati da una varieta' di aziende e ricercatori. La biodiversita' e' stata ridefinita come "invenzione biotecnologica" e "costruzione genetica" per far apparire meno controversa l'operazione di brevettare le forme di vita. Questi brevetti sono validi vent'anni e quindi coprono le future generazioni di piante ed animali. Tuttavia, anche quando gli scienziati nelle universita' o nelle aziende spostano geni, essi non "creano" l'organismo che brevettano. Riferendosi al caso emblematico di Chakravarty negli Stati Uniti, la Corte Suprema trovo' che lo scienziato aveva "prodotto un nuovo batterio con caratteristiche marcatamente diverse che in qualsiasi altro batterio presente in natura". * I brevetti sulla vita hanno profondissime implicazioni etiche, economiche ed ecologiche. La posizione dell'uomo come inventore di altri esseri e' colma di problemi etici. Le forme di vita "si fanno" da sole - crescono, si riproducono, si rigenerano e si moltiplicano attraverso le loro complesse e dinamiche strutture intrinseche. Manipolare le forme di vita non e' la stessa cosa che "creare" la vita. Introdurre geni nelle forme di vita non e' la stessa cosa che "creare" la vita. I brevetti sulla vita aspirano a rivendicare il ruolo divino della Creazione. Una volta possibile brevettare la biodiversita', i suoi geni, i suoi processi, i suoi prodotti, diventa un passo facile estendere i brevetti su organismi geneticamente modificati e cominciare a reclamarli su neem (Azadirachta Indica), haldi (la curcuma), kareka (Momordica charantia, una varieta' di zucca ampalya), baigan (la melanzana), ed altre, che sono invece basate sugli usi e la conoscenza evoluta collettivamente e cumulativamente in millenni della nostra societa'. Questi fenomeni di biopirateria hanno ora preso la forma di un'epidemia e hanno grandi implicazioni per le opzioni di sopravvivenza del Terzo Mondo. I brevetti legati alle risorse biologiche hanno anche grandi implicazioni per la conservazione della biodiversita' e del suo uso sostenibile. Creando la "proprieta'" sulla vita attraverso i brevetti, le aziende economicamente potenti possono diventare i nuovi "signori della vita", cosi' come una volta esistevano gli Zamindar, i signori della terra. Essi possono pretendere affitti per ogni seme seminato, per ogni medicina fatta dai doni della biodiversita' presente nella natura, che sono liberamente accessibili a chiunque. Concedere il potere di raccogliere "affitti dalla vita" attraverso i brevetti e' un modo garantito di spingere milioni di persone verso i limiti della sopravvivenza. 4. MARIA GRAZIA CAMPARI: DEMOCRAZIA PARITARIA. UN CONTRIBUTO [Dal sito www.usciamodalsilenzio.org Maria Grazia Campari e' una prestigiosa giurista e intellettuale femminista, impegnata nei movimenti per la pace e i diritti] Sono favorevole all'obiettivo di una democrazia paritaria. * 1. Mi convince l'idea che il nuovo possa costruirsi consumando e riarticolando il vecchio e penso che, per quanto ci riguarda, cio' possa darsi solo agendo il conflitto di sesso su tutti gli aspetti della vita, quindi anche rispetto alla qualita' della democrazia che governa attualmente la nostra e altre societa' occidentali. Una presenza significativa di donne nello spazio pubblico (che va costruita a partire dall'esserci), mi sembra porsi nella direzione di sanare il contrasto fra politica autonoma delle donne, imperniata su esperienza, parola, pensiero femminili dotati di autorevolezza sociale, e potere maschile totalizzante che sottomette al proprio disegno l'esistente, dettando regole conformate sul proprio sesso, tuttavia valide per tutte e tutti, qualificate come universali. Penso si possa agire sulla presenza paritaria per inaugurare un percorso che spezza la tradizione patriarcale per cui l'uomo assegna alla donna una posizione di alterita' confinata in zona periferica (nella casa, ma anche negli spazi sociali), togliendole spazio politico. Mi sembra importante confliggere con questa "democrazia" monosessuata e discriminatoria, a-partecipata e oligarchica, in cui alcuni tengono la scena politica arrogandosi il diritto di parlare e decidere in nome delle escluse, assimilandole e dettando in loro nome un programma, elaborato principalmente mettendole a tacere. Consumare l'esistente attraverso la presenza paritaria, significa, per me, pensare ad una democrazia aperta al dialogo: un esporsi all'altro per un confronto incessante che comporta il conflitto per la modificazione, anche e prioritariamente la modificazione di se', nel legame sociale che riconosce a se' e all'altro responsabilita' per la vita collettiva. * 2. Questo modo di intendere la questione, rende, secondo me, chiaro il nesso con le problematiche che stiamo affrontando, misurandoci criticamente con il contesto ancora patriarcale della nostra societa': la famiglia tradizionale e l'auspicata rottura dello schema (Pacs; Dico), la violenza soprattutto famigliare sulle donne ecc. Vi e' un nesso di interdipendenza: se il privato cessa di essere per le donne la sfera della privazione, di assoggettamento alle necessita' del nucleo famigliare, si potra' (sperabilmente) dare corso ad una ridefinizione dell'entrare in politica attraverso la ridefinizione del gioco reciproco della due sfere (privato e pubblico) e del ruolo reciproco di donne e uomini. A quel punto sara' necessario curare attentamente la modificazione e riarticolazione della democrazia attraverso il dialogo e l'interazione fra donne portatrici di esperienze differenziate, un esporsi reciproco e un percorso di elaborazione collettiva attraverso la comunicazione e l'azione pendolare fra movimento e donne inserite nelle istituzioni. Attivare conflitti e trovare mediazioni condivise su obiettivi commisurati a desideri e bisogni socialmente elaborati. * 3. Secondo me, un ulteriore motivo di adesione alla proposta di partecipazione paritaria sta nella nostra presenza in Europa, oltre che nella coerenza con i nostri principi costituzionali. Vanno in tal senso i punti proposti dal Social forum europeo sui principi cardine di una futura Costituzione, elaborati con l'apporto di giuriste femministe (Letizia Gianformaggio e io stessa). Questa e' anche la raccomandazione del Comitato Europeo che sottolinea le inadempienze italiane, in vista del 2007, anno della parita'. Queste sono le prescrizioni inattuate della nostra Costituzione (artt. 3 e 51) che rendono necessaria una nuova legge elettorale comportante la eguale presenza di uomini e donne come candidati. * Questo e' il desiderio manifestato da molte donne, gruppi e associazioni. Si tratta di una scossa a situazioni di privilegio che non sara' ne' semplice ne' indolore. Secondo me, occorre preparazione e presenza nella elaborazione dell'articolato di legge, oltre che nelle iniziative a sostegno. In ogni proposta elettorale sara' necessario inserire l'idea dell'alternanza di genere per il metodo proporzionale e della "coppia aperta" donna/uomo (Lorenza Carlassare) per l'uninominale. Sara' necessario confrontarsi rapidamente con altre (associazioni, gruppi, parlamentari disponibili) attraverso incontri itineranti in varie citta'. Potrebbe anche essere utile un appello di uomini e donne di cultura sul tipo di quello fatto circolare da molti uomini a proposito della violenza contro le donne perche' una democrazia monosessuata ha connotati in se' di violenza che non dovrebbero sfuggire agli intelletti avvertiti. 5. MEMORIA. PRIMO LEVI: SHEMA' [Da Primo Levi, Ad ora incerta (ma e' anche l'epigrafe che apre Se questo e' un uomo), ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 525] Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case, Voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo e' un uomo, Che lavora nel fango Che non conosce pace Che lotta per mezzo pane Che muore per un si' o per un no. Considerate se questa e' una donna, Senza capelli e senza nome Senza piu' forza di ricordare Vuoti gli occhi e freddo il grembo Come una rana d'inverno. Meditate che questo e' stato: Vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore Stando in casa andando per via, Coricandovi alzandovi: Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, La malattia vi impedisca, I votri nati torcano il viso da voi. 10 gennaio 1946 6. MEMORIA. PRIMO LEVI: ALZARSI [Da Primo Levi, Ad ora incerta (ma e' anche l'epigrafe che apre La tregua), ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 526] Sognavamo nelle notti feroci Sogni densi e violenti Sognati con anima e corpo: Tornare; mangiare; raccontare. Finche' suonava breve sommesso Il comando dell'alba: "Wstawac": E si spezzava in petto il cuore. Ora abbiamo ritrovato la casa, Il nostro ventre e' sazio, Abbiamo finito di raccontare. E' tempo. Presto udremo ancora Il comando straniero: "Wstawac". 11 gennaio 1946 7. MEMORIA. PRIMO LEVI: SI IMMAGINI ORA UN UOMO... [Da Primo Levi, Se questo e' un uomo, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. I, p. 21] Si immagini ora un uomo a cui, insieme con le persone amate, vengano tolti la sua casa, le sue abitudini, i suoi abiti, tutto infine, letteralmente tutto quanto possiede: sara' un uomo vuoto, ridotto a sofferenza e bisogno, dimentico di dignita' e discernimento, poiche' accade facilmente, a chi ha perso tutto, di perdere se stesso; tale quindi, che si potra' a cuor leggero decidere della sua vita o morte al di fuori di ogni senso di affinita' umana; nel caso piu' fortunato, in base ad un puro giudizio di utilita'. Si comprendera' allora il duplice significato del termine "Campo di annientamento"... 8. MEMORIA. PRIMO LEVI: CHE APPUNTO PERCHE'... [Da Primo Levi, Se questo e' un uomo, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. I, p. 35] Che appunto perche' il Lager e' una gran macchina per ridurci a bestie, noi bestie non dobbiamo diventare; che anche in questo luogo si puo' sopravvivere, e percio' si deve voler sopravvivere, per raccontare, per portare testimonianza; e che per vivere e' importante sforzarci di salvare almeno lo scheletro, l'impalcatura, la forma della civilta'. Che siamo schiavi, privi di ogni diritto, esposti a ogni offesa, votati a morte quasi certa, ma che una facolta' ci e' rimasta, e dobbiamo difenderla con ogni vigore perche' e' l'ultima: la facolta' di negare il nostro consenso. 9. MEMORIA. PRIMO LEVI: VERSO IL MEZZOGIORNO DEL 27 GENNAIO 1945 [Da Primo Levi, La tregua, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. I, pp. 205-206] La prima pattuglia russa giunse in vista del campo verso il mezzogiorno del 27 gennaio 1945. Fummo Charles ed io i primi a scorgerla (...). Erano quattro giovani soldati a cavallo, che procedevano guardinghi, coi mitragliatori imbracciati, lungo la strada che limitava il campo. Quando giunsero ai reticolati, sostarono a guardare, scambiandosi parole brevi e timide, e volgendo sguardi legati da uno strano imbarazzo sui cadaveri scomposti, sulle baracche sconquassate, e su noi pochi vivi (...). Non salutavano, non sorridevano, apparivano oppressi, oltre che da pieta', da un confuso ritegno, che sigillava le loro bocche, e avvinceva i loro occhi allo scenario funereo. Era la stessa vergogna a noi ben nota, quella che ci sommergeva dopo le selezioni, ed ogni volta che ci toccava assistere o sottostare a un oltraggio: la vergogna che i tedeschi non conobbero, quella che il giusto prova davanti alla colpa commessa da altrui, e gli rimorde che esista, che sia stata introdotta irrevocabilmente nel mondo delle cose che esistono, e che la sua volonta' buona sia stata nulla o scarsa, e non abbia valso a difesa. 10. MEMORIA. PRIMO LEVI: HURBINEK [Da Primo Levi, La tregua, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. I, p. 216] Hurbinek, che aveva tre anni e forse era nato in Auschwitz e non aveva mai visto un albero; Hurbinek, che aveva combattuto come un uomo, fino all'ultimo respiro, per conquistarsi l'entrata nel mondo degli uomini, da cui una potenza bestiale lo aveva bandito; Hurbinek, il senzanome, il cui minuscolo avambraccio era pure stato segnato col tatuaggio di Auschwitz; Hurbinek mori' ai primi giorni del marzo 1945, libero ma non redento. Nulla resta di lui: egli testimonia attraverso queste mie parole. 11. MEMORIA. PRIMO LEVI: APPRODO [Da Primo Levi, Ad ora incerta, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 542] Felice l'uomo che ha raggiunto il porto, Che lascia dietro se' mari e tempeste, I cui sogni sono morti o mai nati; E siede e beve all'osteria di Brema, Presso al camino, ed ha buona pace. Felice l'uomo come una fiamma spenta, Felice l'uomo come sabbia d'estuario, Che ha deposto il carico e si e' tersa la fronte E riposa al margine del cammino. Non teme ne' spera ne' aspetta, Ma guarda fisso il sole che tramonta. 10 settembre 1964 12. MEMORIA. PRIMO LEVI: LA BAMBINA DI POMPEI [Da Primo Levi, Ad ora incerta, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 549] Poiche' l'angoscia di ciascuno e' la nostra Ancora riviviamo la tua, fanciulla scarna Che ti sei stretta convulsamente a tua madre Quasi volessi ripenetrare in lei Quando al meriggio il cielo si e' fatto nero. Invano, perche' l'aria volta in veleno E' filtrata a cercarti per le finestre serrate Della tua casa tranquilla dalle robuste pareti Lieta gia' del tuo canto e del tuo timido riso. Sono pssati i secoli, la cenere si e' pietrificata A incarcerare per sempre codeste membra gentili. Cosi' tu rimani tra noi, contorto calco di gesso, Agonia senza fine, terribile testimonianza Di quanto importi agli dei l'orgoglioso nostro seme. Ma nulla rimane fra noi della tua lontana sorella, Della fanciulla d'Olanda murata fra quattro mura Che pure scrisse la sua giovinezza senza domani: La sua cenere muta e' stata dispersa dal vento, La sua breve vita rinchiusa in un quaderno sgualcito. Nulla rimane della scolara di Hiroshima, Ombra confitta nel muro dalla luce di mille soli, Vittima sacrificata sull'altare della paura. Potenti della terra padroni di nuovi veleni, Tristi custodi segreti del tuono definitivo, Ci bastano d'assai le afflizioni donate dal cielo. Prima di premere il dito, fermatevi e considerate. 20 novembre 1978 13. MEMORIA. PRIMO LEVI: NON CI SONO DEMONI... [Da Primo Levi, La ricerca delle radici, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 1519] Non ci sono demoni, gli assassini di milioni di innocenti sono gente come noi, hanno il nostro viso, ci rassomigliano. Non hanno sangue diverso dal nostro, ma hanno infilato, consapevolmente o no, una strada rischiosa, la strada dell'ossequio e del consenso, che e' senza ritorno. 14. MEMORIA. PRIMO LEVI: PARTIGIA [Da Primo Levi, Ad ora incerta, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 561] Dove siete, partigia di tutte le valli, Tarzan, Riccio, Sparviero, Saetta, Ulisse? Molti dormono in tombe decorose, Quelli che restano hanno i capelli bianchi E raccontano ai figli dei figli Come, al tempo remoto delle certezze, Hanno rotto l'assedio dei tedeschi La' dove adesso sale la seggiovia. Alcuni comprano e vendono terreni, Altri rosicchiano la pensione dell'Inps O si raggrinzano negli enti locali. In piedi, vecchi: per noi non c'e' congedo. Ritroviamoci. Ritorniamo in montagna, Lenti, ansanti, con le ginocchia legate, Con molti inverni nel filo della schiena. Il pendio del sentiero ci sara' duro, Ci sara' duro il giaciglio, duro il pane. Ci guarderemo senza riconoscerci, Diffidenti l'uno dell'altro, queruli, ombrosi. Come allora, staremo di sentinella Perche' nell'alba non ci sorprenda il nemico. Quale nemico? Ognuno e' nemico di ognuno, Spaccato ognuno dalla sua propria frontiera, La mano destra nemica della sinistra. In piedi, vecchi, nemici di voi stessi: La nostra guerra non e' mai finita. 23 luglio 1981 15. MEMORIA. PRIMO LEVI: IL SUPERSTITE [Da Primo Levi, Ad ora incerta, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 576] a B. V. Since then, at an uncertain hour, Dopo di allora, ad ora incerta, Quella pena ritorna, E se non trova chi lo ascolti Gli brucia in petto il cuore. Rivede i visi dei suoi compagni Lividi nella prima luce, Grigi di polvere di cemento, Indistinti per nebbia, Tinti di morte nei sonni inquieti: A notte menano le mascelle Sotto la mora greve dei sogni Masticando una rapa che non c'e'. "Indietro, via di qui, gente sommersa, Andate. Non ho soppiantato nessuno, Non ho usurpato il pane di nessuno, Nessuno e' morto in vece mia. Nessuno. Ritornate alla vostra nebbia. Non e' mia colpa se vivo e respiro E mangio e bevo e dormo e vesto panni". 4 febbraio 1984 16. MEMORIA. PRIMO LEVI: CONTRO IL DOLORE [Da Primo Levi, L'altrui mestiere, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 675] E' difficile compito di ogni uomo diminuire per quanto puo' la tremenda mole di questa "sostanza" che inquina ogni vita, il dolore in tutte le sue forme; ed e' strano, ma bello, che a questo imperativo si giunga anche a partire da presupposti radicalmente diversi. 17. MEMORIA. PRIMO LEVI: CANTO DEI MORTI INVANO [Da Primo Levi, Ad ora incerta, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 615] Sedete e contrattate A vostra voglia, vecchie volpi argentate. Vi mureremo in un palazzo splendido Con cibo, vino, buoni letti e buon fuoco Purche' trattiate e contrattiate Le vite dei vostri figli e le vostre. Che tutta la sapienza del creato Converga a benedire le vostre menti E vi guidi nel labirinto. Ma fuori al freddo vi aspetteremo noi, L'esercito dei morti invano, Noi della Marna e di Montecassino Di Treblinka, di Dresda e di Hiroshima: E saranno con noi I lebbrosi e i tracomatosi, Gli scomparsi di Buenos Aires, I morti di Cambogia e i morituri d'Etiopia, I patteggiati di Praga, Gli esangui di Calcutta, Gl'innocenti straziati a Bologna. Guai a voi se uscirete discordi: Sarete stretti dal nostro abbraccio. Siamo invincibili perche' siamo i vinti. Invulnerabili perche' gia' spenti: Noi ridiamo dei vostri missili. Sedete e contrattate Finche' la lingua vi si secchi: Se dureranno il danno e la vergogna Vi annegheremo nella nostra putredine. 14 gennaio 1985 18. MEMORIA. PRIMO LEVI: AGLI AMICI [Da Primo Levi, Ad ora incerta, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 623] Cari amici, qui dico amici Nel senso vasto della parola: Moglie, sorella, sodali, parenti, Compagne e compagni di scuola, Persone viste una volta sola O praticate per tutta la vita: Purche' fra noi, per almeno un momento, Sia stato teso un segmento, Una corda ben definita. Dico per voi, compagni d'un cammino Folto, non privo di fatica, E per voi pure, che avete perduto L'anima, l'animo, la voglia di vita. O nessuno, o qualcuno, o forse un solo, o tu Che mi leggi: ricorda il tempo Prima che s'indurisse la cera, Quando ognuno era come un sigillo. Di noi ciascuno reca l'impronta Dell'amico incontrato per via; In ognuno la traccia di ognuno. Per il bene od il male In saggezza o in follia Ognuno stampato da ognuno. Ora che il tempo urge da presso, Che le imprese sono finite, A voi tutti l'augurio sommesso Che l'autunno sia lungo e mite. 16 dicembre 1985 19. MEMORIA. PRIMO LEVI: LA VERGOGNA DEL MONDO [Da Primo Levi, I sommersi e i salvati, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, pp. 1157-1158] E c'e' un'altra vergogna piu' vasta, la vergogna del mondo. E' stato detto memorabilmente da John Donne, e citato innumerevoli volte, a proposito e non, che "nessun uomo e' un'isola", e che ogni campana di morte suona per ognuno. Eppure c'e' chi davanti alla colpa altrui, o alla propria, volge le spalle, cosi' da non vederla e non sentirsene toccato: cosi' hanno fatto la maggior parte dei tedeschi nei dodici anni hitleriani, nell'illusione che il non vedere fosse un non sapere, e che il non sapere li alleviasse dalla loro quota di complicita' o di connivenza. Ma a noi lo schermo dell'ignoranza voluta, il "partial shelter" di T. S. Eliot, e' stato negato: non abbiamo potuto non vedere. Il mare di dolore, passato e presente, ci circondava, ed il suo livello e' salito di anno in anno fino quasi a sommergerci. Era inutile chiudere gli occhi o volgergli le spalle, perche' era tutto intorno, in ogni direzione fino all'orizzonte. Non ci era possibile, ne' abbiamo voluto, essere isole; i giusti fra noi, non piu' ne' meno numerosi che in qualsiasi altro gruppo umano, hanno provato rimorso, vergogna, dolore insomma, per la colpa che altri e non loro avevano commessa, ed in cui si sono sentiti coinvolti, perche' sentivano che quanto era avvenuto intorno a loro, ed in loro presenza, e in loro, era irrevocabile. Non avrebbe potuto essere lavato mai piu'; avrebbe dimostrato che l'uomo, il genere umano, noi insomma, eravamo potenzialmente capaci di costruire una mole infinita di dolore; e che il dolore e' la sola forza che si crei dal nulla, senza spesa e senza fatica. Basta non vedere, non ascoltare, non fare. 20. MEMORIA. PRIMO LEVI: IL NOCCIOLO DI QUANTO ABBIAMO DA DIRE [Da Primo Levi, I sommersi e i salvati, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, pp. 1149-1150] L'esperienza di cui siamo portatori noi superstiti dei Lager nazisti e' estranea alle nuove generazioni dell'Occidente, e sempre piu' estranea si va facendo a mano a mano che passono gli anni (...). Per noi, parlare con i giovani e' sempre piu' difficile. Lo percepiamo come un dovere, ed insieme come un rischio: il rischio di apparire anacronistici, di non essere ascoltati. Dobbiamo essere ascoltati: al di sopra delle nostre esperienze individuali, siamo stati collettivamente testimoni di un evento fondamentale ed inaspettato, fondamentale appunto perche' inaspettato, non previsto da nessuno. E' avvenuto contro ogni previsione; e' avvenuto in Europa; incredibilmente, e' avvenuto che un intero popolo civile, appena uscito dalla fervida fioritura culturale di Weimar, seguisse un istrione la cui figura oggi muove al riso; eppure Adolf Hitler e' stato obbedito ed osannato fino alla catastrofe. E' avvenuto, quindi puo' accadere di nuovo: questo e' il nocciolo di quanto abbiamo da dire. 21. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell’ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell’uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 22. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 56 dell'11 aprile 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html e anche alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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