[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
Voci e volti della nonviolenza. 56
- Subject: Voci e volti della nonviolenza. 56
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 10 Apr 2007 12:52:05 +0200
- Importance: Normal
============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento settimanale del martedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 56 del 10 aprile 2007 In questo numero: 1. Giovanna Di Meglio ricorda Anna Segre 2. Edi Rabini ricorda Anna Segre 3. Et coetera 1. GIOVANNA DI MEGLIO RICORDA ANNA SEGRE [Dal sito della Fondazione Langer (www.alexanderlanger.org) riprendiamo il seguente ricordo di Anna Segre scritto da Giovanna Di Meglio e pubblicato come introduzione nel volume di AA. VV., Geografia, societa', politica. La ricerca in geografia come impegno sociale, Franco Angeli, Milano 2007] Introdurre il lettore ai contenuti delle relazioni in memoria di Anna e' per me un compito ingrato e complesso, che implica una mediazione non invasiva tra quello che io conoscevo di Anna e quello che emerge dagli scritti in suo ricordo. Se, come afferma Sergio Conti nel suo contributo, e' imbarazzante scrivere in modo razionale di un argomento quando questo mette al centro una persona con cui abbiamo condiviso momenti indelebili della nostra vita, si puo' capire quanto sia emotivamente faticosa l'opera di destrutturazione e strutturazione dei pensieri altrui in un unico documento di testimonianza, in cui siano presenti anche momenti vissuti personalmente. Leggere e rileggere per ricomporre apre continuamente ferite che alla fine spossano. Questo e' appunto il mio caso: Anna stessa, in una lettera che mi scrisse ragionando della malattia che la stava inducendo ad "apprezzare una volta di piu'" la nostra amicizia, volle ricordare che "giorno piu', giorno meno, sono trent'anni che ci conosciamo e ci stimiamo e apprezziamo. Non sono pochi, quasi nessuno del nostro dipartimento puo' vantare lo stesso record, soprattutto di stima ininterrotta. Ricordo benissimo...". Anna proseguiva in un tono molto intimo, che non posso che serbare nella memoria privata del nostro rapporto; quei trenta anni e piu' di vita e lavoro in comune hanno lasciato tracce per me preziose in termini umani e professionali. Accenno in particolare a due esperienze: la ricerca degli anni '90 su genere e sviluppo (di cui parlo nel mio contributo con Angela Calvo nella parte terza di questo volume) e la redazione dell'Atlante dell'Ambiente in Piemonte (Segre, 2003b). In entrambi i casi e' stato decisivo ragionare insieme su come tradurre in rappresentazione cartografica ipotesi di lettura di realta' complesse, non soltanto come descrizione da specifici punti di vista, ma come spunto per ulteriori analisi e approfondimenti. Nella Premessa all'Atlante Anna scriveva: "Sappiamo... che la carta tematica e' molto piu' soggettiva di una carta topografica: la scelta dei dati da rappresentare e le modalita' di rappresentazione dipendono da scelte dell'autore che, a loro volta, discendono dai suoi giudizi di valore e dalle sue capacita' tecniche di trasformare i dati in immagini. Non e' un passaggio semplice...: fare cartografia non significa solo proiettare dei dati statistici su una base georeferenziata, ma avere un progetto del fenomeno che si vuole rappresentare e delle sue ipotesi di lettura" (Segre, 2003b). * Anna se ne e' andata, e non lentamente. Sembra paradossale la negazione di quell'avverbio per chi, come lei, era impegnata a sostenere una lotta quotidiana con una malattia che, dall'esterno, da' l'impressione di consumarti giorno per giorno, svuotandoti di ogni ragione per continuare a fare; semplicemente fare, senza coltivare chissa' quali progetti. Tuttavia, Anna a un certo punto decise non solo di non arrendersi all'idea di una fine inevitabile, ma di voler condurre una vita normale nonostante tutto. Nell'ultimo periodo della sua malattia Anna, per sua stessa ammissione, raggiunse la consapevolezza che la sua speranza di vita in fondo non era differente da quella di tanti altri. L'inaspettata scomparsa di persone a lei care e la constatazione che le conoscenze e le capacita' odierne di cura del cancro permettono in molti casi di allungare la vita del malato, contribuirono a farle vedere la possibilita' di affrontare in modo diverso la malattia. Un suo articolo comparso nel mensile culturale "Una citta'" si intitola significativamente "La difesa della normalita'" (Segre, 2003a). Niente eroismi, appunto, ma semplicemente la rivendicazione di una vita vissuta, nei suoi gesti quotidiani e nei progetti: un viaggio, un corso, la partecipazione a un convegno, un libro. Puo' sembrare strano ma e' proprio la volonta' progettuale a connotare come normale una situazione che normale non e'. Vivere il quotidiano, nelle sue ripetizioni, puo' anche essere una dichiarazione di resa, avere il sapore amaro dell'attimo afferrato e divorato prima che scorra, perche' altro non e' permesso. Il progetto rompe il vivere alla giornata che sa di sconfitta e ti proietta in una dimensione che sia fatta anche soltanto di normali aspettative. Naturalmente Anna non perdeva di vista la gravita' della malattia, viveva col suo costante pensiero, provava paure deprimenti. Sapeva che le scadenze per lei erano piu' pressanti, i tempi dei progetti erano diversi rispetto al periodo in cui non era malata: "... io vivo piu' di altri con l'idea delle scadenze, ho piu' difficolta' a fare programmi, non posso dire: 'l'anno prossimo faro' un viaggio in Australia'... pero' due settimane prima, se sto bene, mi organizzo il mio viaggio in Australia" (Segre, 2003a, p. 13). * La sua ultima fatica scientifica, l'Atlante dell'Ambiente in Piemonte, in cui confluivano la sua passione di studiosa di geografia e la passione politica militante, fu portata a termine con l'angoscia di non riuscire a vederla ultimata, sottolinea nel suo contributo Valter Giuliano nelle sue lettere rievocative e allo stesso tempo augurali di un incontro futuro. Eppure anche in quel libro, sia nella prefazione, laddove la necessita' di chiudere scaturisce dall'argomento, in continua evoluzione, che rischierebbe altrimenti di essere infinito e non approdare a nulla, sia alla fine, il pensiero di Anna corre al dopo, alla tanta strada che rimane da percorrere. Sembra che in questo sguardo oltre l'oggi Anna abbia trovato la forza di concludere l'Atlante e il suo sogno (il disegno di copertina si intitola significativamente Il sogno di Anna) e' forse stato quello di rendere un servizio a chi rimaneva. L'Atlante e' stato il naturale epilogo della sua appassionata difesa dell'ambiente svolta in seno al gruppo dei Verdi nel Consiglio Regionale, per la sua idea di politica come servizio, maturata ai tempi in cui militava in Lotta continua, scrive Anna Bravo nel suo articolo. * La politica, intesa come azione nel quotidiano, la ricerca, la didattica sono momenti della vita di Anna che muovono nella stessa direzione, traendo linfa vitale l'uno dall'altro e influenzandosi reciprocamente, in uno sforzo di necessaria coerenza. Ce lo dicono negli articoli che seguono Attilia Peano, il direttore del Dipartimento Interateneo Territorio a cui Anna afferiva; Giuseppe Dematteis, suo maestro e amico; Sergio Conti, con cui condivise, nella stessa stanza, ricerche negli anni in cui la societa' era in fermento e ci si apriva a nuove speranze; Egidio Dansero, allievo e coautore in diverse ricerche. Anna viveva le esperienze in quei tre campi mettendosi in gioco totalmente, nella propria individualita' e specificita', esponendo il proprio mondo interiore alla ricerca anche di un equilibrio tra le parti. * In tal senso va vista anche la pubblicazione di Venti mesi, il diario scritto dal padre Renzo durante le persecuzioni razziste sulle vicissitudini (durate appunto venti mesi e di cui rende testimonianza in questo libro Piero Angela), attraverso le quali passarono indenni, per quanto si possa dopo una simile esperienza, egli e la moglie Nella, grazie al prodigarsi del dottor Carlo Angela (Segre, 1995). Il volume nasce dopo una riflessione, durata venti anni, sull'opportunita' di pubblicarlo, di mettere in mostra una parte del proprio privato. Le spinte e le motivazioni date dalle amiche e dagli amici "qualificati" svolsero sicuramente un ruolo importante, ma forse (come Anna stessa scrisse nella Premessa) fu determinante la volonta' politica, come servizio alla memoria e alla giustizia, di testimoniare in questi "tempi che stiamo vivendo, densi nuovamente di tanti episodi che troppo bene si ricollegano all'angoscia degli anni delle persecuzioni contro gli ebrei" una "goccia di conoscenza" che variegasse il mondo delle interpretazioni dei fatti di quegli anni atroci, attenuando la genericita' di alcune definizioni (Segre, 1995, p. 26). Ma lo fu anche il desiderio di far riconoscere il valore di un uomo quale fu Carlo Angela, che tanto aveva fatto per molte donne e molti uomini, non solo per suo padre e sua madre. Di qui l'impegno per farlo annoverare tra i Giusti fra le nazioni. * Anna era attenta a scoprire la specificita' delle storie personali, all'interno delle "grandi narrazioni", come prova la sua attivita' alla Fondazione Langer, di cui ci parla Edi Rabini, con l'assegnazione di premi a uomini e donne la cui vita e' un intreccio tra privato, pubblico e lotte quotidiane. E come non ricordare e non inquadrare nella stessa ottica, nei suoi studi di geografia, la ricerca sulle mappe mentali, argomento di tanti suoi seminari didattici. Infine, anche il suo modo di vivere la religione evitava le banalizzazioni dell'appartenenza al gruppo e seppur si riconosceva in esso, rivendicava uno spazio in cui curare le proprie differenze. * Anna se ne e' andata, e non dolcemente. Perche' non si puo' affrontare il cancro con dolcezza, perche' era mutevole con chi le stava intorno, con quelli, almeno, che sono rimasti, per sua o loro scelta. Gli amici che dovevano condividere qualche momento della sua malattia (questo chiedeva e non sterili compatimenti), aveva voluto sceglierli secondo quanto potevano darle. Puo' sembrare un atteggiamento egoista e forse lo e', ma scriveva questo nello stesso articolo ("La difesa della normalita'") in cui rendeva conto apertamente delle acquisizioni sulla malattia alle quali era arrivata, sperando di far cosa utile agli altri che soffrivano e soffrono dello stesso male, indicando una via personale per affrontare il cancro dalla quale altri potevano e possano trarre spunto. Non era assolutamente sua intenzione proporre una soluzione universale. Come hanno scritto in questo volume coloro che la conoscevano bene, Anna evitava le generalizzazioni. Ne e' una conferma anche quanto scrive sui volontari che assistono i malati di cancro: a lei non davano sollievo e li eludeva ma non per questo li considerava inutili per tutti, anzi capiva che poteva essere l'unico contatto per persone del tutto sole. Auspicava pero' che anche loro venissero informati su quello che vivono e pensano i malati di cancro per essere in grado di dialogare meglio con i pazienti durante le ore di attesa per la terapia. Insegnare affinche' dalla conoscenza si impari a fare meglio e facendo si impari ancora per trasmettere conoscenza e' la lezione che Anna ci ha lasciato, da ricordare in tutte le situazioni della vita. * Riferimenti bibliografici - Segre Anna, (2003a), "La difesa della normalita'", "Una citta'", anno XIII, n. 117, novembre-dicembre, pp. 12-13. - Segre Anna (a cura di) (2003b), Atlante dell'Ambiente in Piemonte, Consiglio regionale del Piemonte, Editrice Artistica Piemontese, Savigliano. - Segre Renzo, (1995), Venti mesi, Sellerio, Palermo. 2. EDI RABINI RICORDA ANNA SEGRE [Dal sito della Fondazione Langer (www.alexanderlanger.org) riprendiamo il seguente ricordo di Anna Segre scritto da Edi Rabini e pubblicato col titolo "Una vita consapevole, un consapevole addio" nel volume di AA. VV., Geografia, societa', politica. La ricerca in geografia come impegno sociale, Franco Angeli, Milano 2007] Con Alexander Langer andava cosi': arrivava ad un incontro con una persona in piu'... e poi un'altra ancora... per quella sua passione a costruire e coltivare reti di rapporti ampi e trasversali. Cosi' un giorno, ad una delle assemblee romane della "Campagna Nord-Sud: biosfera, sopravvivenza dei popoli, debito" (detta piu' semplicemente "Campagna Nord-Sud") si era unita a noi Anna Segre. Abbiamo saputo solo che veniva da Torino e che da poco era stata eletta per i Verdi nel Consiglio regionale del Piemonte. Di piu' non serviva. Stelle al merito non venivano riconosciute in quella sede, forse per questo poco frequentata dai "politici", ma ognuno si trovava a dare il meglio di se' nella ricerca di un modo nuovo di tenere insieme azione globale e pensiero locale, coscienza ecologista e solidarieta' internazionale. Le ragioni della crescente distanza tra paesi ricchi e poveri andava cercata prima di tutto tra di noi, nel nostro modo di vivere, consumare, produrre. Da qui dovevamo incominciare ad agire, da Seveso, dall'Acna di Cengio, dalla miniera a cielo aperto di Balangero, come ci ha ricordato Anna. Non si trattava piu' di scappare lontano per essere utili al Sud del mondo, ma di rendere la nostra economia e il nostro stile di vita compatibile con la realta' della finitezza delle risorse. Anche li' Anna era di poche misurate parole. Sapevi pero' di poterti fidare se prometteva di dedicarsi ad una cosa. E che ci avrebbe messo molto di suo. A Ferrara, nel maggio 1991, Anna interviene ad un seminario internazionale con una relazione su "Il debito del Terzo Mondo e il problema ambientale". Apre con una citazione dell'ecologista indiana Vandana Shiva. "Vivere alla grande, sulla ricchezza presa a prestito o rubata, e' la ricetta economica dei moderni sommi sacerdoti delle banche e delle istituzioni finanziarie, che considerano le risorse naturali, e i poveri, elementi non indispensabili degli ecosistemi". A leggere il testo scritto, che si ritrova nell'Archivio Langer, si rimane stupiti dall'accuratezza e precisione con cui vi viene descritto il meccanismo perverso che ha fatto del debito il principale motore di disciplinamento e deterioramento di intere economie e ambienti di vita. E' un'analisi, accompagnata da una forte mobilitazione civica, che sembra far breccia ai livelli piu' alti delle istituzioni internazionali. Il Vertice della Terra di Rio, nel 1992, ne diventera' il momento simbolicamente piu' significativo e promettente. Ma la drammatica crisi di convivenza seguita alla caduta del muro di Berlino incomincia a dominare l'agenda politica, soprattutto quando si trasforma in guerra contro i civili in Algeria, Cecenia, Ruanda, Sarajevo e Srebrenica. Difficile parlare d'ambiente in mezzo a tanta distruzione umana. A questa nuova emergenza si dedica con tutte le sue ultime forze Alexander Langer. La Campagna Nord-Sud chiude, anche se molti dei suoi esponenti proseguiranno sulla strada tracciata. * Cosi' si interrompono provvisoriamente anche le mie frequentazioni di Anna. Ho seguito solo da lontano la sua uscita dai Verdi, che deve esserle costata molto, almeno in proporzione a quanto vi aveva investito in speranze e impegno. Con Alex aveva condiviso l'amarezza nel vedere un promettente movimento trasformarsi troppo rapidamente in anacronistico partito. Era un movimento cresciuto per la possibilita' di attingere liberamente, senza troppi fardelli sulle spalle, al meglio di quella parte di societa' che preferiva esprimersi, e fare politica, attraverso iniziative civiche e associative trasversali agli schieramenti. Sensibilita' ambientale, radicamento nel territorio, appello al volontariato, sembravano promettere una nuova stagione politica a molti militanti post-sessantottini, almeno a quelli di loro che non si accontentavano di fare - magari bene - i lupi solitari. L'arcipelago verde era nato cosi', tra il 1983 e il 1987, mutuando analoghe esperienze "nordiche" e portando alla politica attiva molte personalita' formatesi nell'impegno locale. Nella sua Torino, Anna era stata scelta e portata in Consiglio regionale proprio perche' aveva le doti che si richiedevano ad un buon rappresentante istituzionale: competenza professionale, spirito di servizio, disponibilita' al dialogo. Ma e' durata poco questa primavera. In un piccolo partito, con una troppo ristretta base sociale, non c'era piu' posto per persone come lei. Bisognava imparare a sgomitare o a frequentare, a mo' di cordata, i ristretti circoli dove si prendevano le decisioni che contano. Il 14 giugno 1992 Anna scrive una lettera a Langer in cui confida la sua amarezza e lo sollecita a fare qualcosa per arrestare quell'evidente declino. Per le elezioni parlamentari del 1992 la segreteria nazionale dei Verdi aveva paracadutato nel collegio di Torino, alla faccia del federalismo, Fulco Pratesi e Pina Grassi (che pure lei sosterra' generosamente). Non ha bisogno di molte analisi politiche, Anna, per far comprendere il suo punto di vista, preferisce partire semplicemente da se' e scrive: "Come forse hai notato non ho partecipato ad alcuna assemblea nazionale pre-elettorale, perche' la depressione che gia' sentivo forte a livello locale, mi ha fatto decidere di non infierire su di me". Totale e' la consonanza con i sentimenti di Langer che, nella stessa tornata elettorale, aveva visto una parte del gruppo dirigente nazionale dello stesso partito boicottare apertamente una sua candidatura al Senato, nel collegio di Bolzano, costruita in loco, senza il beneplacito romano. * E' stata una felice coincidenza a farmi ritrovare Anna Segre nel 1996. Con Adriano Sofri siamo arrivati alla Fiera del Libro di Torino per presentare l'antologia di testi di Alexander Langer, Il viaggiatore leggero, che insieme avevamo curato. Era li', sola e sorridente, con il suo e di suo padre Venti mesi, fresco di stampa, pure pubblicato da Sellerio. Da li' abbiamo iniziato, prima con l'associazione Pro Europa e poi dal 1999 nella Fondazione Langer, un altro pezzo di strada comune, volto a ridare vita, attraverso la forza delle parole, ad un comune amico. Ma anche a farci coraggio e a sostenerci vicendevolmente nella ricerca di buone ragioni d'impegno. Da allora e' sempre stata presente agli incontri promossi dalla Fondazione, della quale e' stata dal 2002 vice-presidente, almeno quando la malattia glielo consentiva. Se siamo stati bene insieme e abbiamo forse realizzato qualcosa di utile, tentando di tenere insieme politica, pensiero, amicizia e pure qualche momento gioioso, va credo a merito proprio del modo di porsi con la realta' che ci ha lasciato Alexander Langer, con quel suo bagaglio di parole che sono difficili da usare a mo' di bastone o di bandiera. Lisa Foa, un'altra animatrice della Fondazione che ci ha lasciato da poco, dice, nel suo E' andata cosi', di aver apprezzato la capacita' di "alternare momenti alti dei corsi, seminari e dei convegni in cui si scambiano le idee, con momenti conviviali, quelli in cui e' possibile guardarsi in faccia, parlare a tu per tu e conoscersi personalmente" (Foa, 2004, p. 178). * Dobbiamo sicuramente anche ad Anna, se tra i fili che tengono uniti i premi assegnati dalla Fondazione ogni anno, si puo' vedere una forte attenzione al tema della memoria. Basti pensare a Ding Zilin, che disputa il figlio all'oblio cui il regime cinese ha condannato lui e gli altri morti di Tiananmen. A Yolande Mukagasana testimone infaticabile del genocidio ruandese. Alla fondazione polacca Progranicze, che si dedica a far rivivere alcuni luoghi della cultura e della religione ebraiche, le tradizioni tzigane e delle minoranze ucraine e bielorusse. Ma anche a Dan Bar-On e Sami Adwan che si confrontano con la storia dei loro popoli pesando con cuore vigile le ragioni delle diverse memorie. E cosi' a Khalida Toumi Messaoudi, la "portatrice di molti fardelli", che incarna in prima persona, lei ancora giovane, i lunghi sforzi per salvare il ricordo della lotta di liberazione algerina senza farne un mito ideologico. O a Esperanza Martinez, che si muove fra memorie di comunita' e paesaggi minacciati dagli insediamenti delle industrie petrolifere. Ce lo ha fatto notare lei stessa che aveva scelto per se' il ruolo complesso di candela della memoria, ricostruendo la storia dei suoi genitori durante la persecuzione contro gli ebrei. L'occasione e' la cerimonia di consegna del Premio 2003 alla memoria dell'operaio del Petrolchimico di Porto Marghera Gabriele Bortolozzo, che lei si trova a presiedere in un momento di liberta' dalla sua malattia. "Noi della Fondazione Langer - dice Anna - siamo molto fieri di tutti questi premi. Perche' sono andati a persone che incrociano la loro vita privata, la loro vita di lotta contro o per qualche cosa, alla loro vita pubblica, cercando sempre di migliorare situazioni al limite del possibile. Vorrei inoltre sottolineare l'importanza che assume il ruolo della memoria. Qui ci troviamo davanti a una persona che ha ben usato la sua vita per fare tutto quello che abbiamo visto nel film ('Porto Marghera. Un inganno letale' di Paolo Bonaldi - ndr) e ci hanno raccontato i testimoni. Certo ci sono le carte dei processi, ci sono gli articoli su "Medicina Democratica" e quelli sulla rivista "Una citta'", che gia' nel '99 aveva ricostruito questa storia. Pero' ci sono anche i figli. Quelli che abbiamo qui oggi al nostro fianco. Beatrice e Gianluca. Forse senza di loro questa storia non sarebbe arrivata alle tante persone a cui e' arrivata avendo visto il film, letto il libro, che ancora avranno l'occasione di leggere libri, di vedere film. Non sono tanti i casi in cui capitano queste cose. Lo so anche per esperienza personale. Molte volte queste carte stanno nel cassetto di casa e bisogna avere quasi lo stesso coraggio di chi ha combattuto, per tirare fuori queste carte, per renderle pubbliche. Non solo quindi gli atti del processo, ma gli appunti personali del loro padre. Voglio sottolineare tutto questo perche' a volte manca la memoria nelle istituzioni collettive, dove ci aspetteremmo dovesse essere depositata. E allora la memoria dei figli viene a supplire questa memoria che non c'e'. E penso sia molto importante. E quindi vorrei ringraziare Beatrice e Gianluca per aver continuato la sua opera, e anche tutti i loro figli che abbiamo avuto il piacere di conoscere, che certamente avranno un nonno da ricordare. E sono, e' giusto nominare anche loro: Federica, Leonardo e Mattia". * Qualche mese prima, nei giorni del Natale 2002, Anna ci aveva fatto un regalo tutto speciale. Era venuta a passare una settimana di vacanza dalle nostre parti, in un albergo di Castelrotto, ai piedi dell'Alpe di Siusi. E ci aveva finalmente fatto conoscere Claudio, il suo misterioso compagno e futuro marito: stesso piacere della buona vita, della buona tavola, del viaggiare curioso e intelligente. Cosi' ci rimane come ultimo ricordo di lei, ancora in vita, una discesa spericolata in slitta lungo una pista ghiacciata dal Rescesa, la montagna che sovrasta Ortisei. E poi una telefonata, l'ultima, due giorni prima di lasciarci: un commovente consapevole addio. * Riferimenti bibliografici - Foa Lisa (2004), E' andata cosi', Sellerio Editore, Palermo. 3. ET COETERA Anna Segre, scomparsa nel 2004, e' stata docente di geografia economica e politica dell'ambiente all'Universita' di Torino, ricercatrice nei campi della sostenibilita' ambientale dello sviluppo, dello sviluppo locale e dei sistemi territoriali locali, di una visione di genere dello sviluppo, di problemi ambientali e cartografia; persona di forte impegno civile, impegnata nel tramandare la memoria della Shoah e nel contrastare ogni violazione dei diritti umani. Da un documento sottoscritto da colleghe e colleghi riprendiamo le seguenti parole in suo ricordo: "Le linee di pensiero e di ricerca, le esperienze, le relazioni umane e politiche in cui si e' impegnata nel corso della sua vita sono state molto numerose e varie. Pur se e' ben difficile fare riemergere tutta la complessita' e la ricchezza della sua figura, si vuole dare valore almeno ad alcuni degli aspetti che paiono essere stati per lei piu' intensi e piu' significativi. Il primo e' l'attenta tenacia con cui Anna nella ricerca, nell'insegnamento e nell'impegno civile mirava a saldare le dimensioni teoriche e concettuali della geografia economica e delle politiche ambientali con il piano concreto dei problemi e dei soggetti presenti sul territorio. Insegnava infatti Geografia economica e Politica dell'ambiente presso la Facolta' di Lettere e Filosofia dell'Universita' degli Studi di Torino, ma al tempo stesso si impegnava direttamente nelle iniziative sul terreno: ricordiamo in particolare che all'inizio degli anni '90 era stata eletta nel Consiglio Regionale del Piemonte nelle liste dei Verdi. Importante e' stato poi il rapporto di Anna con l'ebraismo: l'amore per la cultura ebraica, nei suoi fondamenti spirituali e nei suoi aspetti minuti; l'interesse per la storia ebraica, in particolare la storia della Shoah, cui non solo ha dedicato un'attenzione costante, ma ha offerto un contributo di rilievo, pubblicando il diario che suo padre Renzo aveva tenuto nei venti mesi dell'occupazione nazista, ricostruendo le vicende della sua famiglia, promuovendo la conoscenza pubblica dello sterminio fino a assumere su di se' il ruolo difficilissimo di candela della memoria. Sensibile alle questioni sollevate dalla prospettiva di genere, e' stata rappresentante del Dipartimento Interateneo Territorio nel Cirsde (Centro Interdisciplinare di Ricerche e Studi delle Donne dell'Universita' di Torino) e vicepresidente della Fondazione Langer: amava i costruttori di ponti, gli esploratori di frontiera". Tra le opere di Anna Segre: (a cura di), Renzo Segre, Venti mesi, Sellerio 1995; con Egidio Dansero, Politiche per l'ambiente. Dalla natura al territorio, Utet, Torino 1996; con Egidio Dansero, Per un Atlante dei problemi ambientali del Piemonte, Consiglio Regionale del Piemonte, Torino 2000; con Claudia De Benedetti, Luisa Sacerdote, La Pasqua ebraica Zamorani, Torino 2001; (a cura di), Atlante dell'ambiente in Piemonte, Consiglio regionale del Piemonte, Torino 2003; The local Territorial System and their Environmental Sustainability, paper presentato alla Regional Science Association International Conference, Pisa 12/15 aprile 2003; con A. Calvo, E. Donini, Un approccio di genere al problema dello sviluppo, in "Rivista Geografica Italiana", giugno 2003. Opere su Anna Segre: AA. VV., (a cura di Egidio Dansero, Giovanna Di Meglio, Elisabetta Donini, Francesca Governa), Geografia, societa', politica. La ricerca in geografia come impegno sociale, Franco Angeli, Milano 2007. Una sua intervista e' riportata in "Voci e volti della nonviolenza" n. 35. Una bella, profonda, luminosa commemorazione di Anna Segre tenuta da Anna Bravo e' ne "La nonviolenza e' in cammino" n. 1218 del febbraio 2006. Giovanna Di Meglio, architetta, studiosa di questioni ambientali, e' responsabile del Laboratorio cartografico (Lartu) del Dipartimento interateneo territorio (Dit) del Politecnico e dell'Universita' di Torino; autrice di vari studi e ricerche, ha collaborato per la parte cartografica a rilevanti pubblicazioni curate da Anna Segre. Edi Rabini (per contatti: edorabin at fastwebnet.it), che e' stato grande amico e stretto collaboratore di Alex Langer, e' impegnato nella Fondazione Alexander Langer (per contatti: e-mail: langer.foundation at tin.it, sito: www.alexanderlanger.org), di cui e' infaticabile e generosissimo animatore. Alexander Langer e' nato a Sterzing (Vipiteno, Bolzano) nel 1946, e si e' tolto la vita nella campagna fiorentina nel 1995. Promotore di infinite iniziative per la pace, la convivenza, i diritti, l'ambiente. Per una sommaria descrizione della vita cosi' intensa e delle scelte cosi' generose di Langer rimandiamo ad una sua presentazione autobiografica che e' stata pubblicata col titolo Minima personalia sulla rivista "Belfagor" nel 1986 (poi ripresa in La scelta della convivenza). Opere di Alexander Langer: Vie di pace. Rapporto dall'Europa, Arcobaleno, Bolzano 1992; dopo la sua scomparsa sono state pubblicate alcune belle raccolte di interventi: La scelta della convivenza, Edizioni e/o, Roma 1995; Il viaggiatore leggero. Scritti 1961-1995, Sellerio, Palermo 1996; Scritti sul Sudtirolo, Alpha&Beta, Bolzano 1996; Die Mehrheit der Minderheiten, Wagenbach, Berlin 1996; Piu' lenti, piu' dolci, piu' profondi, suppl. a "Notizie Verdi", Roma 1998; The Importance of Mediators, Bridge Builders, Wall Vaulters and Frontier Crossers, Fondazione Alexander Langer Stiftung - Una Citta', Bolzano-Forli' 2005; Fare la pace. Scritti su "Azione nonviolenta" 1984-1995, Cierre - Movimento Nonviolento, Verona, 2005; Lettere dall'Italia, Editoriale Diario, Milano 2005. Opere su Alexander Langer: Roberto Dall'Olio, Entro il limite. La resistenza mite di Alex Langer, La meridiana, Molfetta 2000; AA. VV., Una vita piu' semplice. Biografia e parole di Alexander Langer, Terre di mezzo - Altreconomia, Milano 2005. Si sta ancora procedendo alla raccolta di tutti gli scritti e gli interventi (Langer non fu scrittore da tavolino, ma generoso suscitatore di iniziative e quindi la grandissima parte dei suoi interventi e' assai variamente dispersa). Si vedano comunque almeno i fascicoli monografici di "Azione nonviolenta" di luglio-agosto 1996, e di giugno 2005; l'opuscolo di presentazione de La Fondazione Alexander Langer - Stiftung, suppl. a "Una citta'", Forli' (per richieste: tel. 054321422; fax 054330421, e-mail: unacitta at unacitta.it, sito: www.unacitta.it), ed il nuovo fascicolo edito dalla Fondazione nel maggio 2000; una nuova edizione ancora e' del 2004 (per richieste: tel. e fax 00390471977691, e-mail: info at alexanderlanger.org, sito: www.alexanderlanger.org); la Casa per la nonviolenza di Verona ha pubblicato un cd-rom su Alex Langer (per informazioni: tel. 0458009803; fax 0458009212; e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org). Indirizzi utili: Fondazione Alexander Langer Stiftung, via Portici 49 Lauben, 39100 Bolzano-Bozen, tel. e fax 00390471977691; e-mail: info at alexanderlanger.org, sito: www.alexanderlanger.org ============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento settimanale del martedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 56 del 10 aprile 2007 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html e anche alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
- Prev by Date: Minime. 55
- Next by Date: Minime. 56
- Previous by thread: Minime. 55
- Next by thread: Minime. 56
- Indice: