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Minime. 57
- Subject: Minime. 57
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 12 Apr 2007 00:19:14 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 57 del 12 aprile 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Il calcio dell'asino 2. "Usciamo dal silenzio": Democrazia paritaria. L'assemblea dei perche' 3. Wikipedia: Joseph Ki-Zerbo 4. Luisa Muraro: Vicenza e il movimento No Dal Molin 5. Riletture: Tzvetan Todorov, Face a' l'extreme 6. Riletture: Tzvetan Todorov, Memoria del male, tentazione del bene 7. Riletture: Tzvetan Todorov, Una tragedia vissuta 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento 9. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. IL CALCIO DELL'ASINO Per dirla in breve Dopo aver utilizzato Emergency per liberare Daniele Mastrogiacomo il Palazzo italiano non trova di meglio che coprire Gino Strada e la sua organizzazione umanitaria di sconci, irresponsabili e deliranti insulti; non trova di meglio che abbandonare il mediatore che ha salvato Mastrogiacomo, Rahmatullah Hanefi, alla vendetta e alla tortura; non trova di meglio che ridurre una tragica vicenda in cui due persone sono state atrocemente assassinate al solito squallido, osceno, cinico teatrino di politicanti senza scrupoli. * Della differenza tra uccidere e salvare le vite Il governo Prodi, come gia' il governo Berlusconi, e' responsabile della criminale partecipazione militare italiana alla guerra in corso in Afghanistan, una guerra che perdura di fatto dall'invasione dell'Armata rossa nel secolo scorso, una guerra che ha provocato orrori infiniti, ed infinite vittime. Prima che gli americani invadessero l'Afghanistan questo ceto politico se ne infischiava della tragedia afgana; poi, al seguito e al servizio degli americani, hanno mandato anche i soldati italiani a partecipare alla guerra terrorista e stragista, una partecipazione che viola flagrantemente la legge fondamentale dello stato italiano; una partecipazione doppiamente criminale, e folle. Questo i governi (e le maggioranze parlamentari) delle due ultime legislature. Invece Emergency con i suoi ospedali e' li' in Afghanistan da molti anni, da quando i talebani erano al governo e l'Alleanza del nord li combatteva; Emergency e' li' che cura e salva le vite di tutti gli esseri umani che presso i suoi ospedali si presentano, senza chiedere loro di quale schieramento o di quale gruppo della popolazione facciano parte; allora come oggi negli ospedali di Emergency si curano degli esseri umani, si salvano le vite di esseri umani. Esseri umani, nient'altro che esseri umani. Prendendo sul serio il giuramento di Ippocrate, e quella regola aurea che dice tu non uccidere, tu salva le vite. * Noi paesani Per non saper ne' leggere ne' scrivere - come si dice tra noi paesani - sappiamo che assassinare e' male; curare i feriti e salvare le vite e' bene. Il governante che decide e il parlamento che vota per la guerra, per le armi con cui si fa la guerra, per le stragi di cui la guerra consiste, per il terrorismo di cui la guerra e' espressione somma, sono assassini. Invece il medico, che cura e salva le vite, no. Questo sappiamo, pur non sapendo ne' leggere ne' scrivere. * Certi fantasmi I signori del Palazzo che oggi aggrediscono Emergency (e con cio' stesso mettono in pericolo gli operatori delle sue strutture sanitarie), che oggi danno il calcio dell'asino a chi ha salvato la vita di Daniele Mastrogiacomo, non meritano considerazione. Tornino piuttosto al rispetto della Costituzione cui pure hanno giurato fedelta', cessino di fare la guerra, cessino di essere complici del terrorismo del governo americano e quindi dei terrorismi ad esso speculari. * Per concludere, o per cominciare La guerra e' nemica dell'umanita'. La guerra e i suoi strumenti - le armi, gli eserciti, le milizie - devono essere aboliti. Non c'e' altra via alla pace che la pace. La democrazia si difende con la democrazia. Vi e' una sola umanita'. La nonviolenza e' la politica necessaria. Ad Emergency, a Gino Strada, a quanti operano per salvare le vite, va la nostra solidarieta'. 2. INIZIATIVE. "USCIAMO DAL SILENZIO": DEMOCRAZIA PARITARIA. L'ASSEMBLEA DEI PERCHE' [Dal sito www.usciamodalsilenzio.org riprendiamo il seguente resoconto dell'"assemblea dei perche'" promossa da "Usciamo dal silenzio" e svoltasi il 4 aprile 2007 a Milano. Per altre informazioni sulla campagna e sulla proposta di legge "50 e 50 ovunque si decide" cfr. anche il sito www.50e50.it] Un'assemblea a Milano Il 4 aprile in Camera del Lavoro [a Milano], con una nuova assemblea di "Usciamo dal silenzio" su democrazia paritaria, 50 e 50, equa rappresentanza la' dove si decide e dunque in Parlamento e non solo, ci siamo confrontate sulle ragioni, sui "perche'" della nostra adesione a questa campagna lanciata dall'Udi con una proposta di legge di iniziativa popolare. Cosa significa per ciascuna di noi e per un movimento come "Usciamo dal silenzio" impegnarsi su questo tema, perche' riteniamo che questa idea abbia un nesso forte con i temi che hanno motivato finora il nostro agire politico, il corpo, la violenza sulle donne, la nostra liberta'? L'assemblea ha discusso di uguaglianza e rappresentanza dopo alcuni incontri in sede di laboratorio che hanno espresso un livello alto di dibattito e di confronto, mentre altre organizzazioni di donne stanno frequentando lo stesso sentiero e mentre la politica va pensando ad una nuova legge elettorale che non "vede" letteralmente il tema, o lo sposa, ancora una volta, in una logica residuale: e poi ci sono anche le donne. * Continuare a confrontarci Come speravamo, l'assemblea di mercoledi' e' stata il luogo di un dibattito ancora piu' aperto e piu' condiviso, e contiamo di continuare a confrontarci anche attraverso questo blog sulla rappresentanza [www.usciamodalsilenzio.org], attraverso il quale chiediamo a tutte di contribuire a quello che abbiamo chiamato il "manifesto dei perche'". Come sempre sul sito troverete i prossimi appuntamenti. Per il momento abbiamo discusso in assemblea e ci stiamo preparando alla campagna di raccolta di firme sulla legge "50e50" e a momenti di confronto tra le realta' che fanno riferimento alla rete di "Usciamo dal silenzio". Ma non mancheranno altri momenti di dibattito sui temi che sono stati finora centrali nella nostra iniziativa. * Riportiamo di seguito l'intervento di Anna Maria Spina che ha aperto l'assemblea e un riassunto dell'insieme degli interventi. * Anna Maria Spina, intervento di apertura dell'assemblea Siamo arrivate a questa assemblea nella quale proponiamo il tema emergente e forte della democrazia paritaria 50 e 50, la meta' esatta del tutto, dopo una serie nutrita di serrati incontri in sede di laboratorio sulla rappresentanza, nei quali ognuna ha indicato liberamente motivi di consenso e dubbio. 50 e 50, pari rappresentanza la' dove si decide e dunque in Parlamento e non solo: cariche elettive, nomine fatte dalla politica, pubbliche funzioni, mondo del lavoro. Si e' cercato di definire i nessi fra questa idea e i temi che hanno finora motivato il nostro agire politico: il corpo, la violenza sulle donne, l'attacco tremendo del funerale dei feti in regione, la questione dei Dico, la nostra liberta' di decidere per esistere. Cosa significa per ciascuna di noi e per un movimento come "Usciamo dal silenzio" impegnarsi sulla democrazia paritaria, sull'uguaglianza di rappresentanza, adesso che altre organizzazioni di donne si mettono in gioco? L'Udi [Unione donne in Italia] presenta una proposta di legge popolare sul 50e50 dovunque si decida. Adesso che la politica sta pensando a una nuova legge elettorale e vede solo le pagliuzze negli occhi altrui ma non la trave nei propri, tutte noi vediamo una trave gigantesca: la clamorosa assenza delle donne, ben oltre la sproporzione! Semplicemente non solo non ci siamo ma non possiamo neanche sperare che potremo esserci' la' fisicamente, paritarie e democraticamente visibili, presenti. L'"assemblea dei perche'" di "Usciamo dal silenzio", questo titolo, nasce dall'esigenza condivisa di esprimere e confrontare il pensiero e le motivazioni di ognuna e tutte insieme. E' la ratificazione del desiderio-bisogno di affrontare come persone, il piu' possibile fuori da condizionamenti di ogni tipo piu' o meno interiorizzati, la questione della politica delle donne e donne e politica, con determinazione e chiarezza. Siamo tutte coinvolte qui adesso in questa assemblea. Ho provato a scrivere delle cose, dei perche', in vari modi diciamo cosi' tradizionali o tecnici e mi sono percepita a giustificarmi proprio io che sono la responsabile di questa cosa dei perche'. Questo non va bene e mi fa pensare che se un'idea come quella del "50e50 ovunque si decida" abbisogna di giustificazioni, c'e' qualcosa che non va. Forse e' solo che un diritto sancito, scritto e descritto nella nostra Costituzione, mai applicato nella sua interezza, mai neanche preso in seria considerazione dalla "politica", un principio di ovvia democratica uguaglianza merita dichiarazioni e impegno perche' venga realizzato. O forse invece perche' percepisco l'urgente necessita' di un linguaggio non omologato a modelli che avverto costrittivi, quindi ci provo, a togliermi le briglie di dosso. I miei perche' o meglio per chi: - per me stessa, e' mio dovere e diritto, e' il mio senso di me, uguaglianza, giustizia, onore, corpo riconosciuto, vera cittadinanza delle donne; - per mia nonna, che m'ha voluta libera lei che libera non e' stata mai; - per mia madre, che mi ha insegnato il diritto al pensare, al parlare, a sapere, a lavorare, a decidere, a esistere, e anche per mio padre a dire il vero; - perche' considero schiavistici i doveri di donna, i ruoli, il sacrificio ideologico o metafisico, i destini di accudimento perenne e generalizzato, la colpa, l'espiazione, il dolore connesso, facente parte dell'essere donna, come dire di default. Non ci credo non ci ho mai creduto e' una menzogna storica, nel senso letterale del termine; - per mia figlia, che ogni giorno stupisce e indaga e cerca varchi di liberta' e ogni giorno, non trovandoli, decide di riprovarci perche' deve valere la pena, gliel'ha detto la mamma! - per le mie care amiche, pezzi di vita, intelligenze scatenate e potenti, donne con senso e anche per quelle che non mi vogliono poi molto bene; - per noi. Per poter finalmente discutere anche con le donne che ci sembrano diverse, ma diverse siamo tutte le une dalle altre, e confrontarci e dissentire se occorre, e per riconoscere a quegli uomini che hanno deciso di non unirsi al coro dei despoti un qualche merito; - per rimescolare le carte, per cambiare le regole di un gioco giunto al limite da troppo tempo, noioso, frusto e pateticamente monosessuale; - perche' segreti, meraviglie e sapere sono delle donne. Perche' le donne "sanno", bisogna solo che decidano di esistere e regalare a se stesse e al mondo un po' del proprio sapere e un po' del proprio tenace volere. Non per accudire, non per sostenere, non per rimediare agli errori dei governi o delle opposizioni, ma solo e semplicemente per gustare il piacere di esistere appieno, perche' siamo l'altra meta' di questo mondo, e perche' questa meta' non deve piu' chiamarsi l'altra; - perche' Il corpo delle donne non deve essere pensato violabile ne' essere violato, bisogna arrivare a poterlo sancire nei seggi, dalle televisioni, nelle scuole, il rispetto va insegnato visto che non viene spontaneo; - perche' il pudore del dolore di un aborto non venga svillaneggiato e oltraggiato da pratiche e procedure talmente orribili che il cuore s'allontana dall'evidenza insostenibile, ma i fatti procedono e chiudere gli occhi puo' essere peggio. Tutto si fa per farci smettere di pretendere di essere persone donne libere di decidere di se'; - perche' se occorre prendere voce e volto, e lavorare nei luoghi delle decisioni, e porre condizioni, bisogna continuare indefessamente a ragionare insieme. Vanno bene tutti i distinguo e tutte le differenze e perfino le titubanze, e figurarsi! Vanno bene i seminari e i contesti di approfondimento, ma vanno bene anche i parlamenti e ovunque si decide. A decidere sono sempre i soliti, con la i finale, e fra tutti, in ordine sparsissimo, uno sparuto drappello di liberte, nel senso latino del termine, ne' libere ne' schiave. Va bene tutto purche' impariamo a ragionare insieme, a rimanere insieme e insieme con forza ci muoviamo. Tempi lunghi, procedere faticoso, nessuna garanzia, ma proprio per questo occorre forza ancor di piu'. Risolvere un punto di domanda in un punto esclamativo e' segno di forza e da' forza. Guardiamoli con gli occhi della mente, occupano tutti i posti, e noi dove siamo? A casa a guardarli alla tv o per strada o sul tram andando a lavorare se abbiamo un lavoro se riusciamo a mantenerlo se ce lo pagano, o in macchina a prendere e portare bambini o disperatamente sole da qualche parte, ma sicuramente non la' insieme dove si decide dei nostri destini. Adesso. Auguriamo a tutte noi il piu' ampio e caldo dibattito, in questa assemblea del 4 aprile. * Dopo l'intervento di Anna Maria Spina, la discussione si e' sviluppata in assemblea. Molte voci si sono espresse. Proviamo a riportare degli appunti che provano a dar conto di affermazioni, dubbi, anche contraddizioni, ripercorrendo la sequenza. * Appunti dagli interventi Stasera il senso dell'assemblea e' dire quello che ci convince, ma anche i dubbi. La proposta 50e50 ha un valore di continuita' in una campagna che sembra una svolta (rispetto alla mia storia personale di femminismo); la presenza delle donne non e' mai stata riconosciuta nella polis, ne' la presenza politica, ne' l'umanita'. Viene vista solo la procreazione e il corpo biologico. Nel femminismo si e' inteso dare politicita' ad una pratica politica, ed anche la sinistra non ha raccolto quel patrimonio di cultura politica. La proposta 50e50 non ha, non puo' avere il senso del soccorso delle donne a sostegno di istituzioni decrepite. Perche' questo ragionamento va collocato nel contesto di crisi della politica dei partiti e delle istituzioni. Le donne hanno agito nel privato, a volte anche a loro danno. Che le donne siano viste nella vita pubblica come insignificanti e' dimostrato anche dalla "violabilita'" dei loro corpi. Lavorato molto sull'autonomia del pensiero, le donne pensano che devono prepararsi molto prima di poter incrinare la sfera pubblica, ma oggi siamo invase dalla sfera pubblica. C'e' un rischio, da correre, quello dell'omologazione. Tra le presenti nelle assemblee c'e' un vuoto di generazione, quello delle quarantenni, e' giusto notarlo. La prima cosa da pensare e' se siamo preparate alla democrazia paritaria. Tra le colleghe sul lavoro si registra una reazione del tipo: "come ci chiedete anche questo?". L'impatto non e' semplice, ci vuole coraggio di assumere responsabilita' ed anche di sbagliare. Che immaginario ha lasciato la Prestigiacomo in lacrime? La tendenza a delegare e' forte e presente (compreso non abbiamo tempo), bisogna dare un messaggio forte anche perche' sara' una battaglia cruenta. Il primo perche': devo avere coraggio di esserci! Si e' cercato di evitare la politica, ma difficile perche' sceglie per te. Il tema e' il futuro. Il paese e' vecchio, siamo anestetizzate da questa condizione, dai partiti che ci considerano categoria. Il perche' e' il cambiamento, il coraggio di farlo la costanza di esserci. Colpisce la forma dell'iniziativa di legge popolare, l'altra volta ci sono voluti 17 anni. Positivo che Udi si consideri paritaria alla "politica". Dare valore a chi c'e'. Quale e' il desiderio delle donne sul cimentarsi?, l'esperienza e' dal fuori al dentro (interloquire con la politica istituzionale) che e' molto chiamata ad interloquire. Forte rispetto alle istituzioni, interloquire anche per poter confliggere. 50 e 50 sembra poco, perche' darsi un limite? La forza e' essere sempre un pochino fuori dalle regole, questo il simbolico. Il tema e' come si candidano le donne se le donne non ci sono? Invitare ad iscriversi ai partiti, e' finita l'epoca delle donne fuori dai partiti. Avere una regola formale per eliminare una discriminazione sui base sessuale. Sappiamo che le donne stanno in relazione di potere esattamente come ci stanno gli uomini. La politica e' una scelta di vita, le donne fanno altre scelte di vita. Tutto l'indicibile della maternita', va messo a tema questo non detto, anche la parte in ombra. Non c'e' mai stato un momento senza la politica? La politica c'e' anche quando non si pratica, c'e' anche fuori dai partiti. Se c'e' una spinta non ci sono limiti invalicabili, e la spinta c'e' perche' ora la politica e' indecorosa. 50e50 e' una questione di giustizia e non di quote, giustizia che parla anche di qualita' della politica. C'e' modo e modo di stare sul lavoro, per questo si puo' essere nella politica, arrivarci con i nostri valori e i nostri modi di essere. Donne non rappresentano necessariamente altre donne, ma il perche' e' che comunque facciamo una politica diversa. La nostra e' una politica di ascolto e non di imposizione. Discutiamo del fatto che le donne non ci sono, ma ci devono essere. 50 e50 ha un limite: e' una dichiarazione di principio, dettata dalla democrazia e dalla Costituzione. E' necessario riflettere, la proposta non puo' andare oltre la candidatura nelle liste, il 50 e 50 come base per garantire funzionamento di tutto. Il merito per emergere, e' una regola maschile. Emergere e' riduzione della propria storia privata. 50 e 50 e' una regola e nelle regole credo, regola che deve dilagare in tutti i posti istituzionali e pubblici. Si dice le donne non si mischiano, dove, a che cosa? Sono sempre ricacciate in ambiti e scelte piu' simili alla vita privata. A furia di dire che le donne non si mischiano ci riportano indietro di un secolo, il Family day sara' pieno di chi ha devastato la politica. Si possono avere bisogni fuori dalle regole anche dentro la politica, non e' necessario essere fuori. Le donne vengono se c'e' la scelta, la volonta', se ci si e', se c'e' la regola. Se non ci siamo... continua il pietismo orrendo. Fare un'analisi di quello che sta succedendo, il fallimento della legge sui congedi parentali. Il minimo comun denominatore pensare a come vedono le nostre figlie, i nostri figli. Il tema e' la passione per la politica. "Usciamo dal silenzio" ha costruito uno spazio pubblico, non c'era, lo abbiamo costruito. Ci vuole trasparenza e risposta ai messaggi, la nostra richiesta e la risposta l'abbiamo vista nell'assemblea sui "funerali dei feti" coi consiglieri regionali. L'aria della polis rende liberi, in casa vivono segreti e bugie, le regole segrete, non visibili, non contrattabili. Il luogo di "Usciamo dal silenzio" che non ha un'ortodossia di pensiero. Determina l'esigenza di interrogarsi sempre un po' di piu'. Riconoscere all'Udi, non limitarsi alle liste, un'ovunque che deve essere declinato, c'e' il tema delle decisioni. Se il gioco non funziona piu', si devono cambiare le regole del gioco. Proposta utile alla politica, ci sono in provincia 5.690 donne che fanno politica, molte le donne che hanno iniziato e poi escono. Disaffezione per un modello che non risponde alle esigenze. Servono norme antidiscriminatorie, paritarie per cambiare la politica, serve anche a chi sta nelle istituzioni. I meccanismi della politica sono quelli che penalizzano le donne e gli uomini di qualita', servono norme antidiscriminatorie, paritarie. Non so se le donne fanno politica meglio, ma so che lo fanno in modo diverso, anche chi decide di abitare la politica, come i movimenti condizionano la politica. La politica trova sempre piu' i momenti di negoziazione fuori dallo spazio pubblico, mentre la politica puo' cambiare le priorita', condividere e conciliare. Valorizzare le donne che nella politica ci stanno, i partiti hanno la responsabilita' di valorizzare e quindi la colpa. Proposta importante, proposta Udi fatta bene. Non e' panacea per la politica, ma in fase di discussione della legge elettorale che non si parli di questo e' segno della politica del nostro paese. Servono norme cogenti che possano aiutare. Scarsa rappresentanza incide, crea ingiustizia in un sistema democratico e parla della qualita' della politica. L'esperienza del consiglio di zona dice che tutte le richieste vengono dalle donne. Le donne non sono chiuse in casa, hanno responsabilita', siamo noi che non accettiamo dimensione della politica ufficiale. 50e50 puo' essere uno strumento. I perche'. La passione delle donne per la politica, perche' e' la nostra storia dal 14 gennaio la liberta' delle donne misura della democrazia, volevamo rompere la cappa che ci opprimeva, quella cappa ha cambiato modi, ma c'e' e non vogliamo arretrare, allora rompere il monopolio della rappresentanza maschile questo il tema. La nostra storia di "Usciamo dal silenzio" e' fatta di richiesta di parola pubblica anche alla politica ufficiale, abbiamo chiesto alle eleggibili di sfidare regole e modalita', non e' successo, non c'e' rete, non c'e' risposta, si veda l'esperienza sulla violenza contro le donne. Allora che fare la scelta e' esserci, importante e' ovunque si decida, non solo le liste, le elezioni, ma le nomine istituzionali, il pubblico, ovunque. * Il percorso del prossimo periodo Laboratorio per programmare la campagna: - esserci e prendere parola ovunque si discute; - ricollegarci a tutte le assemblee di "Usciamo dal silenzio" in tutta Italia, proporre un'assemblea nazionale delle assemblee; - formare una rete con altre associazioni, organizzazioni, ecc. che vogliano partecipare e condividere, costruire un luogo pubblico di incontro; - riconoscere la proposta dell'Udi, partecipare del consiglio nazionale che propongono; - utilizzare la proposta di legge, non solo per le firme, ma come strumento perche' cresca e ci sia la campagna politica, che parli adesso a chi discute della legge elettorale; - un "Manifesto dei perche'", come testo e strumento da rendere disponibile e partecipato; - continuare la nostra elaborazione sui temi, Laboratorio su famiglia e unioni civili. * Prossimi incontri - Laboratorio famiglia Dico, 18 aprile, ore 20,30 alla Camera del lavoro di Milano. - Laboratorio per la campagna, 23 aprile, ore 20,30 alla Camera del lavoro di Milano. 3. PROFILI. WIKIPEDIA: JOSEPH KI-ZERBO [Dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo il seguente profilo di Joseph Ki-Zerbo. Joseph Ki-Zerbo (Toma, Alto Volta, 1922 - Ouagadougou, Burkina Faso, 2006) e' stato uno dei piu' grandi intellettuali africani del Novecento; impegnato nella lotta anticoloniale, storico, docente, militante politico, organizzatore di esperienze di cultura e democrazia; strenuo lottatore per la pace e i diritti umani di tutti gli esseri umani. Opere di Joseph Ki-Zerbo: Storia dell'Africa nera, Einaudi, Torino 1977; A quando l'Africa? Conversazioni con Rene' Holenstein, Emi, Bologna 2005] Joseph Ki-Zerbo (Toma, Alto Volta, 21 giugno 1922 - Ouagadougou, Burkina Faso, 4 dicembre 2006) e' stato un politico, storico e uomo d'azione burkinabe' e fondatore del maggiore partito di opposizione del suo Paese. Cresciuto nel contesto rurale del suo villaggio natale, nella parte settentrionale del paese, e' figlio di Alfred Ki-Zerbo (da alcuni considerato il primo cristiano dell'Alto Volta) e Therese Folo Ki. Lo stesso Joseph afferma che l'ambiente contadino, nel quale ha trascorso i primi undici anni della sua infanzia, ha influenzato profondamente la sua personalita'. La sua radice africana, la sua concezione di grande famiglia ed il suo rapporto con la natura affondano le origini proprio in quel periodo. Allievo di alcune scuole delle missioni cattoliche nella regione: prima a Toma (tra il 1933 ed il 1940), poi a Pabre', a Faladie' nel Mali ed infine presso il seminario di Koumi dove riceve un'educazione di livello superiore. Finito tale periodo di formazione, si reca a Dakar dove, contemporaneamente all'insegnamento, si dedica a diversi mestieri come buona parte degli emigranti nella citta': e' impiegato presso le ferrovie e lavora per il settimanale cattolico "Afrique Nouvelle". Consegue la maturita' all'eta' di 27 anni e, grazie all'elevato punteggio, ottiene una borsa di studio a Parigi dove si reca, nel 1949, per studiare storia presso la Sorbona e presso l'Institut d'Etudes Politiques. Al termine degli studi sostiene un concorso che opera una selezione di insegnanti per le scuole di grado superiore francesi. Ki-Zerbo, ancora studente, avvia la propria attivita' politica: cofondatore e presidente dell'Associazione degli studenti dell'Alto Volta in Francia (1950-1956) prima, poi dell'Associazione degli studenti cattolici africani, antillesi e malgasci. In questo periodo matura il suo pensiero combattivo e anticolonialista: nel 1954 pubblica un articolo, intitolato "Cercasi nazionalisti", nella rivista cattolica "Tam-Tam". In quell'epoca conosce intellettuali quali lo storico senegalese Cheikh Anta Diop e Abdoulaye Wade, esponente di spicco della politica e futuro capo dello stato (dal 2000) del Senegal. A Bamako conosce Jacqueline Coulibaly, figlia di un noto sindacalista del Mali e sua futura sposa. Il suo impegno di sindacalista risale a questo periodo. E' professore di storia a Orleans e a Parigi prima di insegnare presso un liceo di Dakar. Nel 1957 Ki-Zerbo fonda il Movimento di liberazione nazionale (Mln) presentando il manifesto a Kwame Nkrumah, il primo presidente del Ghana. Il programma politico dell'Mln e' conciso e chiaro: indipendenza immediata, creazione degli Stati Uniti d'Africa e socialismo. Di questo periodo l'impegno del Movimento in una campagna d'opposizione al referendum di Charles de Gaulle, condotta nei principali paesi dell'Africa occidentale. Tra questi solo in Guinea-Conakry prevale il no al referendum e si impone l'indipendenza immediata. L'allora presidente Sekou Toure' chiama Ki-Zerbo con moglie e collaboratori in Guinea-Conakry per organizzare la sostituzione degli insegnanti francesi richiamati in patria. Nel 1960 Joseph Ki-Zerbo rientra in Alto Volta giustificando la sua partenza al presidente Toure' con motivazioni inerenti alla necessita' di dover proseguire nella lotta indipendentista in altre aree della regione. Si ferma per qualche anno ad insegnare ad Ouagadougou in quanto primo insegnante per scuole secondarie del paese. Nel 1965 viene nominato direttore generale dell'Educazione, della Gioventu' e dello Sport. In seguito riveste il ruolo di docente all'universita' della capitale del Paese. Cofondatore e segretario generale del Consiglio africano e malgascio per l'insegnamento superiore (Cames), ne e' membro dal 1967 al 1979. Ki-Zerbo pubblica diversi scritti inerenti la cultura e la storia africana; in tali publicazione espone il suo pensiero e le sue idee sociali. Nel 1963 redige un manuale didattico di storia e nel 1972 pubblica la celebre Histoire de l'Afrique noire, des origines a' nos jours, opera di riferimento sulla storia africana in cui espone concetti rinnovati ed in antitesi con la descrizione riduttiva, discriminante e razzista in auge al tempo nella cultura europea. Ki-Zerbo sostiene e comprova, nella sua opera, che l'Africa aveva raggiunto un elevato sviluppo sociale, politico e culturale prima del declino del continente determinato in buona parte anche dalla tratta degli schiavi prima e dal colonialismo poi. L'impegno politico di Ki-Zerbo prosegue: l'Mln trova adesioni tra i sindacati, gli insegnanti ed i contadini in particolare creando, di fatto, un fronte popolare di opposizione al regime di Maurice Yameogo che aveva vietato i partiti politici. Il 3 gennaio 1966 il presidente Yameogo cade grazie all'Mln. Ki-Zerbo si presenta alle elezioni legislative del 1970 ed il suo partito ottiene alcuni seggi. Nel 1974 un colpo di stato militare vanifica tali progressi democratici. Tra il 1972 ed il 1978 Ki-Zerbo e' membro del consiglio dell'Unesco e lavora, per conto della stessa organizzazione, alla storia dell'Africa in otto volumi intitolata Histoire generale de l'Afrique. Nel 1980 fonda il Centro studi per lo sviluppo africano (Ceda) e sulla base di una attenta analisi critica dell'imperialismo conia il concetto di sviluppo endogeno. Tra il 1983 ed il 1992, trascorre un periodo in esilio, in quanto maggiore oppositore del governo rivoluzionario di Thomas Sankara insediatosi nel 1983. L'anno successivo l'Alto Volta diventa Burkina Faso, Ki-Zerbo e sua moglie vengono condannati a due anni di detenzione per frode fiscale e la loro biblioteca incendiata. Nel periodo di esilio fonda il Centro di ricerca per lo sviluppo endogeno (Crde), insegna e presta opera come ricercatore presso l'Istituto fondamentale dell'Africa nera (Ifan) a Dakar. Nel 1992 Ki-Zerbo e sua moglie rientrano in Burkina Faso, il cui sistema politico intanto e' mutato, e fonda il Partito per la democrazia e il progresso (Pdp) che, alle elezioni del 1997, ottiene il 10,1% dei voti diventando il maggiore partito di opposizione con Ki-Zerbo deputato. Nello stesso anno ottiene il cosiddetto "premio Nobel alternativo" (Right Livelihood Award). Nel 1998, tuttavia, egli rassegna le dimisssioni da deputato a seguito dell'omicidio del giornalista Norbert Zongo. Nel 2000 riceve il premio Kadhafi e, l'anno successivo, la laurea honoris causa dall'universita' di Padova. Joseph Ki-Zerbo, storico e politico, ma soprattutto intellettuale africano che ha coniugato scienza e azione politica, non si e' limitato a proseguire la carriera scientifica, ma, attento osservatore degli avvenimenti, ha preso posizione per mutare l'ordine delle cose in Africa. Joseph Ki-Zerbo muore il 4 dicembre 2006 a Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso. * Bibliografia essenziale - Storia dell'Africa nera. Un continente tra la preistoria e il futuro, Einaudi, Torino 1977 (ed. or. fr.: Histoire de l'Afrique noire. D'hier a' demain, Hatier, Paris 1972). - A quando l'Africa? Conversazioni con Rene' Holenstein, Editrice missionaria italiana (Emi), Bologna 2005 (ed. or. fr.: A' quand l'Afrique? Entretien avec Rene' Holenstein, Edition de l'Aube, La Tour d'Aigues 2003). 4. RIFLESSIONE. LUISA MURARO: VICENZA E IL MOVIMENTO NO DAL MOLIN [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it).riprendiamo il seguente intervento, li' preceduto dalla seguente nota: Luisa Muraro e' nata e cresciuta nella provincia vicentina. Dal Molin e' il nome di una vasta area alle porte di Vicenza, che l'aeronautica italiana ha deciso di lasciare e che il Pentagono vorrebbe trasformare, in parte o tutta, in una nuova base militare, che andrebbe ad aggiungersi alla Caserma Ederle, alla base sotterranea di Arcugnano, alla base sotterranea "Pluto" di Longare, e ad altri insediamenti di carattere logistico, aggiungendo servitu' a servitu', pericolo a pericolo". Luisa Muraro, una delle piu' influenti pensatrici viventi, ha insegnato all'Universita' di Verona, fa parte della comunita' filosofica femminile di "Diotima"; dal sito delle sue "Lezioni sul femminismo" riportiamo la seguente scheda biobibliografica: "Luisa Muraro, sesta di undici figli, sei sorelle e cinque fratelli, e' nata nel 1940 a Montecchio Maggiore (Vicenza), in una regione allora povera. Si e' laureata in filosofia all'Universita' Cattolica di Milano e la', su invito di Gustavo Bontadini, ha iniziato una carriera accademica presto interrotta dal Sessantotto. Passata ad insegnare nella scuola dell'obbligo, dal 1976 lavora nel dipartimento di filosofia dell'Universita' di Verona. Ha partecipato al progetto conosciuto come Erba Voglio, di Elvio Fachinelli. Poco dopo coinvolta nel movimento femminista dal gruppo "Demau" di Lia Cigarini e Daniela Pellegrini e' rimasta fedele al femminismo delle origini, che poi sara' chiamato femminismo della differenza, al quale si ispira buona parte della sua produzione successiva: La Signora del gioco (Feltrinelli, Milano 1976), Maglia o uncinetto (1981, ristampato nel 1998 dalla Manifestolibri), Guglielma e Maifreda (La Tartaruga, Milano 1985), L'ordine simbolico della madre (Editori Riuniti, Roma 1991), Lingua materna scienza divina (D'Auria, Napoli 1995), La folla nel cuore (Pratiche, Milano 2000). Con altre, ha dato vita alla Libreria delle Donne di Milano (1975), che pubblica la rivista trimestrale "Via Dogana" e il foglio "Sottosopra", ed alla comunita' filosofica Diotima (1984), di cui sono finora usciti sei volumi collettanei (da Il pensiero della differenza sessuale, La Tartaruga, Milano 1987, a Il profumo della maestra, Liguori, Napoli 1999). E' diventata madre nel 1966 e nonna nel 1997"] Vicenza si oppone al progetto del Pentagono (che i nostri governanti non hanno saputo contrastare al momento giusto) con una lotta pacifica, tenace, capillare, libera da politicismi, che vede una forte presenza di donne e la partecipazione di alcuni cittadini americani. La chiamano "politica dal basso", io la considero politica vera e propria, anzi per me e chisse' quante altre/i, oggi e' l'unica in cui vale la pena impegnarsi. Grazie ai vicentini e a quelli che li appoggiano, il paesaggio politico ha preso vita e si e' colorato di speranza. I mass-media hanno smesso di dare notizie imprecise o false sul progetto Dal Molin. La manifestazione del 17 febbraio ha mostrato la ricchezza umana del movimento, in contrasto con gli allarmismi interessati del governo. Non sono risultati da poco. Sta capitando qualcosa di nuovo e positivo anche su un altro piano. L'argomento dei favorevoli alla base Dal Molin ("ci sara' lavoro, faremo affari, ci sara' da guadagnare per tutti"), vero o falso che sia (certi pensano che, a conti fatti, sia falso), non ha fatto presa sulla popolazione. Dunque, una moltitudine di persone pensa che non si puo' inseguire l'arricchimento ad ogni costo, a costo cioe' di prestarsi come territorio e come popolazione ad una politica di guerre aggressive ("guerre preventive" questo vuol dire). Politica che e' contraria al diritto internazionale, all'Onu, alle dottrine religiose piu' sante. C'e' un limite agli affari, non si puo' dar via la civilta', la coscienza, il territorio e mettere a rischio la vita di innumerevoli persone. Il movimento di Vicenza si alimenta alle sorgenti autentiche della passione politica e si vede: c'e' voglia di riunirsi, di mettersi in rapporto con altri, c'e' fiducia reciproca, c'e' la capacita' di parlare e di contagiare. Ma e' un'impresa umana e come tale, fragile. In questi casi, si sa, i politici di professione contano sullo spegnersi dell'entusiasmo per riprendere la loro vecchia strada: aiutiamoli a sbagliarsi di grosso e a trovare la strada giusta! Scrivo queste righe per invitare chi le legge a entrare in rapporto con donne e uomini di Vicenza e a fargli sentire che la loro lotta e' anche la nostra: che a loro arrivi il nostro sostegno, che a noi arrivi il loro esempio, che si estenda e rinforzi la rete in cui circolano le idee e le energie. 5. RILETTURE. TZVETAN TODOROV: FACE A' L'EXTREME Tzvetan Todorov, Face a' l'extreme, Editions du Seuil, Paris 1991, 1994, pp. 366 (e' la seconda edizione, rivista dall'autore; la traduzione italiana - Di fronte all'estremo, Garzani, Milano 1992 - e' relativa alla prima edizione). Una lettura indispensabile. 6. RILETTURE. TZVETAN TODOROV: MEMORIA DEL MALE, TENTAZIONE DEL BENE Tzvetan Todorov, Memoria del male, tentazione del bene. Inchiesta su un secolo tragico, Garzanti, Milano 2001, pp. 406, lire 38.000. Una lettura indispensabile. 7. RILETTURE. TZVETAN TODOROV: UNA TRAGEDIA VISSUTA Tzvetan Todorov, Una tragedia vissuta. Scene di guerra civile, Garzanti, Milano 1995, pp. 158, lire 25.000. Una lettura indispensabile. 8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell’ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell’uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 9. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 57 del 12 aprile 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html e anche alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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