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Minime. 48
- Subject: Minime. 48
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 3 Apr 2007 00:16:17 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 48 del 3 aprile 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. "Azione nonviolenta" di aprile 2007 2. Rasha Elass: Rifugiata 3. Franco Fortini, Fausto Amodei: la marcia della pace 4. "Missione oggi", "Mosaico di pace", "Nigrizia", "Unimondo": Exa 2007, armi nel carrello della spesa 5. Rocco Altieri: Il 5 per mille per i "Quaderni Satyagraha" 6. Monica Ruocco presenta "Il romanzo di Ibn Khaldun" di Bensalem Himmish 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento 8. Per saperne di piu' 1. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA" DI APRILE 2007 [Dagli amici della redazione di "Azione nonviolenta" (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) riceviamo e diffondiamo] E' uscito il numero di aprile 2007 di "Azione nonviolenta", rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo. * In questo numero: Nella memoria troviamo le possibilita' di una nuova storia, di Fulvio Cesare Manara; Quando la "cultura" e la "tradizione" giustificano la violenza sulle donne, fatta di delitti e umiliazioni, di Maria G. Di Rienzo; Lo stupro come arma di guerra contro le donne. La guerra e' un crimine. Lo stupro e' il peggiore crimine dei crimini, di Maria G. Di Rienzo; Essere donne e uomini liberamente: attinenze tra femminismo e nonviolenza, di Giovanna Providenti; In servizio civile nell'isola di Cipro divisa dal muro, di Elena Buccoliero; Abbattere l'ultimo muro d'Europa, di Paolo Bergamaschi; Le ragioni del governo e le verita' del movimento, di Adriano Moratto; Base di Vicenza, Tav, Mose: il governo e' sordo, di Michele Boato; La rivoluzione disarmista di Carlo Cassola, di Silvano Tartarini. Le rubriche: Educazione. La pace come obiettivo educativo del Centro Psicopedagogico, a cura di Pasquale Pugliese; Economia. C'era una volta Banca Etica, ma e' ancora etica?, a cura di Paolo Macina; Giovani. Ammazzare per gioco, tra finzione e realta', a cura di Elisabetta Albesano e Agnese Manera; Per esempio. L'attivista in abito da sposa per combattere la violenza domestica, a cura di Maria G. Di Rienzo; Musica. Il Laboratorio musicale e il Gruppojamin-a', a cura di Paolo Predieri; Cinema. Un film tutto da sentire o da vedere ad occhi chiusi, a cura di Flavia Rizzi; Libri. Veri racconti di migranti e bulli, a cura di Sergio Albesano; Lettere. Ricevere, leggere, condividere "Azione nonviolenta" e' una festa, a cura della redazione. In copertina: Donne vittime della guerra. In seconda di copertina: 1907-2007. Un secolo fa, il futuro, aprile 1907, a cura di Luca Giusti. In terza di copertina: Pax et Biani, Afghanistan, discussione. In ultima: Destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento. * Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 29 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'". 2. MONDO. RASHA ELASS: RIFUGIATA [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente articolo. Rasha Elass, giornalista indipendente, vive a Damasco in Siria; e' corrispondente per "We news"] Beirut, Libano. I sei rapitori che stuprarono Noura a Baghdad la lasciarono in mezzo alla strada, sanguinante, con il viso pieno di lividi, gli abiti strappati e a piedi nudi. Sposata da 18 anni, Noura era assieme al marito quando fu rapita: lui venne pugnalato dagli aggressori e lasciato a terra per morto. I testimoni dell'aggressione, comunque, lo portarono all'ospedale. La mattina successiva, dopo che gli stupratori ebbero lanciato Noura fuori dalla loro automobile, minacciandola di morte se avesse osato denunciarli, il guidatore di un piccolo autobus la soccorse, le diede le sue scarpe ed il suo cappotto e l'accompagno' a casa della sorella di lei. Marito e moglie, riuniti alcuni giorni dopo, fuggirono in Siria con i loro tre bambini, in parte per evitare la violenza che e' cosa quotidiana in Iraq, in parte per evitare lo stigma che rimane appiccicato alle vittime della violenza sessuale, e per far si' che i loro figli non lo venissero mai a sapere. "Sedevo nella moschea Sit Zeinab, e pregavo Dio di uccidermi", racconta Noura, una sunnita di 34 anni, riferendosi alla moschea dove migliaia di rifugiati iracheni, in maggioranza sciiti, pregano a Damasco. Oggi, circa due anni e mezzo piu' tardi, Noura (che ha chiesto ci si riferisse a lei non con il suo vero nome) e suo marito vivono nell'anonimato di un sobborgo di Beirut. "Molti iracheni vivono in Siria", racconta Noura, "Ma non socializziamo con nessuno di loro. Le mie amiche sono tutte libanesi. Il mio bambino di sette anni non parla il dialetto iracheno, e non lo capisce". Noura si schiarisce i capelli, e parla in un misto di diversi dialetti. Il suo matrimonio e' stato devastato dalla brutale aggressione. "Ora lui mi picchia qualche volta, come l'altro ieri. Lo fa perche' diventa frustrato e arrabbiato all'improvviso e senza nessuna ragione particolare", dice in presenza del marito, e aggiunge che lui non l'aveva mai picchiata "prima dell'incidente". Il marito guarda il pavimento e non dice nulla. Quando lui lascia la casa, Noura rivela anche che i fratelli di lei lo hanno biasimato per non averla protetta. Dal giorno dello stupro, suo marito e' diventato impotente. "Gli uomini e le donne che fanno esperienza della tortura, e lo stupro e' una forma di tortura, hanno difficolta' a ricostruire le relazioni con i familiari, perche' li sentono estranei. L'esperienza ha estraniato queste persone le une dalle altre. Vittime e familiari possono sviluppare una sorta di confusione emotiva, impotenza, e possono diventare aggressivi gli uni verso gli altri", dice Suzanne Jabbour, direttrice del Centro "Restart" per le vittime di violenza e tortura. Il Centro, con base a Tripoli, e' uno dei pochi accreditati a livello internazionale che opera nella regione. Noura ed il marito frequentano il Centro per ricevere aiuto psicologico e consigli ogni settimana, e Noura dice che cio' ha aiutato la loro relazione. Suo marito, che in passato non aveva fiducia nei medici, oggi e' contento delle sessioni di terapia perche' "si sente meglio, dopo aver parlato dei suoi pensieri e dei suoi sentimenti". * Ma fra la maggioranza degli iracheni rifugiati in altri paesi c'e' soprattutto silenzio, rispetto alla violenza sessuale che le donne hanno dovuto sopportare in Iraq. "Ci sono migliaia e migliaia di casi di stupro, ma le vittime preferirebbero morire piuttosto che parlarne", dice Ahmed Ali, un giornalista iracheno che di recente e' fuggito in Siria. Ahmed racconta che ha ripetutamente tentato di scrivere dell'estensione della violenza sessuale in Iraq, ma nessuno ha voluto parlarne con lui. Anche le organizzazioni umanitarie che lavorano con i rifugiati sono piuttosto timide sul discutere la faccenda. Purche' mantenessi il suo anonimato, un membro di una di queste organizzazioni, presente a Damasco, mi ha dichiarato che: "Ci sono moltissimi casi di stupro fra le donne irachene e in minor misura anche fra gli uomini, ma e' un'istanza culturalmente sensibile, troppo per parlarne in modo aperto". Il gruppo dei rifugiati iracheni nel mondo e' uno di quelli che stanno crescendo rapidamente, e nessuno sa quante donne in tale gruppo vivono con il ricordo di un'aggressione brutale, soffrendo in silenzio per proteggere se stesse e le proprie famiglie da quella che appare come un'insopportabile vergogna. Ci sono due milioni di iracheni che vivono fuori dall'Iraq, principalmente in Siria e Giordania, e diverse migliaia si trovano in Libano. Ogni mese altre migliaia fuggono. All'interno dello stesso Iraq ci sono un milione e ottocentomila dispersi. In Libano, Noura e la sua famiglia non hanno status legale, il che significa che vivono con quanto il marito riesce a racimolare da lavori precari e di carita'. Noura dice che lei prova sollievo a parlare di tutto questo con me. "Lo scorso San Valentino mia figlia, che ha tredici anni, mi ha chiesto: Perche' papa' non ti ha regalato dei fiori? Io non ho saputo cosa risponderle. Ma quella notte mi sono svegliata di soprassalto perche' mio marito mi stava quietamente baciando le mani. E stava piangendo". * Heidi Lehmann e' consigliera anziana dell'International Rescue Committee, una delle prime organizzazioni internazionali a fornire dati sulla violenza di genere e programmi d'aiuto alle vittime di stupro nei conflitti che hanno interessato Bosnia-Erzegovina, Ruanda e Sierra Leone. In tutti questi paesi Heidi Lehmann ha lavorato con le sopravvissute: "E' sorprendente notare le somiglianze nelle zone di guerra, rispetto alle donne che diventano bersagli della violenza ed allo stigma sociale posto su di loro. La violenza sessuale e' del tutto comune in zona di guerra. Non si tratta di 'se', si tratta di 'quanto spesso'". Nello scorso febbraio, una donna irachena ha sconvolto gli spettatori di Al-Jazeera, una delle tv piu' seguite del mondo arabo, quando ha narrato di come fosse stata stuprata dai tre poliziotti che l'avevano condotta con loro per accertamenti. La donna e' sunnita, ed i tre poliziotti accusati sono sciiti. La dichiarazione della donna ha scatenato una furibonda reazione sulle linee del settarismo etnico, mostrando con cruda chiarezza cosa una sopravvissuta allo stupro e la sua famiglia possono aspettarsi se vengono allo scoperto. Un membro del Parlamento iracheno ha dichiarato ad Al-Jazeera che la donna (chiamata "Sabrina") stava "ovviamente mentendo riguardo allo stupro. Basta guardare com'e' truccata". Il parlamentare si riferiva al tradizionale kohl arabo che circondava gli occhi di Sabrina il giorno in cui testimonio' in televisione. La donna portava una sciarpa che le copriva i capelli ed il viso, lasciando scoperti solo quegli occhi. Noura racconta che ha dovuto sopportare la sua propria esperienza dell'umiliazione e dello stigma, quando sua madre ed altri dodici fra parenti e vicini scoprirono cosa le era accaduto. "Mia madre e gli altri parenti a Baghdad hanno cambiato quartiere, per allontanarsi dai sussurri e dalle occhiate. E oggi, quando qualcuno dei miei fratelli telefona per sapere come stiamo, io mi vergogno a parlargli. Mi sento come se avessi fatto loro qualcosa". 3. MEMORIA. FRANCO FORTINI, FAUSTO AMODEI: LA MARCIA DELLA PACE [Da Giuseppe Vettori (a cura di), Canzoni italiane di protesta 1794-1974, Newton Compton, Roma 1974, 1976, riprendiamo il testo della seguente canzone. Dalla stessa fonte riprendiamo anche la seguente nota: "Improvvisata nel settembre 1961 da Franco Fortini e Fausto Amodei durante la marcia della pace Perugia-Assisi, 'manifestazione popolare contro l'imperialismo, il razzismo, il colonialismo, lo sfruttamento'. Incisa da Maria Monti in Le canzoni del no, questa canzone provoco' il sequestro dell'intero disco; la strofetta 'E se la patria chiama, lasciatela chiamare' non andava giu' ai benpensanti di allora...". Per i versi di questa canzone Franco Fortini fu incriminato. La marcia Perugia-Assisi in cui furono improvvisate queste strofe, come e' noto, e' uno dei doni grandi all'umanita' recati da Aldo Capitini. Franco Fortini, (all'anagrafe Lattes, Fortini e' il cognome della madre assunto come nom de plume) e' nato a Firenze nel 1917, antifascista, partecipa all'esperienza della repubblica partigiana in Val d'Ossola. Nel dopoguerra e' redattore del "Politecnico" di Vittorini; in seguito ha collaborato a varie riviste, da "Comunita'" a "Ragionamenti", da "Officina" ai "Quaderni rossi" ed ai "Quaderni piacentini", ad altre ancora. Ha lavorato nell'industria, nell'editoria, come traduttore e come insegnante. E' stato una delle persone piu' limpide e piu' lucide (e per questo piu' isolate) della sinistra italiana, un uomo di un rigore morale ed intellettuale pressoche' leggendario. E' scomparso nel 1994. Opere di Franco Fortini: per l'opera in versi sono fondamentali almeno le raccolte complessive Poesie scelte (1938-1973), Mondadori; Una volta per sempre. Poesie 1938-1973, Einaudi; Versi scelti. 1939-1989, Einaudi; cui si aggiungano l'ultima raccoltina Composita solvantur, Einaudi, e postuma la serie di Poesie inedite, sempre presso Einaudi. Testi narrativi sono Agonia di Natale (poi riedito col titolo Giovanni e le mani), Einaudi; e Sere in Valdossola, Mondadori, poi Marsilio. Tra i volumi di saggi, fondamentali sono: Asia Maggiore, Einaudi; Dieci inverni, Feltrinelli, poi De Donato; Tre testi per film, Edizioni Avanti!; Verifica dei poteri, Il Saggiatore, poi Garzanti, poi Einaudi; L'ospite ingrato, De Donato, poi una nuova edizione assai ampliata col titolo L'ospite ingrato. Primo e secondo, presso Marietti; I cani del Sinai, Einaudi; Ventiquattro voci per un dizionario di lettere, Il Saggiatore; Questioni di frontiera, Einaudi; I poeti del Novecento, Laterza; Insistenze, Garzanti; Saggi italiani. Nuovi saggi italiani, Garzanti (che riprende nel primo volume i Saggi italiani apparsi precedentemente presso De Donato); Extrema ratio, Garzanti; Attraverso Pasolini, Einaudi; e adesso il postumo incompiuto Un giorno o l'altro, Quodlibet, Macerata 2006. Si veda anche l’antologia fortiniana curata da Paolo Jachia, Non solo oggi, Editori Riuniti; la recente bella raccolta di interviste, Un dialogo ininterrotto, Bollati Boringhieri; e la raccolta di Saggi ed epigrammi, Mondadori, Milano 2003. Tra le opere su Franco Fortini in volume cfr. AA. VV., Uomini usciti di pianto in ragione, Manifestolibri, Roma 1996; Alfonso Berardinelli, Fortini, La Nuova Italia, Firenze 1974; Romano Luperini, La lotta mentale, Editori Riuniti, Roma 1986; Remo Pagnanelli, Fortini, Transeuropa, Jesi 1988; Daniele Balicco, Non parlo a tutti. Franco Fortini intellettuale politico, Manifestolibri, Roma 2006. Su Fortini hanno scritto molti protagonisti della cultura e dell'impegno civile; fondamentali sono i saggi fortiniani di Pier Vincenzo Mengaldo; la bibliogafia generale degli scritti di Franco Fortini e' in corso di stampa presso le edizioni Quodlibet a cura del Centro studi Franco Fortini; una bibliografia essenziale della critica e' nel succitato "Meridiano" mondadoriano pubblicato nel 2003. Fausto Amodei, nato nel 1934, architetto, cantautore, ha preso parte all'esperienza dei Cantacronache con Sergio Liberovici, Michele Straniero, Emilio Jona, Italo Calvino, Franco Fortini; successivamente ha preso parte all'esperienza del Nuovo Canzoniere Italiano con Ivan Della Mea, Paolo Pietrangeli, Giovanna Marini, Gualtiero Bertelli e altri; sue sono alcune delle canzoni piu' vive dei movimenti di lotta in Italia. Dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo la seguente scheda: "Fausto Amodei (Torino, 1935) e' un cantautore e musicologo italiano. Inizia a studiare la fisarmonica da giovanissimo, passando poi al pianoforte, e, infine, alla chitarra. Studia e si diploma presso il Liceo Alfieri, a Torino, per poi laurearsi in architettura. Allo stesso tempo continua la pratica musicale, e inizia la sua attivita' politica nel movimento laico di sinistra Unita' Popolare, fondato da Ferruccio Parri; nel 1966 diverra' anche deputato del Psiup. Il nome di Fausto Amodei e' legato indissolubilmente a quello del gruppo dei Cantacronache, da lui fondato a Torino nel 1958 assieme a Michele L. Straniero, Giorgio De Maria, Margot, Emilio Jona, Sergio Liberovici, ed al quale contribuirono e collaborarono anche letterati e poeti come Italo Calvino e Franco Fortini: il loro intento era quello di scrivere canzoni che si staccassero dagli standard dell'epoca, basati su melodie facili e testi d'amore, trattando anche tematiche politiche o d'attualita': e' cosi' che Amodei compose canzoni quali Il tarlo, feroce critica dell'economia capitalistica, o La badoglieide, satira su Pietro Badoglio, o ancora Qualcosa da aspettare, riproposta poi nel 1965 da Enzo Jannacci. Tra le sue caratteristiche, che lo distinguono dagli altri membri del gruppo, l'uso dell'ironia e della satira, mediati certamente da Georges Brassens: infatti, sul finire degli anni '50, Amodei scopre il repertorio del grande cantautore francese, che in seguito ispirera' la prima produzione di Fabrizio de Andre'; e' per lui un'autentica folgorazione, e decide di tradurre diverse canzoni di Brassens in lingua piemontese, traduzioni che in seguito saranno definite da Brassens stesso, assieme a quelle in milanese di Nanni Svampa, come tra le migliori mai eseguite in ogni idioma (ricordiamo che Brassens, di madre napoletana, era capace di intendere piuttosto bene l'italiano). Nel 1960, in occasione dei moti popolari contro il governo di Fernando Tambroni che coinvolsero molte citta' italiane con scontri sanguinosi, morti e feriti, scrive la sua canzone piu' famosa, Per i morti di Reggio Emilia, ancora conosciutissima ed eseguita spesso in occasione di ogni manifestazione operaia e studentesca. La canzone e' stata anche interpretata e registrata da Milva e dagli Stormy Six. Nel 1972 incide l'album Se non li conoscete: la canzone omonima e' una feroce satira sul Msi. Collabora anche al Nuovo Canzoniere Italiano di Ivan Della Mea e Giovanna Marini e incide per i Dischi del Sole. Dalla collaborazione con il gruppo bolognese Canzoniere delle Lame nasce il disco Il prezzo del mondo. Nel 1975 riceve il Premio Tenco; l'anno successivo compone una cantata per sei strumenti e quattro voci intitolata Il Partito, ispirata alle memorie politiche di Camilla Ravera. Si defila poi dall'attivita' musicale fino alla fine del 2005, in cui fa uscire un nuovo album, intitolato con ironia Per fortuna c'e' il cavaliere, e riprende i concerti. Piu' volte, in interviste e in libri, Francesco Guccini ha citato Amodei tra i cantautori che lo hanno influenzato di piu'". Maria Monti e' cantautrice, attrice teatrale, cinematografica e televisiva. Dal sito www.mariamonti.it a lei dedicato riprendiamo la seguente scheda: "uno dei personaggi piu' vivaci e inventivi della canzone d'autore del secolo scorso. Maria Monti esordi' nei cabaret milanesi alla meta' degli anni Cinquanta, in un periodo di vivaci fermenti nel mondo dello spettacolo. Da allora ha contribuito come cantante a spettacoli, concerti, interventi a festival. Qualcuno ricorda la sua partecipazione al Festival di Sanremo, dove nel 1961 interpreto' con Giorgio Gaber la spiritosa Benzina e cerini. Ma indimenticabile fu la sua apparizione allo storico concerto della Festa dell'Unita' di Bologna nel 1974, con Dalla, De Gregori e Venditti. Di questo periodo ci restano diversi album, incisi con il chitarrista Luca Balbo: Maria Monti e i Contrautori, Il Bestiario, Muraglie: canzoni che si staccavano dalle logiche commerciali per esplorare temi e argomenti inusitati e stimolanti. L'ultima fatica e' Il mostro a due teste, un recital di un'ora e mezza presentato nel luglio 2005. La Maria Monti attrice non e' meno innovativa e originale. Nel 1959 fu la protagonista del primo telefilm italiano: La svolta pericolosa, di Gianni Bongioanni. Indimenticabile il suo contributo a Giu' la testa di Sergio Leone, mentre straordinaria e' stata la sua interpretazione in Novecento e Strana la vita di Bertolucci, senza contare la sua attivita' nelle produzioni cinematografiche di Leto, Bolognini e M. Risi. In teatro e' stata applaudita in alcune commedie con Paolo Poli (Il candelaio, Il diavolo) e in musical come Pardon Monsieur Moliere di Garinei-Terzoli-Vaime. In televisione le sue apparizioni sono innumerevoli: l'abbiamo vista nel 1967 nello spassoso Circolo Picwick, diretto da Gregoretti, e in Il calzolaio di Vigevano; poi nei Promessi Sposi realizzato da S. Nocita; piu' recentemente in Angeli caduti di Fenoglio e infine in Vento di ponente, dove interpreta (a quanto si e' visto finora) un personaggio tutt'altro che banale. Questo sito e' dedicato a Maria Monti attrice teatrale, di cinema e di televisione. A Maria Monti interprete di canzoni folk e canzoni satiriche. A Maria Monti cantautrice di rara originalita' e raffinatezza". Dal sito www.raidue.rai.it riprendiamo la seguente scheda: "Maria Monti e' nata a Milano. Ha debuttato in tv a vent'anni nel 1955 in Primo applauso condotto da Silvana Pampanini ed Enzo Tortora. Due anni dopo e' stata cantante ospite di Lascia o raddoppia. Nei primi anni Sessanta, affianca alla carriera televisiva una proficua attivita' di cantautrice di qualita' (era l'epoca del boom di Paoli, Bindi, Gaber, Endrigo, Tenco, Jannacci e tanti altri). Allo stesso tempo debutta in teatro con la compagnia Tognazzi-Masiero in Uno scandalo per Lilly. Fino ad oggi ha continuato a conciliare con successo questi tre campi artistici. Tra i momenti salienti della sua carriera ricordiamo: per la tv, Il circolo Pickwick con la regia di U. Gregoretti; Il calzolaio di Vigevano, regia di E. Fenoglio; I promessi sposi, regia di S. Nocita, e Incantesimo. Per il teatro, Ambleto di Testori, con F. Parenti; L'impresario delle Smirne, regia di G. Corbelli; I due gentiluomini di Verona, regia di L. Salvati; la sua collaborazione con Giorgio Gaber; L'opera da tre soldi di Brecht, regia di T. Russo, ripresa nel '95 dopo sei anni dalla prima edizione. Al cinema Maria Monti ha recitato anche in Giu' la testa di Sergio Leone, Novecento di Bertolucci, Oh Serafina di Lattuada, Gran Bollito di Bolognini e di recente in L'Ultimo capodanno di Marco Risi, Controvento di Peter Del Monte e in Come si fa un Martini di C. Stella". Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' (a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori), Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di Capitini); recentemente e' stato ripubblicato il saggio Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989; una raccolta di scritti autobiografici, Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, nuova edizione presso L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; e gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991; e la recentissima antologia degli scritti (a cura di Mario Martini, benemerito degli studi capitiniani) Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui i fondamentali Elementi di un'esperienza religiosa, 1937, e Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Opere su Aldo Capitini: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze 2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze 2005; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito citato; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.aldocapitini.it, altri materiali nel sito www.cosinrete.it; una assai utile mostra e un altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere richiesti scrivendo a Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a Lanfranco Mencaroni: l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento Nonviolento: tel. 0458009803, e-mail: azionenonviolenta at sis.it o anche redazione@nonviolenti:org. Giuseppe Vettori, musicologo, ricercatore sul campo delle tradizioni popolari ed in particolare delle canzoni di lotta delle e degli oppressi, ha curato molti volumi sulla musica e le tradizioni popolari; tra i suoi libri ricordiamo come particolarmente rilevanti - anche per il ruolo educativo che svolsero all'epoca - almeno i seguenti: Canzoni italiane di protesta, Newton Compton, Roma 1974, 1976; Canti popolari italiani, Newton Compton, Roma 1974, 1976; (con Agata Curra' e Rosalba Vinci), Canti della protesta femminile, Newton Compton, Roma 1977; negli anni recenti ha curato diverse pubblicazioni per Scipioni Editore] E se Berlino chiama, ditele che s'impicchi: crepare per i ricchi, crepare per i ricchi; e se Berlino chiama, ditele che s'impicchi: crepare per i ricchi no, non ci garba piu', no, non ci garba piu'. E se la Nato chiama, ditele che ripassi: lo sanno pure i sassi, non ci si crede piu'. Se la ragazza chiama, non fatela aspettare: servizio militare solo con lei faro'. E se la patria chiama, lasciatela chiamare: oltre le Alpi e il mare un'altra patria c'e'. E se la patria chiede di offrirgli la tua vita, rispondi che la vita per ora serve a te. 4. STRUMENTI DI MORTE. "MISSIONE OGGI", "MOSAICO DI PACE", "NIGRIZIA", "UNIMONDO": EXA 2007, ARMI NEL CARRELLO DELLA SPESA [Da varie persone amiche riceviamo e diffondiamo il seguente appello che appare come editoriale comune nel numero di aprile delle riviste "Missione oggi", "Mosaico di pace", "Nigrizia", promotrici della campagna "Banche armate" e nel sito di "Unimondo"] Pensavate di aver visto e sentito di tutto su Exa, la fiera delle armi di Brescia? Bambini che entrano tranquillamente accompagnati dai genitori e - altrettanto tranquillamente - possono impugnare una pistola e prendere la mira? Snipers e fucili per cecchini puntualmente camuffati come "armi sportive" perche' una nota degli organizzatori proibiva agli espositori di usare certi termini per timore delle contestazioni? Coltelli e machete adottati dalle migliori "agenzie di sicurezza" (eserciti mercenari) nelle guerre in Africa? Beh, non avevate visto ancora nulla. L'edizione 2007 di Exa, "Fiera internazionale delle armi sportive, security e outdoor" che si terra' a Brescia dal 14 al 17 aprile annuncia infatti due strabilianti novita': "D-Fence" e "Area Shop". * La zona "D-Fence" sara' pero' riservata solo agli operatori di settore: "una serie di stand, chiusi in una sorta di minipadiglione, dedicati a tutti gli strumenti e le attrezzature normalmente utilizzati dalle Forze dell'ordine ed in dotazione ai corpi istituzionali italiani ed esteri", recita la brochure. Cosa sia "normalmente utilizzato" dai corpi di polizia di Tunisia e Tanzania ma anche di Russia e Stati Uniti - i cui "operatori" erano presenti a Exa lo scorso anno - non e' dato di sapere. Lo sanno comunque Amnesty International e Human Rights Watch che nei loro rapporti denunciano "vessazioni e intimidazioni da parte della polizia" (in Tunisia), "diffusi pestaggi e saccheggi compiuti dalle Forze di sicurezza" (in Tanzania), "coinvolgimento delle Forze federali nelle sparizioni di persone" (in Russia) e "brutalita' e uso eccessivo della forza da parte delle Forze di polizia negli Stati Uniti". Forse anche per questo - come avverte il sito di Exa 2007 - "data la particolare natura dei prodotti rappresentati e la loro inusuale specializzazione, l'area non sara' accessibile al pubblico, ma solo agli operatori accreditati all'ingresso". E cosi' nessun altro potra' vedere cosa realmente viene esposto. Si sa invece che - come recita il sito della fiera - "la scelta di istituire questo spazio risponde alle richieste di un settore significativo della realta' economica bresciana e non solo, e va nella direzione di soddisfare quella necessita' di maggiore sicurezza per i cittadini". Visto che non si tratta dei produttori di articoli casalinghi di Lumezzane, c'e' da pensare che il "significativo settore della realta' economica bresciana" che ha chiesto l'introduzione di questa novita' siano gli stessi produttori di armi promotori di Exa capeggiati dal Consorzio Armaioli Bresciani che pero' farebbe soprattutto "repliche di armi antiche e per collezionismo" - niente a che fare dunque con "strumenti e attrezzature per le Forze dell'ordine". Non resta da pensare, quindi, che la decisione sia stata dettata dal maggiore promotore e sponsor di Exa: la Fabbrica d'armi Pietro Beretta S.p.A. - ma meglio sarebbe dire la Beretta Holding, la cui produzione di Gardone Valtrompia (circa 1.500 armi al giorno) "copre quasi tutta la gamma delle armi portatili" fino a "fucili militari automatici". * Ma c'e' di piu'. Quest'anno "per la prima volta" per la gioia degli acquirenti vi sara' "Area Shop", "un'apposita area esclusiva nella quale sara' possibile fare acquisti nei giorni di svolgimento dell'evento". Vi sara' riservato il Padiglione numero 2 del polo fieristico nel quale si potra' magari entrare muniti di carrello della spesa o - per le signore di classe poco abituate ai supermercati - dotandosi di un comodo cestino. Insomma finalmente una "bella fiera" dove da sempre si possono portare anche i bambini e, da quest'anno, oltre ad ammirare, palpare, sentire l'odore delle armi si potra' acquistarle. Increduli? Impauriti? Ma no, state tranquilli! Tutto avverra' "naturalmente nel rispetto delle normative di legge". * Un caloroso grazie, quindi, a Brixia Expo-Fiera di Brescia ente promotore di questa bella - e unica in Italia! - fiera e al Comune di Brescia per ospitarla sul suo territorio con tanta premura: alle amministrazioni del Comune e della Provincia le forbici per il consueto taglio del nastro inaugurale e brindisi d'occasione. * Per ulteriori informazioni: - padre Nicola Colasuonno, "Missione Oggi", tel. 0303772780, e-mail: missioneoggi at saveriani.bs.it - don Renato Sacco e don Fabio Corazzina, "Mosaico di Pace", tel. 0803953507, e-mail: ufficiostampa at mosaicodipace.it - padre Carmine Curci, "Nigrizia", tel. 0458092390, e-mail: redazione at nigrizia.it 5. PROPOSTE. ROCCO ALTIERI: IL 5 PER MILLE PER I "QUADERNI SATYAGRAHA" [Da Rocco Altieri (per contatti: roccoaltieri at interfree.it) riceviamo e diffondiamo. Rocco Altieri e' nato a Monteleone di Puglia, studi di sociologia, lettere moderne e scienze religiose presso l'Universita' di Napoli, promotore degli studi sulla pace e la trasformazione nonviolenta dei conflitti presso l'Universita' di Pisa, docente di Teoria e prassi della nonviolenza all'Universita' di Pisa, dirige la rivista "Quaderni satyagraha". Tra le opere di Rocco Altieri segnaliamo particolarmente La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998. I semestrali "Quaderni Satyagraha" costituiscono la piu' prestigiosa rivista scientifica italiana specializzata nello studio della nonviolenza; per contattare la redazione: "Quaderni satyagraha", via Santa Cecilia 30, 56127 Pisa, tel. e fax: 050542573, e-mail: roccoaltieri at interfree.it o anche pdpace at interfree.it, sito: www.centrogandhi.it Il Centro Gandhi di Pisa si e' costituito nel giugno 2000 con l'obiettivo di promuovere la cultura e la pratica della nonviolenza e la realizzazione di una societa' nonviolenta. Dal 2002 pubblica i semestrali "Quaderni satyagraha", rivista di approfondimento sul metodo nonviolento di trasformazione dei conflitti] Cari amici, lettori e abbonati dei "Quaderni Satyagraha", allo scopo di rafforzare l'attivita' redazionale dei "Quaderni Satyagraha", la sua attivita' di studio, ricerca e promozione della cultura della nonviolenza, abbiamo ritenuto opportuno iscrivere all'Ufficio delle entrate il Centro Gandhi di Pisa per accedere al 5 per mille. Chi vuole puo' percio' indicare al momento della prossima dichiarazione dei redditi il codice fiscale numero: 93047610501 Centro Gandhi Onlus. Cordiali saluti a tutti, Rocco Altieri, direttore dei "Quaderni Satyagraha" 6. LIBRI. MONICA RUOCCO PRESENTA "IL ROMANZO DI IBN KHALDUN" DI BENSALEM HIMMISH [Dal quotidiano "Il manifesto" del 29 marzo 2007. Monica Ruocco e' docente di lingua e letteratura araba all'Universita' di Palermo; saggista, traduttrice, autrice di diversi lavori in volume e in riviste sulla letteratura dei paesi arabi (e' autrice tra l'altro delle voci sulla letteratura di Algeria, Egitto, Giordania, Iraq, Kuwait, Libia, Libano, Marocco, Mauritania, Malta, Oman, Palestina, Siria, Sudan, Tunisia, Yemen per l'Enciclopedia de Agostini, aggiornamento 1997); redattrice della rivista scientifica "Oriente Moderno" pubblicata dall'Istituto per l'Oriente "A. Nallino" di Roma dal 1994; ha partecipato come relatrice a convegni nazionali e internazionali; ha organizzato il convegno della Societa di studi per il Medio Oriente su "Pace e guerra nel Medio Oriente in eta moderna e contemporanea" (Universita di Lecce, 2004); partecipa a vari progetti di ricerca internazionali. Tra le opere di Monica Ruocco: Il mondo arabo, Pendragon; L'intellettuale arabo tra impegno e dissenso, Jouvence, Roma 1999; (a cura di), Migrazioni: idee, culture, identita in Medio Oriente e Nord Africa, numero speciale della rivista "Meridione. Sud e Nord nel Mondo", III, 1-2, 2003. Bensalem Himmish, filosofo, scrittore, docente all'Universita' di Rabat, intellettuale impegnato in difesa dei diritti umani, e' autore di numerose opere in arabo e in francese; tre dei suoi romanzi sono tradotti in diverse lingue; e' stato insignito di quattro premi tra cui il Premio Nagib Mahfuz (2002) e il Premio Sharjah-Unesco (2003) per l'insieme delle sue opere. Tra le opere di Bensalem Himmish: La formation ideologique en Islam (1983); Ibn Khaldoun, un philosophe de l'hisloire (1987); Le livre des fierres el des sagesses (1992); Au pays de nos crises (1997); Calife l'epouvante (1999), Etre en vie, et autres philosophemes (2006); Le Savantissime (2006); in traduzione italiana: Il romanzo di Ibn Khaldun, Jouvence, 2005. Ibn Khaldun (Tunisi 1332 - Il Cairo 1406) e', come e' noto, uno dei piu' illustri intellettuali, storici e sociologi della sua epoca] Per gli scrittori arabi contemporanei la storia si e' spesso rivelata come un serbatoio cui attingere per sviluppare riflessioni legate soprattutto al presente. Fin dalla nascita della narrativa araba moderna, il genere del romanzo storico - di volta in volta utilizzato per celebrare in funzione anticoloniale un glorioso passato o per descrivere la situazione attuale evitando la censura dei regimi autoritari - e' cosi' diventato familiare a molti scrittori, da Naguib Mahfuz a Gamal al-Ghitani, Elias Khuri e 'Abd al-Rahman Munif, le cui opere sono note anche ai lettori italiani. In questa corrente si inserisce adesso anche il marocchino Bensalem Himmish il quale, nel suo Il romanzo di Ibn Khaldun (traduzione dall'arabo e postfazione di Paola Viviani, Jouvence, pp. 275, euro 20), ripercorre l'ultima fase della vita di uno dei massimi storici e filosofi arabi. * Nato a Tunisi nel 1332 e morto al Cairo nel 1406, Ibn Khaldun ha spesso posto le sue conoscenze e le sue abilita' politiche al servizio dei potenti, dai sultani di Tunisi, Fes e Tlemcen, a quello di Granada, fino ai turchi Mamelucchi governatori d'Egitto. Ma Ibn Khaldun ha svolto anche in diverse occasioni il ruolo di ambasciatore per i sovrani che ha rappresentato, un compito, questo, che lo ha visto impegnato presso Pietro il Crudele, re di Castiglia, e il terribile Tamerlano. Oltre a essere politicamente attivo presso le corti piu' prestigiose dell'epoca, pero', Ibn Khaldun deve in particolare la sua fama, e l'apprezzamento degli studiosi antichi e contemporanei, al suo innovativo metodo di analisi dei fenomeni sociali e politici, un metodo con il quale ha anticipato di diversi secoli il pensiero europeo e che gli e' valso, per le sue analisi delle societa' araba, berbera e persiana, l'appellativo di padre della moderna sociologia. Una brillante sintesi del suo sapere e' la cosiddetta Muqaddima, ovvero i "Prolegomeni" a quella "Storia universale" mai portata a termine, attraverso la quale Ibn Khaldun voleva sovvertire la metodologia della storiografia araba classica. Anziche' riportare in maniera analitica le genealogie delle dinastie regnanti, cosi' come era stata consuetudine fino ad allora, lo studioso si era prefisso l'obiettivo di mettere in luce tutti quegli elementi che avrebbero potuto spiegare la nascita, lo sviluppo e la decadenza delle societa' prese in esame. Lo storico maghrebino ha pero' scritto anche una importante Autobiografia, che ha costituito la fonte principale del romanzo di Bensalem Himmish. * Nato nel 1947, romanziere e poeta, ma anche filosofo egli stesso e professore presso l'universita' di Rabat, Himmish e' autore di numerose opere narrative e saggistiche di grande successo, e proprio per questo suo romanzo su Ibn Khaldun (il cui titolo originale e' al-'Allama, "Il grande erudito") ha ricevuto nel 2001 uno dei piu' importanti riconoscimenti letterari del mondo arabo, intitolato a Naguib Mahfuz. Come ricorda nella postfazione Paola Viviani, competente traduttrice di questo testo che presenta evidenti difficolta' al lettore occidentale (e che per questo e' corredato da una serie di preziose note esplicative), gia' negli anni Settanta Himmish si era proposto di scrivere un romanzo su Ibn Khaldun, mentre preparava la sua tesi di dottorato sul periodo tardomedioevale nel Maghreb. Ed e' proprio grazie a questa profonda conoscenza della vita e dell'opera di Ibn Khaldun, che il romanzo di Himmish riesce a consegnare al lettore una precisa ricostruzione del contesto storico e sociale in cui operava il filosofo maghrebino e, dato ancora piu' importante, a proporre una rigorosa trasposizione del suo pensiero. Ambientato al Cairo nei primissimi anni del XV secolo, in un momento storico in cui la citta' egiziana viveva un periodo di grande prosperita' economica e culturale, il romanzo - che mette in scena Ibn Khaldun nella fase finale della sua esistenza, quando lo studioso ricopriva in Egitto la carica di qadi (ovvero giudice) della scuola di diritto malikita, presso i sultani Mamelucchi - ha innanzitutto il merito di divulgare e rendere fruibile a un vasto pubblico la figura del "grande erudito", senza d'altro canto tralasciare il lato umano del personaggio, la sua sofferenza per la separazione dalla famiglia (costretta, a causa di una sua prolungata assenza, a rientrare in Marocco), il suo dolore per la perdita della prima moglie e dei figli nel corso di un naufragio davanti alle coste di Alessandria. I dialoghi di Ibn Khaldun con il suo segretario Hammu (le cui domande - riprendendo una tipica formula degli antichi trattati arabi - costituiscono l'espediente narrativo che permette a Himmish di avvicinare il lettore alle questioni filosofiche, storiche e giuridiche) si alternano a capitoli in cui e' lo stesso filosofo a parlare in prima persona per esprimere un parere diretto sui governanti e i governi dell'epoca. * D'altro canto, pero', fra le trame della storia passata, Bensalem Himmish, autore assai impegnato anche sul versante politico, non manca di inserire evidenti riferimenti al Marocco dei nostri giorni, a partire dall'iniquita' dei governanti e dai problemi legati alle ingiustizie sociali. "I sultani e gli emiri di questo tempo sono l'autentica causa del malessere diffuso" afferma cosi' Ibn Khaldun, denunciando la corruzione degli ulema e dei giudici obbligati a sottostare ai voleri dei potenti e costretti, in caso di disobbedienza, alla fuga. La disparita' nella distribuzione delle ricchezze e' la fonte principale dell'infelicita' dei sudditi i quali, "costretti a vivere tra gli stenti e le violenze delle soldatesche, perdono la propria umanita', poiche' ormai sono, agli occhi di chi li governa, oggetti pronti a sottomettersi a qualsiasi umiliazione". Toccando anche (attraverso il personaggio di Sa'd, fratello della moglie di Ibn Khaldun) questioni assai delicate come l'omosessualita' e la prostituzione, Himmish mette soprattutto l'accento sulla poverta', intesa come conseguenza della deliberata politica di un governo che nell'indigenza dei cittadini individua la forma principale di deterrente a una loro presa di coscienza politica. 7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell’ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell’uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 8. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 48 del 3 aprile 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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