Minime. 48



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 48 del 3 aprile 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. "Azione nonviolenta" di aprile 2007
2. Rasha Elass: Rifugiata
3. Franco Fortini, Fausto Amodei: la marcia della pace
4. "Missione oggi", "Mosaico di pace", "Nigrizia", "Unimondo": Exa 2007,
armi nel carrello della spesa
5. Rocco Altieri: Il 5 per mille per i "Quaderni Satyagraha"
6. Monica Ruocco presenta "Il romanzo di Ibn Khaldun" di Bensalem Himmish
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'

1. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA" DI APRILE 2007
[Dagli amici della redazione di "Azione nonviolenta" (per contatti: via
Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax  0458009212, e-mail:
an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) riceviamo e diffondiamo]

E' uscito il numero di aprile 2007 di "Azione nonviolenta", rivista del
Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di
formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in
Italia e nel mondo.
*
In questo numero: Nella memoria troviamo le possibilita' di una nuova
storia, di Fulvio Cesare Manara; Quando la "cultura" e la "tradizione"
giustificano la violenza sulle donne, fatta di delitti e umiliazioni, di
Maria G. Di Rienzo; Lo stupro come arma di guerra contro le donne. La guerra
e' un crimine. Lo stupro e' il peggiore crimine dei crimini, di Maria G. Di
Rienzo; Essere donne e uomini liberamente: attinenze tra femminismo e
nonviolenza, di Giovanna Providenti; In servizio civile nell'isola di Cipro
divisa dal muro, di Elena Buccoliero; Abbattere l'ultimo muro d'Europa, di
Paolo Bergamaschi; Le ragioni del governo e le verita' del movimento, di
Adriano Moratto; Base di Vicenza, Tav, Mose: il governo e' sordo, di Michele
Boato; La rivoluzione disarmista di Carlo Cassola, di Silvano Tartarini.
Le rubriche: Educazione. La pace come obiettivo educativo del Centro
Psicopedagogico, a cura di Pasquale Pugliese; Economia. C'era una volta
Banca Etica, ma e' ancora etica?, a cura di Paolo Macina; Giovani. Ammazzare
per gioco, tra finzione e realta', a cura di Elisabetta Albesano e Agnese
Manera; Per esempio. L'attivista in abito da sposa per combattere la
violenza domestica, a cura di Maria G. Di Rienzo; Musica. Il Laboratorio
musicale e il Gruppojamin-a', a cura di Paolo Predieri; Cinema. Un film
tutto da sentire o da vedere ad occhi chiusi, a cura di Flavia Rizzi; Libri.
Veri racconti di migranti e bulli, a cura di Sergio Albesano; Lettere.
Ricevere, leggere, condividere "Azione nonviolenta" e' una festa, a cura
della redazione.
In copertina: Donne vittime della guerra.
In seconda di copertina: 1907-2007. Un secolo fa, il futuro, aprile 1907, a
cura di Luca Giusti.
In terza di copertina: Pax et Biani, Afghanistan, discussione.
In ultima: Destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento.
*
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212,
e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 29 euro sul ccp n. 10250363
intestato ad "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona.
E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo
an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".

2. MONDO. RASHA ELASS: RIFUGIATA
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente articolo.
Rasha Elass, giornalista indipendente, vive a Damasco in Siria; e'
corrispondente per "We news"]

Beirut, Libano. I sei rapitori che stuprarono Noura a Baghdad la lasciarono
in mezzo alla strada, sanguinante, con il viso pieno di lividi, gli abiti
strappati e a piedi nudi. Sposata da 18 anni, Noura era assieme al marito
quando fu rapita: lui venne pugnalato dagli aggressori e lasciato a terra
per morto. I testimoni dell'aggressione, comunque, lo portarono
all'ospedale. La mattina successiva, dopo che gli stupratori ebbero lanciato
Noura fuori dalla loro automobile, minacciandola di morte se avesse osato
denunciarli, il guidatore di un piccolo autobus la soccorse, le diede le sue
scarpe ed il suo cappotto e l'accompagno' a casa della sorella di lei.
Marito e moglie, riuniti alcuni giorni dopo, fuggirono in Siria con i loro
tre bambini, in parte per evitare la violenza che e' cosa quotidiana in
Iraq, in parte per evitare lo stigma che rimane appiccicato alle vittime
della violenza sessuale, e per far si' che i loro figli non lo venissero mai
a sapere.
"Sedevo nella moschea Sit Zeinab, e pregavo Dio di uccidermi", racconta
Noura, una sunnita di 34 anni, riferendosi alla moschea dove migliaia di
rifugiati iracheni, in maggioranza sciiti, pregano a Damasco. Oggi, circa
due anni e mezzo piu' tardi, Noura (che ha chiesto ci si riferisse a lei non
con il suo vero nome) e suo marito vivono nell'anonimato di un sobborgo di
Beirut.
"Molti iracheni vivono in Siria", racconta Noura, "Ma non socializziamo con
nessuno di loro. Le mie amiche sono tutte libanesi. Il mio bambino di sette
anni non parla il dialetto iracheno, e non lo capisce". Noura si schiarisce
i capelli, e parla in un misto di diversi dialetti. Il suo matrimonio e'
stato devastato dalla brutale aggressione.
"Ora lui mi picchia qualche volta, come l'altro ieri. Lo fa perche' diventa
frustrato e arrabbiato all'improvviso e senza nessuna ragione particolare",
dice in presenza del marito, e aggiunge che lui non l'aveva mai picchiata
"prima dell'incidente". Il marito guarda il pavimento e non dice nulla.
Quando lui lascia la casa, Noura rivela anche che i fratelli di lei lo hanno
biasimato per non averla protetta. Dal giorno dello stupro, suo marito e'
diventato impotente.
"Gli uomini e le donne che fanno esperienza della tortura, e lo stupro e'
una forma di tortura, hanno difficolta' a ricostruire le relazioni con i
familiari, perche' li sentono estranei. L'esperienza ha estraniato queste
persone le une dalle altre. Vittime e familiari possono sviluppare una sorta
di confusione emotiva, impotenza, e possono diventare aggressivi gli uni
verso gli altri", dice Suzanne Jabbour, direttrice del Centro "Restart" per
le vittime di violenza e tortura. Il Centro, con base a Tripoli, e' uno dei
pochi accreditati a livello internazionale che opera nella regione.
Noura ed il marito frequentano il Centro per ricevere aiuto psicologico e
consigli ogni settimana, e Noura dice che cio' ha aiutato la loro relazione.
Suo marito, che in passato non aveva fiducia nei medici, oggi e' contento
delle sessioni di terapia perche' "si sente meglio, dopo aver parlato dei
suoi pensieri e dei suoi sentimenti".
*
Ma fra la maggioranza degli iracheni rifugiati in altri paesi c'e'
soprattutto silenzio, rispetto alla violenza sessuale che le donne hanno
dovuto sopportare in Iraq. "Ci sono migliaia e migliaia di casi di stupro,
ma le vittime preferirebbero morire piuttosto che parlarne", dice Ahmed Ali,
un giornalista iracheno che di recente e' fuggito in Siria. Ahmed racconta
che ha ripetutamente tentato di scrivere dell'estensione della violenza
sessuale in Iraq, ma nessuno ha voluto parlarne con lui. Anche le
organizzazioni umanitarie che lavorano con i rifugiati sono piuttosto timide
sul discutere la faccenda. Purche' mantenessi il suo anonimato, un membro di
una di queste organizzazioni, presente a Damasco, mi ha dichiarato che: "Ci
sono moltissimi casi di stupro fra le donne irachene e in minor misura anche
fra gli uomini, ma e' un'istanza culturalmente sensibile, troppo per
parlarne in modo aperto".
Il gruppo dei rifugiati iracheni nel mondo e' uno di quelli che stanno
crescendo rapidamente, e nessuno sa quante donne in tale gruppo vivono con
il ricordo di un'aggressione brutale, soffrendo in silenzio per proteggere
se stesse e le proprie famiglie da quella che appare come un'insopportabile
vergogna. Ci sono due milioni di iracheni che vivono fuori dall'Iraq,
principalmente in Siria e Giordania, e diverse migliaia si trovano in
Libano. Ogni mese altre migliaia fuggono. All'interno dello stesso Iraq ci
sono un milione e ottocentomila dispersi.
In Libano, Noura e la sua famiglia non hanno status legale, il che significa
che vivono con quanto il marito riesce a racimolare da lavori precari e di
carita'. Noura dice che lei prova sollievo a parlare di tutto questo con me.
"Lo scorso San Valentino mia figlia, che ha tredici anni, mi ha chiesto:
Perche' papa' non ti ha regalato dei fiori? Io non ho saputo cosa
risponderle. Ma quella notte mi sono svegliata di soprassalto perche' mio
marito mi stava quietamente baciando le mani. E stava piangendo".
*
Heidi Lehmann e' consigliera anziana dell'International Rescue Committee,
una delle prime organizzazioni internazionali a fornire dati sulla violenza
di genere e programmi d'aiuto alle vittime di stupro nei conflitti che hanno
interessato Bosnia-Erzegovina, Ruanda e Sierra Leone. In tutti questi paesi
Heidi Lehmann ha lavorato con le sopravvissute: "E' sorprendente notare le
somiglianze nelle zone di guerra, rispetto alle donne che diventano bersagli
della violenza ed allo stigma sociale posto su di loro. La violenza sessuale
e' del tutto comune in zona di guerra. Non si tratta di 'se', si tratta di
'quanto spesso'".
Nello scorso febbraio, una donna irachena ha sconvolto gli spettatori di
Al-Jazeera, una delle tv piu' seguite del mondo arabo, quando ha narrato di
come fosse stata stuprata dai tre poliziotti che l'avevano condotta con loro
per accertamenti. La donna e' sunnita, ed i tre poliziotti accusati sono
sciiti. La dichiarazione della donna ha scatenato una furibonda reazione
sulle linee del settarismo etnico, mostrando con cruda chiarezza cosa una
sopravvissuta allo stupro e la sua famiglia possono aspettarsi se vengono
allo scoperto. Un membro del Parlamento iracheno ha dichiarato ad Al-Jazeera
che la donna (chiamata "Sabrina") stava "ovviamente mentendo riguardo allo
stupro. Basta guardare com'e' truccata". Il parlamentare si riferiva al
tradizionale kohl arabo che circondava gli occhi di Sabrina il giorno in cui
testimonio' in televisione. La donna portava una sciarpa che le copriva i
capelli ed il viso, lasciando scoperti solo quegli occhi.
Noura racconta che ha dovuto sopportare la sua propria esperienza
dell'umiliazione e dello stigma, quando sua madre ed altri dodici fra
parenti e vicini scoprirono cosa le era accaduto. "Mia madre e gli altri
parenti a Baghdad hanno cambiato quartiere, per allontanarsi dai sussurri e
dalle occhiate. E oggi, quando qualcuno dei miei fratelli telefona per
sapere come stiamo, io mi vergogno a parlargli. Mi sento come se avessi
fatto loro qualcosa".

3. MEMORIA. FRANCO FORTINI, FAUSTO AMODEI: LA MARCIA DELLA PACE
[Da Giuseppe Vettori (a cura di), Canzoni italiane di protesta 1794-1974,
Newton Compton, Roma 1974, 1976, riprendiamo il testo della seguente
canzone. Dalla stessa fonte riprendiamo anche la seguente nota:
"Improvvisata nel settembre 1961 da Franco Fortini e Fausto Amodei durante
la marcia della pace Perugia-Assisi, 'manifestazione popolare contro
l'imperialismo, il razzismo, il colonialismo, lo sfruttamento'. Incisa da
Maria Monti in Le canzoni del no, questa canzone provoco' il sequestro
dell'intero disco; la strofetta 'E se la patria chiama, lasciatela chiamare'
non andava giu' ai benpensanti di allora...".  Per i versi di questa canzone
Franco Fortini fu incriminato. La marcia Perugia-Assisi in cui furono
improvvisate queste strofe, come e' noto, e' uno dei doni grandi
all'umanita' recati da Aldo Capitini.
Franco Fortini, (all'anagrafe Lattes, Fortini e' il cognome della madre
assunto come nom de plume) e' nato a Firenze nel 1917, antifascista,
partecipa all'esperienza della repubblica partigiana in Val d'Ossola. Nel
dopoguerra e' redattore del "Politecnico" di Vittorini; in seguito ha
collaborato a varie riviste, da "Comunita'" a "Ragionamenti", da "Officina"
ai "Quaderni rossi" ed ai "Quaderni piacentini", ad altre ancora. Ha
lavorato nell'industria, nell'editoria, come traduttore e come insegnante.
E' stato una delle persone piu' limpide e piu' lucide (e per questo piu'
isolate) della sinistra italiana, un uomo di un rigore morale ed
intellettuale pressoche' leggendario. E' scomparso nel 1994. Opere di Franco
Fortini: per l'opera in versi sono fondamentali almeno le raccolte
complessive Poesie scelte (1938-1973), Mondadori; Una volta per sempre.
Poesie 1938-1973, Einaudi; Versi scelti. 1939-1989, Einaudi; cui si
aggiungano l'ultima raccoltina Composita solvantur, Einaudi, e postuma la
serie di Poesie inedite, sempre presso Einaudi. Testi narrativi sono Agonia
di Natale (poi riedito col titolo Giovanni e le mani), Einaudi; e Sere in
Valdossola, Mondadori, poi Marsilio. Tra i volumi di saggi, fondamentali
sono: Asia Maggiore, Einaudi; Dieci inverni, Feltrinelli, poi De Donato; Tre
testi per film, Edizioni Avanti!; Verifica dei poteri, Il Saggiatore, poi
Garzanti, poi Einaudi; L'ospite ingrato, De Donato, poi una nuova edizione
assai ampliata col titolo L'ospite ingrato. Primo e secondo, presso
Marietti; I cani del Sinai, Einaudi; Ventiquattro voci per un dizionario di
lettere, Il Saggiatore; Questioni di frontiera, Einaudi; I poeti del
Novecento, Laterza; Insistenze, Garzanti; Saggi italiani. Nuovi saggi
italiani, Garzanti (che riprende nel primo volume i Saggi italiani apparsi
precedentemente presso De Donato); Extrema ratio, Garzanti; Attraverso
Pasolini, Einaudi; e adesso il postumo incompiuto Un giorno o l'altro,
Quodlibet, Macerata 2006. Si veda anche l’antologia fortiniana curata da
Paolo Jachia, Non solo oggi, Editori Riuniti; la recente bella raccolta di
interviste, Un dialogo ininterrotto, Bollati Boringhieri; e la raccolta di
Saggi ed epigrammi, Mondadori, Milano 2003. Tra le opere su Franco Fortini
in volume cfr. AA. VV., Uomini usciti di pianto in ragione, Manifestolibri,
Roma 1996; Alfonso Berardinelli, Fortini, La Nuova Italia, Firenze 1974;
Romano Luperini, La lotta mentale, Editori Riuniti, Roma 1986; Remo
Pagnanelli, Fortini, Transeuropa, Jesi 1988; Daniele Balicco, Non parlo a
tutti. Franco Fortini intellettuale politico, Manifestolibri, Roma 2006. Su
Fortini hanno scritto molti protagonisti della cultura e dell'impegno
civile; fondamentali sono i saggi fortiniani di Pier Vincenzo Mengaldo; la
bibliogafia generale degli scritti di Franco Fortini e' in corso di stampa
presso le edizioni Quodlibet a cura del Centro studi Franco Fortini; una
bibliografia essenziale della critica e' nel succitato "Meridiano"
mondadoriano pubblicato nel 2003.
Fausto Amodei, nato nel 1934, architetto, cantautore, ha preso parte
all'esperienza dei Cantacronache con Sergio Liberovici, Michele Straniero,
Emilio Jona, Italo Calvino, Franco Fortini; successivamente ha preso parte
all'esperienza del Nuovo Canzoniere Italiano con Ivan Della Mea, Paolo
Pietrangeli, Giovanna Marini, Gualtiero Bertelli e altri; sue sono alcune
delle canzoni piu' vive dei movimenti di lotta in Italia. Dalla Wikipedia,
edizione italiana, riprendiamo la seguente scheda: "Fausto Amodei (Torino,
1935) e' un cantautore e musicologo italiano. Inizia a studiare la
fisarmonica da giovanissimo, passando poi al pianoforte, e, infine, alla
chitarra. Studia e si diploma presso il Liceo Alfieri, a Torino, per poi
laurearsi in architettura. Allo stesso tempo continua la pratica musicale, e
inizia la sua attivita' politica nel movimento laico di sinistra Unita'
Popolare, fondato da Ferruccio Parri; nel 1966 diverra' anche deputato del
Psiup. Il nome di Fausto Amodei e' legato indissolubilmente a quello del
gruppo dei Cantacronache, da lui fondato a Torino nel 1958 assieme a Michele
L. Straniero, Giorgio De Maria, Margot, Emilio Jona, Sergio Liberovici, ed
al quale contribuirono e collaborarono anche letterati e poeti come Italo
Calvino e Franco Fortini: il loro intento era quello di scrivere canzoni che
si staccassero dagli standard dell'epoca, basati su melodie facili e testi
d'amore, trattando anche tematiche politiche o d'attualita': e' cosi' che
Amodei compose canzoni quali Il tarlo, feroce critica dell'economia
capitalistica, o La badoglieide, satira su Pietro Badoglio, o ancora
Qualcosa da aspettare, riproposta poi nel 1965 da Enzo Jannacci. Tra le sue
caratteristiche, che lo distinguono dagli altri membri del gruppo, l'uso
dell'ironia e della satira, mediati certamente da Georges Brassens: infatti,
sul finire degli anni '50, Amodei scopre il repertorio del grande cantautore
francese, che in seguito ispirera' la prima produzione di Fabrizio de
Andre'; e' per lui un'autentica folgorazione, e decide di tradurre diverse
canzoni di Brassens in lingua piemontese, traduzioni che in seguito saranno
definite da Brassens stesso, assieme a quelle in milanese di Nanni Svampa,
come tra le migliori mai eseguite in ogni idioma (ricordiamo che Brassens,
di madre napoletana, era capace di intendere piuttosto bene l'italiano). Nel
1960, in occasione dei moti popolari contro il governo di Fernando Tambroni
che coinvolsero molte citta' italiane con scontri sanguinosi, morti e
feriti, scrive la sua canzone piu' famosa, Per i morti di Reggio Emilia,
ancora conosciutissima ed eseguita spesso in occasione di ogni
manifestazione operaia e studentesca. La canzone e' stata anche interpretata
e registrata da Milva e dagli Stormy Six. Nel 1972 incide l'album Se non li
conoscete: la canzone omonima e' una feroce satira sul Msi. Collabora anche
al Nuovo Canzoniere Italiano di Ivan Della Mea e Giovanna Marini e incide
per i Dischi del Sole. Dalla collaborazione con il gruppo bolognese
Canzoniere delle Lame nasce il disco Il prezzo del mondo. Nel 1975 riceve il
Premio Tenco; l'anno successivo compone una cantata per sei strumenti e
quattro voci intitolata Il Partito, ispirata alle memorie politiche di
Camilla Ravera. Si defila poi dall'attivita' musicale fino alla fine del
2005, in cui fa uscire un nuovo album, intitolato con ironia Per fortuna
c'e' il cavaliere, e riprende i concerti. Piu' volte, in interviste e in
libri, Francesco Guccini ha citato Amodei tra i cantautori che lo hanno
influenzato di piu'".
Maria Monti e' cantautrice, attrice teatrale, cinematografica e televisiva.
Dal sito www.mariamonti.it a lei dedicato riprendiamo la seguente scheda:
"uno dei personaggi piu' vivaci e inventivi della canzone d'autore del
secolo scorso. Maria Monti esordi' nei cabaret milanesi alla meta' degli
anni Cinquanta, in un periodo di vivaci fermenti nel mondo dello spettacolo.
Da allora ha contribuito come cantante a spettacoli, concerti, interventi a
festival. Qualcuno ricorda la sua partecipazione al Festival di Sanremo,
dove nel 1961 interpreto' con Giorgio Gaber la spiritosa Benzina e cerini.
Ma indimenticabile fu la sua apparizione allo storico concerto della Festa
dell'Unita' di Bologna nel 1974, con Dalla, De Gregori e Venditti. Di questo
periodo ci restano diversi album, incisi con il chitarrista Luca Balbo:
Maria Monti e i Contrautori, Il Bestiario, Muraglie: canzoni che si
staccavano dalle logiche commerciali per esplorare temi e argomenti
inusitati e stimolanti. L'ultima fatica e' Il mostro a due teste, un recital
di un'ora e mezza presentato nel luglio 2005. La Maria Monti attrice non e'
meno innovativa e originale. Nel 1959 fu la protagonista del primo telefilm
italiano: La svolta pericolosa, di Gianni Bongioanni. Indimenticabile il suo
contributo a Giu' la testa di Sergio Leone, mentre straordinaria e' stata la
sua interpretazione in Novecento e Strana la vita di Bertolucci, senza
contare la sua attivita' nelle produzioni cinematografiche di Leto,
Bolognini e M. Risi. In teatro e' stata applaudita in alcune commedie con
Paolo Poli (Il candelaio, Il diavolo) e in musical come Pardon Monsieur
Moliere di Garinei-Terzoli-Vaime. In televisione le sue apparizioni sono
innumerevoli: l'abbiamo vista nel 1967 nello spassoso Circolo Picwick,
diretto da Gregoretti, e in Il calzolaio di Vigevano; poi nei Promessi Sposi
realizzato da S. Nocita; piu' recentemente in Angeli caduti di Fenoglio e
infine in Vento di ponente, dove interpreta (a quanto si e' visto finora) un
personaggio tutt'altro che banale. Questo sito e' dedicato a Maria Monti
attrice teatrale, di cinema e di televisione. A Maria Monti interprete di
canzoni folk e canzoni satiriche. A Maria Monti cantautrice di rara
originalita' e raffinatezza". Dal sito www.raidue.rai.it riprendiamo la
seguente scheda: "Maria Monti e' nata a Milano. Ha debuttato in tv a
vent'anni nel 1955 in Primo applauso condotto da Silvana Pampanini ed Enzo
Tortora. Due anni dopo e' stata cantante ospite di Lascia o raddoppia. Nei
primi anni Sessanta, affianca alla carriera televisiva una proficua
attivita' di cantautrice di qualita' (era l'epoca del boom di Paoli, Bindi,
Gaber, Endrigo, Tenco, Jannacci e tanti altri). Allo stesso tempo debutta in
teatro con la compagnia Tognazzi-Masiero in Uno scandalo per Lilly. Fino ad
oggi ha continuato a conciliare con successo questi tre campi artistici. Tra
i momenti salienti della sua carriera ricordiamo: per la tv, Il circolo
Pickwick con la regia di U. Gregoretti; Il calzolaio di Vigevano, regia di
E. Fenoglio; I promessi sposi, regia di S. Nocita, e Incantesimo. Per il
teatro, Ambleto di Testori, con F. Parenti; L'impresario delle Smirne, regia
di G. Corbelli; I due gentiluomini di Verona, regia di L. Salvati; la sua
collaborazione con Giorgio Gaber; L'opera da tre soldi di Brecht, regia di
T. Russo, ripresa nel '95 dopo sei anni dalla prima edizione. Al cinema
Maria Monti ha recitato anche in Giu' la testa di Sergio Leone, Novecento di
Bertolucci, Oh Serafina di Lattuada, Gran Bollito di Bolognini e di recente
in L'Ultimo capodanno di Marco Risi, Controvento di Peter Del Monte e in
Come si fa un Martini di C. Stella".
Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato,
docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la
nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande
pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini:
la miglior antologia degli scritti e' (a cura di Giovanni Cacioppo e vari
collaboratori), Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che
contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale -
ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca -
bibliografia degli scritti di Capitini); recentemente e' stato ripubblicato
il saggio Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989; una
raccolta di scritti autobiografici, Opposizione e liberazione, Linea
d'ombra, Milano 1991, nuova edizione presso L'ancora del Mediterraneo,
Napoli 2003; e gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996;
segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri,
Edizioni Associate, Roma 1991; e la recentissima antologia degli scritti (a
cura di Mario Martini, benemerito degli studi capitiniani) Le ragioni della
nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004. Presso la redazione di "Azione
nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org)
sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di
Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui i fondamentali Elementi di
un'esperienza religiosa, 1937, e Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90
e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui
apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un
volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione
ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Opere su Aldo
Capitini: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il
messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno:
Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di),
Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988;
Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di
Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini.
Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi
Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova
Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per
una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini,
Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume
monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante,
La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del
Rosone, Foggia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta
2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini,
Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un
profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze
2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze
2005; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi,
Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; per una
bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito
citato; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito
dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.aldocapitini.it,
altri materiali nel sito www.cosinrete.it; una assai utile mostra e un
altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere richiesti scrivendo a
Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a Lanfranco Mencaroni:
l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento Nonviolento: tel. 0458009803,
e-mail: azionenonviolenta at sis.it o anche redazione@nonviolenti:org.
Giuseppe Vettori, musicologo, ricercatore sul campo delle tradizioni
popolari ed in particolare delle canzoni di lotta delle e degli oppressi, ha
curato molti volumi sulla musica e le tradizioni popolari; tra i suoi libri
ricordiamo come particolarmente rilevanti - anche per il ruolo educativo che
svolsero all'epoca - almeno i seguenti: Canzoni italiane di protesta, Newton
Compton, Roma 1974, 1976; Canti popolari italiani, Newton Compton, Roma
1974, 1976; (con Agata Curra' e Rosalba Vinci), Canti della protesta
femminile, Newton Compton, Roma 1977; negli anni recenti ha curato diverse
pubblicazioni per Scipioni Editore]

E se Berlino chiama, ditele che s'impicchi:
crepare per i ricchi, crepare per i ricchi;
e se Berlino chiama, ditele che s'impicchi:
crepare per i ricchi no, non ci garba piu',
no, non ci garba piu'.

E se la Nato chiama, ditele che ripassi:
lo sanno pure i sassi, non ci si crede piu'.

Se la ragazza chiama, non fatela aspettare:
servizio militare solo con lei faro'.

E se la patria chiama, lasciatela chiamare:
oltre le Alpi e il mare un'altra patria c'e'.

E se la patria chiede di offrirgli la tua vita,
rispondi che la vita per ora serve a te.

4. STRUMENTI DI MORTE. "MISSIONE OGGI", "MOSAICO DI PACE", "NIGRIZIA",
"UNIMONDO": EXA 2007, ARMI NEL CARRELLO DELLA SPESA
[Da varie persone amiche riceviamo e diffondiamo il seguente appello che
appare come editoriale comune nel numero di aprile delle riviste "Missione
oggi", "Mosaico di pace", "Nigrizia", promotrici della campagna "Banche
armate" e nel sito di "Unimondo"]

Pensavate di aver visto e sentito di tutto su Exa, la fiera delle armi di
Brescia? Bambini che entrano tranquillamente accompagnati dai genitori e -
altrettanto tranquillamente - possono impugnare una pistola e prendere la
mira? Snipers e fucili per cecchini puntualmente camuffati come "armi
sportive" perche' una nota degli organizzatori proibiva agli espositori di
usare certi termini per timore delle contestazioni? Coltelli e machete
adottati dalle migliori "agenzie di sicurezza" (eserciti mercenari) nelle
guerre in Africa? Beh, non avevate visto ancora nulla.
L'edizione 2007 di Exa, "Fiera internazionale delle armi sportive, security
e outdoor" che si terra' a Brescia dal 14 al 17 aprile annuncia infatti due
strabilianti novita': "D-Fence" e "Area Shop".
*
La zona "D-Fence" sara' pero' riservata solo agli operatori di settore: "una
serie di stand, chiusi in una sorta di minipadiglione, dedicati a tutti gli
strumenti e le attrezzature normalmente utilizzati dalle Forze dell'ordine
ed in dotazione ai corpi istituzionali italiani ed esteri", recita la
brochure.
Cosa sia "normalmente utilizzato" dai corpi di polizia di Tunisia e Tanzania
ma anche di Russia e Stati Uniti - i cui "operatori" erano presenti a Exa lo
scorso anno - non e' dato di sapere. Lo sanno comunque Amnesty International
e Human Rights Watch che nei loro rapporti denunciano "vessazioni e
intimidazioni da parte della polizia" (in Tunisia), "diffusi pestaggi e
saccheggi compiuti dalle Forze di sicurezza" (in Tanzania), "coinvolgimento
delle Forze federali nelle sparizioni di persone" (in Russia) e "brutalita'
e uso eccessivo della forza da parte delle Forze di polizia negli Stati
Uniti". Forse anche per questo - come avverte il sito di Exa 2007 - "data la
particolare natura dei prodotti rappresentati e la loro inusuale
specializzazione, l'area non sara' accessibile al pubblico, ma solo agli
operatori accreditati all'ingresso". E cosi' nessun altro potra' vedere cosa
realmente viene esposto.
Si sa invece che - come recita il sito della fiera - "la scelta di istituire
questo spazio risponde alle richieste di un settore significativo della
realta' economica bresciana e non solo, e va nella direzione di soddisfare
quella necessita' di maggiore sicurezza per i cittadini". Visto che non si
tratta dei produttori di articoli casalinghi di Lumezzane, c'e' da pensare
che il "significativo settore della realta' economica bresciana" che ha
chiesto l'introduzione di questa novita' siano gli stessi produttori di armi
promotori di Exa capeggiati dal Consorzio Armaioli Bresciani che pero'
farebbe soprattutto "repliche di armi antiche e per collezionismo" - niente
a che fare dunque con "strumenti e attrezzature per le Forze dell'ordine".
Non resta da pensare, quindi, che la decisione sia stata dettata dal
maggiore promotore e sponsor di Exa: la Fabbrica d'armi Pietro Beretta
S.p.A. - ma meglio sarebbe dire la Beretta Holding, la cui produzione di
Gardone Valtrompia (circa 1.500 armi al giorno) "copre quasi tutta la gamma
delle armi portatili" fino a "fucili militari automatici".
*
Ma c'e' di piu'. Quest'anno "per la prima volta" per la gioia degli
acquirenti vi sara' "Area Shop", "un'apposita area esclusiva nella quale
sara' possibile fare acquisti nei giorni di svolgimento dell'evento". Vi
sara' riservato il Padiglione numero 2 del polo fieristico nel quale si
potra' magari entrare muniti di carrello della spesa o - per le signore di
classe poco abituate ai supermercati - dotandosi di un comodo cestino.
Insomma finalmente una "bella fiera" dove da sempre si possono portare anche
i bambini e, da quest'anno, oltre ad ammirare, palpare, sentire l'odore
delle armi si potra' acquistarle. Increduli? Impauriti? Ma no, state
tranquilli! Tutto avverra' "naturalmente nel rispetto delle normative di
legge".
*
Un caloroso grazie, quindi, a Brixia Expo-Fiera di Brescia ente promotore di
questa bella - e unica in Italia! - fiera e al Comune di Brescia per
ospitarla sul suo territorio con tanta premura: alle amministrazioni del
Comune e della Provincia le forbici per il consueto taglio del nastro
inaugurale e brindisi d'occasione.
*
Per ulteriori informazioni:
- padre Nicola Colasuonno, "Missione Oggi", tel. 0303772780, e-mail:
missioneoggi at saveriani.bs.it
- don Renato Sacco e don Fabio Corazzina, "Mosaico di Pace", tel.
0803953507, e-mail: ufficiostampa at mosaicodipace.it
- padre Carmine Curci, "Nigrizia", tel. 0458092390, e-mail:
redazione at nigrizia.it

5. PROPOSTE. ROCCO ALTIERI: IL 5 PER MILLE PER I "QUADERNI SATYAGRAHA"
[Da Rocco Altieri (per contatti: roccoaltieri at interfree.it) riceviamo e
diffondiamo.
Rocco Altieri e' nato a Monteleone di Puglia, studi di sociologia, lettere
moderne e scienze religiose presso l'Universita' di Napoli, promotore degli
studi sulla pace e la trasformazione nonviolenta dei conflitti  presso
l'Universita' di Pisa, docente di Teoria e prassi della nonviolenza
all'Universita' di Pisa, dirige la rivista "Quaderni satyagraha". Tra le
opere di Rocco Altieri segnaliamo particolarmente La rivoluzione
nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca
Franco Serantini, Pisa 1998.
I semestrali "Quaderni Satyagraha" costituiscono la piu' prestigiosa rivista
scientifica italiana specializzata nello studio della nonviolenza; per
contattare la redazione: "Quaderni satyagraha", via Santa Cecilia 30, 56127
Pisa, tel. e fax: 050542573, e-mail: roccoaltieri at interfree.it o anche
pdpace at interfree.it, sito: www.centrogandhi.it
Il Centro Gandhi di Pisa si e' costituito nel giugno 2000 con l'obiettivo di
promuovere la cultura e la pratica della nonviolenza e la realizzazione di
una societa' nonviolenta. Dal 2002 pubblica i semestrali "Quaderni
satyagraha", rivista di approfondimento sul metodo nonviolento di
trasformazione dei conflitti]

Cari amici, lettori e abbonati dei "Quaderni Satyagraha",
allo scopo di rafforzare l'attivita' redazionale dei "Quaderni Satyagraha",
la sua attivita' di studio, ricerca e promozione della cultura della
nonviolenza, abbiamo ritenuto opportuno iscrivere all'Ufficio delle entrate
il Centro Gandhi di Pisa per accedere al 5 per mille.
Chi vuole puo' percio' indicare al momento della prossima dichiarazione dei
redditi il codice fiscale numero: 93047610501 Centro Gandhi Onlus.
Cordiali saluti a tutti,
Rocco Altieri, direttore dei "Quaderni Satyagraha"

6. LIBRI. MONICA RUOCCO PRESENTA "IL ROMANZO DI IBN KHALDUN" DI BENSALEM
HIMMISH
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 29 marzo 2007.
Monica Ruocco e' docente di lingua e letteratura araba all'Universita' di
Palermo; saggista, traduttrice, autrice di diversi lavori in volume e in
riviste sulla letteratura dei paesi arabi (e' autrice tra l'altro delle voci
sulla letteratura di Algeria, Egitto, Giordania, Iraq, Kuwait, Libia,
Libano, Marocco, Mauritania, Malta, Oman, Palestina, Siria, Sudan, Tunisia,
Yemen per l'Enciclopedia de Agostini, aggiornamento 1997); redattrice della
rivista scientifica "Oriente Moderno" pubblicata dall'Istituto per l'Oriente
"A. Nallino" di Roma dal 1994; ha partecipato come relatrice a convegni
nazionali e internazionali; ha organizzato il convegno della Societa di
studi per il Medio Oriente su "Pace e guerra nel Medio Oriente in eta
moderna e contemporanea" (Universita di Lecce, 2004); partecipa a vari
progetti di ricerca internazionali. Tra le opere di Monica Ruocco: Il mondo
arabo, Pendragon; L'intellettuale arabo tra impegno e dissenso, Jouvence,
Roma 1999; (a cura di), Migrazioni: idee, culture, identita in Medio Oriente
e Nord Africa, numero speciale della rivista "Meridione. Sud e Nord nel
Mondo", III, 1-2, 2003.
Bensalem Himmish, filosofo, scrittore, docente all'Universita' di Rabat,
intellettuale impegnato in difesa dei diritti umani, e' autore di numerose
opere in arabo e in francese; tre dei suoi romanzi sono tradotti in diverse
lingue; e' stato insignito di quattro premi tra cui il Premio Nagib Mahfuz
(2002) e il Premio Sharjah-Unesco (2003) per l'insieme delle sue opere. Tra
le opere di Bensalem Himmish: La formation ideologique en Islam (1983); Ibn
Khaldoun, un philosophe de l'hisloire (1987); Le livre des fierres el des
sagesses (1992); Au pays de nos crises (1997); Calife l'epouvante (1999),
Etre en vie, et autres philosophemes (2006); Le Savantissime (2006); in
traduzione italiana: Il romanzo di Ibn Khaldun, Jouvence, 2005.
Ibn Khaldun (Tunisi 1332 - Il Cairo 1406) e', come e' noto, uno dei piu'
illustri intellettuali, storici e sociologi della sua epoca]

Per gli scrittori arabi contemporanei la storia si e' spesso rivelata come
un serbatoio cui attingere per sviluppare riflessioni legate soprattutto al
presente. Fin dalla nascita della narrativa araba moderna, il genere del
romanzo storico - di volta in volta utilizzato per celebrare in funzione
anticoloniale un glorioso passato o per descrivere la situazione attuale
evitando la censura dei regimi autoritari - e' cosi' diventato familiare a
molti scrittori, da Naguib Mahfuz a Gamal al-Ghitani, Elias Khuri e 'Abd
al-Rahman Munif, le cui opere sono note anche ai lettori italiani.
In questa corrente si inserisce adesso anche il marocchino Bensalem Himmish
il quale, nel suo Il romanzo di Ibn Khaldun (traduzione dall'arabo e
postfazione di Paola Viviani, Jouvence, pp. 275, euro 20), ripercorre
l'ultima fase della vita di uno dei massimi storici e filosofi arabi.
*
Nato a Tunisi nel 1332 e morto al Cairo nel 1406, Ibn Khaldun ha spesso
posto le sue conoscenze e le sue abilita' politiche al servizio dei potenti,
dai sultani di Tunisi, Fes e Tlemcen, a quello di Granada, fino ai turchi
Mamelucchi governatori d'Egitto. Ma Ibn Khaldun ha svolto anche in diverse
occasioni il ruolo di ambasciatore per i sovrani che ha rappresentato, un
compito, questo, che lo ha visto impegnato presso Pietro il Crudele, re di
Castiglia, e il terribile Tamerlano.
Oltre a essere politicamente attivo presso le corti piu' prestigiose
dell'epoca, pero', Ibn Khaldun deve in particolare la sua fama, e
l'apprezzamento degli studiosi antichi e contemporanei, al suo innovativo
metodo di analisi dei fenomeni sociali e politici, un metodo con il quale ha
anticipato di diversi secoli il pensiero europeo e che gli e' valso, per le
sue analisi delle societa' araba, berbera e persiana, l'appellativo di padre
della moderna sociologia. Una brillante sintesi del suo sapere e' la
cosiddetta Muqaddima, ovvero i "Prolegomeni" a quella "Storia universale"
mai portata a termine, attraverso la quale Ibn Khaldun voleva sovvertire la
metodologia della storiografia araba classica. Anziche' riportare in maniera
analitica le genealogie delle dinastie regnanti, cosi' come era stata
consuetudine fino ad allora, lo studioso si era prefisso l'obiettivo di
mettere in luce tutti quegli elementi che avrebbero potuto spiegare la
nascita, lo sviluppo e la decadenza delle societa' prese in esame.
Lo storico maghrebino ha pero' scritto anche una importante Autobiografia,
che ha costituito la fonte principale del romanzo di Bensalem Himmish.
*
Nato nel 1947, romanziere e poeta, ma anche filosofo egli stesso e
professore presso l'universita' di Rabat, Himmish e' autore di numerose
opere narrative e saggistiche di grande successo, e proprio per questo suo
romanzo su Ibn Khaldun (il cui titolo originale e' al-'Allama, "Il grande
erudito") ha ricevuto nel 2001 uno dei piu' importanti riconoscimenti
letterari del mondo arabo, intitolato a Naguib Mahfuz.
Come ricorda nella postfazione Paola Viviani, competente traduttrice di
questo testo che presenta evidenti difficolta' al lettore occidentale (e che
per questo e' corredato da una serie di preziose note esplicative), gia'
negli anni Settanta Himmish si era proposto di scrivere un romanzo su Ibn
Khaldun, mentre preparava la sua tesi di dottorato sul periodo
tardomedioevale nel Maghreb. Ed e' proprio grazie a questa profonda
conoscenza della vita e dell'opera di Ibn Khaldun, che il romanzo di Himmish
riesce a consegnare al lettore una precisa ricostruzione del contesto
storico e sociale in cui operava il filosofo maghrebino e, dato ancora piu'
importante, a proporre una rigorosa trasposizione del suo pensiero.
Ambientato al Cairo nei primissimi anni del XV secolo, in un momento storico
in cui la citta' egiziana viveva un periodo di grande prosperita' economica
e culturale, il romanzo - che mette in scena Ibn Khaldun nella fase finale
della sua esistenza, quando lo studioso ricopriva in Egitto la carica di
qadi (ovvero giudice) della scuola di diritto malikita, presso i sultani
Mamelucchi - ha innanzitutto il merito di divulgare e rendere fruibile a un
vasto pubblico la figura del "grande erudito", senza d'altro canto
tralasciare il lato umano del personaggio, la sua sofferenza per la
separazione dalla famiglia (costretta, a causa di una sua prolungata
assenza, a rientrare in Marocco), il suo dolore per la perdita della prima
moglie e dei figli nel corso di un naufragio davanti alle coste di
Alessandria.
I dialoghi di Ibn Khaldun con il suo segretario Hammu (le cui domande -
riprendendo una tipica formula degli antichi trattati arabi - costituiscono
l'espediente narrativo che permette a Himmish di avvicinare il lettore alle
questioni filosofiche, storiche e giuridiche) si alternano a capitoli in cui
e' lo stesso filosofo a parlare in prima persona per esprimere un parere
diretto sui governanti e i governi dell'epoca.
*
D'altro canto, pero', fra le trame della storia passata, Bensalem Himmish,
autore assai impegnato anche sul versante politico, non manca di inserire
evidenti riferimenti al Marocco dei nostri giorni, a partire dall'iniquita'
dei governanti e dai problemi legati alle ingiustizie sociali. "I sultani e
gli emiri di questo tempo sono l'autentica causa del malessere diffuso"
afferma cosi' Ibn Khaldun, denunciando la corruzione degli ulema e dei
giudici obbligati a sottostare ai voleri dei potenti e costretti, in caso di
disobbedienza, alla fuga. La disparita' nella distribuzione delle ricchezze
e' la fonte principale dell'infelicita' dei sudditi i quali, "costretti a
vivere tra gli stenti e le violenze delle soldatesche, perdono la propria
umanita', poiche' ormai sono, agli occhi di chi li governa, oggetti pronti a
sottomettersi a qualsiasi umiliazione". Toccando anche (attraverso il
personaggio di Sa'd, fratello della moglie di Ibn Khaldun) questioni assai
delicate come l'omosessualita' e la prostituzione, Himmish mette soprattutto
l'accento sulla poverta', intesa come conseguenza della deliberata politica
di un governo che nell'indigenza dei cittadini individua la forma principale
di deterrente a una loro presa di coscienza politica.

7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell’ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell’uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

8. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 48 del 3 aprile 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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