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La nonviolenza e' in cammino. 1485
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1485
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 20 Nov 2006 02:10:19 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1485 del 20 novembre 2006 Sommario di questo numero: 1. Luciano Bonfrate: Ancora del trionfo della volonta' 2. Il carnevale, l'inferno 3. Cristina Ricci: Heinrich Boell. la scrittura che non salva, ma schiude 4. Luigi Ciotti: Antimafia e informazione 5. Simone Weil: Niente 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento 7. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. LUCIANO BONFRATE: ANCORA DEL TRIONFO DELLA VOLONTA' Questo ci manda a dire oggi il governo: non si votera' piu' si' o no alla guerra in parlamento. Si fara' e basta. Dal cielo livido una pioggia scende nera di sangue e tutto inonda e brucia. 2. RIFLESSIONE. IL CARNEVALE, L'INFERNO Questo accade: che delle stragi commesse dalla Nato in Afghanistan le televisioni nostrane e i nostrani giornali non parlano neppure, e di conseguenza i governanti e i loro cortigiani e araldi non esternano in merito, e la cosiddetta opinione pubblica italiana e' ben lieta che tutto sia in ordine. Viviamo proprio nel migliore dei mondi possibili, non fosse per la forfora, gli arbitri, il parcheggio che non si trova. Se quattro furbastri - che conoscono, come tutti, cosa piace al fascismo televisivo - in un corteo ridotto, come oggi avviene sovente, a tragico carnevale danno fuoco a due pupazzi, replicando in forma simulata gli abominevoli rituali omicidi effettualmente reiteratamente eseguiti dall'inquisizione, dal nazismo e dai loro sodali ed eredi lungo millenni e tuttora, apriti cielo, la lugubre mascherata diventa un'emergenza nazionale. Una macabra carnevalata e' l'argomento di cui tutti i messeri che pontificano dagli scranni governativi e parlamentari, dalle colonne di piombo della carta stampata e dagli schermi televisivi sono tenuti ad occuparsi, alti emettendo lai. Delle stragi, delle autentiche stragi, non cale ad alcuno. E poiche' anche noi in una certa misura a certi sport nazionali sottrarci non possiamo questo foglio quotidie redigendo, diciamolo anche noi: inneggiare alle stragi e' sempre una sciagurata idiozia e un'oscena barbarie, erigere roghi in effigie idem. Ma queste sono idiozie, scellerate idiozie, ripugnanti idiozie. Far bruciare davvero degli esseri umani nei roghi, bombardando villaggi e citta', questo e' un crimine incommensurabilmente maggiore, un crimine orrendo. Commettere stragi, le stragi di cui ogni guerra consiste, questo, questo e' un crimine infinitamente piu' grave, un crimine abominevole. I governanti che si indignano per le barbare e turpi ed infami pagliacciate sono gli stessi governanti che hanno illegalmente precipitato e tuttora mantengono l'Italia in guerra, e che quindi hanno fatto morire e stanno tuttora facendo morire tanti innocenti: loro governanti dovrebbero essere perseguiti, giudicati e puniti dai rigori della legge, loro assai piu' criminali, loro autentici terroristi e stragisti. 3. TESTIMONI. CRISTINA RICCI: HEINRICH BOELL. LA SCRITTURA CHE NON SALVA, MA SCHIUDE [Ringraziamo Cristina Ricci (per contatti: criscristy at libero.it) per averci messo a disposizione il seguente testo, estratto dalla sua tesi di laurea "Il silenzio di Leni. Una ricognizione intorno al personaggio protagonista di 'Foto di gruppo con signora' di Heinrich Boell" sostenuta all'Universita' degli studi della Tuscia di Viterbo nell'anno accademico 2004-2005. Cristina Ricci e' dottoressa in lingue e letterature straniere, ha preso parte a varie esperienze culturali e di solidarieta'. Heinrich Boell e' nato a Colonia nel 1917, testimone degli orrori del secolo, uomo di tenace, intransigente impegno morale e civile, una delle figure piu belle dell'impegno per la pace e la dignita' umana. Premio Nobel per la letteratura nel 1972. E' scomparso nel 1985. La sua bonta' dovrebbe passare in proverbio. Opere di Heinrich Boell: tra le opere di narrativa (che sono sempre anche di testimonianza) piu' volte ristampate: Il treno era in orario (Mondadori), Viandante, se giungi a Spa. (Mondadori), Dov'eri, Adamo? (Bompiani), E non disse nemmeno una parola (Mondadori), Racconti umoristici e satirici (Bompiani), Il nano e la bambola (Einaudi), Opinioni di un clown (Mondadori), Foto di gruppo con signora (Einaudi), L'onore perduto di Katharina Blum (Einaudi), Vai troppo spesso a Heidelberg (Einaudi), Assedio preventivo (Einaudi), Il legato (Einaudi), La ferita (Einaudi), Donne con paesaggio fluviale (Einaudi). Tra le raccolte di saggi e interventi: Rosa e dinamite, Einaudi, Torino 1979; Lezioni francofortesi, Linea d'ombra, Milano 1990; Terreno minato, Bompiani, Milano 1990; Fraternita' difficile, Edizioni e/o, Roma 1999. Opere su Heinrich Boell: Italo Alighiero Chiusano, Heinrich Boell, La Nuova Italia, Firenze 1974; Lucia Borghese, Invito alla lettura di Boell, Mursia, Milano 1990. Segnaliamo, ma non ce ne dovrebbe essere bisogno, che per esigenze legate alla peculiare forma di trasmissione per e-mail di questo foglio telematico abbiamo costantemente sciolto graficamente l'umlaut nel dittongo "vocale + e", ad esempio: "Boll" (con l'umlaut) e' qui sempre dato nella forma grafica "Boell"; "Koln" (con l'umlaut), il nome tedesco della citta' di Colonia, "Koeln"] La pubblicazione di Der Zug war puenktlich (1) del 1949 costituisce l'inizio della lunga carriera di uno scrittore che segno' la letteratura tedesca del dopoguerra. Preceduto solo da alcuni racconti, di cui ricordiamo Die Botschaft (1947), pubblicati sulle riviste "Karussel", "Literarische Revue", "Welt und Wort", "Frankfurter Hefte", Il treno era in orario e' il primo volume pubblicato da Heinrich Boell. In questo lungo racconto, che affronta il tema della guerra, il protagonista Andreas si trova di fronte ad un viaggio senza ritorno, e' consapevole di andare incontro alla morte, anzi sa con precisione quando questa avverra'. E' assillato dalla fuga inesorabile del tempo, condizione esistenziale che diviene la sostanza di tutto il libro. Si manifesta gia' in questa opera il peculiare sentimento religioso cristiano di Boell, che non ha simpatia per le strutture gerarchiche, ma che accetta in pieno il soprannaturale, Dio. "Per la prima volta si era sentita, in quel libretto, la musica aspra e delicata di Boell, il suo intimo connubio di creaturalita' quanto mai palpabile e di apertura religiosa non meno concreta e quotidiana, il suo disprezzo per tutto cio' che distorce e nega la fraternita' umana, il suo umorismo spesso sornione che coinvolge il lettore in una serie di ammicchi" (2). Fin da questo primo romanzo si nota la carica delle sue immagini, la sensibilita' per le forme, i colori, i suoni che aiutano a definire personaggi e situazioni e che, con uno stile semplice, a tratti anche un po' rozzo, hanno come scopo principale quello di rappresentare la realta' nei minimi particolari. * E' questa componente dura e dolorante del realismo boelliano che prevale anche nelle sue narrazioni successive. La raccolta di novelle del 1950 Wanderer kommst du nach Spa... (3), in cui, alle narrazioni svolte nel cuore del conflitto, si mescolavano quelle in cui appariva il quadro desolato dell'immediato dopoguerra, mostrava la capacita' e felicita' di Boell nello scrivere Kurzgeschichten, il genere letterario che meglio di ogni altro rifletteva le condizioni miserabili di una vita frammentata, ridotta a brandelli. Rimane impresso in questo libro il soldato ferito e portato nella scuola dove ritrova la sua stessa scritta ancora intatta o l'uomo dalla faccia triste che viene arrestato perche' non riesce a sorridere quando invece e' d'obbligo. Molti critici hanno ritenuto che il Boell migliore fosse proprio quello dei racconti, in cui egli con incisivita' e linearita' riesce a trasmettere vivamente la sua percezione del mondo: "I colori, le forme, per lui sono essenziali: insomma, per ripetere una vecchia formula, 'per lui il mondo esterno esiste'" (4). * E' in Wo warst du Adam? (5) (1951), invece, che la bestiale disumanita' della guerra non e' piu' soltanto uno dei temi, ma diventa protagonista assoluta di un vero e proprio romanzo articolato in un tempo abbastanza lungo e sviluppato in piu' episodi. Mentre ne Il treno era in orario la storia e' condizione esistenziale, in questa opera emerge l'idea di una storia fatta dagli uomini: la guerra non potra' mai rappresentare un comodo alibi, ognuno e' responsabile delle proprie azioni. * Se per stigmatizzare il mondo atroce della guerra e del nazismo Boell aveva usato un tono duro, tragico e soprattutto realistico, per registrare i primi sintomi della nascente societa' del benessere economico utilizzo' un'arma del tutto nuova: una vena caricaturale, grottesca, surreale. In Die schwarzen Schafe (6) (1951) e Nicht nur zur Weinachtzeit (7) (1952) si manifesta un'anticipazione di Boell maestro del grottesco, due racconti che possono essere definiti come gli antesignani di quelle raccolte (Unberechenbare Gaeste (8), 1956, e Doktor Murkes gesammelte Schweigen (9), 1958) prevalentemente satiriche che usciranno alcuni anni piu' tardi, in cui sono evidenti un senso burlesco e punte di esasperazione comica, che fanno del boom economico il bersaglio principale. * Nel 1953 venne pubblicato un romanzo che segno' il raggiungimento piu' maturo fin li' toccato da Boell, e segnalato come uno dei migliori libri espressi dall'Europa del dopoguerra. Fin da subito ebbe una risonanza internazionale e in pochi anni fu tradotto in molte lingue: Und sagte kein einziges Wort (10) e' quello che tutti definiscono la sua opera piu' riuscita, il suo maggior risultato artistico. La storia d'amore di Fred e Kaete, una coppia che, finita la guerra, si trova a far fronte alle difficolta' di una vita in comune in situazioni precarie e provvisorie e' "una delle piu' pure e terribili che ci abbia regalato questo dopoguerra, tanto ricco di sesso quanto povero d'amore" (11). Incentrato sulla Germania del dopoguerra, "tra apocalisse e ricostruzione", Boell, con uno stile sempre piu' semplice e immediato, rappresenta una realta' dolorosa che si snoda tra macerie e miracolo economico, tra postumi della guerra e primi sintomi del benessere. Il protagonista, "un uomo qualunque dei nostri giorni, che aveva perso il senso dell'esistenza e si era rifugiato nel deserto della solitudine" (12), e' il primo di una serie di "antieroi" che popoleranno da qui in poi i romanzi di Boell: gli outsider, gli emarginati, gli infelici costretti a rifiutare una societa' che li ha abbandonati. Boell, dunque, riporta le contraddizioni del suo tempo, facendo emergere la sua critica nei confronti di sistemi insensati. "Non c'e' pagina, in questo romanzo, che non riveli una continua presa di posizione, magari implicita ma nettissima, contro un certo tipo di societa', il suo modo di operare, i governanti piccoli e grandi che la manipolano" (13). * Piu' ampio come dimensioni, premiato dalla "Tribune de Paris", ma che non ebbe lo stesso esito di E non disse nemmeno una parola, e' Haus ohne Hueter (14) (1954). Incentrato sulle vicende di due famiglie, narra dei danni irreparabili che la guerra ha causato distruggendo gli equilibri esistenti: con la morte del capofamiglia si parla di "case senza custode" come metafora di una patria non abitabile. * Un'opera scritta con uno stile piu' leggero e svagato e' invece quella che venne definita un breve romanzo d'amore, Das Brot der fruehen Jahren (15) (1955), che puo' essere considerato come l'ultima tappa di una fase di transizione che vedeva protagoniste le contraddizioni dell'immediato dopoguerra a cui si andava sostituendo la fase del miracolo economico. Il simbolo del pane diviene il leitmotiv di questo periodo critico per segnalare, in una Germania devastata, un rinnovamento materiale e non morale: "Pane come misura etica, misura dura e infallibile, e che essa fosse la peggiore - ne dubito. Pane come unita' di misura dell'onesta'" (16). * Nel 1957 venne pubblicato Irisches Tagebuch (17) in cui Boell descrive l'isola in cui trovo' una dimora accogliente e che divenne la meta dei suoi sogni. Boell contrappone una terra semplice, non affetta da mali come il consumismo e il profitto, alla situazione della Germania restaurata, della Germania corrotta, della Germania sanguinosa. "Non c'e' dubbio che in Irlanda, nel dopoguerra, Heinrich Boell si sentiva piu' a casa che a Colonia, metropoli moderna sempre piu' americanizzata" (18). Al capitalismo bundesrepubblicano preferisce l'arretratezza e la miseria irlandesi, segni di umilta'. * Tra un racconto e un romanzo, Boell nel frattempo si dedicava ad un genere che ebbe largo spazio subito dopo la fine della guerra, una nuova tecnica espressiva che permetteva la diffusione di opere e autori in maniera immediata e diretta: i radiodrammi. Boell diede il suo contributo al genere radiofonico con una serie di radiodrammi di successo di cui ricordiamo solo alcuni titoli: Viaggio a Beguna che sembra l'equivalente radiofonico de La bilancia dei Balek; Die Bruecke von Berczaba, uno degli episodi del romanzo Wo warst du Adam?. Poi Un'ora di sosta in cui viene affrontato il tema del passato e della guerra e Zum tee bei dr. Borsig che rappresenta le difficolta' di sottrarsi alla strumentalizzazione da parte del potere. * E' con Billard um halbzehn (19) che Boell fece ritorno al romanzo per delineare un quadro sintetico della Germania dagli inizi del secolo al 1958. Cinquant'anni di storia tedesca ripercorsi, nell'arco di un'unica giornata, attraverso le vicende di tre generazioni della famiglia borghese dei Faehmel. Il titolo del libro si richiama all'abitudine di Robert Faehmel che ogni mattina alle nove e mezza precise si reca in un hotel a giocare a biliardo, raccontando la sua vita a Hugo, il ragazzo dell'ascensore. Una dicotomia netta caratterizza la visione boelliana della societa': gli arrivisti, i profittatori, gli uomini di potere vengono chiamati "bufali", mentre gli uomini della nonviolenza, della bonta', dell'amore per il prossimo sono gli "agnelli". In molti considerarono questa suddivisione dell'umanita' riduttiva, semplicistica, ma "allora era necessaria, per me era una cosa importante, bisognava che la rappresentazione fosse quella, in quel romanzo" (20). La fortuna di questo romanzo, al quale si era tanto dedicato, non fu affatto positiva: venne giudicato troppo costruito, artefatto, forzato, ormai lontano da quella fluidita' che caratterizzava il Boell dei racconti. * Intanto siamo arrivati al 1963, anno di pubblicazione del romanzo forse piu' noto di Boell che fu accolto da una critica tanto ostile in Germania quanto favorevole in Italia. In Ansichten eines Clown (21), Boell fa parlare Hans Schnier, il protagonista che si rapporta con il mondo solo tramite contatti telefonici; e' un outsider che critica e rifiuta la societa' e tutto cio' che l'autore odia di piu': il legame della chiesa con il potere, il conformismo sterile dei borghesi, quegli strascichi spaventosi di nazismo che rappresentano un pericolo per la comunita'. Il ricordo e' l'unica cosa rimasta al clown che, abbandonato anche dalla donna che amava per avere delle sicurezze, malato di malinconia, solo e amareggiato, smaschera le assurdita' del mondo con un tono ironico e sarcastico. "Ci sono delle strane, misconosciute forme di prostituzione, al cui confronto la prostituzione vera e propria e' un'onesta professione: li' almeno in cambio di denaro viene offerta qualche cosa" (22). Scrive Berardinelli: "Con Heinrich Boell riprende fiato una vena scettica ed egualitaria di matrice cristiana, tendenzialmente anarchica sul piano politico, e stilisticamente improntata ad una sorta di sommesso realismo creaturale" (23). * A questo punto siamo arrivati alla fase che precede un periodo di stasi, almeno per quel che riguarda la narrativa. Caratterizzati da quello stile grottesco, caricaturale di cui abbiamo gia' parlato, Entfernung von der Truppe (24) (1964) e Ende einer Dienstfahrt (25) (1966), sono due lunghi racconti che affrontano il tema della diserzione. Mentre pero' in Lontano dall'esercito Boell si permette alcune bizzarrie sperimentali, in Termine di un viaggio di servizio con uno stile classico e lineare si cimenta nel prendere di mira le istituzioni della Germania postadenaueriana: l'esercito, il fisco, la magistratura. Un divertente episodio, riconducibile a quella forma d'arte che fu detta "happening", in cui l'astuzia e' arma efficace contro il potere. Sempre nel 1966 escono le Lezioni francofortesi (26) "che sono piu' che altro una spregiudicata confessione di gusti e di inclinazioni soggettivi" (27). * Finalmente, dopo cinque anni durante i quali non pubblico' piu' lunghi testi narrativi, ma solo saggi e articoli, dedicandosi a viaggi, letture e attivita' in favore dei diritti umani, Boell ritorno' alla ribalta nel 1971 con un romanzo che, ancora una volta, voleva ripercorrere la storia tedesca del Novecento: Gruppenbild mit Dame (28), in seguito al quale gli venne anche attribuito il premio Nobel per la letteratura. Ha affermato Claudio Magris: "In Foto di gruppo con signora egli ha celebrato l'innocenza della passione e la santita' dell'istinto quali argini di difesa contro la disumana pressione esercitata dai meccanismi collettivi di una societa' tirannica" (29). Segui' nel 1972 la pubblicazione di Gedichte (30), un volumetto di poesie considerate di scarso interesse. * Nel 1974 usci' Die verlorene Ehre der Katharina Blum Wie Gewalt entstehen und wohin sie fuehren kann (31), un romanzo polemico incentrato sulla figura di un unico personaggio, attorno al quale si dipana tutta la vicenda. Katharina e' perfettamente integrata nella societa', ma improvvisamente, a causa di alcuni episodi che la investono nella sua vita tranquilla di domestica, diviene vittima della stampa scandalistica che, con una campagna diffamatoria, distrugge la sua vita. Con tutta evidenza, questa storia fa riferimento alla vicenda che avvenne alcuni anni prima, che vedeva il gruppo Baader-Meinhof, e successivamente lo stesso Boell, come oggetto di demonizzazione da parte della springeriana "Bild-Zeitung". Come puo' nascere e dove puo' condurre la violenza e' il sottotitolo che riassume l'essenza del romanzo, che vede la trasformazione di un essere pacifico in un assassino; e' quello che accadra' a Katharina dopo la distruzione della sua esistenza da parte di chi si serve della parola come strumento di sopruso: "In questo modo la critica boelliana dei mass-media aveva raggiunto una qualita' totalmente diversa, pubblica: questo racconto era un violento attacco, non solo contro il giornalismo della 'Bild', ma anche contro lo Stato e la societa' che permettevano cose simili" (32). Nei Berichte zur Gesinnungslage der Nation (33) del 1975, Boell continua la sua denuncia nei confronti delle assurdita' determinate dal clima degli anni Settanta, in cui lo spionaggio come strumento dello stato crea una vera ideologia del sospetto di cui cadono vittima gli stessi promotori. * Fuersorlige Belagerung (34) (1979), invece, incarna la critica del sistema capitalistico di un paese che ha fatto della violenza e dell'ideologia del sospetto i suoi difensori, un sistema che, per sopravvivere, per dominare e manovrare gli individui, si serve dell'abuso. Il capitalismo stesso diventa terrorista, che attenta e annichilisce la vita umana e che insieme al potere nefasto del denaro, suo portavoce, compie un'opera devastante nei confronti della societa'. Ancora una raccolta di racconti brevi, dal titolo Du faehrst zu oft nach Heidelberg (35), gia' usciti su riviste nell'arco di un ventennio, e' pubblicata nel 1979. Sempre del 1979 e' il film Autunno in Germania del quale, per l'episodio diretto da Volker Schloendorff, Boell scrisse la sceneggiatura; al riguardo afferma George Steiner: "Il collage piu' fine tra antico e moderno, tra Antigone-Ismene e la 'questione femminile', e' il copione di Heinrich Boell per Herbst in Deutschland (1979)... Nella parabola di Boell, come in molti suoi romanzi, le voci delle donne sono la chiave della storia. Le Antigoni sono in marcia" (36). * Agli inizi degli anni Ottanta Boell e' gia' malato, ma ancora numerose furono le pubblicazioni con il suo nome. Nel 1981 usci' un volumetto che puo' essere definito autobiografico, anche se non si puo' parlare di autobiografia nel senso tradizionale del termine. In effetti in Was aus dem jungen bloss werden? Oder: Irgendwas mit Buechern (37) ci viene presentato un frammento di storia tedesca attraverso le esperienze vissute dal giovane Boell che ci fa capire come fosse proprio il vivere quotidiano a rivelargli certe realta' e certe verita' che attraversavano la Germania in quegli anni e che determinarono la formazione dei suoi orientamenti e delle sue ideologie. Nel 1982 venne pubblicato Das Vermaechtnis (38), un romanzo scritto molti anni prima; del 1983 e' Die Verwundung (39), una raccolta di racconti risalenti ai primi anni del dopoguerra. * Solo nel 1985 venne pubblicato Frauen vor Flusslandschaft. Roman in Dialogen und Selbstgespraechen (40), opera di un ormai stanco e malandato Boell, che pero' non si e' ancora arreso. In questa sua ultima narrazione e' ancora forte la denuncia nei confronti di un potere corrotto e corruttore, in cui il denaro rappresenta la sostanza dell'esistenza, e svolge il ruolo di regista delle azioni dell'uomo. A causa della sua costruzione instabile e del suo tono predicatorio, venne giudicato dai critici come un romanzo "incommestibile". Solo dopo la sua morte usci' Rom auf den ersten Blick. Reisen. Staedte. Landschaften (41) (1987). * Un discorso a parte va fatto per la pubblicistica: l'attivita' che affiancata alla narrativa lo vide maggiormente impegnato. Con essa Boell dimostrava la sua attenzione alle questioni di pubblico interesse, cercando di recuperare quel forte legame tra cultura e politica capace di esprimere il suo dissenso di fronte a certe situazioni politico-sociali. Numerose furono le recensioni, i saggi, i pamphlets, per non parlare degli interventi a favore dei perseguitati politici, degli scrittori e dei dissidenti nei regimi totalitari, attraverso cui commentava la storia del proprio paese, chiariva le sue posizioni e i principi della sua poetica. Con tono polemico e provocatorio manifestava un atteggiamento critico contro una societa' opportunista e le sue istituzioni contraddittorie. Grazie ad un linguaggio semplice e diretto, trasmettendo dei messaggi chiari ed efficaci, riusci' a descrivere la realta' in maniera comprensibile a tutti. "Boell non era uno scrittore di bestsellers, era un moralista laico" (42). * Sarebbe impossibile qui parlare di tutta la sua vasta produzione pubblicistica; per questo mi limitero' a riportare solo alcuni tra i titoli piu' significativi. "Brief an einen jungen Katholiken" (1958) e "Brief an einen jungen Nichtkatholiken" (1966) sono due lettere che riflettono il tema che occupera' Boell per gran parte della vita: la colpa e le responsabilita' della Chiesa nelle vicende storiche della Germania e il suo attuale comportamento nei confronti del potere. Boell denuncia il clero e le organizzazioni cattoliche che, invece di confortare e sensibilizzare nel ricordo di un passato atroce, tende a dimenticare e, ancor peggio, ad abbracciare la nuova politica del benessere e del riarmo tedesco, per volonta' non dei cittadini, ma del governo. "Il messaggio evangelico e' stato sostituito dalla religione del profitto" (43). Scagliandosi contro una societa' senza coscienza con altri scritti come "Antwort an Msgr. Erich Klausener" (1963), "Was ist eine christliche Grundlage?" (1966), o ancora "Ich gehoere keiner Gruppe an" (1963), in cui manifesta la sua critica nei confronti del Gruppo 47 e del partito della socialdemocrazia, Boell venne coinvolto in numerose polemiche, rimanendo pero' sempre coerente con i suoi ideali di giustizia e umanita'. * Con il passare degli anni, si fece sempre piu' portavoce di una prospettiva utopica antiautoritaria in cui l'uomo potesse essere libero da forme integraliste. Negli anni che accompagnarono le rivolte studentesche, si intensificarono i suoi scritti, soprattutto quelli che riguardavano recensioni e ritratti di personaggi come Carl Amery, Solzenicyn, e in particolare Ulrike Meinhof "che e' certo un personaggio sconcertante... dalla straordinaria e appunto dirompente miscela di intellettualita' e di emozionalita'" (44), cosa che lo porto' ad affrontare una clamorosa polemica con la springeriana "Bild-Zeitung". Fu sempre in questi anni che divenne consapevole dell'inefficacia delle azioni individuali e della necessita' di agire attraverso un'alleanza di intellettuali con lo scopo di sensibilizzare i cittadini. E' in "Einmischung erwuenscht" (1973) che manifesta la sua aspirazione a una "patria cristiana del proletariato" e il suo rifiuto nei confronti di ideologie repressive. Denunciando gli abusi e i soprusi del sistema dal 1977 al 1985 moltiplica i suoi interventi in nome di una giustizia incorruttibile, facendosi messaggero di umanita' contro una violenza nauseante, alimentata dai mezzi d'informazione. Con il pamphlet "Bild, Bonn, Boenisch", lo stesso redattore della "Bild-Zeitung" che aveva calunniato la Meinhof, viene smascherato grazie ad un collage dei suoi pezzi piu' assurdi che Boell aveva collezionato per riproporli ai lettori, lasciando loro giudicare i disgustosi e vuoti interventi di un giornalista mistificatore della realta'. Altrettanto significativo e' Die Faehigkeit zu trauern (45), che nel 1986 diede il titolo ad una raccolta degli interventi dell'ultimo periodo, e che, ancora una volta, sottolinea gli effetti nefasti del totalitarismo. * Note 1. Der Zug war puenktlich, Middelhauve, Opladen 1949; ed. it. Il treno era in orario, trad. di Bice Tribiletti, Istituto di Propaganda Libraria, Milano 1958; nuova traduzione di Italo Alighiero Chiusano, Mondadori, Milano 1974. 2. Italo Alighiero Chiusano, introduzione a Termine di un viaggio di servizio, Bompiani, Milano 2000, p. I. 3. Wanderer, kommst du nach Spa..., Middelhauve, Opladen 1950; ed. it. Viandante se giungi a Spa..., ne Il pane dei verdi anni e altri racconti, trad. di Italo Alighiero Chiusano, Mondadori, Milano 1961, e in Lontano dall'esercito, trad. di Italo Alighiero Chiusano, Mondadori, Milano 1975; ed ora nell'antologia eponima, Mondadori, Milano 1987. 4. Italo Alighiero Chiusano, introduzione a Viandante se giungi a Spa..., Mondadori, Milano 1987, p. 7. 5. Wo warst du Adam?, Middelhauve, Opladen 1951; ed. it. Dov'eri Adamo?, trad. di Carlo Mainoldi, Bompiani, Milano 1967. 6. Die schwarzen Schafe, Middelhauve, Opladen 1951; ed. it. La pecora nera, in Racconti umoristici e satirici, trad. di Lea Ritter Santini e Marianello Marianelli, Bompiani, Milano 1964. 7. Nicht nur zur Weinachtszeit, Frankft. Verl.-Anst., Frankfurt am Main 1952; trad. It. Tutti i giorni Natale, in Racconti umoristici e satirici, cit. 8. Unberechenbare Gaeste, Verlag Die Arche, Zuerich 1956; trad. it. Gli ospiti sconcertanti, parte in Racconti umoristici e satirici, cit., parte in Il nano e la bambola, trad. di Italo Alighiero Chiusano, Einaudi, Torino 1975. 9. Doktor Murkes gesammeltes Schweigen und andere Satiren, Kiepenheuer & Witsch, Koeln 1958; trad. it. La raccolta di silenzi del dottor Murke e le altre satire in Racconti umoristici e satirici, cit. 10. Und sagte kein einziges Wort, Kiepenheuer & Witsch, Koeln 1953; ed. it. E non disse nemmeno una parola, trad. di Italo Alighiero Chiusano, Mondadori, Milano 1955. 11. Italo Alighiero Chiusano, introduzione a E non disse nemmeno una parola, Mondadori, Milano 1977, p. 8. 12. Fritz Martini, Storia della letteratura tedesca, Il Saggiatore, Milano 1960, 1982, p. 680. 13. Ivi, p. 9. 14. Haus ohne Hueter, Kiepenheuer & Witsch, Koeln 1954; ed. it. Casa senza custode, trad. di Italo Alighiero Chiusano, Mondadori, Milano 1957. 15. Das Brot der fruehen Jahre, Kiepenheuer & Witsch, Koeln 1955; ed. it. Il pane dei verdi anni, ne Il pane dei verdi anni e altri racconti, cit. 16. Heinrich Boell, Christa Wolf, Fraternita' difficile, Edizioni e/o, Roma 1999, p. 8. 17. Irisches Tagebuch, Kiepenheuer & Witsch, Koeln 1957; ed. it. Diario d'Irlanda, trad. di Marianello Marianelli, Mondadori, Milano 1961. 18. Hans Kueng, Maestri di umanita', trad. di Giovanni Moretto, Rizzoli, Milano 1989, p. 173. 19. Billard um halbzehn, Kiepenheuer & Witsch, Koeln 1959; ed. it. Biliardo alle nove e mezzo, trad. di Marianello Marianelli, Mondadori, Milano 1962. 20. Heinrich Boell, Intervista sulla memoria, la rabbia, la speranza, cit., p. 55. 21. Ansichten eines Clowns, Kiepenheuer & Witsch, Koeln 1963; ed. it. Opinioni di un clown, trad. di Amina Pandolfi, Mondadori, Milano 1965. 22. Heinrich Boell, Opinioni di un clown, Mondadori, Milano 1990, p. 221. 23. Alfonso Berardinelli, in AA. VV., La cultura del '900, vol. III, Letteratura, a cura di Alfonso Berardinelli, Mondadori, Milano 1981, p. 410. 24. Entfernung von der Truppe, Kiepenheuer & Witsch, Koeln 1964; ed. it. Lontano dall'esercito, cit. 25. Ende einer Dienstfahrt, Kiepenheuer & Witsch, Koeln 1966; ed. it. Termine di un viaggio di servizio, trad. di. Marianello Marianelli e Marlis Ingenmey, Bompiani, Milano 1972. 26. Frankfurter Vorlesungen, Kiepenheuer & Witsch, Koeln 1966 (Dtv, Muenchen 1973); ed. it. Lezioni Francofortesi, trad. di Maria Maderna, Linea d'Ombra, Milano 1990 (si tratta della trascrizione delle conferenze tenute nel 1963). 27. Italo Alighiero Chiusano, introduzione a La mia musa, Einaudi, Torino 1974. 28. Gruppenbild mit Dame, Kiepenheuer & Witsch, Koeln 1971; ed. it. Foto di gruppo con signora, trad. di Italo Alighiero Chiusano, Einaudi, Torino 1972. 29. Claudio Magris, Dietro le parole, Garzanti, Milano 1978, p. 304. 30. Gedichte, Literarisches Colloquium, Berlin 1972; ed. it. La mia Musa, trad. di Italo Alighiero Chiusano, Einaudi, Torino 1974. 31. Die verlorene Ehre der Katharina Blum, Kiepenheuer & Witsch, Koeln 1974; ed. it. L'onore perduto di Katharina Blum, trad. di Italo Alighiero Chiusano, Einaudi, Torino 1975. 32. Hans Kueng, op. cit., p. 203. 33. Berichte zur Gesinnungslage der Nation, Kiepenheuer & Witsch, Koeln 1975; ed. it. Rapporti sui sentimenti politici della nazione, trad. di Italo Alighiero Chiusano, Einaudi, Torino 1976. 34. Fuersorgliche Belagerung, Kiepenheuer & Witsch, Koeln 1979; ed. it. Assedio preventivo, trad. di Silvia Bortoli, Einaudi, Torino 1980. 35. Du faehrst zu oft nach Heidelberg, Lamuv, Bornheim-Merten 1979; ed. it. Vai troppo spesso ad Heidelberg. Racconti 1947-1979, trad. di Italo Alighiero Chiusano e Renata Buzzo Margari, Einaudi, Torino 1981. 36. George Steiner, Le Antigoni, trad. di Nicoletta Marini, Garzanti, Milano 1990, p. 172. 37. Was aus dem jungen bloss werden? Oder: Irgendwas mit Buechern, Lamuv, Bornheim-Merten 1981; ed. it. Che cosa faremo di questo ragazzo? Ovvero: qualcosa che abbia a che fare con i libri, trad. di Silvia Bortoli, Einaudi, Torino 1984. 38. Das Vermaechtnis, Lamuv, Bornheim-Merten 1982; ed. it. Il legato, trad. di Silvia Bortoli, Einaudi, Torino 1983. 39. Die Verwundung und andere fruehe Erzaehlungen, Lamuv, Bornheim-Merten 1983; ed. it. La ferita e altri racconti, trad. di Silvia Bortoli, Einaudi, Torino 1985. 40. Frauen vor Flusslandschaft. Roman in Dialogen und Selbstgespraechen, Kiepenheuer & Witsch, Koeln 1985; ed. it. Donne con Paesaggio fluviale. Romanzo con dialoghi e monologhi, trad. di Silvia Bortoli, Einaudi, Torino 1987. 41. Rom auf den ersten Blick. Reisen. Staedte. Landschaften, Lamuv, Bornheim-Merten 1987; ed. it. Roma a prima vista, trad. di Fabrizio Rondolino, Editori Riuniti, Roma 1987. 42. Cesare Cases, introduzione a Terreno minato. Saggi 1977-1981, trad. di Amina Pandolfi, Bompiani, Milano 1990, p. VII. 43. Lucia Borghese, Invito alla lettura di Heinrich Boell, Mursia, Milano 1980, 1990, p. 167. 44. Heinrich Boell, Il mestiere inspiegabile. La scrittura come contemporaneita', cit., p. 47. 45. Die Faehigkeit zu trauern. Schriften und Reden 1983-1985, Lamuv, Bornheim-Merten 1986; ed. it. Perche' la citta' si e' fatta straniera, trad. di Fabrizio Rondolino, Editori Riuniti, Roma 1987. 4. RIFLESSIONE. LUIGI CIOTTI: ANTIMAFIA E INFORMAZIONE [Dal quotidiano "Liberazione" del 17 novembre 2006. Luigi Ciotti e' nato a Pieve di Cadore nel 1945, sacerdote, animatore a Torino del Gruppo Abele; impegnato contro l'emarginazione, per la pace, contro i poteri criminali; ha promosso numerosissime iniziative. Riportiamo la seguente piu' ampia scheda biografica dalla Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche: "Luigi Ciotti nasce il 10 settembre 1945 a Pieve di Cadore (Bl), emigra con la famiglia a Torino nel 1950. Nel 1966 promuove un gruppo di impegno giovanile, che prendera' in seguito il nome di Gruppo Abele, costituendosi in associazione di volontariato e intervenendo su numerose realta' segnate dall'emarginazione. Fin dall'inizio, caratteristica peculiare del gruppo e' l'intreccio dell'impegno nell'accompagnare e accogliere le persone in difficolta' con l'azione educativa, la dimensione sociale e politica, la proposta culturale. Nel 1968 comincia un intervento all'interno degli istituti di pena minorili: l'esperienza si articola in seguito all'esterno, sul territorio, attraverso la costituzione delle prime comunita' per adolescenti alternative al carcere. Terminati gli studi presso il seminario di Rivoli (To), Ciotti nel 1972 viene ordinato sacerdote dal cardinale Michele Pellegrino: come parrocchia, gli viene affidata "la strada". Sulla quale, in quegli anni, affronta l'irruzione improvvisa e diffusa della droga: apre un Centro di accoglienza e ascolto e, nel 1974, la prima comunita'. Partecipa attivamente al dibattito e ai lavori che portano all'entrata in vigore, nel 1975, della legge n. 685 sulle tossicodipendenze. Da allora, la sua opera sul terreno della prevenzione e del recupero rispetto alle tossicodipendenze e all'alcolismo non si e' mai interrotta. E' invitato in vari Paesi (Gran Bretagna, Usa, Giappone, Svizzera, Spagna, Grecia, ex Jugoslavia) per tenere relazioni e condurre seminari sul tema ed e' chiamato per audizioni presso il Parlamento europeo. Nei primi anni Ottanta segue un progetto promosso dall'Unione internazionale per l'infanzia in Vietnam. Sempre sul piano internazionale, promuove programmi di cooperazione sul disagio giovanile e per gli ex detenuti in alcuni Paesi in via di sviluppo. Nel 1982, contribuisce alla costituzione del Coordinamento nazionale delle comunita' di accoglienza (Cnca), presiedendolo per dieci anni: al coordinamento, oggi, aderiscono oltre 200 gruppi, comunita' e associazioni. Nel 1986 partecipa alla fondazione della Lega italiana per la lotta all'aids (Lila), nata per difendere i diritti delle persone sieropositive, di cui e' il primo presidente. Nel marzo 1991 e' nominato Garante alla Conferenza mondiale sull'aids di Firenze, alla quale per la prima volta riescono a partecipare le associazioni e le organizzazioni non governative impegnate nell'aiuto e nel sostegno ai malati. Nel marzo 1995 presiede a Firenze la IV Conferenza mondiale sulle politiche di riduzione del danno in materia di droghe, tra i cui promotori vi e' il Gruppo Abele. Nel corso degli anni Novanta intensifica l'opera di denuncia e di contrasto al potere mafioso dando vita al periodico mensile "Narcomafie", di cui e' direttore responsabile. A coronamento di questo impegno, dalle sinergie tra diverse realta' di volontariato e di un costante lavoro di rete, nasce nel 1995 "Libera - Associazioni, nomi e numeri contro le mafie", un network che coordina oggi nell'impegno antimafia oltre 700 associazioni e gruppi sia locali che nazionali. Sin dalla fondazione, "Libera" e' presieduta da Luigi Ciotti. Il primo luglio 1998 riceve all'Universita' di Bologna la laurea honoris causa in Scienze dell'educazione; Ciotti accoglie il conferimento del titolo accademico come un riconoscimento significativo dell'opera di tutto il Gruppo Abele. Alle attivita' del Gruppo Abele, di cui Ciotti e' tuttora presidente, attendono oltre trecentocinquanta persone che si occupano di: accoglienza, articolata in due servizi di pronto intervento a Torino; in otto comunita' che ospitano persone con problemi di tossicodipendenza, di alcolismo o malate di aids; in un servizio di accoglienza notturno per persone senza fissa dimora. Il gruppo Abele ha anche promosso e gestito l'esperienza di una "Unita' di strada" a Torino, la seconda attivata in Italia; lavori di tipo artigianale, informatico, agricolo, condotti attraverso la costituzione di cooperative sociali e di uno specifico progetto Carcere e lavoro; interventi di cooperazione internazionale in Costa d'Avorio, Guatemala, Messico; iniziative culturali, informative, educative, di prevenzione e formazione, che si svolgono attraverso l'Universita' della Strada, l'Universita' Internazionale della Strada, il Centro Studi, documentazione e ricerche, l'Ufficio Stampa e comunicazione, la casa editrice Edizioni Gruppo Abele, la libreria Torre di Abele, le riviste "Animazione sociale" e "Narcomafie", l'Ufficio scuola. Luigi Ciotti e' stato piu' volte membro del Consiglio Presbiteriale ed e' attualmente membro del Consiglio Pastorale della Diocesi di Torino. Da alcuni anni tiene corsi di formazione presso la Scuola per vigili urbani di Torino e provincia. Nei primi anni Ottanta e' stato docente presso la Scuola superiore di polizia del ministero dell'Interno. Giornalista pubblicista dal 1988, Ciotti e' editorialista e collabora con vari quotidiani e periodici (tra cui: La Stampa, L'Avvenire, L'Unita', Il Manifesto, Il Sole-24 Ore, il Mattino, Famiglia Cristiana, Messaggero di Sant'Antonio, Nuovo Consumo), scrive su riviste specializzate per operatori sociali e insegnanti, interviene su testate locali". Opere di Luigi Ciotti: e' autore di vari libri a carattere educativo, di impegno sociale, di riflessione spirituale; tra le sue pubblicazioni segnaliamo: Genitori, figli e droga, Edizioni gruppo Abele, Torino 1993; Chi ha paura delle mele marce?, Edizioni gruppo Abele - Sei, Torino 1992; Persone, non problemi, Edizioni gruppo Abele, Torino 1994; Terra e cielo, Mondadori, Milano 1998; naturalmente ha anche contribuito con propri interventi a numerosi testi collettanei] Non basta piu' l'occasionale interesse sull'ennesima sparatoria di camorra. Non e' piu' il tempo di rincorrere l'emergenza per accendere i riflettori come fossero il flash di un giorno, il grido d'allarme che si spegne prima dell'alba del giorno dopo quando Cosa Nostra mette a segno il proprio colpo di morte. Non e' in questo modo che si sconfiggono le mafie. Non e' questa la strada che l'informazione deve percorrere se intende contribuire in modo determinante a contrastare l'azione della criminalita' organizzata. Lo aveva compreso bene Giovanni Falcone: "E' tempo di andare avanti, non con sterili declamazioni - diceva - e non piu' confidando sull'impegno straordinario di pochi, ma col doveroso impegno ordinario di tutti in una battaglia che e' anzitutto di civilta' e che puo' e deve essere vinta". Ci sono percorsi, azioni, scelte che in tante e tanti stanno percorrendo e costruendo da tempo. Gli Stati generali dellíantimafia i cui lavori iniziano oggi [17 novembre 2006 - ndr] a Roma intendono mettere a confronto e a frutto proprio quest'altro modo di essere contro le mafie. Quello di chi sceglie di stare dalla parte degli onesti e di levare alta la propria voce tutti i giorni, senza proclami, concretamente, azione dopo azione, gesto dopo gesto, segno dopo segno. Sono educatori, scrittori, registi, politici, esponenti delle chiese, insieme a molti operatori dell'informazione che hanno accettato di confrontarsi per mettere in comune esperienze e competenze. Ed e' importante riuscire a convertire oggi la stampa ad occuparsi di antimafia e non soltanto del malaffare. La mafia uccide e fa rumore, l'antimafia costruisce ogni giorno un altro Paese e lo fa in silenzio. L'Italia che vuole liberarsi dalle mafie deve avere il sostegno di un'informazione che scava ogni giorno nel sistema di potere criminale, nei suoi intrecci con quello politico ed economico, nelle complicita' e nelle collusioni con cui si protegge. Che ne racconta le conseguenze sulla vita dei cittadini, sull'ambiente, sul tessuto sociale e istituzionale del Paese. Basterebbe guardare con maggiore attenzione per rendersi conto che ci sono "ragazzi di Locri" anche a Lentini, a Gela, a Castelvolturno, e che il loro impegno nella rinuncia alle lusinghe del guadagno facile e nella denuncia del brodo di illegalita' che li avvolge e' inflessibile, ugualmente fiero e tenace. Basterebbe andare a cercare e a chiedere per scoprire che ogni giorno ci sono aule scolastiche in cui si ricerca insieme il gusto di sentirsi cittadini e non sudditi, titolari di diritti e non destinatari di favori, protagonisti del presente e del futuro e non rassegnati di fronte al sopruso e alla violenza. Questo e' cio' che si richiede a chi vuol fare informazione oggi per costruire un Paese che sa opporsi fieramente al giogo delle mafie e sa cercare alternative di liberta' e di giustizia. Se e' vero che non fa notizia un'intera foresta che cresce, si dovrebbe dare la parola ad una nuova spiga di grano che spunta in un terreno di Portella delle Ginestre. Qualcuno deve pur farglielo sapere agli italiani che quella terra e' bagnata dal sangue della lotta dei contadini e dei martiri di mafia e che Giovanni Brusca investi' proprio da quelle parti i soldi provenienti da traffici e attivita' illecite. Qualcuno deve scriverlo che oggi proprio sui terreni confiscati a Brusca nasce grano due volte biologico. Pulito perche' prodotto senza l'uso di anticrittogamici, pulito perche' strappato alle mafie e ai loro malaffari. Bisogna raccontare agli italiani che oggi ci sono cooperative di giovani che, rischiando in proprio, hanno scelto di coltivare quei terreni e di produrre dignita'. "Libera Terra" e' il marchio che diffonde negli scaffali di tanti supermercati olio, pasta, legumi, vino. C'e' una societa' civile attenta, coraggiosa e consapevole che da tempo ha compreso l'importanza del lavoro in rete, delle collaborazioni e delle sinergie. E' urgente ora sviluppare questa rete sul piano internazionale perche' le mafie gia' da tempo hanno allungato i propri tentacoli a livello globale. I grandi traffici di droga, armi, esseri umani, organi umani, rifiuti tossici si intrecciano con un'abilissima capacita' di essere presenti ed operanti nell'alta finanza. In questo chiediamo di sancire un patto che unisca le forze di questo pezzo della societa' con il mondo dell'informazione. Abbiamo bisogno di un'informazione schierata, ma da una parte sola: quella della legalita', della giustizia, della liberta'. 5. MAESTRE. SIMONE WEIL: NIENTE [Da Simone Weil, Quaderni. Volume secondo, Adelphi, Milano 1985, 1991, p. 256. Simone Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa, militante sindacale e politica della sinistra classista e libertaria, operaia di fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti, lavoratrice agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a lavorare per la Resistenza. Minata da una vita di generosita', abnegazione, sofferenze, muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna come quella che precede non rende pero' conto della vita interiore della Weil (ed in particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora: radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del 1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serieta' come vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento". Opere di Simone Weil: tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte di scritti pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici (e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stanti le persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte piu' importanti in edizione italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunita', poi Rusconi), La condizione operaia (Comunita', poi Mondadori), La prima radice (Comunita', SE, Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni precristiane (Rusconi), Riflessioni sulle cause della liberta' e dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi), Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo Gaeta. Opere su Simone Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr. AA. VV., Simone Weil, la passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985; Gabriella Fiori, Simone Weil, Garzanti, Milano 1990; Giancarlo Gaeta, Simone Weil, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie Muller, Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, Edb, Bologna 1997; Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994] Niente di cio' che e' bene va mai perduto. 6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 7. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1485 del 20 novembre 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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