La nonviolenza e' in cammino. 1484



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1484 del 19 novembre 2006

Sommario di questo numero:
1. La scelta
2. Heinrich Boell, o della bonta'
3. Cristina Ricci: Heinrich Boell. Le macerie dell'anima
4. Vandana Shiva: Le pagine conclusive de "Il bene comune della Terra"
5. Giulio Vittorangeli: Le elezioni dagli Stati Uniti al Nicaragua
6. La "Carta" del Movimento Nonviolento
7. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. LA SCELTA

Ne' guerra ne' armi. Una sola umanita'.

2. TESTIMONI. HEINRICH BOELL, O DELLA BONTA'
[Heinrich Boell e' nato a Colonia nel 1917, testimone degli orrori del
secolo, uomo di tenace, intransigente impegno morale e civile, una delle
figure piu belle dell'impegno per la pace e la dignita' umana. Premio Nobel
per la letteratura nel 1972. E' scomparso nel 1985. La sua bonta' dovrebbe
passare in proverbio. Opere di Heinrich Boell: tra le opere di narrativa
(che sono sempre anche di testimonianza) piu' volte ristampate: Il treno era
in orario (Mondadori), Viandante, se giungi a Spa. (Mondadori), Dov'eri,
Adamo? (Bompiani), E non disse nemmeno una parola (Mondadori), Racconti
umoristici e satirici (Bompiani), Il nano e la bambola (Einaudi), Opinioni
di un clown (Mondadori), Foto di gruppo con signora (Einaudi), L'onore
perduto di Katharina Blum (Einaudi), Vai troppo spesso a Heidelberg
(Einaudi), Assedio preventivo (Einaudi), Il legato (Einaudi), La ferita
(Einaudi), Donne con paesaggio fluviale (Einaudi). Tra le raccolte di saggi
e interventi: Rosa e dinamite, Einaudi, Torino 1979; Lezioni francofortesi,
Linea d'ombra, Milano 1990; Terreno minato, Bompiani, Milano 1990;
Fraternita' difficile, Edizioni e/o, Roma 1999. Opere su Heinrich Boell:
Italo Alighiero Chiusano, Heinrich Boell, La Nuova Italia, Firenze 1974;
Lucia Borghese, Invito alla lettura di Boell, Mursia, Milano 1990]

Lo so anch'io che Boell non e' sempre un grande artista, e non e' quasi mai
un compito letterato.
Che le sue opere di maggior estensione sono a tratti sfilacciate e talora
fin noiose.
Che anche libri straordinari come Opinioni di un clown e Foto di gruppo con
signora hanno pagine stiracchiate e spente.
Ma E non disse nemmeno una parola e' un capolavoro assoluto, una tragedia
greca scritta da un cristiano erede di Rosa Luxemburg e di Simone Weil.
Alcuni racconti sono folgorazioni che ti lasciano senza fiato.
E anche nelle opere piu' affannose vi sono sempre pagine e pagine sublimi di
verita', splendide di umanita', leggendo le quali si diventa persone
migliori.
Ed infine nell'opera intera tu ci trovi l'uomo, quell'Heinrich Boell
irriducibile combattente contro la guerra, contro l'autoritarismo, contro il
militarismo, contro ogni violenza ed ogni devastazione, contro ogni menzogna
ed ogni pusillanimita', contro il fascismo visibile e contro quello
nascosto, diffuso, pervasivo. Quell'Heinrich Boell fraterno e solidale,
misericordioso, sempre proteso all'abbraccio verso ogni esistenza umiliata e
offesa, sempre dalla parte degli ultimi, degli emarginati, dei vulnerati,
sempre dalla parte delle vittime.
In ogni pagina, in ogni riga di Boell tu riconosci la sua voce e il suo
volto.
Inciso nel legno, scavato dal dolore, creaturale, militante. Anche lui
"cristiano senza chiesa e socialista senza partito", come Silone. Anche lui
anarchico, come gli anarchici di Addio Lugano bella. Anche lui per sempre
resistente all'inumano.
Anche nei suoi impeti, anche nelle sue indignazioni, anche nella sua
oltranza, un compagno di cammino e di lotta, che ti conforta, ti sostiene,
ti fa luce.
Una delle incarnazioni della nonviolenza in cammino. L'umanita' come
dovrebbe essere. Un esempio.

3. TESTIMONI. CRISTINA RICCI: HEINRICH BOELL. LE MACERIE DELL'ANIMA
[Ringraziamo Cristina Ricci (per contatti: criscristy at libero.it) per averci
messo a disposizione il seguente testo, estratto dalla sua tesi di laurea
"Il silenzio di Leni. Una ricognizione intorno al personaggio protagonista
di 'Foto di gruppo con signora' di Heinrich Boell" sostenuta all'Universita'
degli studi della Tuscia di Viterbo nell'anno accademico 2004-2005.
Cristina Ricci e' dottoressa in lingue e letterature straniere, ha preso
parte a varie esperienze culturali e di solidarieta'.
Segnaliamo, ma non ce ne dovrebbe essere bisogno, che per esigenze legate
alla peculiare forma di trasmissione per e-mail di questo foglio telematico
abbiamo costantemente sciolto graficamente l'umlaut nel dittongo "vocale +
e", ad esempio: "Boll" (con l'umlaut) e' qui sempre dato nella forma grafica
"Boell"; "Koln" (con l'umlaut), il nome tedesco della citta' di Colonia,
"Koeln"]

Heinrich Boell nacque a Colonia il 21 dicembre del 1917 da una famiglia di
origine inglese che nel '500 era emigrata in Germania a causa della riforma
anglicana. La sua fu una generazione sfortunata che, nata agli albori della
Repubblica di Weimar e privata dei suoi anni migliori dal regime hitleriano,
si trovo' tra i due conflitti mondiali, destinata alla sofferenza e ad una
vita piena di difficolta'.
Gia' nel 1923 la sua famiglia dovette affrontare la crisi inflazionistica
che porto' non pochi disagi nel mondo piccolo borghese. Sinceramente
cattolica e democratica, riusci' comunque ad offrire sempre calore e riparo
al giovane Heinrich, per proteggerlo da quei mali storici quali guerra e
razzismo che cercavano di intaccare i loro valori. Una famiglia, quindi, di
artigiani cattolici che, a causa della nuova gravissima crisi economica del
1929, visse in condizioni sociali di grave insicurezza e vide l'affermarsi
dell'ideologia nazionalsocialista culminante con la vittoria del nazismo nel
1933. Il presidente della repubblica, Hindenburg (1), favori' l'ascesa al
potere di Hitler che, subito dopo, stipulo' il concordato con il Vaticano.
*
Cosi' Boell ricorda quegli anni: "Il repentino mutamento del 1933,
quell'angoscia, quella improvvisa paralisi, anche nella scuola: 'Che
accadra' ora, costui e' nel partito, e quell'altro non e' nel partito, e
come si comportera'?'" (2).
Provenendo da un ambiente chiaramente antihitleriano, Boell decise di
continuare gli studi declinando la sua partecipazione alla Hitlerjugend dato
il suo rifiuto ad accettare la nuova politica repressiva, gerarchica e
autoritaria.
"Sono dunque rimasto a scuola fino al '37, protetto da un ambiente
antinazista a casa e anche da taluni insegnanti. Non sottolineero' mai
abbastanza il fatto che la maggior parte dei nostri insegnanti, che
conoscevano me, noi tutti da sette-otto anni, non facevano apertamente
propaganda antinazista, ne' avrebbero potuto farla, eppure in silenzio,
sotterraneamente diciamo, diffondevano idee veramente umanistiche" (3).
*
Nel 1937 Boell consegui' dunque la maturita' e inizio' a Bonn
l'apprendistato presso una libreria, ma dal momento che riceveva uno
stipendio molto basso, smise ben presto e comincio' a lavorare nella
falegnameria del padre.
Nel 1938 venne chiamato a prestare il servizio obbligatorio del lavoro
(Arbeitsdienst) del regime nazista; successivamente si iscrisse
all'universita' e comincio' a manifestarsi il desiderio di scrivere, ma fu
costretto ad abbandonare gli studi e le sue aspirazioni per l'imminente
scoppio della guerra.
"Anzitutto bisogna sapere che noi eravamo ben consci che la guerra era in
arrivo. Non riuscivamo a fare qualcosa con convinzione, ne' studio ne'
apprendistato, perche' sapevamo benissimo che la guerra sarebbe scoppiata al
piu' tardi nel 1938, che i nazisti l'avrebbero in qualche modo provocata.
Tutta quanta la politica era univoca: riarmo, occupazione della Renania, la
propaganda militare a scuola e ovunque" (4).
*
Chiamato alle armi nel 1939, venne sbattuto dal fronte occidentale a quello
orientale, sentendo crescere dentro di se' il disgusto per tanta crudelta' e
tanta barbarie collettiva: "Quando si parla della guerra e della vita
militare, bisognerebbe descrivere anche le mille scene di addio, che erano
poi la cosa piu' amara. La guerra come esperienza interiore, in fondo, non
mi ha detto nulla, nemmeno in senso negativo, ma come evento esterno
naturalmente si'. Tutti quegli sballottamenti di qua e di la'. Come soldato
d'occupazione in qualita' d'interprete non provavo alcun sentimento di
colpa, ma molte cose erano semplicemente penose, molto penose" (5).
Ripetutamente cerco' di sottrarsi al servizio militare e fu durante una
delle licenze che sposo' nel 1942 la sua amica d'infanzia Annemarie Cech con
cui passo' il resto della sua vita.
Nel 1945, dopo aver vissuto l'esperienza della diserzione e quella ancor
piu' traumatica in un campo di concentramento americano, torno' finalmente a
Colonia, anche se molto malato e indebolito.
"Tornai dunque a casa alla fine di ottobre o all'inizio di novembre del
1945, e sono stato sulle prime per due anni un uomo ammalato. Non soltanto a
causa della fame e delle condizioni di vita nel lager della prigionia, ma
anche a causa delle malattie che avevo contratto durante la guerra" (6).
La fine della guerra significo' per lui una liberazione, anche se la
sconfitta del nazismo non significava il venir meno dei fattori e delle
circostanze storiche, economiche e culturali che il nazismo avevano prodotto
e che persistevano nella societa' tedesca del dopoguerra: "8 maggio 1945, la
guerra e' finita, i nazisti sono finiti, e' l'ora zero: ma tutto cio' e'
molto illusorio" (7).
*
In effetti le condizioni della Germania alla fine della guerra erano
drammatiche: una situazione economica precaria, in cui fame, miseria e
disoccupazione rappresentavano i problemi all'ordine del giorno. Per
garantirsi un margine di sussistenza, Boell si iscrisse nuovamente
all'universita' per ottenere la tessera alimentare, frattanto lavorava nella
bottega da carpentiere del fratello e successivamente venne assunto presso
l'ufficio statistico di Colonia.
Nel frattempo, pero', nonostante la consapevolezza delle difficolta' del
"mestiere di scrittore", non voleva abbandonare la propria vocazione
letteraria che venne riconosciuta gia' dai suoi primi racconti: "Bene,
parliamo di me personalmente: dunque, per quasi due anni sono stato quasi
inabile al lavoro, ci siamo poi trasferiti a Colonia e io ho lavorato un
poco da manovale alla costruzione della casa in cui abitavamo, nella
falegnameria di mio fratello. Ho subito cominciato a scrivere, mi e' stato
anche consentito di iscrivermi da studente" (8).
*
Nel 1949 venne pubblicato Il treno era in orario, e nel 1951, oltre
all'uscita del suo primo romanzo, Dov'eri Adamo, vinse un premio
attribuitogli dal "Gruppo 47" (9), per il racconto La pecora nera.
Boell inizialmente faceva parte di questo famoso circolo di scrittori, che
pero' nel giro di pochi anni si sciolse.
"All'inizio e' stata una cosa molto buona, perche' si trattava di puri
incontri di lavoro: ci si leggeva reciprocamente gli scritti, ci si
criticava a vicenda e si riusciva cosi' ad aiutarsi l'un l'altro. E' vero
che ad uno scrittore si puo' dar poco aiuto, ma intanto aveva un pubblico,
aveva dei colleghi che parlavano con lui senza cattiveria dei suoi lavori.
E' stata una funzione molto importante. Le difficolta' sono cominciate
nell'istante in cui il gruppo e' diventato troppo vasto, e poi soprattutto
un mercato" (10).
*
Dal 1945 al 1949, come molti suoi connazionali, Boell aveva sperato in un
rinnovamento pacifico e democratico del proprio paese, ma la divisione della
Germania in quattro zone d'influenza e soprattutto la forte ingerenza degli
Stati Uniti che volevano ricostruire una economia forte basata
sull'attivita' delle grandi industrie, eclisso' ogni buon auspicio. Nel 1949
nacque la Repubblica Federale Tedesca guidata dai partiti Cdu-Csu (11), con
a capo il cancelliere Konrad Adenauer (12). La societa' dell'era
adenaueriana si era prefissa la rimozione di un passato traumatico per il
ritorno ad una vita "normale" in uno stato politicamente ed economicamente
forte. Boell non accetto' questa situazione: disapprovava una societa'
"cieca e smemorata" dominata da ricchezza e benessere, per questo ritenne
opportuno e necessario, spinto dalla necessita' di confrontarsi con la
realta' tedesca in maniera diretta e realistica, aderire alla
Truemmerliteratur (letteratura delle macerie), per riconoscere il legame
incancellabile tra presente e passato.
*
E' alla fine degli anni Cinquanta che comincio' a dedicarsi all'attivita' di
pubblicista e saggista, facendo della sua arte dello scrivere un impegno
sempre piu' concreto, tanto da essere per questo considerato in futuro la
"coscienza" (13) della Germania, per quel ruolo di accusatore delle
ingiustizie e delle ipocrisie di uno stato che mirava esclusivamente al
benessere economico e ad una politica conservatrice con la connivenza della
chiesa cattolica e del governo. Nel 1958 era avvenuto un fatto inaspettato:
l'approvazione del riarmo atomico. Molti intellettuali si schierarono col
movimento antiatomico e Boell, tra questi, riponeva una grande fiducia nella
sensibilizzazione politica del mondo della cultura.
"E poi venne il riarmo, e con esso riaffiorarono le antiche paure, gli
antichi pericoli; fu anche evidente che in effetti quegli ambienti i quali
avevano la maggior colpa della presa di potere dei nazisti, cioe'
industriali e grande borghesia, e in parte anche i nobili, avevano superato
indenni la guerra, e che fossero nazisti o meno era cosa che, ad un tratto,
non aveva piu' alcun peso; ogni piccolo impiegato o persona che per paura
era entrato nel partito... veniva punito e gli altri invece riprendevano
improvvisamente quota riassumendo improvvisamente i posti di comando, e
naturalmente era facile intuire quali fossero i loro nascosti interessi"
(14).
*
Nel 1960, dopo una revisione della linea politica della Spd (15), aderi' al
partito di Brandt (16). Nel 1963, anno di successione nel cancellierato da
Adenauer a Ehrard (17), con la pubblicazione del romanzo Opinioni di un
clown, in cui era evidente la denuncia della falsa e ipocrita morale del
clero, dichiarando la funesta alleanza tra questo e il potere, comincio' a
profilarsi un contrasto insanabile tra lo scrittore e la gerarchia
ecclesiastica, che si inaspri' nel 1969 con il suo rifiuto di pagare la
tassa per il culto, e culmino' nel 1976, quando usci' definitivamente dalla
chiesa cattolica.
Intanto nel 1966 il cancelliere Kiesinger (18) era passato alla guida della
grande coalizione del governo Cdu-Csu-Spd, quello stesso cancelliere
schiaffeggiato due anni piu' tardi, per il suo passato nazista, dalla
giornalista Beate Klarsfeld, a cui Boell mostro' evidente solidarieta'
inviandole un mazzo di rose.
"Del resto io comincio ad ammirare sempre piu' la signora Klarsfeld, perche'
con parecchie sue azioni rende visibili punti, o diciamo meglio problemi,
che i tedeschi rimuovono permanentemente" (19).
*
Con molte prese di posizione pubbliche, intervenendo sempre piu' in difesa
delle minoranze e dei diritti umani, Boell dimostrava apertamente la sua
critica nei confronti di una societa' in cui le istituzioni avevano perso la
loro funzione, divenendo assurde e contraddittorie e che, con l'avvento del
boom economico degli anni Sessanta, si era trasformata in una macchina
infernale del consumo.
All'inizio degli anni Settanta Boell era dunque al centro di polemiche sia
col mondo cattolico che con quello politico, che culminarono con la campagna
diffamatoria ad opera della stampa di Springer che, a causa di un suo
articolo su Ulrike Meinhof (20), lo fece oggetto di numerose critiche,
dichiarandolo prima anarchico e accusandolo poi addirittura di aver
sostenuto il terrorismo. E' chiaro che il suo messaggio veniva travisato: il
suo intento era denunciare l'alleanza tra il monopolio springeriano e il
governo che mirava a creare uno stato di panico nella popolazione, cosi' da
giustificare il Radikalenerlass che prevedeva misure repressive contro gli
estremisti. Al riguardo ha scritto Salman Rushdie: "A Heinrich Boell non e'
mai venuto meno il coraggio. Quando la maggior parte dei buoni borghesi
tedeschi reagivano alle parole 'Badeer-Meinhof' come se fossero i nomi dei
demoni piu' spaventosi dell'inferno, Boell tentava di spiegare, con i suoi
scritti, il perche' alcuni fra gli individui piu' brillanti della Germania
avessero scelto la strada del terrorismo. E' sempre piu' facile condannare
che cercare di capire e Boell ricevette una buona dose di critiche per aver
assunto il ruolo dell'avvocato del diavolo (benche' egli non abbia mai
giustificato la violenza della Badeer-Meinhof o di chiunque altro)" (21).
Boell non si scoraggio' mai neanche di fronte ai peggiori attacchi, e dopo
un periodo di tentativi letterari poco soddisfacenti a causa della
necessita' di trovare nuove soluzioni narrative, essendo ormai superati i
due generi prediletti dell'immediato dopoguerra, il racconto e il
radiodramma, un avvenimento clamoroso riusci' a sollevarlo da una situazione
critica, aiutandolo a superare in tal modo quel momento difficile: gli venne
conferito nel 1972 il premio Nobel in seguito al successo ottenuto con il
romanzo Foto di gruppo con signora, uscito l'anno precedente.
*
Benche' i suoi rapporti con la Spd fossero stati fin dall'inizio
ambivalenti, a causa degli atteggiamenti ambigui e a volte poco corretti di
questo partito, Boell decise di partecipare alla campagna elettorale in
favore di Willy Brandt, gia' cancelliere dal 1969, promotore di una politica
di distensione fra le due Germanie e di superamento dei blocchi
(Ostpolitik).
"E va bene, nel 1972 mi sono lasciato convincere da Grass che fosse
necessario fare qualcosa, per dirla in parole semplici, e l'abbiamo fatta. E
siamo rimasti molto, molto sorpresi e stupiti dal successo di Brandt nel
1972, che in parte e' sicuramente dovuto alla debole articolazione
dell'opposizione" (22).
Era necessaria in quel momento una stretta solidarieta' degli intellettuali,
soprattutto per far fronte ad una situazione preoccupante in cui troppo
facilmente si diffondevano accuse a causa di un fanatismo giornalistico
dilagante.
*
Intanto, nel 1970 Boell era stato eletto presidente del Pen-Club nazionale e
l'anno seguente di quello internazionale, aveva cominciato a interessarsi
alle vicende degli altri paesi e a partecipare anche alle iniziative di
Amnesty international.
Sempre teso ad allargare i propri orizzonti, avendo instaurato da anni
contatti con i dissidenti dei paesi socialisti, nel 1974 ospito' a casa sua
Aleksandr Solzenicyn (23), espulso dall'Unione Sovietica, ed in seguito, nel
1976, anche Wolf Biermann (24), esule dalla Germania dell'est. Infine, per
sostenere la causa di un socialismo "dal volto umano" inveratore dei diritti
e della dignita' di ogni essere umano, nello stesso anno fondo' una rivista
insieme a Guenter Grass (25) e la moglie chiamata "L 76".
Nel 1977, in seguito al sequestro e all'uccisione dell'industriale Schleyer
da parte di alcuni membri della Rote Armee Fraktion (26), Boell, insieme ad
altri intellettuali, tra cui Grass, venne di nuovo accusato dagli ambienti
di destra "di simpatizzare con i terroristi".
*
Nonostante l'inesorabile avanzare dell'eta', negli ultimi anni della sua
vita Boell intensifico' il suo impegno civile per lottare contro ogni
intolleranza in nome della democrazia, intensifico' il suo impegno,
partecipando a Bonn nell'81 alla manifestazione di protesta contro il
riarmo, e nell'83 ad una dimostrazione pacifista di fronte al campo militare
americano di Mutlangen in quanto forte era la sua partecipazione a lotte
pacifiste e il suo impegno in difesa dei diritti umani. Ha scritto Franco
Fortini: "non dimentichiamo che Chomsky e Pljusc, Sartre e Boell non parlano
come linguisti, matematici, filosofi o romanzieri ma a nome
dell'intellettualita' di tutti" (27).
Nel 1985, mentre una nuova coalizione Csu-Cdu, appoggiata dal partito
liberale, si era formata al governo, alla quale corrispose il cancellierato
del democratico Helmut Kohl (28), ormai vecchio e malato Boell moriva a
Langenbroich.
*
E' stato spesso rivolto a Boell l'epiteto di "ingenuo", ma come ha scrtto
Goffredo Fofi: "Boell e' un ingenuo che crede alla possibilita' di rompere i
cerchi, di aprire i serragli, di far vergognare di se' i peccatori, di
aiutare gli oppressi a vivere con orgoglio e con rabbia la loro condizione e
a cercare di mutarla, di stimolare nei suoi lettori l'idea che e' possibile
vivere una vita diversa e, si', che ribellarsi e' giusto" (29).
*
Note
1. Paul Ludwig Hindenburg, von Beneckendorff (1847-1934), generale tedesco,
nel 1925 fu eletto presidente della Repubblica di Weimar quale candidato
della coalizione conservatrice. Rieletto nel 1932, diede via libera al
nazismo, nominando cancelliere Adolf Hitler nel 1933.
2. Heinrich Boell, Une memoire allemande, Editions du Seuil, Paris 1978: ed.
ted. Eine deutsche Erinnerung (con Rene' Wintzen), Kiepenheuer & Witsch,
Koeln 1979; ed. it. Intervista sulla memoria, la rabbia, la speranza, a cura
di Rene' Wintzen, trad. dal tedesco di Maria Teresa Mandalari, Laterza,
Roma-Bari 1979, p. 139; nuova edizione col titolo La memoria, la rabbia, la
speranza, Laterza, Roma-Bari 2005.
3. Ivi, p. 141.
4. Ivi, p. 143.
5. Ivi, pp. 153-154.
6. Ivi, p. 167.
7. Heinrich Boell, Il mestiere inspiegabile. La scrittura come
contemporaneita', Editori Riuniti, Roma 1994, p. 11. Il libro riporta una
parte delle conversazioni che intercorsero tra Heinrich Boell e Heinrich
Vormweg gia' pubblicate nel volume Perche' la citta' si e' fatta straniera,
trad. di Fabrizio Rondolino, Editori Riuniti, Roma 1987.
8. Heinrich Boell, Intervista sulla memoria, la rabbia, la speranza, cit.,
p. 169.
9. Il Gruppo 47 fu un movimento letterario tedesco fondato a Monaco nel 1947
da Hans Werner Richter e attorno al quale si riunivano gli autori, gli
editori e i critici piu' rappresentativi della Repubblica federale tedesca.
Base comune a tutti erano una serie di principi di carattere ideologico ed
etico: l'antifascismo, il socialismo umanitario e antidogmatico,
l'anticonformismo in tutte le sfumature. Essi rinunciarono pero' ad un
programma definito, avendo come unico scopo quello di promuovere un
rinnovamento della letteratura. Sotto l'egida del Gruppo 47 si tenevano
annualmente convegni e pubbliche letture; durante quegli incontri veniva
anche assegnato un ambito premio letterario. Il gruppo fu sciolto
ufficialmente nel settembre 1977, ma gia' negli anni '70 aveva esaurito la
spinta propulsiva. Degli scrittori che entrarono in contatto con esso
ricordiamo alcuni nomi quali: Guenter Eich, Ilse Aichinger, Ingeborg
Bachmann, Guenter Grass.
10. Heinrich Boell, Intervista sulla memoria, la rabbia, la speranza, cit.,
pp. 122-123.
11. La Cdu e' l'Unione democratico-cristiana e la Csu e' l'Unione
cristiano-sociale, i due partiti che formano il partito popolare tedesco.
12. Konrad Adenauer (1876-1967), deputato del centro cattolico durante la
Repubblica di Weimar, sindaco di Colonia dal 1917 al 1933, fu tra i
fondatori dell'Unione democratico-cristiana della quale fu presidente.
Cancelliere della Repubblica federale di Germania dal 1949 al 1963, promosse
la partecipazione del suo paese a vari organismi internazionali di
cooperazione militare e economica (Nato, Mec, Ceca, ecc).
13. Cosi' tra gli altri Ladislao Mittner, Storia della Letteratura tedesca.
Dal realismo alla sperimentazione (1820-1970). Da fine secolo alla
sperimentazione (1890-1970), vol. III, tomo III, Einaudi, Torino 1971, p.
1604.
14. Heinrich Boell, Intervista sulla memoria, la rabbia, la speranza, cit.,
p. 8.
15. L'Spd e' il partito socialdemocratico tedesco.
16. Willy Brandt (1913-1992), antinazista, riparo' in Norvegia nel 1933,
tornando in patria dopo il crollo del Terzo Reich. Socialdemocratico,
deputato al parlamento di Bonn, dal 1957 fu sindaco di Berlino Ovest e dal
1964 presidente del Partito socialdemocratico tedesco (Spd). Cancelliere nel
1969, promosse un'apertura all'est e firmo' nel 1970 il riconoscimento dello
status quo territoriale con l'Urss e con la Polonia. Nobel per la pace nel
1971, lascio' il governo, per dimissioni, nel 1974, e la presidenza del
partito nel 1987. Fu presidente dell'internazionale socialista fino all'anno
della sua morte.
17. Ludwig Erhard (1897-1977), cristiano sociale, fu ininterrottamente
ministro dell'economia della Repubblica federale tedesca dal 1949 al 1963,
collaborando strettamente con il cancelliere Adenauer. Nel 1963 sostitui'
Adenauer come cancelliere, ma non mostro' l'abilita' politica del
predecessore. Si dimise nel 1966.
18. Kurt Georg Kiesinger (1904-1988), aderente al partito nazionalsocialista
e per questo incarcerato nel 1945, si iscrisse poi alla Cdu. Fu ministro
presidente della Land del Baden-Wuerttemberg dal 1958 al 1966, anno in cui
divenne cancelliere federale guidando la grande coalizione fino al 1969.
19. Heinrich Boell, Intervista sulla memoria, la rabbia, la speranza, op.
cit. p. 90.
20. Ulrike Meinhof, nata nel 1934, inizia la sua attivita' politica
all'universita' di Muenster nel 1958. Editorialista di successo dirige anche
alcuni programmi radiofonici. Negli anni '60 comincia a viaggiare per
l'Europa entrando in contatto con cellule sindacali e gruppi operaisti. Nel
1970 convinta che l'attivita' giornalistica non sia sufficiente passa
all'azione, partecipa al progetto di liberazione di Andreas Baader ed entra
in clandestinita'. Nel 1971 passa alla lotta armata. Arrestata il 15 giugno
1972, Ulrike Meinhof viene rinchiusa in una cella di isolamento; il 9 maggio
1976 viene trovata impiccata nella propria cella.
21. Salman Rushdie, Patrie immaginarie, trad. di Carola di Carlo, Mondadori,
Milano 1991, p. 307.
22. Heinrich Boell, Intervista sulla memoria, la rabbia, la speranza, cit.,
p. 126.
23. Aleksandr Isaevic Solzenicyn, scrittore russo (1918), di origine
contadina si laureo' in matematica all'universita' di Rostov. Partecipo'
alla seconda guerra mondiale, ma nel 1945 fu arrestato, processato,
condannato e deportato, liberato nel 1956, fu riabilitato nel 1957. Esordi'
con il racconto Una giornata di Ivan Denisovic, che per la prima volta
denunciava gli orrori dei lager staliniani. In conflitto con il potere
politico non pote' pubblicare due importanti romanzi, Il primo cerchio e
Divisione cancro. La sua opera di denuncia morale e civile contro il regime
sovietico e l'universo staliniano si realizzo' nel grande affresco
Arcipelago Gulag, la cui pubblicazione all'estero gli causo' l'espulsione
dall'Urss, nonostante il Nobel attribuitogli nel 1970. Stabilitosi negli
Stati Uniti, continuo' la sua attivita' di scrittore lavorando a un'opera
dedicata all'avvento del regime sovietico in Russia, La ruota rossa. E'
tornato in Russia nel 1994.
24. Wolf Biermann, poeta e cantautore, cittadino della Repubblica
democratica tedesca. In seguito a una tournee nella Germania federale, per
la quale le autorita' del suo paese gli avevano rilasciato un regolare visto
di uscita, venne interdetto da ogni pubblicazione ed esibizione.
25. Guenter Grass, nato a Danzica nel 1927, si ritrovo' nella Gioventu'
hitleriana e a partecipare alla seconda guerra mondiale negli anni 1944-'45.
Gran parte della sua opera si fonda su quell'esperienza traumatizzante anche
se molti dei suoi romanzi affrontano temi piu' attuali. Una solida
formazione artistica precede il suo primo successo letterario: Die
Blechtrommel (1959). Per tutta la vita ha mantenuto uno stretto collegamento
tra lavoro letterario e quello come artista figurativo. Ai tempi di Willy
Brandt si impegno' politicamente nelle file della Spd. La sua coscienza
intellettuale lo ha portato sempre a impegnarsi su tutti i fronti per la
difesa dei diritti dell'uomo.
26. Raf (Rote Armee Fraktion) fu un'organizzazione terroristica dell'estrema
sinistra tedesca, attiva dagli anni Settanta al 1998.
27. Franco Fortini, Insistenze. Cinquanta scritti 1976-1984, Garzanti,
Milano 1985.
28. Helmut Kohl (1930), presidente della Land della Renania
Settentrionale-Vestfalia dal 1960, nel 1973 divenne presidente della Cdu,
che porto' alla vittoria alle elezioni del 1983 per poi confermarsi
cancelliere nel 1987. dopo il crollo della Repubblica democratica tedesca
divenne il primo cancelliere della Germania unita. Nel 1998 sconfitto alle
elezioni perse il cancellierato.
29. Goffredo Fofi, Pasqua di maggio. Un diario pessimista, Marietti, Genova
1988.

4. MAESTRE. VANDANA SHIVA: LE PAGINE CONCLUSIVE DE "IL BENE COMUNE DELLA
TERRA"
[Da "Information guerrilla" (www.informationguerrilla.org), che la pubblica
per gentile concessione della casa editrice, riprendiamo la Conclusione (pp.
202-205) dell'ultimo libro di Vandana Shiva, Il bene comune della Terra,
Feltrinelli, Milano 2006. Vandana Shiva, scienziata e filosofa indiana,
direttrice di importanti istituti di ricerca e docente nelle istituzioni
universitarie delle Nazioni Unite, impegnata non solo come studiosa ma anche
come militante nella difesa dell'ambiente e delle culture native, e' oggi
tra i principali punti di riferimento dei movimenti ecologisti, femministi,
di liberazione dei popoli, di opposizione a modelli di sviluppo oppressivi e
distruttivi, e di denuncia di operazioni e programmi scientifico-industriali
dagli esiti pericolosissimi. Tra le opere di Vandana Shiva: Sopravvivere
allo sviluppo, Isedi, Torino 1990; Monocolture della mente, Bollati
Boringhieri, Torino 1995; Biopirateria, Cuen, Napoli 1999, 2001; Vacche
sacre e mucche pazze, DeriveApprodi, Roma 2001; Terra madre, Utet, Torino
2002 (edizione riveduta di Sopravvivere allo sviluppo); Il mondo sotto
brevetto, Feltrinelli, Milano 2002. Le guerre dell'acqua, Feltrinelli,
Milano 2003; Le nuove guerre della globalizzazione, Utet, Torino 2005; Il
bene comune della Terra, Feltrinelli, Milano 2006]

David Pearce, un economista della Banca mondiale che considera la
mercificazione del nostro patrimonio naturale ormai precario come un rimedio
per garantirne la conservazione, ha ammesso in un recente dibattito che la
crisi ecologica che stiamo attraversando e' profonda, e che continua ad
aggravarsi. Eppure, Pearce continua a difendere la privatizzazione
dell'acqua, la mercificazione della vita e la globalizzazione
dell'agricoltura. "I problemi di ampio raggio," ha dichiarato, "si risolvono
con soluzioni altrettanto globali" (1).
Al contrario, come ci insegna l'esempio di Gandhi e come conferma la nostra
esperienza all'interno del movimento democratico emergente, i regimi
totalitari e dittatoriali si combattono a partire dalle realta' locali,
perche' i processi e le istituzioni su larga scala sono controllati dal
potere dominante. I piccoli successi sono invece alla portata di milioni di
individui, che insieme possono dare vita a nuovi spazi di democrazia e
liberta'. Su larga scala, le alternative che ci vengono concesse sono ben
poche. Per converso, la realta' quotidiana ci offre mille occasioni per
mettere a buon frutto le nostre energie.
Gandhi non sconfisse l'Impero britannico con un esercito delle stesse
dimensioni, bensi' con una presa di sale e un arcolaio. Quando gli inglesi
decisero di tassare il sale, il popolo indiano marcio' su Dandi, raccolse il
sale e disse: "E' un dono della natura, una risorsa necessaria per la nostra
sopravvivenza. Continueremo a produrre il nostro sale. Disobbediremo alla
legge britannica". E quando gli inglesi smantellarono l'industria tessile
indiana, Gandhi non cerco' di convincerli a ritornare sui loro passi.
Mostrando un arcolaio, egli si rivolse al popolo indiano e disse: "Ogni
azione diventa potente se a compierla sono milioni di persone". L'arcolaio
e' diventato un simbolo di questo potere della collettivita'.
I semi, i fiumi, il cibo quotidiano costituiscono un punto di partenza
imprescindibile per riconquistare le nostre liberta' politiche, economiche e
culturali, perche' e' proprio impadronendosi di questi ambiti che le grandi
imprese esercitano il loro monopolio sulla vita. Siamo pienamente
consapevoli del fatto che lo sviluppo di economie alternative autogestite e
forme di organizzazione democratica, che rivendicano un'autonomia
decisionale, e' una scelta che richiede impegno e coraggio, perche' si
tratta di resistere e disobbedire alle leggi inique che vietano ogni forma
di governo, approvvigionamento e sostentamento autonomo. Proibire la
conservazione dei semi significa assoggettare i contadini al giogo delle
multinazionali. Con i contratti di privatizzazione, anche l'acqua dei poveri
si trasforma in merce. Infine, le leggi che distruggono la produzione
alimentare locale impongono una dittatura del cibo che opprime l'umanita'
intera. Accettare questi vincoli, queste normative e procedure illegali,
significa rinunciare ai nostri diritti democratici, alle nostre culture di
vita e alla nostra liberta'. Come ci insegna Gandhi, la liberta' si
riconquista rifiutando di sottoporsi a leggi ingiuste e immorali. La lotta
per la verita', perseguita attraverso i principi della disobbedienza civile,
della nonviolenza e della noncooperazione, e' al tempo stesso un diritto che
ci appartiene in quanto liberi cittadini di societa' libere, e un nostro
fondamentale dovere come abitanti della Terra.
*
La globalizzazione economica e il militarismo procedono di pari passo,
propagandati da una retorica che occulta la verita' e li trasforma in
fautori di benessere e sicurezza sociale. Per poter vendere le sue sementi
geneticamente modificate, che sono inutili e dannose, Monsanto non puo' fare
altro che ricorrere alla menzogna. E con altre menzogne Coca-Cola si
appropria della nostra acqua, il governo americano ci depriva dei nostri
diritti civili in nome della "sicurezza della madre patria" e la Banca
mondiale continua a incrementare il debito dei paesi e dei cittadini piu'
poveri. Si tratta di una vera e propria guerra condotta ai danni della
verita'. La nomina di Paul Wolfowitz a presidente della Banca mondiale non
fa che rendere piu' evidente il nesso tra interessi economici e militari.
In un'epoca in cui la schiavitu' ci viene imposta attraverso varie forme di
propaganda mistificatoria, il nostro satyagraha, la lotta per la verita',
dovra' estendersi anche a queste strategie di colonizzazione della mente.
Una visione democratica della globalita' ci offre nuove opportunita' di
agire liberamente, ma anche di coltivare la nostra liberta' di pensiero.
Possiamo dunque ridefinire il concetto di sicurezza nazionale in funzione
della nostra vera patria, che e' l'intero pianeta, e della nostra sicurezza
reale, ovvero di una sicurezza ecologica che soltanto il pianeta puo'
offrire e di una sicurezza sociale che soltanto la comunita', le pubbliche
istituzioni e la tutela dei beni comuni possono assicurare. L'esperienza del
movimento democratico emergente insegna a guardare oltre la logica del
mercato e delle guerre, delle monoculture e del riduzionismo meccanicista,
per concepire il mondo come un insieme di forme di vita diverse e correlate
che si concreano e che coevolvono pacificamente.
La mercificazione della vita - imposta da un'economia che al tempo stesso
genera poverta' - e la strategia del terrore - frutto di una politica che fa
leva sulle insicurezze e sulle divisioni - sono strategie di potere
complementari. Per contrastarne l'effetto, la diffusione di una poverta'
indotta e di paure frutto di manipolazioni e menzogne, dobbiamo dunque
evidenziare le connivenze tra politica ed economia: le responsabilita' dei
governi al servizio delle multinazionali e le connessioni tra interessi
economici e militari, tra i profitti delle grandi imprese e la poverta' dei
popoli, tra la globalizzazione economica e il fondamentalismo religioso. Per
converso, analizzando queste connivenze scopriamo anche il legame profondo
che ci unisce gli uni agli altri e che ci correla alla Terra. Denunciando le
responsabilita' dei gruppi di potere dominanti riusciamo anche a sviluppare
la nostra coscienza democratica e a rinvigorire le nostre deboli democrazie.
La nostra capacita' di correlare gli ambiti dell'ecologico e del sociale ci
permette di intraprendere dei progetti economici e culturali che
salvaguardano il pianeta e i suoi abitanti, e al tempo stesso di formare una
rete di solidarieta' che puo' sconfiggere le alleanze del potere globale. Se
ci sentiamo poveri, insicuri e impotenti e' soltanto perche' ancora non
siamo riusciti a rifiutare una logica di potere che ci divide, che ci
intrappola in una realta' atomizzata e ci rende ciechi di fronte alle
infinite potenzialita' che abbiamo in quanto cittadini del mondo. In
realta', ognuno di noi puo' contribuire creativamente a costruire delle
alternative a un sistema che mira soltanto al controllo totale e a profitti
senza limiti.
*
Il progetto democratico che ci unisce ci aiuta dunque a liberarci dei nostri
paraocchi, a immaginare delle alternative possibili e a concretizzarle nella
realta'. Per converso, la globalizzazione perpetrata dalle multinazionali
annienta i nostri diritti fondamentali e minaccia di compromettere la
sopravvivenza stessa di buona parte degli esseri umani e delle specie che
popolano il pianeta. In un'epoca segnata dai genocidi, liberarsi significa
innanzitutto rivendicare la liberta' di rimanere in vita. E' un conflitto di
dimensioni epiche, in cui le varie forze schierate in difesa della vita
combattono contro i fautori di morte. Il movimento democratico globale
prende forma da una rete di realta' variegate e attive in molti ambiti,
dalla sfera del politico e del sociale a quella ecologista. Ma ogni
contributo e' importante, nella sua specificita', e fa parte di un'unica
battaglia per conseguire giustizia, sul piano economico e sociale,
sostenibilita' ecologica, pace, democrazia e liberta' d'espressione per le
diverse culture. Nella nostra epoca la dittatura tende a globalizzarsi, a
controllare ogni aspetto della vita economica, politica e culturale di ogni
nazione o societa'. Conseguentemente, anche la liberta' deve essere
perseguita e difesa su scala globale. Impegnarsi per realizzare i propri
specifici obiettivi all'interno di un progetto democratico globale permette
di unire le forze per rivendicare i propri specifici diritti, insieme a
quelli dell'intera comunita' terrena. L'imperialismo si esprime da sempre
attraverso un'ottica globale. Il movimento democratico emergente e' ancora
agli inizi, comincia appena a prendere coscienza delle proprie potenzialita'
liberatorie e trasformatrici, ma ha gia' raggiunto una portata e una rete di
collegamenti di importanza mondiale. Non siamo giunti alla fine della
storia, bensi' agli albori di una nuova era.
*
Note
1. David Pearce, The Future of the Earth, European Academy of Otzenhausen,
Germania, marzo 2005.

5. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: LE ELEZIONI DAGLI STATI UNITI AL
NICARAGUA
[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per
questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori
di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da
sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di
solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di
condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione
Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di
studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta'
concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione
di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra
soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha
svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e
riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti
interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui
promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra
altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre
1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara,
la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo,
Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996;
Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La
solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I
movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto
politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria,
una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra
neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della
solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno,
luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio
2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per
anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della
solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha
cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che
solidarieta'"]

Le elezioni di medio termine negli Stati Uniti hanno occupato, per alcuni
giorni, le prime pagine dei nostri mezzi d'informazione. La vittoria dei
democratici, pur segnando una rottura rispetto alla politica antidemocratica
di Bush, lascia in piedi molti interrogativi. Del resto, la maggioranza di
loro, nell'affanno di dimostrarsi patriottica, ha sostenuto o lasciato
passare tutte le nefandenze dell'amministrazione repubblicana. In molti casi
sono stati subalterni o complici. Quindi e' doveroso domandarsi cosa faranno
con la strategia della guerra preventiva, su cui finora non sono stati per
niente chiari; come sulle menzogne raccontate da Bush per invadere l'Iraq;
ed ancora: saranno capaci di  rovesciare la negazione della Convenzione di
Ginevra e l'uscita dal protocollo di Kyoto?
Le stesse dimissioni del "falco" Rumsfeld da segretario della difesa,
accusato per la fallimentare gestione della guerra in Iraq, sono molto meno
traumatiche di quanto sembri. Il sostituto, Robert Gates, e' stato un
protagonista della Cia durante gli anni ruggenti delle amministrazioni di
Nixon, Reagan e Bush padre. Lo ricordiamo, in particolare, per il ruolo di
copertura svolto nell'operazione di sostegno illegale ai contras del
Nicaragua. Durante lo scandalo Iran-contra-gate, un'inchiesta indipendente
raccolse prove contro di lui sufficienti per riaprire il caso. Ma ci avrebbe
pensato Bush padre a concedere a tutti l'indulto.
*
Questa vicenda ci porta a parlare delle altre elezioni, quelle svolte in
Nicaragua, qualche giorno prima della batosta elettorale di Bush.
Dopo sedici anni di capitalismo selvaggio, di neoliberismo, di governi di
destra, il Nicaragua segna una frattura con la vittoria del Fronte
Sandinista (Fsln). Sedici anni di fallimenti, di saccheggio delle risorse
nazionali, di utilizzo dello Stato come trampolino per l'arricchimento
personale, di governi neoliberisti che hanno portato poverta',
disuguaglianza, disoccupazione e sottoccupazione (milioni di nicaraguensi
continuano a sopravvivere con meno di due dollari al giorno), con la gente
costretta ad accettare condizioni di lavoro disumane, sembrano finalmente
avere fine.
Certo non e' il ritorno della rivoluzione sandinista, quella ribellione dei
diseredati mossi dalla speranza di un futuro migliore, di un mondo piu'
giusto, che sollevo' una immensa ondata di speranza ben oltre il Nicaragua.
Lungo la strada, in questi 16 anni, sono restate (anche se in forme e
modalita' diverse), le utopie, le speranze ed anche la vita di tutti quelli
che nel sandinismo ci hanno creduto.
Il Fronte Sandinista che ha vinto le elezioni non e' quello che abbiamo
conosciuto il 19 luglio 1979. La questione etica, l'accordo con l'allora
presidente neosomozista Arnoldo Aleman, la ratifica del Trattato di libero
commercio con gli Stati Uniti (Cafta), fino alla votazione in Parlamento che
ha cancellato l'aborto terapeutico nel caso in cui la vita della madre fosse
in pericolo e che esisteva nella legislazione nicaraguense da piu' di cento
anni, sono li' a dimostrare questa involuzione. Del resto, l'incapacita' del
Fronte Sandinista di riarticolarsi e di assumere all'opposizione le sfide
all'indomani della prima sconfitta elettorale del 1990, hanno permesso
l'appropriazione fisica del partito da parte di Daniel Ortega.
Ed ancora, non puo' essere sottovalutato il dato che se la destra fosse
andata alle urne unita (invece che divisa in due tronconi) avrebbe
nuovamente vinto, con una maggioranza del 55%.
Infine dobbiamo ricordare la presenza elettorale del Movimento
Rivoluzionario Sandinista (Mrs), che raccoglieva molte delle figure storiche
del sandinismo e che aspirava ad attrarre la base sandinista disillusa dalla
gestione personalistica di Ortega del partito sandinista (Fsln), ed i gruppi
della societa' civile nicaraguense. Anche se il risultato ottenuto e'
inferiore alle aspettative, non ci sembra un'esperienza negativa, in quanto
rappresenta la prima volta di un partito nato dall'esperienza sandinista al
di fuori dell'Fsln. Resta comunque l'ombra di aver accettato il
finanziamento dell'Istituto Repubblicano Internazionale, organismo collegato
alla destra nordamericana piu' intransigente.
Detto tutto questo, e premesso che nessun governo in Nicaragua potra'
risolvere in cinque anni i disastri provocati dal neoliberismo selvaggio, la
speranza e' che la vittoria di Ortega porti benefici ai settori piu'
emarginati del paese, migliorando le gravi condizioni in cui vivono milioni
di nicaraguensi, realizzando un processo di redistribuzione effettiva della
ricchezza.
Compito non facile, considerando le gravi pressioni e imposizioni degli
organismi finanziari internazionali (Fmi, Banca Mondiale, etc.), da cui
dipende attualmente in Nicaragua.
Allo stesso tempo, la vittoria di Ortega apre un interessante panorama
regionale dove finalmente in Centroamerica si insedia un governo
spiccatamente legato ai governi progressisti dell'America del Sud e
soprattutto ai governi cubano e venezuelano.

6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

7. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1484 del 19 novembre 2006

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