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La nonviolenza e' in cammino. 1484
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1484
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 19 Nov 2006 00:48:09 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1484 del 19 novembre 2006 Sommario di questo numero: 1. La scelta 2. Heinrich Boell, o della bonta' 3. Cristina Ricci: Heinrich Boell. Le macerie dell'anima 4. Vandana Shiva: Le pagine conclusive de "Il bene comune della Terra" 5. Giulio Vittorangeli: Le elezioni dagli Stati Uniti al Nicaragua 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento 7. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. LA SCELTA Ne' guerra ne' armi. Una sola umanita'. 2. TESTIMONI. HEINRICH BOELL, O DELLA BONTA' [Heinrich Boell e' nato a Colonia nel 1917, testimone degli orrori del secolo, uomo di tenace, intransigente impegno morale e civile, una delle figure piu belle dell'impegno per la pace e la dignita' umana. Premio Nobel per la letteratura nel 1972. E' scomparso nel 1985. La sua bonta' dovrebbe passare in proverbio. Opere di Heinrich Boell: tra le opere di narrativa (che sono sempre anche di testimonianza) piu' volte ristampate: Il treno era in orario (Mondadori), Viandante, se giungi a Spa. (Mondadori), Dov'eri, Adamo? (Bompiani), E non disse nemmeno una parola (Mondadori), Racconti umoristici e satirici (Bompiani), Il nano e la bambola (Einaudi), Opinioni di un clown (Mondadori), Foto di gruppo con signora (Einaudi), L'onore perduto di Katharina Blum (Einaudi), Vai troppo spesso a Heidelberg (Einaudi), Assedio preventivo (Einaudi), Il legato (Einaudi), La ferita (Einaudi), Donne con paesaggio fluviale (Einaudi). Tra le raccolte di saggi e interventi: Rosa e dinamite, Einaudi, Torino 1979; Lezioni francofortesi, Linea d'ombra, Milano 1990; Terreno minato, Bompiani, Milano 1990; Fraternita' difficile, Edizioni e/o, Roma 1999. Opere su Heinrich Boell: Italo Alighiero Chiusano, Heinrich Boell, La Nuova Italia, Firenze 1974; Lucia Borghese, Invito alla lettura di Boell, Mursia, Milano 1990] Lo so anch'io che Boell non e' sempre un grande artista, e non e' quasi mai un compito letterato. Che le sue opere di maggior estensione sono a tratti sfilacciate e talora fin noiose. Che anche libri straordinari come Opinioni di un clown e Foto di gruppo con signora hanno pagine stiracchiate e spente. Ma E non disse nemmeno una parola e' un capolavoro assoluto, una tragedia greca scritta da un cristiano erede di Rosa Luxemburg e di Simone Weil. Alcuni racconti sono folgorazioni che ti lasciano senza fiato. E anche nelle opere piu' affannose vi sono sempre pagine e pagine sublimi di verita', splendide di umanita', leggendo le quali si diventa persone migliori. Ed infine nell'opera intera tu ci trovi l'uomo, quell'Heinrich Boell irriducibile combattente contro la guerra, contro l'autoritarismo, contro il militarismo, contro ogni violenza ed ogni devastazione, contro ogni menzogna ed ogni pusillanimita', contro il fascismo visibile e contro quello nascosto, diffuso, pervasivo. Quell'Heinrich Boell fraterno e solidale, misericordioso, sempre proteso all'abbraccio verso ogni esistenza umiliata e offesa, sempre dalla parte degli ultimi, degli emarginati, dei vulnerati, sempre dalla parte delle vittime. In ogni pagina, in ogni riga di Boell tu riconosci la sua voce e il suo volto. Inciso nel legno, scavato dal dolore, creaturale, militante. Anche lui "cristiano senza chiesa e socialista senza partito", come Silone. Anche lui anarchico, come gli anarchici di Addio Lugano bella. Anche lui per sempre resistente all'inumano. Anche nei suoi impeti, anche nelle sue indignazioni, anche nella sua oltranza, un compagno di cammino e di lotta, che ti conforta, ti sostiene, ti fa luce. Una delle incarnazioni della nonviolenza in cammino. L'umanita' come dovrebbe essere. Un esempio. 3. TESTIMONI. CRISTINA RICCI: HEINRICH BOELL. LE MACERIE DELL'ANIMA [Ringraziamo Cristina Ricci (per contatti: criscristy at libero.it) per averci messo a disposizione il seguente testo, estratto dalla sua tesi di laurea "Il silenzio di Leni. Una ricognizione intorno al personaggio protagonista di 'Foto di gruppo con signora' di Heinrich Boell" sostenuta all'Universita' degli studi della Tuscia di Viterbo nell'anno accademico 2004-2005. Cristina Ricci e' dottoressa in lingue e letterature straniere, ha preso parte a varie esperienze culturali e di solidarieta'. Segnaliamo, ma non ce ne dovrebbe essere bisogno, che per esigenze legate alla peculiare forma di trasmissione per e-mail di questo foglio telematico abbiamo costantemente sciolto graficamente l'umlaut nel dittongo "vocale + e", ad esempio: "Boll" (con l'umlaut) e' qui sempre dato nella forma grafica "Boell"; "Koln" (con l'umlaut), il nome tedesco della citta' di Colonia, "Koeln"] Heinrich Boell nacque a Colonia il 21 dicembre del 1917 da una famiglia di origine inglese che nel '500 era emigrata in Germania a causa della riforma anglicana. La sua fu una generazione sfortunata che, nata agli albori della Repubblica di Weimar e privata dei suoi anni migliori dal regime hitleriano, si trovo' tra i due conflitti mondiali, destinata alla sofferenza e ad una vita piena di difficolta'. Gia' nel 1923 la sua famiglia dovette affrontare la crisi inflazionistica che porto' non pochi disagi nel mondo piccolo borghese. Sinceramente cattolica e democratica, riusci' comunque ad offrire sempre calore e riparo al giovane Heinrich, per proteggerlo da quei mali storici quali guerra e razzismo che cercavano di intaccare i loro valori. Una famiglia, quindi, di artigiani cattolici che, a causa della nuova gravissima crisi economica del 1929, visse in condizioni sociali di grave insicurezza e vide l'affermarsi dell'ideologia nazionalsocialista culminante con la vittoria del nazismo nel 1933. Il presidente della repubblica, Hindenburg (1), favori' l'ascesa al potere di Hitler che, subito dopo, stipulo' il concordato con il Vaticano. * Cosi' Boell ricorda quegli anni: "Il repentino mutamento del 1933, quell'angoscia, quella improvvisa paralisi, anche nella scuola: 'Che accadra' ora, costui e' nel partito, e quell'altro non e' nel partito, e come si comportera'?'" (2). Provenendo da un ambiente chiaramente antihitleriano, Boell decise di continuare gli studi declinando la sua partecipazione alla Hitlerjugend dato il suo rifiuto ad accettare la nuova politica repressiva, gerarchica e autoritaria. "Sono dunque rimasto a scuola fino al '37, protetto da un ambiente antinazista a casa e anche da taluni insegnanti. Non sottolineero' mai abbastanza il fatto che la maggior parte dei nostri insegnanti, che conoscevano me, noi tutti da sette-otto anni, non facevano apertamente propaganda antinazista, ne' avrebbero potuto farla, eppure in silenzio, sotterraneamente diciamo, diffondevano idee veramente umanistiche" (3). * Nel 1937 Boell consegui' dunque la maturita' e inizio' a Bonn l'apprendistato presso una libreria, ma dal momento che riceveva uno stipendio molto basso, smise ben presto e comincio' a lavorare nella falegnameria del padre. Nel 1938 venne chiamato a prestare il servizio obbligatorio del lavoro (Arbeitsdienst) del regime nazista; successivamente si iscrisse all'universita' e comincio' a manifestarsi il desiderio di scrivere, ma fu costretto ad abbandonare gli studi e le sue aspirazioni per l'imminente scoppio della guerra. "Anzitutto bisogna sapere che noi eravamo ben consci che la guerra era in arrivo. Non riuscivamo a fare qualcosa con convinzione, ne' studio ne' apprendistato, perche' sapevamo benissimo che la guerra sarebbe scoppiata al piu' tardi nel 1938, che i nazisti l'avrebbero in qualche modo provocata. Tutta quanta la politica era univoca: riarmo, occupazione della Renania, la propaganda militare a scuola e ovunque" (4). * Chiamato alle armi nel 1939, venne sbattuto dal fronte occidentale a quello orientale, sentendo crescere dentro di se' il disgusto per tanta crudelta' e tanta barbarie collettiva: "Quando si parla della guerra e della vita militare, bisognerebbe descrivere anche le mille scene di addio, che erano poi la cosa piu' amara. La guerra come esperienza interiore, in fondo, non mi ha detto nulla, nemmeno in senso negativo, ma come evento esterno naturalmente si'. Tutti quegli sballottamenti di qua e di la'. Come soldato d'occupazione in qualita' d'interprete non provavo alcun sentimento di colpa, ma molte cose erano semplicemente penose, molto penose" (5). Ripetutamente cerco' di sottrarsi al servizio militare e fu durante una delle licenze che sposo' nel 1942 la sua amica d'infanzia Annemarie Cech con cui passo' il resto della sua vita. Nel 1945, dopo aver vissuto l'esperienza della diserzione e quella ancor piu' traumatica in un campo di concentramento americano, torno' finalmente a Colonia, anche se molto malato e indebolito. "Tornai dunque a casa alla fine di ottobre o all'inizio di novembre del 1945, e sono stato sulle prime per due anni un uomo ammalato. Non soltanto a causa della fame e delle condizioni di vita nel lager della prigionia, ma anche a causa delle malattie che avevo contratto durante la guerra" (6). La fine della guerra significo' per lui una liberazione, anche se la sconfitta del nazismo non significava il venir meno dei fattori e delle circostanze storiche, economiche e culturali che il nazismo avevano prodotto e che persistevano nella societa' tedesca del dopoguerra: "8 maggio 1945, la guerra e' finita, i nazisti sono finiti, e' l'ora zero: ma tutto cio' e' molto illusorio" (7). * In effetti le condizioni della Germania alla fine della guerra erano drammatiche: una situazione economica precaria, in cui fame, miseria e disoccupazione rappresentavano i problemi all'ordine del giorno. Per garantirsi un margine di sussistenza, Boell si iscrisse nuovamente all'universita' per ottenere la tessera alimentare, frattanto lavorava nella bottega da carpentiere del fratello e successivamente venne assunto presso l'ufficio statistico di Colonia. Nel frattempo, pero', nonostante la consapevolezza delle difficolta' del "mestiere di scrittore", non voleva abbandonare la propria vocazione letteraria che venne riconosciuta gia' dai suoi primi racconti: "Bene, parliamo di me personalmente: dunque, per quasi due anni sono stato quasi inabile al lavoro, ci siamo poi trasferiti a Colonia e io ho lavorato un poco da manovale alla costruzione della casa in cui abitavamo, nella falegnameria di mio fratello. Ho subito cominciato a scrivere, mi e' stato anche consentito di iscrivermi da studente" (8). * Nel 1949 venne pubblicato Il treno era in orario, e nel 1951, oltre all'uscita del suo primo romanzo, Dov'eri Adamo, vinse un premio attribuitogli dal "Gruppo 47" (9), per il racconto La pecora nera. Boell inizialmente faceva parte di questo famoso circolo di scrittori, che pero' nel giro di pochi anni si sciolse. "All'inizio e' stata una cosa molto buona, perche' si trattava di puri incontri di lavoro: ci si leggeva reciprocamente gli scritti, ci si criticava a vicenda e si riusciva cosi' ad aiutarsi l'un l'altro. E' vero che ad uno scrittore si puo' dar poco aiuto, ma intanto aveva un pubblico, aveva dei colleghi che parlavano con lui senza cattiveria dei suoi lavori. E' stata una funzione molto importante. Le difficolta' sono cominciate nell'istante in cui il gruppo e' diventato troppo vasto, e poi soprattutto un mercato" (10). * Dal 1945 al 1949, come molti suoi connazionali, Boell aveva sperato in un rinnovamento pacifico e democratico del proprio paese, ma la divisione della Germania in quattro zone d'influenza e soprattutto la forte ingerenza degli Stati Uniti che volevano ricostruire una economia forte basata sull'attivita' delle grandi industrie, eclisso' ogni buon auspicio. Nel 1949 nacque la Repubblica Federale Tedesca guidata dai partiti Cdu-Csu (11), con a capo il cancelliere Konrad Adenauer (12). La societa' dell'era adenaueriana si era prefissa la rimozione di un passato traumatico per il ritorno ad una vita "normale" in uno stato politicamente ed economicamente forte. Boell non accetto' questa situazione: disapprovava una societa' "cieca e smemorata" dominata da ricchezza e benessere, per questo ritenne opportuno e necessario, spinto dalla necessita' di confrontarsi con la realta' tedesca in maniera diretta e realistica, aderire alla Truemmerliteratur (letteratura delle macerie), per riconoscere il legame incancellabile tra presente e passato. * E' alla fine degli anni Cinquanta che comincio' a dedicarsi all'attivita' di pubblicista e saggista, facendo della sua arte dello scrivere un impegno sempre piu' concreto, tanto da essere per questo considerato in futuro la "coscienza" (13) della Germania, per quel ruolo di accusatore delle ingiustizie e delle ipocrisie di uno stato che mirava esclusivamente al benessere economico e ad una politica conservatrice con la connivenza della chiesa cattolica e del governo. Nel 1958 era avvenuto un fatto inaspettato: l'approvazione del riarmo atomico. Molti intellettuali si schierarono col movimento antiatomico e Boell, tra questi, riponeva una grande fiducia nella sensibilizzazione politica del mondo della cultura. "E poi venne il riarmo, e con esso riaffiorarono le antiche paure, gli antichi pericoli; fu anche evidente che in effetti quegli ambienti i quali avevano la maggior colpa della presa di potere dei nazisti, cioe' industriali e grande borghesia, e in parte anche i nobili, avevano superato indenni la guerra, e che fossero nazisti o meno era cosa che, ad un tratto, non aveva piu' alcun peso; ogni piccolo impiegato o persona che per paura era entrato nel partito... veniva punito e gli altri invece riprendevano improvvisamente quota riassumendo improvvisamente i posti di comando, e naturalmente era facile intuire quali fossero i loro nascosti interessi" (14). * Nel 1960, dopo una revisione della linea politica della Spd (15), aderi' al partito di Brandt (16). Nel 1963, anno di successione nel cancellierato da Adenauer a Ehrard (17), con la pubblicazione del romanzo Opinioni di un clown, in cui era evidente la denuncia della falsa e ipocrita morale del clero, dichiarando la funesta alleanza tra questo e il potere, comincio' a profilarsi un contrasto insanabile tra lo scrittore e la gerarchia ecclesiastica, che si inaspri' nel 1969 con il suo rifiuto di pagare la tassa per il culto, e culmino' nel 1976, quando usci' definitivamente dalla chiesa cattolica. Intanto nel 1966 il cancelliere Kiesinger (18) era passato alla guida della grande coalizione del governo Cdu-Csu-Spd, quello stesso cancelliere schiaffeggiato due anni piu' tardi, per il suo passato nazista, dalla giornalista Beate Klarsfeld, a cui Boell mostro' evidente solidarieta' inviandole un mazzo di rose. "Del resto io comincio ad ammirare sempre piu' la signora Klarsfeld, perche' con parecchie sue azioni rende visibili punti, o diciamo meglio problemi, che i tedeschi rimuovono permanentemente" (19). * Con molte prese di posizione pubbliche, intervenendo sempre piu' in difesa delle minoranze e dei diritti umani, Boell dimostrava apertamente la sua critica nei confronti di una societa' in cui le istituzioni avevano perso la loro funzione, divenendo assurde e contraddittorie e che, con l'avvento del boom economico degli anni Sessanta, si era trasformata in una macchina infernale del consumo. All'inizio degli anni Settanta Boell era dunque al centro di polemiche sia col mondo cattolico che con quello politico, che culminarono con la campagna diffamatoria ad opera della stampa di Springer che, a causa di un suo articolo su Ulrike Meinhof (20), lo fece oggetto di numerose critiche, dichiarandolo prima anarchico e accusandolo poi addirittura di aver sostenuto il terrorismo. E' chiaro che il suo messaggio veniva travisato: il suo intento era denunciare l'alleanza tra il monopolio springeriano e il governo che mirava a creare uno stato di panico nella popolazione, cosi' da giustificare il Radikalenerlass che prevedeva misure repressive contro gli estremisti. Al riguardo ha scritto Salman Rushdie: "A Heinrich Boell non e' mai venuto meno il coraggio. Quando la maggior parte dei buoni borghesi tedeschi reagivano alle parole 'Badeer-Meinhof' come se fossero i nomi dei demoni piu' spaventosi dell'inferno, Boell tentava di spiegare, con i suoi scritti, il perche' alcuni fra gli individui piu' brillanti della Germania avessero scelto la strada del terrorismo. E' sempre piu' facile condannare che cercare di capire e Boell ricevette una buona dose di critiche per aver assunto il ruolo dell'avvocato del diavolo (benche' egli non abbia mai giustificato la violenza della Badeer-Meinhof o di chiunque altro)" (21). Boell non si scoraggio' mai neanche di fronte ai peggiori attacchi, e dopo un periodo di tentativi letterari poco soddisfacenti a causa della necessita' di trovare nuove soluzioni narrative, essendo ormai superati i due generi prediletti dell'immediato dopoguerra, il racconto e il radiodramma, un avvenimento clamoroso riusci' a sollevarlo da una situazione critica, aiutandolo a superare in tal modo quel momento difficile: gli venne conferito nel 1972 il premio Nobel in seguito al successo ottenuto con il romanzo Foto di gruppo con signora, uscito l'anno precedente. * Benche' i suoi rapporti con la Spd fossero stati fin dall'inizio ambivalenti, a causa degli atteggiamenti ambigui e a volte poco corretti di questo partito, Boell decise di partecipare alla campagna elettorale in favore di Willy Brandt, gia' cancelliere dal 1969, promotore di una politica di distensione fra le due Germanie e di superamento dei blocchi (Ostpolitik). "E va bene, nel 1972 mi sono lasciato convincere da Grass che fosse necessario fare qualcosa, per dirla in parole semplici, e l'abbiamo fatta. E siamo rimasti molto, molto sorpresi e stupiti dal successo di Brandt nel 1972, che in parte e' sicuramente dovuto alla debole articolazione dell'opposizione" (22). Era necessaria in quel momento una stretta solidarieta' degli intellettuali, soprattutto per far fronte ad una situazione preoccupante in cui troppo facilmente si diffondevano accuse a causa di un fanatismo giornalistico dilagante. * Intanto, nel 1970 Boell era stato eletto presidente del Pen-Club nazionale e l'anno seguente di quello internazionale, aveva cominciato a interessarsi alle vicende degli altri paesi e a partecipare anche alle iniziative di Amnesty international. Sempre teso ad allargare i propri orizzonti, avendo instaurato da anni contatti con i dissidenti dei paesi socialisti, nel 1974 ospito' a casa sua Aleksandr Solzenicyn (23), espulso dall'Unione Sovietica, ed in seguito, nel 1976, anche Wolf Biermann (24), esule dalla Germania dell'est. Infine, per sostenere la causa di un socialismo "dal volto umano" inveratore dei diritti e della dignita' di ogni essere umano, nello stesso anno fondo' una rivista insieme a Guenter Grass (25) e la moglie chiamata "L 76". Nel 1977, in seguito al sequestro e all'uccisione dell'industriale Schleyer da parte di alcuni membri della Rote Armee Fraktion (26), Boell, insieme ad altri intellettuali, tra cui Grass, venne di nuovo accusato dagli ambienti di destra "di simpatizzare con i terroristi". * Nonostante l'inesorabile avanzare dell'eta', negli ultimi anni della sua vita Boell intensifico' il suo impegno civile per lottare contro ogni intolleranza in nome della democrazia, intensifico' il suo impegno, partecipando a Bonn nell'81 alla manifestazione di protesta contro il riarmo, e nell'83 ad una dimostrazione pacifista di fronte al campo militare americano di Mutlangen in quanto forte era la sua partecipazione a lotte pacifiste e il suo impegno in difesa dei diritti umani. Ha scritto Franco Fortini: "non dimentichiamo che Chomsky e Pljusc, Sartre e Boell non parlano come linguisti, matematici, filosofi o romanzieri ma a nome dell'intellettualita' di tutti" (27). Nel 1985, mentre una nuova coalizione Csu-Cdu, appoggiata dal partito liberale, si era formata al governo, alla quale corrispose il cancellierato del democratico Helmut Kohl (28), ormai vecchio e malato Boell moriva a Langenbroich. * E' stato spesso rivolto a Boell l'epiteto di "ingenuo", ma come ha scrtto Goffredo Fofi: "Boell e' un ingenuo che crede alla possibilita' di rompere i cerchi, di aprire i serragli, di far vergognare di se' i peccatori, di aiutare gli oppressi a vivere con orgoglio e con rabbia la loro condizione e a cercare di mutarla, di stimolare nei suoi lettori l'idea che e' possibile vivere una vita diversa e, si', che ribellarsi e' giusto" (29). * Note 1. Paul Ludwig Hindenburg, von Beneckendorff (1847-1934), generale tedesco, nel 1925 fu eletto presidente della Repubblica di Weimar quale candidato della coalizione conservatrice. Rieletto nel 1932, diede via libera al nazismo, nominando cancelliere Adolf Hitler nel 1933. 2. Heinrich Boell, Une memoire allemande, Editions du Seuil, Paris 1978: ed. ted. Eine deutsche Erinnerung (con Rene' Wintzen), Kiepenheuer & Witsch, Koeln 1979; ed. it. Intervista sulla memoria, la rabbia, la speranza, a cura di Rene' Wintzen, trad. dal tedesco di Maria Teresa Mandalari, Laterza, Roma-Bari 1979, p. 139; nuova edizione col titolo La memoria, la rabbia, la speranza, Laterza, Roma-Bari 2005. 3. Ivi, p. 141. 4. Ivi, p. 143. 5. Ivi, pp. 153-154. 6. Ivi, p. 167. 7. Heinrich Boell, Il mestiere inspiegabile. La scrittura come contemporaneita', Editori Riuniti, Roma 1994, p. 11. Il libro riporta una parte delle conversazioni che intercorsero tra Heinrich Boell e Heinrich Vormweg gia' pubblicate nel volume Perche' la citta' si e' fatta straniera, trad. di Fabrizio Rondolino, Editori Riuniti, Roma 1987. 8. Heinrich Boell, Intervista sulla memoria, la rabbia, la speranza, cit., p. 169. 9. Il Gruppo 47 fu un movimento letterario tedesco fondato a Monaco nel 1947 da Hans Werner Richter e attorno al quale si riunivano gli autori, gli editori e i critici piu' rappresentativi della Repubblica federale tedesca. Base comune a tutti erano una serie di principi di carattere ideologico ed etico: l'antifascismo, il socialismo umanitario e antidogmatico, l'anticonformismo in tutte le sfumature. Essi rinunciarono pero' ad un programma definito, avendo come unico scopo quello di promuovere un rinnovamento della letteratura. Sotto l'egida del Gruppo 47 si tenevano annualmente convegni e pubbliche letture; durante quegli incontri veniva anche assegnato un ambito premio letterario. Il gruppo fu sciolto ufficialmente nel settembre 1977, ma gia' negli anni '70 aveva esaurito la spinta propulsiva. Degli scrittori che entrarono in contatto con esso ricordiamo alcuni nomi quali: Guenter Eich, Ilse Aichinger, Ingeborg Bachmann, Guenter Grass. 10. Heinrich Boell, Intervista sulla memoria, la rabbia, la speranza, cit., pp. 122-123. 11. La Cdu e' l'Unione democratico-cristiana e la Csu e' l'Unione cristiano-sociale, i due partiti che formano il partito popolare tedesco. 12. Konrad Adenauer (1876-1967), deputato del centro cattolico durante la Repubblica di Weimar, sindaco di Colonia dal 1917 al 1933, fu tra i fondatori dell'Unione democratico-cristiana della quale fu presidente. Cancelliere della Repubblica federale di Germania dal 1949 al 1963, promosse la partecipazione del suo paese a vari organismi internazionali di cooperazione militare e economica (Nato, Mec, Ceca, ecc). 13. Cosi' tra gli altri Ladislao Mittner, Storia della Letteratura tedesca. Dal realismo alla sperimentazione (1820-1970). Da fine secolo alla sperimentazione (1890-1970), vol. III, tomo III, Einaudi, Torino 1971, p. 1604. 14. Heinrich Boell, Intervista sulla memoria, la rabbia, la speranza, cit., p. 8. 15. L'Spd e' il partito socialdemocratico tedesco. 16. Willy Brandt (1913-1992), antinazista, riparo' in Norvegia nel 1933, tornando in patria dopo il crollo del Terzo Reich. Socialdemocratico, deputato al parlamento di Bonn, dal 1957 fu sindaco di Berlino Ovest e dal 1964 presidente del Partito socialdemocratico tedesco (Spd). Cancelliere nel 1969, promosse un'apertura all'est e firmo' nel 1970 il riconoscimento dello status quo territoriale con l'Urss e con la Polonia. Nobel per la pace nel 1971, lascio' il governo, per dimissioni, nel 1974, e la presidenza del partito nel 1987. Fu presidente dell'internazionale socialista fino all'anno della sua morte. 17. Ludwig Erhard (1897-1977), cristiano sociale, fu ininterrottamente ministro dell'economia della Repubblica federale tedesca dal 1949 al 1963, collaborando strettamente con il cancelliere Adenauer. Nel 1963 sostitui' Adenauer come cancelliere, ma non mostro' l'abilita' politica del predecessore. Si dimise nel 1966. 18. Kurt Georg Kiesinger (1904-1988), aderente al partito nazionalsocialista e per questo incarcerato nel 1945, si iscrisse poi alla Cdu. Fu ministro presidente della Land del Baden-Wuerttemberg dal 1958 al 1966, anno in cui divenne cancelliere federale guidando la grande coalizione fino al 1969. 19. Heinrich Boell, Intervista sulla memoria, la rabbia, la speranza, op. cit. p. 90. 20. Ulrike Meinhof, nata nel 1934, inizia la sua attivita' politica all'universita' di Muenster nel 1958. Editorialista di successo dirige anche alcuni programmi radiofonici. Negli anni '60 comincia a viaggiare per l'Europa entrando in contatto con cellule sindacali e gruppi operaisti. Nel 1970 convinta che l'attivita' giornalistica non sia sufficiente passa all'azione, partecipa al progetto di liberazione di Andreas Baader ed entra in clandestinita'. Nel 1971 passa alla lotta armata. Arrestata il 15 giugno 1972, Ulrike Meinhof viene rinchiusa in una cella di isolamento; il 9 maggio 1976 viene trovata impiccata nella propria cella. 21. Salman Rushdie, Patrie immaginarie, trad. di Carola di Carlo, Mondadori, Milano 1991, p. 307. 22. Heinrich Boell, Intervista sulla memoria, la rabbia, la speranza, cit., p. 126. 23. Aleksandr Isaevic Solzenicyn, scrittore russo (1918), di origine contadina si laureo' in matematica all'universita' di Rostov. Partecipo' alla seconda guerra mondiale, ma nel 1945 fu arrestato, processato, condannato e deportato, liberato nel 1956, fu riabilitato nel 1957. Esordi' con il racconto Una giornata di Ivan Denisovic, che per la prima volta denunciava gli orrori dei lager staliniani. In conflitto con il potere politico non pote' pubblicare due importanti romanzi, Il primo cerchio e Divisione cancro. La sua opera di denuncia morale e civile contro il regime sovietico e l'universo staliniano si realizzo' nel grande affresco Arcipelago Gulag, la cui pubblicazione all'estero gli causo' l'espulsione dall'Urss, nonostante il Nobel attribuitogli nel 1970. Stabilitosi negli Stati Uniti, continuo' la sua attivita' di scrittore lavorando a un'opera dedicata all'avvento del regime sovietico in Russia, La ruota rossa. E' tornato in Russia nel 1994. 24. Wolf Biermann, poeta e cantautore, cittadino della Repubblica democratica tedesca. In seguito a una tournee nella Germania federale, per la quale le autorita' del suo paese gli avevano rilasciato un regolare visto di uscita, venne interdetto da ogni pubblicazione ed esibizione. 25. Guenter Grass, nato a Danzica nel 1927, si ritrovo' nella Gioventu' hitleriana e a partecipare alla seconda guerra mondiale negli anni 1944-'45. Gran parte della sua opera si fonda su quell'esperienza traumatizzante anche se molti dei suoi romanzi affrontano temi piu' attuali. Una solida formazione artistica precede il suo primo successo letterario: Die Blechtrommel (1959). Per tutta la vita ha mantenuto uno stretto collegamento tra lavoro letterario e quello come artista figurativo. Ai tempi di Willy Brandt si impegno' politicamente nelle file della Spd. La sua coscienza intellettuale lo ha portato sempre a impegnarsi su tutti i fronti per la difesa dei diritti dell'uomo. 26. Raf (Rote Armee Fraktion) fu un'organizzazione terroristica dell'estrema sinistra tedesca, attiva dagli anni Settanta al 1998. 27. Franco Fortini, Insistenze. Cinquanta scritti 1976-1984, Garzanti, Milano 1985. 28. Helmut Kohl (1930), presidente della Land della Renania Settentrionale-Vestfalia dal 1960, nel 1973 divenne presidente della Cdu, che porto' alla vittoria alle elezioni del 1983 per poi confermarsi cancelliere nel 1987. dopo il crollo della Repubblica democratica tedesca divenne il primo cancelliere della Germania unita. Nel 1998 sconfitto alle elezioni perse il cancellierato. 29. Goffredo Fofi, Pasqua di maggio. Un diario pessimista, Marietti, Genova 1988. 4. MAESTRE. VANDANA SHIVA: LE PAGINE CONCLUSIVE DE "IL BENE COMUNE DELLA TERRA" [Da "Information guerrilla" (www.informationguerrilla.org), che la pubblica per gentile concessione della casa editrice, riprendiamo la Conclusione (pp. 202-205) dell'ultimo libro di Vandana Shiva, Il bene comune della Terra, Feltrinelli, Milano 2006. Vandana Shiva, scienziata e filosofa indiana, direttrice di importanti istituti di ricerca e docente nelle istituzioni universitarie delle Nazioni Unite, impegnata non solo come studiosa ma anche come militante nella difesa dell'ambiente e delle culture native, e' oggi tra i principali punti di riferimento dei movimenti ecologisti, femministi, di liberazione dei popoli, di opposizione a modelli di sviluppo oppressivi e distruttivi, e di denuncia di operazioni e programmi scientifico-industriali dagli esiti pericolosissimi. Tra le opere di Vandana Shiva: Sopravvivere allo sviluppo, Isedi, Torino 1990; Monocolture della mente, Bollati Boringhieri, Torino 1995; Biopirateria, Cuen, Napoli 1999, 2001; Vacche sacre e mucche pazze, DeriveApprodi, Roma 2001; Terra madre, Utet, Torino 2002 (edizione riveduta di Sopravvivere allo sviluppo); Il mondo sotto brevetto, Feltrinelli, Milano 2002. Le guerre dell'acqua, Feltrinelli, Milano 2003; Le nuove guerre della globalizzazione, Utet, Torino 2005; Il bene comune della Terra, Feltrinelli, Milano 2006] David Pearce, un economista della Banca mondiale che considera la mercificazione del nostro patrimonio naturale ormai precario come un rimedio per garantirne la conservazione, ha ammesso in un recente dibattito che la crisi ecologica che stiamo attraversando e' profonda, e che continua ad aggravarsi. Eppure, Pearce continua a difendere la privatizzazione dell'acqua, la mercificazione della vita e la globalizzazione dell'agricoltura. "I problemi di ampio raggio," ha dichiarato, "si risolvono con soluzioni altrettanto globali" (1). Al contrario, come ci insegna l'esempio di Gandhi e come conferma la nostra esperienza all'interno del movimento democratico emergente, i regimi totalitari e dittatoriali si combattono a partire dalle realta' locali, perche' i processi e le istituzioni su larga scala sono controllati dal potere dominante. I piccoli successi sono invece alla portata di milioni di individui, che insieme possono dare vita a nuovi spazi di democrazia e liberta'. Su larga scala, le alternative che ci vengono concesse sono ben poche. Per converso, la realta' quotidiana ci offre mille occasioni per mettere a buon frutto le nostre energie. Gandhi non sconfisse l'Impero britannico con un esercito delle stesse dimensioni, bensi' con una presa di sale e un arcolaio. Quando gli inglesi decisero di tassare il sale, il popolo indiano marcio' su Dandi, raccolse il sale e disse: "E' un dono della natura, una risorsa necessaria per la nostra sopravvivenza. Continueremo a produrre il nostro sale. Disobbediremo alla legge britannica". E quando gli inglesi smantellarono l'industria tessile indiana, Gandhi non cerco' di convincerli a ritornare sui loro passi. Mostrando un arcolaio, egli si rivolse al popolo indiano e disse: "Ogni azione diventa potente se a compierla sono milioni di persone". L'arcolaio e' diventato un simbolo di questo potere della collettivita'. I semi, i fiumi, il cibo quotidiano costituiscono un punto di partenza imprescindibile per riconquistare le nostre liberta' politiche, economiche e culturali, perche' e' proprio impadronendosi di questi ambiti che le grandi imprese esercitano il loro monopolio sulla vita. Siamo pienamente consapevoli del fatto che lo sviluppo di economie alternative autogestite e forme di organizzazione democratica, che rivendicano un'autonomia decisionale, e' una scelta che richiede impegno e coraggio, perche' si tratta di resistere e disobbedire alle leggi inique che vietano ogni forma di governo, approvvigionamento e sostentamento autonomo. Proibire la conservazione dei semi significa assoggettare i contadini al giogo delle multinazionali. Con i contratti di privatizzazione, anche l'acqua dei poveri si trasforma in merce. Infine, le leggi che distruggono la produzione alimentare locale impongono una dittatura del cibo che opprime l'umanita' intera. Accettare questi vincoli, queste normative e procedure illegali, significa rinunciare ai nostri diritti democratici, alle nostre culture di vita e alla nostra liberta'. Come ci insegna Gandhi, la liberta' si riconquista rifiutando di sottoporsi a leggi ingiuste e immorali. La lotta per la verita', perseguita attraverso i principi della disobbedienza civile, della nonviolenza e della noncooperazione, e' al tempo stesso un diritto che ci appartiene in quanto liberi cittadini di societa' libere, e un nostro fondamentale dovere come abitanti della Terra. * La globalizzazione economica e il militarismo procedono di pari passo, propagandati da una retorica che occulta la verita' e li trasforma in fautori di benessere e sicurezza sociale. Per poter vendere le sue sementi geneticamente modificate, che sono inutili e dannose, Monsanto non puo' fare altro che ricorrere alla menzogna. E con altre menzogne Coca-Cola si appropria della nostra acqua, il governo americano ci depriva dei nostri diritti civili in nome della "sicurezza della madre patria" e la Banca mondiale continua a incrementare il debito dei paesi e dei cittadini piu' poveri. Si tratta di una vera e propria guerra condotta ai danni della verita'. La nomina di Paul Wolfowitz a presidente della Banca mondiale non fa che rendere piu' evidente il nesso tra interessi economici e militari. In un'epoca in cui la schiavitu' ci viene imposta attraverso varie forme di propaganda mistificatoria, il nostro satyagraha, la lotta per la verita', dovra' estendersi anche a queste strategie di colonizzazione della mente. Una visione democratica della globalita' ci offre nuove opportunita' di agire liberamente, ma anche di coltivare la nostra liberta' di pensiero. Possiamo dunque ridefinire il concetto di sicurezza nazionale in funzione della nostra vera patria, che e' l'intero pianeta, e della nostra sicurezza reale, ovvero di una sicurezza ecologica che soltanto il pianeta puo' offrire e di una sicurezza sociale che soltanto la comunita', le pubbliche istituzioni e la tutela dei beni comuni possono assicurare. L'esperienza del movimento democratico emergente insegna a guardare oltre la logica del mercato e delle guerre, delle monoculture e del riduzionismo meccanicista, per concepire il mondo come un insieme di forme di vita diverse e correlate che si concreano e che coevolvono pacificamente. La mercificazione della vita - imposta da un'economia che al tempo stesso genera poverta' - e la strategia del terrore - frutto di una politica che fa leva sulle insicurezze e sulle divisioni - sono strategie di potere complementari. Per contrastarne l'effetto, la diffusione di una poverta' indotta e di paure frutto di manipolazioni e menzogne, dobbiamo dunque evidenziare le connivenze tra politica ed economia: le responsabilita' dei governi al servizio delle multinazionali e le connessioni tra interessi economici e militari, tra i profitti delle grandi imprese e la poverta' dei popoli, tra la globalizzazione economica e il fondamentalismo religioso. Per converso, analizzando queste connivenze scopriamo anche il legame profondo che ci unisce gli uni agli altri e che ci correla alla Terra. Denunciando le responsabilita' dei gruppi di potere dominanti riusciamo anche a sviluppare la nostra coscienza democratica e a rinvigorire le nostre deboli democrazie. La nostra capacita' di correlare gli ambiti dell'ecologico e del sociale ci permette di intraprendere dei progetti economici e culturali che salvaguardano il pianeta e i suoi abitanti, e al tempo stesso di formare una rete di solidarieta' che puo' sconfiggere le alleanze del potere globale. Se ci sentiamo poveri, insicuri e impotenti e' soltanto perche' ancora non siamo riusciti a rifiutare una logica di potere che ci divide, che ci intrappola in una realta' atomizzata e ci rende ciechi di fronte alle infinite potenzialita' che abbiamo in quanto cittadini del mondo. In realta', ognuno di noi puo' contribuire creativamente a costruire delle alternative a un sistema che mira soltanto al controllo totale e a profitti senza limiti. * Il progetto democratico che ci unisce ci aiuta dunque a liberarci dei nostri paraocchi, a immaginare delle alternative possibili e a concretizzarle nella realta'. Per converso, la globalizzazione perpetrata dalle multinazionali annienta i nostri diritti fondamentali e minaccia di compromettere la sopravvivenza stessa di buona parte degli esseri umani e delle specie che popolano il pianeta. In un'epoca segnata dai genocidi, liberarsi significa innanzitutto rivendicare la liberta' di rimanere in vita. E' un conflitto di dimensioni epiche, in cui le varie forze schierate in difesa della vita combattono contro i fautori di morte. Il movimento democratico globale prende forma da una rete di realta' variegate e attive in molti ambiti, dalla sfera del politico e del sociale a quella ecologista. Ma ogni contributo e' importante, nella sua specificita', e fa parte di un'unica battaglia per conseguire giustizia, sul piano economico e sociale, sostenibilita' ecologica, pace, democrazia e liberta' d'espressione per le diverse culture. Nella nostra epoca la dittatura tende a globalizzarsi, a controllare ogni aspetto della vita economica, politica e culturale di ogni nazione o societa'. Conseguentemente, anche la liberta' deve essere perseguita e difesa su scala globale. Impegnarsi per realizzare i propri specifici obiettivi all'interno di un progetto democratico globale permette di unire le forze per rivendicare i propri specifici diritti, insieme a quelli dell'intera comunita' terrena. L'imperialismo si esprime da sempre attraverso un'ottica globale. Il movimento democratico emergente e' ancora agli inizi, comincia appena a prendere coscienza delle proprie potenzialita' liberatorie e trasformatrici, ma ha gia' raggiunto una portata e una rete di collegamenti di importanza mondiale. Non siamo giunti alla fine della storia, bensi' agli albori di una nuova era. * Note 1. David Pearce, The Future of the Earth, European Academy of Otzenhausen, Germania, marzo 2005. 5. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: LE ELEZIONI DAGLI STATI UNITI AL NICARAGUA [Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre 1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara, la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo, Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996; Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria, una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno, luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio 2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che solidarieta'"] Le elezioni di medio termine negli Stati Uniti hanno occupato, per alcuni giorni, le prime pagine dei nostri mezzi d'informazione. La vittoria dei democratici, pur segnando una rottura rispetto alla politica antidemocratica di Bush, lascia in piedi molti interrogativi. Del resto, la maggioranza di loro, nell'affanno di dimostrarsi patriottica, ha sostenuto o lasciato passare tutte le nefandenze dell'amministrazione repubblicana. In molti casi sono stati subalterni o complici. Quindi e' doveroso domandarsi cosa faranno con la strategia della guerra preventiva, su cui finora non sono stati per niente chiari; come sulle menzogne raccontate da Bush per invadere l'Iraq; ed ancora: saranno capaci di rovesciare la negazione della Convenzione di Ginevra e l'uscita dal protocollo di Kyoto? Le stesse dimissioni del "falco" Rumsfeld da segretario della difesa, accusato per la fallimentare gestione della guerra in Iraq, sono molto meno traumatiche di quanto sembri. Il sostituto, Robert Gates, e' stato un protagonista della Cia durante gli anni ruggenti delle amministrazioni di Nixon, Reagan e Bush padre. Lo ricordiamo, in particolare, per il ruolo di copertura svolto nell'operazione di sostegno illegale ai contras del Nicaragua. Durante lo scandalo Iran-contra-gate, un'inchiesta indipendente raccolse prove contro di lui sufficienti per riaprire il caso. Ma ci avrebbe pensato Bush padre a concedere a tutti l'indulto. * Questa vicenda ci porta a parlare delle altre elezioni, quelle svolte in Nicaragua, qualche giorno prima della batosta elettorale di Bush. Dopo sedici anni di capitalismo selvaggio, di neoliberismo, di governi di destra, il Nicaragua segna una frattura con la vittoria del Fronte Sandinista (Fsln). Sedici anni di fallimenti, di saccheggio delle risorse nazionali, di utilizzo dello Stato come trampolino per l'arricchimento personale, di governi neoliberisti che hanno portato poverta', disuguaglianza, disoccupazione e sottoccupazione (milioni di nicaraguensi continuano a sopravvivere con meno di due dollari al giorno), con la gente costretta ad accettare condizioni di lavoro disumane, sembrano finalmente avere fine. Certo non e' il ritorno della rivoluzione sandinista, quella ribellione dei diseredati mossi dalla speranza di un futuro migliore, di un mondo piu' giusto, che sollevo' una immensa ondata di speranza ben oltre il Nicaragua. Lungo la strada, in questi 16 anni, sono restate (anche se in forme e modalita' diverse), le utopie, le speranze ed anche la vita di tutti quelli che nel sandinismo ci hanno creduto. Il Fronte Sandinista che ha vinto le elezioni non e' quello che abbiamo conosciuto il 19 luglio 1979. La questione etica, l'accordo con l'allora presidente neosomozista Arnoldo Aleman, la ratifica del Trattato di libero commercio con gli Stati Uniti (Cafta), fino alla votazione in Parlamento che ha cancellato l'aborto terapeutico nel caso in cui la vita della madre fosse in pericolo e che esisteva nella legislazione nicaraguense da piu' di cento anni, sono li' a dimostrare questa involuzione. Del resto, l'incapacita' del Fronte Sandinista di riarticolarsi e di assumere all'opposizione le sfide all'indomani della prima sconfitta elettorale del 1990, hanno permesso l'appropriazione fisica del partito da parte di Daniel Ortega. Ed ancora, non puo' essere sottovalutato il dato che se la destra fosse andata alle urne unita (invece che divisa in due tronconi) avrebbe nuovamente vinto, con una maggioranza del 55%. Infine dobbiamo ricordare la presenza elettorale del Movimento Rivoluzionario Sandinista (Mrs), che raccoglieva molte delle figure storiche del sandinismo e che aspirava ad attrarre la base sandinista disillusa dalla gestione personalistica di Ortega del partito sandinista (Fsln), ed i gruppi della societa' civile nicaraguense. Anche se il risultato ottenuto e' inferiore alle aspettative, non ci sembra un'esperienza negativa, in quanto rappresenta la prima volta di un partito nato dall'esperienza sandinista al di fuori dell'Fsln. Resta comunque l'ombra di aver accettato il finanziamento dell'Istituto Repubblicano Internazionale, organismo collegato alla destra nordamericana piu' intransigente. Detto tutto questo, e premesso che nessun governo in Nicaragua potra' risolvere in cinque anni i disastri provocati dal neoliberismo selvaggio, la speranza e' che la vittoria di Ortega porti benefici ai settori piu' emarginati del paese, migliorando le gravi condizioni in cui vivono milioni di nicaraguensi, realizzando un processo di redistribuzione effettiva della ricchezza. Compito non facile, considerando le gravi pressioni e imposizioni degli organismi finanziari internazionali (Fmi, Banca Mondiale, etc.), da cui dipende attualmente in Nicaragua. Allo stesso tempo, la vittoria di Ortega apre un interessante panorama regionale dove finalmente in Centroamerica si insedia un governo spiccatamente legato ai governi progressisti dell'America del Sud e soprattutto ai governi cubano e venezuelano. 6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 7. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1484 del 19 novembre 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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