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La nonviolenza e' in cammino. 1469
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1469
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 4 Nov 2006 00:50:09 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1469 del 4 novembre 2006 Sommario di questo numero: 1. Gabriele Torsello e' libero 2. Maso Notarianni intervista Gabriele Torsello 3. Movimento Nonviolento: 4 novembre 2006. Non festa ma lutto 4. Maria G. Di Rienzo: Gli occhi di Alyssa 5. Movimento Nonviolento: Da Redipuglia un appello per i Corpi civili di pace 6. "Fucina della nonviolenza" di Firenze: Giornata delle forze disarmate 7. Giorgio Fazio ricorda Marco Maria Olivetti 8. L'agenda "Giorni nonviolenti" 2007 9. Indice dei numeri 855-885 (marzo 2005) de "La nonviolenza e' in cammino" 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento 11. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. GABRIELE TORSELLO E' LIBERO [Gabriele Torsello, giornalista, fotografo e documentarista freelance, collaboratore di movimenti umanitari, impegnato contro la guerra e contro le violazioni dei diritti umani, e' stato rapito in Afghanistan il 12 ottobre 2006; e' stato liberato la mattina del 3 novembre: lo ha annunciato Emergency con questo comunicato: "Oggi, venerdi' 3 novembre, intorno alle 10 ora italiana (le13,30 in Afghanistan) una telefonata all'ospedale di Emergency a Lashkar-Gah ha indicato che sulla strada per Kandahar si sarebbe potuto trovare Gabriele Torsello liberato. Un membro afgano dello staff di Emergency, viaggiando nella direzione indicata, ha trovato Gabriele Torsello e lo ha accompagnato da incaricati del governo italiano. Emergency ha immediatamente avvertito i familiari, il ministero degli Esteri e l'ambasciatore italiano a Kabul"] Gabriele Torsello e' libero. Il popolo afgano ancora no. Cessi la guerra. Vi e' una sola umanita'. 2. TESTIMONIANZE. MASO NOTARIANNI INTERVISTA GABRIELE TORSELLO [Dal sito di Peacereporter (www.peacereporter.net). Maso Notarianni, giornalista, e' impegnato nell'esperienza dell'organizzazione umanitaria Emergency e dirige "Peacereporter"] - Maso Notarianni: Come stai, Gabriele? - Gabriele Torsello: Sono felice, sono felice. Sto bene. * - Maso Notarianni: Che cos'e' successo, in questi venti giorni? Come ti hanno trattato? - Gabriele Torsello: Non ho mai visto la luce, durante il mio sequestro. Durante il primo periodo mi tenevano sempre incatenato, ma almeno avevo un Corano e potevo leggerlo. Poi mi hanno spostato, e dopo che mi hanno spostato non avevo piu' il Corano. Mi hanno tenuto ancora incatenato, chiuso in una stanza. Ieri sera, per la prima volta ho visto la luna. * - Maso Notarianni: Come passavi le giornate? - Gabriele Torsello: Pensavo sempre alla mia famiglia quando ero prigioniero, tanto che per dei periodi riuscivo ad assentarmi e a immaginare di essere altrove. Poi mi vedevo le catene ai piedi, e mi rendevo conto che era solo un sogno. Ho sempre mangiato: patate oppure pane afgano bagnato in una zuppa fatta con un pezzo grasso. * - Maso Notarianni: Hai avuto paura? - Gabriele Torsello: Si'. Soprattutto una notte. Ero seduto nella mia stanza, incatenato, aspettavo la cena. Sono arrivati e hanno aperto la porta. Uno mi ha preso e mi ha portato fuori, senza farmi mettere le scarpe e senza bendarmi, cosa che facevano sempre. Mi tirava forte, io avevo le catene, non riuscivo a stargli dietro e dovevo saltare per seguirlo. Ho pensato che mi avrebbero ucciso. Poi invece mi hanno messo in macchina e mi hanno spostato. * - Maso Notarianni: Che cosa farai adesso? - Gabriele Torsello: Voglio andare ad Alessano, dalla mia famiglia. Li abbraccio tutti, ci vediamo la'. 3. EDITORIALE. MOVIMENTO NONVIOLENTO: 4 NOVEMBRE 2006. NON FESTA MA LUTTO [Dal Movimento Nonviolento (per contatti: via Spagna 8, Verona, tel. 0458009803, fax 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) riceviamo e diffondiamo] 4 novembre 2006: non festa ma lutto. Il 4 novembre, ancora una volta, si "festeggia" la "vittoria" della prima guerra mondiale del 1918, e si "onorano" le Forze armate italiane. Una festa, voluta dal fascismo, che si rinnova di epoca in epoca, con i governi democristiani, della prima e nella seconda repubblica, con il centro-destra e con il centro-sinistra. Ogni anno, in ogni citta', le autorita' civili, militari, religiose, si ritrovano tutte unite a legittimare eserciti e guerre. Ma la realta' storica ci dice che i veri costi umani di quella guerra furono: Italia: 680.071 morti; 1.050.000 feriti di cui 675.000 mutilati. Austria-Ungheria: 1.200.000 morti; 3.620.000 feriti. I morti di tutti i paesi coinvolti furono quasi 10 milioni. Il risultato per l'Italia fu poi il ventennio fascista. Queste le conseguenze di una folle decisione voluta dal re e dal governo contro la volonta' del Parlamento (450 su 508 deputati erano contrari), il re e il governo uccisero, ferirono, mutilarono 2.405.000 italiani, contadini poveri, e 4.820.000 austriaci e ungheresi, per conquistare all'Italia non solo terre di popolazione italiana (che si potevano ottenere per via diplomatica, come voleva Giolitti) ma anche terre di popolazione tedesca, come il Sudtirol. Dunque quelle del 4 novembre sono manifestazioni nostalgiche e patriottarde per stringersi attorno alle Forze Armate, per proseguire la mistificazione degli eserciti che vengono presentati come portatori di democrazia o di pace. Stiamo assistendo ad un arretramento culturale. Le parole perdono il loro significato. Non si dice piu' "carneficina di uomini", ma "intervento militare per portare la pace". La guerra ormai e' entrata nelle coscienze di molti, per annullarle. Noi ricordiamo con rispetto e con pena profonda le vittime civili e militari di tutte le guerre. Piangiamo tutti i morti delle guerre in Iraq, in Afghanistan, in Libano, in Israele, in Palestina, in Cecenia, in Africa, in Asia, siano essi civili o militari, uomini o donne, italiani o di qualsiasi altra nazionalita'. Rende vero onore alle vittime soltanto chi lavora tenacemente per rendere illegittima ogni guerra ed escluderla dai mezzi della politica, per sciogliere tutti gli eserciti ed istituire i corpi civili di pace per una polizia internazionale sotto comando dell'Onu. Questo significa la nostra posizione ed iniziativa nonviolenta: che non gli eserciti assassini hanno diritto a render omaggio alle loro vittime, ma chi alle guerre si oppone e quelle vite avrebbe voluto salvare; che solo chi e' costruttore di pace e si batte affinche' mai piu' si diano guerre puo' ricordare le vittime delle guerre senza offenderle ancora. E nel ricordo delle vittime delle guerre corroborare un impegno di pace e di nonviolenza. Noi pensiamo che perseverando in questa azione rigorosamente nonviolenta anno dopo anno riusciremo a rendere sempre piu' partecipate le nostre iniziative di memoria, e rendere sempre piu' evidente l'ipocrisia e l'immoralita' dei militari scandalosamente in festa innanzi alle tombe delle vittime loro. Noi pensiamo che il 4 novembre possa e debba diventare, da oscena festa delle forze armate assassine, giornata di memoria e di impegno per la pace, e celebrazione infine del superamento e quindi dell'abolizione dell'istituzione militare. Una sola e' l'umanita', e solo la nonviolenza potra' salvarla. 4. EDITORIALE. MARIA G. DI RIENZO: GLI OCCHI DI ALYSSA [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo intervento. Alyssa Peterson, militare statunitense in Iraq, si era opposta alle torture sui prigionieri; si e' suicidata il 15 settembre 2003. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005] "Il giorno stesso in cui Alyssa mori', suo padre mi disse che era preoccupato per questa figlia nell'esercito, all'altro capo del mondo", racconta Mary W. Black, "Eravamo in ufficio, siamo colleghi. Il giorno dopo, arrivarono due ufficiali proprio sul posto di lavoro, a notificargli il decesso della ragazza. Non ho mai visto un uomo, un padre, andare in pezzi in quel modo". Di lei gli altri soldati ricordano la gentilezza, l'intelligenza schietta, e l'immediatezza. Era dolce, ripetono, aveva un sorriso solare. Certo e' facile, e a volte ipocrita, profondersi in lodi di qualcuno che non c'e' piu'. Alyssa Peterson fini' nell'elenco degli "eroi caduti" in Iraq, anche se la sua morte fu imputata ad un incidente, accaduto il 15 settembre 2003. "Colpita da armi non ostili". Non inusuale in Iraq, pare. Poiche' era la terza donna dell'esercito Usa a morire laggiu', la stampa le dedico' qualche attenzione. Com'era morta questa giovane, a 27 anni? L'esercito forni' diversi scenari ai redattori dell'"Arizona Republic", i piu' interessati alla storia poiche' Alyssa era originaria di quello stato: "Poteva essere un colpo partito dalle sue stesse armi mentre le scaricava, oppure poteva essere stato il colpo partito dal fucile di un altro soldato che stava compiendo la stessa operazione, o l'uccisione accidentale della Peterson da parte di un civile iracheno". * Oggi sappiamo che Alyssa si e' uccisa. Era una specialista dell'intelligence che parlava arabo in modo fluente, ed era stata assegnata alla prigione della base aerea a Tal-Afar, nell'Iraq nord-occidentale. Il primo novembre, la radio locale di Flagstaff, sua citta' natale, ha cominciato cosi' un servizio su di lei: "Alyssa Peterson si suicido' perche' si opponeva alle tecniche di interrogatorio usate sui prigionieri. Rifiuto' di continuare a partecipare agli interrogatori dopo due sole notti di lavoro in quell'unita', che veniva chiamata 'la gabbia'. I portavoce dell'unita' si sono rifiutati di specificare che cosa Alyssa rifiutava. Dicono che tutte le registrazioni relative a quelle tecniche sono state distrutte". Vedete, e' molto semplice. Se abbiamo distrutto tutte le registrazioni, assieme ad esse se ne e' andata la nostra memoria. Cosa facevamo ai prigionieri, tanto da indurre una testimone a togliersi la vita, soverchiata dal dolore e dall'angoscia non meno che dalla sensazione di non poter arrestare le nostre azioni? Non ce lo ricordiamo piu'. La verita' la si deve alla tenacia di un giornalista, Kevin Elston, che dopo centinaia di inutili telefonate e richieste a reticenti membri dell'esercito ha intentato un'azione legale (inerente alla liberta' d'informazione) ed ha ottenuto i documenti ufficiali relativi alla permanenza di Alyssa in Iraq ed al suo decesso. Ora sappiamo che stante il suo rifiuto, ella venne assegnata ad altro incarico, la supervisione delle guardie irachene al cancello della base. Sappiamo che nello stesso periodo le furono date lezioni su come prevenire il suicidio: lei stessa lo ricorda con triste ironia in un biglietto che le e' stato trovato addosso: "Quelle lezioni mi hanno insegnato come ammazzarmi", ha scritto. I suoi ex commilitoni la ricordano, certo, la sua gentilezza, lo abbiamo detto, la sua intelligenza. Ma aveva problemi, aggiungono. "Non riusciva a separare i suoi sentimenti personali dai suoi doveri professionali". Cosa non funzionava, nel suo lavoro, a cosa era contraria? Preferiscono non rispondere, non lo sanno, i file sono stati cancellati. * Nell'Italia occupata dai nazisti, mia madre lavoro' per la Wehrmacht. Da qualche mese riposa fra le braccia dei nostri comuni antenati e tutto quel che so e' che all'epoca era una ragazzina miserabile ed affamata, proveniente da una famiglia di convinti fascisti. Di quel periodo riusciva a stento a dirmi che "la guerra e' brutta, spera di non vederla mai". Nessuno fra i miei parenti, ne' lo zio miliziano, ne' lo zio partigiano, ne' quello deportato in Germania ne parlavano volentieri. Di quando scavava trincee per i tedeschi, mia madre mi racconto' un solo episodio. Quello del soldato semplice, un ragazzino biondo di diciassette anni che si sparo' in testa a poca distanza da lei. Si', c'erano stati i bombardamenti. Si', tornavano i feriti e i mutilati, si sapeva del tale e del tal altro che erano caduti in combattimento. Si', aveva gia' visto persone morire accanto a lei. Ma quello si configurava come il colmo dell'orrore, un episodio che restava inciso nella sua memoria perche' un attimo prima quegli occhi azzurri la guardavano, un attimo dopo il ragazzo "si sfilo' la pistola dal cinturone" e quegli occhi sprofondarono nel buio. Fu come se la notte fosse calata all'improvviso. Chissa' cosa avevano visto, quegli occhi azzurri, cosa temevano di dover continuare a vedere, per decidere che la cecita' era preferibile. * Possiamo raccontarci molte bugie. Anche molte amabili, confortevoli, dolcissime bugie. Persino sulla guerra come male minore, come inevitabile estrema difesa, come atto connaturato alla nostra stessa umanita'. Possiamo inneggiare agli eroi. Al valore, al coraggio, allo sprezzo del pericolo che hanno impiegato per uccidere altri esseri umani: possiamo persino metter loro delle lucenti medaglie sul petto, per questo, che siano vivi o morti. Possiamo fingere che non sia mai accaduto, che non stia accadendo, che non accadra' certo a noi. Possiamo. Poi viene la notte. Anche in Iraq. Anche per i soldati occupanti. Viene la notte del 15 settembre ed il cielo e' pieno di stelle, ma Alyssa non riesce a vederne la bellezza, le sembra che per reggersi, quella volta celeste, stia posando proprio sulle sue spalle. E' pesante, e' orribile. Vorrebbe tornare a dormire, ma non riesce a togliersi quelle urla dalle orecchie. Vorrebbe tornare a dormire ma lo sguardo le e' caduto sulla camicia che indossava quel giorno, e anche se l'hanno lavata lei continua a vederci uno schizzo di sangue. Vorrebbe dimenticare, e pero' quegli occhi spalancati la inseguono, fissi nei suoi, era un altro essere umano, le assomigliava troppo, quegli occhi, quegli occhi, cosi' simili... no: identici ai suoi. Cosa stara' succedendo, ora, in quella stanza? Alyssa e' sola, non sa come fermarli. Le hanno detto che e' lei ad avere dei problemi. Le cose vanno cosi'. Non ti aspetterai che confessino spontaneamente. Sono terroristi. Forse e' meglio che vedi uno psicologo, che fai del training antisuicidio. Saresti proprio in gamba, ragazza, sei intelligente, svelta, saresti perfetta se solo riuscissi a non avere sentimenti sul lavoro. Ma non avere sentimenti equivale ad essere morti. * Nella "gabbia" degli interrogatori a Tal-Afar, e' li' che Alyssa Peterson e' stata uccisa, prima del 15 settembre 2003. "Colpita da armi non ostili". 5. APPELLI. MOVIMENTO NONVIOLENTO: DA REDIPUGLIA UN APPELLO PER I CORPI CIVILI DI PACE [Riceviamo e diffondiamo il documento che alcuni rappresentanti del Movimento Nonviolento diffonderanno oggi al sacrario di Redipuglia, in Friuli] 4 Novembre, quale festa? Sabato 4 novembre 2006 a Redipuglia sara' presente come "massima autorita'" il presidente del Senato. * Ai piedi della "bianca scalea" di questo cimitero di guerra, dove sono sepolti centomila militari italiani (un centesimo dei dieci milioni di morti che ha prodotto la Grande guerra 1915-1918), lui o qualcun altro fra canti, preghiere e ordini del giorno di qualche generale con la presenza inquietante dell'arco formato con una batteria di cannoni, leggera' un discorso: esaltazione della Vittoria, del valore dei militari italiani nella Grande guerra, delle Forze armate, oggi impegnate a mantenere la pace su vari fronti (Iraq, Afghanistan...). Forze armate che oggi 4 novembre celebrano la loro festa. Non ci e' chiaro cosa festeggino da piu' di ottant'anni in questo giorno. Poi le Frecce tricolori sbucheranno da dietro la sommita' del colle-cimitero lasciando la tradizionale scia di fumo bianco-rosso-verde. Le Forze armate sono composte da militari di professione che imparano a uccidere per la difesa del Paese; la quota di bilancio dello Stato per la cosiddetta difesa aumenta ogni anno a scapito di sanita', scuola, servizi sociali, pensioni, cultura. Ora, sempre piu' spesso, queste Forze armate vengono utilizzate all'estero per imporre la pace con la forza delle armi. * E' ora che la nonviolenza oltre che una scelta filosofico-etico-religiosa delle singole persone diventi un patrimonio collettivo della comunita'. Ed e' ora che le nazioni in pace non mandino negli stati in conflitto o apertamente in guerra - anche sotto le insegne dell'Onu - truppe esperte nell'ammazzare, che sono incapaci di produrre pace (come testimoniano i fallimenti in Iraq, Afghanistan, Somalia, Palestina, Israele. Bisogna preparare le forze di interposizione nonviolente, civili e disarmate con i fondi tolti in maniera cospicua alle Forze armate ormai inutili. Bisogna sollecitare la partecipazione volontaria in questi compiti difficili e pericolosi, prima di tutto gli obiettori di coscienza, vecchi e nuovi, mettendo a disposizione per i movimenti e le associazioni che da anni si occupano seriamente di cio' gli archivi con i nominativi secretati dal Ministero della difesa. * Al presidente del Senato, che torna a Roma, l'onore di mettere all'ordine del giorno dei lavori del Senato la proposta di legge sui corpi civili di pace, che e' in via di definizione, e il compito di farla approvare celermente. 6. APPELLI. "FUCINA DELLA NONVIOLENZA" DI FIRENZE: GIORNATA DELLE FORZE DISARMATE [Da Alberto L'Abate (per contatti: labate at unifi.it) riceviamo e diffondiamo il seguente volantino della "Fucina della nonviolenza" di Firenze. Alberto L'Abate e' nato a Brindisi nel 1931, docente universitario di sociologia dei conflitti e ricerca per la pace, promotore del corso di laurea in "Operazioni di pace, gestione e mediazione dei conflitti" dell'Universita' di Firenze, e' impegnato nel Movimento Nonviolento, nella Peace Research, nell'attivita' di addestramento alla nonviolenza, nelle attivita' della diplomazia non ufficiale per prevenire i conflitti; amico e collaboratore di Aldo Capitini, ha collaborato alle iniziative di Danilo Dolci e preso parte a numerose iniziative nonviolente; come ricercatore e programmatore socio-sanitario e' stato anche un esperto dell'Onu, del Consiglio d'Europa e dell'Organizzazione Mondiale della Sanita'; ha promosso e condotto l'esperienza dell'ambasciata di pace a Pristina, e si e' impegnato nella "Campagna Kossovo per la nonviolenza e la riconciliazione"; e' portavoce dei "Berretti Bianchi" e promotore dei Corpi civili di pace. Tra le opere di Alberto L'Abate: segnaliamo almeno Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha, Torino 1985; Consenso, conflitto e mutamento sociale, Angeli, Milano 1990; Prevenire la guerra nel Kossovo, La Meridiana, Molfetta 1997; Kossovo: una guerra annunciata, La Meridiana, Molfetta 1999; Giovani e pace, Pangea, Torino 2001] Dichiariamo il 4 novembre "Giornata delle forze disarmate". Un'alternativa alle Forze Armate esiste: sono i Corpi Civili di Pace, previsti dal testo della Costituzione europea e dal programma dell'Unione, ma che tardano ad essere costituiti per l'opposizione dei militari. Ma che cosa sono i Corpi Civili di Pace? Che cosa fanno? I Corpi Civili di Pace sono gruppi di persone, con un'adeguata preparazione, che svolgono attivita' tese a prevenire o risolvere situazioni di pre-conflitto o di conflitto aperto, con diversi strumenti e modalita': - appoggio ai gruppi locali che utilizzano gli strumenti della nonviolenza per la difesa dei propri diritti; - l'accompagnamento continuo di persone minacciate dagli "squadroni della morte", o comunque a rischio; - l'organizzazione di vere e proprie "Ambasciate di Pace" in quelle localita' per studiare a fondo i problemi connessi alla possibile esplosione del conflitto e per cercare di trovare delle vie per una soluzione pacifica prevenendone l'esplosione; - l'attivazione di incontri tra le parti in conflitto per cercare delle soluzioni concordate; - l'organizzazione di marce o di interventi di molte persone, per un periodo di tempo limitato, per appoggiare iniziative di pace delle due parti, e "drammatizzare" la situazione in modo da stimolare un intervento responsabile della comunita' internazionale; - l'osservazione della regolarita' di elezioni e del rispetto dei diritti umani; - la formazione alla nonviolenza, al rispetto dei diritti umani, al dialogo interetnico e alla riconciliazione di membri attivi della societa' civile dei contendenti, tentando di unirli anche nella fase della formazione, e cercando, con loro, delle possibili soluzioni al conflitto stesso. Invece le organizzazioni umanitarie tradizionali si occupano, normalmente, di assistenza a fasce deboli della popolazione, aiuto alla ricostruzione di case o di strutture di servizio (scuole, ospedali, centraline per la potabilizzazione dell'acqua, ecc.), cura di malati o di feriti, la distribuzione di viveri, l'aiuto a fasce deboli della popolazione per lo sviluppo di attivita' che creino opportunita' di crescita sociale ed economica. Tutte attivita' estremamente importanti, da non sottovalutare, ma che rischiano molte volte di rendere le popolazioni dipendenti dagli aiuti esterni e non aiutarle ad essere autonome. I due tipi di attivita' hanno una differenza di fondo: i Corpi Civili di Pace sono orientati alla prevenzione dei conflitti armati, alla ricerca di soluzioni alternative alla guerra ed alla lotta armata; quelle umanitarie alla difesa delle fasce pia' deboli della popolazione. Questi due tipi di attivita' richiedono capacita' e conoscenze diverse; in particolare per la previsione, la prevenzione dei conflitti armati, o per le altre attivita' previste per i Corpi Civili di Pace, ci vuole una grande preparazione umana e sociale, molte conoscenze sui modi per risolvere nonviolentemente i conflitti, per mediarli o per trasformarli creativamente. E queste competenze sono difficili a trovare e richiedono, oltre all'impegno personale, anche una professionalita' specifica. Se vogliamo un mondo senza guerra e senza violenze dobbiamo incrementare e trovare fondi adeguati per i Corpi Civili di Pace. Secondo studi approfonditi basterebbe ridurre del 30% le attuali spese militari ed utilizzarle per attivita' alternative: potremmo risolvere, in circa 20 o 30 anni, tutti gli attuali problemi del mondo, dalla fame, all'analfabetismo, alla mancanza di risorse energetiche. Un altro mondo e' possibile. Perche' non lo facciamo? 7. LUTTI. GIORGIO FAZIO RICORDA MARCO MARIA OLIVETTI [Dal quotidiano "Liberazione" del primo novembre 2006. Marco Maria Olivetti, filosofo e saggista, recentemente deceduto, e' stato docente di filosofia della religione e preside della facolta' di filosofia dell'Universita' "La Sapienza" di Roma] L'etica al di la' della metafisica: cosi' si potrebbe riassumere il percorso filosofico e umano di Marco Maria Olivetti, docente di filosofia della religione scomparso venerdi' scorso all'eta' di 63 anni. Da sei anni ricopriva la carica di preside della facolta' di filosofia dell'Universita' "La Sapienza" di Roma. A soli 25 anni e' gia' libero docente di filosofia a Roma, poi consegue la cattedra di professore ordinario in filosofia della religione nella stessa universita' nel 1979, dopo aver insegnato come professore straordinario nelle universita' di Bari e Trieste. Si inscrive nella tradizione di studi di filosofia della religione inaugurata a Roma da Enrico Castelli, di cui con inflessibile costanza portera' avanti la tradizione dei colloqui internazionali, convegni annuali su problemi di filosofia della religione divenuti nel corso degli anni punto di raccolta di alcuni dei piu' grandi pensatori europei della seconda meta' del '900. Olivetti si concentra inizialmente su studi di impronta storico-ricostruttiva, come Il tempio simbolo cosmico del 1967, e L'esito teologico della filosofia del linguaggio di Jacobi del 1970. * E' con il volume del 1974 Filosofia della religione come problema storico, che comincia a conquistare un profilo specificamente teoretico, delineando la propria concezione della filosofia della religione. La tesi fondamentale del volume e' che nelle vicende che vedono il costituirsi, a cavallo tra '700 e '800, della filosofia della religione a disciplina filosofica autonoma, si condensano anticipatamente tutti i problemi che esploderanno nel pensiero filosofico successivo e piu' recente, passati sotto il nome di crisi della metafisica e "morte di Dio". La filosofia della religione nasce infatti, secondo l'autore, quando la religione entra in crisi storicamente, in concomitanza con la critica illuminista e con la sfiducia diffusasi nei confronti del modello di pensiero metafisico, poi detto onto-teo-logico. L'effetto di questa crisi e' tuttavia che i problemi nati in seno alla tradizione metafisica non vengono semplicemente dal pensiero successivo accantonati ed eliminati, ma ben diversamente riconfigurati e ridislocati su un piano diverso: quello della storia. In questa operazione, in cui si brucia la parabola dell'idealismo tedesco, si prende progressivamente coscienza del fatto che la consumazione della pretesa fondativa inscritta nella metafisica tradizionale, apre una nuova chance per il pensiero: quello di riconoscere l'etica come nuovo prius e come nuovo ambito di accesso alla verita'. Le vicende storiche del "problema filosofico religione" diventano cosi' il banco di prova essenziale per seguire questo movimento al cui inizio sta l'esaurimento dell'onto-teo-logia e al cui possibile termine l'innalzamento dell'etica a nuova filosofia prima: sara' questa la prospettiva che Olivetti, assumendo come filo conduttore fondamentale il pensiero di Emmanuel Levinas, sviluppera' nella sua opera piu' matura e difficile, Analogia del soggetto del 1992. * Facendo confluire in una sintesi originale tematiche fenomenologiche e di teoria sociale, Olivetti nel volume mostra in che senso la fine della metafisica rappresentativa e di ogni suo correlato, possa rappresentare la condizione di apertura di una nuova antropologia, fondata sul valore costitutivo della responsabilita' e su un'idea dell'essere come inter-esse. All'illusione trascendentale del soggetto di poter fondare con le proprie prestazioni identificanti la realta', si contrappone cosi' nel volume un io radicalmente esposto e responsabile, interamente costituito nell'esperienza intersoggettiva della comunicazione; in una inter-locuzione che, caratterizzata da un vettore di asimmetria rispetto ad un Tu e al suo volto, riapre lo spazio per un pensiero post-metafisico della trascendenza. A partire da qui Olivetti prende le distanze tanto dal pensiero heideggeriano, che in quanto non orientato sul momento etico, si fa carico secondo lui di un'istanza ancora fondativa, quanto dall'etica della comunicazione di Apel e Habermas, che, oscurando l'asimmetria che caratterizza l'interlocuzione etica, finisce per non riconoscere lo spazio in cui si genera l'eccedenza dell'individualita' sulle regole comunicative e, con questa, l'ulteriorita' dell'etica rispetto al mondo della politica. Negli ultimi anni l'impegno di ricerca e di studio di Olivetti e' passato in subordine rispetto al lavoro istituzionale. Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo al di la' dei suoi scritti, sa che alla base di questo impegno, svolto con dedizione e disinteresse personale, c'erano tuttavia gli stessi principi che aveva trasmesso con passione nella sua attivita' didattica. Con questa egli ha formato una generazione di studiosi, che hanno contratto nei suoi confronti un debito difficilmente colmabile. La sua scomparsa lascia un vuoto, non solo nella facolta' romana, ma in tutto il mondo della filosofia italiana. 8. STRUMENTI. L'AGENDA "GIORNI NONVIOLENTI" 2007 Come ogni anno le Edizioni Qualevita mettono a disposizione l'agenda-diario "Giorni nonviolenti", un utilissimo strumento di lavoro per ogni giorno dell'anno. Vivamente la raccomandiamo. Il costo di una copia e' di 9,50 euro, con sconti progressivi con l'aumento del numero delle copie richieste. Per informazioni ed acquisti: Edizioni Qualevita, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. e fax: 0864460006, cell. 3495843946, e-mail: qualevita3 at tele2.it 9. MATERIALI. INDICE DEI NUMERI 855-885 (MARZO 2005) DE "LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO" * Numero 855 del primo marzo 2005: 1. Giuliana, o della nonviolenza; 2. Giobbe Santabarbara: Per Mario Luzi; 3. Angela Giuffrida: Le donne, la politica e la guerra; 4. Monica Lanfranco: Sulla capacita' di identificare la violenza; 5. Per una bibliografia sulla Shoah (parte trentaduesima); 6. Umberto Santino: Nonviolenza, mafia e antimafia (parte seconda); 7. Per una definizione critica e pluridimensionale della nonviolenza; 8. Angelo Cavagna: Testimonianza al processo per il blocco nonviolento del treno della morte; 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 10. Per saperne di piu'. * Numero 856 del 2 marzo 2005: 1. Fatema Mernissi: Con Giuliana; 2. Per una bibliografia sulla Shoah (parte trentatreesima); 3. Umberto Santino: Nonviolenza, mafia e antimafia (parte terza e conclusiva); 4. La nonviolenza e' lotta; 5. "Nonviolenza. Femminile plurale"; 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 7. Per saperne di piu'. * Numero 857 del 3 marzo 2005: 1. Enrico Peyretti: Giuliana; 2. Per Giuliana. Un digiuno; 3. Peppe Sini: Angelino; 4. Maria G. Di Rienzo: Paura, disistima, insicurezza. Che fare? 5. Mao Valpiana: Dichiarazione in aula a nome di tutti gli imputati per il blocco nonviolento del treno della morte; 6. Giulio Vittorangeli: Quando lavorare significa avvelenarsi; 7. Ileana Montini: Leila e noi; 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 9. Per saperne di piu'. * "Nonviolenza. Femminile plurale", numero 1 del 3 marzo 2005: 1. Maria G. Di Rienzo: Donne e azione diretta nonviolenta; 2. Benito D'Ippolito: Dieci parole della nonviolenza in dieci profili di costruttrici di pace; 3. Lea Melandri: Il femminismo e' ancora in silenzio? 4. Ileana Montini: Il grande silenzio; 5. Catrin Dingler: Nel vento infernale la parola dell'amore; 6. Tommaso Losavio ricorda Franca Ongaro Basaglia; 7. Rocco Canosa ricorda Franca Ongaro Basaglia. * Numero 858 del 4 marzo 2005: 1. Giuliana; 2. Benoit Hopquin: Florence; 3. Dal Forum sociale mondiale cinque proposte di azione nonviolenta; 4. Marina Pignatti Morano: La forza della nonviolenza. Cinque proposte da Porto Alegre; 5. Per una bibliografia sulla Shoah (parte trentaquattresima); 6. Lidia Menapace: L'uomo dell'obbedienza; 7. Filippo Gentiloni: Don Giussani; 8. Severino Vardacampi: Dai loro frutti; 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 10. Per saperne di piu'. * Numero 859 del 5 marzo 2005: 1. Peppe Sini: Nicola Calipari, uno di noi; 2. Giuliana e' libera; 3. Enrico Peyretti: L'introduzione di "Dov'e' la vittoria?"; 4. Per una bibliografia sulla Shoah (parte trentacinquesima); 5. Ida Dominijanni: Quella mediazione; 6. Zelie Pollon: Veli e liberta'; 7. Un'intervista a Olena Suslova; 8. Il ritorno del Criticone: Sull'assenza in Italia di un movimento per la pace; 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 10. Per saperne di piu'. * Numero 860 del 6 marzo 2005: 1. Giuliana, Nicola, Florence, l'umanita'; 2. Patricia Lombroso intervista Jimmy Massey; 3. Daria Galateria intervista Julia Kristeva; 4. Enrico Peyretti: La conclusione di "Dov'e' la vittoria?"; 5. Per una bibliografia sulla Shoah (parte trentaseesima); 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 7. Per saperne di piu'. * "La domenica della nonviolenza", numero 11 del 6 marzo 2005: 1. Maria G. Di Rienzo: Un'altra visione e' possibile? 2. Giuliana Sgrena: La risposta; 3. Anna Santoro: Sull'attualita' delle "Tre ghinee" di Virginia Woolf; 4. Sabato, a scuola. * Numero 861 del 7 marzo 2005: 1. Benito D'Ippolito: Sulla strada dell'aeroporto; 2. Giuliana Sgrena: Un altro risultato; 3. Per una bibliografia sulla Shoah (parte trentasettesima e conclusiva); 4. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 5. Per saperne di piu'. * Numero 862 dell'8 marzo 2005: 1. Giuliana Sgrena: La mia verita'; 2. Anna Bravo: Noi e la violenza, trent'anni per pensarci (parte prima); 3. Tre note sul saggio di Anna Bravo; 4. Edi Rabini: La scomparsa di Lisa Foa; 5. Anna Achmatova: Nella notte vuota; 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 7. Per saperne di piu'. * Numero 863 del 9 marzo 2005: 1. Severino Vardacampi: Anni settanta; 2. Anna Bravo: Noi e la violenza, trent'anni per pensarci (parte seconda); 3. L'arte della nonviolenza. Un corso a Verona; 4. Antonio Papisca: Testimonianza al processo per il blocco nonviolento del treno della morte; 5. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 6. Per saperne di piu'. * Numero 864 del 10 marzo 2005: 1. Giulio Vittorangeli: Pietas; 2. Anna Bravo: Noi e la violenza, trent'anni per pensarci (parte terza e conclusiva); 3. Il "Cos in rete" di marzo; 4. Enrico Peyretti: Del vincere e del perdere. Un film; 5. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 6. Per saperne di piu'. * "Nonviolenza. Femminile plurale", numero 2 del 10 marzo 2005: 1. Nello Scardani: Ancora dieci parole della nonviolenza riflessi in dieci volti di donne; 2. Anna Bravo e Giovanna Fiume: Gli anni Settanta, la violenza, i movimenti, le donne; 3. Ida Dominijanni: Il taglio dimenticato; 4. L'indice del numero tre di "Per amore del mondo". * Numero 865 dell'11 marzo 2005: 1. Enrico Peyretti: 4 marzo 2005, i sommersi e i salvati; 2. Donatella Di Cesare: Idee la cui essenza e' la carne del mondo; 3. Bruno Segre: La memoria della Shoah; 4. Ileana Montini: Levar la mano su di se'; 5. Maurizio Matteuzzi ricorda Gladys Marin; 6. Marcelo Barros ricorda suor Dorothy Stang; 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 8. Per saperne di piu'. * Numero 866 del 12 marzo 2005: 1. Enrico Peyretti: La nonviolenza e' regola, le eccezioni sono fallimenti; 2. Di alcuni temi di un saggio di Anna Bravo; 3. Giancarla Codrignani: La violenza, le donne; 4. Costruttrici di pace a Gerusalemme; 5. Alberto Conci presenta "Il sapore della liberta'" di Marcelo Barros e Francesco Comina; 6. Pietro Montani presenta "Ermeneutica della finitezza" di Donatella Di Cesare; 7. Diana Sartori: Presentazione della rivista "Per amore del mondo"; 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 9. Per saperne di piu'. * Numero 867 del 13 marzo 2005: 1. Ali Rashid: Aziz; 2. Angela Giuffrida: Sul silenzio delle donne; 3. Sandro Provvisionato ricorda Nicola Calipari; 4. Enrico Peyretti: mezzi e fini. Nonviolenza violenta? 5. In digiuno contro guerra e terrorismo; 6. Via crucis Pordenone-Aviano; 7. Donatella Di Cesare intervista Juergen Habermas; 8. Letture: AA. VV., La fecondazione assistita; 9. Letture: Lisa Foa, E' andata cosi'; 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 11. Per saperne di piu'. * "La domenica della nonviolenza", numero 12 del 13 marzo 2005: 1. Stefania Giorgi: Nascere all'inferno; 2. Simonetta Fiori intervista Anna Bravo; 3. Simonetta Fiori intervista Dacia Maraini; 4. Simonetta Fiori intervista Luciana Castellina; 5. Sandro Mezzadra presenta "Critica della ragione postcoloniale" di Gayatri Chakravorty Spivak. * Numero 868 del 14 marzo 2005: 1. Bolzaneto; 2. Anna Rossi-Doria: Una storia non conclusa; 3. Anna Bravo: Quegli anni, queste domande; 4. Benito D'Ippolito: Un omaggio a Maria G. Di Rienzo; 5. Accoglienza e diritti, non campi di concentramento e violenza; 6. Enrico Peyretti: Pietas. Un commento; 7. Leonardo Boff: Per chi si avventura nel sapore della liberta'; 8. Daniela Binello: Donne manifeste; 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 10. Per saperne di piu'. * Numero 869 del 15 marzo 2005: 1. Ileana Montini: Violenza, aggressivita', nonviolenza; 2. Severino Vardacampi: Alcune note sulla ricezione del saggio di Anna Bravo; 3. Alessandro Pizzi: A scuola con Aldo Capitini, a Orte; 4. Lisa Masier ricorda Hans Albrecht Bethe; 5. Giulia D'Agnolo Vallan ricorda Morris Engel; 6. Arturo Di Corinto ricorda Jeff Raskin; 7. "La buona educazione" di Francesco Codello; 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 9. Per saperne di piu'. * Numero 870 del 16 marzo 2005: 1. Peppe Sini: Una sentenza; 2. Anna Bravo: Una precisazione; 3. Giobbe Santabarbara: Su di un tema del saggio di Anna Bravo; 4. Adriana Zarri ricorda Pia Bruzzichelli; 5. Giulio Vittorangeli: In memoria di Oscar Romero; 6. Marco Bertotto: Peter Benenson, il cavaliere della coscienza; 7. Ottavio Di Grazia: Dietrich Bonhoeffer, la liberta' e l'impotenza di Dio; 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 9. Per saperne di piu'. * Numero 871 del 17 marzo 2005: 1. Salvatore; 2. Maria G. Di Rienzo: Dov'e' andata la bambina senza volto? 3. Angela Giuffrida: Come uscire dal vicolo cieco; 4. Ileana Montini: Dietro la maschera l'antica e attuale violenza maschile; 5. Haifa Zangana: Basta con le illusioni; 6. Percorsi nonviolenti per il superamento del sistema mafioso; 7. "Azione nonviolenta" di marzo; 8. Donatella Di Cesare: La vena anarchica di Jacob Taubes; 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 10. Per saperne di piu'. * "Nonviolenza. Femminile plurale", numero 3 del 17 marzo 2005: 1. Angela Dogliotti Marasso: Educare alla nonviolenza oggi. Uno sguardo d'insieme; 2. Giobatta Corinzi: Ancora dieci parole riflesse in dieci volti; 3. Miriam Mafai: Il tutto e la parte; 4. Maria Schiavo: Volevamo cambiare il mondo. A partire da noi; 5. Lucetta Scaraffia: Tra esperienza e discorso pubblico; 6. Lea Melandri: Della fragilita' della memoria; 7. Emma Fattorini: Una violenza figlia di opposti integralismi; 8. Questioni di metodo (ed un ringraziamento ad Anna Bravo). * Numero 872 del 18 marzo 2005: 1. Normanna Albertini: La donna immolata; 2. Valeria Ando': La donna planetaria; 3. Angela Dogliotti Marasso: Una storia per la pace; 4. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 5. Per saperne di piu'. * Numero 873 del 19 marzo 2005: 1. Severino Vardacampi: In cammino; 2. Luisa Muraro: Sul sequestro e la liberazione di Giuliana Sgrena; 3. Letizia Tessicini: Il silenzio; 4. Lea Melandri: La domanda; 5. Alessandra Di Pietro: La parola delle donne e il tritacarne della politica; 6. Ida Dominijanni: Corpi che lottano; 7. Marina Forti: Un appello di Wangari Maathai; 8. Un laboratorio nonviolento antimafia; 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 10. Per saperne di piu'. * Numero 874 del 20 marzo 2005: 1. Mohandas K. Gandhi: Sarvodaya. Un'economia a servizio degli ultimi (1908). Parte prima; 2. La Societa' italiana delle storiche; 3. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 4. Per saperne di piu'. * "La domenica della nonviolenza", numero 13 del 20 marzo 2005: 1. Francesco Pistolato intervista Werner Wintersteiner sull'educazione alla pace; 2. Rocco Altieri: Presentazione di "Satyagraha in Sudafrica" di Mohandas K. Gandhi; 3. Eleonora Chiti: Mary Wollstonecraft. * Numero 875 del 21 marzo 2005: 1. Raniero La Valle: L'obiettivo; 2. Alfredo Galasso: La verita' storica e la verita' giudiziaria; 3. Mohandas K. Gandhi: Sarvodaya. Un'economia a servizio degli ultimi (1908). Parte seconda e conclusiva; 4. Alejandra Pizarnik: Segni; 5. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 6. Per saperne di piu'. * Numero 876 del 22 marzo 2005: 1. Alfredo Galasso: Difendere la Costituzione, la legalita', la democrazia; 2. Valeria Ando': Le donne tra violenza e nonviolenza: a proposito del saggio di Anna Bravo; 3. Marina D'Amelia: Il peso simbolico di questa contraddizione; 4. Guido Piccoli: Gli amici della nonviolenza massacrati in Colombia; 5. Giulio Vittorangeli: Dal punto di vista degli oppressi; 6. Ileana Montini: La guerra e le elezioni; 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 8. Per saperne di piu'. * Numero 877 del 23 marzo 2005: 1. Anna Bravo: Resistenza civile; 2. Letture: Franco Barbero, L'ultima ruota del carro; 3. Letture: Irshad Manji, Quando abbiamo smesso di pensare? 4. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 5. Per saperne di piu'. * Numero 878 del 24 marzo 2005: 1. Peppe Sini: Ancora sulle parole e le cose; 2. Testo per ragionare insieme sulla possibile depenalizzazione dell'aborto (1989); 3. Benedetto Croce: Una nota sulla distinzione tra ordinamento giuridico e vita morale; 4. Riletture: S. Teresa di Gesu', Opere; 5. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 6. Per saperne di piu'. * "Nonviolenza. Femminile plurale", numero 4 del 24 marzo 2005: 1. Maria G. Di Rienzo: Buone notizie di primavera; 2. Lettera aperta di un gruppo di giuriste sulla legge sulla procreazione assistita; 3. Tiziana Vettor: Indicibile alla legge; 4. Chiara Zamboni: Una culla di parole per chi viene al mondo; 5. Geremia Cattristi: Dieci parole e dieci volti ancora; 6. Monica Lanfranco: La prima donna imam; 7. Letture: Elena Buccoliero, Marco Maggi, Bullismo, bullismi; 8. Letture: Phyllis Chesler: Donna contro donna; 9. Letture: Francoise Dolto, Adolescenza; 10. Letture: Anna Salvo, Perversioni al femminile. * Numero 879 del 25 marzo 2005: 1. Enrico Peyretti: Fede - poca fede - di Pasqua; 2. Il vagone letto; 3. Chiara Cavallaro: Prosegue la campagna contro la legge delega sui codici penali militari; 4. Silvia Pierosara: Note da un seminario su "Il principio nonviolenza" di Jean-Marie Muller; 5. Elisabetta D'Erme ricorda Lisa Fittko; 6. Quando il Criticone chiede scusa; 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 8. Per saperne di piu'. * Numero 880 del 26 marzo 2005: 1. Benito D'Ippolito: Il naufragio; 2. Nando dalla Chiesa: Il saccheggio; 3. Riccardo Orioles: Ancora una primavera; 4. Liliana Moro presenta "Le guerre dell'acqua" di Vandana Shiva; 5. Giorgio Rimondi presenta "Una filosofa innamorata" di Annarosa Buttarelli; 6. Annarita Buttafuoco, una storica del femminismo tra teoria e prassi; 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 8. Per saperne di piu'. * Numero 881 del 27 marzo 2005: 1. Cose che non pensavi che avremmo visto ancora; 2. Aldo Antonelli: Pasqua; 3. Nicole Itano: Congo; 4. Ida Dominijanni: Antigone, ancora; 5. Un convegno a Palermo sul contributo della nonviolenza alla lotta contro la mafia; 6. Domenico Gallo: La Carta violata; 7. Chiara Rossignoli: Joan Robinson, la ribelle di Cambridge; 8. Cece' Damiani: Vandana Shiva; 9. L'Associazione per una libera universita' delle donne; 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 11. Per saperne di piu'. * "La domenica della nonviolenza", numero 14 del 27 marzo 2005: 1. Benito D'Ippoito: Litania dei morti in preghiera; 2. Benito D'Ippolito: Ballata per una Regina morta; 3. Benito D'Ippolito: Cantata a contrasto del terrorista e dell'uomo di pace; 4. Dino Frisullo: Cronaca nera; 5. Nadine Gordimer ricorda Susan Sontag; 6. Luisa Muraro: Simili a donne (1976); 7. Lea Melandri: Diritti, ma non solo. * Numero 882 del 28 marzo 2005: 1. Giulio Vittorangeli: Il sapore dell'utopia; 2. Ettore Masina: Due lettere; 3. Peppe Sini: Sistema di potere andreottiano e penetrazione dei poteri criminali a Viterbo (1995); 4. Letture: Anna Bravo, Il fotoromanzo; 5. Letture: Anna Bravo, Margherita Pelaja, Alessandra Pescarolo, Lucetta Scaraffia, Storia sociale delle donne nell'Italia contemporanea; 6. Letture: Anna Maria Bruzzone, Rachele Farina, La Resistenza taciuta; 7. Letture: Enrico Peyretti, Dov'e' la vittoria? 8. Letture: Lucetta Scaraffia, Rinnegati. Per una storia dell'identita' occidentale; 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 10. Per saperne di piu'. * Numero 883 del 29 marzo 2005: 1. Maria Luigia Casieri: Programma del seminario su "Il ruolo del bambino e dell'adulto nei processi di alfabetizzazione iniziale"; 2. Roberto Vacca: Quattordici teoremi di Karl Popper; 3. Lea Melandri: Insicurezza e utopia; 4. Carla Cohn: Il mio viaggio di trasformazione; 5. Letture: Aldo Carotenuto, Oltre la terapia psicologica; 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 7. Per saperne di piu'. * Numero 884 del 30 marzo 2005: 1. Luigi Ferrajoli: La Costituzione stravolta; 2. Rosalie Gerut, Wilma Busse, Martina Emme, Tim Blunk: L'esperienza di "One by One" (parte prima); 3. Luisa Muraro presenta "Piccole donne" di Louisa May Alcott; 4. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 5. Per saperne di piu'. * Numero 885 del 31 marzo 2005: 1. Rosalie Gerut, Wilma Busse, Martina Emme, Tim Blunk: L'esperienza di "One by One" (parte seconda e conclusiva); 2. Domenico Gallo: La Costituzione e l'antifascismo; 3. Patrizia Pasini: Rompere le barriere, stracciare i veli; 4. Federica Sossi presenta "Come una rana d'inverno" di Daniela Padoan; 5. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 6. Per saperne di piu'. * "Nonviolenza. Femminile plurale", numero 5 del 31 marzo 2005: 1. Commissione pastorale della terra dell'Amapa': Suor Doroty; 2. Angela Dogliotti Marasso: La comunicazione come antidoto ai conflitti; 3. Una canzone per Marianella Garcia; 4. Un profilo di Evelyn Fox Keller; 5. Marina Forti: Rivendicare i "beni comuni"; 6. Annamaria Medri presenta "La differenza politica" di Maria Luisa Boccia. 10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 11. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1469 del 4 novembre 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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