[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
Nonviolenza. Femminile plurale. 77
- Subject: Nonviolenza. Femminile plurale. 77
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 17 Aug 2006 12:05:11 +0200
============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 77 del 17 agosto 2006 In questo numero: 1. Lisa Foa, o le avventure della virtu' 2. Lucia Ajmone Marsan ricorda Lisa Foa 3. Guido Crainz ricorda Lisa Foa 4. Lucyna Gebert ricorda Lisa Foa 5. Mariuccia Salvati ricorda Lisa Foa 6. Lucetta Scaraffia ricorda Lisa Foa 7. Gianni Sofri ricorda Lisa Foa 1. MEMORIA. LISA FOA, O LE AVVENTURE DELLA VIRTU' [Lisa Giua Foa, nata nel 1923 a Torino da una famiglia di illustri intellettuali antifascisti, partigiana, intellettuale, storica e saggista, acuta studiosa dell'Europa dell'est e delle societa' postrivoluzionarie, un lungo impegno politico nel Pci, tra i fondatori del "Manifesto", poi in "Lotta Continua", poi ancora impegnata, da ultimo nella Fondazione Alexander Langer. Opere di Lisa Foa: tra le altre segnaliamo: La societa' sovietica, Loescher, Torino 1973; E' andata cosi', Sellerio, Palermo 2004. Scritti su Lisa Foa: segnaliamo il profilo scritto da Adriano Sofri in Italiane, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Roma 2004; e la pagina a lei dedicata dal quotidiano "Il manifesto" del 5 marzo 2005, che riporta anche un suo profilo estratto dal capolavoro di Natalia Ginzburg, Lessico famigliare, edito da Einaudi e Mondadori in varie edizioni ("Lisetta era identica al fratello Renzo, alta, magra, pallida, diritta con gli occhi accesi, con i capelli corti e un ciuffo sulla fronte. Andavamo insieme in bicicletta...". E ancora alla fine del libro: "Lisetta non era molto cambiata, dal tempo che andavamo in bicicletta e mi raccontava i romanzi di Salgari. Era sempre magra, dritta e pallida, con gli occhi accesi e col ciuffo sugli occhi. Sognava, a quattordici anni, imprese avventurose: e aveva avuto qualcosa di quello che aveva sognato, durante la Resistenza. Era stata arrestata, a Milano, e incarcerata a Villa Triste. L'aveva interrogata la Ferida. Amici travestiti da infermieri l'avevano aiutata a fuggire. Poi si era ossigenata i capelli, per non essere riconosciuta. Aveva avuto, tra fughe e travestimenti, una bambina..."). Un'ampia intervista in cui Lisa Foa si racconta abbiamo riproposto ne "La nonviolenza e' in cammino" n. 1387] Leggendo il suo bel libro di memorie, due cose continuano a non persuaderci: una certa generosa e fin temeraria sbrigativita' nel gettarsi nella mischia, talvolta quasi un buttarsi allo sbaraglio; e in alcune fasi e vicende della sua vita la sottovalutazione della potenza infettante e distruttiva della violenza (atteggiamento quest'ultimo che del resto nella storia della sinistra ha avuto un lunghissimo corso, ed ancora oggi e' una cicatrice che continua a dolere). * Ma detto questo, aggiungiamo subito quel che piu' ci commuove: una storia di Resistenza senza cedimenti, certo incardinata anche nelle relazioni personali con alcune delle figure piu' belle ed acute, eroiche ed ironiche, di immensa cultura ma anche di disponibilita' al fare senza tante bizantinerie; certo nutrita di studi appassionati e di esperienze intense e per piu' versi privilegiate; certo con eccessi e coni d'ombra, col gesto volontaristico di chi si butta alle spalle cio' che ieri si e' stati e si e' fatto di revocabile in dubbio e subito s'attuffa nel fare dell'ora e del qui, con un'innocenza ad un tempo contesta di verita' ed errore saldati insieme e non piu' separabili, e forse occorreva talora - e forse sovente - essere piu' cauti, piu' perplessi. Chissa'. E ancora ci commuove quel suo militare e pensare senza rinunciare mai ne' all'una ne' all'altra facolta' che solo nel sinolo loro per certe nature che storia e vicissitudini resero diffidenti verso ogni contemplazione sentita come astensione, rendono una vita degna di essere vissuta. Ed infine la solidarieta' - profondamente sentita e pensata e concretamente, operativamente agita - con i movimenti di opposizione democratica al totalitarismo dei regimi del "socialismo reale" nell'Europa dell'est. * Io che scrivo queste righe mi chiedo cosa avrebbe pensato, anzi: cosa avrebbe detto, se qualcuno le avesse accennato che un giorno la sua persona (la sua vicenda e la sua riflessione) sarebbe stata portata ad esempio su un foglio chiamato "Nonviolenza. Femminile plurale". Meglio non pensarci, mi dico. No, non e' vero che penso che sia meglio non pensarci: penso che ci avrebbe ragionato e avrebbe colto una verita' ulteriore del suo agire e del suo essere, coerente con quanto coscientemente, razionalmente ed esistenzialmente, con la mente e piu' col cuore, scelse una volta per sempre: la parte dell'umanita', la lotta per inverare l'umanita' di tutti e di ciascuno, la lotta contro l'inumano, l'inerte, le tenebre, la morte. La lotta per la verita' con la forza della verita'. La lotta per la giustizia e la liberta' sapendo che la liberta' e la giustizia consistono nella difesa intransigente della vita e della dignita' delle persone. Appunto: la nonviolenza, femminile, plurale. 2. MEMORIA. LUCIA AJMONE MARSAN RICORDA LISA FOA [Dalla bella rivista "Una citta'", n. 127 del marzo 2005 (disponibile anche nel sito www.unacitta.it). E' uno degli interventi tenuti in Campidoglio, il 5 marzo 2005, durante la commemorazione di Lisa Foa] Ci sono due parole sole che possono riassumere quello che ha significato il movimento per la liberazione dal fascismo e dal nazismo, e le motivazioni di tutti noi, giovani allora. Queste due parole sono amore e dolore. In Lisetta ho sempre sentito questa spinta straordinaria. L'amore era una passione per lei, dovuta anche a come era cresciuta, a quello che nella sua famiglia non era stato un mito ma una realta', dolorosa anche: Renzo in Spagna, la lunga carcerazione, Vittorio. Cos'altro poteva fare lei se non essere anima e corpo in quello che si faceva allora? Ognuno aveva sue motivazione, dovute anche ad amore e dolore. Ma lei era cosi' forte, cosi' spontanea, cosi' giovane... Mi sembra ancora di vederla, ragazzina. Ha cominciato sotto i vent'anni ad attaccare i manifesti di notte con Mario Motta, a Torino, poi a Milano... E questo suo desiderio insopprimibile di andare sempre oltre, mentre persone come me ad un certo punto si sono fermate... Il legame pero' e' rimasto, perche' abbiamo vissuto insieme dei momenti drammatici, che lei peraltro minimizzava. Io non ho mai visto le lacrime negli occhi di Lisetta, le ho viste negli occhi di Vittorio, allora, in quei momenti in cui poteva anche andare a finire in un altro modo... quella sua cattura e le carceri milanesi di allora, e la presenza dei tedeschi, e il ricatto proposto a Vittorio, in cambio un'abdicazione, quasi. Ma insieme si riusciva a dire di no. Ed era lei che dal carcere, in pericolo, ci sollecitava: "Non preoccupatevi di me, ci sono dei casi molto piu' gravi". E dovevamo ubbidire. E tutto questo con una gioia, con una gioventu', con una leggerezza, con quello straordinario amore e dolore che lei si portava dentro... E che si e' portava dentro fino alla fine, questa fine cosi' dolce e cosi' dignitosa. Per noi e' stata un grandissimo esempio, da lei abbiamo imparato moltissimo. 3. MEMORIA. GUIDO CRAINZ RICORDA LISA FOA [Dalla bella rivista "Una citta'", n. 127 del marzo 2005 (disponibile anche nel sito www.unacitta.it). E' uno degli interventi tenuti in Campidoglio, il 5 marzo 2005, durante la commemorazione di Lisa Foa. Guido Crainz (Udine, 1947) e' docente di Storia contemporanea nella facolta' di Scienze della comunicazione dell'Universita' di Teramo; ha dedicato diversi studi alla societa' rurale in eta' contemporanea, al rapporto fra mass-media e storia, alla transizione dal fascismo al post-fascismo e all'Italia repubblicana. Fra le opere di Guido Cranz: Padania. Il mondo dei braccianti dall'Ottocento alla fuga dalle campagne, Donzelli, Roma 1994; Storia del miracolo italiano. Cultura, identita', trasformazioni fra anni Cinquanta e Sessanta, Donzelli, Roma 1997, 2003; L'Italia repubblicana, Giunti, Firenze 2000; Il paese mancato. Dal miracolo economico agli anni Ottanta, Donzelli, Roma 2003); Il dolore e l'esilio. L'Istria e le memorie divise d'Europa, Donzelli, Roma 2005; ha inoltre curato il volume di Enzo Forcella, Millecinquecento lettori. Confessioni di un giornalista politico, Donzelli, Roma 2004] Ho parlato l'ultima volta a lungo con Lisa giovedi' pomeriggio, abbiamo parlato di tutto, di Giuliana Sgrena, del Libano, ma e' finita con una raccomandazione, con quel tono scherzoso, che cerco di restituirvi: "Devi dirlo ai tuoi amici storici, che la devono piantare di presentare il Novecento solo ed esclusivamente come un secolo di massacri e di drammi. Certo, e' stato questo, ma e' stato anche altro. Io ho visto cadere tutti gli imperi, quelli coloniali, il fascismo, il nazismo, anche l'impero sovietico. Diglielo ai tuoi amici storici, metti una parola buona, tu che mi stai qualche volta ad ascoltare. Non e' stato solo questo il Novecento". Perche' Lisa aveva la grande capacita' di farti vedere che una cosa, certo, era quella, ma era contemporaneamente anche altro. E ti aiutava continuamente ad alzare lo sguardo. Nell'ultimo mio lavoro Lisa e' stata fondamentale nell'aiutarmi ad alzare lo sguardo dal punto dov'era, a farmi capire che la storia di cui mi occupavo stava in una storia ancora piu' grande. Mi dava consigli, mi ha fatto avere persino dei libri, come se fossi io chiuso in ospedale e non lei. E credo si sia divertita moltissimo a fare il libro di geografia con Gianni e con altri, perche' era un modo per farci vedere le cose, li' c'era la sua capacita' di trovare del nuovo e farcelo vedere. E non saremo mai abbastanza grati a Brunella Diddi e a Stella Sofri per averla portata a fare questo libro, che pero' lei voleva fortemente fare. Rispetto ai ricordi della famiglia, mi e' rimasto impresso il telegramma della madre dopo la condanna del padre: "Condanna grave - state sereni". E poi c'era il giudizio su Togliatti, un giudizio che spiazzava. Certo, c'era la doppiezza in Togliatti, ma la doppiezza non era monolitismo, era comunque meglio di Thorez, meglio di altri. Io sono riuscito solo una volta a portare Lisa ai microfoni di Radio Tre insieme ad Anna e ad altri, e fu in occasione di un convegno su Togliatti. E la' lei porto' il suo punto di vista, lo stesso che ha riportato nel suo libro. Riusci' a portarlo solo quella volta. Negli anni Ottanta, prima della caduta del muro, Lisa mi faceva conoscere, e mi chiedeva di far conoscere, libri, testi, romanzi di quel dissenso, di quella cultura dell'Est che l'Italia guardava ancora in modo cosi' distratto. Io credo non riusciremo mai a comprendere quante cose ci ha fatto capire, quante cose ci ha fatto conoscere Lisa. Soprattutto aveva una predilezione per i giovani sprovveduti e indifesi come ero io trent'anni fa, quando l'ho conosciuta, nel '74. E poi la sua convivialita': era un'esperienza straordinaria andare a cena da Lisa. Io poi ricordo uno straordinario divertentissimo viaggio in Sardegna, e una Lisa severissima, al Torgnon, che selezionava un canestro di funghi che noi incauti avevamo raccolto... E poi il dolore per gli amici piu' giovani, Alex, Mauro, Checco, io li sento tutti qui in questo momento. Forse il dolore si confonde, l'unica cosa chiara e' che tutti noi che siamo qui abbiamo condiviso il privilegio di aver conosciuto e voluto bene a Lisa. 4. MEMORIA. LUCYNA GEBERT RICORDA LISA FOA [Dalla bella rivista "Una citta'", n. 127 del marzo 2005 (disponibile anche nel sito www.unacitta.it). E' uno degli interventi tenuti in Campidoglio, il 5 marzo 2005, durante la commemorazione di Lisa Foa. Lucyna Gebert e' docente di lingua e letteratura russa all'Universita' di Roma "La Sapienza". Tra le opere di Lucyna Gebert: (con Francesca Fici e Simonetta Signorini), La lingua russa. Storia, struttura, tipologia, Carocci, Roma 1991] E' molto doloroso parlare di Lisa al passato, perche' Lisa e' sempre stata una presenza fissa negli anni della mia vita in Italia. L'ho conosciuta nel 1970, insieme alle mie amiche Marta Petrusewicz e Irena Grudzinska a casa sua e di Vittorio dove ci siamo incontrate per decidere come aiutare Jacek Kuron e Karol Modzelewski, autori della famosa "Lettera aperta al partito", nuovamente incarcerati in Polonia. Prima di Lisa avevamo gia' contattato alcune persone della sinistra italiana, che erano i nostri interlocutori preferiti. Ma questa scelta non era ricambiata; i contatti con la sinistra - anche quella extraparlamentare - in relazione al dissenso dell'Est, specialmente in quegli anni, non erano facili; si veniva accolti con diffidenza, bisognava spiegare e rispiegare che si trattava di un movimento di sinistra che voleva colloquiare con la sinistra occidentale. Era difficilissimo ottenere che venisse fatto qualcosa per le persone incarcerate o messe sotto processo. A Lisa invece non bisognava spiegare nulla; si lavorava e si parlava con lei in perfetta sintonia, allora e negli anni a venire. Tutti gli amici dissidenti polacchi che riuscivano miracolosamente ad ottenere il passaporto e a venire in Italia, Karol Modzelewski, Adam Michnik, mio fratello Kostek Gebert (Dawid Warszawski) cercavano Lisa, sempre curiosa di notizie e sempre disposta a spiegare loro le alchimie della politica italiana, a metterli in contatto con altre persone. Lisa e' stata preziosa nell'aiutare il Comitato di solidarieta' con Solidarnosc di Roma, nato dopo l'introduzione della legge marziale da parte del governo Jaruzelski; offriva buoni consigli e reclutava i corrieri da mandare in Polonia con i carichi di aiuti per la stampa clandestina, tra i suoi amici, come Adriano Sofri o Carlo degli Esposti. Durante la breve esperienza di "Reporter" a meta' degli anni '80, Lisa faceva pubblicare tutti i giorni articoli, corrispondenze e notizie sull'"altra Europa", abitualmente ignorata dai quotidiani italiani, scritti da Wlodek Goldkorn, Mauro Martini, Dawid Warszawski, trattando i paesi dell'Europa centro-orientale, la Russia, la Polonia, come se fossero dei posti "normali", come se il muro di Berlino fosse gia' crollato. Nel corso degli anni i legami tra Lisa e la Polonia si sono moltiplicati, le amicizie consolidate, i contatti mantenuti. Osservandoci, Lisa diceva sempre che la colpiva molto il nostro senso di amicizia cosi' duratura negli anni. Leggendo l'intervista apparsa su "Una citta'" ho capito che quel senso dell'amicizia le doveva ricordare l'atmosfera vissuta durante gli anni del fascismo che poi si era interrotta negli anni del dopoguerra. Dopo l'89 Lisa non ha mai smesso di seguire con attenzione quello che succedeva nel nostro paese; lei stessa invece ha avuto la' un momento di notorieta' all'inizio degli anni '90, quando Wlodek Goldkorn ha pubblicato un'intervista a lei sulla rivista "Krytyka" diventata legale dopo l'89. Nell'intervista si parlava dell'atmosfera in Italia dopo la sconfitta del fascismo negli anni del dopoguerra, di una certa delusione dopo le grandi aspettative degli anni precedenti. Era esattamente cio' che provavano i nostri amici in Polonia dopo il crollo del regime comunista, amareggiati di fronte ai primi conflitti, i primi tradimenti all'interno del movimento dell'opposizione antitotalitaria. Le parole lucide di Lisa su quel periodo hanno avuto una vasta eco, l'intervista e' stata letta e discussa da molti. Il 5 marzo scorso, "Gazeta Wyborcza" di Adam Michnik, il principale quotidiano polacco, ha pubblicato un breve articolo dedicato a Lisa, intitolato: "La nostra amica torinese". Un anno fa il "Corriere della sera" pubblico' un servizio su una fondazione polacca, "Pogranicze" (Terra di confine), che si occupa da una quindicina dí anni di attivita' culturale e di solidarieta' al confine tra la Polonia e la Lituania, dove convivono popolazioni di nazionalita' diverse (polacchi, lituani, bielorussi) con rapporti reciproci non sempre amichevoli e dove vivevano una volta anche moltissimi ebrei. L'attivita' della fondazione riguarda inoltre tutte le zone dell'Europa e non solo, che possono essere considerate "di confine". Lisa e' rimasta molto colpita dalla vicenda di "Pogranicze" che le e' sembrata essere gemella di quella dedicata ad Alexander Langer a Bolzano. Cosi', dalla sua stanza della clinica in via Aurelia, anche per ricordare i 15 anni dallo sgretolamento del blocco sovietico iniziato proprio dalla Polonia, ha convinto la fondazione Langer ad assegnare a "Pogranicze" il premio annuale, ha contribuito all'organizzazione della settimana dedicata nel luglio dell'anno scorso alla Polonia e all'est Europa, scrivendo le motivazioni del premio e dando indicazioni sulle persone da contattare. Non ha potuto partecipare di persona a tutte queste celebrazioni e a Bolzano la sua mancanza si e' sentita moltissimo. E' superfluo dire come ci manchera' adesso che non si puo' piu' andarla a trovare in via Aurelia, a sentire i suoi commenti spregiudicati e liberi, sempre interessanti e vivaci su quello che succede nel mondo, in Italia, a scambiare notizie su figli, nipoti, amici. Come ha detto Karol Modzelewski ad un giornalista che l'ha contattato dopo la scomparsa di Lisa: siamo orgogliosi di averla conosciuta. 5. MEMORIA. MARIUCCIA SALVATI RICORDA LISA FOA [Dal sito di "Una citta'" (www.unacitta.it). Mariuccia Salvati, storica, e' docente all'Universita' di Bologna ed ha insegnato in varie universita' internazionali; fa parte di varie istituzioni scientifiche e riviste, e' condirettrice scientifica della Fondazione Basso, ha fatto parte della direzione della "Rivista di storia contemporanea", del comitato scientifico di "Storia, Amministrazione, Costituzione", fa parte del comitato internazionale di "Geneses. Sciences sociales et histoire" e della direzione di "Parolechiave" (Roma); i suoi principali ambiti di ricerca sono storia della Francia e labour history, il secondo dopoguerra in Italia (ricostruzione economica, partiti, cittadinanza), ceti medi e societa' di massa nelle scienze sociali, storia delle donne, storia dell'amministrazione pubblica in una prospettiva comparata, fascismo/fascismi, storiografia dell'eta' contemporanea. Tra le opere di Mariuccia Salvati: La Comune di Parigi, in "Il mondo contemporaneo", vol. II, Storia d'Europa, l, Firenze 1980; Stato e industria nella ricostruzione. (1944-1949), Insmli, Feltrinelli, Milano 1982; La passione civile in Simone Weil. Spunti per una lettura storica, in "Francofonia", n. 12, 1987; Da Berlino a New York. Crisi della classe media e futuro della democrazia nelle scienze sociali degli anni Trenta, Bologna, 1989, poi Bruno Mondadori, Milano, 2000; Il regime e gli impiegati, Laterza, Roma-Bari 1992; L'inutile salotto. L'abitazione piccolo-borghese nell'Italia fascista, Bollati Boringhieri, Torino 1993; "Amministrazione pubblica e partiti di fronte alla politica industriale", in Storia dell'Italia repubblicana, vol. I, Einaudi, Torino 1994; Histoire contemporaine et analyse comparative en Italie, in "Geneses", n. 22, 1996; Tra pubblico e privato: gli spazi delle donne negli anni Trenta, in "Studi storici", 1997; Cittadini e governanti. La leadership nella storia dell'Italia contemporanea, Laterza, Roma-Bari 1997; "Hannah Arendt e la storia del ventesimo secolo", in Marcello Flores (a cura di), Nazismo, fascismo, comunismo, Milano 1998; "Amnistia e amnesia nell'Italia del 1946", in Marcello Flores (a cura di), Storia, verita', giustizia, Milano 2001; Il Novecento. Interpretazioni e bilanci, Laterza, Roma-Bari 2001; (con Chiara Giorgi), introduzione e cura di Lelio Basso, Scritti scelti, Carocci, Roma 2003; The Cold War and the Italian Left, in "Journal of Italian Modern Studies", n. 4, 2003; introduzione e cura di Emil Lederer, Lo stato delle masse, Bruno Mondadori, Milano 2004] Non ho titoli speciali per proporre i miei ricordi di Lisa. Nella bella cerimonia di commemorazione al Campidoglio del 5 marzo scorso, sulle pagine dei giornali, nei commenti al suo libro di ricordi (E' andata cosi') e' gia' stato detto tutto l'essenziale della sua presenza pubblica: certamente quello che le sarebbe piaciuto che si ricordasse. Eppure sono convinta che, nel corso dei prossimi mesi, molti altri si faranno avanti per testimoniare l'uno o l'altro aspetto di questa bella figura di donna - intellettuale, studiosa, viaggiatrice - che ha attraversato da protagonista gli eventi piu' significativi del Novecento (l'antifascismo, la Resistenza, il comunismo e la destalinizzazione, i movimenti sociali degli anni '70 e il post '89 nei paesi dell'Europa "sequestrata"), ma con un passo lieve e senza venire mai meno alla sua natura aperta, generosa, eppure intellettualmente rigorosa. Era una persona davvero unica e soprattutto capace di rendere unico e prezioso ognuno dei suoi molteplici rapporti di amicizia. L'unicita' stava nella speciale natura della conversazione (Lisa conosceva il valore profondo della conversazione) che veniva da lei posta in una sfera intermedia tra pubblico e privato, in modo che ciascuna delle due facce della relazione guadagnasse dall'altra in ampiezza o in profondita'. Era, questa sua qualita', il distillato di una particolare tradizione famigliare e di milieu (ce l'ha raccontato una grande scrittrice sua concittadina, Natalia Ginzburg), ma Lisa non si sarebbe accontentata nella sua vita di condividerla con i suoi "pari" (per eta', condizione, cultura), sforzandosi invece di immetterla in ogni nuovo rapporto, e di porgerla, con il suo memorabile understatement, a chiunque mostrasse sincerita' di sentimenti e passione di conoscenza. Fedele nelle sue amicizie, fu sempre pronta fino all'ultimo ad avviarne di nuove anche in continenti sconosciuti e disponibile a ricambiare con generosa ospitalita' il dono di nuovi incontri. * Ho parlato del suo essere torinese, intellettuale e donna. Torinese: si legga la sua intervista del 1994 a "Una citta'" (riprodotta dalla stessa rivista nelle pagine In memoriam del numero di marzo 2005) per cogliere nei suoi ricordi la distanza ("esistenziale", l'ha definita Giovanni De Luna) della gioventu' intellettuale di Torino dal fascismo - "stupido, banale, volgare" prima di diventare anche razzista e antisemita - a cui sarebbe seguita, nelle circostanze del '43, in maniera quasi naturale, la scelta della Resistenza, vissuta come esperienza di liberazione, di emancipazione e di amicizie, forti, lunghe, durature. "E il momento della scelta - dice con grande acume nell'intervista del 1994 - fu certamente quando si realizzo' la coincidenza tra gli eventi che possono rendere migliori le persone e le persone che decidono di essere migliori. Sono i momenti magici della vita, ci sono sempre stati e torneranno ad esserci". Inevitabili le delusioni del dopoguerra in un paese tornato oscurantista e bigotto, schiacciato dalle campagne di propaganda della guerra fredda tra opposte religioni ("Il modo di presentarsi dei politici era piu' o meno simile: in tutti i comizi si urlava sempre, c'erano sempre masse osannanti, insomma si faceva appello agli impulsi piu' elementari"), con ripercussioni prevedibili anche sul comportamento quotidiano: "era difficile parlare, intendersi, le amicizie si incrinavano, le persone cessavano di frequentarsi". La svolta e' rappresentata dal '56, che spinge a riconsiderare il proprio modo di essere comunisti, di fronte alla realta' tragica dei movimenti popolari all'Est: Lisa lavora a "Rinascita" con Palmiro Togliatti (anche lui formatosi a Torino) di cui offre, nell'intervista, un ritratto prezioso, tutto da meditare, frutto ancora una volta di un evidente rapporto di amicizia. Intanto pero' nuovi rapporti si instaurano con i dissidenti dell'Est, russi, ungheresi e, in particolare, polacchi, sia prima che dopo l'uscita dal Pci (nel 1969), grazie all'esperienza al "Manifesto" dove si occupa degli esteri con Aldo Natoli, altro amico di una vita, con il quale inizia a seguire anche gli eventi in Cina. L'unico altro momento "magico, liberatorio", dopo la Resistenza fu, secondo Lisa, il '68. Anche se, ammette, la fase liberatoria e' durata poco, quell'esperienza ha prodotto veri cambiamenti "nel modo di pensare e di comportarsi", cioe' i piu' importanti e necessari per il nostro paese. Nel 1972, come rievoca nel suo ultimo libro, avrebbe scritto l'introduzione agli interventi di Guido Viale - guarda caso, un altro torinese - in S'avanza uno strano soldato; da li' sarebbe iniziata la sua collaborazione al giornale di Lc: altra scelta, altre amicizie. Intellettuale: con questa definizione vorrei sottolineare soprattutto il suo tratto cosmopolita, il rifiuto di ogni nazionalismo (si pensi al suo legame con Alexander Langer), la curiosita' per il mondo fuori d'Italia, le sue svariate letture (quanti suggerimenti sapeva far scivolare nella conversazione...), la generosa disponibilita' a favorire incontri, tra culture diverse, tra giovani e studiosi affermati, tra mondi lontani... Da Torino a Roma Lisa porta con se' una immagine moralmente alta della cultura, una visione scientifica ma non accademica del sapere (del resto cio' di cui allora si occupava Lisa non era stato ancora trasformato in una disciplina di insegnamento!) che le proveniva dalla famiglia e da un ambiente intellettuale torinese in cui giovani studiosi del valore di un Franco Venturi decidevano consapevolmente di interrompere i progetti gia' avviati davanti alla priorita' della guerra al fascismo... Conservava dentro di se' un'immagine dell'intellettuale come di un militante, si', ma dell'illuminismo; mai "funzionario", mai al servizio di, anche se non per questo esente dal dovere di scegliere e di schierarsi, o di operare poi una nuova rottura in base alla propria coerenza interna. C'entra qualcosa tutto questo con il suo essere donna? La domanda, che non e' semplicistica, richiederebbe altre sedi e altri tempi di riflessione. Come e' stato giustamente ricordato, Lisa non fu mai femminista, ma questa constatazione non elude un interrogativo che oggi si pongono soprattutto le studiose filosofe, interessate a distinguere, nel femminismo, tra l'obiettivo della liberazione di tutte le donne e la liberta' dell'individuo, tra femminismo di massa e singolarita', tra condizione necessitante e unicita' dell'individuo (si veda in particolare la trilogia di Julia Kristeva sul "genio femminile": Hannah Arendt, Melanie Klein, Colette). A questo pensavo quando e' morta Lisa (per combinazione proprio negli stessi giorni Julia Kristeva teneva le sue lezioni a Bologna): all'unicita' femminile nella manifestazione intellettuale, che mi sembrava confermata dalla biografia di Lisa. Esiste pero' un altro aspetto in cui emergeva il suo essere donna: le relazioni di amicizia, in cui Lisa era allo stesso tempo nodo essenziale di una rete di circolazione politica e di sopravvivenza fisica (i pacchi da portare, gli abiti da regalare), polo di riferimento intellettuale e di sostegno affettivo: qualcosa che ricorda il ruolo svolto nei decenni piu' fulgidi e meno ideologici del movimento operaio da alcune figure femminili storiche, che potremmo definire "transnazionali" sulle quali le giovani generazioni di studiose stanno portando la loro attenzione. Per tornare a Lisa, vi era una qualita' particolare nella sua amicizia con una donna: una qualita' che non ho riscontrato in altri casi, fatta, come dicevo, di forte intreccio tra ragione e sentimenti, di passione per le idee e di sguardo empatico ma ironico sui drammi personali, di scelte decise in campo pubblico e di schiettezza in quello privato. Non c'era mai complicita' nella sua amicizia, quella confidenza complice alla quale le amiche spesso si abbandonano cercando consolazione. Lisa offriva un'amicizia diversa, direi severa, piu' difficile ma anche piu' duratura, perche' esigeva di dare il meglio di se' nella relazione amicale. Vi era pudore nel manifestare l'affetto, credo anche con le sue figlie e il figlio, ma vi era anche un profondo rispetto per le scelte di ognuno. Solo ora mi rendo conto di quanto le deve essere costato tenere insieme tutti questi aspetti senza perdere mai quel sorriso sincero con cui sapeva accoglierti. * Ho incontrato personalmente Lisa nei primi anni '70: l'occasione furono alcuni seminari di Lotta continua, il tramite Nicola Gallerano, la citta' Roma. Lisa abitava ancora con Vittorio a Via Metastasio, le cene, come sempre allora, molto allargate, erano occasioni di discussioni animate. Vittorio, personalita' di riferimento per la sinistra operaista, acuto, spiritoso e fonte inesauribile di aneddoti, dominava la scena. Ricordo che in quelle occasioni Lisa ci accudiva, mentre avanzava giudizi dissonanti dal marito con pacata fermezza, interrotti a volte da quella lieve irritazione che le ha sempre provocato ogni manifestazione di superficialita' o di reducismo. Mi ero da poco trasferita a Roma da Milano, dove, negli anni '60, oltre a lavorare nella biblioteca di Lelio Basso, ero stata molto amica di Edoarda Masi e avevo dato una mano a Maria Regis per "Vento dell'est". L'operaismo del piccolo gruppo milanese legato ai "Quaderni rossi" si fondeva per me in maniera naturale con l'internazionalismo, un terreno privilegiato dalla Fondazione Basso (dove ero tornata a lavorare) e sul quale mi incontrai con molta facilita' con Lisa, impegnata allora nell'edizione italiana della "Monthly Review" (avviata nel 1968). Di lei ricordo pero' in quei primi anni soprattutto la faccia, diciamo cosi', privata, affettiva: le premure per la mia bambina, brevi cenni personali dietro i nostri (suoi) discorsi sullo stato del mondo. Poi, nel 1978 fui invitata (con Claudio Pavone) a entrare nella direzione della "Rivista di storia contemporanea" e iniziarono cosi' i miei viaggi in treno a Torino che feci regolarmente con Lisa, almeno fino al 1990, quando quel modo spartano di viaggiare di notte divenne per lei fisicamente insostenibile. In quei viaggi, nello scambio di opinioni sugli articoli da pubblicare, nei rapidi giudizi sulle persone incontrate, nel caffe' torinese dove al mattino cercavamo di riprenderci dopo la sosta al Diurno della stazione (chiunque lo conosca sa quanto buon cioccolato occorra...), nella sede della Loescher dove si tenevano le riunioni o nelle fugaci visite a Luca Baranelli all'Einaudi, e' nata una solida amicizia: nonostante le scarse manifestazioni esteriori (non mi sarei mai permessa e poi eravamo tutte e due cosi' "nordiche"...) vi era, mi pare, la certezza di trovare sempre l'altra in sintonia sulle scelte di fondo. Esprimo cosi' un giudizio di insieme, a posteriori, ma nel 1978 io ero davvero l'ultima arrivata in una redazione che, costituitasi nel 1972, rappresentava un nucleo di forte innovazione nel panorama della disciplina "storia contemporanea", decisamente orientata verso l'internazionalismo e il comparatismo grazie alla presenza, oltre che di Lisa, di esperti come Enzo Collotti, Enrica Collotti Pischel, Gianni Sofri, Aldo Natoli (che pero' non partecipo' mai direttamente alle riunioni) e dal sostegno in questo senso dell'intero gruppo. Il primo numero della rivista contiene non a caso un suo articolo dedicato a Isaac Deutscher, storico della rivoluzione sovietica, e poi, in seguito, Lisa avrebbe continuato a svolgere un compito di collegamento tra le due meta' separate dell'Europa, sforzandosi di favorire riflessioni, approfondimenti e revisioni; una scelta non sempre facile via via che ci si avvicinava all'89, ma che vide la pubblicazione, da lei ispirata, negli anni '80 di saggi sull'Urss improntati a nuove prospettive di ricerca (M. Buttino, A. Graziosi). L'altro grande capitolo, dopo quello del blocco sovietico, da lei favorito nella "Rivista" fu il mondo africano (nel 1984 entro' in direzione su sua indicazione Anna Maria Gentili). Ma non bisogna dimenticare il suo contributo alle discussioni sulla storia italiana di cui era allo stesso tempo protagonista e testimone critico. Gli anni '90 furono anni difficili per la "Rivista", nonostante l'ingresso finale di nuovi amici: quel compito di apertura internazionale che Lisa, con altri, si era dato all'origine dell'esperienza appariva oramai quasi ovvio ma, allo stesso tempo, insufficiente di per se', in assenza di un ripensamento teorico comune, a dominare avvenimenti imprevisti. Mentre il Pci cambiava nome e sostanza, il sistema politico italiano usciva trasformato da tangentopoli e nuove terribili guerre scoppiavano in Europa, gli schieramenti interni al gruppo si ridefinivano. Nel 1995 la "Rivista" chiudeva. Nel 1996 moriva Guido Quazza che ne era stato il capofila. Per ragioni personali da parte di entrambe, la bilancia tra pubblico e privato dei miei rapporti con Lisa torno' a piegarsi verso il privato. 6. MEMORIA. LUCETTA SCARAFFIA RICORDA LISA FOA [Dalla bella rivista "Una citta'", n. 127 del marzo 2005 (disponibile anche nel sito www.unacitta.it). E' uno degli interventi tenuti in Campidoglio, il 5 marzo 2005, durante la commemorazione di Lisa Foa. Lucetta Scaraffia, nata nel 1948, insegna storia contemporanea all'universita' "La Sapienza" di Roma. Socia fondatrice della Societa' italiana delle storiche, si e' occupata, oltre che di storia della religiosita', di storia della famiglia e della comunita' contadina. Tra le sue opere di Lucetta Scaraffia: La santa degli impossibili, Rosenberg & Sellier, Torino 1990; con Gabriella Zarri, Donne e fede, Laterza, Roma-Bari 1994, traduzione inglese Women and faith, Cambridge University Press, 1999; Il Concilio in convento, Morcelliana, Brescia 1996; Rinnegati. Per una storia dell'identita' occidentale, Laterza,1993; Il giubileo, Il Mulino, Bologna 1999 (tradotto in spagnolo per l'editore Acento); con Anna Bravo, Donne del '900, Liberal libri, 1999; con Anna Bravo e Anna Foa, I fili della memoria, Uomini e donne nella storia, Laterza, Roma-Bari 2000 (manuale di storia, in tre volumi); con Anna Bravo, Margherita Pelaja, Alessandra Pescarolo, Storia sociale delle donne nell'Italia contemporanea, Laterza, Roma-Bari 2001] Circa un anno fa, proprio in questi giorni, avevo portato a Lisa uno dei primi volumi di Italiane, questa raccolta che avevamo fatto in cui c'era la sua bella biografia scritta da Adriano Sofri. E Lisa, col suo solito understatement, mi aveva detto: "Io sono qui solo perche' sono una raccomandata, non avrei dovuto esserci". Sappiamo tutti che non era solo per la lunga amicizia che ci univa a lei, c'era soprattutto il riconoscimento dovuto a una donna che e' stata molto importante nell'Italia del Novecento. Una donna che ha vissuto con intelligenza, coraggio, eleganza ed ironia, le grandi passioni politiche ed intellettuali del Novecento. Quasi tutte tranne il femminismo, con cui non e' stata mai molto in sintonia. Forse perche' era femminista la sua nonna, Elisa Lollini, da cui aveva preso il nome, e che a Lisa raccontava le sue avventure, facendola divertire moltissimo. Diceva: "Ho preso il nome da questa nonna", anche se lei appunto non si e' mai sentita sintonica col femminismo. Eppure, con una famiglia come la sua, figlia di Michele Giua, sorella di Renzo Giua, moglie di Vittorio Foa, qualunque donna sarebbe rimasta tramortita. Lisa non se ne e' mai fatta un problema e ha sempre affrontato la vita nel suo modo molto personale. Non a caso ho usato il termine "elegante". E non intendo solo la sua eleganza di modi e di stile che tutti le abbiamo sempre riconosciuto, ma anche un'eleganza piu' profonda, quella del suo totale disprezzo e disinteresse per ogni riconoscimento istituzionale, accademico, e anche massmediatico. Lisa viveva le sue battaglie con profonda onesta', e le importavano solo i rapporti, umani e intellettuali, con le persone. Questa e' una cosa molto speciale, lo sappiamo, cosi' come molto speciale e' stata la sua capacita', negli ultimi decenni della vita, di parlare sempre del suo passato con grande distacco e lucidita', misti a quella sua ironia che tutti conoscevamo. Vedere il proprio passato e la propria vita, anche eroica, perche' Lisa e' stata una donna con degli aspetti di eroismo, con questo distacco critico non e' da tutti. Vorrei finire ricordando una considerazione che ha fatto Lisa una delle ultime volte in cui sono andata a trovarla. Lisa, quando l'andavamo a trovare, amava porre un tema di conversazione, sempre di grande intelligenza e acutezza. E quella volta mi aveva proposto questo: io sono di una generazione che ha voluto cambiare il mondo, chi ci aveva autorizzati? Ecco, questa domanda ci fa capire benissimo la sua capacita' di distacco critico con se stessa, con la sua vita, e anche la sua profondita' rispetto a quello che aveva fatto. 7. MEMORIA. GIANNI SOFRI RICORDA LISA FOA [Dalla bella rivista "Una citta'", n. 127 del marzo 2005 (disponibile anche nel sito www.unacitta.it). E' uno degli interventi tenuti in Campidoglio, il 5 marzo 2005, durante la commemorazione di Lisa Foa. Gianni Sofri, prestigioso docente universitario di storia contemporanea e di storia dei paesi afroasiatici, e' anche uno dei maggiori conoscitori della figura e dell'opera di Gandhi; attualmente e' presidente del consiglio comunale di Bologna. Opere di Gianni Sofri: Il modo di produzione asiatico, Einaudi, Torino 1973; con Pier Cesare Bori, Gandhi e Tolstoj, Il Mulino, Bologna 1985; Gandhi in Italia, Il Mulino, Bologna 1988; Gandhi e l'India, Giunti, Firenze 1995] Anch'io sono rimasto molto impressionato, come credo tutti, dal succedersi di generazioni al fianco delle quali Lisa e' stata. E senza che nessuno riuscisse a cogliere nel suo aspetto fisico, fino ai tempi della cattiveria finale della malattia, una differenza o l'appartenenza a un'altra generazione. Lei in quel momento diventava e apparteneva a quella generazione di ragazzi coi quali partecipava e parlava. E quindi a tutti noi, ai suoi coetanei, a quelli della mia generazione e a quelli molto piu' giovani, ha insegnato delle cose. E questo mi sembra interessante come segno di una vita. Perche' Lisa lo faceva con quel riserbo e quella discrezione che le erano tipici, ma anche con molta ironia... Ho avuto con lei un primo incontro che a distanza di tempo puo' apparire ridicolo, e tale infatti a lei appariva. Io a meta' degli anni Sessanta studiavo una cosa che si chiamava modo di produzione asiatico e lei lavorava a "Rinascita". Allora pensai - all'epoca ero molto giovane - che una donna che scriveva delle cose cosi' importanti non potesse essere che una professoressa. Cosi' le scrissi una lettera molto formale, che iniziava: "Gentile professoressa, sono molto interessato agli argomenti che lei studia, potrebbe darmi delle indicazioni?". E lei mi rispose, dandomi ovviamente tantissime indicazioni - perche' Lisa aveva una cultura straordinaria - ma mettendo una frase alla fine della lettera che in sintesi diceva: "Non sono mai stata una professoressa, e forse lei giovane Sofri dovrebbe stare attento a non pensare che soltanto i professori abbiano delle idee". Quello fu l'inizio di una grande amicizia, ma Lisa non mi ha mai perdonato del tutto - lei ricordava sempre tutto - tanto che ha raccontato piu' volte l'episodio. Al punto che alla fine mi sono messo a raccontarlo anch'io... E l'ho ricordato anche di recente, durante un'intervista a una giornalista svizzera, alla quale ho parlato piu' volte di Lisa. Di questa intervista poi ho fatto una copia e l'ho mandata a Lisa, pochissimi mesi fa. E lei, procuratasi l'attrezzatura necessaria, ha ascoltato il tutto, non solo le parti che la riguardavano, e che io le avevo indicato, e poi mi ha fatto una telefonata bellissima, in ci mi ringraziava, mi raccontava di essersi divertita agli aneddoti che riguardavano lei e me... Pero' era sempre Lisa e mi ha detto che c'erano stati due o tre punti dell'intervista in cui ero stato impreciso. E mi ha corretto. Io mi sono commosso ed emozionato al fatto di essere ancora corretto da Lisa. E credo che in questi anni che mi rimangono da vivere e da scrivere, staro' ancora piu' attento, pensando alle sue possibili correzioni. ============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 77 del 17 agosto 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
- Prev by Date: La nonviolenza e' in cammino. 1390
- Next by Date: La nonviolenza e' in cammino. 1391
- Previous by thread: La nonviolenza e' in cammino. 1390
- Next by thread: La nonviolenza e' in cammino. 1391
- Indice: