La domenica della nonviolenza. 80



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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 80 del 2 luglio 2006

In questo numero:
1. Ventuno articoli di Benito D'Ippolito
2. Ci verra' chiesto conto
3. Per Simone
4. Sulla strada dell'aeroporto
5. Il naufragio
6. Alcuni altri omissis da un rapporto
7. Le cose da fare
8. Dopo Capaci
9. Alex
10. En arche'
11. Per Sergio Endrigo
12. In memoria di Simon Wiesenthal
13. Sette lapidi per dire un si'
14. Incidente a Kabul
15. I fatti di Falluja
16. In difesa delle piante ornamentali. Prosopopea
17. Tom
18. Puntuale come la morte
19. Sul torpedone
20. Dal mattino
21. Oi autoi
22. Una scelta
23. Appendice prima: Blues del treno della morte
24. Appendice seconda: Quattro vecchi volantini dei tempi della prima guerra
del Golfo
25. Breve notizia sull'autore

1. EDITORIALE. VENTUNO ARTICOLI DI BENITO D'IPPOLITO

In questo numero de "La domenica della nonviolenza" riproponiamo gran parte
degli interventi apparsi sul nostro notiziario a firma di Benito D'Ippolito
nel 2005 e nel 2006. Non abbiamo riprodotto (ma con due eccezioni, in
appendice) testi che pur ivi pubblicati nel corso del biennio considerato
erano stati scritti e gia' pubblicati in anni precedenti, ne' testi di
saluto a persone amiche che forse qui sarebbero parsi incongrui, ne' alcune
altre minuzie.
Sono testi tutti concepiti in funzione dichiarativa o esortativa: scritti
cioe' come articoli, o volantini, o quasi canovacci di comizio; la scelta
della misura dei versi vuol suggerire un'intonazione, e rinviare a una
tradizione. Non piccola parte sono stati scritti in fretta per "chiudere" il
notiziario, quando lo spazio era ormai poco e pur occorreva bilanciare altri
testi, o quando a notiziario gia' fatto e finito una notizia era
sopravvenuta sulla quale non si poteva non scrivere, e il buon Benito
D'Ippolito in quattro e quattr'otto convocato alla bisogna veniva in
soccorso della redazione, come dire, dettando quattro lasse sul tamburo.
Non ci e' parso necessario riportare le date e le circostanze; l'ordine e'
quello cronologico.

2. CI VERRA' CHIESTO CONTO

Ci verra' chiesto conto.

Del perche' non abbiamo accolto e soccorso
chi fuggiva da guerre, da fame, da morte.
Cosi' come noi chiediamo conto a chi fu
complice dei nazisti.

Ci verra' chiesto conto.

Degli accordi razzisti e assassini
di Schengen, delle leggi  che hanno riaperto
in Italia i campi di concentramento.
Ci verra' chiesto conto. A noi tutti.

Delle persone che abbiamo lasciato morire.

In quel tribunale
ove non si corrompe, non si mente, non si sfugge
ci verra' chiesto conto.

3. PER SIMONE

Ieri mattina al liceo di Tuscania
con le studentesse e gli studenti amici
della nonviolenza
ci siamo alzati in piedi ed abbiamo ricordato
con il nostro silenzio
Simone Cola, vittima
della guerra in Iraq.

Poi abbiamo letto, anzi abbiamo cantato
ma con voce sommessa, ferma e sommessa,
La guerra di Piero
che scrisse Fabrizio De Andre'.

Poi abbiamo pianto per tutte le vittime
e abbiamo continuato a studiare la nonviolenza
per fermare ogni guerra, ogni strage, ogni orrore.

4. SULLA STRADA DELL'AEROPORTO

Sulla strada dell'aeroporto
attende sbigottito il cacciatore
nel buio attende franco il cacciatore
sulla strada dell'aeroporto.

E tu non sai che sei la selvaggina.

Sulla strada dell'aeroporto
attende nel buio la nera
signora che parla rafficando
e riga i volti di lacrime di sangue.

E non c'e' ombrello che fermi questa pioggia.

Sulla strada dell'aeroporto
la guerra terrorista ti raggiunge
la guerra, che e' sempre terrorista
il terrorismo, che nella guerra culmina.

Denti di drago seminava Giasone.

Sulla strada dell'aeroporto
dove tu sei la selvaggina
dove l'alito del male ti fa cenere.

Ah buon Nicola, che salvavi il mondo,
tu, buon amico della nonviolenza.

5. IL NAUFRAGIO

Ma chi armava la mano agli scafisti? Chi
dettava le regole del gioco? Chi sbarrava
al fuggiasco la via della salvezza?

La rapina di chi quei paesi aveva impoverito
ridotto a fame dittatura e guerra?
Chi aveva armato dittatori e mercenari?
Chi chiedeva carne umana in scatola
schiava nei sottoscala
o nuda sui marciapiedi?

Chi proibiva alla vittima la fuga
dal carnefice? Chi
nelle mani della mafia l'affidava
ad un tempo straccio di viscere e gallina
dalle uova d'oro, business
quotato non meno delle armi e dell'eroina?

In quest'oscuro specchio in cui mi specchio
vedo qualcosa che non vorrei vedere
vedo la morte e vedo le mie mani.

6. ALCUNI ALTRI OMISSIS DA UN RAPPORTO

La notte era assai buia
l'auto aveva quattro ruote
i nostri ragazzi sono impetuosi
gli italiani e' difficile distinguerli
dagli arabi, dai terroristi, dai cani.

La notte era assai buia
sparano i mitra, servono a questo
ve lo avevamo detto mille volte
di starci dietro, dietro e non di fronte
di starvene accucciati, come tutti.

La notte era assai buia
per questo mancammo gli altri due.

7. LE COSE DA FARE

Salvare la vita di tutte e di tutti
tutte le armi spezzare
ricominciare la storia dal tiaso
di Mitilene, restituire
al mondo i volti e le voci
delle persone tutte tutte curando
costruire relazioni di giustizia.

Alla parola che comanda dire no
alla parola che prega dire si'
ogni mattina sfornare il pane ancora
ogni sera predisporre il giaciglio
saper cantare saper nutrire
opporsi sempre alla legge del coltello
non dire mai la parola disonesta.

svelare il mistero piu' antico del mondo
dare ascolto con le proprie mani
sfamare chi ha fame accogliere chi fugge
mettere al mondo il mondo, soccorrere
chi geme. Donare: il resto
verra' da se'.

Dire la verita', tenere acceso il fuoco,
scongelare i cuori, illimpidire
gli occhi, far cessare
la guerra. Lavare
il cielo e le anime, vestirle
di nuova candida lucente trina.

Seguire i passi di questa Florence
seguire i passi di questa Clementina.
Con loro, per loro trepidare
attenderle ancora, ancora chiamarle
fortemente sentirle volerle
vive libere sorelle maestre.

8. DOPO CAPACI

"En mayo llegan las primeras lluvias
La hierba tierna renace de las cenizas"
(Ernesto Cardenal, Hora 0)

Che nessuno si arrenda, che nessuno
dei carnefici sieda alla mensa, che nessuno
s'impiastricci le mani le mani stringendo
lorde ancora di sangue,
che nessuno versi l'obolo al tiranno.

Che nessuno dimentichi, nessuno
permetta che quei morti siano morti
invano, per sempre.

9. ALEX

"Che ci vuole infine ancora per bucare le nebbie dei nostri cervelli, il
lardo delle nostre coscienze?" (Lidia Menapace, Un albicocco per
risvegliarsi, ne "Il manifesto" del 6 luglio 1995)

Fra poco saranno dieci anni
camminando di notte pei campi
vedro' ancora infinite le stelle
vedro' ancora infinite le lucciole
e tutto sembrera' per un attimo
come sempre. Ma sono passati
dieci anni.

Non avevo la televisione
la notizia mi giunse al mattino
nella stanza ancora buia del palazzo.
Era morto, era morto per sempre
era morto in un campo, volando
sotto un albero caldo e luminoso
di albicocche.

Conoscevo quel volto, quella voce
di quel cuore e quel braccio l'aiuto
conoscevo. Ed ho sempre saputo
quanto e' grande lo strazio dei buoni
quanto e' vuoto lo specchio e l'enigma
quanto graffia quel coro dei morti
a cui sordo tu esser non sai.

Cosi' muoiono  i piu' valorosi
senza pace ne' lode di canti
e cosi' restan vivi per sempre
a lottare la lotta che sempre
viva tennero e mai non lasciaro
perche' venga quel tempo in cui l'uomo
un aiuto sia all'uomo, e la pace.

10. EN ARCHE'

Tu parola che agisci nel mondo
che sei il fare piu' proprio dell'uomo
tu miscuglio di labbra e di vento
tu fantasma di sguardi e di sogni

tu parola che sgorghi dal cuore
tu tempesta di sabbia e di spade
tu che ordini morte ed amore
tu che il mondo fai esistere ancora

tu che uccidi, che sani, che doni
volto e luce, e di sale e di sasso
puoi tremenda negare la vita
puoi far nascere il nuovo e la quiete

rompi ancora una volta le sbarre
fammi uscire da questa prigione
sii benigna, sii lieve, sii amica
tendi un ponte, un sentiero ci apri.

11. PER SERGIO ENDRIGO
[Amava i bambini, la vita, il mondo, l'umanita'. Ripudiava l'oppressione e
la menzogna. "Con le armi della poesia" lotto' per un'umanita' migliore, per
un mondo vivibile. Con Sergio Endrigo scompare un amico della nonviolenza.
Che molto abbiamo ascoltato, e che ameremo ancora]

E sempre mi ha commosso Sergio Endrigo
per il sussiego e la malinconia
per il garbo soave - mai un rigo
di troppo o un sovrattono o un'aritmia

nel canto senza botole ne' intrigo
nel verso che si scioglie in melodia
come nell'andaluso Federigo
tristezza dolce e amara bonomia

nel dire esatto che primo e' l'amore
e quella lotta contro la violenza
che sempre si rinnova e dentro il cuore

e nel mondo che e' specchio di coscienza
e grave pondo, e gioia nel dolore
e ombra delle idee, e incontro e assenza.

12. IN MEMORIA DI SIMON WIESENTHAL

Giustizia e non vendetta, l'intero
senso della nostra lotta e' qui.

Di questa pieta', di questo dovere
nessuno seppe essere operatore
come Simon Wiesenthal.

Tutti gli esseri umani assassinati
ovunque si trovino, oggi
lo stanno abbracciando.

L'umanita' intera si leva in piedi
per rendergli omaggio, per ringraziarlo ancora.

13. SETTE LAPIDI PER DIRE UN SI'

Aveva barato e io me n'ero accorto
non era per i soldi, solo non volevo
passare per fesso. Per questo l'ho detto.

Potevo immaginare
che avrebbe estratto il pezzo?

Potevo immaginare che un ferro cosi' piccolo
pungendomi nel cuore in una vampa
mi avrebbe tolto tutto in un momento?

E in quel bar c'ero entrato per bere solo un goccio.

*

D'accordo, si', l'avevo tamponato.
Aveva fretta, e avevo fretta anch'io.
Ma poi strillava la sua bella macchina
che invece era un catorcio e glielo dissi.
Fu allora che mi fulmino'. Ricordo
sopra la fiamma la faccia da gufo.

*

Nel sottoscala c'erano gli indiani
la principessa c'era da salvare
ero nell'ultima trincea, i crucchi
venivano. E soltanto io potevo
salvare tutti, si', come in quel film.
Nei miei dieci anni ero grande ormai
da prender la pistola nel cassetto
quando mi cadde e mi trapasso' il petto
non c'erano piu' indiani o principesse
solo ero in casa e non avevo forza
per dire aiuto, o forse non volevo.

Mi dissanguai in silenzio, per fortuna
ero gia' morto quando torno' a casa
la mamma con la spesa dal mercato.

*

La prima pietra, certo, lo ricordo
ma sono storie di un tempo lontano
o di un mondo ancora da venire.
In questo invece io ero innamorato
e lei mi amava e certo a suo marito
non lo potevo andare a raccontare.
Ci penso' qualcun altro e quando venne
avrei voluto dirgli che poteva
rompermi il naso e che poi mi ascoltasse
ma lui aveva in tasca la 38.

*

Delle due l'una, se si e' una famiglia
uno porta i calzoni e gli altri sotto.

Invece sempre lagne, arrivi a casa
che sei una bestia, che sei stanco morto
e mai una volta che il pranzo sia pronto
e mai una volta che ti si obbedisca.

Insomma, un uomo e' un uomo, le ho sparato.
Poi tutto era cosi' sporco e vuoto
che mi son messo la pistola in bocca
e ho chiuso gli occhi e non li ho piu' riaperti.

*

Ci pare a tutti di essere i piu' furbi
cosi' ogni tanto mi ero immaginato
che se venivano a rubarmi a casa
gli davo il fatto loro e buonanotte.
Sai quante volte mi ero esercitato
con la mia torva immagine allo specchio.
Ci pare a tutti di essere il piu' volpe.

Poi son venuti e tutto era confuso
e la pistola era cosi' pesante
che non riuscivo a tener dritto il braccio
ridendo la strappo' dalle mie mani
quasi volevo ringraziarlo, e invece
sentii un botto che sfondava i timpani
e la puzza di fumo e poi piu' niente.

*

E una e due e tre volte ripetei
fermosparo fermosparo fermosparo
poi chiusi gli occhi e strinsi il pugno e dentro
nel pugno strinsi il ferro e parti' il colpo.
Poi vidi Ignazio che gia' rantolava
e non mi resse il cuore e anch'io mi spensi.

14. INCIDENTE A KABUL

Uccidono, le armi. E le persone
muoiono. Quanti
dovranno ancora morire
prima di capire,
prima di capire.

15. I FATTI DI FALLUJA

Questo sapevo gia', che a Falluja
stragi sono state commesse, stragi.
Poco m'interessa che gli assassini
dicano oggi di averle commesse
nel rispetto delle leggi e dei trattati.

Quali leggi, quali trattati?
Da quando e' legge l'omicidio, da quando
si contratta il macello di carne umana?

Chi sottoscrive con una stretta
di mano che altri venga trucidato?
Chi vende, a quale titolo, a quale
giusto prezzo nel libero mercato
la morte altrui? Chi
osa ancora dire che uccidere
e' cosa buona e giusta?

Di cosa stiamo discutendo, se una strage
e' piu' o meno gradevole, piu' o meno
conforme alle regole del gioco?
Ma quale gioco e' questo dalla lunga
coda di sangue, quale norma presiede
a questa catena di fiamme e di gelo
e di dolore che restera' nei secoli?

Dicono
che e' da vedere se a Falluja il macellaio
uso' armi da duello o da tonnara.
Per quelli per cui questo cambia qualcosa
solo pena profonda proviamo.
Una strage resta una strage.
E sempre agli assassini il servo ossequio
del lurco e dell'inetto e il cavillare
rende piu' facile continuare a uccidere.

Di cosa, dunque, stiamo discutendo?
Non e' gia' tutto chiaro cio' che e' vero?
Tutte le armi sono di sterminio.
Tutte le guerre sono terroriste.
Tutti gli eserciti abolire occorre.

16. IN DIFESA DELLE PIANTE ORNAMENTALI. PROSOPOPEA

Solenni, silenziose, le piante ornamentali
come puoi tu non sentirle sorelle?
Nobli, immote, viventi monili
e ricordo della prima quiete
quando il caos cedette all'urto della forma
che cresce, dirama, arabesca
e illude che il mondo abbia un senso,
lenisce l'angoscia della morte.
Ornamento del mondo quando il mondo
suona rotondo come la voce
la musica, l'alito che da' la vita.
Ruah.

Non come gli uomini sporchi e puzzolenti
ladri e vigliacchi, privi di radici
frenetici nel muoversi e gracchianti
che piu' non sanno assecondare il lieve
muover del vento, respiro delle onde.

Neppure presi la mira, il fucile
fece da se'.

17. TOM

In un sacco di plastica, in una discarica, bucata
dai proiettili e' stata ritrovata
la salma di Tom Fox. Gli assassini
cosi' la ridussero.

L'anima no. Essa risplende
per sempre nella gloria,
nella memoria dell'umanita'.

18. PUNTUALE COME LA MORTE

Puntuale come la morte
la morte arriva
finche' tu non capisci che fermarla
non possono ne' fosforo ne' schioppi
ne' daghe ne' alabarde ne' muraglie
ne' i carri da guerra dell'imperatore
ne' sparsi nel gorgo i brandelli
di carne che gia' furono persona.

Come la morte arriva la morte, puntuale
a questa stazione di pali obliqui e rotti
di fischi senza volti nella notte.

E tu non altrimenti puoi fermarla
che costruendo un ponte di parole,
che abbracciandolo il giovane assassino
prima che il vortice gli spezzi l'anima
che la disperazione lo divori.

Non con gli eserciti. Contro gli eserciti.
Non col fucile. Spezzando i fucili.
Non col ricatto delle sanzioni:
ma con il dono che salva le vite.

Non con la forza che trasforma in drago.
Non con i ceppi e col filo spinato.

Ma con la scelta dell'umanita'.
Ma con la forza della nonviolenza.

19. SUL TORPEDONE

"Al momento di marciare molti non sanno
che alla loro testa marcia il nemico.
La voce che li comanda
e' la voce del loro nemico.
E chi parla del nemico
e' lui stesso il nemico"
(Bertolt Brecht)

Sul torpedone me ne sto zitto e ingrugnito
sospetto che chi guida non lo sappia
che li' c'e' il strapiombo e a quella svolta
il capitano Flint coi suoi briganti.

E mi preoccupa la sua zoppia:
sapra' guidarlo bene questo pullman?

E invece lo sa bene, Long John Silver.

20. DAL MATTINO

Poiche' il buon giorno si vede dal mattino
cosi' si presenta anche il nuovo governo:
facendo sfilare col passo dell'oca
gli armigeri pronti ad uccidere ancora
le armi puntate contro l'umanita'.

21. OI AUTOI

Gli stessi che li mandano a morire
alacri inchiodano le loro bare
cantando canzonette tricolori
spremendo acide larme fasulle
ad uso dei cronisti parabelli.

Gli stessi che intonano peana
a tutti gli eserciti assassini
ancora degli assassinati succhiano
il sangue nero e spento,
forbendo poi la bocca alla bandiera.
.
Tutte le armi sono assassine.
Tutti gli eserciti sono assassini.
Ed assassine son tutte le guerre.
E assassini tutti i governanti
che le armi, gli eserciti, le guerre ammettono.

22. UNA SCELTA

Vi e' una lingua che affila il pugnale
che e' protesa alla furia del male
impastata di fiele e di sale
che devasta ogni cosa che vale.

E vi e' una parola che sana
che guarisce la febbre terzana
che di pace e' splendente fontana
che la morte ed il male allontana.

Sappi dirla tu quella parola
che l'afflitto soccorre e consola.

Sappi scegliere la carita'.
Tutto il resto nessuno lo sa.

23. APPENDICE PRIMA: BLUES DEL TRENO DELLA MORTE
[Raccontava nella presentazione parlata l'anonimo autore di questo blues che
aveva cominciato il suo impegno politico quando aveva quattordici anni,
bloccando treni occupando binari in nome della dignita' di ogni essere
umano; e aggiungeva che da allora non aveva piu' smesso di lottare, e sempre
piu' si era accostato alla nonviolenza all'ascolto di Mohandas Gandhi, di
Martin Luther King, del movimento delle donne; e affermava di pensare che se
in Europa nella prima meta' del Novecento tanta piu' gente si fosse messa
sui binari, tante stragi e tanti orrori sarebbero stati evitati; poi
tossiva, si schiariva la voce, cominciava a maltrattare la chitarra, e
diceva, accennando una subito soffocata intonazione, all'incirca le parole
seguenti]

E tu fermalo il treno della morte
col tuo corpo disarmato sui binari
con la voce che si oppone all'urlo roco
delle bombe, delle fruste al vile schiocco.

E tu fermalo il treno della morte
sono pochi gli oppressori, innumerevoli
le vittime, non possono arrestarci
se tutti insieme ce li riprendiamo i diritti, la terra, la vita.

E tu fermalo il treno della morte
con la tua persona fragile sconfiggi
gli apparati e gli strumenti della guerra
e salva il mondo con la tua persona fragile.

E tu fermalo il treno della morte
perche' tu, cosi' indifeso, puoi fermarlo
col tuo corpo, la tua voce, la speranza
che sa unire tante braccia, e sa fermarlo

maledetto il treno nero della morte.

E tu fermalo e cosi' ferma la guerra.

24. APPENDICE SECONDA: QUATTRO VECCHI VOLANTINI DEI TEMPI DELLA PRIMA GUERRA
DEL GOLFO

Quando verranno le aquile a dirti che e' il momento
tu digli di no, che hai ancora da fare
che c'e' il caffe' sul gas, il rubinetto da aggiustare
che hai promesso a Maria che domani la portavi al cinema.

Quando verranno le aquile, tu digli di no.

*

Qualcuno ancora grida "viva le catene"? qualcuno
ancora s'agita a mazzate nel rigagnolo, Crono
ancora disquatra, divora, vomita esserini?
l'uomo s'arrovescia dunque in scimmia, in drago, in sasso?

"Agli uomini che conservano una certa lucidita'
e un certo senso dell'onesta', noi diciamo:
e' falso che si possa difendere la liberta' qui
imponendo la servitu' altrove".

Diciamo, anche: che e' falso
si possa difendere la liberta' altrove
imponendo qui la servitu'.

*

Sotto le bombe intelligenti, stupidi
uomini tirano
le cuoia, vacui
guardano il cielo gli occhi dei superstiti.

*

Il dito coltello del padrone
trancia il cuore in petto ai contadini
col solo crescere dell'unghia. C'e' modo
di uccidere senza un sussulto.

"Come potrebbe esservi un uomo ricco
se non vi fossero migliaia di poveri?".

25. BREVE NOTIZIA SULL'AUTORE

Benito D'Ippolito e' uno dei collaboratori del "Centro di ricerca per la
pace" di Viterbo. Scrive, ma di rado, su questo notiziario. Non desidera si
parli di lui.

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