La nonviolenza e' in cammino. 1338



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1338 del 26 giugno 2006

Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini: Le ultime ore
2. Domenico Gallo: Un referendum sulla nostra storia
3. La "Carta" del Movimento Nonviolento
4. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: LE ULTIME ORE

Alle ore 15 di oggi si chiudono le urne. Restano poche ore per esercitare il
diritto di voto. Un voto che decide della storia del nostro paese. Il voto
piu' importante degli ultimi sessant'anni, il voto piu' importante
dell'intera storia repubblicana del nostro paese.
Sul finire dello scorso anno una maggioranza parlamentare eversiva composta
da neofascisti, razzisti, affiliati ai poteri occulti e criminali, eredi e
usufruttuari del regime della corruzione, ha legiferato (se questo nobile
verbo puo' usarsi in un simile frangente) un vero e  proprio colpo di stato.
Per impedire che quel colpo di stato andasse ad effetto restava un solo
strumento previsto dal nostro ordinamento giuridico: il referendum che ieri
ed oggi si svolge.
Se l'esito del referendum sara' favorevole ai golpisti, se vinceranno i si'
alla dittatura del primo ministro, alla cancellazione dell'eguaglianza dei
cttadini, all'anomia ben orchestrata al fine di imporre un regime
totalitario, ebbene, allora la Costituzione democratica della Repubblica
italiana sara' schiantata per sempre, e non solo nella sua seconda parte ma
nella sua totalita', poiche' i valori supremi stabiliti da essa come
principi fondamentali, cosi' come i diritti e i doveri definiti nella sua
prima parte, cadono insieme agli istituti sanciti dalla parte seconda che
quei valori, quei principi, quei diritti e quei doveri garantiscono e
inverano.
Schiantando la Costituzione della repubblica antifascista vengono vulnerate
tutte le nostre liberta'. I fascisti, i razzisti, i mafiosi sanno bene quel
che vogliono, sanno bene quel che fanno.
A chi vuole ridurci in servitu' occorre opporre nitido e corale il nostro
no.
No alla demolizione della Costituzione.
No al ritorno del totalitarismo.
No all'anomia. No alla barbarie. No alla violenza eretta a sistema.
*
Chi ancora non lo avesse fatto, accorra questa mattina a votare in difesa
della liberta' di tutte e tutti. Non ci sara' un'altra occasione.
Chi ancora non lo avesse fatto, bussi alla porta di quanti conosce e chieda
loro se hanno gia' votato e qualora non lo avessero fatto li preghi di
farlo, per se stessi e  per tutti. Per respingere il colpo di stato.

2. REFERENDUM. DOMENICO GALLO: UN REFERENDUM SULLA NOSTRA STORIA
[Dal sito www.salviamolacostituzione.net riprendiamo il seguente intervento
del 28 maggio 2006 (una successiva versione assai abbreviata del quale
abbiamo gia' presentato ne "La domenica della nonviolenza" di ieri).
Domenico Gallo (per contatti: domenico.gallo at tiscali.it), illustre giurista,
e' nato ad Avellino nel 1952, magistrato ed acuto saggista, gia'
parlamentare, tra gli animatore dell'Associazione nazionale giuristi
democratici; tra i suoi scritti segnaliamo particolarmente: Dal dovere di
obbedienza al diritto di resistenza, Edizioni del Movimento Nonviolento,
Perugia 1985; Millenovecentonovantacinque, Edizioni Associate, Roma 1999; (a
cura di, con Corrado Veneziano), Se dici guerra umanitaria. Guerra e
informazione. Guerra all'informazione, Besa, 2005; (a cura di, con Franco
Ippolito), Salviamo la Costituzione, Chimienti, Taranto 2006. Vari suoi
scritti sono disponibili nel sito www.domenicogallo.it]

1. Non e' un referendum come gli altri
Il 25 e 26 giugno il popolo italiano sara' chiamato alle urne per lo
svolgimento del referendum costituzionale, avente ad oggetto l'approvazione
o la bocciatura della legge di riforma della seconda parte della
Costituzione, approvata dalla maggioranza di centrodestra nella scorsa
legislatura, e non ancora entrata in vigore.
Non si tratta di un referendum come tutti gli altri. Qui la scelta non e' se
abrogare o meno una legge in vigore, ma se consentire o meno che vada in
vigore una legge di riscrittura della Costituzione italiana che una
contingente maggioranza politica ha voluto arrogantemente imporre a tutto il
popolo italiano.
Nel referendum costituzionale non e' previsto un quorum di votanti per la
sua validita'. L'astensione non gioca alcun ruolo: vince lo schieramento che
riuscira' ad ottenere anche un solo voto in piu' dello schieramento
avversario.
Ma la differenza non si esaurisce qui: mentre nel referendum ordinario la
posta in gioco e' la sopravvivenza o meno di una legge o di una singola
disposizione di legge che una parte del popolo italiano ritiene sbagliata,
nel referendum costituzionale del 25-26 giugno la posta in gioco e' molto
piu' elevata.
Infatti la legge costituzionale che saremo chiamati a giudicare con il
referendum, alla quale e' stato impropriamente attribuito l'appellativo di
"devolution", non si limita a correggere o modificare qualche aspetto della
Costituzione vigente, ma riscrive completamente la seconda parte della
Costituzione, sostituendo l'ordinamento democratico della Repubblica con un
nuovo ordinamento, che si pone profondamente in contraddizione con i
principi democratici e di liberta' affermati nella Costituzione italiana.
In realta' la cosiddetta "devolution" sostituisce la Costituzione italiana,
scritta dall'Assemblea Costituente eletta il 2 giugno 1946, con una nuova
costituzione scritta dall'ex Ministro Calderoli per conto di Bossi, Fini e
Berlusconi.
*
2. La Costituzione e' un patrimonio di tutto il popolo italiano
La Costituzione italiana non e' stata scritta sulla sabbia. Essa e' stata
scritta con il concorso di tutte le forze democratiche del nostro paese,
mettendo a frutto le dure lezioni della storia. Nasce da una trama di
sofferenze e dalla passione per la liberta' di tutti coloro che attraverso
la Resistenza si sono battuti per la pace, la liberta' e la democrazia nel n
ostro paese.
Con la Costituzione e' stato costituito un patrimonio di beni pubblici
repubblicani, destinato anche alle generazioni future, di cui tutti gli
italiani sono titolari.
In virtu' della Costituzione, anche il piu' povero degli italiani nasce
ricco.
Perche', fin dalla nascita, e' titolare di un patrimonio di beni pubblici,
che non sono assicurati sempre a tutti, ed in ogni ordinamento.
La Costituzione ci fa nascere liberi, con il diritto al godimento delle
liberta' civili ed alla tutela dei diritti fondamentali della persona. Ci
protegge da ogni forma di dispotismo e da ogni attentato alla nostra
liberta', grazie all'esistenza di raffinati strumenti di garanzia (giudici
indipendenti e Corte Costituzionale, pluralismo istituzionale e divisione
dei poteri).
La Costituzione ci assicura l'eguaglianza. Ci protegge da ogni
discriminazione, ed impegna i pubblici poteri a rimuovere gli ostacoli di
ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona.
La Costituzione ci garantisce il diritto alla vita, proteggendoci dal
flagello della guerra ed assicurandoci una intensa tutela della salute,
attraverso un Servizio sanitario nazionale, di cui siamo tutti titolari.
La Costituzione garantisce a tutti il diritto all'istruzione, e assicura ai
capaci e meritevoli il diritto di raggiungere i gradi piu' alti degli studi.
La Costituzione ci rende cittadini e non sudditi, chiamando tutti i
cittadini ad associarsi per concorrere a determinare la politica nazionale,
consentendoci di partecipare alle scelte fondamentali che riguardano i
nostri bisogni ed i nostri interessi attraverso gli istituti della
democrazia rappresentativa.
La Costituzione ci protegge dal ritorno al passato, istituendo un
ordinamento democratico, fondato sulla divisione e distribuzione dei poteri,
che rende impossibile ogni forma di dittatura.
*
3. La "devolution" aggredisce i beni pubblici repubblicani che la
Costituzione italiana  ha assicurato al popolo italiano
3.1. Un "federalismo" contro i diritti dei cittadini
Le nuove norme, volute dalla Lega, che introducono il cosiddetto
"federalismo" e riscrivono i poteri delle Regioni, pregiudicano i diritti
sociali piu' importanti per ciascuno di noi (il diritto alla salute ed il
diritto all'istruzione) e mettono a repentaglio l'unita' sociale e politica
del Paese.
Infatti attribuire alle Regioni la competenze legislativa esclusiva in
materia di assistenza ed organizzazione sanitaria significa demolire il
Servizio sanitario nazionale ed introdurre venti diversi servizi sanitari,
con diverse regola di accesso ai servizi ed alle prestazioni erogate. In
questi differenti sistemi sanitari la capacita' di assicurare le prestazioni
a tutela della salute di ciascun cittadino dipendera' concretamente dalla
capacita' finanziaria di ciascuna Regione.
Cio' comportera' una violazione del principio di eguaglianza dei cittadini,
di cui faranno le spese soprattutto i cittadini delle regioni meridionali.
Concretamente in molte regioni d'Italia questo significhera' ospedali piu'
scadenti, liste di attesa sempre piu' lunghe, oneri e costi delle cure
crescenti per il cittadino.
Un altro diritto sociale fondamentale per tutti i cittadini italiani, il
diritto all'istruzione, rimarrebbe fortemente pregiudicato dalla
"devolution", che attribuisce alle Regioni potesta' legislativa  esclusiva
in materia di organizzazione scolastica, gestione degli istituti scolastici
e di formazione e nella definizione della parte dei programmi scolastici e
formativi di interesse specifico della regione.
Concretamente cio' significa che ogni Regione potrebbe emanare proprie leggi
in materia di dimensionamento delle istituzioni scolastiche, di modelli
organizzativi, di organizzazione e gestione del personale, nonche' in
materia di reclutamento e trasferimento degli insegnanti.
L'istruzione perderebbe il suo carattere universale per diventare
essenzialmente un servizio organizzato e gestito sulla base di valutazioni
ed esigenze localistiche, con differenti standard qualitativi, differenti
regole di accesso e di fruizione delle prestazioni erogate. Anche in questo
caso la qualita' del servizio dipenderebbe dalla capacita' finanziaria delle
singole Regioni. I cittadini delle regioni meridionali sarebbero
maggiormente penalizzati e gli insegnanti meridionali troverebbero maggiori
difficolta' o potrebbero andare incontro a discriminazioni nell'accesso al
lavoro.
Come se non bastasse la "devolution" attribuisce alla Regioni la competenza
esclusiva in materia di polizia amministrativa regionale e locale. Questo
significa non solo competenza a regolare le funzioni amministrative di
polizia, ma soprattutto la competenza ad istituire dei nuovi "corpi armati",
con funzioni di polizia, ed a disciplinarne l'armamento e le funzioni.
L'istituzione di corpi armati regionali comportera' degli ulteriori costi
che graveranno su ogni cittadino italiano ed in situazioni di crisi
dell'unita' nazionale potrebbe aprire la strada a scenari di tipo jugoslavo.
*
3.2. Una nuova forma di governo contro la democrazia
La forma di governo e' il cuore di ogni ordinamento democratico. La riforma
costituzionale imposta dal centrodestra opera un vero e proprio trapianto di
cuore, sostituendo la forma di governo della Costituzione del 1948, basata -
come generalmente avviene nelle democrazie occidentali - sulla centralita'
del Parlamento e sull'equilibrio dei poteri, con una inusitata forma di
governo, basata sulla prevalenza del Capo del Governo sullo stesso Governo e
sulle Assemblee Parlamentari. Una forma di governo che non esiste in nessun
altro ordinamento di democrazia occidentale, ma non e' una novita' per il
nostro paese, che ha gia' conosciuto, nell'epoca fascista, un sistema
fondato sulla prevalenza del Primo Ministro.
In questo nuovo ordinamento vengono concentrati nella mani del Capo del
Governo (Primo Ministro)  tutti i poteri sottratti al Parlamento, al
Presidente della Repubblica ed allo stesso Governo.
Il Primo Ministro:
- prevale sul Governo, perche' determina lui, da solo, la politica del
Governo ed inoltre nomina e revoca i Ministri a suo piacimento;
- prevale sul Parlamento perche' puo' sciogliere la Camera dei Deputati a
suo piacimento e, con la minaccia dello scioglimento, puo' costringere i
deputati ad approvare le sue leggi nel termine che egli stesso stabilisce;
- prevale sul Senato Federale della Repubblica, perche' se il Senato dovesse
bocciare le leggi che gli stanno particolarmente a cuore, il Primo Ministro
puo' togliergli la competenza legislativa e trasferirla alla Camera dei
Deputati;
- prevale sulla sua stessa maggioranza parlamentare che non puo' esercitare
nessun controllo sul Primo Ministro e puo' sostituirlo solo con una
decisione assunta quasi all'unanimita';
- prevale sul Presidente della Repubblica, che perde il potere di scegliere
il Primo Ministro, perde il potere di decidere in ordine allo scioglimento
della Camera dei Deputati, perde il potere di risoluzione delle crisi
politiche e perde il potere di impedire al Governo ed al Primo Ministro di
presentare disegni di legge o decreti leggi incostituzionali.
Il Parlamento (Camera dei Deputati) viene trasformato in un organo esecutivo
degli ordini che il Primo Ministro vuole che siano assunti in forma di legge
ed addirittura i Parlamentari vengono divisi in due corpi separati, tanto
che ai deputati dell'opposizione viene impedito di esercitare il diritto di
voto rispetto alla scelte fondamentali di indirizzo politico.
Per effetto di queste modifiche, il volto della democrazia italiana viene
profondamente sfigurato.
Il ricorso alle elezioni non servira' piu' al popolo italiano per eleggere i
propri rappresentanti, ma servira' ad investire un Capo politico, al quale
verranno conferiti poteri pressoche' assoluti.
Con le elezioni politiche il popolo non istituisce piu' un'assemblea di
propri rappresentanti che deve concorrere, con un governo che goda della
fiducia dei rappresentanti, a determinare l'indirizzo politico, ma
conferisce ogni potere nelle mani di un Capo politico, elegge un sovrano e
la sua corte. Il Parlamento (la Camera dei deputati) viene trasformato in un
consesso di "consiglieri del Principe" poiche' i parlamentari possono
svolgere le loro funzioni soltanto se in sintonia con i desideri del
Principe, altrimenti vengono mandati via. Per questo i deputati
dell'opposizione, che consiglieri del Principe non lo sono (e non lo possono
diventare) non contano.
E' vero che viene ridotto il numero dei deputati (che nel 2016 passera' da
630 a 518), ma, una volta che i parlamentari non possono piu' esercitare
liberamente la loro funzione di rappresentanti del popolo italiano (cioe' di
rappresentare i bisogni, gli interessi e le aspirazioni degli elettori), il
loro numero e' fin troppo elevato.
Con questa nuova forma di governo vengono demolite tutte le garanzie
apprestate dalla Costituzione italiana per evitare ogni forma di dittatura
della maggioranza. Persino la Corte Costituzionale, che rappresenta l'ultima
garanzia contro il pericolo di abusi della maggioranza a danno dei diritti
dei cittadini italiani, viene manipolata. Modificando la sua composizione
(con l'aumento della componente di derivazione politico-parlamentare), la
Corte viene politicizzata ed attratta, nel lungo periodo, nell'orbita
dell'influenza del Primo Ministro.
Con questa riforma il nostro paese esce fuori dal sentiero della democrazia,
come conosciuta nei paesi di tradizione occidentale, e viene nuovamente
spinto nell'avventura - che abbiamo gia' percorso nel nostro passato - di un
ordinamento fondato sulla "dittatura elettiva" del Primo Ministro.
*
3.3. Un nuovo ordinamento che travolge i diritti fondamentali dei cittadini
I promotori della riforma della Costituzione ci hanno assicurato che le
nuove regole costituzionali non avrebbero modificato la prima parte della
Costituzione, cioe' che non avrebbero pregiudicato i diritti e le liberta'
che la Costituzione italiana garantisce a tutti i cittadini.
Questo non e' assolutamente vero!
I diritti e le liberta' non esistono in natura: possono essere attuati,
riconosciuti, garantiti e sviluppati soltanto attraverso il funzionamento
delle istituzioni e dei pubblici poteri. Per esistere, pertanto, hanno
bisogno di un ordinamento democratico, di un assetto dei pubblici poteri
che, attraverso meccanismi istituzionali adeguati, dia concretezza,
protezione e tutela ai diritti ed alle liberta'.
Abbiamo gia' visto come attraverso il cosiddetto "federalismo" rimangano
pregiudicati due diritti sociali fondamentali, come il diritto alla salute
ed il diritto all'istruzione, mettendo a repentaglio la stessa unita'
sociale e politica del paese.
Attraverso la modifica della forma di governo risultano pregiudicati ed
indeboliti sia i diritti a contenuto sociale, sia i diritti a contenuto
eminentemente politico (i diritti di liberta').
Infatti i diritti sociali (come la dignita' del lavoro) ed i diritti di
liberta', si sviluppano e si attuano attraverso la legislazione ordinaria,
nel contesto di un ordinamento democratico. Anche beni pubblici fondamentali
per il popolo italiano, come il ripudio della guerra (affermato dall'art. 11
della Costituzione), trovano la loro garanzia nei meccanismi della
democrazia. Nel momento in cui cambia il ruolo e le funzioni della Camere e
la Camera dei Deputati viene posta sotto la tutela di un Capo politico
onnipotente, le garanzie che presidiano il ripudio della guerra (come ogni
altro diritto dei cittadini italiani) risultano notevolmente affievolite. La
loro sorte, infatti, dipendera' dagli umori e dall'orientamento politico di
un solo uomo, il Primo Ministro, e non sara' piu' affidata alla garanzia di
un Parlamento effettivamente rappresentativo del pluralismo delle domande e
dei bisogni sociali, di un Presidente della Repubblica autorevole e di una
Corte Costituzionale intransigente.
I diritti e le liberta' solennemente sanciti dalla prima parte della
Costituzione, infatti,  hanno ricevuto solidita' e saldezza con gli istituti
attraverso i quali e' stata organizzata la rappresentanza e sono stati
distribuiti, bilanciati e divisi i poteri. Spogliati di tali istituti,
attraverso la demolizione dell'architettura  della parte seconda della
Costituzione, i diritti e le liberta' appassiscono, cessano di essere
garantiti a tutti e perdono il vincolo dell'inviolabilita'.
Per questo la controriforma della Costituzione, approvata dalla maggioranza
di centrodestra nel novembre del 2005, riscrivendo l'intera seconda parte,
travolge anche la prima parte, pregiudicando l'impianto della Costituzione
italiana nel suo complesso.
Di conseguenza la riforma costituzionale voluta dalla destra ci spoglia del
patrimonio di diritti e di liberta' che la Costituzione italiana nata dalla
Resistenza ha attribuito ad ogni cittadino italiano.
Essa ci deruba del patrimonio di beni pubblici repubblicani che i
costituenti ci hanno lasciato in eredita' a garanzia della liberta', della
dignita', della felicita' e della vita stessa di ciascuno di noi.
*
4. La vera posta in gioco e' la Costituzione
In definitiva, quello che rende veramente diverso e straordinario il
referendum del 25-26 giugno da tutti gli altri e' il valore straordinario
della posta in gioco: la Costituzione.
In ogni societa', la scelta sulla Costituzione e' una scelta politica
suprema nella quale si mette in gioco il destino e l'identita' stessa di un
popolo organizzato in comunita' politica. Per questo il referendum che si
svolgera' nel giugno del 2006 e' un referendum istituzionale, paragonabile
soltanto a quello del 2 giugno 1946 nel quale il popolo fu chiamato a
scegliere fra monarchia e repubblica.
Anche questa volta il popolo sovrano sara' chiamato a scegliere fra due
ordinamenti istituzionali profondamente differenti. Tuttavia gli elettori si
troveranno di fronte ad una scelta capovolta: non saranno chiamati ad
abbandonare una monarchia per insediare un ordinamento repubblicano, ma
saranno chiamati ad abbandonare un ordinamento repubblicano (e democratico,
che abbiamo sperimentato per cinquant'anni) per insediare una nuova forma di
monarchia, cioe' un regime fondato sul potere di un nuovo Sovrano, sia pure
elettivo.
*
5. Salvare la Costituzione per salvare la democrazia nel nostro paese
La Costituzione e' frutto della nostra storia ed in essa c'e' dentro la
nostra identita'.
"In questa Costituzione c'e' dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro
passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure. le nostre glorie. Sono
tutti sfociati qui, in questi articoli. E a sapere intendere dietro questi
articoli si sentono delle voci lontane... Grandi voci lontane, grandi nomi
lontani. Ma ci sono altri umili nomi, voci recenti. Quanto sangue, quanto
dolore per arrivare a questa Costituzione! Dietro a ogni articolo di questa
costituzione, giovani, voi dovete vedere giovani come voi caduti
combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di
concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di
Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perche' la liberta'
e la giustizia potessero essere scritte su questa carta... questo e' un
testamento. Un testamento di centomila morti" (Piero Calamandrei, 1955).
La Costituzione e' la casa comune che ha consentito al popolo italiano negli
ultimi cinquant'anni di affrontare le tempeste della storia, salvaguardando,
nell'essenziale, la pace, la liberta', i diritti fondamentali degli
individui e quelli delle comunita'. Essa ha contribuito a formare
l'identita' nazionale, per cui oggi non e' possibile pensare al popolo
italiano separato dai suoi istituti di liberta', dal grande pluralismo dei
corpi sociali, dalla distribuzione dei poteri, dalla partecipazione
popolare, dalla passione per il bene pubblico.
La riforma della Costituzione colpisce l'identita' stessa del popolo
italiano come comunita' politica, distruggendo quell'ordinamento attraverso
il quale si sostanzia la democrazia e si garantisce il rispetto della
dignita' umana alle generazioni future.
In questo modo, demolendo le istituzioni della democrazia, si disfa
l'Italia, trasformando il popolo italiano in un aggregato di individui in
perenne competizione tra loro.
Il referendum e' l'ultima occasione per salvare i beni pubblici che i
costituenti hanno donato al popolo italiano, facendo tesoro delle dure
lezioni della storia.
Non ci sara' una prova d'appello per la democrazia italiana!
Se la riforma dovesse passare, la Costituzione italiana sarebbe cancellata
ed il suo patrimonio di liberta' e di diritti disperso per sempre.
La scelta che siamo chiamati a compiere con il referendum e' cruciale per il
destino del nostro Paese, com'e' stata - a suo tempo - la Resistenza.
Oggi, come allora, e' necessario ritrovare lo stesso spirito, la stessa
coscienza di un dovere civile da adempiere: sconfiggere il progetto di
demolizione della Costituzione, votando "no" al referendum  per ricostruire
il primato della convivenza civile orientata al perseguimento del bene
comune.

3. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

4. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

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