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La nonviolenza e' in cammino. 1335
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1335
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 23 Jun 2006 00:24:27 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1335 del 23 giugno 2006 Sommario di questo numero: 1. Giobbe Santabarbara: No. E la gatta di Cicerenella 2. Enrico Peyretti: Un volantino per il "no" 3. Giuseppe Ponzini ed Enrico Pugliese: La distruzione dello stato sociale 4. Floriana Cerniglia: Una descrizione sintetica della "riforma costituzionale" berlusconiana 5. Edoarda Masi: Del reddito e del lavoro. Una riflessione 6. Elena Loewenthal presenta "Le storie dei saggi" di Elie Wiesel 7. Libreria delle donne di Milano: Consigli di lettura 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento 9. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. GIOBBE SANTABARBARA: NO. E LA GATTA DI CICERENELLA Per chi in Italia negli ultimi cinquant'anni si e' battuto contro l'ingiustizia e l'oppressione, contro la violenza e le uccisioni, contro la mafia e contro il fascismo, contro le guerre e contro le devastazioni, per i diritti umani di tutti gli esseri umani, la Costituzione della Repubblica Italiana in vigore dal 1948 e' stata e resta un punto di riferimento e un orizzonte di senso. * Il referendum del 25 e 26 giugno ha per oggetto l'accettazione o meno del fatto che la Costituzione venga vulnerata, mutilata, annichilita, e con essa la democrazia progressiva, lo stato di diritto, la separazione dei poteri, la dignita' della cittadinanza. Il referendum del 25 e 26 giugno ha per oggetto la complicita' o meno con il colpo di stato compiuto lo scorso anno in un parlamento ridotto a bivacco di manipoli dalla coalizione dei neofascisti, dei razzisti e dei mafiosi. * Al referendum del 25 e 26 giugno i fascisti votano si' alla cancellazione di parti sostanziali della Costituzione nata dalla Resistenza. Al referendum del 25 e 26 giugno i razzisti votano si' alla cancellazione di parti sostanziali della Costituzione che afferma l'eguaglianza di diritti di ogni essere umano e il dovere di soccorrere ogni essere umano. Al referendum del 25 e 26 giugno i mafiosi votano si' alla cancellazione di parti sostanziali della Costituzione che afferma il primato delle leggi, la civile convivenza, lo stato di diritto. * Provo a riassumere in pochi punti quel che mi pare essenziale e che mi sembra non sia stato detto abbastanza in questi giorni. 1. La Costituzione della Repubblica italiana entrata in vigore nel 1948 e' tutta da difendere nel suo equilibrio e nella sua progressivita'; non solo essa e' presidio delle nostre comuni liberta', ma e' anche ancora in gran parte un programma da attuare: il nostro programma, il programma della civile convivenza, il programma della democrazia come metodo e come sistema, il programma della dignita' e della solidarieta' tra tutti gli esseri umani, dell'umanita' intera. 2. Il federalismo autentico - oggi come sempre - e' orientato non a frantumare, ma ad aggregare: il processo federativo e' oggi nell'integrazione europea, nel rilancio del progetto della carta delle Nazioni Unite e della Dichiarazione universale dei diritti umani, nella piu' ampia cooperazione internazionale delle istituzioni, dei popoli e delle persone: vi e' una sola umanita'. 3. Sanita', scuola, polizia amministrativa, ripartizione e gestione delle risorse fiscali: non possono essere lasciate nelle mani della barbarie razzista, degli egoismi localistici, di chi ne fa mercimonio, dei collusi col crimine organizzato e con le ideologie totalitarie. 4. Il plebiscitarismo, l'antiparlamentarismo, il culto del capo carismatico, il rifiuto della separazione dei poteri e dei controlli di legalita', sono storicamente la premessa e il veicolo dei regimi gangsteristici e dittatoriali. 5. L'anomia prodotta da meccanismi istituzionali che moltiplicano ed esasperano i conflitti di competenze servono a rafforzare la deriva autoritaria, con un duplice movimento di disgregazione e di ricompattamento manipolato e irreggimentato in forme gerarchiche e militarizzate: sono cose che abbiamo gia' visto con la formazione dei fascismi storici. 6. Occorre difendere la Costituzione del '48, senza ambiguita' e senza deleghe a nessuno. Non c'e' da fare alcuna "grande riforma", men che mai concordata con i fascisti, con i razzisti, con i mafiosi. * E la gatta di Cicerenella? Guarda la luna e sorride. 2. REFERENDUM. ENRICO PEYRETTI: UN VOLANTINO PER IL "NO" [Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per averci messo a disposizione il testo seguente. Enrico Peyretti (1935) e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu' volte riproposta anche su questo foglio, da ultimo nei fascicoli 1093-1094; vari suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario] Domenica e lunedi' 25 e 26 giugno 2006 al referendum sulla riforma della Costituzione e' importante andare a votare. La Costituzione e' la regola delle regole, al di sopra delle maggioranze e dei governi. La Costituzione stabilisce limiti e contrappesi ai diversi poteri, per evitare ogni sopraffazione. No al guasto della Costituzione. Questa riforma e' da respingere col "no", perche': 1. i cittadini delle diverse regioni diventano diseguali nel diritto alla sanita', all'istruzione, ai servizi; 2. il Premier (capo del governo) acquista un potere pericoloso, diventa piu' forte del Parlamento che rappresenta i cittadini e scioglie il Parlamento se gli toglie la fiducia; 3. la formazione delle leggi diventa complicata molto piu' di ora, tra Camera dei deputati e Senato delle regioni, causa conflitti di competenza e fa aumentare i decreti del governo; 4. la Corte Costituzionale (giudica che le leggi rispettino la Costituzione) viene indebolita perche' piu' influenzata dai partiti nella nomina dei giudici, e il Presidente della Repubblica e' esautorato. Votiamo no al guasto della Costituzione. Gli eventuali aggiornamenti necessari della Costituzione si devono fare con largo accordo tra tutte le parti che rappresentano tutti, si devono fare con saggezza storica, su singoli punti precisi, e non con improvvisazioni interessate: perche' la Costituzione e' la legge fondamentale e permanente; e' il frutto delle sofferenze e delle conquiste del popolo nella storia; e' la legge di tutti che dura nel tempo; non e' una legge ordinaria; non e' per realizzare i programmi della maggioranza che al momento governa. 3. REFERENDUM. GIUSEPPE PONZINI ED ENRICO PUGLIESE: LA DISTRUZIONE DELLO STATO SOCIALE [Dal quotidiano "Il manifesto" del 17 giugno 2006. Giuseppe Ponzini e' sociologo dell'Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Cnr. Enrico Pugliese e' docente di sociologia del lavoro all'Universita' di Napoli, e direttore dell'Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Cnr; e' autore di diversi saggi che riguardano il lavoro, la disoccupazione e l'immigrazione. Tra le opere recenti di Enrico Pugliese: Sociologia della disoccupazione, Il Mulino, Bologna 1993; con E. Rebeggiani, Occupazione e disoccupazione in Italia (1945-1995), Edizioni Lavoro, Roma 1997; Diario dell'immigrazione, Edizioni Associate, Roma 1997; con M. I. Macioti, Gli immigrati in Italia, Laterza, Roma-Bari 1998; con E. Mingione, Il lavoro, Carocci, Roma 2002; L'Italia tra migrazioni internazionali e migrazioni interne, Il Mulino, Bologna 2002] La nuova riforma del Titolo V della Costituzione - la cosiddetta devolution - mette in discussione il processo di affermazione dei diritti sociali di cittadinanza garantiti egualmente a tutti. Lo stato rinuncia a competenze - e soprattutto a responsabilita' - riguardanti le condizioni di vita della gente. Viene cosi' messo in discussione il principio della solidarieta' territoriale che e' elemento fondativo dello stesso concetto di stato unitario. La riforma della destra fa prevalere le ragioni delle realta' territoriali piu' ricche, relegando il principio di solidarieta' a un ruolo del tutto residuale. L'emergere di quella che e' stata indicata come "questione settentrionale" ha sotteso un'aspirazione secessionistica animata dall'insofferenza per una situazione in cui le regioni del Nord sarebbero costrette a farsi carico del ritardo delle regioni meridionali. E anche quando di secessione non parla piu' neanche la Lega - fatte salva l'ultima esternazione di Bossi -, il segno e' sempre lo stesso: l'esplicita riduzione della solidarieta' nazionale. Il mito, che purtroppo non e' stato privo di simpatie anche a sinistra, e' sempre quello di un Nord produttivo costretto a mantenere un Sud parassitario. A questa versione egoistico-punitiva della regionalizzazione se ne aggiunge un'altra, ben piu' insidiosa, basata sull'ideologia del "mettere le regioni del Mezzogiorno di fronte alle proprie responsabilita'". Che nel Mezzogiorno ci sia stato del malgoverno regionale nell'ambito delle politiche sociali e' innegabile. E certamente malgoverno grave in alcuni contesti: basti pensare alla sanita' di Storace nel Lazio. Ma qui e' opportuno distinguere nettamente le questioni di cattiva gestione, che pure esistono, da quelle piu' importanti che attengono alla carenza dei servizi sociali di base nei contesti poveri: tanto per fare un esempio, la mancanza di asili nido e di strutture di scuola materna pubbliche. La loro assenza in molte realta' meridionali non e' - o comunque non e' solo - effetto del malgoverno, ma di una ancora insufficiente spesa sociale. La differenza della disponibilita' dei servizi di welfare sancisce le differenze della cittadinanza a livello regionale. Non e' una questione di poco conto: si passa dall'accesso alle politiche sociali come diritto, all'accesso come eventualita', legata alla ricchezza di partenza della regione di appartenenza. Dall'obiettivo unificante perseguito nei decenni delle grandi riforme democratiche del paese (la scuola negli anni '60, la sanita' negli anni '70 e '80) si passa cosi' ora a una regionalizzazione delle differenze, dove la poverta' di partenza si riflette in un accesso ridotto ai diritti sociali. Al proposito di superamento degli squilibri regionali - non realizzato ma sempre proclamato - si sostituisce la proclamazione della loro legittimita'. E qui va ripresa un'obiezione non priva di qualche fondamento che, soprattutto nel Mezzogiorno, viene avanzata da settori di destra. In pratica - ci si sente spesso dire da esponenti di An o anche di Forza Italia - il guaio e' gia' stato fatto con la riforma del Titolo V della Costituzione realizzata dal centrosinistra. La nostra riforma - insistono postfascisti e berlusconiani del Sud - riguarda la forma di governo, cioe' il primierato forte e il risparmio che si realizza riducendo il numero dei parlamentari. Questi elementi di propaganda non vanno presi sottogamba perche' possono davvero far presa - soprattutto il secondo - su una opinione pubblica confusa e sfiduciata. E' opportuno quindi fare chiarezza su cio' che ha introdotto nel bene e nel male - per noi soprattutto nel male - la riforma del Titolo V fatta dal centrosinistra e cio' che invece viene proposto dalla controriforma costituzionale Berlusconi-Bossi-Fini. Quest'ultima infatti non opera solo un completamento della strada aperta dalla prima, ma un vero e proprio salto in avanti per quanto attiene alle competenze e per quanto attiene al finanziamento della spesa per le politiche sociali. Come e' definito apoditticamente nella nuova versione dell'articolo 117 "spetta alle Regioni la potesta' legislativa esclusiva" in materia di assistenza e organizzazione sanitaria, organizzazione scolastica, gestione degli istituti scolastici e di formazione... e di definizione della parte dei programmi scolastici e formativi di interesse specifico della Regione. Allo stato rimarrebbe la competenza relativa alla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, con la specificazione che tale competenza riguarda le "norme generali": cioe' i pricipi, non i fondi per il finanziamento. In questo modo il ruolo dello stato si riduce alla semplice enunciazione di linee-guida generali, prive di valore normativo, visto che la competenza regionale in materia sanitaria e di istruzione viene indicata come esclusiva delle regioni. Nel nuovo testo dell'articolo 117 non e' poi affatto chiaro, ad esempio, se lo stato possa ancora definire i livelli essenziali di prestazioni sanitarie e formative garantite a tutti i cittadini o se tutto dipende dalle disponibilita' finanziarie locali. Si tenga conto che gia' oggi, sulla base della riforma costituzionale del 2001, nell'ambito sanitario ogni regione e' tenuta a garantire a tutti e gratuitamente solo le prestazioni sanitarie di base fissate dallo stato. Le altre prestazioni gratuite sono stabilite autonomamente da ciascuna regione, ovviamente tenendo conto delle risorse finanziarie (e non) disponibili, e ovviamente limitando tali prestazioni ai propri residenti. Un dispositivo che ha gia' provocato forti disparita' regionali circa l'insieme delle prestazioni sanitarie gratuite offerte ai cittadini delle diverse regioni. Ma nel momento in cui la sanita' diviene materia di competenza esclusiva delle regioni, come previsto dalla controriforma, ciascuna regione potrebbe determinare in proprio livelli minimi di assistenza garantiti ai cittadini. E, naturalmente - stante la differente dotazione di strutture, personale e risorse finanziarie - cio' potrebbe portare ad ancora piu' evidenti disparita' territoriali. Anziche' un sistema sanitario nazionale articolato su base regionale come e' attualmente, avremmo tanti sistemi sanitari regionali, ciascuno con un proprio - peraltro costoso - organismo burocratico di gestione. Se si riflette sul fatto che, secondo l'interpretazione classica della cittadinanza, i diritti sociali sono effettivi solo se e' garantito a tutti pari accesso, si puo' comprendere come il salto in avanti compiuto con la riforma Berlusconi-Bossi metta fortemente in discussione l'esistenza stessa dello stato sociale, che sui diritti sociali di cittadinanza si fonda. 4. REFERENDUM. FLORIANA CERNIGLIA: UNA DESCRIZIONE SINTETICA DELLA "RIFORMA COSTITUZIONALE" BERLUSCONIANA [Dal sito www.lavoce.info riprendiamo la seguente scheda. Sara' forse non inutile esplicitare che essa e' meramente descrittiva e non interpretativa: ma naturalmente quel che conta e' appunto l'interpretazione, l'esame critico cui consegue il giudizio: ed e' nell'esercizio ermeneutico che si appalesa il contenuto flagrantemente scelleratamente golpista della cosiddetta "riforma" berlusconiana (p. s.). Floriana Cerniglia si e' laureata in scienze politiche presso l'Universita' Cattolica del Sacro Cuore dove attualmente e' ricercatrice di economia politica. Ha conseguito il Master in economics presso l'universita' di Exeter (Uk) e il Ph. D in economics presso l'Universita' di Warwick (Uk). Svolge attivita' di ricerca su temi di economia pubblica, con particolare attenzione ai modelli di federalismo fiscale e ai meccanismi decisionali che influenzano sulla scelta del grado di decentramento] Il testo di legge costituzionale approvato in seconda votazione a maggioranza assoluta, ma inferiore ai due terzi dei membri di ciascuna Camera, recante modifiche alla Parte II della Costituzione, in Gazzetta ufficiale del 18 novembre 2005, n. 268, e' nella storia repubblicana italiana la riforma costituzionale piu' estesa che sia stata mai approvata dal Parlamento. * 1. Su che cosa interviene la riforma? Da un punto di vista meramente quantitativo, la riforma incide sul 40 per cento degli articoli della Costituzione vigente, modificando i cinquanta articoli della Parte II della Costituzione e aggiungendo tre ulteriori articoli (il 98 bis, il 127 bis e il 127 ter) e cinque disposizioni transitorie. Di queste modifiche, la parte predominate e' sul Parlamento (il 40 per cento della revisione costituzionale), seguono le Regioni e gli enti locali (il 23 per cento), il Presidente della Repubblica (il 15 per cento), il Governo (meno del 10 per cento). Il resto tocca altri aspetti come ad esempio interventi sugli organi di garanzia (la Corte costituzionale e il Consiglio superiore della magistratura). * 2. Come si e' giunti alla riforma? L'entita' della riforma e' dunque tale da poter parlare non tanto di un processo di revisione bensi' di un processo di tipo costituente, per giunta a vocazione extraparlamentare dato che prende vita e forma fra i "saggi" del centrodestra riuniti in una baita a Lorenzago nell'estate 2003. Da quel momento, le procedure e i metodi seguiti lungo l'iter di approvazione sono stati di volta in volta il frutto di equilibri e compromessi tutti giocati internamente alla maggioranza. Anche nel 2001, la riforma fu votata dalla sola maggioranza di centrosinistra. Ma quella riforma era il risultato di un testo discusso tra la maggioranza e l'opposizione nella Commissione bicamerale. Ne' si puo' dimenticare che Regioni e enti locali si erano espressi favorevolmente, al contrario di quanto e' accaduto in questo caso. * 3. Che cosa cambia per il Senato? Viene modificato il bicameralismo perfetto e previsto un Senato federale. Tuttavia, al di la' del nome, questo Senato non ha gradi di somiglianza con gli altri sistemi federali esistenti, dove la rappresentanza territoriale si realizza prevalentemente mediante un'elezione di secondo grado o con una partecipazione mista dei governi locali (1). Nel caso italiano, il Senato sara' costituito da 252 (e non piu' 315) senatori eletti direttamente dai cittadini, con una ripartizione dei seggi che si effettua in proporzione alla popolazione della Regione (articolo 57). Il rischio e' una situazione che replichi quella attuale, e che di conseguenza il Senato federale sia poco rappresentativo dei territori. Al Senato federale partecipano, ma senza diritto di voto, rappresentanti delle Regioni e delle autonomie. Per assicurare meglio la rappresentanza territoriale la riforma prevede ulteriori requisiti per essere eletti senatori: i) le elezioni dei senatori devono essere contestuali alle elezioni dei consigli regionali; ii) sono eleggibili gli elettori che hanno ricoperto o ricoprono cariche pubbliche elettive in enti territoriali locali o regionali, all'interno della Regione; iii) risiedono nella Regione alla data di indizione alle elezioni. Anche queste previsioni non sembrano assicurare sufficientemente la rappresentanza territoriale. Altri aspetti da rilevare: si abbassa l'eta' per essere eletti senatori; i senatori a vita sono sostituiti dai deputati a vita (compresi i Presidenti della Repubblica dopo la fine del mandato); il senato federale viene sottratto dal "circuito fiduciario Parlamento-Governo" e non puo' essere sciolto anticipatamente in caso di fine anticipata della legislatura. Al contrario, sulla base del criterio della contestualita', il Senato verrebbe rinnovato a "pezzi" (con possibili mutamenti delle "maggioranze" durante ogni legislatura): "I senatori eletti in ciascuna Regione o Provincia autonoma rimangono in carica fino alla data della proclamazione dei nuovi senatori della medesima Regione o Provincia autonoma" (articolo 60). * 4. Che cosa cambia per la Camera dei deputati? Anche per la Camera dei deputati e' prevista una riduzione dei componenti: 518 deputati anziche' 630, di cui 18 eletti nella circoscrizione "estero". Si aggiungono i deputati a vita e gli ex Presidenti della Repubblica. Viene previsto un quorum (maggioranza dei tre quinti) per l'adozione del Regolamento. Si aggiunge un comma all'attuale articolo 64 in forza del quale "Il regolamento della Camera dei deputati garantisce le prerogative del Governo e della maggioranza e i diritti delle opposizioni" riservando a queste ultime la presidenza delle Commissioni. Di per se', e' una previsione che potrebbe contribuire positivamente a correggere la recente prassi (soprattutto dell'ultima legislatura). * 5. Che cosa cambia per il sistema di formazione delle leggi? Il nuovo procedimento legislativo consegue dalla trasformazione in senso federale del Senato e dall'abbandono del bicameralismo perfetto. La nuova disciplina e' dettata dall'articolo 70. Si prevedono tre (o piu') procedimenti legislativi: 1) un procedimento a prevalenza Camera, nell'ambito delle materie a competenze esclusive dello Stato, su cui il Senato puo' solo proporre modifiche alla Camera che comunque decide in via definitiva; 2) un procedimento a prevalenza Senato, nell'ambito delle materie a competenza concorrente fra Stato e Regioni. E in questo caso e' la Camera a fare osservazioni, ma il Senato a decidere; 3) un procedimento in cui (come ora) la funzione legislativa e' esercitata congiuntamente. Tale procedimento copre un'area molto ampia e indistinta di materie (ad esempio, la tutela della concorrenza, e le materie che toccano i diritti fondamentali). In caso di confitti di competenza, la questione e' rimessa nella mani dei presidenti delle due Camere, che convocano una commissione paritetica. A questi tre procedimenti, si aggiungono altre varianti. Ad esempio, quando su materie di competenza concorrente il Governo ritiene che propri interventi siano essenziali alla realizzazione del suo programma. Il sistema soffre di ovvi inconvenienti: c'e' il rischio che il procedimento legislativo ordinario diventi lentissimo e molto farraginoso; c'e' grande confusione nell'attribuzione di competenze tra Senato e Camera, e non e' chiaro come si procedera' a "spezzettare" il procedimento legislativo tra Camera e Senato quando un'iniziativa legislativa tocca contemporaneamente materie di competenza dell'una e dell'altra; il Senato e' per un verso sottratto alla logica del "meccanismo di sfiducia" da parte del premier, ma per un altro verso gli sono riservate competenze importanti nel circuito legislativo e potrebbe diventare quindi un elemento di ostruzione all'attivita' della maggioranza o del Governo. * 6. Cosa cambia per i rapporti tra Stato e autonomie locali? Si tratta di proposte di completamento o estensione della riforma del Titolo V del 2001. Viene modificato l'articolo 117. Si mantiene l'attuale tripartizione di competenze con l'elenco delle competenze esclusive dello Stato, delle competenze concorrenti tra Stato e Regioni e infine delle competenze che non sono comprese nei due elenchi precedenti e rientrano nelle competenze regionali, ma se ne modificano alcuni contenuti. Da una parte, si vuole ridurre le competenze regionali arricchendo l'elenco delle competenze esclusive dello Stato sottraendole dall'elenco delle competenze concorrenti; dall'altra si aumentano le competenze regionali sostituendo l'ultimo comma (relativo alle competenze residuali delle Regioni) il seguente testo: "Spetta alle Regioni la potesta' legislativa esclusiva nelle seguenti materie: a) assistenza e organizzazione sanitaria; b) organizzazione scolastica, gestione degli istituti scolastici e di formazione, salva l'autonomia delle istituzioni scolastiche; c) definizione della parte dei programmi scolastici e formativi di interesse specifico della Regione; d) polizia amministrativa regionale e locale; e) ogni altra materia non espressamente riservata alla legislazione dello Stato". Analizzando il nuovo comma, non e' immediato stabilire se le competenze regionali aumenteranno. Qui basti solo rilevare che le competenze che ora si vogliono attribuire alle Regioni, erano gia' di fatto loro anche nella precedente riforma, perche' non comparivano in nessuno degli elenchi. Alle disposizioni "pro-devolution" si aggiungono quelle "anti-devolution". Viene abrogato l'attuale articolo 116 che consente alle Regioni di ottenere ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia e si reintroduce il limite "dell'interesse nazionale" alle leggi regionali e che invece la riforma del 2001 aveva abrogato. * 7. Che cosa cambia per il Presidente della Repubblica? La sua elezione spetterebbe a una "Assemblea della Repubblica" (articolo 83) presieduta dal presidente della Camera dei deputati e costituita dai componenti delle due Camere, dai presidenti delle giunte regionali e delle province a statuto regionale, da due delegati dei consigli regionali (uno per la Val d'Aosta e per il Trentino-Alto Adige/Sudtirol) e da un numero non ben precisato di delegati eletti dalle assemblee regionali, in ragione di un delegato per ogni milione di abitanti nella Regione. L'articolo 87 introduce le nuove funzioni del Presidente che "rappresenta la Nazione ed e' garante della Costituzione e dell'unita' federale della Repubblica". L'articolo attribuisce al Presidente nuovi poteri (ad esempio, il diritto di nomina dei presidenti delle Autorita' e del Cnel), ma gliene toglie altri: il Presidente della Repubblica non puo' piu' "indicare" il capo del Governo, ma puo' solo nominarlo sulla base dei risultati delle elezioni della Camera dei deputati; non puo' piu' esprimere preferenze o "consigliare" il primo ministro sulla nomina dei ministri; non puo' piu' sciogliere anticipatamente il Parlamento; indica solo quattro (e non piu' cinque) giudici della Corte costituzionale di sua nomina, e diventano al massimo tre i deputati a vita che puo' nominare. * 8. Che cosa cambia per il presidente del Consiglio? E' la parte della riforma che suscita tra gli studiosi le maggiori preoccupazioni; prende corpo infatti un modello costituzionale inedito che elimina alcuni dei sistemi di pesi e contrappesi tra esecutivo e legislativo che caratterizzano le democrazie liberali occidentali. Il presidente del Consiglio assume il nome di primo ministro e viene di fatto eletto direttamente dal corpo elettorale: "la candidatura alla carica di primo ministro avviene mediante collegamento con i candidati" (articolo 92) in analogia dunque con i "modelli presidenzialisti" (2). Tuttavia, in quei modelli la maggioranza parlamentare non necessariamente coincide o esprime l'orientamento politico del capo del Governo. Nel caso italiano, invece, i due orientamenti (della maggioranza della Camera dei deputati e del capo del Governo) necessariamente coincidono perche' la "legge disciplina l'elezione dei deputati in modo da favorire la formazione di una maggioranza, collegata al candidato alla carica di primo ministro" (articolo 92). Il primo ministro nomina i ministri e puo' anche revocarli a sua discrezione; determina (e non dirige) la politica generale del Governo e ne e' responsabile. Non necessita della fiducia da parte del Parlamento, e' sufficiente che la Camera dei deputati si esprima con un voto sul programma. In aggiunta, la Camera non ha effettivi margini di manovra per eventuali propositi di opposizione al primo ministro, pena il suo scioglimento. Infatti, il capo del Governo ha il potere di sciogliere il Parlamento: "Il Presidente della Repubblica decreta lo scioglimento della Camera dei deputati e indice le elezioni (...) su richiesta del primo ministro che ne assume la esclusiva responsabilita'" (articolo 88). Tuttavia, "in qualsiasi momento la Camera dei deputati puo' obbligare il primo ministro alle dimissioni con una mozione di sfiducia" (articolo 94); il primo ministro si deve dimettere anche nel caso in cui la mozione di sfiducia "sia stata respinta con il voto determinante di deputati non appartenenti alla maggioranza espressa dalle elezioni" (articolo 94). Questa ultima disposizione e' una "norma antiribaltone"; pregiudica pero', in caso di crisi del Governo, qualsiasi spazio di mediazione parlamentare e soprattutto il confronto con le opposizioni. L'articolo 94 prevede un'altra possibilita' di dimissione del presidente del Consiglio: "qualora sia presentata e approvata una mozione di sfiducia, con la designazione di un nuovo primo ministro, da parte dei deputati appartenenti alla maggioranza espressa dalle elezioni in numero non inferiore alla maggioranza dei componenti della Camera". Anche in questo caso di "sfiducia costruttiva" le opposizioni non hanno nessun ruolo da giocare (ad esempio, in Germania con la sfiducia costruttiva non si pongono vincoli a quale maggioranza la possa votare) e non e' difficile ipotizzare che il "controllo" da parte del primo ministro anche di un piccolo gruppo di deputati della maggioranza e' di per se' sufficiente a impedire il raggiungimento della maggioranza dei voti necessaria per la sfiducia costruttiva. Non meno importanti sono i nuovi poteri sulla vita del Parlamento in merito alla determinazione dell'agenda. Sia l'articolo 64, laddove si stabilisce che "il regolamento della Camera garantisce le prerogative del Governo e della maggioranza", sia alcuni commi dell'articolo 72, consegnano al potere del Governo le decisioni sull'ordine del giorno della Camera e del Senato, in altri termini le priorita' legislative del Parlamento. * 9. Che cosa cambia per gli organi di garanzia? Per quanto riguarda la Corte costituzionale ci sono due principali novita'. Rimane invariato il numero dei giudici che la compongono, ma aumentano da cinque a sette i giudici eletti dalla Camera dei deputati e dal Senato. Di conseguenza, il Presidente della Repubblica e la suprema magistratura ne possono nominare soltanto quattro. Cresce in altri termini il numero dei giudici a piu' diretta derivazione politica e partitica. L'altra novita' e' che potranno ricorrere alla Corte, per eventuali conflitti di attribuzione o di competenze, anche i comuni, le province, le citta' metropolitane. Per il Consiglio superiore della magistratura si introducono due modifiche: si introduce un meccanismo di elezione differenziata tra Camera e Senato per i membri eletti dal Parlamento e, piu' importante, la scelta del vicepresidente spetta al Presidente della Repubblica. * 10. Cosa implicano le norme di transizione? Tempi lunghi per l'entrata in vigore delle nuove norme relative all'elezioni delle due Camere e alla riduzione del numero dei parlamentari, il 2011. Sul fronte dei poteri di entrate delle autonomie locali, l'articolo 119 rimane invariato, ma tra le disposizioni transitorie si introduce un norma su "Federalismo fiscale e finanza statale" in base alla quale: "Entro tre anni dalla data di entrata in vigore della presente legge costituzionale, le leggi dello Stato assicurano l'attuazione dell'articolo 119 della Costituzione. In nessun caso l'attribuzione dell'autonomia impositiva ai comuni, alle province, alle citta' metropolitane e alle Regioni puo' determinare un incremento della pressione fiscale complessiva". Rimane poco chiaro il significato di quest'ultima parte del comma, soprattutto come sia possibile modulare margini effettivi di manovra delle Regioni sulle aliquote senza che cio' determini un incremento della pressione fiscale totale. * Note 1. In via generale sono gli esecutivi degli Stati o Regioni che eleggono i rappresentanti nel Senato federale. 2. Nei "modelli del premierato", invece, il premier e' il leader del partito che vince le elezioni e non e' prevista una indicazione del corpo elettorale. 5. DIBATTITO. EDOARDA MASI: DEL REDDITO E DEL LAVORO. UNA RIFLESSIONE [Dal quotidiano "Il manifesto" del 21 giugno 2006. Edoarda Masi e' nata a Roma nel 1927, intellettuale della sinistra critica, di straordinaria lucidita', bibliotecaria nelle biblioteche nazionali di Firenze, Roma e Milano, ha insegnato letteratura cinese nell'Istituto Universitario Orientale di Napoli; ha vissuto a Pechino e a Shangai, dove ha insegnato lingua italiana all'Istituto Universitario di Lingue Straniere. Ha collaborato a numerose riviste, italiane e straniere, tra cui "Quaderni rossi", "Quaderni piacentini", "Kursbuch", "Les temps modernes". Tra le opere di Edoarda Masi: La contestazione cinese, Einaudi, Torino 1968; Per la Cina, Mondadori, Milano 1978; Breve storia della Cina contemporanea, Laterza, Bari 1979; Il libro da nascondere, Marietti, Casale Monferrato 1985; Cento trame di capolavori della letteratura cinese, Rizzoli, Milano 1991. Tra le sue traduzioni dal cinese in italiano: Cao Xuequin, Il sogno della camera rossa, Utet, Torino 1964; una raccolta di saggi di Lu Xun, La falsa liberta', Einaudi, Torino 1968; e Confucio, I dialoghi, Rizzoli, Milano 1989] Cari compagni, visto che sul giornale sembra aperta una discussione sul "salario di cittadinanza" (Vertova 4 giugno, Fumagalli e Lucarelli il 16) pregherei di dare spazio anche alla voce ingenua di quanti, come me, non professori di economia, sono pero" direttamente interessati al tema in quanto contribuenti per reddito da lavoro. Mi domando: perche' mai dovrei contribuire con una quota del mio reddito da lavoro a mantenere una persona che non lavora, anziche' dividere con quella persona il carico complessivo del mio lavoro? Se la domanda di lavoro scarseggia, "lavoriamo meno, lavoriamo tutti" - come si diceva un tempo. Quelli che oggi lavorano guadagneranno meno, ma godranno di un po' piu' di tempo libero; e quelli che non lavorano non saranno ridotti a vivere miseramente di un sussidio eufemisticamente mascherato. Fra l'altro, non favoriremo la tendenza, molto accentuata nella presente fase del capitalismo, di caricare di un cumulo mostruoso di ore di lavoro una parte dei cittadini, per lasciare poi gli altri disoccupati (vedi, per esempio, J. Schor, The Overworked Americans, 1991). Alla base della richiesta del "salario di cittadinanza" sta l'ideologia che il lavoro sia un optional, e non una necessita', sempre faticosa e a volte dolorosa, della condizione umana. Ideologia collegata con la visione miope di chi guarda solo dal punto di vista del singolo individuo, cresciuto per di piu' nell'ottica del consumatore figlio di famiglia. I beni che consumiamo (a cominciare dal cibo indispensabile per la sopravvivenza) e i servizi di cui ci valiamo (inclusa la sfera cosiddetta "immateriale") non vengono mai offerti gratis: qualcuno deve lavorare per fornirli. "Perche' dovrei accettare un lavoro faticoso, sgradevole, che non mi piace?" - chiede l'individuo. E omette il fatto che i lavori gratificanti sono pochi; e anche in un lavoro gratificante, una larga parte e' fatta di pura, sgradevole fatica. Allora: tutti dovrebbero accettare qualunque lavoro, per quanto sgradevole, disumano, mal pagato, ecc. ecc.? Neanche per sogno. Ma la soluzione peggiore sarebbe quella di accettare, e addirittura richiedere, un'elemosina che valga da "ammortizzatore sociale" da parte di chi organizza quelle condizioni di lavoro piu' penose del necessario (e ne trae profitto); e con cio' stesso mascherare il fatto che si scarica su altri in generale il peso del lavoro; in particolare, sui meno fortunati - perche', per esempio, stranieri - il peso dei lavori piu' sgradevoli e meno gratificanti. Sognamo un mondo dove sia dato "da ciascuno secondo le sue possibilita', a ciascuno secondo i suoi bisogni"? Allora, ricominciamo a parlare di alternativa socialista, invece di escogitare ideologie degradanti, funzionali a tenere in piedi un sistema di oppressione e di gerarchie. 6. LIBRI. ELENA LOEWENTHAL PRESENTA "LE STORIE DEI SAGGI" DI ELIE WIESEL [Dal supplemento "Tuttolibri" del quotidiano "La stampa" del 27 maggio 2006 riprendiamo la seguente recensione del libro di Elie Wiesel, Le storie dei saggi. I maestri della Bibbia, del Talmud e del Chassidismo, Garzanti, pp. 395, euro 19,50, apparsa col titolo Il saggio legge con la matita in mano. Elena Loewenthal, limpida saggista e fine narratrice, acuta studiosa; nata a Torino nel 1960, lavora da anni sui testi della tradizione ebraica e traduce letteratura d'Israele, attivita' che le sono valse nel 1999 un premio speciale da parte del Ministero dei beni culturali; collabora a "La stampa" e a "Tuttolibri"; sovente i suoi scritti ti commuovono per il nitore e il rigore, ma anche la tenerezza e l'amista' di cui sono impastati, e fragranti e nutrienti ti vengono incontro. Nel 1997 e' stata insignita altresi' del premio Andersen per un suo libro per ragazzi. Tra le opere di Elena Loewenthal: segnaliamo particolarmente Gli ebrei questi sconosciuti, Baldini & Castoldi, Milano 1996, 2002; L'Ebraismo spiegato ai miei figli, Bompiani, Milano 2002; Lettera agli amici non ebrei, Bompiani, Milano 2003; Eva e le altre. Letture bibliche al femminile, Bompiani, Milano 2005; con Giulio Busi ha curato Mistica ebraica. Testi della tradizione segreta del giudaismo dal III al XVIII secolo, Einaudi, Torino 1995, 1999; per Adelphi sta curando l'edizione italiana dei sette volumi de Le leggende degli ebrei, di Louis Ginzberg. Elie Wiesel, nato nel 1928 a Sighet in Transilvania, venne deportato ad Auschwitz e Buchenwald. Dopo la guerra e' stato giornalista, scrittore, testimone impegnato per i diritti umani, premio Nobel per la pace. Tra le opere di Elie Wiesel si vedano in particolare i due volumi delle memorie Tutti i fiumi vanno al mare, Bompiani, Milano 1996; ... E il mare non si riempie mai, Bompiani, Milano 1998, 2003. Tra i suoi molti libri e' indispensabile leggere innanzitutto almeno La notte, Giuntina, Firenze 1980. Segnaliamo anche almeno il colloquio tra Jorge Semprun ed Elie Wiesel, Tacere e' impossibile, Guanda, Parma 1996] Dobbiamo a George Steiner la piu' incisiva, innegabile definizione di "ebreo". Fuor d'ogni vocazione storica o religiosa ebreo e', secondo questo grande testimone di civilta', "uno che non puo' fare a meno di tenere una matita in mano, mentre legge". C'e' quasi da scommettere che, ascoltando queste parole, un altro grande testimone - di un tempo pero' molto lontano - assentirebbe con un convinto cenno del capo. Se non fosse che in quel tempo la matita era ancora da inventare. Ma, come le parole di Steiner illuminano sempre, cosi' fanno anche le sue. Malgrado il tempo passato e malgrado allora non esistesse ancora la matita: se ai tempi di Rashi fosse esistita, lui di matite ne avrebbe consumate a bizzeffe. Con le sue note a margine, i suoi commenti: sempre illuminanti, mai insidiosi. Perche' se la vocazione della tradizione ebraica e' proprio quella di aggiungere parole a parole su per un'inesauribile torre di Babele, e' anche vero che il midrash - cioe' la ricerca sul testo della Bibbia - non viene mai a complicare le cose, a rendere piu' oscuro un passo. Una volta deposto sulla pagina e' come se, anzi, il testo originario non potesse piu' fare a meno di quel commento: esso diventa essenziale alla comprensione, alla partecipazione emotiva di chi legge. O ascolta. Ed e' davvero un po' cosi' per tutte le parole che l'inimitabile Rashi, il maestro della tradizione esegetica dell'ebraismo europeo vissuto in Francia fra l'XI e il XII secolo, ha depositato a margine del testo biblico, ma anche del Talmud. Note a volte brevissime a volte articolate, rimaste tutte indispensabili al testo. Tanto che una grafia dell'ebraico ha preso il suo nome. A questo principio del commento come "obbligo" che il testo esige ma anche come "passione" mai spenta si rifa' idealmente il moderno percorso di Elie Wiesel, di cui Garzanti pubblica oggi una nuova raccolta di narrazioni: Le storie dei saggi, nella traduzione di Livia Cassai. Questa duplice disposizione d'animo trova la sua coerenza gia' nel nome con cui l'ebraico chiama il testo sacro. Non "Scrittura" bensi' "Lettura". Ma anche "chiamata", giacche' anche questa area semantica e' coperta dalla radice Qara da cui viene il termine Miqra che indica il corpus composto da Pentateuco, Profeti e Agiografi. A questa, tutta particolare, vocazione che la parola divina "pretende" dall'uomo, tiene fede ancora una volta il percorso di Wiesel: che passa per molte donne - da Eva a Miriam, da Agar a Giuditta. Affonda lo sguardo sulle vicissitudini dello sventurato Saul, si pone molte domande di fronte all'imperturbabilita' di Samuele. Nutre perplessita' verso il piu' "strano" fra i profeti: Osea. Ma conduce il suo lettore anche piu' avanti: lungo quella tradizione orale che attraverso la lettura di Wiesel svela tutta la sua continuita'. Ecco dunque svariate "scene talmudiche" e poi ancora qualche scorcio di shtetl e chassidismo. Emerge sempre quella costante imperfezione dell'uomo che e' anche la sua grandezza: persino gli eroi biblici non sono mai tali sino in fondo, e anche per le loro debolezze li sentiamo cosi' vicini. Pur essendo la riscrittura di lezioni tenute all'universita', queste letture hanno tutta la suggestione del racconto. Non certo fine a se stesso. Anzi. Il filo conduttore e' la serena constatazione che non siamo soli. Perche', come ha scritto Louis Finkelstein, "quando preghi parli con Dio. Quando studi, e' Dio che parla con te". 7. LIBRI. LIBRERIA DELLE DONNE DI MILANO: CONSIGLI DI LETTURA [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it)] Care amiche, cari amici, spesso in vacanza ci piace leggere piu' che in altri momenti dell'anno. Vi proponiamo dunque qualche idea per le letture estive... Buone vacanze. * Consigli di Luisa Muraro Iris Murdoch, Esistenzialisti e mistici. Scritti di filosofia e letteratura, Il Saggiatore, Milano 2006, euro 40: io la leggo e rileggo da qualche anno, la trovo una pensatrice di una ricchezza non appariscente, ragiona con la materia prima offerta dall'esperienza pensante per cui, con lei, si impara a pensare. Iris Murdoch, Una cosa speciale, Nottetempo, euro 10: la Murdoch, come noto, e' anche grande romanziera, questo e' un suo racconto, una storia d'amore che finisce... bene? Leggi e poi ne discuteremo. * Consigli di Zina Borgini Marc de' Pasquali, I cani non abbaiano piu' a Polina, La Chiocciola Edizioni, pag. 116, euro 5. Si legge in un'oretta questo libriccino intelligente e postpoetico che snocciola tragedie come un'innamorata insicura strappa ansiosa leggeri petali di margherita. Tutto puo' succedere, perche' gia' tutto e' successo. Personaggi assurdi quanto reali come li sa descrivere la scrittrice, interagiscono a Polina (?) cittadella accidentata, sicuramente italica. Consiglio la lettura nel tardo pomeriggio, all'ombra, allungate su una comodo sdraio del terrazzo, sorseggiando una fresca tisana alla menta e con un sacco di ironia a portata di mano. Lo consiglio anche per un regalo a una vecchia amica o a una sconosciuta che lo diventera'. * Consigli di Renata Dionigi Antonia Fraser, Maria Antonietta, la solutidine di una regina, Mondadori 2003, euro 22, anche in edizione Oscar Mondadori, euro 9,40. E Antonia Fraser, Le sei mogli di Enrico VIII, Mondadori 1994, euro 9. "Conoscere anticipatamente gli avvenimenti che seguiranno puo' portare a falsare la storia". Partendo da questa sua riflessione Antonia Fraser, nota storica inglese, mette al centro della sua ricerca non gli accadimenti ma la personalita' dei due famosi personaggi, con un approccio psicologico che attraversa tutto il loro percorso personale e politico restituendoceli umanamente piu' comprensibili e attuali. Con una ricerca appassionata e rigorosa incentrata su lettere, scritti, testimonianze di amici e consiglieri dell'epoca, l'autrice ci regala anche pagine intense e avvincenti di vita familiare, storie d'amore, matrimoni combinati, intrighi di palazzo. Susan Glaspell, Una giuria di sole donne, Sellerio 2006, euro 6. Un insolito "poliziesco al femminile" con un esito finale piu' che sorprendente, ironizza sulla differenza tra i sessi davanti a un misterioso delitto. Una "chicca" estiva da leggere e regalare non solo alle amiche. * Consigli di Donatella Massara Gabriella Romano, I sapori della seduzione. Il ricettario dell'amore tra donne nell'Italia degli anni '50, Ombre Corte, 2006, euro 13. Sono i vivaci racconti di lesbiche italiane nate intorno agli anni '30. Nella lettura vediamo svolgersi i segni intermittenti e non sempre nascosti delle relazioni amorose fra donne, in un'epoca che non voleva riconoscerle. Complice in molti casi e' la cucina, luogo che l'autrice ama molto e che negli anni '50 rappresentava il regno delle donne. Troviamo quindi delle vere ricette e i sapori di una societa' sparsa fra le citta' italiane dove ragazze determinate e passionali pur disorganizzate non smetteranno di cercarsi. L'autrice e' una regista di interessantissimi documentari di storia di omosessualita' femminile. Se vi incuriosisce la sua biografia potete leggere l'intervista dove e' lei che si racconta. * Consigli di Laura Minguzzi Liudmila Koutchera Bosi, Chanson Russa, canzoni di delitto e castigo, Polimetrica, euro 15. Questa ricerca nasce da un'esperienza diretta dell'autrice; la giovane Liudmila aveva allora 14 anni, negli anni '30-'40 dell'Urss e viveva con la famiglia presso il cantiere della ferrovia Bajkal-Amur e dell'annesso campo di lavoro del basso Amur, di cui il padre Viktor, colonnello, dipendente del Ministero degli interni, era dirigente politico. E' una raccolta di canzoni di internati e internate, che oggi si possono ascoltare, in Russia, alla radio o ai concerti, interpretate da famose e famosi cantanti. Non e' solo un'antologia, l'autrice fa un passo oltre e questo libro appartiene a pieno titolo alla storia orale del popolo russo. In piu' si tratta di un dono (una ventina di cassette registrate) che l'autrice ha ricevuto da un ex-detenuto a San Pietroburgo nel 2002. Liudmilla vive a MIlano ed e' membro corrispondente dell'Accademia internazionale delle Scienze di Studi Superiori. * Consigli di Clara Jourdan Ruth Rendell, Il parco delle anime, Oscar Mondadori, Milano 2004, pagine 345, euro 8,40. Ambientato a Regent's Park, Londra, e' uno dei piu' bei romanzi di un'autrice che spesso ci lascia con la bocca amara, ma questa volta no, anzi, grazie a due personaggi che... Da leggere anche per chi non ama il giallo. Luisa Muraro, La signora del gioco. La caccia alle streghe interpretata dalle sue vittime, La Tartaruga, Milano 2006, pagine 337, euro 16,50. Finalmente ristampato (con una nuova appendice) il libro che ha dato voce e ascolto all'esperienza delle donne giustiziate come streghe. Attraverso la trascrizione (e traduzione) dei verbali processuali e la ricerca di interpretazioni piu' vere di quelle tramandate dalla storiografia, la sapiente struttura di questo volume ci porta a un crescendo di intelligenza di una realta' storica cruciale per le donne e per la civilta' occidentale. Un'esperienza di lettura emozionante e originale anche per chi l'aveva gia' letto trent'anni fa. 8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 9. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1335 del 23 giugno 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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