[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
La nonviolenza e' in cammino. 1329
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1329
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 17 Jun 2006 00:23:29 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1329 del 17 giugno 2006 Sommario di questo numero: 1. Associazione Giuriste d'Italia: Per il "no" al referendum costituzionale 2. Nicola Terracciano: Un profilo biografico di Guido Calogero 3. La "Carta" del Movimento Nonviolento 4. Per saperne di piu' 1. APPELLI. ASSOCIAZIONE GIURISTE D'ITALIA: PER IL "NO" AL REFERENDUM COSTITUZIONALE [Dal sito de "Il paese delle donne" (www.womenews.net/spip) riprendiamo il seguente appello dell'Associazione GiudIt (Giuriste d'Italia)] La Costituzione disegna lo spazio pubblico nel quale puo' darsi azione politica di donne e uomini, e in cui lo stesso patto fondativo puo' essere attuato e allo stesso tempo innovato. Questo e' gia' avvenuto nella storia del nostro Paese. Ancora oggi la lotta per i diritti e per il diritto si radica nel processo di attuazione della Costituzione. Per il suo carattere aperto e progettuale, la legge fondamentale apre la via alla sua continua rilettura. Attraverso questa operazione l'intero ordinamento si modifica, alla luce delle interpretazioni progressive del dettato costituzionale. E' stato questo il senso di una lunga stagione storico-politica, nella quale nuovi soggetti sono stati ammessi al godimento di diritti prima riservati a pochi, nuovi diritti sono stati elaborati. E' stato questo il senso di una stagione significativa come quella che ha visto il protagonismo della giurisprudenza nella interpretazione costituzionalmente orientata di vecchi codici e vecchie norme. Nell'ambito dello stesso percorso, la Corte costituzionale ha abrogato norme odiose come il delitto d'onore e il delitto di adulterio che puniva solo la donna, e ha aperto la strada alla legge sull'aborto. Nell'ambito dello stesso percorso il Parlamento ha approvato le leggi sul divorzio e sull'interruzione di gravidanza, la legislazione di tutela della maternita', le leggi di parita'. L'interpretazione della legge civile e penale si e' aperta a contenuti nuovi. Se una grande parte dell'esperienza femminile resta ancora poco rappresentata nel diritto, lo stupro comincia finalmente a essere visto e trattato come un reato grave contro il corpo-mente delle donne. La violenza domestica comincia finalmente a essere vista e trattata come un reato grave, che comporta l'oppressione sistematica della liberta' femminile, e vittimizza sempre anche le/i bambine/i, che se non subiscono direttamente violenza, la vedono e la introiettano come parte della loro esperienza. Questo processo e' stato possibile grazie alla compattezza della Carta costituzionale, che tiene insieme la prima e la seconda parte della legge fondamentale. * La legge costituzionale oggi sottoposta a referendum non modifica ma stravolge la seconda parte della Costituzione, in primo luogo riducendo la democrazia a rapporto tra popolo e leader. Il Parlamento diventa un luogo secondo e sostanzialmente subordinato al governo. Il Parlamento puo' essere sciolto dal governo ma non gli da' la fiducia. Dunque il governo e il primo ministro non sono responsabili dei loro atti di fronte al Parlamento. Non si tratta solo di una inaccettabile deviazione rispetto al principio di separazione dei poteri, che deve basarsi sulla comunicazione e l'equilibrio tra i diversi poteri dello Stato. E' la riduzione della pluralita', rispecchiata nella rappresentanza parlamentare. E' la sovversione dell'idea che ogni movimento progressivo puo' trovare legittimazione in un sistema democratico fondato sul libero confronto di tutte le opinioni, che devono trovare mediazioni alte. Questo e', nella sua essenza, l'idea originaria di governo proposta dalla Costituzione. La controriforma oggi sottoposta a referendum e' figlia di una impostazione radicale quanto primitiva dei rapporti tra i poteri dello Stato, cioe' l'idea berlusconiana che chi vince comanda. Da questa stessa tesi proviene la sistematica delegittimazione della giurisdizione e del controllo di legalita' sull'operato dei pubblici poteri. Se questa tesi uscisse vittoriosa dal referendum, non vi sarebbe piu' uno spazio pubblico nel quale esprimere un agire politico orientato alla trasformazione, che sempre ha bisogno di dialogo e comunicazione, per far valere il portato di uno sguardo diverso sulla realta'. La cosiddetta devolution, che compromette la redistribuzione tra aree geografiche, e' figlia dell'altrettanto primitiva idea leghista che chi e' ricco ha il diritto di spendere per se'. In questo senso la controriforma costituzionale e' coerente con la versione piu' rapace del liberismo, secondo cui precarieta', incertezza e discriminazione sono il destino - giusto o inevitabile, non importa - della grande maggioranza di ragazze e ragazzi, di uomini e donne, native/i e migranti, che vivono in questo Paese. La liberta' femminile, cosi' come si e' venuta elaborando nel pensiero dei femminismi, non ha niente a che vedere con l'egoismo dei forti. Non nega ma include la relazione, la solidarieta', il prendersi cura di chi ha di meno o e' piu' debole e dipendente. E' molto evidente il nesso tra la controriforma della seconda parte della Costituzione e la messa in questione dei principi affermati nella prima parte. Basta pensare al ripudio della guerra sancito dall'art. 11 della Costituzione, che gia' negato e contraddetto dalla sciagurata prassi della partecipazione a guerre travestite da missioni umanitarie o di pace, non avrebbe alcuna possibilita' di essere effettivo in una ordinamento che si limitasse a legittimare la legge del piu' forte, nell'economia, nella politica e nelle relazioni internazionali. * Come giuriste che hanno a cuore la liberta' femminile e la liberta' di tutti, non possiamo che guardare alla controriforma costituzionale come a qualcosa che colpisce al cuore il nesso inscindibile tra liberta', uguaglianza e differenza. La differenza sessuale o di genere e' poco rispecchiata nella Costituzione, e tuttavia non ha bisogno di un riconoscimento esplicito. Puo' vivere nel processo di attuazione/rinnovamento dei principi costituzionali, che tuttavia richiede uno spazio pubblico democratico, plurale, dove possa liberamente esplicarsi l'agire politico di donne e uomini. 2. MEMORIA. NICOLA TERRACCIANO: UN PROFILO BIOGRAFICO DI GUIDO CALOGERO [Dal sito www.liberalsocialisti.org riprendiamo il seguente profilo. Nicola Terracciano, storico, avvocato, per anni preside di licei, e' studioso e cultore dell'esperienza liberalsocialista. Guido Calogero, figura illustre della cultura e della vita civile italiana del Novecento, nato a Roma nel 1904, filosofo, antifascista, organizzatore del movimento liberalsocialista e del Partito d'Azione, e' scomparso nel 1986. Tra le opere di Guido Calogero segnaliamo particolarmente La scuola dell'uomo, Sansoni, Firenze 1939; Lezioni di filosofia, Einaudi, Torino 1946-1948; Filosofia del dialogo, Comunita', Milano 1962, 1977; Le regole della democrazia e le ragioni del socialismo, Edizioni dell'Ateneo, Roma 1968, poi Diabasis, Reggio Emilia 2001] Guido Calogero nacque a Roma il 4 dicembre 1904, da padre messinese, Giorgio, un bravo professore di francese, e da Ernesta Michelangeli, figlia di Luigi. Quest'ultimo, di origini marchigiane, fu professore universitario di letteratura greca e poeta carducciano (di lui Calogero scrisse la voce nell'Enciclopedia Italiana) (1). Ernesta era stata la prima studentessa universitaria a giungere alla laurea nell'Universita' di Messina. Guido fu figlio unico ed entrambi i genitori (senza dimenticare i nonni) concentrarono la loro azione pedagogica su Guido, le cui qualita' intellettuali erano eccezionali, incidendo profondamente su certi orientamenti della sua complessa personalita'. Fu fanciullo felice, adolescente sensibilissimo, come dimostra il suo primo scritto: la raccolta di poesie, edita da Signorelli nel 1920 (ad appena 16 anni), Initium. Le rime dell'Arno, i ritmi delle fonti, le odi romane, le elegie siracusane, con forti influssi della poesia antica e soprattutto dannunziani. Aveva frequentato il ginnasio a Pisa e il liceo al "Mamiani" di Roma, dove consegui' la maturita' classica con un anno di anticipo, nel 1921. Si iscrisse alla Facolta' di Lettere della Sapienza, avendo un amore spiccato per l'italiano, il latino e il greco. L'interesse fondamentale in questa fase era rivolto alla poesia di Pindaro, alla filologia classica. Ma la lettura di Croce e l'esperienza dell'insegnamento di Gentile lo portarono a quella "conversione" verso gli studi filosofici, di cui parla Francesco Gabrieli, suo amico di universita' di allora. Il 1925 fu l'anno della laurea, ad appena 21 anni, e dell'inizio della collaborazione alla rivista diretta da Gentile "Giornale critico della filosofia italiana", con recensioni e saggi, incentrati questi ultimi sulla logica antica e su quella di Aristotele in particolare, che furono trasfusi nel suo primo libro organico e classico nel campo di tali studi: I fondamenti della logica aristotelica, del 1927, nella collana dell'editore Le Monnier "Studi filosofici", diretta da Gentile. Nel 1934 assumera' la redazione fiorentina della rivista, alla quale dara' nuovo impulso, chiamando a collaborarvi studiosi ebrei in fuga dalla Germania come Kristeller, Kroner, Loewith, H. Levy, Walzer, aprendo il dibattito filosofico italiano al piu' avanzato pensiero europeo. L'originale precocita' lo impose all'attenzione degli ambienti culturali, tanto che nello stesso anno scrisse anche per le riviste "La Cultura" e "Leonardo", con recensioni che, dalla piu' specializzata storiografia filosofica antica, soprattutto tedesca, andavano a Vico, Gobetti, Buonaiuti. Nello stesso anno 1927, ad appena 23 anni, ottenne la libera docenza di storia della filosofia antica e ando' a trascorrere un anno di perfezionamento a Heidelberg, seguendo le lezioni di Rickert. Dal 1928 al 1939 fu professore incaricato di storia della filosofia antica all'Universita' di Roma, insegnando contemporaneamente storia e filosofia al liceo classico romano "Tasso". Tra i suoi migliori studenti di allora occorre ricordare soprattutto Pilo Albertelli, futuro martire alle Fosse Ardeatine, che si laureo' proprio con Calogero con una tesi sulla dottrina platonica della conoscenza. Oltre Aristotele, fu Platone (e quindi Socrate) ad entrare nel profondo dell'interesse intellettuale ed umano di Calogero: del 1928 e' la versione, con saggio introduttivo, del dialogo Il simposio nella collana "Biblioteca di cultura moderna" della casa editrice Laterza di Bari, cosi' profondamente legata a Croce. * La collaborazione con Gentile e' intensissima, specialmente nell'impresa culturale piu' indimenticabile e duratura (universalmente riconosciuta nel suo sostanziale, rigoroso spessore culturale), legata al complesso e tragico intellettuale fascista: l'Enciclopedia Italiana. Riguardo al controverso rapporto con Gentile, si possono riportare le equilibrate parole del suo caro amico abruzzese, Giulio Butticci: "Per me Gentile era soltanto il filosofo che aveva legittimato le violenze fasciste asserendo che a cambiare le idee alla gente erano ugualmente idonei sia la predica che il manganello. Naturalmente poi ne seppi di piu' e meglio; e fu anche questo, di andare al fondo delle cose, un insegnamento di Guido Calogero. Ma con lui non parlai mai di Gentile, considerando che, pur nell'opposta collocazione politica, doveva aver conservato ammirazione e gratitudine per chi lo aveva iniziato all'esercizio del pensiero e, come e' noto, lo aveva poi chiamato a collaborare con altri antifascisti alla redazione dell'Enciclopedia Italiana da lui diretta" (2). Calogero dal 1929 al 1938, sia come redattore che come collaboratore, scrisse tutte le voci relative al pensiero greco, ma ne curo' anche molte altre, sia relative alla cultura tedesca (ad esempio Fichte, Schelling, Schopenhauer, Heidegger, Cassirer), alla cultura inglese (adesempio Hobbes, Hume, con una curiosita' estesa anche agli ordinamenti scolastici), alla cultura francese (ad esempio Proudhon), alle discipline filosofiche (ad esempio estetica, ontologia), ai singoli concetti (ad esempio solipsismo, piacere). Il legame di Calogero con l'Istituto dell'Enciclopedia Italiana si estese anche al progetto e alla redazione dell'Enciclopedia Minore, che, ideata da Gentile, fu nel dopoguerra portata avanti a partire dal 1955 in dodici volumi col titolo Dizionario Enciclopedico Italiano. Come ha messo in luce Cristina Farnetti, il contributo di Calogero tra il 1940 e il 1942 fu intensissimo ed esso fu trasfuso nella nuova opera, pur non segnalandosi il suo nome, come da accordi contrattuali (3). Questa lunga, rigorosa esperienza "enciclopedica" lievito' e rafforzo' la sorprendente capacita' di Calogero di portare una luce di consapevolezza, di riflessione, mai superficiale, su quasi ogni aspetto o evento del quotidiano, quale emergera' nella straordinaria, varia, intensissima collaborazione a giornali, settimanali, riviste. Nel 1931, vinta la cattedra universitaria, fu straordinario di filosofia nell'Istituto Superiore di Magistero dell'Universita' di Firenze; passato a Pisa nel 1934, fu promosso ordinario di storia della filosofia nel 1935, tenendo anche corsi speciali alla Scuola Normale. Accanto ad Aristotele, Socrate e Platone, il suo interesse si concentro' sulla piu' originale scuola presocratica, fiorita nel Mezzogiorno d'Italia, quella eleatica, legata soprattuto a Parmenide e Zenone, caratteristici per il nesso logico-ontologico, che era il piano del suo piu' profondo stile mentale e del suo piu' intenso interesse. Del 1932 e' il suo secondo classico libro Studi sull'eleatismo (tradotto in Germania nel 1970). In relazione al valore del momento teoretico e dello studio della storia della filosofia in Calogero, ha detto efficacemente Eugenio Garin: "Sul primato del momento teoretico nei confronti di quello storico ha sempre battuto con insistenza, e proprio in riferimento alla sua attivita' storiografica. La storia della filosofia - e in particolare la storia della filosofia antica - ha il compito preciso di dare lumi per vedere piu' a fondo, e piu' correttamente, nella problematica contemporanea, mettendo a nudo antichi fraintendimenti ed errori, dissipando pseudo-problemi e mettendo a fuoco i problemi autentici" (4). Nel 1933 uscirono nella "Collezione scolastica" della casa editrice La Nuova Italia, di Ernesto Codignola, i tre volumi di Storia del pensiero (antico, medievale, moderno), che avranno altre edizioni ampliate e diveranno un classico dell'editoria scolastica degli anni Trenta e Quaranta. Nello stesso anno curo', con introduzione e commento, Il Manuale di Epittetto nella versione di Giacomo Leopardi, presso la "Collana scolastica di testi filosofici", diretta da Gentile presso la Sansoni. * L'immersione quotidiana nella paideia classica e umanistica fondata sul valore dell'umana dignita' (sentimentale, intellettuale, morale) non pote' non produrre nel tempo il continuo, inquietante confronto con i principi di fondo, statolatri e antiumanistici, retorici e demagogici, del regime fascista, nel quale si svolgeva la sua vita ed al quale comunque partecipava in un ruolo intellettuale non secondario. Di fronte alla sua coscienza e alla sua intelligenza, in rigorosa coerenza logica ed etica, Calogero non pote' non passare su una posizione antifascista, anche se lo fece sul piano profondo e complesso del livello della sua consapevolezza e nella lucida individuazione delle forme piu' opportune di incidenza. Mise nel conto di essere destituito dalla cattedra e di rimanere senza una fonte di sostentamento quotidiano, ora che si era sposato con Maria Comandini, l'indimenticabile compagna della sua vita (della ben nota famiglia di repubblicani romagnoli, di Cesena, che sicuramente ebbe un ruolo importante per l'assunzione di una decisa posizione antifascista), ed aveva due figli, Laura e Francesco. Solo cosi' si spiega la "strana" decisione (nel pieno di una splendida posizione universitaria) di rimettersi a studiare come un semplice studente, per prendere una seconda laurea in giurisprudenza, nel 1937. La tesi, dal titolo La logica del giudice e il suo controllo in Cassazione, sara' immediatamente pubblicata dalla specializzata casa editrice Cedam di Padova nella collana "Studi di diritto processuale" diretta da Piero Calamandrei. Quest'ultimo nome rimanda immediatamente all'azione antifascista, discreta e originale, tesa alla diffusione di quel movimento liberalsocialista che Calogero aveva ideato con Aldo Capitini, conosciuto alla Normale di Pisa e ormai lontano da Gentile e dal fascismo, al quale non aveva voluto aderire, ritirandosi nella casa sotto il campanone del municipio di Perugia, vivendo di lezioni private. * Il Liberalsocialismo nacque nel 1937, proprio nell'anno dell'assassinio dei fratelli Rosselli, quasi una misteriosa "vendetta dello spirito" (5). Il Liberalsocialismo, nella visione calogeriana, si configurava, con echi logici di origine idealistica, come antitesi al comunismo, al fascismo e al liberalismo di vecchio stampo, e come sintesi di costituzionalismo liberale e di egualitarismo socialista (6). Il dramma del rapporto tra la legge della coscienza individuale e il rispetto o meno delle leggi ingiuste e' rintracciabile nella edizione a cura di Calogero, nello stesso anno 1937, del famoso dialogo di Platone Il Critone presso la "Biblioteca scolastica di classici latini e greci" diretta da Giorgio Pasquali. Sempre nel 1937 Calogero curera' anche l'edizione del Protagora. La vita di Calogero dal 1937 al 1942, anno del suo primo arresto, fu tutta generosamente spesa in una sottile, fecondissima opera di risveglio politico delle coscienze, negli ambienti sopratuttto universitario e culturale, con l'attivita' cospirativa del movimento, con lo stile e i contenuti del suo insegnamento, con le linee di interesse dei suoi scritti. Un suo allievo, Antonino Radice, ricordando il corso di filosofia teoretica del 1938 sul tema "Il Contratto Sociale di Jean-Jacques Rousseau", ha detto "trovo' persino nella scelta degli argomenti di studio non soltanto il modo per rafforzare in se' le personali convinzioni di liberta' e di indipendenza, ma vide pure l'occasione per educare al medesimo culto della liberta' e al gusto piu' alto della dialettica metodologica quanti, attratti dal fascino personale emanante dalla sua persona e dalla sua parola, numerosi accorrevano alle sue lezioni, piene di sottintesa ribellione al conformismo della circostante societa'" (7). Il Radice ricorda anche l'atmosfera "diversa" di Pisa, dove erano vive le vicende degli studenti Umberto Segre e Vittorio Enzo Alfieri e del piu' adulto Aldo Capitini, espulsi dalla Normale per il dissenso verso il regime, incideva il lavoro di liberazione intellettuale dell'italianista Luigi Russo (che aveva voluto Calogero a Pisa), dello storico Carlo Morandi, dell'archeologo Ranuccio Bianchi Bandinelli, erano note la fuga e la partecipazione di alcuni giovani dell'Ateneo per andare a combattere in Spagna per la Repubblica, cresceva la simpatia per Croce e declinava quella per Gentile. Nell'anno accademico 1938-1939 Calogero tenne un corso di Pedagogia, che si tradusse nel famoso suo libro La scuola dell'uomo, edito da Sansoni nella collana "Biblioteca italiana", che tantissimi allievi e lettori lessero come opera chiaramente antitotalitaria. Il quarto capitolo aveva come titolo "La liberta'". Ha detto recentemente Carlo Azeglio Ciampi, suo allievo alla Normale e poi amico fino alla morte: "Quest'ultimo libro e' un vero e proprio manifesto della liberta'. E' il libro con cui Calogero si rivolge ai giovani per mostrare loro come sia possibile uscire dal pessimismo dell'alternativa fra fascismo e comunismo... La filosofia morale di Calogero e' una morale concreta, di attuazione della liberta', prima dentro di noi, poi nella societa'. Calogero non perseguiva fini astratti, ma voleva realizzare i propri ideali nella societa'. Il richiamo continuo alla coscienza, criterio estremo della verita', era richiamo al senso di responsabilita' dell'individuo, ne sottolineava il dovere di lottare per l'affermazione della liberta' per se' e per gli altri, per cambiare la realta'" (8). Come ha sottolineato Garin, Calogero "trasfigurava l'attualismo in una filosofia della prassi intesa come formazione di una societa' libera e giusta, di liberi e di giusti" (9). La filosofia aveva senso solo come moralismo assoluto, come pedagogismo assoluto; doveva tradursi, secondo l'indimenticabile lezione di Socrate e Cristo, nel dare esempio di vita e di morte e nel pagare di persona. Ha detto Calogero nel 1945, parlando agli studenti romani: "C'e' stata una vita sotterranea nelle universita' italiane: nelle universita' di Pisa, di Firenze, di Milano, di Genova, in quasi tutte le altre universita'. Questa vita sotterranea nelle universita' italiane ha tenuta ferma, nella coscienza dei giovani, la verita' che certi ideali non erano morti, e che tenendo fede ad essi si sarebbero fatti nuovamente trionfare" (10). L'angoscia della guerra che era scoppiata, della peste razzista entrata nel corpo della vita giuridica del paese, accentuo' il momento dell'azione politica, a scapito del lavoro intellettuale che, nel 1940, si espresse in soli tre brevi saggi. La concentrazione storico-politica lo porto' dallo studio di Aristotele e Platone a quello di Marx ed Hegel, ai teorici di quella statolatria, che stava dietro alle tragedie del secolo, pur nel riconoscimento dell'essere stati maestri di acuta comprensione del piu' profondo andamento storico. Nell'anno accademico 1940-'41 tenne il corso "Intorno al materialismo storico", edito nel 1941. Nello stesso anno curo' la traduzione, insieme a Corrado Fatta, del primo volume delle Lezioni sulla filosofia della storia di Hegel, presso La Nuova Italia. Approfondi' il concetto di giustizia, al quale dedico' tra il 1941 e il 1942 due saggi, frutto anche di conferenze tenute, con altri temi, negli Istituti Filosofici di Perugia, Roma, Pisa. * Il ritmo dell'impegno politico divenne ormai frenetico e, come si vede, anche scoperto nella sua espressione pubblica, per cui egli venne arrestato il 2 febbraio 1942 e condotto alle Murate di Firenze. Resto' in carcere quattro mesi, fu sospeso e destituito della cattedra e poi mandato al confino a Scanno, in Abruzzo, dove si trasferi' anche la famiglia, fino a maggio 1943. Non pote' rispondere per allora pubblicamente a Croce, che aveva criticato il Liberalsocialismo nel numero della "Critica" del gennaio 1942. Partecipo' direttamente e indirettamente, attraverso la moglie Maria Comandini e i rapporti con Ugo La Malfa (conosciuto negli ambienti dell'Enciclopedia Italiana), alla ideazione e fondazione del Partito d'Azione, che non a caso ebbe uno dei momenti di giuridica configurazione nello studio dell'avvocato Comandini (cugino di Maria) a Roma nel luglio del 1942. Il primo scritto di Calogero espressamente politico appare sul numero clandestino di "Italia libera" del 2 aprile 1943 col titolo "Le precisazioni programmatiche del Partito d'Azione", in dialogo con La Malfa e Ragghianti. Fu arrestato nuovamente a Scanno l'8 giugno e portato nel carcere di Bari, dove resto' fino alla scarcerazione del 28 luglio con Vittore Fiore e figli e Cifarelli. Dopo lo sbandamento dell'8 settembre ed essendo Roma occupata dai nazifascisti, Calogero torno' a Scanno, dov'era ancora la sua famiglia e vi resto' fino alla liberazione di Roma del 1944 (ospito' dal settembre 1943 al marzo 1944 Carlo Azeglio Ciampi). Nel silenzio drammatico della cella e nella residenza coatta del confino, Calogero mobilito' le energie intellettuali al diapason per fissare cardini teorici nelle varie discipline filofiche, affinche' non si perdessero mai piu', dopo tanta esperienza di tragedia, come stava emergendo nel cuore della guerra atrocissma e disumana, certi principi, certi assiomi, certi orientamenti, certi modi di affrontare i problemi. Si impegno' affinche' la filosofia mai si smarrisse, mai venisse meno al suo compito umanissimo ed etico di orientamento, di consapevolezza al servizio sempre dell'umana dignita'. Cosi' sul piano della filosofia politica chiari' profondamente i due concetti chiave della liberta' e della giustizia, le due stelle polari della salvezza etico-politica, che dovevano poi tradursi piu' analiticamente in indicazioni operative per un nuovo modo di fare politica e di organizzarsi, richiamando il loro problematico rapporto, non automaticamente correlato. Individuo' nel Partito d'Azione lo strumento politico che poteva assumere quei principi come orientamenti di fondo e storicamente tradurli sul piano della norma e dell'ethos civile. Cosi' accanto alla stesura di quelle che saranno le Lezioni di filosofia (uscite nel dopoguerra), Calogero scrive a Scanno nell'aprile 1945 La giustizia e la liberta'. Saggio sul liberalsocialismo del Partito d'Azione, uscito solo nel febbraio del 1944 a Roma, clandestino quarto "Quaderno libero", nella serie diretta da Federico Comandini. Gia' nel 1944, quando i nazifascisti occupavano gran parte della penisola, accanto alle azioni di Resistenza in Abruzzo "favorendo l'occultamento dei prigionieri e stabilendo contatti con gli Alleati che avanzavano dalla parte del Sangro", come ricorda Butticci (11), avvio' un intenso lavoro di orientamento e di riflessione con brevi scritti giornalistici sul quotidiano del partito "L'Italia Libera - G. L.". Richiamava l'equivalenza tra rivoluzione sociale e rivoluzione liberale, la non accettazione di una concezione della liberta' che implicasse quella di morire di fame, ma fosse "liberta' liberatrice" sul piano delle condizioni quotidiane di vita, le vicinanze e le differenze tra laburismo e liberalsocialismo, la diversa concezione del socialismo, che restava insufficiente ed equivoco se non era accompagnato dall'aggettivo liberale, le consonanze, ma anche le diverse storie del socialismo liberale di Rosselli e il liberalsocialsimo, i problemi della radio, dell'Europa, della democrazia, della scuola. Tra il 1944 e il 1945 utilizzo' ogni occasione e strumento, da Radio Roma e Firenze alla nuova rivista di Piero Calamandrei "Il Ponte", alle conferenze tenute in tutti gli ambienti sociali, dall'Universita' alle prime sedi sindacali, per aiutare a capire il fascismo, la democrazia, la necessita' della rottura col passato per la fondazione di una societa' repubblicana, libera e giusta. * Nella liberta' riconquistata difese anzitutto il suo liberalsocialismo dalle accuse di Croce e di quanti, nello stesso partito, tendevano a confonderlo con quello generico e sentimentale di un Lussu e non afferravano la sua forza ideale sintetica delle esigenze etico-politiche portate avanti dallo stesso Lussu da una parte, da Parri e La Malfa dall'altra. Restera' per questo un profeta drammaticamente inascoltato, perche' l'assunzione sincera di quella proposta etico-politica avrebbe evitato al Partito d'Azione la divisione e permesso la sua permanenza nella lunga durata nel panorama politico del cinquantennio repubblicano, la cui assenza invece tanto si e' scontata e si sconta. Pertanto resta un monito ed un lascito prezioso quel libro del 1945, Difesa del liberlasocialismo, che parte dalla sua riflessione del 1940 su "individuo e persona" e termina con il richiamo a Carlo Rosselli. Calogero ricorda nel 1945, ad un anno dal martirio, Pilo Albertelli e rivendica ampiamente l'opera di educatore politico di Aldo Capitini, che asseconda per la sua parte con la stesura de L'abbicci' della democrazia (parlare e ascoltare, come si presiede e quali sono le regole della discussione, ordini del giorno, verbali e votazioni, il significato della maggioranza), consapevole che l'opera piu' importante e urgente fosse l'educazione politica dei cittadini, ignari dei valori e dei metodi della partecipazione democratica, dopo venti anni di totalitarismo. Si potrebbe parlare di un socratismo politico dopo quello quello filosofico, al quale si era dedicato nei decenni precedenti. Da grande educatore qual era, si rivolgeva soprattutto ai giovani, che soli potevano piu' decisamente ed incisivamente provvedere alla costruzione del nuovo edificio democratico, perche' piu' immuni dal condizionamento del regime. Ad essi si appellava, affinche' non avessero remora a fare politica (chiarendo in che termini) e ad assumersi le responsabilita' dell'avvenire (12). Dalla meta' del 1945 all'insediamento dell'Assemblea Costituente, fece parte con autorevolezza e incisivita' della Consulta, l'organo che, nell'assenza forzata di un Parlamento regolarmente eletto, funziono' in sua vece, dando pareri al governo sui problemi generali e sui provvedimenti legislativi. Oltre che come consultore, Calogero insieme a Maria Comandini visse con dedizione la vita del Partito d'Azione nella sua dimensione organizzativa. Maria dirigeva la sezione femminile nella collaborazione con altre indimenticabili figure femminili della tradizione azionista come Ada Gobetti, Gigliola Spinelli, Joyce Lussu, Mariuma Tioli, Gabriella Giordano Ricci e Amorina Lombardi, scrivendo anche articoli di rara chiarezza ed essenzialita' sulla stampa nazionale e locale del partito (13). Non si puo' comprendere il liberalsocialismo dal punto di vista teorico e pratico senza il quotidiano dialogo tra Guido e Maria. Ella allargo' la latitudine, lo sguardo problematico della lotta di liberazione delle classi oppresse al mondo femminile, da emancipare nello stesso tempo e sempre insieme sia economicamente che sentimentalmente e moralmente. Guido e Maria girarono i quartieri di Roma, le cittadine vicinee, con l'amico Butticci, segretario regionale del Partito d'Azione, l'Abruzzo (dove Calogero era capolista) che conoscevano dal tempo del confino, con riunioni e comizi, animando la fede repubblicana e gli ideali liberalsocialisti, portando il loro contributo alla vittoria del referendum istituzionale del 2 giugno 1946 e all'affermazione comunque del partito, che mando' una piccola pattuglia di valorosi deputati, che tanti contributi diedero alla stesura della Carta Costituzionale. In Abruzzo (escluso quindi il Molise) i voti per la repubblica superarono quelli per la monarchia (a differenza di tutte le regioni meridionali, le isole e lo stesso Lazio) e il partito ebbe la sua piu' alta percentuale di voto (3,4% contro una media delI'1,5 %). Guido non penso' alla sua elezione, alIa sua carriera (pur se risulto' il primo dei non e1etti), cosi come fecero tanti altri del Partito d'Azione (ad esempio Luciano Bolis), che si gettarono a capofitto nelIa lotta, senza vanita' e personalismi. Persuaso, come si e' detto, che il Liberalsocialismo potesse essere l'orizzonte teorico sintetico e quindi unificante di quel Partito d' Azione che era minato da posizioni ideali spesso pericolosamente conflittuali, e al fine di articolarlo piu' analiticamente sul piano culturale e politico, dandogli un respiro anche internazionale, fondo' agli inizi del 1946 la rivista "Liberalsocialismo" con sede a casa propria (dando un ulteriore esempio di dedizione e di altruismo), con una rosa di collaboratori esemplificativa del suo obiettivo politico, culturale ed organizzativo (da Vittorelli, vicedirettore, a Bobbio, Calamandrei, Ciampi, Capitini, Maria Comandini, Delle Piane, T. Fiore, Garosci, V. Gabrieli, Riccardo Lombardi, Salvemini, Giorgio Spini, Tagliacozzo, Valiani, Venturi, Visalberghi, Zevi). Ma le vicende successive della divisione e dell'incipiente diaspora, gli fecero capire che I'impresa non aveva piu' il principale referente storico-politico capace di portarlo avanti. Visse con dolore l'abbandono del Partito d'Azione, nel febbraio del 1946, da parte di Parri e La Malfa, rimanendo al suo posto e facendo in modo che i danni fossero limitati. Nella consapevolezza della funzione dell'animazione dal basso, di origine capitiniana, ma sempre su certe basi istituzionalizzate (che sole possono garantire sistematicita' e durata degli interventi) fu fondatore e presidente nel 1947 del Cepas (Centro di educazione professionale per assistenti sociali), che aveva la funzione di introdurre questa figura alI'interno della drammatica situazione sociale dell'Italia del dopoguerra. Ne' dimenticava di seguire i lavori della Costituente e di richiamare la centralita' dei problemi della scuola, della laicita', dei rapporti tra Chiesa e Stato. Ne' dimenticava la propria vocazione, il proprio dovere di filosofo, se si ricorda che proprio tra il 1946 e il 1948 uscirono presso Einaudi le Lezioni (in tre volumi: Logica, gnoseologia, ontologia, Semantica, Istorica, Etica, giuridica, politica), nel 1947 i Saggi di etica e di teoria del diritto, presso Laterza, e la traduzione del secondo volume delle Lezioni sulla filosofia delta storia di Hegel sul "mondo orientale". Reintegrato nella cattedra a Pisa, tenne nell'anno accademico 1947/'48 un corso sul tema a lui caro de Le origini della logica classica. Dopo la fine del Partito d'Azione, conflui' nel Partito socialista, della cui direzione fece parte dopo il congresso di Genova del 1948, sostenendo sempre la concezione del socialismo autonomistico (dopo aver rinunciato poco prima a una candidatura senatoriale, per non essersi il Partito socialista dichiarato contro la dittatura comunista alIora instauratasi a Praga). * La fine del Partiio d'Azione, l'appiattimento del Psi sulle posizioni del Pci e il loro guardare in modo cieco versa l'oriente comunista e i miti bolscevichi, lo portarono ad una decisione che puo' sembrare un allontanamento dal Paese, ma che ha una segreta carica significativa (come si dira' poi): tra la fine del 1948 e il 1950, Calogero ando' a fare il docente nelle Universita di Montreal, di New York, di Princeton. Ne1 1950, passato da Pisa a Roma, inauguro' la cattedra di storia delia filosofia antica nell'aula magna delI'Universita' con una memorabile lezione su Socrate (edita dalla "Nuova Antologia" nel 1955). Quell'anno fu molto fecondo dal punto di vista della produzione intelIettuale, se si pensa che uscirono la monografia La filosofia di Bemardino Varisco, il libro Logo e dialogo. Saggio sullo spirito critico e sulla liberta' di coscienza (nelle Edizioni di Comunita', promosse da Olivetti), e che scrisse contributi per volumi in onore di Rodolfo Mondolfo, Benedetto Croce e per il Commentario sistematico alla Costituzione italiana diretto da Piero Calamandrei e Alessandro Levi. DaI 1951 al 1953 fu direttore dell'Istituto Italiano di Cultura di Londra, organizzando mostre importanti come "Italia e Inghilterra nella prima fase de! Risorgimento", aprendo una colIana (che pubblico', oltre il catalogo delia mostra, anche un ricordo di Benedetto Croce, nel 1953, con contributi di Gilbert Murray, di Manlio Brosio e dello stesso Calogero), parlando alla Bbc dell'ltalia. Dall'Inghilterra seguiva attentamente le vicende italiane e coliaborava con "Il Ponte" di Calamandrei con informazioni e riflessioni sulla situazione politica e sull'esperienza socialista anglosassone. Con l'esperienza americana e inglese Calogero aveva voluto indicare, con la propria personale testimonianza, visibilmente, che la vera direzione dello sguardo della sinistra culturale e politica italiana non doveva volgersi versa l'oriente, culla del dispotismo e dei tragici miti bolscevichi, ma verso l'occidente anglo-americano, culla delle liber:ta', della democrazia e del laburismo, di un socialismo cioe' sostanzialmente liberale. Calogero compi' quelia operazione senza subalternita' atlantica, ma su posizioni di dignita' culturale, nella consapevolezza di essere portatore di una grande tradizione culturale. Lo fece come un docente prestigioso, che porta la propria competenza, aperto a ricevere suggestioni di valori e forme organizzatrici, dal punto di vista delle istituzioni politiche ed educative, da far conoscere ed approfondire in Italia. Dal numero del 14 febbraio del 1953 a quello del 22 dicembre 1964, Calogero trovera' ne "Il Mondo" di Pannunzio (l'organo piu famoso della cultura laica del dopoguerra) il luogo editoriale piu significativo per far conoscere la sua riflessione sui problemi nodali e sugli eventi piu significativi della vita etico-politica del paese. Essi andranno a costituire gran parte di due suoi libri Scuola sotto inchiesta, edito da Einaudi nel 1957, e Quaderno laico, pubblicato da Laterza nel 1967. Dopo la citata fase fuori d'!talia, riprese la sua attivita di docente a Roma, la citta' natia, alla quale era legatissimo, con Londra e Atene. Fino al 1955 insegno' storia della filosofia antica, dal 1955 al 1966 storia della filosofia e poi, fino al 1975, filosofia teoretica. Per venti anni formo' generazioni di insegnanti, creando una tradizione di rigore negli studi a lui cari, che si espresse con un gruppo di valentissimi docenti universitari a lui legatissimi (come ad esempio Gabriele Giannantoni). * Se si scorrono gli scritti di Calogero fino al 1957, si e' sorpresi dall'accanimento sul problema della scuola, sulla difesa della scuola pubblica, della scuola laica, intesa come il luogo privilegiato, sancito dalla Costituzione, della formazione di libere personalita' abituate allo spirito critico, al dialogo, al rispetto di tutte le fedi. Egli sentiva, specialmente nel contesta italiano, il dramma, per la presenza del centro del cattolicesimo e per il contrasto politico-ideologico legato all'esistenza del piu' forte partito comunista in occidente (con i socialisti subalterni). Anche a livello europeo e mondiale dominava un clima gelido, con chiusure, muri, intolleranze ideologiche, dogmatismi. Calogero pensava che la vera trincea della lotta stesse li', nella difesa e nella promozione di una scuola, nella quale vivessero valori di liberta', di democrazia, di amore sincero per la cultura. Il ricondurre (e accettare di ridurre) tutto il suo complesso messaggio filosofico e politico al tema del dialogo nasceva proprio dalla consapevolezza che fosse, in quel particolare contesto storico, il valore sommo da diffondere e da praticare, onde evitare i vicoli ciechi dello scontro e dell'irrazionalismo, che avevano gia' segnato cosi' drammaticamente la storia d'Italia e d'Europa del Novecento. Oltre l'attivita' di docente e di pubblicista, fu protagonista dei Convegni degli "Amici del Mondo", tenne conferenze attraverso l'Italia per l'Associazione Culturale Italiana. Il suo prestigio intellettuale fu consolidato dall'uscita di una collana presso Sansoni nel 1956, dedicata proprio ai suoi scritti, dalla ristampa accresciuta de La scuola dell'uomo, dalla collaborazione con Klibansky per una edizione americana del Filebo di Platone, da traduzioni anche in giapponese di suoi scritti. * Con la fine de "Il Mondo", penso' che fosse necessaria la presenza nel panorama italiano di una rivista che avesse come sua finalita' fondamentale la difesa intransigente dei valori della libera cultura e riprese nel 1963, col genero Gennaro Sasso, la rivista "La Cultura" (sulla quale aveva scritto agli esordi), che diresse fino alla morte nel 1986. Presidente della Societa' Filosofica Italiana (e, per il triennio 1963-1966, dell'Institut International de Philosophie di Parigi) egli, che si era sempre battuto per i valori di autonomia e di democrazia nell'Universita, cerco' di capire i motivi della protesta studentesca del 1968 e propose per il XXII Congresso di Filosofia (che si tenne a Padova nell'aprile del 1969) il tema "Il problema del dialogo nella societa' contemporanea". Fu anche questa volta profeta inascoltato da una generazione che si perse in gran parte nei miti dogmatici e intolleranti di una desolata e tragica scolastica marxista-leninista (egli considerava lecito il dissenso, non l'oltraggio, come recita un suo articolo). Ma Calogero non si perse d'animo, pur in una segreta amarezza che gli amici piu vicini capivano e vivevano per le smentite e la lontananza della "realta effettuale" italiana dal suo idealismo etico, e continuo' nel suo dovere socratico di riflessione e di aiuto alla chiarificazione civile, su "La Stampa" e, soprattutto, su "Panorama". Dal 1970 al 1975 ebbe sul settimanale milanese una presenza fissa, affrontando a tutto campo i temi piu scottanti della cronaca politica, sociale, civile: ad esempio l'ordine pubblico, la situazione della Chiesa Conciliare e post-Conciliare (la cui svolta giovannea dei primi anni Sessanta lo aveva profondamente e positivamente attratto, nella sua carica di possibile apertura e dialogo col mondo dei valori laici), la droga, la magistratura, il bipartitismo, l'obiezione di coscienza, il ruolo del sindacato, l'aborto, il potere militare, il terrorismo e il dovere di difendere la democrazia. Specialmente dopo la decisa svolta autonomistica e la fase delI'unificazione degli anni Sessanta nel campo socialista, che videro la nascita del primo centro-sinistra, l'elezione di Saragat a Presidente della Repubblica nel 1964, l'unificazione tra Psi e Psdi nel 1966, prese il suo posto nel Partito Socialista, allontanandosene appena si avvide di processi di rampantismo, incompatibili con le idealita' e il rapporto etica-politica da lui sempre praticati. Cerco' in ogni modo di far dialogare le componenti liberali di sinistra, repubblicane e socialiste, in modo che operassero alla luce di un comune orientamento laico e sostanzialmente liberalsocialista, che prevedesse almeno un patto di consultazione permanente, se non una fusione (anche in questo caso profeta inascoltato). Percio' nel 1972 ripropose la sua Difesa del liberalsocialismo ampliata di saggi e interventi nati dall'esperienza del dopoguerra, che volevano avere come interlocutori piu diretti specialmente La Malfa, Nenni, Saragat e i liberali di sinistra, legati alla piu' autentica e aperta lezione di Luigi Einaudi, di Benedetto Croce e alla figura e al messaggio di Piero Gobetti. * Sul piano strettamente intellettuale, gli ultimi interessi della riflessione calogeriana si collocarono tra: Platone e Plotino, tra Socrate, Cristo, Erasmo, Spinoza, riproponendone le grandi, intramontabili suggestioni teoriche, logiche, etiche. Ebbe doverosi riconoscimenti accademici in Italia e alI'estero e sue voci apparvero nella nuova Enciclopedia Britannica nel 1974. Col caldo affetto della famiglia amatissima, aveva il conforto antico della poesia, specialmente quella classica di Omero, di Virgilio, di Orazio, i cui versi spesso recitava a memoria. Fino alla fine fece della sua casa un luogo di riflessione incessante, di conservazione della memoria per una cerchia di amici integri e fedeli, nella speranza, mai venuta meno, che sarebbero sopraggiunti uomini e gruppi capaci di cogliere il messaggio liberalsocialista e riprenderne con fedelta' ideale i principi, i valori, le idealita', le esperienze, patrimonio importante della storia etico-politica italiana (14). * Note 1. Questo profilo, scritto a maggio 1996, nel decennale della morte, pubblicato nel nunero 5, dedicato tutto a Guido Calogero, dei "Quaderni del Movimento d'Azione Giustizia e Liberta'", Galzerano editore, Casalvelino Scalo (Salerno), pp. 9-25, e rivisto nel 2004 per il centenario della nascita, deve molto alla cortese disponibilita' di scritti di Calogero spesso introvabili in possesso di Vittorio Gabrieli. Il testo fondamentale di riferimento e' il lavoro di Cristina Farnetti col saggio di Gennaro Sasso, che costituiscono il libro Guido Calogero - dal1920 al 1986, Enchiridion, Napoli 1994, pp. 244, che contiene la bibliografia degli scritti di Calogero. Si deve alla dottoressa Farnetti anche il reperimento degli articoli di Calogero apparsi su quotidiani del 1945 e ristampati in parte nel presente scritto. L'estensore di questo profilo ha ascoltato Calogero in un seminario sui Presocratici presso l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli negli ultimi anni della sua vita e ne ricorda, oltre la magistrale competenza, lo spirito vivace e pedagogico che promanava dalla sua figura. 2. Giulio Butticci, Ricordo di Guido Calogero - Un coetaneo maestro, Quaderno n. 15 della "Rivista abruzzese", Lanciano 1986, p. 10. 3. Cristina Fametti, Appendice, nel volume citato alla nota 1, pp. 213-219. 4. Eugenio Garin, Guido Calogero, in "Scuola e citta", La Nuova Italia, Firenze 1987, n. 10, p. 417. 5. Aldo Capitini, Sul nome di liberalsocialismo, in "Liberalsocialismo", Roma, n. 2, febbraio 1946, p. 64. 6. Si veda la parte centrale del secondo manifesto del liberalsocialismo de1 1941, tratto da "Difesa del Liberalsocialismo", riportato in Appendice. 7. Antonino Radice, Ricordo di una lezione: Guido Calogero, in "Nuova Antologia", Le Monnier, Firenze, aprile-giugno 1994, p. 192. 8. Carlo Azeglio Ciampi, Etica dell'azionismo, in "Micromega", 3. 1996, pp. 247. L'articolo e' il testo dell'intervento al Circolo Giustizia e Liberta' di Roma, del 27 maggio 1996. 9. Eugenio Garin, Guido Calogero, cit., p. 422. 10. Guido Calogero, Assumetevi le responsabilita dell'avvenire (vedi Appendice). 11. Giulio Butticci, Ricordo di Guido Calogero - Un coetaneo maestro, cit., p. 18. 12. Guido Calogero, I giovani e la politica (vedi Appendice). 13. Maria Comandini Calogero, Il Partito d'Azione e la questione femminile ,in "La Rinascita", quindicinale del Partito d'Azione - Sezione di Fondi (Latina), del 2 settembre 1945, riportato in Appendice. Su questo periodico e sull'attivita' della sezione azionista fondana ha pubblicato un recentissimo saggio l'autore di questo profilo, pubblicato nell'ultimo numero del 2003 e nel primo numero del 2004 di "Annali del Lazio Meridionale", che si pubblica a Fondi, direttore il preside professor Antonio Di Fazio. 14. Un esempio della disponbilita' dell'ultimo Calogero verso ogni iniziativa, pur piccola, a riprendere la tradizione liberalsocialista si ebbe nel 1982, quando il citato vecchio amico abruzzese Butticci, che era stato anche preside a Roma presso il Liceo "Tito Lucrezio Caro", e liberalsocialisti pavesi, guidati dal dottor Salvatore Bellini, vennero per proporgli di ricostituire il Movimento Liberalsocialista e di rivedere il Manifesto in una nuova versione, ed egli accetto' di buon grado, come di essere anche il loro Presidente fino alla morte (testimonianza dello stesso dottor Bellini)... 3. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 4. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1329 del 17 giugno 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
- Prev by Date: La nonviolenza e' in cammino. 1328
- Next by Date: La nonviolenza e' in cammino. 1330
- Previous by thread: La nonviolenza e' in cammino. 1328
- Next by thread: La nonviolenza e' in cammino. 1330
- Indice: