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La nonviolenza e' in cammino. 1320
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1320
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 8 Jun 2006 00:18:37 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1320 dell'8 giugno 2006 Sommario di questo numero: 1. Gherasco d'aei polla didascomenos 2. Cristina Papa: Siamo uscite dal silenzio, ma loro non sono usciti dalla sordita' 3. Rete Lilliput: Con Lidia Menapace, contro i giochi di potere 4. "Azione nonviolenta" di giugno 5. Le Donne in nero solidali con le "Madri della pace" kurde 6. "Testimonianze": Akbar Ganji a Firenze 7. Un incontro a Monza 8. Giulio Vittorangeli: Una storia di stereotipi e persecuzioni 9. Enrico Peyretti: Pentecoste 10. Elisabeth Moltmann-Wendel: La Maria Maddalena biblica 11. Eleuthera compie vent'anni 12. La "Carta" del Movimento Nonviolento 13. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. GHERASCO D'AEI POLLA DIDASCOMENOS In breve: Martedi' 6 giugno si votano i presidenti delle commissioni del Senato. Alla Commissione Difesa finisce 12 a 12 tra Lidia Menapace candidata del centrosinistra e il generale Ramponi candidato del centrodestra. Se alla successiva votazione prevista per il giorno dopo restera' la parita', il regolamento prevede che sara' presidente il senatore piu' anziano d'eta', che poi e' una senatrice: Lidia Menapace, donna, partigiana nella Resistenza, femminista, amica della nonviolenza. Una delle figure piu' vive e piu' belle della parte migliore dell'Italia civile. I messeri della destra guerrafondaia si riorganizzano, segretamente interpellano un commissario della coalizione di centrosinistra (eletto nella lista di Di Pietro, lista che ha gia' pessimi precedenti: all'ombra della personale storia di impegno contro la corruzione e per la legalita' di Di Pietro da anni piu' volte sono stati candidati e talora fin eletti alcuni personaggi ben piu' che discutibili). Segretamente gli propongono di far confluire i voti su di lui. Lo sventurato rispose. Mercoledi' 7 giugno: il dipietrista dai trascorsi in Forza Italia viene eletto presidente con 13 voti, il suo e tutti quelli della destra guerrafondaia. La presidenza della Commissione Difesa del Senato e' presa de facto dai voti della destra guerrafondaia. Seguono le solite dichiarazioni indignate e cialtrone, spagnolesche e secentiste, quindi ininfluenti quanto le gride contro i bravi. Congratulazioni vivissime. * Il Parlamento perde un'occasione straordinaria, un'occasione storica: che una donna, una femminista, un'amica della nonviolenza, una delle persone che hanno liberato l'Italia dal fascismo e dal nazismo presiedesse la Commissione Difesa del Senato sarebbe stata una scelta di civilta' che molto bene avrebbe fatto a questo paese e all'umanita'. Cosi' non e' stato. Le responsabilita' sono piu' profonde e piu' ampie di quanto possa apparire a un primo sguardo. E di quanto possa apparire a un primo sguardo molto piu' dense e diramate e decisive le implicazioni. E se una digressione e' consentita: ancora una volta e' flagrante l'ingenuita', la superficialita' e la subalternita' dell'arcipelago pacifista, a fronte della coerenza e la compattezza monolitica del blocco della destra guerrafondaia e golpista, comprensivo di non piccole aree del cosiddetto centrosinistra, e di quanti altri - in forme e modi talora fin palesi e piu' sovente occulti - ad esso prestano decisive complicita'. * Ma nell'amarezza almeno questo vogliamo anche segnalare: che in un Parlamento pur dominato da camarille guerrafondaie e militariste, autoritarie e sfruttatrici, patriarcali e razziste, corrotte e corrive, il femminismo e la nonviolenza - e della nonviolenza il femminismo e' stato l'inveramento storico maggiore, e del femminismo la nonviolenza e' uno dei tratti caratteristici piu' intimi e piu' rilevati - sono ormai in grado di portare la loro proposta, la loro sfida, la loro cultura senza alcuna subalternita', senza alcuna rassegnazione, senza alcuna ambiguita'. Forse cento volte ancora nelle istituzioni il femminismo e la nonviolenza saranno sconfitti, ma cento e una volta ancora torneranno ad avanzare la loro proposta, la loro sfida, la loro cultura. Che e' anche la nostra. Che e' la speranza dell'umanita' intera. Poiche' o l'umanita' abolira' il patriarcato e la guerra, o il patriarcato e la guerra distruggeranno l'umanita'. * E a Lidia Menapace, che ancora una volta con l'autorevolezza e la luminosita' della sua storia, della sua cultura, della sua preziosa esperienza e dell'integra sua figura, si e' impegnata in prima persona nella lotta, che ancora una volta ha saputo essere protagonista attiva e nitido, concreto simbolo di un conflitto giusto e necessario, illuminante e disvelatore, ancora una volta anche noi diciamo grazie. La nonviolenza e' in cammino. 2. EDITORIALE. CRISTINA PAPA: SIAMO USCITE DAL SILENZIO, MA LORO NON SONO USCITI DALLA SORDITA' [Ringraziamo Cristina Papa (per contatti: cristina at isinet.it) per questo intervento. Cristina Papa, intellettuale femminista da sempre impegnata per la pace e i diritti umani, fa parte della redazione de "Il paese delle donne" ed e' curatrice del sito e della versione elettronica della rivista (www.womenews.net). Lidia Menapace (per contatti: lidiamenapace at aliceposta.it) e' nata a Novara nel 1924, partecipa alla Resistenza, e' poi impegnata nel movimento cattolico, pubblica amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto"; e' tra le voci piu' alte e significative della cultura delle donne, dei movimenti della societa' civile, della nonviolenza in cammino. Nelle elezioni politiche del 9-10 aprile 2006 e' stata eletta senatrice. La maggior parte degli scritti e degli interventi di Lidia Menapace e' dispersa in quotidiani e riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi libri cfr. Il futurismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; L'ermetismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; (a cura di), Per un movimento politico di liberazione della donna, Bertani, Verona 1973; La Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia politica della differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001; (con Fausto Bertinotti e Marco Revelli), Nonviolenza, Fazi, Roma 2004] Quando gia' sembrava certa l'elezione di Lidia Menapace a presidente della Commissione Difesa del Senato, con un colpo di mano orchestrato dalla destra, al suo posto e' stato eletto l senatore De Gregorio, parlamentare dell'Idv. De Gregorio, stando a quanto riportano le prime agenzie, avrebbe dichiarato: "Il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro era stato informato di questa operazione che ha portato me alla presidenza della Commissione Difesa, per non lasciarla a una persona come Lidia Menapace, che non ha i nostri stessi valori". Di Pietro smentisce sdegnato e chiede le dimissioni del suo uomo. Per fortuna insorgono amche le altre parlamentari, che sulla composizione del governo avevano cercato di evidenziare gli aspetti positivi (maggior numero di donne rispetto al governo precedente). In dubbio la lealta' di De Gregorio anche per Anna Finocchiaro, secondo cui quest'ultimo "non solo viene meno ai patti, ma anche al dovere di lealta' nei confronti dell'Idv". Manuela Palermi, presidente del gruppo Insieme con l'Unione, Verdi-Pdci e capogruppo nella Commissione Difesa, si schiera al fianco di Lidia Menapace chiedendo ad alta voce le dimissioni di De Gregorio: "Quello che e' accaduto oggi e' un atto di una gravita' inaudita. Chiedero' nelle sedi opportune, che il senatore De Gregorio sia invitato a dimettersi da presidente della Commissione Difesa", e conclude: "E' necessario ed urgente un chiarimento all'interno del centrosinistra...". * Questa maggioranza ha cominciato male e continua peggio: nonostante le dichiarazioni di voler dare spazio alle donne, sembra, infatti, avere un problema serio di sdoppiamento della personalita' e, verrebbe da dire, soffre di misoginia acuta. Non si spiegano altrimenti le dichiarazioni di molti rappresentanti dell'Unione che davanti alle proteste venute da tanti settori della societa', non solo dalle femministe e dal mondo delle pari opportunita', hanno candidamente dichiarato che anche a loro sarebbe piaciuto che ci fossero piu' ministre nel governo. Le elezioni amministrative hanno visto una pletora di "ominicchi", mi sia consentito il termine, occupare le teste di lista, anche delle piu' radicali formazioni della sinistra, con il risultato, che donne preparate, con un reale rapporto con il territorio e una forte relazione con le elettrici che ce l'hanno messa tutta per farle eleggere, sono state escluse, naturalmente tra lo stupore dei loro compagni di partito. * Certo, il bliz alla Commissione Difesa del Senato potrebbe rappresentare l'ultima bassezza, il colpo di coda di una classe dirigente che ha paura della pace... Di una generazione di politici che ha paura della potenzialita' delle donne di rivoluzionare la politica, ma che piuttosto che esporsi rivendicando la propria ostinata idea monosessuata della politica preferisce passare per una banda di smemorati di Collegno, di rincretiniti che con sincero stupore guardano le conseguenze delle loro azioni senza capire che c'e' un nesso di causa-effetto tra le loro pratiche politiche e l'assenza delle donne dalla scena politica... Altro che governo Zapatero, questo governo e questa sinistra non ci traghetteranno nemmeno vicino al limbo delle piu' tristi rivendicazioni emancipazioniste. Siamo uscite dal silenzio, ma loro non sono usciti dalla sordita', e se provassimo a ripeterglielo con un'altra manifestazione? 3. RIFLESSIONE. RETE LILLIPUT: CON LIDIA MENAPACE, CONTRO I GIOCHI DI POTERE [Dalla segreteria della Rete Lilliput (per contatti: segreteria at retelilliput.org) riceviamo e volentieri diffondiamo] Un vero colpo di mano quello che ha voluto mettere fuori gioco Lidia Menapace alla candidatura alla Presidenza della Commissione Difesa del Senato. Un schiaffo alle tante proposte sui temi del disarmo tra cui la difesa popolare nonviolenta e la riconversione dell'industria bellica tanto invocati e sostenuti in questi anni da moltissime realta' della pace in Italia. La Rete di Lilliput auspica un ripensamento e una presa di posizione del partito dell'Italia dei Valori e dell'Unione affinche' i percorsi del disarmo siano maggiormente considerati e valorizzati nelle sedi parlamentari. Questo segnale suscita preoccupazione sul metodo con cui l'Unione intende affrontare i temi della pace e del disarmo in quanto crediamo che per una politica di prevenzione dei conflitti occorra una strategia compatta e condivisa che non lasci intravedere segnali controversi. Per questo chiediamo le dimissioni del neo-eletto Presidente della Commissione della Difesa del Senato e una chiara conferma della senatrice Menapace precedentemente indicata dall'Unione. 4. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA" DI GIUGNO [Dalla redazione di "Azione nonviolenta" (per contatti: an at nonviolenti.org) riceviamo e volentieri diffondiamo] E' uscito il numero di giugno 2006 di "Azione nonviolenta", rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo. In questo numero: Un convegno "umile e alto" per la nonviolenza politica, di Mao Valpiana; Omnicrazia. Patate e ideali. Ascoltare e parlare. Nonviolenza e controllo dal basso per superare il militarismo e la burocrazia, di Daniele Lugli; Il femminismo, elemento centrale della nonviolenza, di Lidia Menapace; Trasformazione nonviolenta dei conflitti interculturali, di Pasquale Pugliese; Finiamola con l'idea dello sviluppo infinito, di Piercarlo Racca; Un'esperienza importante per la citta' di Firenze, di Tiziano Cardosi; Una forza piu' potente: scheda 5: "Nashville 1960: eravamo guerrieri", a cura di Luca Giusti; Un monumento diverso, di Irene Valente. E le consuete rubriche: Giovani. Battere la mafia e' possibile anche nel nord d'Italia, a cura di Laura Corradini; Educazione. Educare all'incontro con l'altro contro il virus del razzismo, a cura di Pasquale Pugliese; Disarmo. E se il lavoro da difendere e' in una fabbrica di armi?, a cura di Massimiliano Pilati; Economia. Controlliamo la finanza palestinese per capire meglio Olp e Hamas, a cura di Paolo Macina; Per esempio. Nella comunita' di Parihaka vive la nonviolenza dei Maori, a cura di Maria G. Di Rienzo; Musica. L'anima popolare degli States ha un nome: Pete Seeger, a cura di Paolo Predieri; Cinema. Alla ricerca di un equilibrio per affrontare i conflitti familiari, a cura di Flavia Rizzi; Movimento. Verso i corpi civili di pace, una necessita' della storia, a cura di Silvano Tartarini; Libri. Una scuola migliore per tutti, a cura di Sergio Albesano; Riceviamo e segnaliamo, a cura della Redazione; Lettere. In copertina: Camminata per la nonviolenza a Firenze. In ultima: Materiale disponibile. In seconda: Pax et Biani, "La decrescita della nonviolenza". * Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 29 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail a: an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'". 5. SOLIDARIETA'. LE DONNE IN NERO SOLIDALI CON LE "MADRI DELLA PACE" KURDE [Da varie persone amiche riceviamo e volentieri diffondiamo] Ancora in prigione le "Madri della pace" kurde. Muyesser Gunes e Sakine Arat, due esponenti dell'associazione delle "Madri della pace" di Istanbul sono state condannate a un anno di carcere e al pagamento di una sanzione amministrativa per aver espresso la loro opinione, nel corso di una conferenza stampa tenutasi nell'agosto del 2005, sulla rivolta che scoppio' nel 1999 nella regione kurda in Turchia... Ancora una volta il governo di Ankara risponde alle parole e alle manifestazioni per la pace con comportamenti molti gravi e fortemente repressivi. Le prime dichiarazioni di Muyesser Gunes e delle "Madri della pace" tutte di fronte a quest'ennesima grave violazione dei diritti umani e civili sono state: "ricorreremo in appello e continueremo il nostro impegno per la pace, la fratellanza e la liberta'. Questa condanna non ci allontanera' dal nostro impegno per la pace". Per messaggi di solidarieta': barisanneleri at gmail.com * Il messaggio delle Donne in nero alle "Madri della pace": Care Madri della Pace, cara Muyesser, cara Sakine, abbiamo saputo della vostra condanna a un anno di prigione per il vostro impegno per la pace. Tutto il movimento delle Donne in nero vi e' vicino, vi sosteniamo come sorelle e cercheremo di fare tutto il possibile perche' non vi sia fatta questa grande ingiustizia. Scriveremo al governo italiano, ai giornali e all'ambasciata turca in Italia. Vi saremo accanto in ogni azione per la vostra liberta' e per quella di tutto il popolo kurdo. Con sorellanza e solidarieta', Le Donne in nero 6. INCONTRI. "TESTIMONIANZE": AKBAR GANJI A FIRENZE [Dagli amici della redazione di "Testimonianze" riceviamo e volentieri diffondiamo] Akbar Ganji, come si ricordera', e' stato prigioniero a lungo nelle carceri del regime teocratico iraniano a causa della sua lotta nonviolenta per la democrazia e la liberta'. Liberato a seguito di una forte campagna in suo favore qualche mese fa, adesso ha ricevuto il permesso di uscire dall'Iran. A Firenze, "citta' del mondo" e della cultura della pace e dei diritti, ricevera' lunedi' 12, alle ore 18 la cittadinanza onoraria in Palazzo Vecchio. Ricevera' anche, martedi' 13, alle ore 15, il Gonfalone d'argento del Consiglio regionale della Toscana. Mercoledi' 14, poi, alle ore 21, incontrera' i cittadini di Firenze. Gia' nello scorso novembre, mentre era in carcere in condizioni disperate, una delegazione di democratici iraniani aveva ricevuto per lui il premio "Citta' di Siena - Isf"ed era stata ricevuta in Consiglio regionale. "Testimonianze" ha appoggiato da subito la campagna Isf. La visita di Ganji assume un evidente valore emblematico. E' auspicabile che una forte partecipazione dei cittadini di Firenze e della Toscana alle manifestazioni che lo vedranno presente sottolinei il sostegno che il tema universale del rispetto dei diritti umani - ovunque si ponga - indiscutibilmente esige. 7. INCONTRI. UN INCONTRO A MONZA [Dalla mailing list del gruppo di lavoro tematico sulla nonviolenza e i conflitti della Rete Lilliput (per contatti: glt-nonviolenza at liste.retelilliput.org) riprendiamo e diffondiamo] Nodo della Rete Lilliput di Monza, il Gruppo di azione nonviolenta di Milano e della Brianza, l'associazione Paciamoci promuovono per domenica 18 giugno 2006 dalle ore 9,30 alle ore 18,30 presso "Stella polare", in via Montecassino 8, a Monza un incontro di formazione sul tema "Disarmati e disarmanti. Introduzione all'azione diretta nonviolenta". * Contrariamente a quello che molti suppongono, la nonviolenza non rinuncia ad agire per superare i conflitti pur rifiutandosi di fare violenza di qualsiasi tipo agli altri. In maniera graduale e se necessario, arriva anche all'azione diretta in cui ci si oppone con forza e determinazione all'avversario pur rispettandolo pienamente. L'azione diretta nonviolenta puo' affrontare le peggiori violenze, bloccandole e trasformandole a vantaggio di tutte le parti in conflitto. Proprio perche' la nonviolenza non e' solo teoria ma necessariamente anche pratica, l'incontro di formazione richiedera' ai partecipanti di coinvolgersi personalmente tramite il cosiddetto "metodo training" in cui il formatore fornira', oltre a alcuni suggerimenti teorici, delle occasioni di sperimentazione e di confronto che consentano di trovare delle risposte a partire dall'esperienza dei partecipanti e dalla sua rielaborazione. Cio' richiede la disponibilita' a mettersi in gioco nella ricerca comune. * La quota di partecipazione e' di 5 euro. Per il pranzo tutti si porta qualcosa e si condivide. Il formatore sara' Carlo Schenone. Dopo una prima fase di formazione all'azione diretta nonviolenta, Carlo Schenone ha cominciato a fare formazione a partire dall'esperimento di Difesa popolare nonviolenta tenutosi a Boves (Cuneo) nel 1987. Ha partecipato attivamente al Comitato contro la Mostra navale bellica che nel giro di alcuni anni ha fatto si' che la citta' di Genova rifiutasse il ripetersi biennale della Mostra navale italiana. E' stato segretario della Forze nonviolente di pace e membro della Rete di formazione alla nonviolenza dalla sua fondazione. E' stato incaricato nazionale per il settore Obiezione di coscienza e servizio civile dell'Agesci. Ha tenuto training di formazione sui temi della risoluzione e gestione dei conflitti, della nonviolenza e dell'azione diretta nonviolenta sia per gruppi che per associazioni e cooperative. * Per informazioni e iscrizioni (preferibilmente entro il 15 giugno): Silvia, tel. 3406060789, e-mail: silgali at tin.it, lilliputmondi at lillinet.org, sito: www.retelilliput.org/monza 8. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: UNA STORIA DI STEREOTIPI E PERSECUZIONI [Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre 1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara, la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo, Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996; Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria, una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno, luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio 2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che solidarieta'"] Li incontriamo sui tram, al semaforo, qualche volta in metropolitana mentre suonano i loro violini. Raramente pensiamo al loro campo, alla loro roulotte, a cosa fanno per campare. La loro diversita' non attira nessuno. Crea disagio. "Gli zingari sono brutta gente", questo e' quello che pensiamo, e poco ci importa se siano Rom, Sinti o altro; "gli zingari rubano, sono sporchi, mandano i loro bambini a chiedere l'elemosina", ecc. ecc. Ma quanta verita' c'e' in questi stereotipi? E' vero, molti di loro vivono di questi espedienti, e lo sappiamo soprattutto perche' la cronaca ci racconta esclusivamente questo aspetto di un mondo decisamente piu' variegato. E' facile definirli come "sfruttatori di bambini", ladri e dediti all'accattonaggio o, al contrario, pensarli come "figli del vento" orgogliosi della propria liberta' e restii ad ogni cambiamento; alla fine suggeriscono un immaginario che non ha, spesso, riscontro nella realta'. Sono uomini, donne, bambini, anziani, il piu' delle volte residenti da anni nelle nostre citta', che vanno a scuola, lavorano o cercano lavoro, cercano una casa dove vivere. Come tutti noi. Storie di vita di chi e' impegnato nel difficile tentativo di inserirsi nelle nostre citta' mantenendo la propria identita'. Uomini e donne che raccontano i diversi modi che ha un nomade di "fermarsi", di stabilire con la citta' un contatto, attraverso il lavoro (quando c'e'), o la scuola dei bambini. O addirittura di fare la scelta, frustrante, di nascondere identita' e radici per paura del rifiuto della "gente perbene". Storie che evidentemente non fanno notizia, dato che nessuno ce le racconta. Li incontriamo continuamente, e non ne sappiamo nulla. "Quale differenza c'e' fra un gage' (non zingaro) e un rom? La stessa che corre fra l'orologio e il tempo: il primo segna i secondi, i minuti, le ore: e tu sai gia' che dopo le sei verranno le sette, e poi le sette e mezza. Il secondo e' il sole e la pioggia, il vento e la neve... e tu non sai mai quello che sara'". * Gli zingari sono un popolo indoeuropeo diffuso, con l'eccezione dell'Asia orientale, in tutti i peesi del mondo; i circa 8,5 milioni di Rom che vivono in Europa costituiscono la piu' importante minoranza etnica (nazionale) su scala continentale, stimati in 100.000 in Italia. La loro lingua comune e' il romanes: in base al vocabolario fondamentale e alla struttura grammaticale si tratta di una lingua indoeuropea. Alcune indagini storiche hanno ricostruito che la maggior parte dei Rom (Sinti, ecc.) lasciarono l'India al tempo della conquista di Mahmud di Ghazni (Afghanistan), tra il 1000 e il 1027. Nel XVI secolo iniziano le prime dure persecuzioni stabilite nelle legislazioni statali, dalla Romania alla Spagna. I secoli successivi, XVII e XVIII, sono pieni di avvenimenti terribili: fucilazioni, impiccagioni e torture. Alla fine del XIX secolo il concetto di "zingari" acquista contorni sempre piu' biologico-razzistici. Cesare Lombroso, sostenitore della dottrina del "delinquente nato", assegna i Rom al tipo dei "criminali atavici". In Germania, prima ancora di Hitler, sono emanate circa 150 ordinanze contro gli zingari. La storia mostra chiaramente che, fin dal medioevo, le popolazioni stanziali e maggioritarie avevano manifestato un atteggiamento ostile nei confronti dei Rom. Ma lo sterminio di piu' di 500.000 zingari e di milioni di ebrei e' un crimine unico nella storia dell'umanita', che si sottrae (non da ultimo perche' compiuto con straordinario sangue freddo) a ogni equiparazione con altre atrocita' e genocidi. Per puri e semplici "motivi razziali", nell'Europa dominata dai nazisti e dai fascisti si era discriminati, si perdevano dignita' e diritti, si veniva perseguitati e uccisi. La particolarita' di questi crimini risiede nella loro preparazione ideologica, nell'organizzazione sistematica, nella estensione a un intero gruppo etnico, nella pianificazione burocratica, nell'annientamento perseguito con tecnica industriale. Nel corso del processo di Norimberga per i crimini di guerra, il comandante delle SS Olendorf, a proposito dello sterminio dei Rom dietro le linee del fronte orientale, ha dichiarato: "Non c'era differenza tra ebrei e zingari, per entrambi gli ordini erano gli stessi". * Da troppi secoli gli zingari sono oggetto di discriminazioni e persecuzioni. A essi, allo loro cultura, alla loro complessa geografia, alle loro sofferenze, alle loro passioni, dobbiamo profondo rispetto. Perche', come li definisce Guenter Grass, sono i naturali abitanti dell'Europa senza frontiere che dobbiamo costruire. 9. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: PENTECOSTE [Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per questo intervento. Enrico Peyretti (1935) e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu' volte riproposta anche su questo foglio, da ultimo nei fascicoli 1093-1094; vari suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario] Pentecoste, 4 giugno 2006 Propongo una riflessione sulla festa cristiana di oggi, che forse puo' interessare anche chi non si professa cristiano. Pentecoste, mi pare, e' la piu' grande delle feste cristiane - piu' grande perche' e' lo scopo e il compimento del Natale e della Pasqua - ma la festa piu' ignorata e trascurata dagli stessi cristiani: una domenica qualunque. Si puo' dire della grande maggioranza di noi quello che dicono a Paolo alcuni cristiani di Efeso (in Atti degli Apostoli 19, 2): "Non abbiamo neppure sentito dire che ci sia uno Spirito santo". E' vero che Atti 18, 25 - Apollo, fervente cristiano, eloquente e ben ferrato nelle Scritture, conosceva soltanto il battesimo di Giovanni - puo' consolarci della nostra ignoranza, ma certo non ci scusa. Intanto dobbiamo riconoscere che lo Spirito santo, fin dall'inizio, e' effuso da Dio anche fuori dalla chiesa (10, 44-47), mentre ci sono dei battezzati in Cristo, allora come oggi, che non hanno ricevuto lo Spirito santo (8, 16), oppure che sono battezzati col solo battesimo di Giovanni (19, 3), di sola penitenza, che non e' ancora la novita' di vita. Prima di poter evangelizzare il mondo, la chiesa dovrebbe accogliere lo Spirito di Dio effuso da Gesu' Cristo. Siamo capaci di accoglierlo con tutta disponibilita', per poter vivere la vita che ci inspira? Ma che cosa intendiamo dicendo Spirito santo? Un enigma assurdo? Qualche vaga immagine favolistica? Mi sembra invece che vogliamo dire: l'animo, il modo di vivere, la piena positiva bonta' che abbiamo incontrato in Gesu' di Nazareth, l'uomo che riconosciamo come "immagine alta e pura del volto dell'uomo cosi' come lo ha sognato il cuore di Dio, immagine visibile e trasparente dell'invisibile volto di Dio" (Michele Do). Gesu' promise ai suoi che avrebbe inviato il suo spirito, cioe' ispirato in loro il suo stesso stile interiore di vita, una energia profonda che puo' guidarci alla vita giusta e buona, ben piu' della legge esteriore. Avere fede non e' ritenere che Dio esiste, ma che esiste questa sua presenza nuova e intima in noi, un'aggiunta all'umanita', un risanamento progressivo delle nostre fragilita', il cuore nuovo promesso dai profeti. Paolo, scrivendo ai Galati, dice che il frutto dello Spirito e' amore, gioia, pace, longanimita', bonta', benevolenza, fiducia, mitezza, padronanza di se', e aggiunge che la legge (della prima alleanza) non ha nulla a che fare con cose del genere (Galati 5, 22-23). Ora, questi doni di vita li troviamo anche tra persone che non sentono di avere fede in Cristo, sebbene la fede valga, con la preghiera, ad impegnarci e sostenerci nel vivere cosi', contro lo scoraggiamento e tentazione a cui puo' indurci il vasto spettacolo degli egoismi, guerre, violenze, tristezze, piccolezze d'animo, melavolenze. Ma il fatto che i frutti di vita buona siano reperibili fuori dai confini visibili della comunita' dei credenti in Cristo deve rendere la chiesa piu' umile e piu' fiduciosa, meno magisteriale e giudicante e piu' fraterna e incoraggiante, e tutti i cristiani piu' grati e lieti nel riconoscere che il bene c'e', che e' il cuore profondo della vita, che il male ci sfida e minaccia ma non prevale, in definitiva. Festeggiare la Pentecoste e' questo felice riconoscere lo Spirito che spira dove vuole, e accoglierlo. 10. RIFLESSIONE. ELISABETH MOLTMANN-WENDEL: LA MARIA MADDALENA BIBLICA [Dal n. 72 del 25 maggio 2006 di "Teologi@Internet", forum teologico a cura di Rosino Gibellini (sito: www.queriniana.it/teologia.asp), riprendiamo il seguente brano dell'illustre teologa. Esso e' cosi' presentato dal curatore di "Teologi@Internet": "Con il thriller 'Il codice da Vinci' ritorna Maria Maddalena, ma ritorna in una fantasiosa storia, molto commentata in questi giorni. Ma la figura di Maria di Magdala era stata riscoperta dalla 'Ricerca delle donne' nell'ambito della teologia femminista. Citiamo solo la teologa Lilia Sebastiani nel libro 'Tra/Sfigurazione. Il personaggio evangelico di Maria di Magdala e il mito della peccatrice redenta nella tradizione occidentale' (Nuovi Saggi Queriniana, 1992). Qui riportiamo alcune documentate pagine della teologa Elisabeth Moltmann-Wendel nel bel libro dedicato a 'Le donne che Gesu' incontro'' (Nuovi Saggi Queriniana, 1989, 2000 in terza edizione)". Elisabeth Moltmann-Wendel, teologa, femminista, voce autorevolissima della riflessione cristiana e del pensiero delle donne, e' una delle piu' illustri teologhe viventi. Autrice di numerose opere, alcune anche in collaborazione col coniuge Juergen Moltmann. Tra le opere di Elisabeth Moltmann-Wendel: Liberta', uguaglianza, sororita', Queriniana, Brescia 1979; Il mio corpo sono io: nuove vie verso la corporeita', Queriniana, Brescia 1996; Le donne che Gesu' incontro', Queriniana, Brescia 1989, 2000; Destati, amica mia, Queriniana, Brescia 2001; (con Juergen Moltmann), Passione per Dio. Teologia a due voci, Claudiana, Torino 2005] Maria Maddalena si chiama in realta' solo Maria, e il suo appellativo deriva dal suo luogo natale, Magdala, un'operosa cittadina sul lago di Genesareth, dove il commercio era fiorente. Una grande industria della pesca e della lavorazione del pesce occupava gli abitanti e apportava benessere e varieta' di vita. Ma per chi vive la vita tra veli neri, per chi soffre di turbamenti di coscienza, crisi e depressioni, un luogo simile e' una dolorosa contrapposizione alla propria realta'. Maria Maddalena soffriva di una grave malattia mentale e faceva parte di quelle donne che capitarono nella sequela di Gesu' in seguito ad una guarigione. Se proviamo ad immaginarci la guarigione, puo' darsi che si sia svolta in un modo simile ad altre guarigioni: Gesu' l'ha toccata, forse abbracciata, fatta alzare come aveva fatto con la febbricitante suocera di Pietro o con coloro che erano posseduti dai demoni. Le ha parlato, ed essa ha sentito tangibilmente vicinanza e contatto. Il suo isolamento e' caduto grazie alle parole incoraggianti di Gesu'. E' diventata di nuovo se stessa, libera di provare sentimenti, di prendere decisioni, libera di vivere di nuovo il mondo intorno a lei, libera di gioire e di imparare a vivere in modo nuovo. Ma non ritorna alla sua vecchia situazione: lascia Magdala, la sua citta' natale, il cui nome pero' la accompagnera' sempre. La guarigione della malattia per lei si e' trasformata in salvezza: sente la salvezza e si sente bene. Le due cose sono intrecciate l'una all'altra ed essa fa percepire tale salute al gruppo di Gesu'; comunica ad esso il suo benessere. Le cose vanno diversamente per gli uomini, che vengono strappati al loro lavoro per iniziare una vita itinerante. Non siamo a conoscenza di nessuna guarigione di discepoli che si sia trasformata in una vocazione. Luca racconta anche di altre donne guarite da Gesu' che lo seguono e Marco descrive la guarigione della suocera di Pietro, che, di conseguenza, "serve" Gesu', cioe' fa proprio il suo stile di vita. Le donne sono toccate dalla sequela nella loro intera esistenza. Danno tutte se stesse e si consegnano al nuovo. Questo "servire" viene raccontato anche nel caso di Maria Maddalena: come Gesu' l'ha servita cosi' ora essa lo serve. Vedremo in seguito quanto poco questo servire del primo gruppo delle donne abbia a che vedere con il moderno servire attribuito come specifico al sesso femminile. Per capire Maria Maddalena dobbiamo tener presente quanto strettamente tale servire abbia a che fare con lo scambio reciproco di contatti fisici, di vicinanza umana, di calore corporeo e di presenza risanatrice. Piu' intensamente della grande sconosciuta del vangelo di Marco o di Maria di Betania, che unse Gesu', Maria Maddalena vive della vicinanza fisica della vita comune con Gesu'. Nelle fantasie degli uomini essa appare per lo piu' nubile, giovane e bella. Ma forse era gia' avanti negli anni, aveva un matrimonio dietro le spalle, dal quale proveniva il danaro con il quale aiutava il movimento di Gesu', e recava i segni della malattia appena superata. Non lo sappiamo. Ma in ogni caso deve aver avuto fascino, calore e comprensione umana, sia che la sua attrattiva sia stata quella di una donna giovane o quella di una donna anziana. Come sarebbe altrimenti riuscita a riunire un gruppo di donne caparbie, di diversa eta', separatesi dalle loro famiglie? Tutti e quattro i vangeli citano sempre per primo il suo nome, quando parlano del gruppo delle donne. Possiamo percio' presupporre che essa abbia avuto un ruolo primario e che abbia agito come elemento integrante. Si puo' facilmente immaginare quanti conflitti ci debbano essere stati tra le donne che avevano rinunciato ai legami familiari, tra il gruppo degli uomini e delle donne e, non da ultimo, con il mondo esterno, per il quale la presenza di quelle donne era una provocazione. * Maria Maddalena ha attitudine al comando e secondo il vangelo di Luca (Lc 8, 3) ha portato con se' un patrimonio. Come nel caso di Giovanna, per mezzo suo giunge all'interno del movimento di Gesu', legato al ceto medio, qualcosa di cittadino. Le donne ebree, per la prima volta senza la protezione della famiglia patriarcale, si dispongono ai suoi ordini. Ella e' abile, agisce in un modo convincente. Sa parlare, e non le riesce difficile essere un'autorita'. Dai vangeli piu' tardi si percepisce come l'accrescersi di tale sovranita' abbia sempre infastidito i discepoli e soprattutto Pietro. Tra la guarigione e la crocifissione di Gesu' non veniamo a sapere piu' niente di lei. Forse il suo corpo indebolito si rafforza con la vita itinerante. Senz'altro vive del suo entusiasmo e della ferma convinzione che il tempo della salvezza e' giunto, e tutte le delusioni che iniziano a tormentare i discepoli non fanno presa su di lei. I vangeli, che altrimenti prediligono ognuna delle diverse eroine, sono concordi nel narrare che essa era sotto la croce con le donne, che era presente alla sepoltura e che giunse per prima al sepolcro la mattina di pasqua. E con cio' inizia il suo particolare rapporto con Gesu'. All'interno del privilegiato gruppo di donne, ha ancora una volta una posizione particolare: Gesu' risorto appare a lei e le da' il compito di riferirlo al gruppo dei discepoli. A questo incontro Matteo aggiunge anche la presenza dell'"altra Maria", ma sia l'autore dell'ultimo capitolo di Marco sia Giovanni raccontano un unico e sensazionale incontro tra Gesu' e Maria Maddalena, che inaugura il suo speciale ruolo per tutti i tempi. Finche' Maria Maddalena e le donne sentono ancora la vicinanza fisica di Gesu', restano incrollabili nella loro fedelta' e nella loro capacita' di resistere. Il corpo morente, morto, il corpo da seppellire e da ungere le collega a lui. Il gelido sconvolgimento inizia solo quando esse, la mattina di pasqua, giungono al sepolcro e non trovano piu' il corpo di Gesu'. Solo a partire da questo rapporto speciale, umano e personale con Gesu', diventa comprensibile, a mio avviso, l'incontro di Maria Maddalena con il Risorto. Giovanni, che predilige gli ampi dialoghi fra Gesu' e le donne, rappresenta la scena - sempre di nuovo raffigurata in dipinti - che si svolge accanto al sepolcro: Maria Maddalena completamente sola, in lacrime, ode una voce che le domanda perche' piange. Credendo che si tratti del giardiniere si lamenta che il corpo del suo Signore e' stato portato via. Solo quando Gesu' la chiama per nome, "Maria", essa lo riconosce e getta un grido: "Maestro!". * Finora e' tutto comprensibile, ragionevole, chiaro. Ma giunge la frase estranea, fredda, scostante, che distrugge tutto il senso di felicita' che stava ritornando: "Non mi toccare! Non sono ancora tornato al Padre mio". I teologi ci si sono affaticati intorno, l'hanno attenuata, intesa positivamente, vista in logica contraddizione con gli altri incontri del Risorto, per esempio con quello in cui Tommaso viene invitato a mettere la mano nella ferita che Gesu' ha al costato, o a quello in cui le donne gli abbracciano i piedi. Nella pruderie del diciannovesimo secolo si e' persino fatto riferimento alla pericolosita' sessuale di un tale contatto. Non e' possibile cancellare lo shock che tali parole portano con se'. Non si tratta piu' di Gesu' teneramente vicino; non si puo' piu' toccare e ungere il suo corpo: egli non si fa piu' riportare indietro e trattenere. Maria Maddalena non puo' piu' abbracciarlo spontaneamente. La continuita' che le donne vogliono e' interrotta. L'ingenuita' della fede e della fiducia infantili e' morta. Non parla il vecchio Adamo, del quale parla la dogmatica maschile, cosi' poco convincente per le donne. Piuttosto, si tratta di una parte di immediatezza, di interezza, di risolutezza, spontaneita', una parte di fedelta' e di perseveranza infantili. Una parte di fiducia, su questa terra, nell'immortalita' e nella vita eterna. Maria Maddalena ha vissuto come nessun altro la salvezza in modo corporeo. Ha amato personalmente Gesu'; senza di lui la vita non le sembrava vivibile. Ha dimostrato di avere tenacia e di saper stare in piedi. Non ha mai dubitato di lui, ma ora inizia ad aggrapparglisi. Non e' il Messia morto, che la fa disperare, ma solo il fatto che il corpo di Gesu' sia scomparso. Qui sperimenta la morte, la frattura della sua esistenza. Vorrei tradurre il "Non mi toccare!" con: "Matura! Cresci! Accetta il dolore della separazione!". "Perche' cercate tra i morti colui che vive?", domanda l'angelo alle donne nel vangelo di Luca. E' lo stesso messaggio, e significa: "Dove voi cercate la continuita', la' e' la morte. Dove voi cambiate voi stessi, la' e' la vita". Il "peccato" femminile non e' l'orgoglio, ma l'ostinato attaccamento. La fede spontanea dei bambini, per quanto possa sembrare salda e durevole, deve trasformarsi e far fronte al dolore della separazione. Solo cosi' si puo' crescere e maturare. La voce e' ancora vicina e familiare e in questa voce Gesu' e' ancora lo stesso. E con questa voce egli le affida un compito che non elimina la distanza, ma che la rende comprensibile: il suo Dio e' anche il Dio di tutti loro; suo Padre e' anche il Padre di tutti loro. Il mutamento che sembrava insopportabile ora diventa sopportabile. Maria Maddalena deve andare a raccontare della nuova distanza e della nuova prossimita'. Dolore e paura la accompagnano: le cose non sono piu' come erano prima; ma la attendono un nuovo compito ed una nuova comunita'. * Si e' riflettuto poco, finora, sulle esperienze di Dio vissute dalle donne. All'inizio dell'esperienza dei discepoli sta il tradimento, e la dialettica della teologia maschile si basa sempre sulle dialettica tradimento-conversione. All'inizio dell'esperienza di Maria Maddalena c'e' la guarigione corporale. A lei e' capitata la totalita'. E' accolta corpo, anima e spirito nella comunione con Gesu'. Per questo non fugge, per questo rimane. E per questo si dispera quando questa vicinanza non e' piu' percepibile. Nell'incontro con il Risorto, essa vive il dolore: il dolore che le cose vecchie passano, che niente e' ripetibile e che solo cosi' puo' accadere il nuovo. Il conflitto della donna, la dialettica femminile, che non e' innata ma piuttosto inculcata, e che rispecchia esperienze sociali, e' tra il trattenere ed il lasciare andare, tra il persistere e il dischiudere. Maria Maddalena e' considerata come il primo apostolo. Per prima ha annunciato il vangelo di Gesu' Risorto. Cio' si e' conservato fino al Medioevo, ma quello che venne dimenticato fu il suo messaggio. Accanto alla teologia e all'esperienza patriarcale giunge oggi la teologia e l'esperienza delle donne. Che cos'ha da dirci la donna risanata che riunisce in se' amicizia e dedizione, eros e agape? Che si tiene stretta a questa terra e alle sue relazioni fino all'ultimo e che esaurisce tutte le sue speranze? Che sperimenta la risurrezione nel fatto di scoprire che non si deve fossilizzare in questo ambito bensi' imparare ad aprirsi ad una nuova comunita'. La teologia di Maria Maddalena non e' ancora scritta. Forse ci riusciranno le donne di oggi. 11. CASE EDITRICI. ELEUTHERA COMPIE VENT'ANNI [Dalla casa editrice libertaria Eleuthera (per contatti: e-mail: info at eleuthera.it, sito: www.eleuthera.it) riceviamo e volentieri diffondiamo] 1986-2006: Eleuthera ha vent'anni. Vent'anni di cultura libertaria e di editoria indipendente, oltre 170 titoli pubblicati (se preferite, oltre 31.000 pagine), sempre alla ricerca di voci nuove, dissonanti, non allineate. Una storia di passione e di cura artigianale per i libri, che abbiamo cercato di ripercorrere brevemente nel sito: www.eleuthera.it Vi invitiamo a seguire sul sito le altre iniziative e promozioni. Se avete voglia di dire la vostra, fateci pervenire i vostri messaggi di elogio (abbiamo bisogno di gratificazioni) e di critica piu' o meno costruttiva (abbiamo spalle robuste) indirizzandoli a redazione at eleuthera.it oppure usando lo spazio ftp su www.eleuthera.it, sezione "contatti". Senza illusioni e senza rimpianti, Eleuthera * Per informazioni e contatti: Eleuthera, via Rovetta 27, 20127 Milano, tel. 0226143950, fax: 0228040340, e-mail: info at eleuthera.it, sito: www.eleuthera.it 12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 13. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1320 dell'8 giugno 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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