La nonviolenza e' in cammino. 1320



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1320 dell'8 giugno 2006

Sommario di questo numero:
1. Gherasco d'aei polla didascomenos
2. Cristina Papa: Siamo uscite dal silenzio, ma loro non sono usciti dalla
sordita'
3. Rete Lilliput: Con Lidia Menapace, contro i giochi di potere
4. "Azione nonviolenta" di giugno
5. Le Donne in nero solidali con le "Madri della pace" kurde
6. "Testimonianze": Akbar Ganji a Firenze
7. Un incontro a Monza
8. Giulio Vittorangeli: Una storia di stereotipi e persecuzioni
9. Enrico Peyretti: Pentecoste
10. Elisabeth Moltmann-Wendel: La Maria Maddalena biblica
11. Eleuthera compie vent'anni
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. GHERASCO D'AEI POLLA DIDASCOMENOS

In breve: Martedi' 6 giugno si votano i presidenti delle commissioni del
Senato. Alla Commissione Difesa finisce 12 a 12 tra Lidia Menapace candidata
del centrosinistra e il generale Ramponi candidato del centrodestra. Se alla
successiva votazione prevista per il giorno dopo restera' la parita', il
regolamento prevede che sara' presidente il senatore piu' anziano d'eta',
che poi e' una senatrice: Lidia Menapace, donna, partigiana nella
Resistenza, femminista, amica della nonviolenza. Una delle figure piu' vive
e piu' belle della parte migliore dell'Italia civile.
I messeri della destra guerrafondaia si riorganizzano, segretamente
interpellano un commissario della coalizione di centrosinistra (eletto nella
lista di Di Pietro, lista che ha gia' pessimi precedenti: all'ombra della
personale storia di impegno contro la corruzione e per la legalita' di Di
Pietro da anni piu' volte sono stati candidati e talora fin eletti alcuni
personaggi ben piu' che discutibili). Segretamente gli propongono di far
confluire i voti su di lui. Lo sventurato rispose.
Mercoledi' 7 giugno: il dipietrista dai trascorsi in Forza Italia viene
eletto presidente con 13 voti, il suo e tutti quelli della destra
guerrafondaia. La presidenza della Commissione Difesa del Senato e' presa de
facto dai voti della destra guerrafondaia. Seguono le solite dichiarazioni
indignate e cialtrone, spagnolesche e secentiste, quindi ininfluenti quanto
le gride contro i bravi.
Congratulazioni vivissime.
*
Il Parlamento perde un'occasione straordinaria, un'occasione storica: che
una donna, una femminista, un'amica della nonviolenza, una delle persone che
hanno liberato l'Italia dal fascismo e dal nazismo presiedesse la
Commissione Difesa del Senato sarebbe stata una scelta di civilta' che molto
bene avrebbe fatto a questo paese e all'umanita'. Cosi' non e' stato.
Le responsabilita' sono piu' profonde e piu' ampie di quanto possa apparire
a un primo sguardo. E di quanto possa apparire a un primo sguardo molto piu'
dense e diramate e decisive le implicazioni.
E se una digressione e' consentita: ancora una volta e' flagrante
l'ingenuita', la superficialita' e la subalternita' dell'arcipelago
pacifista, a fronte della coerenza e la compattezza monolitica del blocco
della destra guerrafondaia e golpista, comprensivo di non piccole aree del
cosiddetto centrosinistra, e di quanti altri - in forme e modi talora fin
palesi e piu' sovente occulti - ad esso prestano decisive complicita'.
*
Ma nell'amarezza almeno questo vogliamo anche segnalare: che in un
Parlamento pur dominato da camarille guerrafondaie e militariste,
autoritarie e sfruttatrici, patriarcali e razziste, corrotte e corrive, il
femminismo e la nonviolenza - e della nonviolenza il femminismo e' stato
l'inveramento storico maggiore, e del femminismo la nonviolenza e' uno dei
tratti caratteristici piu' intimi e piu' rilevati - sono ormai in grado di
portare la loro proposta, la loro sfida, la loro cultura senza alcuna
subalternita', senza alcuna rassegnazione, senza alcuna ambiguita'.
Forse cento volte ancora nelle istituzioni il femminismo e la nonviolenza
saranno sconfitti, ma cento e una volta ancora torneranno ad avanzare la
loro proposta, la loro sfida, la loro cultura. Che e' anche la nostra. Che
e' la speranza dell'umanita' intera.
Poiche' o l'umanita' abolira' il patriarcato e la guerra, o il patriarcato e
la guerra distruggeranno l'umanita'.
*
E a Lidia Menapace, che ancora una volta con l'autorevolezza e la
luminosita' della sua storia, della sua cultura, della sua preziosa
esperienza e dell'integra sua figura, si e' impegnata in prima persona nella
lotta, che ancora una volta ha saputo essere protagonista attiva e nitido,
concreto simbolo di un conflitto giusto e necessario, illuminante e
disvelatore, ancora una volta anche noi diciamo grazie.
La nonviolenza e' in cammino.

2. EDITORIALE. CRISTINA PAPA: SIAMO USCITE DAL SILENZIO, MA LORO NON SONO
USCITI DALLA SORDITA'
[Ringraziamo Cristina Papa (per contatti: cristina at isinet.it) per questo
intervento.
Cristina Papa, intellettuale femminista da sempre impegnata per la pace e i
diritti umani, fa parte della redazione de "Il paese delle donne" ed e'
curatrice del sito e della versione elettronica della rivista
(www.womenews.net).
Lidia Menapace (per contatti: lidiamenapace at aliceposta.it) e' nata a Novara
nel 1924, partecipa alla Resistenza, e' poi impegnata nel movimento
cattolico, pubblica amministratrice, docente universitaria, fondatrice del
"Manifesto"; e' tra le voci piu' alte e significative della cultura delle
donne, dei movimenti della societa' civile, della nonviolenza in cammino.
Nelle elezioni politiche del 9-10 aprile 2006 e' stata eletta senatrice. La
maggior parte degli scritti e degli interventi di Lidia Menapace e' dispersa
in quotidiani e riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi
libri cfr. Il futurismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968;
L'ermetismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; (a cura di), Per un
movimento politico di liberazione della donna, Bertani, Verona 1973; La
Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia politica della
differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con
Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra indipendente, Roma
1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno?, Il dito e la
luna, Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001; (con Fausto
Bertinotti e Marco Revelli), Nonviolenza, Fazi, Roma 2004]

Quando gia' sembrava certa l'elezione di Lidia Menapace a presidente della
Commissione Difesa del Senato, con un colpo di mano orchestrato dalla
destra, al suo posto e' stato eletto l senatore De Gregorio, parlamentare
dell'Idv.
De Gregorio, stando a quanto riportano le prime agenzie, avrebbe dichiarato:
"Il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro era stato informato di
questa operazione che ha portato me alla presidenza della Commissione
Difesa, per non lasciarla a una persona come Lidia Menapace, che non ha i
nostri stessi valori". Di Pietro smentisce sdegnato e chiede le dimissioni
del suo uomo. Per fortuna insorgono amche le altre parlamentari, che sulla
composizione del governo avevano cercato di evidenziare gli aspetti positivi
(maggior numero di donne rispetto al governo precedente). In dubbio la
lealta' di De Gregorio anche per Anna Finocchiaro, secondo cui quest'ultimo
"non solo viene meno ai patti, ma anche al dovere di lealta' nei confronti
dell'Idv". Manuela Palermi, presidente del gruppo Insieme con l'Unione,
Verdi-Pdci e capogruppo nella Commissione Difesa, si schiera al fianco di
Lidia Menapace chiedendo ad alta voce le dimissioni di De Gregorio: "Quello
che e' accaduto oggi e' un atto di una gravita' inaudita. Chiedero' nelle
sedi opportune, che il senatore De Gregorio sia invitato a dimettersi da
presidente della Commissione Difesa", e conclude: "E' necessario ed urgente
un chiarimento all'interno del centrosinistra...".
*
Questa maggioranza ha cominciato male e continua peggio: nonostante le
dichiarazioni di voler dare spazio alle donne, sembra, infatti, avere un
problema serio di sdoppiamento della personalita' e, verrebbe da dire,
soffre di misoginia acuta.
Non si spiegano altrimenti le dichiarazioni di molti rappresentanti
dell'Unione che davanti alle proteste venute da tanti settori della
societa', non solo dalle femministe e dal mondo delle pari opportunita',
hanno candidamente dichiarato che anche a loro sarebbe piaciuto che ci
fossero piu' ministre nel governo.
Le elezioni amministrative hanno visto una pletora di "ominicchi", mi sia
consentito il termine, occupare le teste di lista, anche delle piu' radicali
formazioni della sinistra, con il risultato, che donne preparate, con un
reale rapporto con il territorio e una forte relazione con le elettrici che
ce l'hanno messa tutta per farle eleggere, sono state escluse, naturalmente
tra lo stupore dei loro compagni di partito.
*
Certo, il bliz alla Commissione Difesa del Senato potrebbe rappresentare
l'ultima bassezza, il colpo di coda di una classe dirigente che ha paura
della pace... Di una generazione di politici che ha paura della
potenzialita' delle donne di rivoluzionare la politica, ma che piuttosto che
esporsi rivendicando la propria ostinata idea monosessuata della politica
preferisce passare per una banda di smemorati di Collegno, di rincretiniti
che con sincero stupore guardano le conseguenze delle loro azioni senza
capire che c'e' un nesso di causa-effetto tra le loro pratiche politiche e
l'assenza delle donne dalla scena politica...
Altro che governo Zapatero, questo governo e questa sinistra non ci
traghetteranno nemmeno vicino al limbo delle piu' tristi rivendicazioni
emancipazioniste.
Siamo uscite dal silenzio, ma loro non sono usciti dalla sordita', e se
provassimo a ripeterglielo con un'altra manifestazione?

3. RIFLESSIONE. RETE LILLIPUT: CON LIDIA MENAPACE, CONTRO I GIOCHI DI POTERE
[Dalla segreteria della Rete Lilliput (per contatti:
segreteria at retelilliput.org) riceviamo e volentieri diffondiamo]

Un vero colpo di mano quello che ha voluto mettere fuori gioco Lidia
Menapace alla candidatura alla Presidenza della Commissione Difesa del
Senato. Un schiaffo alle tante proposte sui temi del disarmo tra cui la
difesa popolare nonviolenta e la riconversione dell'industria bellica tanto
invocati e sostenuti in questi anni da moltissime realta' della pace in
Italia.
La Rete di Lilliput auspica un ripensamento e una presa di posizione del
partito dell'Italia dei Valori e dell'Unione affinche' i percorsi del
disarmo siano maggiormente considerati e valorizzati nelle sedi
parlamentari.
Questo segnale suscita preoccupazione sul metodo con cui l'Unione intende
affrontare i temi della pace e del disarmo in quanto crediamo che per una
politica di prevenzione dei conflitti occorra una strategia compatta e
condivisa che non lasci intravedere segnali controversi.
Per questo chiediamo le dimissioni del neo-eletto Presidente della
Commissione della Difesa del Senato e una chiara conferma della senatrice
Menapace precedentemente indicata dall'Unione.

4. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA" DI GIUGNO
[Dalla redazione di "Azione nonviolenta" (per contatti: an at nonviolenti.org)
riceviamo e volentieri diffondiamo]

E' uscito il numero di giugno 2006 di "Azione nonviolenta", rivista del
Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di
formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in
Italia e nel mondo.
In questo numero: Un convegno "umile e alto" per la nonviolenza politica, di
Mao Valpiana; Omnicrazia. Patate e ideali. Ascoltare e parlare. Nonviolenza
e controllo dal basso per superare il militarismo e la burocrazia, di
Daniele Lugli; Il femminismo, elemento centrale della nonviolenza, di Lidia
Menapace; Trasformazione nonviolenta dei conflitti interculturali, di
Pasquale Pugliese; Finiamola con l'idea dello sviluppo infinito, di
Piercarlo Racca; Un'esperienza importante per la citta' di Firenze, di
Tiziano Cardosi; Una forza piu' potente: scheda 5: "Nashville 1960: eravamo
guerrieri", a cura di Luca Giusti; Un monumento diverso, di Irene Valente.
E le consuete rubriche: Giovani. Battere la mafia e' possibile anche nel
nord d'Italia, a cura di Laura Corradini; Educazione. Educare all'incontro
con l'altro contro il virus del razzismo, a cura di Pasquale Pugliese;
Disarmo. E se il lavoro da difendere e' in una fabbrica di armi?, a cura di
Massimiliano Pilati; Economia. Controlliamo la finanza palestinese per
capire meglio Olp e Hamas, a cura di Paolo Macina; Per esempio. Nella
comunita' di Parihaka vive la nonviolenza dei Maori, a cura di Maria G. Di
Rienzo; Musica. L'anima popolare degli States ha un nome: Pete Seeger, a
cura di Paolo Predieri; Cinema. Alla ricerca di un equilibrio per affrontare
i conflitti familiari, a cura di Flavia Rizzi; Movimento. Verso i corpi
civili di pace, una necessita' della storia, a cura di Silvano Tartarini;
Libri. Una scuola migliore per tutti, a cura di Sergio Albesano; Riceviamo e
segnaliamo, a cura della Redazione; Lettere.
In copertina: Camminata per la nonviolenza a Firenze.
In ultima: Materiale disponibile.
In seconda: Pax et Biani, "La decrescita della nonviolenza".
*
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212,
e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 29 euro sul ccp n. 10250363
intestato ad "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona.
E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail a:
an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".

5. SOLIDARIETA'. LE DONNE IN NERO SOLIDALI CON LE "MADRI DELLA PACE" KURDE
[Da varie persone amiche riceviamo e volentieri diffondiamo]

Ancora in prigione le "Madri della pace" kurde.
Muyesser Gunes e Sakine Arat, due esponenti dell'associazione delle "Madri
della pace" di Istanbul sono state condannate a un anno di carcere e al
pagamento di una sanzione amministrativa per aver espresso la loro opinione,
nel corso di una conferenza stampa tenutasi nell'agosto del 2005, sulla
rivolta che scoppio' nel 1999 nella regione kurda in Turchia... Ancora una
volta il governo di Ankara risponde alle parole e alle manifestazioni per la
pace con comportamenti molti gravi e fortemente repressivi.
Le prime dichiarazioni di Muyesser Gunes e delle "Madri della pace" tutte di
fronte a quest'ennesima grave violazione dei diritti umani e civili sono
state: "ricorreremo in appello e continueremo il nostro impegno per la pace,
la fratellanza e la liberta'. Questa condanna non ci allontanera' dal nostro
impegno per la pace".
Per messaggi di solidarieta': barisanneleri at gmail.com
*
Il messaggio delle Donne in nero alle "Madri della pace":
Care Madri della Pace, cara Muyesser, cara Sakine,
abbiamo saputo della vostra condanna a  un anno di prigione per il vostro
impegno per la pace. Tutto il movimento delle Donne in nero vi e' vicino, vi
sosteniamo come sorelle e cercheremo di fare tutto il possibile perche' non
vi sia fatta questa grande ingiustizia.
Scriveremo al governo italiano, ai giornali e all'ambasciata turca in
Italia.
Vi saremo accanto in ogni azione per la vostra liberta' e per quella di
tutto il popolo kurdo.
Con sorellanza e solidarieta',
Le Donne in nero

6. INCONTRI. "TESTIMONIANZE": AKBAR GANJI A FIRENZE
[Dagli amici della redazione di "Testimonianze" riceviamo e volentieri
diffondiamo]

Akbar Ganji, come si ricordera', e' stato prigioniero a lungo nelle carceri
del regime teocratico iraniano a causa della sua lotta nonviolenta per la
democrazia e la liberta'.
Liberato a seguito di una forte campagna in suo favore qualche mese fa,
adesso ha ricevuto il permesso di uscire dall'Iran. A Firenze, "citta' del
mondo" e della cultura della pace e dei diritti, ricevera' lunedi' 12, alle
ore 18 la cittadinanza onoraria in Palazzo Vecchio. Ricevera' anche,
martedi' 13, alle ore 15, il Gonfalone d'argento del Consiglio regionale
della Toscana.  Mercoledi' 14, poi, alle ore 21, incontrera' i cittadini di
Firenze.
Gia' nello scorso novembre, mentre era in carcere in condizioni disperate,
una delegazione di democratici iraniani aveva ricevuto per lui il premio
"Citta' di Siena - Isf"ed era stata ricevuta in Consiglio regionale.
"Testimonianze" ha appoggiato da subito la campagna Isf. La visita di Ganji
assume  un evidente valore emblematico.
E' auspicabile che una forte partecipazione dei cittadini di Firenze e della
Toscana alle manifestazioni che lo vedranno presente sottolinei il sostegno
che il tema universale del rispetto dei diritti umani - ovunque si ponga -
indiscutibilmente esige.

7. INCONTRI. UN INCONTRO A MONZA
[Dalla mailing list del gruppo di lavoro tematico sulla nonviolenza e i
conflitti della Rete Lilliput (per contatti:
glt-nonviolenza at liste.retelilliput.org) riprendiamo e diffondiamo]

Nodo della Rete Lilliput di Monza, il Gruppo di azione nonviolenta di Milano
e della Brianza, l'associazione Paciamoci promuovono per domenica 18 giugno
2006 dalle ore 9,30 alle ore 18,30 presso "Stella polare", in via
Montecassino 8, a Monza un incontro di formazione sul tema "Disarmati e
disarmanti. Introduzione all'azione diretta nonviolenta".
*
Contrariamente a quello che molti suppongono, la nonviolenza non rinuncia ad
agire per superare i conflitti pur rifiutandosi di fare violenza di
qualsiasi tipo agli altri. In maniera graduale e se necessario, arriva anche
all'azione diretta in cui ci si oppone con forza e determinazione
all'avversario pur rispettandolo pienamente. L'azione diretta nonviolenta
puo' affrontare le peggiori violenze, bloccandole e trasformandole a
vantaggio di tutte le parti in conflitto.
Proprio perche' la nonviolenza non e' solo teoria ma necessariamente anche
pratica, l'incontro di formazione richiedera' ai partecipanti di
coinvolgersi personalmente tramite il cosiddetto "metodo training" in cui il
formatore fornira', oltre a alcuni suggerimenti teorici, delle occasioni di
sperimentazione e di confronto che consentano di trovare delle risposte a
partire dall'esperienza dei partecipanti e dalla sua rielaborazione. Cio'
richiede la disponibilita' a mettersi in gioco nella ricerca comune.
*
La quota di partecipazione e' di 5 euro.
Per il pranzo tutti si porta qualcosa e si condivide.
Il formatore sara' Carlo Schenone.
Dopo una prima fase di formazione all'azione diretta nonviolenta, Carlo
Schenone ha cominciato a fare formazione a partire dall'esperimento di
Difesa popolare nonviolenta tenutosi a Boves (Cuneo) nel 1987. Ha
partecipato attivamente al Comitato contro la Mostra navale bellica che nel
giro di alcuni anni ha fatto si' che la citta' di Genova rifiutasse il
ripetersi biennale della Mostra navale italiana. E' stato segretario della
Forze nonviolente di pace e membro della Rete di formazione alla nonviolenza
dalla sua fondazione. E' stato incaricato nazionale per il settore Obiezione
di coscienza e servizio civile dell'Agesci. Ha tenuto training di formazione
sui temi della risoluzione e gestione dei conflitti, della nonviolenza e
dell'azione diretta nonviolenta sia per gruppi che per associazioni e
cooperative.
*
Per informazioni e iscrizioni (preferibilmente entro il 15 giugno): Silvia,
tel. 3406060789, e-mail: silgali at tin.it, lilliputmondi at lillinet.org, sito:
www.retelilliput.org/monza

8. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: UNA STORIA DI STEREOTIPI E PERSECUZIONI
[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per
questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori
di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da
sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di
solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di
condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione
Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di
studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta'
concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione
di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra
soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha
svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e
riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti
interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui
promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra
altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre
1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara,
la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo,
Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996;
Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La
solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I
movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto
politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria,
una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra
neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della
solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno,
luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio
2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per
anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della
solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha
cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che
solidarieta'"]

Li incontriamo sui tram, al semaforo, qualche volta in metropolitana mentre
suonano i loro violini. Raramente pensiamo al loro campo, alla loro
roulotte, a cosa fanno per campare. La loro diversita' non attira nessuno.
Crea disagio.
"Gli zingari sono brutta gente", questo e' quello che pensiamo, e poco ci
importa se siano Rom, Sinti o altro; "gli zingari rubano, sono sporchi,
mandano i loro bambini a chiedere l'elemosina", ecc. ecc. Ma quanta verita'
c'e' in questi stereotipi?
E' vero, molti di loro vivono di questi espedienti, e lo sappiamo
soprattutto perche' la cronaca ci racconta esclusivamente questo aspetto di
un mondo decisamente piu' variegato. E' facile definirli come "sfruttatori
di bambini", ladri e dediti all'accattonaggio o, al contrario, pensarli come
"figli del vento" orgogliosi della propria liberta' e restii ad ogni
cambiamento; alla fine suggeriscono un immaginario che non ha, spesso,
riscontro nella realta'.
Sono uomini, donne, bambini, anziani, il piu' delle volte residenti da anni
nelle nostre citta', che vanno a scuola, lavorano o cercano lavoro, cercano
una casa dove vivere. Come tutti noi.
Storie di vita di chi e' impegnato nel difficile tentativo di inserirsi
nelle nostre citta' mantenendo la propria identita'. Uomini e donne che
raccontano i diversi modi che ha un nomade di "fermarsi", di stabilire con
la citta' un contatto, attraverso il lavoro (quando c'e'), o la scuola dei
bambini. O addirittura di fare la scelta, frustrante, di nascondere
identita' e radici per paura del rifiuto della "gente perbene". Storie che
evidentemente non fanno notizia, dato che nessuno ce le racconta. Li
incontriamo continuamente, e non ne sappiamo nulla. "Quale differenza c'e'
fra un gage' (non zingaro) e un rom? La stessa che corre fra l'orologio e il
tempo: il primo segna i secondi, i minuti, le ore: e tu sai gia' che dopo le
sei verranno le sette, e poi le sette e mezza. Il secondo e' il sole e la
pioggia, il vento e la neve... e tu non sai mai quello che sara'".
*
Gli zingari sono un popolo indoeuropeo diffuso, con l'eccezione dell'Asia
orientale, in tutti i peesi del mondo; i circa 8,5 milioni di Rom che vivono
in Europa costituiscono la piu' importante minoranza etnica (nazionale) su
scala continentale, stimati in 100.000 in Italia.
La loro lingua comune e' il romanes: in base al vocabolario fondamentale e
alla struttura grammaticale si tratta di una lingua indoeuropea.
Alcune indagini storiche hanno ricostruito che la maggior parte dei Rom
(Sinti, ecc.) lasciarono l'India al tempo della conquista di Mahmud di
Ghazni (Afghanistan), tra il 1000 e il 1027. Nel XVI secolo iniziano le
prime dure persecuzioni stabilite nelle legislazioni statali, dalla Romania
alla Spagna. I secoli successivi, XVII e XVIII, sono pieni di avvenimenti
terribili: fucilazioni, impiccagioni e torture. Alla fine del XIX secolo il
concetto di "zingari" acquista contorni sempre piu' biologico-razzistici.
Cesare Lombroso, sostenitore della dottrina del "delinquente nato", assegna
i Rom al tipo dei "criminali atavici". In Germania, prima ancora di Hitler,
sono emanate circa 150 ordinanze contro gli zingari.
La storia mostra chiaramente che, fin dal medioevo, le popolazioni stanziali
e maggioritarie avevano manifestato un atteggiamento ostile nei confronti
dei Rom. Ma lo sterminio di piu' di 500.000 zingari e di milioni di ebrei e'
un crimine unico nella storia dell'umanita', che si sottrae (non da ultimo
perche' compiuto con straordinario sangue freddo) a ogni equiparazione con
altre atrocita' e genocidi.
Per puri e semplici "motivi razziali", nell'Europa dominata dai nazisti e
dai fascisti si era discriminati, si perdevano dignita' e diritti, si veniva
perseguitati e uccisi. La particolarita' di questi crimini risiede nella
loro preparazione ideologica, nell'organizzazione sistematica, nella
estensione a un intero gruppo etnico, nella pianificazione burocratica,
nell'annientamento perseguito con tecnica industriale.
Nel corso del processo di Norimberga per i crimini di guerra, il comandante
delle SS Olendorf, a proposito dello sterminio dei Rom dietro le linee del
fronte orientale, ha dichiarato: "Non c'era differenza tra ebrei e zingari,
per entrambi gli ordini erano gli stessi".
*
Da troppi secoli gli zingari sono oggetto di discriminazioni e persecuzioni.
A essi, allo loro cultura, alla loro complessa geografia, alle loro
sofferenze, alle loro passioni, dobbiamo profondo rispetto. Perche', come li
definisce Guenter Grass, sono i naturali abitanti dell'Europa senza
frontiere che dobbiamo costruire.

9. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: PENTECOSTE
[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per questo
intervento. Enrico Peyretti (1935) e' uno dei principali collaboratori di
questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno
di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha
fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il
foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel
Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian
Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro
Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo
comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione
col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento
Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora
a varie prestigiose riviste. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del
"non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto
il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la
guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei
Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e
politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e' disponibile
nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza
guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di
cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie
Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico
Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu' volte
riproposta anche su questo foglio, da ultimo nei fascicoli 1093-1094; vari
suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org e
alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Una piu'
ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731
del 15 novembre 2003 di questo notiziario]

Pentecoste, 4 giugno 2006
Propongo una riflessione sulla festa cristiana di oggi, che forse puo'
interessare anche chi non si professa cristiano. Pentecoste, mi pare, e' la
piu' grande delle feste cristiane - piu' grande perche' e' lo scopo e il
compimento del Natale e della Pasqua - ma la festa piu' ignorata e
trascurata dagli stessi cristiani: una domenica qualunque.
Si puo' dire della grande maggioranza di noi quello che dicono a Paolo
alcuni cristiani di Efeso (in Atti degli Apostoli 19, 2): "Non abbiamo
neppure sentito dire che ci sia uno Spirito santo". E' vero che Atti 18,
25 - Apollo, fervente cristiano, eloquente  e ben ferrato nelle Scritture,
conosceva soltanto il battesimo di Giovanni - puo' consolarci della nostra
ignoranza, ma certo non ci scusa. Intanto dobbiamo riconoscere che lo
Spirito santo, fin dall'inizio, e' effuso da Dio anche fuori dalla chiesa
(10, 44-47), mentre ci sono dei battezzati in Cristo, allora come oggi, che
non hanno ricevuto lo Spirito santo (8, 16), oppure che sono battezzati col
solo battesimo di Giovanni (19, 3), di sola penitenza, che non e' ancora la
novita' di vita. Prima di poter evangelizzare il mondo, la chiesa dovrebbe
accogliere lo Spirito di Dio effuso da Gesu' Cristo. Siamo capaci di
accoglierlo con tutta disponibilita', per poter vivere la vita che ci
inspira?
Ma che cosa intendiamo dicendo Spirito santo? Un enigma assurdo? Qualche
vaga immagine favolistica? Mi sembra invece che vogliamo dire: l'animo, il
modo di vivere, la piena positiva bonta' che abbiamo incontrato in Gesu' di
Nazareth, l'uomo che riconosciamo come "immagine alta e pura del volto
dell'uomo cosi' come lo ha sognato il cuore di Dio, immagine visibile e
trasparente dell'invisibile volto di Dio" (Michele Do). Gesu' promise ai
suoi che avrebbe inviato il suo spirito, cioe' ispirato in loro il suo
stesso stile interiore di vita, una energia profonda che puo' guidarci alla
vita giusta e buona, ben piu' della legge esteriore. Avere fede non e'
ritenere che Dio esiste, ma che esiste questa sua presenza nuova e intima in
noi, un'aggiunta all'umanita', un risanamento progressivo delle nostre
fragilita', il cuore nuovo promesso dai profeti.
Paolo, scrivendo ai Galati, dice che il frutto dello Spirito e' amore,
gioia, pace, longanimita', bonta', benevolenza, fiducia, mitezza, padronanza
di se', e aggiunge che la legge (della prima alleanza) non ha nulla a che
fare con cose del genere (Galati 5, 22-23). Ora, questi doni di vita li
troviamo anche tra persone che non sentono di avere fede in Cristo, sebbene
la fede valga, con la preghiera, ad impegnarci e sostenerci nel vivere
cosi', contro lo scoraggiamento e tentazione a cui puo' indurci il vasto
spettacolo degli egoismi, guerre, violenze, tristezze, piccolezze d'animo,
melavolenze. Ma il fatto che i frutti di vita buona siano reperibili fuori
dai confini visibili della comunita' dei credenti in Cristo deve rendere la
chiesa piu' umile e piu' fiduciosa, meno magisteriale e giudicante e piu'
fraterna e incoraggiante, e tutti i cristiani piu' grati e lieti nel
riconoscere che il bene c'e', che e' il cuore profondo della vita, che il
male ci sfida e minaccia ma non prevale, in definitiva. Festeggiare la
Pentecoste e' questo felice riconoscere lo Spirito che spira dove vuole, e
accoglierlo.

10. RIFLESSIONE. ELISABETH MOLTMANN-WENDEL: LA MARIA MADDALENA BIBLICA
[Dal n. 72 del 25 maggio 2006 di "Teologi@Internet", forum teologico a cura
di Rosino Gibellini (sito: www.queriniana.it/teologia.asp), riprendiamo il
seguente brano dell'illustre teologa. Esso e' cosi' presentato dal curatore
di "Teologi@Internet": "Con il thriller 'Il codice da Vinci' ritorna Maria
Maddalena, ma ritorna in una fantasiosa storia, molto commentata in questi
giorni. Ma la figura di Maria di Magdala era stata riscoperta dalla 'Ricerca
delle donne' nell'ambito della teologia femminista. Citiamo solo la teologa
Lilia Sebastiani nel libro 'Tra/Sfigurazione. Il personaggio evangelico di
Maria di Magdala e il mito della peccatrice redenta nella tradizione
occidentale' (Nuovi Saggi Queriniana, 1992). Qui riportiamo alcune
documentate pagine della teologa Elisabeth Moltmann-Wendel nel bel libro
dedicato a 'Le donne che Gesu' incontro'' (Nuovi Saggi Queriniana, 1989,
2000 in terza edizione)". Elisabeth Moltmann-Wendel, teologa, femminista,
voce autorevolissima della riflessione cristiana e del pensiero delle donne,
e' una delle piu' illustri teologhe viventi. Autrice di numerose opere,
alcune anche in collaborazione col coniuge Juergen Moltmann. Tra le opere di
Elisabeth Moltmann-Wendel: Liberta', uguaglianza, sororita', Queriniana,
Brescia 1979; Il mio corpo sono io: nuove vie verso la corporeita',
Queriniana, Brescia 1996; Le donne che Gesu' incontro', Queriniana, Brescia
1989, 2000; Destati, amica mia, Queriniana, Brescia 2001; (con Juergen
Moltmann), Passione per Dio. Teologia a due voci, Claudiana, Torino 2005]

Maria Maddalena si chiama in realta' solo Maria, e il suo appellativo deriva
dal suo luogo natale, Magdala, un'operosa cittadina sul lago di Genesareth,
dove il commercio era fiorente. Una grande industria della pesca e della
lavorazione del pesce occupava gli abitanti e apportava benessere e varieta'
di vita. Ma per chi vive la vita tra veli neri, per chi soffre di turbamenti
di coscienza, crisi e depressioni, un luogo simile e' una dolorosa
contrapposizione alla propria realta'.
Maria Maddalena soffriva di una grave malattia mentale e faceva parte di
quelle donne che capitarono nella sequela di Gesu' in seguito ad una
guarigione.
Se proviamo ad immaginarci la guarigione, puo' darsi che si sia svolta in un
modo simile ad altre guarigioni: Gesu' l'ha toccata, forse abbracciata,
fatta alzare come aveva fatto con la febbricitante suocera di Pietro o con
coloro che erano posseduti dai demoni. Le ha parlato, ed essa ha sentito
tangibilmente vicinanza e contatto. Il suo isolamento e' caduto grazie alle
parole incoraggianti di Gesu'. E' diventata di nuovo se stessa, libera di
provare sentimenti, di prendere decisioni, libera di vivere di nuovo il
mondo intorno a lei, libera di gioire e di imparare a vivere in modo nuovo.
Ma non ritorna alla sua vecchia situazione: lascia Magdala, la sua citta'
natale, il cui nome pero' la accompagnera' sempre.
La guarigione della malattia per lei si e' trasformata in salvezza: sente la
salvezza e si sente bene. Le due cose sono intrecciate l'una all'altra ed
essa fa percepire tale salute al gruppo di Gesu'; comunica ad esso il suo
benessere.
Le cose vanno diversamente per gli uomini, che vengono strappati al loro
lavoro per iniziare una vita itinerante. Non siamo a conoscenza di nessuna
guarigione di discepoli che si sia trasformata in una vocazione. Luca
racconta anche di altre donne guarite da Gesu' che lo seguono e Marco
descrive la guarigione della suocera di Pietro, che, di conseguenza, "serve"
Gesu', cioe' fa proprio il suo stile di vita. Le donne sono toccate dalla
sequela nella loro intera esistenza. Danno tutte se stesse e si consegnano
al nuovo.
Questo "servire" viene raccontato anche nel caso di Maria Maddalena: come
Gesu' l'ha servita cosi' ora essa lo serve. Vedremo in seguito quanto poco
questo servire del primo gruppo delle donne abbia a che vedere con il
moderno servire attribuito come specifico al sesso femminile. Per capire
Maria Maddalena dobbiamo tener presente quanto strettamente tale servire
abbia a che fare con lo scambio reciproco di contatti fisici, di vicinanza
umana, di calore corporeo e di presenza risanatrice. Piu' intensamente della
grande sconosciuta del vangelo di Marco o di Maria di Betania, che unse
Gesu', Maria Maddalena vive della vicinanza fisica della vita comune con
Gesu'.
Nelle fantasie degli uomini essa appare per lo piu' nubile, giovane e bella.
Ma forse era gia' avanti negli anni, aveva un matrimonio dietro le spalle,
dal quale proveniva il danaro con il quale aiutava il movimento di Gesu', e
recava i segni della malattia appena superata. Non lo sappiamo. Ma in ogni
caso deve aver avuto fascino, calore e comprensione umana, sia che la sua
attrattiva sia stata quella di una donna giovane o quella di una donna
anziana. Come sarebbe altrimenti riuscita a riunire un gruppo di donne
caparbie, di diversa eta', separatesi dalle loro famiglie? Tutti e quattro i
vangeli citano sempre per primo il suo nome, quando parlano del gruppo delle
donne. Possiamo percio' presupporre che essa abbia avuto un ruolo primario e
che abbia agito come elemento integrante. Si puo' facilmente immaginare
quanti conflitti ci debbano essere stati tra le donne che avevano rinunciato
ai legami familiari, tra il gruppo degli uomini e delle donne e, non da
ultimo, con il mondo esterno, per il quale la presenza di quelle donne era
una provocazione.
*
Maria Maddalena ha attitudine al comando e secondo il vangelo di Luca (Lc 8,
3) ha portato con se' un patrimonio. Come nel caso di Giovanna, per mezzo
suo giunge all'interno del movimento di Gesu', legato al ceto medio,
qualcosa di cittadino. Le donne ebree, per la prima volta senza la
protezione della famiglia patriarcale, si dispongono ai suoi ordini. Ella e'
abile, agisce in un modo convincente. Sa parlare, e non le riesce difficile
essere un'autorita'. Dai vangeli piu' tardi si percepisce come l'accrescersi
di tale sovranita' abbia sempre infastidito i discepoli e soprattutto
Pietro.
Tra la guarigione e la crocifissione di Gesu' non veniamo a sapere piu'
niente di lei. Forse il suo corpo indebolito si rafforza con la vita
itinerante. Senz'altro vive del suo entusiasmo e della ferma convinzione che
il tempo della salvezza e' giunto, e tutte le delusioni che iniziano a
tormentare i discepoli non fanno presa su di lei. I vangeli, che altrimenti
prediligono ognuna delle diverse eroine, sono concordi nel narrare che essa
era sotto la croce con le donne, che era presente alla sepoltura e che
giunse per prima al sepolcro la mattina di pasqua.
E con cio' inizia il suo particolare rapporto con Gesu'. All'interno del
privilegiato gruppo di donne, ha ancora una volta una posizione particolare:
Gesu' risorto appare a lei e le da' il compito di riferirlo al gruppo dei
discepoli. A questo incontro Matteo aggiunge anche la presenza dell'"altra
Maria", ma sia l'autore dell'ultimo capitolo di Marco sia Giovanni
raccontano un unico e sensazionale incontro tra Gesu' e Maria Maddalena, che
inaugura il suo speciale ruolo per tutti i tempi.
Finche' Maria Maddalena e le donne sentono ancora la vicinanza fisica di
Gesu', restano incrollabili nella loro fedelta' e nella loro capacita' di
resistere. Il corpo morente, morto, il corpo da seppellire e da ungere le
collega a lui. Il gelido sconvolgimento inizia solo quando esse, la mattina
di pasqua, giungono al sepolcro e non trovano piu' il corpo di Gesu'.
Solo a partire da questo rapporto speciale, umano e personale con Gesu',
diventa comprensibile, a mio avviso, l'incontro di Maria Maddalena con il
Risorto. Giovanni, che predilige gli ampi dialoghi fra Gesu' e le donne,
rappresenta la scena - sempre di nuovo raffigurata in dipinti - che si
svolge accanto al sepolcro: Maria Maddalena completamente sola, in lacrime,
ode una voce che le domanda perche' piange. Credendo che si tratti del
giardiniere si lamenta che il corpo del suo Signore e' stato portato via.
Solo quando Gesu' la chiama per nome, "Maria", essa lo riconosce e getta un
grido: "Maestro!".
*
Finora e' tutto comprensibile, ragionevole, chiaro. Ma giunge la frase
estranea, fredda, scostante, che distrugge tutto il senso di felicita' che
stava ritornando: "Non mi toccare! Non sono ancora tornato al Padre mio". I
teologi ci si sono affaticati intorno, l'hanno attenuata, intesa
positivamente, vista in logica contraddizione con gli altri incontri del
Risorto, per esempio con quello in cui Tommaso viene invitato a mettere la
mano nella ferita che Gesu' ha al costato, o a quello in cui le donne gli
abbracciano i piedi. Nella pruderie del diciannovesimo secolo si e' persino
fatto riferimento alla pericolosita' sessuale di un tale contatto.
Non e' possibile cancellare lo shock che tali parole portano con se'. Non si
tratta piu' di Gesu' teneramente vicino; non si puo' piu' toccare e ungere
il suo corpo: egli non si fa piu' riportare indietro e trattenere. Maria
Maddalena non puo' piu' abbracciarlo spontaneamente.
La continuita' che le donne vogliono e' interrotta. L'ingenuita' della fede
e della fiducia infantili e' morta. Non parla il vecchio Adamo, del quale
parla la dogmatica maschile, cosi' poco convincente per le donne. Piuttosto,
si tratta di una parte di immediatezza, di interezza, di risolutezza,
spontaneita', una parte di fedelta' e di perseveranza infantili. Una parte
di fiducia, su questa terra, nell'immortalita' e nella vita eterna.
Maria Maddalena ha vissuto come nessun altro la salvezza in modo corporeo.
Ha amato personalmente Gesu'; senza di lui la vita non le sembrava vivibile.
Ha dimostrato di avere tenacia e di saper stare in piedi. Non ha mai
dubitato di lui, ma ora inizia ad aggrapparglisi. Non e' il Messia morto,
che la fa disperare, ma solo il fatto che il corpo di Gesu' sia scomparso.
Qui sperimenta la morte, la frattura della sua esistenza.
Vorrei tradurre il "Non mi toccare!" con: "Matura! Cresci! Accetta il dolore
della separazione!".
"Perche' cercate tra i morti colui che vive?", domanda l'angelo alle donne
nel vangelo di Luca. E' lo stesso messaggio, e significa: "Dove voi cercate
la continuita', la' e' la morte. Dove voi cambiate voi stessi, la' e' la
vita". Il "peccato" femminile non e' l'orgoglio, ma l'ostinato attaccamento.
La fede spontanea dei bambini, per quanto possa sembrare salda e durevole,
deve trasformarsi e far fronte al dolore della separazione. Solo cosi' si
puo' crescere e maturare.
La voce e' ancora vicina e familiare e in questa voce Gesu' e' ancora lo
stesso. E con questa voce egli le affida un compito che non elimina la
distanza, ma che la rende comprensibile: il suo Dio e' anche il Dio di tutti
loro; suo Padre e' anche il Padre di tutti loro.
Il mutamento che sembrava insopportabile ora diventa sopportabile. Maria
Maddalena deve andare a raccontare della nuova distanza e della nuova
prossimita'. Dolore e paura la accompagnano: le cose non sono piu' come
erano prima; ma la attendono un nuovo compito ed una nuova comunita'.
*
Si e' riflettuto poco, finora, sulle esperienze di Dio vissute dalle donne.
All'inizio dell'esperienza dei discepoli sta il tradimento, e la dialettica
della teologia maschile si basa sempre sulle dialettica
tradimento-conversione. All'inizio dell'esperienza di Maria Maddalena c'e'
la guarigione corporale. A lei e' capitata la totalita'. E' accolta corpo,
anima e spirito nella comunione con Gesu'. Per questo non fugge, per questo
rimane. E per questo si dispera quando questa vicinanza non e' piu'
percepibile. Nell'incontro con il Risorto, essa vive il dolore: il dolore
che le cose vecchie passano, che niente e' ripetibile e che solo cosi' puo'
accadere il nuovo. Il conflitto della donna, la dialettica femminile, che
non e' innata ma piuttosto inculcata, e che rispecchia esperienze sociali,
e' tra il trattenere ed il lasciare andare, tra il persistere e il
dischiudere.
Maria Maddalena e' considerata come il primo apostolo. Per prima ha
annunciato il vangelo di Gesu' Risorto. Cio' si e' conservato fino al
Medioevo, ma quello che venne dimenticato fu il suo messaggio. Accanto alla
teologia e all'esperienza patriarcale giunge oggi la teologia e l'esperienza
delle donne. Che cos'ha da dirci la donna risanata che riunisce in se'
amicizia e dedizione, eros e agape? Che si tiene stretta a questa terra e
alle sue relazioni fino all'ultimo e che esaurisce tutte le sue speranze?
Che sperimenta la risurrezione nel fatto di scoprire che non si deve
fossilizzare in questo ambito bensi' imparare ad aprirsi ad una nuova
comunita'. La teologia di Maria Maddalena non e' ancora scritta. Forse ci
riusciranno le donne di oggi.

11. CASE EDITRICI. ELEUTHERA COMPIE VENT'ANNI
[Dalla casa editrice libertaria Eleuthera (per contatti: e-mail:
info at eleuthera.it, sito: www.eleuthera.it) riceviamo e volentieri
diffondiamo]

1986-2006: Eleuthera ha vent'anni.
Vent'anni di cultura libertaria e di editoria indipendente, oltre 170 titoli
pubblicati (se preferite, oltre 31.000 pagine), sempre alla ricerca di voci
nuove, dissonanti, non allineate.
Una storia di passione e di cura artigianale per i libri, che abbiamo
cercato di ripercorrere brevemente nel sito: www.eleuthera.it
Vi invitiamo a seguire sul sito le altre iniziative e promozioni.
Se avete voglia di dire la vostra, fateci pervenire i vostri messaggi di
elogio (abbiamo bisogno di gratificazioni) e di critica piu' o meno
costruttiva (abbiamo spalle robuste) indirizzandoli a redazione at eleuthera.it
oppure usando lo spazio ftp su www.eleuthera.it, sezione "contatti".
Senza illusioni e senza rimpianti,
Eleuthera
*
Per informazioni e contatti: Eleuthera, via Rovetta 27, 20127 Milano, tel.
0226143950, fax: 0228040340, e-mail: info at eleuthera.it, sito:
www.eleuthera.it

12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

13. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1320 dell'8 giugno 2006

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