La nonviolenza e' in cammino. 1315



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1315 del 3 giugno 2006

Sommario di questo numero:
1. Luciano Bonfrate: La banda armata
2. Hannah Arendt: La perdita
3. "Per la Costituzione": un appello di alcune riviste di ispirazione
cristiana
4. "Statunitensi contro la guerra": Una testimonianza nel Memorial Day
5. Alessandro Portelli: "We Shall Overcome", storia di una canzone
6. Melo Franchina: Lo specchio di Rita
7. Enrico Peyretti: Pesci
8. La nonviolenza nella prospettiva di genere. Un incontro
9. Letture: Giulio Angioni, Le fiamme di Toledo
10. Letture: Helene Paraskeva, Nell'uovo cosmico
11. La "Carta" del Movimento Nonviolento
12. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. LUCIANO BONFRATE: LA BANDA ARMATA
[Ringraziamo il nostro buon amico Luciano Bonfrate per questo intervento]

"Quando la banda passo'..."
(Chico Buarque de Hollanda)

La corte dei pasciuti ama ammirare
la pompa degli armigeri in parata,
ama le armi e ama anche ammantare
di pie parole la violenza armata.

Che vale poi versar lacrime amare
sulle persone uccise, se causata
la loro morte e' dal continuare
delle armi e degli armati la dannata

mortifera teoria. Quale demenza
rompe del senno gli ultimi confini,
accieca gli occhi e ottunde la coscienza?

Perche' si accettano i piu' truci fini:
la morte ed alla morte l'obbedienza?
Tutti gli eserciti sono assassini.

2. MAESTRE. HANNAH ARENDT: LA PERDITA
[Da Hannah Arendt, Politica e menzogna, Sugarco, Milano 1985, p. 259 (e' un
frammento estratto da un'intervista rilasciata nell'estate del 1970 da
Hannah Arendt allo scrittore tedesco Adalbert Reif). Hannah Arendt e' nata
ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu allieva di Husserl, Heidegger e
Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe all'esilio, dapprima e' profuga
in Francia, poi esule in America; e' tra le massime pensatrici politiche del
Novecento; docente, scrittrice, intervenne ripetutamente sulle questioni di
attualita' da un punto di vista rigorosamente libertario e in difesa dei
diritti umani; mori' a New York nel 1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi
lavori fondamentali (quasi tutti tradotti in italiano e spesso ristampati,
per cui qui di seguito non diamo l'anno di pubblicazione dell'edizione
italiana, ma solo l'anno dell'edizione originale) ci sono Le origini del
totalitarismo (prima edizione 1951), Comunita', Milano; Vita Activa (1958),
Bompiani, Milano; Rahel Varnhagen (1959), Il Saggiatore, Milano; Tra passato
e futuro (1961), Garzanti, Milano; La banalita' del male. Eichmann a
Gerusalemme (1963), Feltrinelli, Milano; Sulla rivoluzione (1963),
Comunita', Milano; postumo e incompiuto e' apparso La vita della mente
(1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di brevi saggi di intervento
politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano, 1985. Molto interessanti i
carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica,
Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra amiche. La corrispondenza
di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo 1999). Una
recente raccolta di scritti vari e' Archivio Arendt. 1. 1930-1948,
Feltrinelli, Milano 2001; Archivio Arendt 2. 1950-1954, Feltrinelli, Milano
2003; cfr. anche la raccolta Responsabilita' e giudizio, Einaudi, Torino
2004. Opere su Hannah Arendt: fondamentale e' la biografia di Elisabeth
Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra gli studi
critici: Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995; Roberto
Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli,
Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona
Forti, Vita della mente e tempo della polis, Franco Angeli, Milano 1996;
Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt, Milano 1999; Augusto Illuminati,
Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma
1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001; Julia
Kristeva, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 2005. Per chi legge il tedesco due
piacevoli monografie divulgative-introduttive (con ricco apparato
iconografico) sono: Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei
Hamburg 1987, 1999; Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000]

La perdita di potere e di autorita' da parte di tutte le grandi potenze e'
un fenomeno chiaramente visibile, anche se e' accompagnato da un'immensa
accumulazione degli strumenti della violenza nelle mani dei governi, ma
l'aumento degli armamenti non puo' compensare la perdita di potere.
Nonostante cio', questa situazione non porta necessariamente alla
rivoluzione. Per un verso, puo' finire in una controrivoluzione,
nell'avvento di una dittatura, e per l'altro, puo' finire in uno stato di
totale apatia...

3. APPELLI. "PER LA COSTITUZIONE". UN APPELLO DI ALCUNE RIVISTE DI
ISPIRAZIONE CRISTIANA
[Da varie persone amiche riceviamo e volentieri diffondiamo il testo
dell'appello "Per la Costituzione. Appello di riviste di ispirazione
cristiana", la cui sottoscrizione e' aperta a singoli e realta' che vi si
riconoscono attraverso l'invio dell'adesione all'indirizzo e-mail:
costituzione at mclink.it]

Per la Costituzione. Appello di riviste di ispirazione cristiana
Anche per i cristiani del nostro Paese si avvicina un momento di grande
responsabilita'.
Per la prima volta dal 1946 il potere costituente torna al popolo. La
Costituzione che ci governa dal 1948 e' stata ripudiata da una parte del
mondo politico italiano e dalla maggioranza delle vecchie Camere, e sulla
"Gazzetta Ufficiale" e' stata gia' pubblicata la nuova Costituzione, che se
non e' ancora entrata in vigore e' solo perche' il popolo si e' riservato il
diritto di respingerla col "no" nel referendum convocato per il 25 e 26
giugno. Questa chiamata alle urne non e' pertanto una prova elettorale come
le altre; si tratta di un referendum assolutamente eccezionale in cui i
cittadini, divenuti essi stessi costituenti, devono decidere di nuovo
dell'identita' e del futuro della Repubblica.
Cio' che fu stabilito dall'Assemblea Costituente nel 1947 e' infatti oggi
rimesso in questione. Allora confluirono in quella decisione le tre grandi
culture del Paese, quella cattolica, quella comunista e socialista allora
strettamente unite, e quella laico-liberale; ma l'incontro e la sintesi di
quelle tre culture fu talmente felice che non un pezzo della Costituzione
per ciascuna, ma l'intera Costituzione e' risultata perfettamente coerente a
ciascuna delle tre ispirazioni. Percio' essa, scritta (e sottoscritta) da
tutti, e' anche la Costituzione di tutti ed ha compiuto il miracolo di
unificare l'Italia e di permetterle di passare dalla arretratezza alla
modernita', dalla miseria diffusa alla diffusa abbondanza di beni pur nelle
sussistenti disparita', dalla dittatura alla democrazia e dalla guerra a una
lunga pace. Con essa la guerra fu ripudiata; le filosofie e le dottrine
politiche che avevano fondato la societa' sulla ineguaglianza per natura
degli esseri umani furono rigettate e sostituite da una antropologia della
pari dignita' umana, per costruire un ordinamento di giustizia e di pace.
Se la Costituzione e' di tutti, i cristiani hanno delle particolari ragioni
per rivendicarne i contenuti e difenderla. Non solo perche' vi concorsero
nel sacrificio che la precedette e nella elaborazione che ne fisso' i
principi e le norme nell'Assemblea Costituente, ma perche' il patrimonio che
vi e' rappresentato evoca i piu' alti valori della vita cristiana: dal
fondamento del lavoro su cui e' stabilita la Repubblica alla centralita'
della parola che si esprime nel Parlamento, dal primato della pace alla
conversione dei poteri in "funzioni" e servizi per il bene comune, dalla
pacificazione con la Chiesa cattolica alla laicita' e alla liberta'
religiosa. Nell'enciclica "Pacem in terris" di Giovanni XXIII la
Costituzione, come carta dei diritti e regola dei rapporti tra cittadini e
poteri pubblici fu celebrata come un "segno dei tempi", cioe' come una delle
conquiste storiche in cui costruzione umana e ordine voluto da Dio si
parlano e si incontrano.
Se nella ordinaria vita politica i cristiani sono presenti e agiscono senza
esibire la loro peculiare identita', vi sono circostanze che possono esigere
un atteggiamento diverso. Quando, come in occasione di questo referendum,
sono in gioco e per un lungo tempo futuro i fondamenti stessi e i valori
supremi della convivenza civile, non c'e' ragione per cui dei cristiani non
debbano assumere a viso aperto le difese della Costituzione, impegnandovi
tutta la loro responsabilita'. Del resto, se nella storia del nostro Paese
hanno svolto, in diverse forme, un ruolo di rilievo le tradizioni del
cristianesimo democratico e del cristianesimo sociale, oggi sembra del tutto
opportuno e necessario che emerga un'iniziativa di "cristiani per la
Costituzione", per salvarla nel momento in cui e' "aggredita".
Vero e' che tale aggressione viene negata, perche' quella che viene rimossa
e sostituita dal testo di Calderoli e degli altri quadrumviri riunitisi a
Lorenzago e' solo la seconda parte della Costituzione, e quindi sarebbero
fatti salvi i principi e i diritti fondamentali della prima. Ma le due parti
della Costituzione sono speculari e necessarie l'una all'altra: la prima
parte e' una struttura a piramide rovesciata, avente al primo posto i
diritti e i doveri del cittadino nella sua individualita', e poi via via del
cittadino in rapporto alla famiglia e alla scuola, quindi in rapporto alla
sfera economica e infine in rapporto a quella piu' ampia del mondo politico;
la seconda parte, in base allo stesso schema, comincia col Parlamento, in
corrispondenza al primo articolo proclamante la sovranita' popolare, per
svilupparsi poi nella definizione degli altri istituti in cui coerentemente
doveva concretarsi l'organizzazione statale unitaria della societa'. In tal
modo la seconda parte risulta attuazione, strumento e garanzia della prima.
Ora nella riforma promossa dalla Lega e varata da tutto il centrodestra
sotto il nome riduttivo e fuorviante di "devolution", questo rapporto viene
rotto. Il Parlamento e' travolto, la vita della Camera e' condizionata a
quella del governo, la rappresentanza popolare e' smembrata in una
maggioranza dotata di tutti i poteri e una minoranza senza diritti, i cui
voti nemmeno verrebbero contati nelle votazioni di "sfiducia costruttiva",
l'unita' nazionale che comporta pari opportunita' per tutte le regioni e'
compromessa e gli istituti di garanzia sono snaturati e mortificati. In
particolare il Presidente della Repubblica non avrebbe neanche il potere di
salvare la Camera dallo scioglimento che il Primo Ministro potrebbe
decretare in ogni momento mandando a casa i deputati a suo piacimento;
verrebbe istituita la figura sovrana e incondizionata del capo del governo,
vero padrone "determinante" della politica nazionale e del Paese intero.
Tutto cio' di cui si e' discusso in queste settimane per l'attribuzione dei
nuovi ruoli istituzionali e di governo, diverrebbe con la nuova Costituzione
privo di senso, perche' un solo potere personale sarebbe instaurato e
garantito e nessuna vera opposizione potrebbe essere esercitata in corso di
legislatura. L'identita' dell'Italia e il suo ruolo nel mondo sarebbero
decisi da una persona sola, e il popolo non potrebbe influirvi facendo
valere le sue radici, la sua civilta' e la sua cultura.
La difesa della Costituzione vigente non vuol dire peraltro che singole sue
disposizioni o istituti non possano essere modificati se necessario; ma in
ogni caso deve essere salvaguardato il costituzionalismo interno e
internazionale nelle sue acquisizioni irrinunciabili.
Percio' noi riteniamo che sia necessaria una forte mobilitazione dei
cristiani contro questa riforma, anche attraverso la partecipazione a una
grande manifestazione nazionale unitaria di tutto il fronte democratico per
il "no" al referendum del 25 giugno. E dopo il referendum pensiamo che debba
restare alta l'attenzione dei credenti perche' ai valori della Costituzione
non sia inferta alcuna ferita, e perche' l'amore della pace, dell'unita',
della liberta' e dei diritti torni sempre a rinascere.
*
Firmano l'appello (in ordine alfabetico): Adista (agenzia di informazione su
religione e politica), Aggiornamenti Sociali (mensile dei gesuiti del Centro
Culturale San Fedele - Milano), Appunti di Cultura e Politica (rivista
dell'associazione "Citta' dell'Uomo"), Cem Mondialita' (mensile di
educazione interculturale dei Missionari Saveriani), Cercasi un fine
(periodico di cultura e politica fondato da organizzazioni del volontariato
pugliese), Club3 (mensile di attualita' dei Religiosi Paolini), Confronti
(mensile di dialogo interreligioso), Coscienza (mensile del Meic - Movimento
Ecclesiale di Impegno Culturale dell'Azione Cattolica), Gioventu' Evangelica
(trimestrale della Fgei - Federazione Giovanile Evangelica Italiana), GO -
Gioventu' Operaia (mensile della Gioc), Il Dialogo (periodico
politico-religioso irpino), il foglio (mensile di cristiani torinesi), Il
Gallo (rivista di cristiani genovesi), Il Margine (mensile dell'associazione
Oscar Romero), Il Tetto (bimestrale politico religioso fondato a Napoli nel
1964), Jesus (mensile di cultura e attualita' religiosa dei Religiosi
Paolini), Koinonia (rivista di formazione comunitaria cristiana promossa a
Pistoia da Religiosi Domenicani e da laici), La Voce Alessandrina
(settimanale della Diocesi di Alessandria), L'invito (trimestrale di
cristiani trentini), Misna (Agenzia dei quattro Istituti Missionari:
Comboniani, Saveriani, Pime e Missioni della Consolata), Missione Oggi
(mensile dei Missionari Saveriani), Missioni Consolata (rivista dei
Missionari della Consolata in Italia), Mosaico di Pace (rivista mensile
promossa dalla sezione italiana di Pax Christi), Mo.VI informazione (rivista
del Movimento del Volontariato Italiano),  Narcomafie (Mensile del Gruppo
Abele di Torino), Nigrizia (mensile dei Missionari Comboniani), Notiziario
Cdb (periodico delle Comunita' Cristiane di Base), Oreundici (rivista
dell'associazione cristiana "Ore undici"), Politicamente (periodico
dell'associazione cattolico-democratica "Agire politicamente"), Preti Operai
(rivista dei preti operai italiani), Proposta educativa (rivista del Mieac -
Movimento di Impegno Educativo di Azione Cattolica), Qol (rivista di dialogo
ebraico-cristiano), Ricerca (mensile della Fuci - Federazione Universitaria
Cattolica Italiana), Riforma (settimanale delle Chiese Evangeliche Battiste,
Metodiste e Valdesi), Rocca (quindicinale della "Pro Civitate Christiana" di
Assisi), Segno (mensile di cultura e politica di laici e Religiosi
Redentoristi di Palermo), Settimana (settimanale di attualita' per operatori
pastorali dei Religiosi Dehoniani), Tempi di Fraternita' (mensile piemontese
di cristiani di base), Testimonianze (rivista fondata da padre Ernesto
Balducci), Viottoli (mensile della Comunita' cristiana di base di Pinerolo),
Vita pastorale (mensile per operatori pastorali dei Religiosi Paolini).

4. RIFLESSIONE. "STATUNITENSI CONTRO LA GUERRA": UNA TESTIMONIANZA NEL
MEMORIAL DAY
[Ringraziamo John Gilbert (per contatti: gilbert at fol.it) per averci inviato
questo intervento degli "Statunitensi contro la guerra" di Firenze (per
contatti: tel. 3388871251, e-mail: comiraqusa at yahoo.it). John Gilbert e'
impegnato nell'esperienza pacifista degli "Statunitensi contro la guerra"]

Rappresentanti degli "Statunitensi contro la guerra" hanno partecipato al
Memorial Day, giorno di commemorazione dei caduti in guerra, lunedi' 29
maggio al Florence American Cemetery, il cimitero fiorentino dei caduti di
guerra statunitensi, per le migliaia di donne e uomini sepolti li' o
dispersi o sepolti in mare.
E' stata un'occasione importante per noi, come cittadini statunitensi contro
la guerra, per dimostrare il nostro profondo rispetto per i nostri
compatrioti che sacrificarono le loro vite per aiutare il popolo e i
partigiani italiani a sconfiggere il nazifascismo in questo paese durante la
seconda guerra mondiale.  Nello stesso tempo, saremo testimoni del vasto
movimento nel nostro paese e in tutto il mondo per la pace e la giustizia,
contro le guerre di aggressione e le violazioni dei diritti umani
attualmente perpetrate da parte del governo statunitense.
Noi ricordiamo che lo scatenare guerre di aggressione fu considerato un
crimine contro l'umanita' dal Tribunale di Norimberga dopo la tragedia
dell'Olocausto e della seconda guerra mondiale.
La guerra illegale e immorale statunitense contro l'Iraq e la successiva
occupazione hanno portato alla morte di oltre 100.000 iracheni e di migliaia
di militari statunitensi, oltre alla distruzione di gran parte delle
infrastrutture del paese e di citta' come Falluja, e alla detenzione di
migliaia di prigionieri iracheni senza accusa.
Le Nazioni Unite, Amnesty International e altre organizzazioni per i diritti
umani hanno condannato i campi di prigionia del governo statunitense ad Abu
Ghraib e altrove in Iraq, a Guantanamo Bay, in Afghanistan, e la rete di
centri di detenzione segreti nel mondo, l'uso sistematico di tortura, la
sparizione di prigionieri, e le centinaia di voli di "rendition" della Cia.
Come parte del movimento internazionale per la pace e la giustizia sociale,
siamo stati presenti nel Memorial Day per affermare che il sacrificio
estremo delle nostre sorelle e fratelli nella lotta contro il nazifascismo,
di quelle migliaia sepolte qui nel Florence American Cemetery, e' in palese
contraddizione con la restrizione delle liberta' dei cittadini statunitensi
in patria e la politica immorale di guerra permanente preventiva all'estero
da parte del governo statunitense, e con cio' che Amnesty International ha
condannato come "grave violazione dei diritti umani, con la tortura e il
maltrattamento, la detenzione arbitraria senza accusa o processo, e l'uso
eccessivo della forza che porta alla morte di civili". Un grande americano,
Martin Luther King, ci ha insegnato che "accettare passivamente un sistema
ingiusto significa cooperare con quel sistema.  La noncooperazione con il
male e' un obbligo morale tanto quanto la cooperazione con il bene".
Secondo i sondaggi di opinione la maggioranza  delle truppe statunitensi in
Iraq, come la vasta maggioranza dei cittadini statunitensi, credono che gli
Usa dovrebbero terminare l'occupazione e ritirare tutte le truppe. Il
movimento per la pace negli Usa dice: Sosteniamo le nostre truppe:
portiamole a casa subito! Ritiro immediato di tutte le truppe straniere e i
mercenari dall'Iraq! Risarcimenti statunitensi al popolo dell'Iraq! Un altro
mondo e' possibile, e necessario.

5. MEMORIA. ALESSANDRO PORTELLI: "WE SHALL OVERCOME", STORIA DI UNA CANZONE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 27 maggio 2006. Alessandro Portelli (per
contatti: alessandro.portelli at uniroma1.it), studioso della cultura americana
e della cultura popolare, docente universitario, saggista, storico,
militante della sinistra critica, per la pace e i diritti. Tra le opere di
Alessandro Portelli: segnaliamo particolarmente L'ordine e' gia' stato
eseguito, Donzelli, Roma 1999]

Era il 1985, e con la Lega di Cultura di Piadena avevamo organizzato una
visita di due grandi musicisti americani, Guy e Candie Carawan, e un loro
concerto nel caveau del palazzo comunale trasformato in piccolo teatro con
un'acustica fantastica. Il pubblico era fatto di compagni, per lo piu' di
estrazione operaia, che guardavano all'America e alla sua cultura con sano
sospetto antimperialista. Ascoltarono tuttavia, partecipi e compresi, i
suoni poco familiari della mountain music del Sud degli Stati Uniti; ma poi,
all'attacco dell'ultima canzone, silenziosamente, uno dopo l'altro, come se
stessero ascoltando qualcosa di sacro, si alzarono in piedi. Dell'America
non sapevano molto, ma questa l'avevano riconosciuta e sentita loro: era We
Shall Overcome.
We Shall Overcome: ce la faremo, supereremo anche questa. Adesso ce l'ha
riproposta anche Bruce Springsteen, nel cd intitolato, appunto, We Shall
Overcome. Nella tradizione afroamericana del gospel e dello spiritual c'e'
l'immagine ricorrente della vita come un percorso fatto di prove e ostacoli
materiali e spirituali da superare, un difficile viaggio da compiere
scavalcando montagne, passandoci sopra (over, appunto). In un video
realizzato dai Carawan, Hugh Cowans, predicatore e sindacalista delle
miniere di Harlan, canta insieme a sua moglie Julia un brano gospel
tradizionale, How I Got Over: come ho fatto a superare tutte le asperita' e
arrivare fino a qui. In The Gospel Sound, il piu' classico libro sulla
storia del gospel, Tony Heilbut nota che nell'inno Amazing Grace, amatissimo
da bianchi e neri, la strofa piu' cara agli afroamericani e' quella che
dice: "Attraverso pericoli, prove e insidie siamo arrivati fin qui" (we have
already come). Se mettiamo insieme lo over di How I Got Over e il come di
Amazing Grace, il risultato e' appunto questo: over-come.
*
La storia, dunque, e' lunga. Comincia nelle stive delle navi negriere
(Amazing Grace fu scritta, paradossalmente, da un negriero pentito di
Liverpool nel Settecento), continua superando i pericoli e le insidie delle
piantagioni e delle miniere. E poi ha una svolta negli anni Trenta, in piena
Depressione. E' allora che due studenti (bianchi) di teologia, allievi di
Reinhold Niebuhr, tornano nelle colline del loro nativo Tennessee, per
mettere in piedi una scuola popolare. Erano gli anni della violenta
repressione antioperaia, nel Sud fondamentalista e razzista, ma non avevano
paura. Si chiamavano Myles Horton e Don West; la scuola che fondarono si
chiamava Highlander, e divento' rapidamente il luogo di formazione dei
quadri del movimento sindacale in tutto il Sud. Un luogo sovversivo non solo
per la visione di classe che lo animava, ma anche perche' era il solo posto
in tutto il Sud che rifiutasse di praticare la separazione fra bianchi e
neri.
L'idea di Highlander era che l'insegnamento era reciproco, che gli
"insegnanti" imparavano dagli "allievi" - minatori, contadini, operai
tessili - tanto quanto gli allievi imparavano da loro. Percio' si trattava
di ascoltare e apprendere, raccogliendo la musica e le storie e andando nei
luoghi dove prendeva forma la cultura di resistenza del mondo popolare. Per
esempio, andando a Davidson e Wilder, due sperduti villaggi minerari dove il
leader dello sciopero, Barney Graham, fu ammazzato dai sicari dell'azienda,
e sua figlia ne canto' la lotta e la morte in una memorabile canzone. Myles
Horton era li', parlo', ascolto', raccolse la canzone, e fu arrestato con
l'accusa di "essere venuto sul posto, avere preso informazioni sullo
sciopero e averle diffuse all'esterno". In quel tempo e in quei luoghi,
questo era un reato.
Nel 1941, Zilphia, moglie di Myles, era in North Carolina, per lo sciopero
dei braccianti neri delle piantagioni di tabacco, e li senti' cantare uno
spiritual poco noto: I'll Overcome, Someday, ce la faro', un giorno. Gli
spiritual si trasformano facilmente in canzoni di lotta perche' si prestano
a un uso collettivo immediato: la forma piu' comune, come in We Shall
Overcome, e' quella di una parte fissa che si ripete ogni volta finche'
tutti la imparano (deep in my heart, I do believe: nel profondo del cuore,
credo veramente che ce la faro', un giorno), e di una parte mobile, che
ognuno puo' contribuire a cambiare e improvvisare, adattandola alle
situazioni e agli stati d'animo del momento. I'll Overcome, Someday ando' ad
aggiungersi agli archivi di Highlander (coi brividi addosso, sentii quella
registrazione anch'io, a Highlander, mezzo secolo dopo), e la' rimase fino a
un'altra fase della storia.
*
Con il dopoguerra e la guerra fredda, il rapporto fra Highlander e i
sindacati si raffredda fino a spezzarsi: accusati di comunismo, Horton e la
sua scuola vengono tagliati fuori dal movimento operaio; nel 1963, la scuola
fu incendiata dal Ku Klux Klan e fatta chiudere dal governo del Tennessee.
Ma non si perdono d'animo: la scuola riapre poco lontano e con un'altra
ragione sociale: un'altra prova superata; e nel frattempo ha anche cambiato
ruolo e interlocutori. Nel Sud, il conflitto operaio si e' andato spegnendo
nella repressione, ma la questione razziale diventa esplosiva, e Highlander
si riconverte a questa nuova causa, dedicandosi a formare i quadri del
movimento per i diritti civili. Rosa Parks, sarta di Montgomery, Alabama,
frequento' un workshop di Highlander; tornata a casa, il suo famoso rifiuto
di cedere il posto a sedere su un autobus segregato scateno' il boicottagigo
da cui ebbe inizio tutto il resto. Piu' tardi, a Highlander venne lo stesso
Martin Luther King, e questa visita servi' ai razzisti per accusarlo di
frequentazioni comuniste...
Negli incontri con i quadri del nascente movimento, Guy Carawan, che si
occupava dei programmi culturali a Highlander, ripropose alla nuova
generazione afroamericana la tradizione musicale dello spiritual e del
gospel come canzone di lotta. In un primo momento l'idea fu accolta molto
freddamente: i nuovi militanti erano giovani, cresciuti col rhythm and
blues, e quella gli pareva musica da schiavi e da braccianti - come infatti
era. Solo che di quella storia di oppressione e poverta' loro si
vergognavano e avevano poca voglia di vedersela ricordare. Ma a mano a mano
che la lotta si allargava, e che entravano in campo anche generazioni meno
giovani e strati sociali piu' popolari, il potere unificante di quella
musica ebbe il sopravvento e il movimento trovo' il suo linguaggio musicale
di massa. Guy Carawan aveva cambiato I'll Overcome in We Shall Overcome,
dalla speranza alla certezza del futuro, dal singolare al collettivo (come
da How I Got Over a We have already come). Pete Seeger venne a Highlander,
la senti' cantare nelle manifestazioni in Alabama a Mississippi, la riporto'
a New York in un indimenticabile concerto alla Carnegie Hall, e da li' la
canzone arrivo' fino al caveau del comune di Piadena. E a Bruce Springsteen,
in un disco dove le tengono compagnia non meno di altri tre spiritual
passati attraverso le lotte afroamericane, e che - con la dedica esplicita a
Pete Seeger (il sottotitolo e' The Seeger Sessions) si riconnette
direttamente a questa storia.
*
Anche Bruce Springsteen ci mette del suo. Non e' tempo di inni collettivi e
di manifestazioni di massa, oggi; cosi' la sua We Shall Overcome ritrova in
altro modo la dimensione delle origini, non meno sentita ma piu' intima:
darling, we shall overcome, someday. Il "noi" introdotto da Guy Carawan
adesso e' "noi due". Fino dai tempi di Thunder Road, nelle canzoni di Bruce
Springsteen la coppia non e' un mondo chiuso ma la cellula iniziale di una
societa' altra, l'inizio del superamento della solitudine e dell'egoismo. Un
inno religioso e' diventato una canzone di lotta, e adesso la canzone di
lotta si scopre anche canzone d'amore. Ma il messaggio e' sempre lo stesso:
io, noi due, noi tutti, ce l'abbiamo fatta fin qui, e ce la faremo, ancora.

6. RIFLESSIONE. MELO FRANCHINA: LO SPECCHIO DI RITA
[Ringraziamo Melo Franchina (per contatti: melo.franchina at fastwebnet.it) per
questo intervento.
Melo Franchina, siciliano, da otto anni vive a Roma, dove svolge l'attivita'
di architetto; ha fondato il gruppo "ArteinMovimento" ed e' stato fra i
coordinatori di "Arte per", esperienza sorta in occasione del rapimento
delle due Simone, con l'intento di invitare gli artisti a produrre un'opera,
ispirata alla vicenda, da donare alla ong "Un Ponte per..." (le opere sono
tuttora esposte nel sottopasso della metropolitana di Piazza Vittorio); il
gruppo ha poi prodotto un evento artistico - "In-sabbia" - alla Casa
internazionale delle donne, successivamente divenuto itinerante nelle scuole
di Roma, con l'intento di tenere desta la memoria dei tragici eventi
insabbiati, da Piazza Fontana all'uccisione di Nicola Calipari. Partecipa
attivamente al movimento altermondialista nel gruppo "Bastaguerra".
Rita Borsellino, sorella del magistrato Paolo Borsellino assassinato dalla
mafia, e' da molti anni insieme a don Luigi Ciotti la principale animatrice
dell'associazione "Libera", la principale rete dei movimenti della societa'
civile impegnati contro la mafia. E' stata recentemente eletta consigliera
alla Regione Sicilia. Dal sito della Wikipedia (http://it.wikipedia.org)
riprendiamo la seguente piu' ampia notizia biobibliografica: "Rita
Borsellino (Palermo, 2 giugno 1945) e' una cittadina siciliana nota per il
suo impegno in campo politico e sociale. Sorella del magistrato Paolo
Borsellino, nel 1967 si laureo' in farmacia all'Universita' degli Studi di
Palermo, esercitando la professione di farmacista nel capoluogo siciliano
per vari anni. E' divenuta, in seguito all'assassinio del fratello,
testimone della lotta alle criminalita' organizzate. Nel 1995 divenne
vicepresidente di Libera, associazione antimafia fondata da don Luigi
Ciotti, di cui e' stata nominata presidentessa onoraria nel 2005. Con Libera
ha contribuito in maniera determinante allíapprovazione delle legge 109/96
sull'uso sociale dei beni immobili confiscati alle mafie e sostiene
attivamente il progetto Libera Terra. Dal 1992 e' impegnata attivamente
nella societa' civile nel campo dell'educazione alla legalita' democratica,
nel diffondere una cultura di giustizia e solidarieta', non solo per tener
vivo il ricordo del fratello e di tutte le vittime della mafia, ma
soprattutto perche' in particolare le nuove generazioni attraverso la
conoscenza dei fatti acquistino consapevolezza dei propri diritti, del
valore della legalita' e della democrazia, una coscienza critica e
responsabile che, una volta adulte, consenta loro di fare scelte giuste e
coerenti per il bene loro e della collettivita' nella quale sono chiamate a
vivere. Dal 1994 assieme all'Arci Sicilia e in seguito con la collaborazione
di Libera contribuisce all'ideazione e alla crescita dell'iniziativa della
Carovana Antimafie, un'esperienza ormai di carattere internazionale che mira
a "portare per tutte le strade" l'esperienza di un'antimafia propositiva che
vuole incidere positivamente sulla realta' economica, sociale,
amministrativa dei luoghi che attraversa stringendo intrecci solidali ed
etici tra i cittadini, le istituzioni e le diverse realta' della societa'
civile organizzata presenti sui territori. Dal 1998 e' presidentessa della
'Associazione Piera Cutino - guarire dalla talassemia', associazione senza
scopo di lucro che promuove la ricerca medica contro la talassemia. Numerose
sono state le sue iniziative contro le attivita' mafiose ed in favore
dell'emancipazione delle donne. Tra le sue opere, impregnate proprio di
questi temi, si ricordano Nonostante Donna. Storie civili al femminile
(1996); La fatica della legalita' (1999); I ragazzi di Paolo. Parole di
resistenza civile (2002); Fare memoria. Per non dimenticare e per capire
(2003); Rita Borsellino - Il sorriso di Paolo (2005). Alla fine del 2005 si
e' intensificato il suo impegno politico accettando la proposta, veicolata
dalla coalizione di centrosinistra, di candidarsi alla presidenza della
Regione Sicilia nelle amministrative della primavera 2006... E' sposata dal
1969 e ha tre figli"]

Le votazioni in Sicilia, per piu' di un motivo, a me richiamano gli specchi.
Cuffaro aveva annunciato che sarebbe stato un voto sulla sua persona. E
sapeva quel che diceva: da lunghi anni e' riuscito a programmare - questa
si' - la sua permanenza al potere. La maggioranza dei siciliani sembra si
sia rispecchiata in questa figura ed ha decretato, votandolo, che non e'
colluso con la mafia.
E Rita Borsellino ha perso. O meglio: mettiamo un punto interrogativo che
scioglieremo alla fine.
Certamente a perdere e' stata la coalizione dell'Unione, nel suo insieme,
fermandosi ad un misero 35%. Mentre lei e' andata oltre: di 5-6 punti. E 7-8
ne ha sottratti a Cuffaro, nelle preferenze personali. Al di la' dei numeri,
quindi - che assegnano "sconfitte" e "vittorie" che poco hanno a che fare
oramai con l'essenza della democrazia - questi dati sono, intanto, uno
specchio significativo dei mutamenti in atto. Almeno su due punti:
- nonostante la sua affermazione, la convinzione che Cuffaro non sia colluso
con la mafia tende a diminuire: una percentuale dei suoi elettori lo ha, per
la prima volta, abbandonato;
- la neocandidata dell'Unione ha dimostrato di essere avanti rispetto ai
gruppi di potere della sua coalizione che l'hanno inizialmente osteggiata. I
quali perdono dunque due volte: hanno  mostrato di non capire i reali
fattori di cambiamento, in una realta' complessa come quella siciliana. E
sono pronti a specchiarsi con le oligarchie dell'altro schieramento (come
con la legge elettorale che hanno contribuito ad emanare), per leggere i
risultati in termini di potere.
E Rita? Privata quasi del tutto, paradossalmente, della presenza in aula di
coloro che l'hanno da subito sostenuta - vittime di quella legge
elettorale - si ritrova ad essere capolista di una strana compagnia. Sembra
proprio l'immagine di una sconfitta. Ma noi che abbiamo sperato fino
all'inverosimile per la sua affermazione, specchiandoci nei valori da lei
cosi' limpidamente rappresentati, possiamo fare emergere un'altra lettura.
Che da questo rispecchiamento deriva.
*
Nell'Autoritratto con Gala [quello dall'interminabile titolo che comincia
"Dali' di spalle dipinge Gala di spalle..." del 1972-'73 in cui l'istrionico
artista catalano riprende, rastrema, rovescia e dialettizza - e
acrobaticamente include nel suo pantheon personale e coniugale - Las Meninas
di Velazquez che cosi' sapientemente lesse Foucault - ndr] Dali' e' intento
a raffigurare il soggetto che gli si nega: sta seduto davanti, di spalle.
L'unica possibilita' che egli ha di arrivare all'obiettivo - l'espressione
del volto di Gala, la sua essenza - e' la riflessione: uno specchio posto
davanti al soggetto ne riflette l'immagine del viso. Ma nella riflessione,
l'artista  non puo' non includere se stesso - l'espressione del suo viso, la
passione che si legge negli occhi, la concentrazione.
Il lungo percorso - fisico e mentale - di Rita Borsellino a me sembra in
sintonia con questa immagine. Davanti alla Sicilia che "si nega" al
cambiamento, Rita - la cui arte e' racchiusa nella forza dei sentimenti,
nella capacita' di suscitare emozioni, nella passione etica - ha,
semplicemente, posto uno specchio. Dentro il quale, ciascuno ha avuto la
possibilita' di vedersi incluso insieme a lei, come attore, nella narrazione
di un diverso futuro: quello dei diritti, della verita' e della giustizia,
storicamente negati da quelle logiche di potere su cui domina la mafia.
Questa semplice "rivoluzione", che ha determinato visibili, pur se
insufficienti, cambiamenti, e' stata possibile per la sua credibilita',
ormai rara nello scenario politico italiano. Rita se l'e' conquistata nei 14
anni d'impegno antimafia, in prima persona. E questo ha trascinato,
soprattutto i giovani: numerosi, rispecchiandosi in lei, da tutta Italia
hanno organizzato il Ritaexpress per tornare e votarla: "voto per tornare".
Per loro, con loro, e' necessario continuare, con lei, questa rivoluzione.
Nei modi possibili, anche da lontano.
Osservo questa realta' che lei ha saputo mettere in movimento. Leggo la
testimonianza di un dirigente politico: "L'ho visto personalmente l'emozione
che ha suscitato Rita e come, con questa, sia riuscita a travolgere
interessi mafiosi consolidati"; e la riflessione: "Se ha una difficolta'
(l'Unione) e' proprio quella ad esprimere un'anima: intendo un'idea di
societa', un popolo che si nomina portatore di un progetto alternativo". Mi
dico: no, Rita non ha perso! Certo non ha ancora raggiunto l'obiettivo. Che
era forse un miraggio in un tempo in cui molti preferiscono evitare gli
specchi: per comodita', ignoranza, bisogno o paura. Ma, intanto, questa
autorevole donna ha insidiato in modo significativo le "certezze" dei maschi
al potere. Ma, proprio per questo, ha piu' bisogno ora di aiuto. A partire
dal metodo che ci ha indicato.
Rita - come fa Dali' nel dipinto citato - nel metterci lo specchio davanti,
trascina anche noi, popolo, nella sua idea di trasformazione necessaria: nel
suo progetto alternativo. Ci invita a partecipare da protagonisti: a rifare,
ciascuno, il suo percorso mentale, con i propri strumenti, con le proprie
idee, per moltiplicare gli spazi di riflessione che, da individuali,
diventano via via collettivi. Per raggiungere insieme l'obiettivo.
A partire dal prossimo, insidioso, referendum.

7. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: PESCI
[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per questo
intervento. Enrico Peyretti (1935) e' uno dei principali collaboratori di
questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno
di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha
fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il
foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel
Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian
Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro
Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo
comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione
col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento
Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora
a varie prestigiose riviste. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del
"non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto
il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la
guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei
Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e
politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e' disponibile
nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza
guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di
cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie
Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico
Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu' volte
riproposta anche su questo foglio, da ultimo nei fascicoli 1093-1094; vari
suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org e
alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Una piu'
ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731
del 15 novembre 2003 di questo notiziario]

I pesci sono muti, proverbialmente muti. Non hanno neppure il lamento,
quella voce informe che serve a chiunque non sia muto per chiedere aiuto, se
c'e' nei paraggi un misericordioso. Il loro lamento, che coglie solo chi li
guarda con occhio pietoso, mentre muoiono strappati dal loro mondo vitale,
e' solamente quel contorcersi e boccheggiare agonico, che facilmente e
distrattamente ma crudelmente sopportiamo sui banchi del mercato o nelle
ceste dei pescatori. Ma qualcuno non riesce a vederli morire per il gusto
delle nostre tavole e restare tranquillo. C'e' una cosa che posso
rimproverare a Gesu', non ne vedo altre: l'aver fatto uccidere pesci, anche
in quantita' da spreco, e, a quanto pare, averne arrostiti lui stesso, e
mangiati. Anche a me accade ogni tanto di mangiarne, quando altri li ha
preparati e non c'e' altro in tavola. Me ne vergogno. Altra carne non ne
mangio (non e' un tabu', ma una scelta regolare, per non collaborare ad
uccidere animali), salvo un assaggio per cortesia, quando sono in casa
d'altri che non sanno. Anche se il medico non e' d'accordo, voglio evitare
sempre di piu' di mangiare pesci, se penso al dolore silenzioso e torturante
che gli infliggiamo. Meglio di Gesu', su questo, fece san Francesco. Il suo
discepolo e compagno eletto, sant'Antonio di Padova, a Rimini (ancora senza
turisti e ristoranti) predico' il vangelo ai pesci, invece di pescarli, e
ricordo' loro i benefici speciali di Dio. I pesci dimostrarono "tanta
reverenza verso Dio creatore" che certi eretici riminesi si commossero e si
convertirono. E' narrato nei Fioretti di san Francesco, capitolo XL.
Leggenda? Che importa? Ci sono verita' piu' grandi della verita' storica:
ogni tanto traspaiono in qualche piccola storia reale, che occhi illuminati
conducono per mano alla luce della sua piena verita'.

8. FORMAZIONE. LA NONVIOLENZA NELLA PROSPETTIVA DI GENERE. UN INCONTRO
[Da Antonella Sapio (per contatti: antonella.sapio at fastwebnet.it) riceviamo
e volentieri diffondiamo.
Antonella Sapio, impegnata nei movimenti nonviolenti e nell'educazione alla
pace, ha collaborato a numerose iniziative di pace e di solidarieta'; e' tra
le piu' note e apprezzate formatrici alla nonviolenza.
Monica Lanfranco (per contatti: mochena at tn.village.it), giornalista
professionista, nata a Genova il 19 marzo 1959, vive a Genova; collabora con
le testate delle donne "DWpress" e "Il paese delle donne"; ha fondato il
trimestrale "Marea"; dirige il semestrale di formazione e cultura "IT -
Interpretazioni tendenziose"; dal 1988 al 1994 ha curato l'Agendaottomarzo,
libro/agenda che veniva accluso in edicola con il quotidiano "l'Unita'";
collabora con il quotidiano "Liberazione", i mensili "Il Gambero Rosso" e
"Cucina e Salute"; e'' socia fondatrice della societa' di formazione Chance.
Nel 1988 ha scritto per l'editore PromoA Donne di sport; nel 1994 ha scritto
per l'editore Solfanelli Parole per giovani donne - 18 femministe parlano
alle ragazze d'oggi, ristampato in due edizioni. Per Solfanelli cura una
collana di autrici di fantasy e fantascienza. Ha curato dal 1990 al 1996
l'ufficio stampa per il network europeo di donne "Women in decision making".
Nel 1995 ha curato il libro Valvarenna: nonne madri figlie: un matriarcato
imperfetto nelle foto di fine secolo (Microarts). Nel 1996 ha scritto con
Silvia Neonato, Lotte da orbi: 1970 una rivolta (Erga): si tratta del primo
testo di storia sociale e politica scritto anche in braille e disponibile in
floppy disk utilizzabile anche dai non vedenti e rintracciabile anche in
Internet. Nel 1996 ha scritto Storie di nascita: il segreto della
partoriente (La Clessidra). Recentemente ha pubblicato due importanti volumi
curati in collaborazione con Maria G. Di Rienzo: Donne disarmanti, Edizioni
Intra Moenia, Napoli 2003; Senza velo. Donne nell'islam contro
l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005. Cura e conduce corsi di
formazione per gruppi di donne strutturati (politici, sindacali, scolastici)
sulla storia del movimento delle donne e sulla comunicazione]

Il 23-25 giugno 2006 si svolgera' un incontro sul tema "La nonviolenza nella
prospettiva di genere".
La proposta nasce dall'esigenza di confrontarsi sulle tematiche di genere
secondo l'approccio della nonviolenza, intesa come percorso di
consapevolezza e, dunque, di liberazione da aspetti di vincolo
socioculturale e psicorelazionale.
L'esperienza, a carattere residenziale, verra' condotta secondo modalita' di
gruppo-training e sara' incentrata a pratiche di conoscenza di se' nella
relazione, secondo una prospettiva di genere.
Il lavoro esperienziale sara' alternato a momenti a carattere seminariale
con una riflessione comune sui temi trattati e sara' condotto da Antonella
Sapio e Monica Lanfranco.
Le attivita' saranno svolte presso la Casa in via delle Pietre Bianche, a
Baia Domizia (Caserta) da venerdi' 23 giugno (con arrivo alle 18) a domenica
25 giugno (con termine dopo pranzo).
Le iscrizioni sono limitate a dieci persone.
L'ospitalita' e l'iscrizione sono gratuite; e' richiesto un contributo per
le spese di soggiorno.
Per informazioni: Nadia De Luzio (tel. 3489125784) o Fernanda Spina (tel.
3336098307).

9. LETTURE. GIULIO ANGIONI: LE FIAMME DI TOLEDO
Giulio Angioni, Le fiamme di Toledo, Sellerio, Palermo 2006, pp. 384, euro
11. Vasto un romanzo storico che e' anche luogo in cui si pongono e
discutono temi che ancora vivamente ci toccano. Temi in riferimento ai quali
sovente ci siamo chiesti se lo strumento del romanzo storico abbia ancora la
forza ermeneutica che ad esempio Lukacs ancora trovava nel capolavoro di
Manzoni, o se per l'appunto dopo Manzoni in Italia il romanzo storico sia
divenuto un'impresa impossibile se non nelle forme di uno spericolato
sperimentalismo o di un ironico uso per cosi' dire messo in abisso e
metaletterario. Ci vien talora fatto di pensare che il solo romanzo
possibile nella letteratura italiana postmanzoniana sia quello
d'impostazione realista d'ambiente contemporaneo, o quello che recupera e
riattiva la favolistica filosofica, o infine - e ci pare la grande novita',
la grande rottura novecentesca schiudente e ancora insuperata - la
congiunzione delle due proposte in Svevo. E da Svevo talvolta ci pare si
dipartano e Calvino e Sciascia, dalla prosa cosi' limpida e liquorosa ma ad
un tempo compatta e concentrata, la cui lezione particolarmente ci pare
l'autore, acuto antropologo, abbia qui inteso meditare.

10. LETTURE. HELENE PARASKEVA: NELL'UOVO COSMICO
Helene Paraskeva, Nell'uovo cosmico, Fara Editore, Sant'Arcangelo di Romagna
2006, pp. 206, euro 17. Un romanzo scritto come una sceneggiatura, che
mescida codici linguistici e culturali e generi letterari diversi in una
narrazione dai molti echi. L'autrice, nata ad Atene e residente a Roma, con
una forte esperienza professionale di insegnamento ma anche un'intensa
esperienza esistenziale e riflessione fenomenologica sulla condizione della
persona migrante, ha gia' pubblicato vari racconti in rivista e in volume, e
un testo per i licei.

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

12. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1315 del 3 giugno 2006

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