Voci e volti della nonviolenza. 24



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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento settimanale del martedi' de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 24 del 30 maggio 2006

In questo numero:
Antonino Caponnetto: Una preghiera laica ma fervente

ANTONINO CAPONNETTO: UNA PREGHIERA LAICA MA FERVENTE
[Ripubblichiamo qui ancora una volta la "preghiera laica ma fervente"
pronunciata da Antonino Caponnetto ai funerali di Paolo Borsellino il 24
luglio 1992 a Palermo, presente il Presidente della Repubblica Scalfaro]

Queste sono le parole di un vecchio ex magistrato che e' venuto nello spazio
di due mesi due volte a Palermo con il cuore a pezzi a portare l'ultimo
saluto ai suoi figli, fratelli e amici con i quali ho diviso anni di lavoro
di sacrificio di gioia, anche di amarezza. Soltanto poche parole per un
ricordo, per un doveroso atto di contrizione che poi vi diro' e per una
preghiera laica ma fervente.
Il ricordo e' per l'amico Paolo, per la sua generosita', per la sua
umanita', per il coraggio con cui ha affrontato la vita e con cui e' andato
incontro alla morte annunciata, per la sua radicata fede cattolica, per il
suo amore immenso portato alla famiglia e agli amici tutti. Era un dono
naturale che Paolo aveva, di spargere attorno a se' amore. Mi ricordo ancora
il suo appassionato e incessante lavoro, divenuto frenetico negli ultimi
tempi, quasi che egli sentisse incombere la fine. Ognuno di noi e non solo
lo Stato gli e' debitore; ad ognuno di noi egli ha donato qualcosa di
prezioso e di raro che tutti conserveremo in fondo al cuore, e a me in
particolare mancheranno terribilmente quelle sue telefonate che
invariabilmente concludeva con le parole: "Ti voglio bene Antonio" ed io
replicavo "Anche io ti voglio bene Paolo".
C'e' un altro peso che ancora mi opprime ed e' il rimorso per quell'attimo
di sconforto e di debolezza da cui sono stato colto dopo avere posato
l'ultimo bacio sul viso ormai gelido, ma ancora sereno, di Paolo. Nessuno di
noi, e io meno di chiunque altro, puo' dire che ormai tutto e' finito.
Pensavo in quel momento di desistere dalla lotta contro la delinquenza
mafiosa, mi sembrava che con la morte dell'amico fraterno tutto fosse
finito. Ma in un momento simile, in un momento come questo coltivare un
pensiero del genere, e me ne sono subito convinto, equivale a tradire la
memoria di Paolo come pure quella di Giovanni e di Francesca.
In questi pochi giorni di dolore trascorsi a Palermo che io vi confesso non
vorrei lasciare piu', ho sentito in gran parte della popolazione la voglia
di liberarsi da questa barbara e sanguinosa oppressione che ne cancella i
diritti piu' elementari e ne vanifica la speranza di rinascita. E da qui
nasce la mia preghiera dicevo laica ma fervente e la rivolgo a te,
presidente, che da tanto tempo mi onori della tua amicizia, che e' stata
sempre ricambiata con ammirazione infinita. La gente di Palermo e
dell'intera Sicilia, ti ama presidente, ti rispetta, e soprattutto ha
fiducia nella tua saggezza e nella tua fermezza. Paolo e' morto servendo lo
Stato in cui credeva cosi' come prima di lui Giovanni e Francesca. Ma ora
questo stesso Stato che essi hanno servito fino al sacrificio, deve
dimostrare di essere veramente presente in tutte le sue articolazioni, sia
con la sua forza sia con i suoi servizi. E' giunto il tempo, mi sembra,
delle grandi decisioni e delle scelte di fondo, non e' piu' l'ora delle
collusioni degli attendismi dei compromessi e delle furberie, e dovranno
essere, presidente, dovranno essere uomini credibili, onesti, dai politici
ai magistrati, a gestire con le tue illuminate direttive questa fase
necessaria di rinascita morale: e' questo a mio avviso il primo e
fondamentale problema preliminare ad una vera e decisa lotta alla barbarie
mafiosa. Io ho apprezzato le tue parole, noi tutti le abbiamo apprezzate, le
tue parole molto ferme al Csm dove hai parlato di una nuova rinascita che e'
quella che noi tutti aspettiamo, e laddove anche con la fermezza che ti
conosco hai giustamente condannato, censurato, quegli errori che hanno
condotto martedi' pomeriggio a disordini che altrimenti non sarebbero
accaduti perche' nessuno voleva che accadessero.
Solo cosi' attraverso questa rigenerazione collettiva, questa rinascita
morale, non resteranno inutili i sacrifici di Giovanni, di Francesca, di
Paolo e di otto agenti di servizio. Anche a quegli agenti che hanno seguito
i loro protetti fino alla morte va il nostro pensiero, la nostra
riconoscenza, il nostro tributo di ammirazione. Tra i tanti fiori che ho
visto in questi giorni lasciati da persone che spesso non firmavano nemmeno
il biglietto come e' stato in questo caso, ho visto un bellissimo lilium,
splendido fiore il lilium, e sotto c'erano queste poche parole senza firma:
"Un solo grande fiore per un solo grande uomo solo". Mi ha colpito,
presidente, questa frase che mi e' rimasta nel cuore e credo che mi rimarra'
per sempre.
Ma io vorrei dire a questo grande uomo, diletto amico, che non e' solo, che
accanto a lui batte il cuore di tutta Palermo, batte il cuore dei familiari,
degli amici, di tutta la Nazione. Caro Paolo, la lotta che hai sostenuto
fino al sacrificio dovra' diventare e diventera' la lotta di ciascuno di
noi, questa e' una promessa che ti faccio solenne come un giuramento.

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Numero 24 del 30 maggio 2006

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