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La nonviolenza e' in cammino. 1309
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1309
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 28 May 2006 00:15:33 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1309 del 28 maggio 2006 Sommario di questo numero: 1. "Via le bombe". Oggi a Pordenone 2. Lidia Menapace: Iraq, pace, trasparenza 3. Il 2 giugno senza armi 4. Umberto Santino: Voci per un dizionario antimafia: acqua 5. Enrico Peyretti presenta "Su anima e terra" di Elena Liotta 6. Letture: Umberto Eco, La misteriosa fiamma della regina Loana 7. Letture: Paolo Prodi, Le parole della politica 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento 9. Per saperne di piu' 1. INCONTRI. "VIA LE BOMBE". OGGI A PORDENONE [Da Tiziano Tissino (per contatti: t.tissino at itaca.coopsoc.it) riceviamo e volentieri diffondiamo. Tiziano Tissino e' impegnato nel movimento nonviolento dei "Beati i costruttori di pace" ed in numerose altre esperienze ed iniziative nonviolente; e' tra i promotori dell'azione legale contro la presenza delle bombe atomiche americane ad Aviano] Domenica 28 maggio si costituisce ufficialmente il comitato "Via le bombe". Tale comitato nasce con lo scopo di coinvolgere e sensibilizzare la popolazione e le istituzioni sulla presenza di armi atomiche sul nostro territorio. Tale presenza e' non solo pericolosa ed immorale, ma anche illegale ai sensi del vigente diritto internazionale (in particolare, essa viola il Trattato di non proliferazione, che - essendo stato ratificato dall'Italia - e' legge dello Stato a tutti gli effetti), e trasforma l'intera area circostante Aviano in obiettivo dichiarato di eventuali attacchi. Rifacendosi a queste considerazioni, nello scorso dicembre cinque pacifisti pordenonesi hanno presentato un atto di citazione in Tribunale per chiedere la rimozione delle atomiche presenti nella Base Usaf. La costituzione del Comitato permettera' a tutti i cittadini di partecipare a questa iniziativa, tramite il Comitato stesso che interverra' nell'azione legale a nome di tutti i suoi aderenti. * L'assemblea costituente si svolgera' nell'oratorio della parrocchia di Vallenoncello (Pordenone Sud), a partire dalle ore 9,30. Verra' aperta con gli interventi dell'avvocato Joachim Lau, esponente di Ialana (Associazione internazionale dei giuristi contro le armi nucleari), che illustrera' le motivazioni giuridiche alla base dell'atto di citazione contro il governo Usa, e dei promotori dell'azione legale, che si soffermeranno invece sugli aspetti etici e politici di questa iniziativa. Seguira' un dibattito e quindi la costituzione ufficiale del comitato, con l'approvazione dello Statuto e l'elezione del primo Consiglio Direttivo. * Per informazioni: Tiziano Tissino, e-mail: tiziano at tissino.it, tel. 3492200890. 2. RIFLESSIONE. LIDIA MENAPACE: IRAQ, PACE, TRASPARENZA [Ringraziamo Lidia Menapace (per contatti: lidiamenapace at aliceposta.it) per averci messo a disposizione questo suo articolo. Lidia Menapace e' nata a Novara nel 1924, partecipa alla Resistenza, e' poi impegnata nel movimento cattolico, pubblica amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto"; e' tra le voci piu' alte e significative della cultura delle donne, dei movimenti della societa' civile, della nonviolenza in cammino. Nelle elezioni politiche del 9-10 aprile 2006 e' stata eletta senatrice. La maggior parte degli scritti e degli interventi di Lidia Menapace e' dispersa in quotidiani e riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi libri cfr. Il futurismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; L'ermetismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; (a cura di), Per un movimento politico di liberazione della donna, Bertani, Verona 1973; La Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia politica della differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001; (con Fausto Bertinotti e Marco Revelli), Nonviolenza, Fazi, Roma 2004] Purtroppo le commissioni parlamentari non sono ancora state nominate e percio' il Governo raccomanda il silenzio-stampa ai ministri, e a sua volta si consulta, ma non consulta il parlamento. Forse e' l'ultimo "ingorgo istituzionale". Speriamo. * A proposito di ritiro delle truppe dall'Iraq, la questione sarebbe semplicissima: nel programma dell'Unione e' scritto che si conferma il giudizio negativo gia' dato fin dal principio sulla spedizione e quindi coerentemente si decide il ritiro immediato delle truppe con l'unico vincolo dei "tempi tecnici". Desidereremmo sapere se qualcuno li ha calcolati, perche' nella discussione questo elemento e' importante. Abbiamo infatti un governo iracheno (che comunque non entra nel discorso: infatti ritiro immediato significa "senza condizioni", tranne i famosi "tempi tecnici"), abbiamo - dicevo - un governo iracheno non ancora a ranghi completi, che ha di recente dichiarato a Bush che prima di 18 mesi non si parla nemmeno della sua capacita' di tenere il paese: i "nostri" tempi tecnici sono questi? certo che no, non possiamo dipendere da un governo a sovranita' limitatissima in un paese che - sembrerebbe - sta arrivando al Trattato di Westfalia (1648, se non ricordo male), che dice in modo non molto liberale che "cuius regio, eius religio", sicche' fino a quando non avranno deciso quale regione o ministero spetta a sunniti sciiti curdi e altri non se ne fa nulla. Dunque per l'Unione ritiro immediato significa che il governo deve comunicarci quanto tempo in effetti ci vuole per portare a casa vivi i nostri militari e prima che diventi necessario un nuovo finanziamento della missione. Cosi' rimediamo anche a quella tremenda stortura per cui il rifinanziamento ultimo uso' anche parte dell'otto per mile lasciato allo stato, che il governo e' tenuto a stanziare per fini di assistenza e umanitari, nei quali non possono rientrare gli stipendi, i salari, il soldo di truppe in missione. * Il ministro degli Esteri Massimo D'Alema soggiunge (ma si tratta di un'altra distinta decisione, da prendere semmai dopo una secca e visibile discontinuita', interruzione, taglio, cesura rispetto alla spedizione a Nassiriya) che l'Italia potrebbe essere interessata a prendere parte alla ricostruzione del paese, e che stanti le condizioni di "sicurezza" come stanno, e' impensabile che si possa fare senza una copertura militare. A parte che decidere su questo aspetto toccherebbe al ministro della Difesa Parisi o al presidente del Consiglio (a meno che non sia una delega a uno dei vicepresidenti), vorrei sapere se D'Alema intende che lo stato italiano deve impegnare soldi pubblici a tutela delle aziende che andrebbero la': perche' se si tratta di ong o di cooperazione internazionale posso capire che lo stato sia interessato a tenere al sicuro i nostri e le nostre concittadine che andranno o andrebbero in Iraq con compiti lampantemente umanitari e cooperativi: ma se si tratta dei pozzi che Saddam aveva promesso all'Eni privatizzato ho i miei fondati dubbi che spetti allo stato italiano pagare. Non vedo "interesse nazionale" in cio'. Le imprese americane e britanniche (e di quanti altri fanno ancora parte della coalizione - e mi piacerebbe sapere quanti sono - che lavorano in Iraq a spese degli Iracheni per fare affari, hanno i loro contractors per difesa e se li pagano: si sa del resto che i contractors sono molto odiati dai marines perche' pagati meglio dei soldati, ma questa e' un'altra faccenda. * Insomma le cose da sapere sono tante: il governo, in mancanza di commissioni ad hoc si degni di rispondere ad alcune domande puramente informative. Un buon modo di cominciare il lavoro e' di essere trasparenti e di fornire alla popolazione tutte le informazioni utili a capire le decisioni. Abbiamo o no detto che vogliamo una democrazia non formale ma partecipativa? dunque facciamola. 3. APPELLI. IL 2 GIUGNO SENZA ARMI [Presentiamo ancora - aggiungendo le ulteriori adesioni - l'appello per il 2 giugno festa della Costituzione, senza l'abusiva parata militare, scritto da Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) e sottoscritto gia' da numerose persone] Signor Presidente della Repubblica, insieme ai nostri vivi auguri per il Suo alto compito, Le rivolgiamo una calda richiesta, che viene dal popolo della pace, di festeggiare il prossimo 2 giugno come vera festa della Costituzione, come festa del voto popolare che ha voluto la Repubblica e eletto la Costituente, e niente affatto come festa militare. Ammessa, per amore di dialogo, e non concessa la necessita' dell'esercito - che noi come tale discutiamo (tra esercito e polizia democratica la differenza e' essenziale, come tra la violenza e la forza, la forza omicida e la forza non omicida) - esso non e' assolutamente il simbolo piu' bello e vero della patria, non e' l'esibizione giusta per il giorno della festa della Repubblica: nell'ipotesi piu' benevola, e' soltanto una triste necessita'. La parata militare e' brutta tristezza e non e' festa. La parata delle armi non festeggia la vita e le istituzioni civili del popolo, non dimostra amicizia verso gli altri popoli, non e' saggezza politica. Non e' neppure un vero rispetto per chi, sotto le armi, ha perso la vita. Rispettando le diverse opinioni, e' un fatto inoppugnabile che l'esercito non ha avuto alcuna parte nell'evento storico del 2 giugno 1946, quando unico protagonista e' stato il popolo sovrano e l'azione democratica disarmata: il voto. Nella festa del 2 giugno l'esercito e' fuori luogo, occupa un posto che non e' suo. * Primi firmatari: Enrico Peyretti, Lidia Menapace, Anna Bravo, Giancarla Codrignani, Angela Dogliotti Marasso, Alberto L'Abate, Marco Revelli, Luigi Sonnenfeld, Gianguido Crovetti, Michela Vitturi, Patrizia Rossi, Alessandra Valle, Gennaro Varriale, Clara Reina, Enzo Arighi, Fabio Ragaini, Pasquale Pugliese, Nella Ginatempo, Stefano Longagnani, Martina Pignatti Morano, Ilaria Giglioli, Francesca Vidotto, Simone D'Alessandro, Carlo Corbellari, Franca Maria Bagnoli, Mario Signorelli, Lucia Ceccato, Nandino Capovilla, Maria G. Di Rienzo, Carlo Minnaja, Melo Franchina, Carmine Miccoli, Doriana Goracci, Mariagrazia Campari, Stefano Dall'Agata, Enea Sansi, Alfredo Izeta, Claudia Cernigoi, Michele de Pasquale, Antonio Sorrentino, Aldo e Brunella Zanchetta, Roberto Fogagnoli, Franco Borghi, Enza Longo, Annalisa Frisina, Alessandro Cicutto, Marcella Bravetti, Giuliana Beltrame, Giuliano Cora', Mariangela Casalucci, Mao Valpiana, Margherita Del Bene, Sergio Giorni, Claudia Marulo, Dario Cangelli, Carlo Ferraris, Danila Baldo, Gino Buratti, Marco Tarantini, Elisabetta Donini, Francesco Cappello, Donato Zoppo, Antonella Sapio, Franca Franchini, Franco Franchini, Francesco D'Antonio, Maurizio Campisi, Letizia Lanza, Adriana Mascoli, Francesco Boriosi, Agostino Regnicoli, Assunta Signorelli, Maria Edoarda Trillo', Giovanni Sarubbi, Angela Lostia, Antonia Sani, Lidia Maggi, Renzo Craighero, Antonio Campo, Franco Bardasi, Giancarlo Nonis, Maria Laura Massai, Piergiorgio Acquistapace, Maria Teresa Pellegrini Raho, Tiziano Tissino, Antonio Dargenio, Mirella Sartori, Pierpaolo Loi, Sergio Vergallito, Alessandra De Michele, Luisa Gissi, Margherita Moles, Bortolo Domenighini, Norma Bertullacelli, Giuseppe Pavan e Carla Galetto, Giorgio Grimaldi, Giovanni Santoruvo, Paolo Rosa', Sashinka Gorguinpour, Alidina Marchettini, Luca Bolognesi, Edoardo Daneo, Patrizia Parodi, Antonio Bianciardi, Francesco Pavanello, Riccardo Borgioli, Leila d'Angelo, Alberto Procaccini, Giorgio Gallo, Giuseppina Catalano, Pasquale Iannamorelli, Maria Rosaria Mariniello, Luigi Pirelli, Osvaldo Ercoli, Rodolfo Carpigo, Pierluigi Ontanetti, Bruno Fini, Marco A. Lion, Anna Maria Bruzzone, Massimo Dalla Giovanna, Bruno (Alberto) Simoni, Fabio Corazzina, Sofia Del Curto, Sandra Cangemi, Giuseppe Reitano, Katia Bouc, Lucilla Mancini, Giuliana Cupi, Tommaso Gamaleri, Alberta Pongiglione, Alessandro Gamaleri, Daniele Dalmazzo, Daniela Musumeci, Claudia Berton, Cristiano Rodighiero, Francesca Mele, Massimiliano Carra, Luciano Ghirardello, Irene Campari, Gianluca Carmosino, Evelina Savini, Maria Pia Simonetti, Giuliano Falco, Laura Picchi, Andrea Picchi, Marcella Fasciolo, Carlo Olivieri, Gabriele Aquilina e Elena Dall'Acqua, Carlo Schenone, Silvano Tartarini, Maria Stella Ruffini, Maurizio Berni, Agnese Manca, Elisabetta Badessi, Francesco Fiordaliso, Vito Correddu, Pierangelo Monti, Annamaria Rivera, Antonino Drago, Gianfranco Laccone, Michele Stragapede, Giacomo Grasso, Floriana Lipparini, Chiara Cavallaro, Albino Bizzotto, Marcello Storgato, Fabrizio Canaccini, Marta Giraudo, Flavia Neri, Giusi Lauro, Paola Bientinesi, Andrea Maggi, Marco Giubbani, Lucia Salemi, Marco Mamone Capria, Alberto Trevisan, Tiziana Bonora, Roberto Varone, Maria Luisa Paroni, Chiara Pedersoli, Eugenio Lenardon, Paola Vallatta, Davide Ballardini, Rosa Graziuso, Eleonora Parlanti, Antonio Ariberti, Simone Mantia, Francesca Vecera, Osvaldo Dino del Savio, Barbara Todaro, Costanza Vecera, Augusta De Piero, Renato Mirabile, Elena Malan, Ronal Mirabile, Dina Losi, Michele Gramazio, Franco Verderi, Giuseppe Gonella, Silvia Trombetta, Luca Giusti, Gigi Perrone, Silvia Vienni, Piero Coltelli, Margherita Granero, Roberta Ronchi, Ezio Bertaina, Rosaria Lombardi, Anna Culpo e Andrea Piazza, Andrea Montagner, Roberto Vignoli, Marneo Serenelli, Giuliano Pontara, Sara Michieletto, Elvio Arancio, Luisa Mondo, Carla Capella, Daniele Biagiotti, Attilio Aleotti, Gianpaolo D'Errico, Silva Falaschi, Antonio Versari, Daniele Vasta, Cristina Ferrando, Daniele Todesco, Renato Solmi, Alfredo Panerai, Giovanni Pellegrini Raho, Tarcisio Alessandrini, Francesco Lo Cascio, Pio Russo Krauss, Alberto Marcone, Tommasina Squadrito, Lucia Russo, Tiziano Cardosi, Maria Perino, Stefano De Guido, Vincenzo Dipierro, Fabiola Campillo, Guy Fontanella, Teresa Maria Sorrentino, Sante Gorini, Daniela Giammarco, Pina Garau, Roberta Consilvio, Gaetano Pascoletti, Isabella Sardella Bergamini, Carla Pellegrini Raho, Anna Maria Livierato, Franco Capelli, Beatrice Dolci, Giovanni Zardi, Maurizio Peresani, Donatella Cortellini, Mauro Venturini, Marisa Mantovani, Guido Cristini, Sergio Mandolesi, Cinzia Abramo, Simona Venturoli, Francesca Ortali, Simona Morello, Silvia Munari, Paolo Bertagnolli, Carla Guerra e Massimo Zesi, Carmine Ferrara, Maria Amalia Girardi, Antonio Giuffre', Dario Scarpati, Claudia Tessaro, Illia Martellini, Roberto Guelpa, Alessandro Pesci, Roberto Saba, Micol Dell'Oro, Gisella Bordet, Stefano Montani, Maria Pia Cortellessa, Giuliano Spinelli, Giovanni Mandorino, Antonio Peratoner, Susanna Neuhold, Alfredo Panerai, Stefano Mazzucco, Alessio Di Florio, Caterina Lusuardi, Graciela De La Vega, Giacomo Alessandroni, Mauro Migliazzi, Daniela Este, Davide Morano, Luca Paseri, Roberto Benvenuti, Renato Moschetti, Romano Martinis, Francesco Aroldi, Daniela Occelli, Modesta Colosso, Elena Cianci, Giorgio Beretta, Alessandra Principini, Silvia Giamberini, Luca Agnelli e Samuela Bozzoni, Claudio Dalla Mura, Elio Rindone, Giuliana Bertola Maero, Annamaria Pistoia, Paolo Brentegani, Manuel Marabese, Norma Bertullacelli, Laura Caradonna, Giovanni Russotto, Paolo Vitali, Tilde Giorgi, Andrea Maffei, Marino Renda, Daniele Oian, Pino Ficarelli, Cosimo Magnelli, Antonio Mancini, Fiorella Rambaudi, Cesira Lupo, Claudia Berlucchi, Fabrizio Bianchi, Lulu' Ortega Madrigal, Roberto Gallo, Fulvio Cesare Manara, Salvino Franchina, Davide Scaccianoce, Luca Kocci, Stefano Terzi e Stefania Vergnani, Giandomenico Potestio; Sara Panzeri, Antonella Litta, Giovanni Fiorentini, Stefano Barbacetto, Vittorio Di Munzio, Gabriella Grasso, Amedeo Tosi, Dorella Battistella, Radesca Dominguel, Marco Gorini, Roberta Peyrot, Simone Puggelli, Salvatore Nasca, Anna Castelnuovo e Elio Pianezzola, Barbara Tozzi, Rossana Montecchiani, Secondo Ferioli, Anna M. Guantario, Fiamma Negrini, Donatella Sacco, Igor Lazzarini, Pasquale De Sole, Luciano Militello, Alberto Giannini, Luca Villa, Giustina Diligenza, Gianfranco Frascione, Maria Margherita Gaetani di Laurenzana, Claudia Tessaro, Luisa Morgantini, Edoardo Nucci, Artusa Maria Antonietta, Angela Nucci, Patrizio E. Tressoldi, Mariella Lecchi, Giacomo Ambrosino, Mario Polizzi, Francesco Gana, Sergio Dalmasso, Annarita Cardarelli, Marina Martignone, Livio Miccoli, Paola Cotticelli, Nazzareno Gabrielli, Giuseppe Coscione, Maria Caterina Cifatte, Danilo Bernardi, Francesco Anselmo, Andrea Baglioni, Rosanna Burdisso, Fabiana Valpiani, Gianni Brianese, Sergio Parmentola, Ghirardotti Domenico, Fantino Luciano, Simone Hardt, Alberto Maria Milazzo, Giorgio Guzzetta e Cinzia Scicchitano, Paola Merlo, Gianni Alioti e Danila Orlando, Antonella Prota Giurleo, Emiliano Piredda, Mina Ria, Gianmario Campana e Claudia Aime, Angela Giuffrida, Giancarlo Saccani, Michele Citoni, Caterina Di Francesco, Silvia Buonamico, Celeste Grossi, Paola Barassi, Juri Bossuto, Alberto Deambrogio, Sergio Dalmasso, Gian Piero Clement, Matteo Salvai, Silvia Cazzaniga, Maria Ausilia (Lilli) Marinello, Eliseo Politi, Elisabetta Oliani, Ettore Miserocchi, Costanza Lerda, Lidia Nembrini, Emanuele Fantini, Alberto Camata, Silvia Moiraghi, Mauro Castagnaro, Stefania Dall'Aglio, Cristina Mocciola, Gaetano Bonifacio, Luigi Mazzocchio, Chiara Casella, Anna Del Piano, Valerio Oddone, Manuela Romano', Raffaella Grasso Salvadori, Stefano Jalla, Pierluigi Monaco, Teresa Ducci, Serena Valenti, Mauro Carlo Zanella, Alessandro Romani, Luciano Corradini... * Per aderire all'iniziativa: scrivere lettere recanti il testo dell'appello al Presidente della Repubblica (all'indirizzo di posta elettronica: presidenza.repubblica at quirinale.it, ricordando che si deve firmare con il proprio nome, cognome e indirizzo completo, altrimenti le lettere non vengono prese in considerazione), e comunicare a "La nonviolenza e' in cammino" (e-mail: nbawac at tin.it) di avere scritto al Presidente. 4. RIFLESSIONE. UMBERTO SANTINO: VOCI PER UN DIZIONARIO ANTIMAFIA: ACQUA [Dal sito del Centro Impastato (per contatti: via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 091348997, e-mail: csdgi at tin.it, sito: www.centroimpastato.it) riprendiamo il seguente testo pubblicato su "Narcomafie", n. 10, ottobre 2003. Umberto Santino ha fondato e dirige il Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo. Da decenni e' uno dei militanti democratici piu' impegnati contro la mafia ed i suoi complici. E' uno dei massimi studiosi a livello internazionale di questioni concernenti i poteri criminali, i mercati illegali, i rapporti tra economia, politica e criminalita'. Tra le opere di Umberto Santino: (a cura di), L'antimafia difficile, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1989; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, La violenza programmata. Omicidi e guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, Franco Angeli, Milano 1989; Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa. Dall'Italia agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, Giovanni La Fiura, Ugo Adragna, Gabbie vuote. Processi per omicidio a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, Franco Angeli, Milano 1992 (seconda edizione); Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro la droga. Economie di sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra, progetti di sviluppo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993; La borghesia mafiosa, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia come soggetto politico, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Casa Europa. Contro le mafie, per l'ambiente, per lo sviluppo, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia interpretata. Dilemmi, stereotipi, paradigmi, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1995; Sicilia 102. Caduti nella lotta contro la mafia e per la democrazia dal 1893 al 1994, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1995; La democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l'emarginazione delle sinistre, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Oltre la legalita'. Appunti per un programma di lavoro in terra di mafie, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1997; L'alleanza e il compromesso. Mafia e politica dai tempi di Lima e Andreotti ai giorni nostri, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Storia del movimento antimafia, Editori Riuniti, Roma 2000; La cosa e il nome. Materiali per lo studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000. Su Umberto Santino cfr. la bibliografia ragionata "Contro la mafia. Una breve rassegna di alcuni lavori di Umberto Santino" apparsa su questo stesso foglio nei nn. 931-934] Il controllo dell'acqua e' uno degli esempi piu' significativi di esercizio della signoria territoriale mafiosa e di uso privato di una risorsa pubblica. Cio' e' potuto avvenire per le carenze se non il vero e proprio vuoto della regolamentazione istituzionale. Con la costituzione dello Stato unitario, non c'e' stata in Italia una politica di gestione pubblica delle acque e in Sicilia, in particolare nell'agro palermitano, si e' affermata la pratica del controllo privato esercitato dai guardiani, i cosiddetti "fontanieri", stipendiati dagli utenti. I fontanieri erano in maggioranza legati alla mafia, e cosi' pure i "giardinieri", cioe' gli affittuari e gli intermediari. In tal modo si e' avviato e sedimentato nel tempo un monopolio mafioso dell'acqua. Ma una risorsa cosi' preziosa, essenziale per la coltivazione degli agrumi che venivano esportati sul mercato nazionale e internazionale, ha innescato contrasti all'interno del mondo mafioso. Nel 1874, a Monreale, il centro a pochi chilometri da Palermo sede del famoso duomo arabo-normanno, viene ucciso il guardiano dell'acqua Felice Marchese. Il delitto si inserisce nel conflitto tra due organizzazioni mafiose rivali, i Giardinieri e gli Stoppaglieri, che e' la prima guerra di mafia documentata (Cutrera 1900; Santino 1994; Crisantino 2000). Nell'agosto del 1890 ci sara' un altro omicidio legato al controllo dell'acqua. Viene ucciso il guardiano dell'acqua dell'Istituto psichiatrico di Palermo, Baldassare La Mantia, che si era piu' volte rifiutato di favorire i fratelli Vitale, gabelloti (affittuari) e capimafia della frazione palermitana Altarello di Baida. Il questore di Palermo Ermanno Sangiorgi cosi' interpretava l'assassinio di La Mantia: "E' noto come questa delle usurpazioni destinate all'irrigazione dei giardini rappresenti una delle fonti d'illecito guadagno della criminosa associazione, ed e' facile intuire che la resistenza del La Mantia oltreche' offesa all'autorita' della mafia costitui' grave minaccia agli interessi economici della setta, potendo fare scuola agli altri guardiani dell'acqua non affiliati all'associazione. Sicche' non deve sembrare strano che per questo motivo, in apparenza ed in altro ambiente non abbastanza grave, i Vitale e consoci abbiano determinato, come fecero, di uccidere" (in Lupo 1990, p. 55). La lesione degli interessi economici e ancora di piu' il mancato rispetto dell'autorita' mafiosa sono motivi piu' che sufficienti per ricorrere alla sanzione piu' grave del codice criminale, con l'eliminazione fisica del guardiano colpevole di non essersi piegato al volere dei capimafia e di dare un esempio di indipendenza che potrebbe mettere in forse il potere mafioso. Il controllo mafioso dell'acqua continuera' anche dopo e si fara' di nuovo ricorso all'omicidio quando si incontreranno ostacoli per la sua perpetuazione. Nel settembre del 1945, a Ficarazzi, in provincia di Palermo, nella pianura coltivata ad agrumi, viene ucciso Agostino D'Alessandro, segretario della Camera del lavoro, che aveva avviato una lotta contro il monopolio mafioso dell'acqua, all'interno della mobilitazione dei contadini che si scontra duramente con gli agrari e i mafiosi (Santino 2000, pp. 141-142). I mafiosi esercitano un forte condizionamento sui consorzi di irrigazione. L'esempio piu' noto e' quello del consorzio dell'Alto e Medio Belice, istituito nel 1933, in pieno periodo fascista. Abbracciava un comprensorio di 106.000 ettari e nei programmi era la realizzazione di una diga sul fiume Belice. Per l'opposizione della mafia, che temeva di perdere il controllo sulle risorse idriche, il consorzio rimase inattivo fino al 1944 (I boss della mafia 1971, pp. 130-131). L'unica attivita' che i mafiosi non ostacolano e' la costruzione di strade, con la raccolta e fornitura di materiali alle imprese edili. Tra i mafiosi interessati c'era il giovane Luciano Liggio, destinato a una delle carriere piu' sanguinarie, che costituisce una societa' di autotrasporti ed e' favorevole alle attivita' del consorzio, intuendo che esse possono offrire grandi opportunita' (Chilanti-Farinella 1964, pp. 47-49). La costruzione di dighe infatti sara' un ottimo affare per i mafiosi che sapranno inserirsi, accaparrandosi porzioni consistenti di denaro pubblico. L'esempio piu' significativo e' la diga Garcia sul fiume Belice, realizzata dopo anni di mobilitazione popolare. Il capomafia Peppino Garda acquista i terreni, con finanziamenti pubblici apporta miglioramenti alle coltivazioni e infine li rivende a un prezzo superiore a quello d'acquisto agli enti pubblici interessati alla costruzione della diga. Una speculazione orchestrata lucidamente, resa possibile grazie alla complicita' delle istituzioni (Francese 2000, pp. 97-99, 175-197). * La sete di Palermo Nella seconda meta' degli anni '70 la "sete di Palermo" stimolo' l'apertura di un'inchiesta sulle fonti di approvvigionamento idrico, condotta dall'allora pretore Giuseppe Di Lello. Vennero rispolverate vecchie carte, tra cui la Carta delle irrigazioni siciliane, redatta nel 1940 dalla sezione di Palermo del servizio idrografico del Ministero dei Lavori pubblici, che individuava 114 sorgenti e 600 pozzi che prelevavano l'acqua dalla falda freatica. Un documento piu' recente, del 1973, redatto dall'Esa (Ente sviluppo agricolo), rilevava l'esistenza di 1.649 pozzi che attingevano alla falda freatica della fascia costiera. Queste acque sotterranee avrebbero dovuto essere inserite nell'elenco delle acque pubbliche, invece vengono lasciate sfruttare dai privati e in particolare dai piu' noti rappresentanti delle famiglie mafiose. Nel piano regolatore generale degli acquedotti, redatto dal Ministero dei Lavori pubblici e approvato nel 1968, figuravano solo 13 pozzi, di cui due salini e quattro in via di esaurimento, mentre non c'era traccia dei pozzi gestiti dai Greco di Ciaculli, una delle dinastie mafiose piu' note, e da altre famiglie mafiose: i Buffa, i Marceno', i Motisi, i Teresi. La falda freatica andava impoverendosi per il saccheggio operato dai privati e in molti pozzi era gia' in stato avanzato l'intrusione di acqua marina che ne rendeva impossibile l'uso. L'Amap (Azienda municipale acquedotto di Palermo) prendeva in affitto i pozzi dei privati e negli anni '70 il Comune pagava la sua acqua circa 800 milioni l'anno. Per avere un'idea del ruolo degli enti pubblici a tutela degli interessi privati, bastera' ricordare che i privati per scavare i pozzi si servivano dei mezzi dell'Esa e l'Amap, alla ricerca di nuove acque, trivellava le zone piu' povere d'acqua, lasciando le zone piu' ricche ai privati (Pretura di Palermo 1979). La pretura invio' gli atti alla Procura della Repubblica ma l'inchiesta non ebbe seguito. Un'altra inchiesta del 1988 si concluse con il rinvio a giudizio di vari mafiosi, di proprietari di pozzi e di alcuni tecnici, ma il processo si concluse con una serie di assoluzioni. Negli anni piu' recenti, con la nomina di un commissario straordinario, il generale Roberto Jucci, nelle cinque provincie siciliane che soffrono la sete (Palermo, Caltanissetta, Enna, Trapani, Agrigento) sono stati censiti piu' di 20.000 pozzi privati, con una risorsa potenziale di circa un miliardo di metri cubi. La provincia di Agrigento, la piu' assetata, conta 4.762 pozzi. La mappa dei pozzi sarebbe incompleta, perche' mancherebbero i pozzi abusivi (Legambiente 2003, p. 236). Successivamente, nel 2002, e' stato nominato commissario straordinario il Presidente della Regione. Si e' pensato di poter risolvere il problema dell'acqua con la costruzione di dighe. Si sono spese somme ingenti, lievitate con il ricorso a espedienti speculativi, ma il risultato e' deludente. Ci sono dighe non completate o non collaudate, che possono contenere solo una parte della capienza. Si invoca la pioggia, si pregano i santi e si fanno processioni, ma se piove troppo, le dighe debbono essere svuotate. Altre dighe mancano delle condotte per l'utilizzazione dell'acqua. L'opera pubblica e' una grande occasione di accaparramento dei fondi e attorno ad essa si forma un grappolo di interessi che coinvolge imprenditori, amministratori, politici, mafiosi che controllano la spartizione degli appalti, praticano i pizzi sulle imprese, forniscono loro materiali e servizi, o sono impegnati direttamente nell'attivita' imprenditoriale (Santino 2002, p. 136). Per completare il quadro si aggiungano le condotte colabrodo, con perdite anche del 50%, i furti d'acqua, gli allacciamenti abusivi, le condutture parallele, gli invasi privati riforniti con l'acqua delle aziende municipalizzate, i corsi di fiumi deviati per creare vasche di approvvigionamento. Nel 2002 le proteste dei cittadini, con manifestazioni e blocchi stradali, hanno attivato le forze dell'ordine che hanno fatto arresti, denunciato qualche centinaio di persone, sequestrato pozzi. Per le strade di Palermo assieme a 25 autobotti pubbliche circolavano 23 autobotti private, che si approvvigionavano da pozzi abusivi, con acqua non potabile (Legambiente 2003, pp. 235-243). L'emergenza permanente, che in alcune zone e' drammatica, con l'acqua che manca per settimane, e' il frutto di una politica delle acque insieme dissennata e interessata, della grande frammentazione della gestione (si dovrebbero occupare di acqua 3 enti regionali, 3 aziende municipalizzate, 2 societa' miste, 19 societa' private, 11 consorzi di bonifica, 284 gestioni comunali, 400 consorzi fra utenti) e non di una carenza naturale. Anche se sono in atto in alcune aree dell'isola processi di desertificazione, ogni anno in media in Sicilia piovono 7 miliardi di metri cubi di acqua, quasi il triplo del fabbisogno calcolato in 2 miliardi e 482 milioni di metri cubi:1 miliardo e 325 milioni per l'irrigazione dei campi, 727 milioni per i centri abitati, 430 milioni per il fabbisogno industriale (Santino 2002, p. 136). * La privatizzazione dell'acqua Il modello mafioso siciliano fondato sull'uso privato di una risorsa pubblica non e' un caso isolato e irripetibile. Negli ultimi anni si sono attuate politiche di privatizzazione delle risorse idriche gestite dalle grandi multinazionali. L'acqua non viene considerata un bene pubblico, indispensabile per ogni essere vivente, e quindi un diritto irrinunciabile, ma un bene economico, una merce nelle mani di grandi gruppi industriali che agiscono perseguendo la massimizzazione dei profitti, all'insegna del neoliberismo. Gia' oggi un miliardo e quattrocento milioni di persone non hanno accesso all'acqua e la cifra e' destinata ad aumentare: si prevede che nel 2020 si arrivera' a quattro miliardi, cioe' la meta' della popolazione mondiale (Petrella 2001, p. 20). Per opporsi a questa politica di "petrolizzazione dell'acqua", una vera e propria dittatura del mercato sull'acqua, che rilancia le grandi speculazioni connesse alla costruzione di dighe gigantesche, con la deportazione di milioni di persone e danni irreversibili all'ambiente, nel 1998 a Lisbona organizzazioni non governative e altri soggetti hanno lanciato il "Manifesto dell'acqua" allo scopo di assicurare l'accesso per ogni essere umano come diritto individuale e collettivo inalienabile. Anche in Sicilia si cerca di andare oltre la protesta episodica ponendo le basi per la costruzione di un movimento che si richiami ai principi del "Manifesto dell'acqua": opporsi alla privatizzazione, dichiarare demanio pubblico inalienabile le grandi infrastrutture (dighe, acquedotti ed altre opere) costruite a carico della finanza pubblica, costituire un'autorita' unica per tutta la regione e promuovere politiche di autogoverno del territorio (Forum sociale siciliano 2001). Per avviare questa inversione di tendenza occorre una mobilitazione adeguata, capace di esercitare la necessaria vigilanza sulle ingerenze dei gruppi mafiosi interessati a perpetuare il loro dominio. * Riferimenti bibliografici - Chilanti Felice, Farinella Mario, Rapporto sulla mafia, Flaccovio, Palermo 1964. - Crisantino Amelia, Della segreta e operosa associazione. Una setta all'origine della mafia, Sellerio, Palermo 2000. - Cutrera Antonio, La mafia e i mafiosi, Reber, Palermo 1900, ristampa anastatica Forni, Sala Bolognese 1984. - Forum sociale siciliano, Atti e documento conclusivo, Palermo luglio 2001. - Francese Mario, L'escalation di don Peppino Garda; L'incredibile storia di appalti e delitti per la diga Garcia, in Fiume Giovanna, Lo Nardo Salvo (a cura di), Mario Francese una vita in cronaca, Gelka, Palermo 2000, pp. 97-99, 175-197. - I boss della mafia, Editori Riuniti, Roma 1971. - Legambiente, Rapporto Ecomafia 2003. L'illegalita' ambientale in Italia e il ruolo della criminalita' organizzata, Roma 2003. - Lupo Salvatore, Il giardino degli aranci, Marsilio, Venezia 1990. - Petrella Riccardo, Il Manifesto dell'acqua. Il diritto alla vita per tutti, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2001. - Pretura di Palermo, pretore G. Di Lello, Indagine sulla situazione dei pozzi dell'agro palermitano, 7 maggio 1979. - Santino Umberto, Il ruolo della mafia nel saccheggio del territorio, in Idem, Casa Europa, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato (Centro Impastato), Palermo 1994, pp. 20-45; Storia del movimento antimafia. Dalla lotta di classe all'impegno civile, Editori Riuniti, Roma 2000; L'acqua rubata. Dalla mafia alle multinazionali, in Fondazione Franceschi, Del diritto alla buona acqua, Milano 2002, pp. 133-139. 5. LIBRI. ENRICO PEYRETTI PRESENTA "SU ANIMA E TERRA" DI ELENA LIOTTA [Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti e.pey at libero.it) per questo intervento. Enrico Peyretti (1935) e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu' volte riproposta anche su questo foglio, da ultimo nei fascicoli 1093-1094; vari suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario. Elena Liotta (per contatti: e_liotta at yahoo.it), nata a Buenos Aires il 25 settembre 1950, risiede a Orvieto, in Umbria; e' psicoterapeuta e psicologa analista, membro dell'Ordine degli Psicologi dell'Umbria, membro dell'Aipa (Associazione Italiana di Psicologia Analitica), dell'Iaap (International Association Analytical Psychology), dell'Apa (American Psychological Association), socia fondatrice del Pari Center for New Learning; oltre all'attivita' psicoterapica, svolta prevalentemente con pazienti adulti, in setting individuale, di coppia e di gruppo, ha svolto e svolge altre attivita' culturali e organizzative sempre nel campo della psicologia e della psicoanalisi; tra le sue esperienze didattiche: professoressa di Psicologia presso la "American University of Rome"; docente in corsi di formazione, e coordinatrice-organizzatrice di corsi di formazione a carattere psicologico, per servizi pubblici e istituzioni pubbliche e private; didatta presso l'Aipa, societa' analitica accreditata come scuola di specializzazione post-laurea, per la formazione in psicoterapia e per la formazione di psicologi analisti; tra le altre esperienze parallele alla professione psicoterapica e didattica: attualmente svolge il ruolo di Coordinatrice psicopedagogica e consulente dei servizi sociali per il Comune di Orvieto, e di Coordinatrice tecnico-organizzativa di ambito territoriale per la Regione Umbria nell'Ambito n. 12 di Orvieto (dodici Comuni), per la ex- Legge 285, sul sostegno all'infanzia e adolescenza e alle famiglie, occupandosi anche della formazione e monitoraggio dei nuovi servizi; e' stata assessore alle politiche sociali presso il Comune di Orvieto; dopo la prima laurea ha anche lavorato per alcuni anni in campo editoriale, redazionale e bibliografico-biblioteconomico (per "L'Espresso", "Reporter", Treccani, Istituti di ricerca e biblioteche). Autrice anche di molti saggi apparsi in riviste specializzate e in volumi collettanei, tra le opere di Elena Liotta segnaliamo particolarmente Educare al Se', Edizioni Scientifiche Magi, Roma 2001; Le solitudini nella societa' globale, La Piccola Editrice, Celleno (VT) 2003; con L. Dottarelli e L. Sebastiani, Le ragioni della speranza in tempi di caos, La Piccola Editrice, Celleno (VT) 2004; Su Anima e Terra. Il valore psichico del luogo, Edizioni Scientifiche Magi, Roma 2005] Dal tempo di Adamo sappiamo di essere terra, e anche anima. Anima e terra vuol dire anima e corpo, anima e mondo. Io e l'altro, tutto l'altro. Ma chi sono io, chi siamo noi? "L'uomo e' una parte di mondo e porta in se' il mondo" (Jung). La terra e' il nostro corpo comune. Tanto e' vero che un corpo non ci basta: nella compagnia, nella societa', nell'unione sessuale cerchiamo il corpo ulteriore. La terra, ma l'universo intero e' l'orizzonte di ogni nostra ricerca, dal camminare al filosofare. Chisse' che morire non sia assumere come corpo l'universo intero, insieme a tutti i predecessori. E la gran parte dell'umanita' ha sempre creduto e ascoltato Dio, comunque lo chiami, entro e oltre l'universo, fino ad un orizzonte di essere e di tempo in cui - come scrive Paolo ai Corinti (1, 15, 28) - "Dio sia tutto in tutti". Intorno al tema, gia' di Jung e di Hillman, Elena Liotta, psicoterapeuta e analista junghiana, ha pubblicato il libro Su anima e terra. Il valore psichico del luogo (Edizioni Scientifiche Magi, Roma 2005, pp. 422, euro 22). Con mio stupore, mi ha pregato di partecipare a presentarlo alla Fiera del libro. Attratto da cio' che ignoro, la psicologia, (forse invitato proprio per questo) e stuzzicato dal tema, ho accettato. L'autrice spiega il perche' dell'attaccamento ai luoghi - che non e' politico ma psicologico -, del senso dell'identita' culturale, dell'incontro tra culture attraverso la migrazione, delle ambiguita' e pericoli di una globalizzazione solo economica, dello sradicamento, dell'esilio, offrendo sempre l'alternativa solidale e "pacifica". Il volume e' dedicato agli emigranti per forza o per scelta. Attraverso citazioni, foto (bellissima la copertina), poesie, testi e immagini varie, e' qui raccolta una specie di enciclopedia sul tema, che e' un richiamo alla consapevolezza del comune legame che ci unisce tutti sul pianeta. La migrazione e' un trapianto, da terra a terra, percio' un evento personale profondo, e al contempo un tema ampiamente politico. La terra ci plasma (divertente Jung sul carattere ctonio degli svizzeri, p. 55), perche' di terra siamo plasmati. I danni che facciamo alla terra sono masochismo, perche' le apparteniamo. Siamo piante, un po' piu' mobili, con le fronde in cielo. Anche le lingue, i dialetti (vedere Zanzotto, p. 108), cose immateriali, appartengono alle terre. Viaggiando, le senti cambiare insieme ai paesaggi di cui sono parte. Oppure oggi si stanno sradicando anch'esse? Troveremo un linguaggio universale, senza perdere le lingue? Conosciamo paesi reali, creiamo paesi immaginari (bel disegno a p. 128), e abbiamo anche paesi perduti, non sai piu' dove siano, ma presenti in memoria, se chiudi gli occhi, foto senza didascalia. Anch'essi sono terra nostra, sono noi. Il luogo delle origini, il genius loci, il viaggio, sono altri temi del libro. Ma c'e' un viaggiare troppo veloce (piano, con l'alta velocita'!), specie in aereo, in metropolitana, e quasi gia' in autostrada, sempre uguale a se stessa. Accade che ti smaterializzi qui e ti rimaterializzi la', come sanno fare i gatti. Da luogo a luogo, partenza e arrivo, senza luogo di mezzo. Cambi corpo troppo repentinamente, e non ti riconosci piu'. Esci dal mondo - ma dov'e' il non-mondo? -, esci dal corpo, e vi rientri, a rischio di traumi: vedi la jet-society. Soprattutto la migrazione - dunque esilio, nostalgia, ritorno, patologie dell'essere straniero - e' tema del libro, che si avvale anche di vari contributi. Uno dei piu' belli e toccanti, e' quello di Ali Rashid, palestinese (ora parlamentare italiano), che racconta un ritorno alla sua terra, dopo quasi quarant'anni. Deve parlare una lingua straniera per farsi capire. Non riconosce i luoghi. Sente il bisogno di telefonare alla zia in America per ritrovare qualcosa di casa. "Noi palestinesi, noi esiliati, non abbiamo la terra sotto i piedi, abbiamo la terra dentro l'anima" (p. 216). Ma chi non e' un po' straniero, sulla terra che e' noi e mai del tutto noi? Un testo del secondo secolo dice del cristiano: "Ogni terra straniera e' sua patria, in ogni patria e' straniero" (Lettera a Diogneto, V, 5). Torna in mente Ernst Bloch: "La patria e' la' dove nessuno e' ancora stato". Anime e terre, terre necessarie e insufficienti. Oppure, oggi, nella globalizzazione livellatrice, un frullato di terre, che ne distrugge i volti: delocalizzazione del lavoro, del potere, anche delle lingue e delle culture, persino dell'agricoltura. Una scorporazione, una frattura antropologica. Senza terra-corpo diventiamo fantasmi. Terra e pace: che ci siano terre differenti, come i corpi e le anime; ma "convivialita' delle differenze"; che i confini siano ponti e non muri, che siano passaggi sfumati, terre non tagliate da sbarre, ma con-giunte, perche' ogni con-fine e' un nuovo inizio. Come quella piccola area di sosta che ricordo tra Svezia e Norvegia: le due bandiere dipinte sul piano di un tavolino di ferro. Un pic-nic come confine. Che la Terra sia come una citta', dove abbiamo le case, il particolare e l'intimo, ma unite da strade e piazze, casa di tutti, res-publica, e che lo spazio privato non invada lo spazio di tutti, a cui ogni casa porta un contributo e da cui riceve protezione. Inutile dire della guerra, che uccide la terra, oggi sempre di piu', con armi semi-atomiche, velenose, con le mine, che continuano a uccidere corpi e ad affamarli per anni e anni. La terra stessa, da quando dovette bere il sangue di Caino, grida in alto per avere giustizia e pace. Ma chissa' che dalle troppe esperienze di esilio doloroso - i milioni di rifugiati, deplaces, migranti - non impariamo ad amare la terra senza lo spirito di possesso e conquista, a portarla dentro l'anima, meglio che nelle grinfie. Gli antichi ebrei deportati a Babilonia scoprirono che il vero tempio e' quello mobile, che abbiamo dentro di noi, dovunque, non quello unico, distrutto, sorpassato perche' ormai adoriamo in spirito e verita'. Pare che manchi in Jung, a proposito di terra, il simbolo dei piedi e del camminare. Perche' non meditare su anima e piedi? 6. LETTURE. UMBERTO ECO: LA MISTERIOSA FIAMMA DELLA REGINA LOANA Umberto Eco, La misteriosa fiamma della regina Loana, Bompiani, Milano 2004, 2005, pp. 456, euro 6. "Romanzo illustrato" lo definisce l'autore, ma e' un repertorio soavemente kitsch e struggente di nostalgie e di patrie da venire (giusta il sogno e la speranza di Ernst Bloch), e - mascherata quanto basta da riuscire piu' ammiccante - un'autobiografia generazionale di parte del ceto intellettuale italiano - e per piu' versi la parte migliore (quantunque non granche' meno alienata e forse, nonostante la massiccia terapia di humour noir, un po' piu' nevrotica). 7. LETTURE. PAOLO PRODI: LE PAROLE DELLA POLITICA Paolo Prodi, Le parole della politica. Vedi alla voce..., Nuova iniziativa editoriale, Roma 2006, pp. 142, euro 5,90 (suppl. al quotidiano "L'Unita'"). Raccolti in volume e organizzati in guisa di voci di enciclopedia una serie di articoli scritti tra 2004 e 2006 per il quotidiano che ora costi' li ripropone dallo storico e cattedratico bolognese. Con prefazione di Furio Colombo. 8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 9. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1309 del 28 maggio 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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