La nonviolenza e' in cammino. 1306



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1306 del 25 maggio 2006

Sommario di questo numero:
1. Lidia Menapace: Il 2 giugno no alla sfilata militare
2. Il nostro 2 giugno
3. Giancarla Codrignani: Quale Costituzione
4. Umberto Santino: Voci per un dizionario antimafia: borghesia mafiosa
5. La liberta' delle donne. A Genova
6. A Napoli e Caserta due incontri su Franz Jaegerstaetter
7. Daniela Binello: E' nato "Casablanca"
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'

1. RIFLESSIONE. LIDIA MENAPACE: IL 2 GIUGNO NO ALLA SFILATA MILITARE
[Ringraziamo Lidia Menapace (per contatti: lidiamenapace at aliceposta.it) per
averci messo a disposizone questo suo articolo scritto per il quotidiano
"Liberazione". Lidia Menapace e' nata a Novara nel 1924, partecipa alla
Resistenza, e' poi impegnata nel movimento cattolico, pubblica
amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto"; e' tra
le voci piu' alte e significative della cultura delle donne, dei movimenti
della societa' civile, della nonviolenza in cammino. Nelle elezioni
politiche del 9-10 aprile 2006 e' stata eletta senatrice. La maggior parte
degli scritti e degli interventi di Lidia Menapace e' dispersa in quotidiani
e riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi libri cfr. Il
futurismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; L'ermetismo.
Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; (a cura di), Per un movimento
politico di liberazione della donna, Bertani, Verona 1973; La Democrazia
Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia politica della differenza
sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con Chiara
Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra indipendente, Roma 1988; Il
papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno?, Il dito e la luna,
Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001; (con Fausto
Bertinotti e Marco Revelli), Nonviolenza, Fazi, Roma 2004]

La festa della Repubblica - 2 giugno- non va confusa con la "festa delle
Forze armate", che e' fissata in altra data del calendario delle ricorrenze
civili, cioe' il 4 novembre. La cosa ha una sua giustificazione: in primo
luogo serve per ricordare che non si capisce perche' le Forze armate debbano
avere due "feste" in calendario.
Non solo: il 4 novembre che ricorda la fine dell'"inutile strage" (cosi'
Benedetto XV chiamo' la prima guerra mondiale) puo' essere mantenuta
giustamente come anniversario in cui si fa memoria di tutte le vittime,
militari e civili, italiane e di altri popoli, provocate dalle guerre. E con
tale motivazione - un giorno di lutto per tutte le vittime, non un giorno di
festa per chi quelle vittime uccise - quell'anniversario puo' essere
ricordato anche da chi e' antimilitarista, pacifista, persona amica della
nonviolenza (anzi, a maggior ragione e con piu' saldo diritto proprio da
coloro che si oppongono a tutte le guerre e agli apparati e agli strumenti
delle guerre si fa memoria del lutto che le guerre producono).
*
Ma la festa della Repubblica ha altre motivazioni, altre ragioni, altra base
storica: la nostra Repubblica non ha a fondamento guerre, ma la fine della
guerra, di una guerra dichiarata da un regime illegale, condotta insieme a
un alleato terribile, persa con grandi rovine e riscattata dalla Resistenza
popolare e da un grande anelito alla pace. Chiunque ne ha l'eta', ricorda
che il 25 aprile fu uno scoppio di gioia festa balli, volevamo vivere in
pace, niente ci intristiva di piu' che i ricordi di guerra, niente ci
piaceva di piu' che vedere gli armamenti diventare ferrivecchi.
Questa immediatezza emotiva popolare diffusa fa pensare che la festa della
Repubblica meglio sarebbe festeggiata come una specie di 14 luglio con balli
e canti e sagre e pacifica invasione di tutti i giardini e parchi delle
nostre citta'.
Ma ragioni politiche piu' significative consigliano comunque di evitare la
sfilata militare. Il presidente Napolitano e' appena andato a Ventotene per
ricordare i venti anni dalla morte di Altiero Spinelli e il manifesto
appunto di Ventotene: come riavviare il discorso europeista se non prendendo
le distanze dalla terribile storia di guerre degli stati nazionali e
rilanciando una Europa che pone fine alle guerre sul continente e mostra un
volto non temibile dagli altri popoli e continenti?
*
Finora mi pare che l'annuncio della sfilata del 2 giugno sia venuto dallo
Stato maggiore: forse e' il caso che i militari abbiano piu' discrezione:
all'inizio di una legislatura e di un nuovo settennato non cerchino di
mettere avanti dei fatti compiuti. Appartiene alla Forze armate in un paese
democratico una buona dose di discrezione istituzionale e una democratica
attesa e silenzio.

2. APPELLI. IL NOSTRO 2 GIUGNO
[Presentiamo ancora - aggiungendo le ulteriori adesioni - l'appello per il 2
giugno festa della Costituzione, senza l'abusiva parata militare, scritto da
Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) e sottoscritto gia' da
numerose persone]

Signor Presidente della Repubblica,
insieme ai nostri vivi auguri per il Suo alto compito, Le rivolgiamo una
calda richiesta, che viene dal popolo della pace, di festeggiare il prossimo
2 giugno come vera festa della Costituzione, come festa del voto popolare
che ha voluto la Repubblica e eletto la Costituente, e niente affatto come
festa militare.
Ammessa, per amore di dialogo, e non concessa la necessita' dell'esercito -
che noi come tale discutiamo (tra esercito e polizia democratica la
differenza e' essenziale, come tra la violenza e la forza, la forza omicida
e la forza non omicida) - esso non e' assolutamente il simbolo piu' bello e
vero della patria, non e' l'esibizione giusta per il giorno della festa
della Repubblica: nell'ipotesi piu' benevola, e' soltanto una triste
necessita'.
La parata militare e' brutta tristezza e non e' festa. La parata delle armi
non festeggia la vita e le istituzioni civili del popolo, non dimostra
amicizia verso gli altri popoli, non e' saggezza politica. Non e' neppure un
vero rispetto per chi, sotto le armi, ha perso la vita.
Rispettando le diverse opinioni, e' un fatto inoppugnabile che l'esercito
non ha avuto alcuna parte nell'evento storico del 2 giugno 1946, quando
unico protagonista e' stato il popolo sovrano e l'azione democratica
disarmata: il voto.
Nella festa del 2 giugno l'esercito e' fuori luogo, occupa un posto che non
e' suo.
*
Primi firmatari: Enrico Peyretti, Lidia Menapace, Anna Bravo, Giancarla
Codrignani, Angela Dogliotti Marasso, Alberto L'Abate, Marco Revelli, Luigi
Sonnenfeld, Gianguido Crovetti, Michela Vitturi, Patrizia Rossi, Alessandra
Valle, Gennaro Varriale, Clara Reina, Enzo Arighi, Fabio Ragaini, Pasquale
Pugliese, Nella Ginatempo, Stefano Longagnani, Martina Pignatti Morano,
Ilaria Giglioli, Francesca Vidotto, Simone D'Alessandro, Carlo Corbellari,
Franca Maria Bagnoli, Mario Signorelli, Lucia Ceccato, Nandino Capovilla,
Maria G. Di Rienzo, Carlo Minnaja, Melo Franchina, Carmine Miccoli, Doriana
Goracci, Mariagrazia Campari, Stefano Dall'Agata, Enea Sansi, Alfredo Izeta,
Claudia Cernigoi, Michele de Pasquale, Antonio Sorrentino, Aldo e Brunella
Zanchetta, Roberto Fogagnoli, Franco Borghi, Enza Longo, Annalisa Frisina,
Alessandro Cicutto, Marcella Bravetti, Giuliana Beltrame, Giuliano Cora',
Mariangela Casalucci, Mao Valpiana, Margherita Del Bene, Sergio Giorni,
Claudia Marulo, Dario Cangelli, Carlo Ferraris, Danila Baldo, Gino Buratti,
Marco Tarantini, Elisabetta Donini, Francesco Cappello, Donato Zoppo,
Antonella Sapio, Franca Franchini, Franco Franchini, Francesco D'Antonio,
Maurizio Campisi, Letizia Lanza, Adriana Mascoli, Francesco Boriosi,
Agostino Regnicoli, Assunta Signorelli, Maria Edoarda Trillo', Giovanni
Sarubbi, Angela Lostia, Antonia Sani, Lidia Maggi, Renzo Craighero, Antonio
Campo, Franco Bardasi, Giancarlo Nonis, Maria Laura Massai, Piergiorgio
Acquistapace, Maria Teresa Pellegrini Raho, Tiziano Tissino, Antonio
Dargenio, Mirella Sartori, Pierpaolo Loi, Sergio Vergallito, Alessandra De
Michele, Luisa Gissi, Margherita Moles, Bortolo Domenighini, Norma
Bertullacelli, Giuseppe Pavan e Carla Galetto, Giorgio Grimaldi, Giovanni
Santoruvo, Paolo Rosa', Sashinka Gorguinpour, Alidina Marchettini, Luca
Bolognesi, Edoardo Daneo, Patrizia Parodi, Antonio Bianciardi, Francesco
Pavanello, Riccardo Borgioli, Leila d'Angelo, Alberto Procaccini, Giorgio
Gallo, Giuseppina Catalano, Pasquale Iannamorelli, Maria Rosaria Mariniello,
Luigi Pirelli, Osvaldo Ercoli, Rodolfo Carpigo, Pierluigi Ontanetti, Bruno
Fini, Marco A. Lion, Anna Maria Bruzzone, Massimo Dalla Giovanna, Bruno
(Alberto) Simoni, Fabio Corazzina, Sofia Del Curto, Sandra Cangemi, Giuseppe
Reitano, Katia Bouc, Lucilla Mancini, Giuliana Cupi, Tommaso Gamaleri,
Alberta Pongiglione, Alessandro Gamaleri, Daniele Dalmazzo, Daniela
Musumeci, Claudia Berton, Cristiano Rodighiero, Francesca Mele, Massimiliano
Carra, Luciano Ghirardello, Irene Campari, Gianluca Carmosino, Evelina
Savini, Maria Pia Simonetti, Giuliano Falco, Laura Picchi, Andrea Picchi,
Marcella Fasciolo, Carlo Olivieri, Gabriele Aquilina e Elena Dall'Acqua,
Carlo Schenone, Silvano Tartarini, Maria Stella Ruffini, Maurizio Berni,
Agnese Manca, Elisabetta Badessi, Francesco Fiordaliso, Vito Correddu,
Pierangelo Monti, Annamaria Rivera, Antonino Drago, Gianfranco Laccone,
Michele Stragapede, Giacomo Grasso, Floriana Lipparini, Chiara Cavallaro,
Albino Bizzotto, Marcello Storgato, Fabrizio Canaccini, Marta Giraudo,
Flavia Neri, Giusi Lauro, Paola Bientinesi, Andrea Maggi, Marco Giubbani,
Lucia Salemi, Marco Mamone Capria, Alberto Trevisan, Tiziana Bonora, Roberto
Varone, Maria Luisa Paroni, Chiara Pedersoli, Eugenio Lenardon, Paola
Vallatta, Davide Ballardini, Rosa Graziuso, Eleonora Parlanti, Antonio
Ariberti, Simone Mantia, Francesca Vecera, Osvaldo Dino del Savio, Barbara
Todaro, Costanza Vecera, Augusta De Piero, Renato Mirabile, Elena Malan,
Ronal Mirabile, Dina Losi, Michele Gramazio, Franco Verderi, Giuseppe
Gonella, Silvia Trombetta, Luca Giusti, Gigi Perrone, Silvia Vienni, Piero
Coltelli, Margherita Granero, Roberta Ronchi, Ezio Bertaina, Rosaria
Lombardi, Anna Culpo e Andrea Piazza, Andrea Montagner, Roberto Vignoli,
Marneo Serenelli, Giuliano Pontara, Sara Michieletto, Elvio Arancio, Luisa
Mondo, Carla Capella, Daniele Biagiotti, Attilio Aleotti, Gianpaolo
D'Errico, Silva Falaschi, Antonio Versari, Daniele Vasta, Cristina Ferrando,
Daniele Todesco, Renato Solmi, Alfredo Panerai, Giovanni Pellegrini Raho,
Tarcisio Alessandrini, Francesco Lo Cascio, Pio Russo Krauss, Alberto
Marcone, Tommasina Squadrito, Lucia Russo, Tiziano Cardosi, Maria Perino,
Stefano De Guido, Vincenzo Dipierro, Fabiola Campillo, Guy Fontanella,
Teresa Maria Sorrentino, Sante Gorini, Daniela Giammarco, Pina Garau,
Roberta Consilvio, Gaetano Pascoletti, Isabella Sardella Bergamini, Carla
Pellegrini Raho, Anna Maria Livierato, Franco Capelli, Beatrice Dolci,
Giovanni Zardi, Maurizio Peresani, Donatella Cortellini, Mauro Venturini,
Marisa Mantovani, Guido Cristini, Sergio Mandolesi, Cinzia Abramo, Simona
Venturoli, Francesca Ortali, Simona Morello, Silvia Munari, Paolo
Bertagnolli, Carla Guerra e Massimo Zesi, Carmine Ferrara, Maria Amalia
Girardi, Antonio Giuffre', Dario Scarpati, Claudia Tessaro, Illia
Martellini, Roberto Guelpa, Alessandro Pesci, Roberto Saba, Micol Dell'Oro,
Gisella Bordet, Stefano Montani, Maria Pia Cortellessa, Giuliano Spinelli,
Giovanni Mandorino, Antonio Peratoner, Susanna Neuhold, Alfredo Panerai,
Stefano Mazzucco, Alessio Di Florio, Caterina Lusuardi, Graciela De La Vega,
Giacomo Alessandroni, Mauro Migliazzi, Daniela Este, Davide Morano, Luca
Paseri, Roberto Benvenuti, Renato Moschetti, Romano Martinis, Francesco
Aroldi, Daniela Occelli, Modesta Colosso, Elena Cianci, Giorgio Beretta,
Alessandra Principini, Silvia Giamberini, Luca Agnelli e Samuela Bozzoni,
Claudio Dalla Mura, Elio Rindone, Giuliana Bertola Maero, Annamaria Pistoia,
Paolo Brentegani, Manuel Marabese, Norma Bertullacelli, Laura Caradonna,
Giovanni Russotto, Paolo Vitali, Tilde Giorgi, Andrea Maffei, Marino Renda,
Daniele Oian, Pino Ficarelli, Cosimo Magnelli, Antonio Mancini, Fiorella
Rambaudi, Cesira Lupo, Claudia Berlucchi, Fabrizio Bianchi, Lulu' Ortega
Madrigal, Roberto Gallo, Fulvio Cesare Manara, Salvino Franchina, Davide
Scaccianoce, Luca Kocci, Stefano Terzi e Stefania Vergnani, Giandomenico
Potestio; Sara Panzeri, Antonella Litta, Giovanni Fiorentini, Stefano
Barbacetto, Vittorio Di Munzio, Gabriella Grasso, Amedeo Tosi, Dorella
Battistella, Radesca Dominguel, Marco Gorini, Roberta Peyrot, Simone
Puggelli, Salvatore Nasca, Anna Castelnuovo e Elio Pianezzola, Barbara
Tozzi, Rossana Montecchiani, Secondo Ferioli, Anna M. Guantario, Fiamma
Negrini, Donatella Sacco, Igor Lazzarini, Pasquale De Sole, Luciano
Militello, Alberto Giannini, Luca Villa, Giustina Diligenza, Gianfranco
Frascione, Maria Margherita Gaetani di Laurenzana, Claudia Tessaro, Luisa
Morgantini, Edoardo Nucci, Artusa Maria Antonietta, Angela Nucci, Patrizio
E. Tressoldi, Mariella Lecchi, Giacomo Ambrosino, Mario Polizzi, Francesco
Gana, Sergio Dalmasso, Annarita Cardarelli, Marina Martignone, Livio
Miccoli, Paola Cotticelli, Nazzareno Gabrielli, Giuseppe Coscione, Maria
Caterina Cifatte, Danilo Bernardi, Francesco Anselmo, Andrea Baglioni,
Rosanna Burdisso, Fabiana Valpiani, Gianni Brianese, Sergio Parmentola,
Ghirardotti Domenico, Fantino Luciano, Simone Hardt, Alberto Maria Milazzo,
Giorgio Guzzetta e Cinzia Scicchitano, Paola Merlo, Gianni Alioti e Danila
Orlando, Antonella Prota Giurleo, Emiliano Piredda, Mina Ria, Gianmario
Campana e Claudia Aime, Angela Giuffrida, Giancarlo Saccani, Michele Citoni,
Caterina Di Francesco, Silvia Buonamico, Celeste Grossi, Paola Barassi, Juri
Bossuto, Alberto Deambrogio, Sergio Dalmasso, Gian Piero Clement, Matteo
Salvai, Silvia Cazzaniga, Maria Ausilia (Lilli) Marinello, Eliseo Politi,
Elisabetta Oliani, Ettore Miserocchi, Costanza Lerda, Lidia Nembrini...
*
Per aderire all'iniziativa: scrivere lettere recanti il testo dell'appello
al Presidente della Repubblica (all'indirizzo di posta elettronica:
presidenza.repubblica at quirinale.it, ricordando che si deve firmare con il
proprio nome, cognome e indirizzo completo, altrimenti le lettere non
vengono prese in considerazione), e comunicare a "La nonviolenza e' in
cammino" (e-mail: nbawac at tin.it) di avere scritto al Presidente.

3. RIFLESSIONE. GIANCARLA CODRIGNANI: QUALE COSTITUZIONE
[Ringraziamo Giancarla Codrignani (per contatti: giancodri at libero.it) per
questo intervento. Giancarla Codrignani, presidente della Loc (Lega degli
obiettori di coscienza al servizio militare), gia' parlamentare, saggista,
impegnata nei movimenti di liberazione, di solidarieta' e per la pace, e'
tra le figure piu' rappresentative della cultura e dell'impegno per la pace
e la nonviolenza. Tra le opere di Giancarla Codrignani: L'odissea intorno ai
telai, Thema, Bologna 1989; Amerindiana, Terra Nuova, Roma 1992; Ecuba e le
altre, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1994;
L'amore ordinato, Edizioni Com nuovi tempi, Roma 2005]

La televisione ha mostrato come nasce un governo. Lasciamo da parte le
difficolta' politiche dell'operazione, limitiamoci all'aspetto formale: le
elezioni hanno espresso la vittoria di una coalizione, che al suo interno
aveva indicato il proprio rappresentante, in questo caso Prodi. E' toccato
al Presidente della Repubblica convocarlo per dargli l'incarico;
l'incaricato ha accettato, ha presentato la sua compagine che ha giurato
fedelta' alla Repubblica ed e' andato alle Camere ad illustrare il programma
di governo per chiederne la fiducia. Il voto del Parlamento gli ha dato la
facolta' di governare.
Aspetti rituali e simbolici che dicono come si procede per dare senso alla
sovranita' popolare: il Presidente della Repubblica, al di sopra delle
parti, rappresenta il paese nella sua interezza e autentica il governo
uscito vincitore dal voto popolare; il Parlamento ascolta il nuovo
Presidente del Consiglio e gli da' la fiducia, restando il luogo della
sovranita' popolare a cui e' affidato il compito di fare le leggi; il
Presidente del Consiglio esercita le sue funzioni nel rispetto delle
garanzie democratiche.
*
Se il referendum del 25-26 giugno dovesse confermare la Costituzione
"riformata", niente di tutto questo. Il Presidente del Consiglio - ormai
chiamato "Primo ministro"- viene ritenuto eletto dal popolo perche' capo
della parte che ha vinto le elezioni e assume, senza chiedere la fiducia del
Parlamento, il governo. Il Presidente della Repubblica riceve connotati
notarili e ha poteri meno che simbolici. Il Primo Ministro governa
autocraticamente - secondo i modi del populismo che fa vincere la propria
squadra ed "elimina" gli altri), tenendo sotto controllo la sua coalizione
che, se in disaccordo, puo' indicare un sostituto (cosa difficile senza
ipotizzare una frattura radicale di presunti "traditori"), mentre, se si
ravvisassero difficolta' non mediabili, lui stesso scioglie le Camere e
porta tutti a elezioni anticipate.
Il potere di sciogliere il Parlamento da parte del capo dell'esecutivo non
si trova in nessuna Costituzione democratica e anche il Presidente degli
Usa - che ha il potere piu' grande di tutti, proprio perche' un paese
vastissimo, composto di stati con governi e legislazione propri, deve avere
un riferimento centrale forte - non potrebbe mai mandare a casa Camera e
Senato.
L'ordinamento della Costituzione ancora vigente prevede quei bilanciamenti
che gli anglosassoni chiamano checks and balances e che rappresentano i
bilanciamenti interni e i controlli reciproci che sono garanzie democratiche
per i cittadini: le funzioni diverse della Presidenza della Repubblica, del
Parlamento, del Governo, della Corte costituzionale rappresentano proprio
quell'armonizzazione delle funzioni dello stato che garantisce i cittadini.
Nella versione berlusconiana tutto questo va perduto, perche' anche la
composizione della Corte costituzionale, a cui spetta dirimere le questioni
di legittimita' delle leggi e dei rapporti tra gli organi dello stato, viene
alterata e si puo' prevederne la dipendenza dal governo. Allo stesso modo e'
stata esplicita in questi anni la richiesta di trascinare la magistratura al
guinzaglio governativo.
Aggiungiamo che il Senato diventa "federale", nel senso che l'elezione
riguarda candidati regionali (ma basta che siano residenti alla data di
indizione delle elezioni), ma in realta' rappresenta gli interessi politici
di governo piu' che le Regioni; tanto e' vero che "partecipano all'attivita'
del Senato federale senza diritto di voto rappresentanti delle Regioni e
delle autonomie locali". Allora bene se il Senato diventa rappresentativo
degli interessi locali, male, malissimo se comporta l'adeguamento alle
politiche governative e toglie la possibilita' di contare ai veri
rappresentanti locali.
Naturalmente alla diversa funzione del Senato si collega la cosiddetta
devolution, che e' bene chiamare cosi', perche' non si tratta di
federalismo.
Federare significa collegare con un patto, unire delle differenze e non
dividere. Per quello che riguarda educazione, sanita', polizia locale, le
Regioni avranno potesta' legislativa "esclusiva" (il che significa che il
diritto allo studio o l'assistenza sanitaria saranno diverse e le regioni
ricche avranno scuole e ospedali piu' avanzati, la povere dovranno misurarsi
con i propri bilanci per giunta decurtati dallo stato) e nelle altre materie
"concorrente". Contro il diritto di uguaglianza previsto dai "principi"della
prima parte della Costituzione, ovviamente ignorato perche' quelle che
contano sono le ragioni dei ricchi e Berlusconi insegna in tv che "non e'
pensabile che i figli degli operai ricevano la stessa istruzione dei figli
dei professionisti".
Fare le leggi, poi, diventerebbe semplice e difficile insieme: semplice per
il governo che propone, seleziona, ed esclude l'opposizione, le cui proposte
e i cui emendamenti vengono accolti e calendarizzati dal governo stesso;
difficile anche per gli stessi legislatori che potranno trovarsi davanti
leggi di competenza della sola Camera, del solo Senato, di entrambi, del
Governo insieme con la Camera eccetera: tutto lavoro per i ricorsi alla
Corte costituzionale che si trovera' davanti anche il contenzioso delle
Regioni e restera' intasata fino a produrre la paralisi istituzionale.
Il che significa che il nuovo testo e' anche malfatto.
Infatti lo ha costruito il quartetto di Lorenzago con redattore Calderoli,
ex-ministro (non ridiamo troppo) per le Riforme istituzionali e non i 75 che
rispondevano ai nomi di Terracini, Calamandrei, Dossetti, De Gasperi,
Mortati, Togliatti, Moro, Einaudi...
*
Che dire ancora?
Che siamo in emergenza e che bisogna andare assolutamente votare "no" al
referendum. Un referendum diverso dagli altri (e' senza quorum e
"confermativo": se dovesse ricevere il consenso del popolo oltre a quello
del Parlamento nella sua maggioranza governativa - come del resto aveva
fatto sbagliando il centrosinistra per votare le modifiche del titolo V - ci
dovremmo tenere il nuovo testo per decenni). Un referendum il cui risultato
e' vitale per la democrazia in Italia.

4. RIFLESSIONE. UMBERTO SANTINO: VOCI PER UN DIZIONARIO ANTIMAFIA: BORGHESIA
MAFIOSA
[Dal sito del Centro Impastato (per contatti: via Villa Sperlinga 15, 90144
Palermo, tel. 0916259789, fax: 091348997, e-mail: csdgi at tin.it, sito:
www.centroimpastato.it) riprendiamo il seguente testo pubblicato su
"Narcomafie", n. 12, dicembre 2003. Umberto Santino ha fondato e dirige il
Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo. Da
decenni e' uno dei militanti democratici piu' impegnati contro la mafia ed i
suoi complici. E' uno dei massimi studiosi a livello internazionale di
questioni concernenti i poteri criminali, i mercati illegali, i rapporti tra
economia, politica e criminalita'. Tra le opere di Umberto Santino: (a cura
di), L'antimafia difficile,  Centro siciliano di documentazione "Giuseppe
Impastato", Palermo 1989; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, La violenza
programmata. Omicidi e guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi,
Franco Angeli, Milano 1989; Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa
mafiosa. Dall'Italia agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990; Giorgio
Chinnici, Umberto Santino, Giovanni La Fiura, Ugo Adragna, Gabbie vuote.
Processi per omicidio a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, Franco Angeli,
Milano 1992 (seconda edizione); Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro
la droga. Economie di sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra,
progetti di sviluppo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993; La borghesia
mafiosa, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo
1994; La mafia come soggetto politico, Centro siciliano di documentazione
"Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Casa Europa. Contro le mafie, per
l'ambiente, per lo sviluppo, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe
Impastato", Palermo 1994; La mafia interpretata. Dilemmi, stereotipi,
paradigmi, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1995; Sicilia 102. Caduti
nella lotta contro la mafia e per la democrazia dal 1893 al 1994, Centro
siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1995; La
democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l'emarginazione
delle sinistre, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Oltre la
legalita'. Appunti per un programma di lavoro in terra di mafie, Centro
siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1997; L'alleanza e
il compromesso. Mafia e politica dai tempi di Lima e Andreotti ai giorni
nostri, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Storia del movimento
antimafia, Editori Riuniti, Roma 2000; La cosa e il nome. Materiali per lo
studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000. Su
Umberto Santino cfr. la bibliografia ragionata "Contro la mafia. Una breve
rassegna di alcuni lavori di Umberto Santino" apparsa su questo stesso
foglio nei nn. 931-934]

Com'e' noto, Franchetti nella sua inchiesta del 1876 aveva parlato di
"facinorosi della classe media" (Franchetti 1993, p. 101) i quali potevano
considerarsi una "classe indipendente" che in seguito all'abolizione del
sistema feudale e alla democratizzazione dell'uso della violenza si era
venuta a trovare in una condizione speciale: essa "non ha nulla a che fare
con quella dei malfattori in altri paesi per quanto possano essere numerosi,
intelligenti e bene organizzati, e si puo' quasi dire di essa che e'
addirittura un'istituzione sociale. Giacche', oltre ad essere un istrumento
al servizio di forze sociali esistenti ab antiquo, essa e' diventata, per le
condizioni speciali portate dal nuovo ordine di cose, una classe con
industria ed interessi suoi propri, una forza sociale di per se' stante"
(ibidem, p. 95). Parlando piu' specificamente di mafia Franchetti annotava
che "tutti i cosiddetti capi mafia sono persone di condizione agiata".
Rispetto ai "facinorosi della classe infima", gli esecutori dei delitti, il
capo mafia svolge, nella pratica di quella che veniva definita "l'industria
della violenza", "la parte del capitalista, dell'impresario e del direttore.
Egli determina quell'unita' nella direzione dei delitti, che da' alla mafia
la sua apparenza di forza ineluttabile ed implacabile; regola la divisione
del lavoro e delle funzioni, la disciplina fra gli operai di questa
industria, disciplina indispensabile in questa come in ogni altra per
ottenere abbondanza e costanza di guadagni. A lui spetta il giudicare dalle
circostanze se convenga sospendere per un momento le violenze, oppure
moltiplicarle e dar loro un carattere piu' feroce, e il regolarsi sulle
condizioni del mercato per scegliere le operazioni da farsi, le persone da
sfruttare, la forma di violenza da usarsi per ottenere meglio il fine. E'
propria di lui quella finissima arte, che distingue quando convenga meglio
uccidere addirittura la persona recalcitrante agli ordini della mafia oppure
farla scendere ad accordi con uno sfregio, coll'uccisione di animali o la
distruzione di sostanze, od anche semplicemente con una schioppettata di
ammonizione. Un'accozzaglia od anche un'associazione di assassini volgari
delle classi infime della societa', non sarebbe capace di concepire siffatte
delicatezze, e ricorrerebbe sempre semplicemente alla violenza brutale"
(ibidem, pp. 102-103).
Veniva cosi' delineata un'immagine di mafia come realta' composita, in cui
si incontrano soggetti provenienti da varie classi sociali, dalle piu'
infime alle piu' alte, che opera in base a scelte razionali e in cui la
direzione strategica e' nella mani di soggetti della classe dominante.
*
Il sistema relazionale
Piu' che sulla composizione sociale dei gruppi criminali il concetto di
borghesia mafiosa si fonda sulla funzione che la mafia ha avuto nei processi
di accumulazione e di formazione dei rapporti di dominio e subalternita' (si
pensi all'impiego della violenza nella repressione del movimento contadino)
e sull'importanza decisiva che ha avuto e ha il sistema relazionale entro
cui si muovono le organizzazioni criminali.
Quando all'inizio degli anni '70 il dirigente della nuova sinistra siciliana
Mario Mineo parlava di borghesia mafiosa, piu' esattamente
capitalistico-mafiosa, e proponeva un disegno di legge d'iniziativa popolare
per l'espropriazione della proprieta' mafiosa, non era per operare
criminalizzazioni in blocco ma per individuare i soggetti che muovevano
all'assalto dell'istituto autonomistico regionale pronti a cogliere le nuove
occasioni e a invadere i nuovi campi (Mineo 1995, pp. 208-209),
condizionando le decisioni e accaparrandosi quote rilevanti di denaro
pubblico, in un periodo di transizione dall'economia agricola all'economia
terziaria in cui la spesa pubblica diventa la risorsa piu' consistente.
L'accusa che allora venne mossa a questa analisi era di vedere dappertutto
mafia. Accusa che e' stata riproposta piu' recentemente. Ha scritto lo
storico Paolo Pezzino: "un'eccessiva dilatazione del concetto di aggregato
mafioso, arrivando a comprendervi intere classi sociali, mi sembra non
fondata: se e' vero che la mafia e' la 'borghesia mafiosa', come sostengono
fra gli altri Umberto Santino e Giuseppe Di Lello, allora non restera' che
sperare in un futuro, ma per ora indefinito, cambiamento sociale e politico
generale, che estrometta dal potere la borghesia mafiosa. Se viceversa la
mafia e' Cosa Nostra, cioe' la struttura territoriale armata di uomini che
prestano un giuramento di fedelta' per venirvi ammessi, allora tutto
l'apparato repressivo andra' potenziato, anche con eventuali strumenti di
indagine bancaria, nel tentativo di colpire uno dei due poli, indubbiamente
il piu' debole, di quel pactum sceleris tra mafia e poteri legittimi che ha
permesso alla prima di affermarsi". L'economista Mario Centorrino usa quasi
le stesse parole, accennando a uno "scambio scellerato tra mafia,
istituzioni ed economia che ha permesso alla prima di affermarsi" (in
Santino 1995, pp. 133-135).
Come si vede si dice chiaramente che l'affermazione della mafia si deve al
patto scellerato con altri soggetti (economici, politici, istituzionali) ma
l'attenzione e' concentrata sulla "struttura territoriale armata", cioe' su
Cosa Nostra, individuata come "il polo piu' debole" e quindi piu' facilmente
aggredibile.
A queste obiezioni si puo' rispondere che la teorizzazione fondata sulla
borghesia mafiosa non ignora l'esistenza di Cosa Nostra e di altre
organizzazioni ad essa assimilabili, anzi le considera la base di partenza
obbligata, ma vuole guardare anche al "patto scellerato" con altri soggetti,
cercando di farlo uscire dalle nebbie indistinte in cui esso e' avvolto. "Il
pactum sceleris tra mafia e poteri legittimi, tra mafia, istituzioni ed
economia 'che ha permesso alla prima di affermarsi', come puo' costituirsi
ed operare senza il contributo di una serie di figure sociali che pur non
essendo affiliate a Cosa Nostra sono con essa collegate? E tali
collegamenti... sono da considerare eventuali, sporadici, congiunturali,
marginali o costituiscono il contesto che spiega il radicamento e lo
sviluppo del fenomeno mafioso nel suo complesso?" (ibidem, p. 136).
Parlare di borghesia mafiosa e' soltanto cedere a una "suggestione" che "non
aiuta nella necessaria distinzione tra i vari elementi costitutivi del
network mafioso" (Lupo 1996, p. 36)? In realta' l'ipotesi definitoria
formulata da chi scrive ("Mafia e' un insieme di organizzazioni criminali,
di cui la piu' importante ma non l'unica e' Cosa Nostra, che agiscono
all'interno di un vasto e ramificato contesto relazionale, configurando un
sistema di violenza e di illegalita' finalizzato all'accumulazione del
capitale e all'acquisizione e gestione di posizioni di potere, che si avvale
di un codice culturale e gode di un certo consenso sociale": Santino 1995,
pp. 129-130) e' abbastanza articolata da permettere di distinguere le varie
componenti.
I gruppi mafiosi sono composti da uomini in carne e ossa ma altrettanto
concrete sono le figure del sistema relazionale: professionisti,
imprenditori, amministratori, politici. Studiando la rete di rapporti
dell'imprenditore Francesco Vassallo, che domino' la scena palermitana negli
anni '50 e '60, ricostruendola sulla base di tre elementi (parentela,
amicizie, consociazioni e cointeressenze) risultava un quadro composito
formato in primo luogo dai parenti mafiosi e poi da politici, tecnici,
funzionari della pubblica amministrazione, liberi professionisti, direttori
di banche che avevano in vari modi favorito l'ascesa di Vassallo da
carrettiere a imprenditore (Santino-La Fiura, 1990, p. 129).
Il capomafia descritto da Franchetti e' una sorta di regista e di demiurgo,
ma i capi piu' noti di Cosa Nostra (da Riina a Provenzano) sono dei quasi
analfabeti eppure gestiscono, tramite prestanomi, imprese che operano in
vari settori. Come potrebbero svolgere queste attivita' senza l'apporto di
tecnici, commercialisti, e senza gli agganci con uffici pubblici, centri
decisionali?
Bernardo Provenzano, indicato come l'attuale capo dei capi, scrive i suoi
bigliettini in un italiano stentato, ma risulta interessato in varie imprese
di fornitura di apparecchiature sanitarie: la Scientisud, la Medisud, la
Polilab, la Biotecnica. In una di queste imprese e' stato socio Salvatore
Provenzano, fratello del capomafia, emigrato in Germania, ma tutti gli altri
soci sono insospettabili e il regista dell'"operazione sanita'" sarebbe
stato Pino Lipari, geometra dell'Anas, prima consulente di Badalamenti e poi
di Provenzano, salito alla ribalta delle cronache per le sue dichiarazioni,
ritenute depistanti, nel processo Andreotti. In un rapporto della Legione
dei carabinieri di Palermo del 1984 si legge: "Ci si trova di fronte a una
situazione di monopolio creato da societa' che cercano di accaparrarsi fette
sempre piu' grandi di un mercato redditizio dato il costo elevato delle
attrezzature scientifiche utilizzate presso i presidi ospedalieri"
(Oliva-Palazzolo 2001, p. 89). Qual e' stato il ruolo degli amministratori
delle Usl? Un esposto di un sindacato dei medici, presentato al procuratore
Caselli, parla di sfondamenti dei bilanci delle Usl anche di centinaia di
miliardi di lire, nella certezza che a fine d'anno sarebbe arrivato il
ripiano dei debiti, con i finanziamenti regionali (ibidem). Tutto questo non
potrebbe avvenire senza il coinvolgimento di medici, amministratori,
politici. Buscetta diceva che "attorno alle 'famiglie' e agli 'uomini
d'onore' vi e' una massa incredibile di persone che pur non essendo mafiose,
collaborano con i mafiosi, talora inconsapevolmente, tutto cio' dipende da
quel clima perdurante di 'contiguita'' rispetto alle organizzazioni mafiose
che rende le stesse tanto potenti. Fino a quando la gente non comprendera'
che i mafiosi vanno isolati ed arrestati, tale situazione si protrarra'"
(Tribunale di Palermo, Corte di Assise,1987, p. 1211). Resta da vedere se e
fino a che punto si tratti di collaborazione inconsapevole e se la
situazione non sia perdurata anche dopo i colpi inferti a Cosa Nostra, con
gli arresti e le condanne.
*
Libero Grassi e gli imprenditori di Palermo
Per quanto riguarda gli imprenditori, la vicenda di Libero Grassi e'
esemplare. Quando, nel gennaio del 1991, dichiara di avere ricevuto
richieste di pizzo e che non intende pagare, scoppia una polemica con il
presidente dell'Assindustria di Palermo, l'associazione degli industriali di
cui fa parte, che di fronte all'accusa di Grassi di tenere la testa sotto la
sabbia per non vedere quello che accade, replica: "ma cosa dovremmo fare
secondo Libero Grassi? Ma cosa dovremmo dire ai nostri affiliati:
rifiutatevi di pagare il pizzo? Dovremmo fare campagne continue in questo
senso? Allora noi spogliamo la nostra associazione dei suoi compiti
istituzionali e cambiamo mestiere. La nostra azione e' diretta verso altri
obiettivi: primo fra tutti, la promozione dello sviluppo produttivo. Non
possiamo farci vessilliferi solo della lotta alla mafia. Abbiamo altri
compiti, altri doveri" (in Santino 2000, p. 276). Nonostante alcune
attestazioni di solidarieta', Grassi sara' lasciato solo e sara' ucciso
nell'agosto dello stesso anno. Il suo esempio non sara' seguito. Gia' nel
1989, in seguito alla scoperta di un quadernetto con annotazioni sulla
riscossione dei pizzi ad opera della famiglia mafiosa dei Madonia, erano
stati interrogati piu' di 150 commercianti. Solo tre o quattro avevano
ammesso di pagare il pizzo. Ci troviamo di fronte alla manifestazione di una
cultura dell'omerta', dettata dalla paura ma pure da una pratica di
convivenza spesso indotta da calcoli di convenienza.
*
Il concorso esterno
Giovanni Falcone si era posto, nella sentenza-ordinanza del cosiddetto
maxi-ter "il problema dell'ipotizzabilita' del delitto di associazione
mafiosa anche nei confronti di coloro che non sono uomini d'onore, sulla
base delle regole disciplinanti il concorso di persone nel reato" (Tribunale
di Palermo, Ufficio Istruzione, 1987, p. 429). Successivamente si e'
utilizzata la fattispecie del concorso eventuale nel delitto di associazione
di tipo mafioso per sanzionare i comportamenti collaborativi di soggetti
della politica, dell'amministrazione, dell'imprenditoria, delle professioni,
della stessa magistratura. Occorrerebbe uno spoglio sistematico del
materiale giudiziario prodotto in questi anni per esprimere una valutazione
adeguata sui risultati conseguiti attraverso l'uso della figura del concorso
esterno.
Per limitarci ai casi piu' noti, i processi ai politici hanno avuto esiti
diversi: Andreotti, accusato prima di concorso e poi di associazione, e'
stato assolto in primo e secondo grado per insufficienza di prove e
prescrizione, mentre e' stato condannato in secondo grado per l'omicidio
Pecorelli; assolti il presidente della Provincia Musotto e l'ex ministro
Mannino; condannati l'ex senatore Inzerillo, per associazione, l'ex senatore
Scalone e l'ex assessore regionale Gorgone per concorso.
Sul tema delle estorsioni suscito' particolare scalpore una sentenza del
Tribunale di Catania del marzo 1991 in cui veniva dichiarata la non
promovibilita' dell'azione penale nei confronti di notissimi imprenditori
indiziati di concorso in associazione mafiosa, ritenendo che il pizzo da
essi corrisposto fosse una sorta di "contratto assicurativo in stato di
necessita'". La sentenza venne giudicata da Libero Grassi, impegnato nella
sua battaglia contro il racket, come una "legittimazione giuridica dei
rapporti di convivenza-connivenza tra imprenditore e mafioso" (in Santino
2000, pp. 278-279).
Le valutazioni sull'uso della figura del concorso esterno sono discordanti e
una recente sentenza della Cassazione ha dato un'interpretazione
inquietante: lo spazio del concorso esterno "appare essere quello
dell'emergenza nella vita dell'associazione o, quanto meno, non lo spazio
della 'normalita''". Il gruppo mafioso ricorrerebbe alle relazioni esterne
"in un momento di fibrillazione del sodalizio", quando si ravvisa una
"situazione di pericolo per la vita dell'associazione" (in Sciarrone 2002,
pp. 545-546). Giustamente e' stato osservato che questa tesi "sottende una
concezione della mafia molto lontana da ogni evidenza empirica e non tiene
conto delle caratteristiche di un'organizzazione mafiosa. Intrecciare
relazioni esterne non ha per quest'ultima alcun carattere di eccezionalita'.
Un gruppo mafioso ha assolutamente bisogno di rapporti di collusione e
complicita' per riprodursi nel tempo e nello spazio. Senza una fitta trama r
elazionale aperta all'esterno la mafia non avrebbe la forza che le viene
riconosciuta. Tra le principali e quotidiane preoccupazioni dei mafiosi
troviamo infatti proprio quelle indirizzate a salvaguardare e incrementare
la rete di relazioni che si intrecciano a partire dal nucleo
dell'organizzazione e ne costituiscono il suo capitale sociale" (ibidem).
Dove non arriva il diritto penale a colpire le varie figure che compongono
l'universo della "borghesia mafiosa", rimane uno spazio amplissimo che
dovrebbe essere coperto dall'azione politica, sociale e culturale. Non si
tratta di attendere la palingenesi universale ma di elaborare e diffondere
una cultura della legalita' che si leghi a una strategia di contenimento
dell'area di contiguita' e che incoraggi la fuoriuscita da essa. E cio' vale
sia per i soggetti borghesi come per gli strati popolari che costituiscono
la massa piu' consistente di un sistema di rapporti che puo' considerarsi un
"blocco sociale" a egemonia mafiosa, cementato dalla ramificazione degli
interessi e dalla condivisione di codici culturali.
*
Riferimenti bibliografici
- Franchetti Leopoldo, Condizioni politiche e amministrative della Sicilia,
Donzelli, Roma 1993 (ed. or. 1877).
- Lupo Salvatore, Storia della mafia dalle origini ai nostri giorni,
Donzelli, Roma 1996.
- Mineo Mario, Scritti sulla Sicilia, Flaccovio, Palermo 1995.
- Oliva Ernesto, Palazzolo Salvo, L'altra mafia. Biografia di Bernardo
Provenzano, Rubbettino, Soveria Mannelli 2001.
- Santino Umberto, La Fiura Giovanni, L'impresa mafiosa. Dall'Italia agli
Stati Uniti, F. Angeli, Milano 1990.
- Santino Umberto, La mafia interpretata. Dilemmi, stereotipi, paradigmi,
Rubbettino, Soveria Mannelli 1995; Storia del movimento antimafia. Dalla
lotta di classe all'impegno civile, Editori Riuniti, Roma 2000.
- Sciarrone Rocco, Mafia e imprenditori in tempi di globalizzazione, in
"Questione Giustizia", 3, 2002, pp. 525-546.
- Tribunale di Palermo, Corte di Assise, Sentenza contro Abbate Giovanni +
459, Palermo 1987.
- Tribunale di Palermo, Ufficio Istruzione, giudice G. Falcone,
Ordinanza-sentenza contro Abbate Giovanni + 162, Palermo 1987.
*
Nota
Con sentenza del 30 ottobre 2003 la Cassazione ha assolto Giulio Andreotti,
nel processo per l'omicidio Pecorelli, "per non aver commesso il fatto".
Il 5 marzo 2004 la Corte d'appello di Palermo ha assolto Filiberto Scalone
dall'accusa di concorso esterno, ritenendolo responsabile di concorso in
bancarotta.

5. INCONTRI. LA LIBERTA' DELLE DONNE. A GENOVA
[Da varie persone amiche riceviamo e volentieri diffondiamo]

Il 26 e 27 maggio 2006 a Genova si svolgera' un incontro internazionale sul
tema "La liberta' delle donne e' civilta'" promosso dalla rivista femminista
"Marea" con donne e uomini impegnati contro i fondamentalismi religiosi, per
l'autodeterminazione delle donne e la cittadinanza.
*
Dall'Algeria, dall'Iran, dalla Francia, dall'Inghilterra e da vari altri
paesi europei: studiose, femministe, laiche, insieme a uomini e donne che
professano varie fedi, persone impegnate a partire dal proprio ruolo nella
societa', reti e associazioni per i diritti umani e femminili.
Tra le reti che parteciperanno all'incontro segnaliamo: Wluml (Women living
under muslim laws); Africa 93; Iranian Women against fundamentalism; Uomini
in cammino; Maschileplurale; Donne in nero.
Oltre venti relazioni in due intense giornate di dibattito, seminari, tavole
rotonde sulla laicita' dello stato e la necessita' di riprendere a parlare
di valori laici e trovare parole condivise per un mondo di pace, equita' e
giustizia per tutte e tutti.
*
Per informazioni: Monica Lanfranco, tel. 3470883011, e-mail:
mochena at village.it; Laura Guidetti, tel. 3333444869, e-mail:
lauraguidetti at aliceposta.it

6. INCONTRI. A NAPOLI E CASERTA DUE INCONTRI SU FRANZ JAEGERSTAETTER
[Dagli amici del gruppo "Franz Jaegerstaetter - Italia" (per contatti:
franzitalia at infinito.it) riceviamo e volentieri diffondiamo. Franz
Jaegerstaetter, contadino cattolico, condannato a morte ed ucciso il 9
agosto 1943 per essersi rifiutato di prestare servizio militare
nell'esercito nazista. Scritti di Franz Jaegerstaetter: Scrivo con le mani
legate. Lettere dal carcere e altri scritti, Edizioni Berti, Piacenza 2005.
Opere su Franz Jaegerstaetter: Gordon Zahn, Il testimone solitario. Vita e
morte di Franz Jaegerstaetter, Gribaudi, Torino 1968, poi: Franz
Jaegerstaetter, il testimone solitario, Editoria Universitaria, Venezia
2002; Erna Putz, Franz Jaegerstaetter. Un contadino contro Hitler, Berti
Piacenza, 2000; segnaliamo anche l'articolo di Enrico Peyretti riprodotto
sul n. 637 di questo notiziario, articolo che segnalava anche i seguenti
materiali: Alfons Riedl, Josef Schwabeneder (Hg), Franz Jaegerstaetter -
Christlicher Glaube und politisches Gewissen [Fede cristiana e coscienza
politica], Verlag Taur, 1997; videocassetta Franz Jaegerstaetter: un
contadino contro Hitler, (27 minuti, in vhs) prodotta dall'Associazione
Franz Jaegerstaetter, via Endrici 27, 38100 Trento (tel. 0461233777, oppure
810441); il capitolo Un nemico dello Stato (pp. 76-86), in Thomas Merton,
Fede e violenza, prefazione di Ernesto Balducci, Morcelliana, Brescia 1965;
una nota di Paolo Giuntella in "Adista", n. 11, 13 febbraio 1993, pp. 9-10]

A Napoli e a Caserta il 26 e 27 maggio si svolgeranno due incontri di
presentazioni del volume delle lettere di Franz Jaegerstaetter, Scrivo con
le mani legate. Lettere dal carcere e altri scritti dell'obiettore-contadino
che si oppose ad Adolf Hitler, a cura di Giampiero Girardi, traduzione di
Lucia Togni, prefazione di Luigi Bettazzi, premessa di Erna Putz, Editore
Berti, Piacenza 2005, pp. XXXV + 231, euro 13.
*
A Napoli venerdi' 26 maggio 2006, ore 17,30, presso la Facolta' teologica
dell'Italia meridionale, via Petrarca 115. Intervengono: Giampiero Girardi,
curatore del volume; Sergio Tanzarella, docente di Storia della Chiesa.
Promuove l'incontro l'Istituto di Storia del cristianesimo nel quadro degli
incontri "Percorsi di formazione alla pace preventiva".
*
A Caserta sabato 27 maggio 2006, ore 18, presso la cappella del Seminario,
piazza Duomo. Con proiezione del film: Franz Jaegerstaetter, un contadino
contro Hitler. Vita e morte di un uomo che ha agito secondo coscienza.
Intervento di Giampiero Girardi, curatore del volume. Promuove l'incontro la
Tenda della pace nell'ambito dei Laboratori di formazione per praticare la
pace "Sui sentieri di Isaia".

7. RIVISTE. DANIELA BINELLO: E' NATO "CASABLANCA"
[Ringraziamo Daniela Binello (per contatti: fn037133 at flashnet.it) per questa
segnalazione. Daniela Binello, 47 anni, e' una giornalista free lance. Vive
a Roma. Collabora con varie testate giornalistiche nel campo dei diritti
umani e dei conflitti internazionali. Collabora, inoltre, con la redazione
esteri di RaiTre che realizza le puntate televisive di "C'era una volta".
Come inviata ha realizzato reportage da Corea del Nord, Afghanistan, Sudan,
Nicaragua, Colombia, Brasile, Palestina, Israele, Balcani, Iraq, Cina e
altri Paesi. Nel 1999-2000 ha allestito a Milano la mostra "Infanzia
tradita". Nel 2001-2002 ha curato la mostra itinerante "A.A.A. Cittadini
cercansi" sui lavoratori immigrati nel Nordest ed il catalogo/reportage che
raccoglie cento storie per cento immagini. Nel 2002 e' stato pubblicato da
Ediesse il suo libro Il diritto non cade in prescrizione, sul processo
avvenuto in Italia per otto casi di italoargentini desaparecidos durante la
dittatura. Molti dei suoi articoli sono disponibili sul sito
dell'associazione Articolo 21 (www.articolo21.com)]

E' nato "Casablanca".
Diffuso per ora nelle edicole siciliane, il numero 1 apre con un  editoriale
su "Le Siciliane" e sostiene Rita Borsellino.
Donne in gamba, donne coraggiose. Come Rita Borsellino, che corre per la
presidenza della Regione Sicilia. E proprio a lei e ad altre donne
coraggiose siciliane, come Sonia Alfano, e' dedicato il primo numero di
"Casablanca". In edicola dall'11 maggio, per ora "Casablanca" e' diffuso in
Sicilia, ma si puo' leggere una versione ridotta di "Casablanca" anche
online a questo link: www.casablanca.motime.com , con le immagini della
copertina, il sommario e i primi due editoriali scritti da Giancarlo Caselli
e Nando dalla Chiesa.
Il direttore, Riccardo Orioles, risponde a questa e-mail:
riccardoorioles at gmail.com

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

9. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1306 del 25 maggio 2006

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