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La nonviolenza e' in cammino. 1304
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1304
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 23 May 2006 00:08:48 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1304 del 23 maggio 2006 Sommario di questo numero: 1. Daniele Lugli: Con Rita Borsellino 2. Giuliana Martirani: Con Rita Borsellino 3. Per il 2 giugno 4. Umberto Santino: Voci per un dizionario antimafia: movimento contadino e sindacale 5. Ristampe: Antonio Galdo, Pietro Ingrao. Il compagno disarmato 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento 7. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. DANIELE LUGLI: CON RITA BORSELLINO [Ringraziamo Daniele Lugli (per contatti: daniele.lugli at libero.it) per questo intervento. Daniele Lugli e' il segretario nazionale del Movimento Nonviolento, figura storica della nonviolenza, unisce a una lunga e limpida esperienza di impegno sociale e politico anche una profonda e sottile competenza in ambito giuridico ed amministrativo, ed e' persona di squisita gentilezza e saggezza grande. Rita Borsellino, sorella del magistrato Paolo Borsellino assassinato dalla mafia, e' da molti anni insieme a don Luigi Ciotti la principale animatrice dell'associazione "Libera", la principale rete dei movimenti della societa' civile impegnati contro la mafia. Per coordinare e diffondere le informazioni sulla campagna a sostegno della candidatura di Rita Borsellino a presidente della Regione Sicilia e' attivo il sito: www.ritapresidente.it] Tutti gli amici della nonviolenza sostengono la candidatura di Rita Borsellino alla presidenza della Regione siciliana. Rappresenta la possibilita' di un'apertura rispetto alla costrizione mafiosa. La mafia e' espressione compiuta della violenza in tutte le sue forme. E' struttura, prima di tutto, con le sue indispensabili, vitali connessioni con il potere politico ed economico pienamente "legali". E' cultura, con la servile ammirazione nei confronti dell'esercizio della forza, del sopruso, dell'astuzia, del denaro, con la connivenza ed il disprezzo della democrazia e delle sue istituzioni. E' violenza diretta, di stragi e uccisioni mirate, pronte a riprendere appena se ne intravveda l'utilita', mentre incessante e' la quotidiana oppressione. Molti hanno combattuto, in condizioni difficilissime, contro il potere mafioso. Tra questi ho conosciuto, in anni molto lontani, Danilo Dolci e Michele Pantaleone e condiviso, modestissimamente e come ho potuto, la loro azione. Mi sono trovato nel medesimo impegno politico di Peppino Impastato e poi di Pina, vedova di Libero Grassi. Sento profondamente che la civile battaglia di Rita e' per tutti noi. A lei il ringraziamento e l'augurio. 2. EDITORIALE. GIULIANA MARTIRANI: CON RITA BORSELLINO [Ringraziamo di cuore Giuliana Martirani (per contatti: giuliana at unina.it) per questo intervento. Giuliana Martirani e' nata a Napoli nel 1945, meridionalista, docente universitaria di geografia politica ed economica e di politica dell'ambiente, fa parte del direttivo dell'International Peace Research Association (Ipra), e' membro di Pax Christi, del Mir, e collabora con numerose altre esperienze pacifiste, ecologiste, della solidarieta', nonviolente. Tra le opere di Giuliana Martirani: La geografia come educazione allo sviluppo e alla pace, Dehoniane; Sviluppo, ambiente, pace, Emi; Progetto Terra, Emi; A scuola dai poveri, Cittadella; La geografia della pace, Edizioni Gruppo Abele; Gea, un pianeta da amare, Edizioni Gruppo Abele; Facciamo politica!, Edizioni Qualevita; La civilta' della tenerezza, Paoline] Un tempo (ai miei tempi) si diceva: "La fantasia al potere". Poi abbiamo visto che, sia i nuovi partitini su cui avevamo messo le nostre speranze sia l'Italia della seconda Repubblica, al potere ne han messa fin troppo di fantasia senza regole. E ci siamo pentiti di aver ambito a tanto. Poi abbiamo puntato sulla nonviolenza tutte le nostre inesauribili speranze (ma chi l'ha detto che questa e' una generazione senza speranza?). Ed anche qui abbiamo dovuto assistere a molti rampanti yuppies all'assalto che hanno cavalcato pace, nonviolenza, mediazione dei conflitti, peacekeeping e via dicendo non appena su questi temi si son visti soldi e soldi assai. Ora vogliamo mettere le nostre inesauribili speranze solo su obiettivi mirati e ben selezionati, su obiettivi che ci garantiscano nuove primavere e regole certe, capacita' di pagare di persona e determinazione caparbia di metterla sul serio la nonviolenza al potere. Rita Borsellino e' l'obiettivo mirato della nostra inesauribile speranza. Da vecchi nonviolenti, a volte stanchi di tanto sperare purtroppo spesso ingannato, facciamo un appello a voi giovani di Sicilia e di tutta Italia: "Mobilitatevi con tutte le vostre forze per Rita Borsellino e la splendida terra di Sicilia. Vi preghiamo: puntate dritto al cambio in Sicilia, un cambio che garantira' futuro alla meravigliosa gioventu' siciliana perche' con lei al potere ci sara' la Maesta' della nonviolenza e della legalita'". Da credenti impegnati nell'organizzare la speranza in tutta Italia e nel nostro dilaniato Mezzogiorno facciamo un appello a tutte le suore, gli istituti religiosi, i movimenti, le associazioni, le parrocchie, per i quali abbiamo tanto camminato in questi anni, condividendo le gioie e le speranze, vi preghiamo: "Puntate con fiducia grata ad una donna che della Maesta' della nonviolenza e della legalita' ha fatto la sua ragione di vita. Vi garantisco di persona: non solo non resterete delusi ma ritroverete la gioia della partecipazione democratica, del senso delle Istituzioni e la Maesta' del servizio che si sostituisce al potere. Come potrebbe dire don Tonino Bello: "Il grembiule e la toga", ovvero il servizio e la legalita'. Grazie anche a tutti i martiri della Sicilia, testimoni per noi del servizio e della legalita'. 3. APPELLI. PER IL DUE GIUGNO [Presentiamo nuovamente - aggiungendo le piu' recenti adesioni pervenute - l'appello per il 2 giugno festa della Costituzione, senza l'abusiva parata militare, scritto da Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) e sottoscritto gia' da numerose persone] Signor Presidente della Repubblica, insieme ai nostri vivi auguri per il Suo alto compito, Le rivolgiamo una calda richiesta, che viene dal popolo della pace, di festeggiare il prossimo 2 giugno come vera festa della Costituzione, come festa del voto popolare che ha voluto la Repubblica e eletto la Costituente, e niente affatto come festa militare. Ammessa, per amore di dialogo, e non concessa la necessita' dell'esercito - che noi come tale discutiamo (tra esercito e polizia democratica la differenza e' essenziale, come tra la violenza e la forza, la forza omicida e la forza non omicida) - esso non e' assolutamente il simbolo piu' bello e vero della patria, non e' l'esibizione giusta per il giorno della festa della Repubblica: nell'ipotesi piu' benevola, e' soltanto una triste necessita'. La parata militare e' brutta tristezza e non e' festa. La parata delle armi non festeggia la vita e le istituzioni civili del popolo, non dimostra amicizia verso gli altri popoli, non e' saggezza politica. Non e' neppure un vero rispetto per chi, sotto le armi, ha perso la vita. Rispettando le diverse opinioni, e' un fatto inoppugnabile che l'esercito non ha avuto alcuna parte nell'evento storico del 2 giugno 1946, quando unico protagonista e' stato il popolo sovrano e l'azione democratica disarmata: il voto. Nella festa del 2 giugno l'esercito e' fuori luogo, occupa un posto che non e' suo. * Primi firmatari: Enrico Peyretti, Lidia Menapace, Anna Bravo, Giancarla Codrignani, Angela Dogliotti Marasso, Alberto L'Abate, Marco Revelli, Luigi Sonnenfeld, Gianguido Crovetti, Michela Vitturi, Patrizia Rossi, Alessandra Valle, Gennaro Varriale, Clara Reina, Enzo Arighi, Fabio Ragaini, Pasquale Pugliese, Nella Ginatempo, Stefano Longagnani, Martina Pignatti Morano, Ilaria Giglioli, Francesca Vidotto, Simone D'Alessandro, Carlo Corbellari, Franca Maria Bagnoli, Mario Signorelli, Lucia Ceccato, Nandino Capovilla, Maria G. Di Rienzo, Carlo Minnaja, Melo Franchina, Carmine Miccoli, Doriana Goracci, Mariagrazia Campari, Stefano Dall'Agata, Enea Sansi, Alfredo Izeta, Claudia Cernigoi, Michele de Pasquale, Antonio Sorrentino, Aldo e Brunella Zanchetta, Roberto Fogagnoli, Franco Borghi, Enza Longo, Annalisa Frisina, Alessandro Cicutto, Marcella Bravetti, Giuliana Beltrame, Giuliano Cora', Mariangela Casalucci, Mao Valpiana, Margherita Del Bene, Sergio Giorni, Claudia Marulo, Dario Cangelli, Carlo Ferraris, Danila Baldo, Gino Buratti, Marco Tarantini, Elisabetta Donini, Francesco Cappello, Donato Zoppo, Antonella Sapio, Franca Franchini, Franco Franchini, Francesco D'Antonio, Maurizio Campisi, Letizia Lanza, Adriana Mascoli, Francesco Boriosi, Agostino Regnicoli, Assunta Signorelli, Maria Edoarda Trillo', Giovanni Sarubbi, Angela Lostia, Antonia Sani, Lidia Maggi, Renzo Craighero, Antonio Campo, Franco Bardasi, Giancarlo Nonis, Maria Laura Massai, Piergiorgio Acquistapace, Maria Teresa Pellegrini Raho, Tiziano Tissino, Antonio Dargenio, Mirella Sartori, Pierpaolo Loi, Sergio Vergallito, Alessandra De Michele, Luisa Gissi, Margherita Moles, Bortolo Domenighini, Norma Bertullacelli, Giuseppe Pavan e Carla Galetto, Giorgio Grimaldi, Giovanni Santoruvo, Paolo Rosa', Sashinka Gorguinpour, Alidina Marchettini, Luca Bolognesi, Edoardo Daneo, Patrizia Parodi, Antonio Bianciardi, Francesco Pavanello, Riccardo Borgioli, Leila d'Angelo, Alberto Procaccini, Giorgio Gallo, Giuseppina Catalano, Pasquale Iannamorelli, Maria Rosaria Mariniello, Luigi Pirelli, Osvaldo Ercoli, Rodolfo Carpigo, Pierluigi Ontanetti, Bruno Fini, Marco A. Lion, Anna Maria Bruzzone, Massimo Dalla Giovanna, Bruno (Alberto) Simoni, Fabio Corazzina, Sofia Del Curto, Sandra Cangemi, Giuseppe Reitano, Katia Bouc, Lucilla Mancini, Giuliana Cupi, Tommaso Gamaleri, Alberta Pongiglione, Alessandro Gamaleri, Daniele Dalmazzo, Daniela Musumeci, Claudia Berton, Cristiano Rodighiero, Francesca Mele, Massimiliano Carra, Luciano Ghirardello, Irene Campari, Gianluca Carmosino, Evelina Savini, Maria Pia Simonetti, Giuliano Falco, Laura Picchi, Andrea Picchi, Marcella Fasciolo, Carlo Olivieri, Gabriele Aquilina e Elena Dall'Acqua, Carlo Schenone, Silvano Tartarini, Maria Stella Ruffini, Maurizio Berni, Agnese Manca, Elisabetta Badessi, Francesco Fiordaliso, Vito Correddu, Pierangelo Monti, Annamaria Rivera, Antonino Drago, Gianfranco Laccone, Michele Stragapede, Giacomo Grasso, Floriana Lipparini, Chiara Cavallaro, Albino Bizzotto, Marcello Storgato, Fabrizio Canaccini, Marta Giraudo, Flavia Neri, Giusi Lauro, Paola Bientinesi, Andrea Maggi, Marco Giubbani, Lucia Salemi, Marco Mamone Capria, Alberto Trevisan, Tiziana Bonora, Roberto Varone, Maria Luisa Paroni, Chiara Pedersoli, Eugenio Lenardon, Paola Vallatta, Davide Ballardini, Rosa Graziuso, Eleonora Parlanti, Antonio Ariberti, Simone Mantia, Francesca Vecera, Osvaldo Dino del Savio, Barbara Todaro, Costanza Vecera, Augusta De Piero, Renato Mirabile, Elena Malan, Ronal Mirabile, Dina Losi, Michele Gramazio, Franco Verderi, Giuseppe Gonella, Silvia Trombetta, Luca Giusti, Gigi Perrone, Silvia Vienni, Piero Coltelli, Margherita Granero, Roberta Ronchi, Ezio Bertaina, Rosaria Lombardi, Anna Culpo e Andrea Piazza, Andrea Montagner, Roberto Vignoli, Marneo Serenelli, Giuliano Pontara, Sara Michieletto, Elvio Arancio, Luisa Mondo, Carla Capella, Daniele Biagiotti, Attilio Aleotti, Gianpaolo D'Errico, Silva Falaschi, Antonio Versari, Daniele Vasta, Cristina Ferrando, Daniele Todesco, Renato Solmi, Alfredo Panerai, Giovanni Pellegrini Raho, Tarcisio Alessandrini, Francesco Lo Cascio, Pio Russo Krauss, Alberto Marcone, Tommasina Squadrito, Lucia Russo, Tiziano Cardosi, Maria Perino, Stefano De Guido, Vincenzo Dipierro, Fabiola Campillo, Guy Fontanella, Teresa Maria Sorrentino, Sante Gorini, Daniela Giammarco, Pina Garau, Roberta Consilvio, Gaetano Pascoletti, Isabella Sardella Bergamini, Carla Pellegrini Raho, Anna Maria Livierato, Franco Capelli, Beatrice Dolci, Giovanni Zardi, Maurizio Peresani, Donatella Cortellini, Mauro Venturini, Marisa Mantovani, Guido Cristini, Sergio Mandolesi, Cinzia Abramo, Simona Venturoli, Francesca Ortali, Simona Morello, Silvia Munari, Paolo Bertagnolli, Carla Guerra e Massimo Zesi, Carmine Ferrara, Maria Amalia Girardi, Antonio Giuffre', Dario Scarpati, Claudia Tessaro, Illia Martellini, Roberto Guelpa, Alessandro Pesci, Roberto Saba, Micol Dell'Oro, Gisella Bordet, Stefano Montani, Maria Pia Cortellessa, Giuliano Spinelli, Giovanni Mandorino, Antonio Peratoner, Susanna Neuhold, Alfredo Panerai, Stefano Mazzucco, Alessio Di Florio, Caterina Lusuardi, Graciela De La Vega, Giacomo Alessandroni, Mauro Migliazzi, Daniela Este, Davide Morano, Luca Paseri, Roberto Benvenuti, Renato Moschetti, Romano Martinis, Francesco Aroldi, Daniela Occelli, Modesta Colosso, Elena Cianci, Giorgio Beretta, Alessandra Principini, Silvia Giamberini, Luca Agnelli e Samuela Bozzoni, Claudio Dalla Mura, Elio Rindone, Giuliana Bertola Maero, Annamaria Pistoia, Paolo Brentegani, Manuel Marabese, Norma Bertullacelli, Laura Caradonna, Giovanni Russotto, Paolo Vitali, Tilde Giorgi, Andrea Maffei, Marino Renda, Daniele Oian, Pino Ficarelli, Cosimo Magnelli, Antonio Mancini, Fiorella Rambaudi, Cesira Lupo, Claudia Berlucchi, Fabrizio Bianchi, Lulu' Ortega Madrigal, Roberto Gallo, Fulvio Cesare Manara, Salvino Franchina, Davide Scaccianoce, Luca Kocci, Stefano Terzi e Stefania Vergnani, Giandomenico Potestio; Sara Panzeri, Antonella Litta, Giovanni Fiorentini, Stefano Barbacetto, Vittorio Di Munzio, Gabriella Grasso, Amedeo Tosi, Dorella Battistella, Radesca Dominguel, Marco Gorini, Roberta Peyrot, Simone Puggelli, Salvatore Nasca, Anna Castelnuovo e Elio Pianezzola, Barbara Tozzi, Rossana Montecchiani, Secondo Ferioli, Anna M. Guantario, Fiamma Negrini, Donatella Sacco, Igor Lazzarini, Pasquale De Sole, Luciano Militello, Alberto Giannini, Luca Villa, Giustina Diligenza, Gianfranco Frascione, Maria Margherita Gaetani di Laurenzana, Claudia Tessaro, Luisa Morgantini, Edoardo Nucci, Artusa Maria Antonietta, Angela Nucci, Patrizio E. Tressoldi, Mariella Lecchi, Giacomo Ambrosino, Mario Polizzi, Francesco Gana, Sergio Dalmasso, Annarita Cardarelli... * Per aderire all'iniziativa: scrivere lettere recanti il testo dell'appello al Presidente della Repubblica (all'indirizzo di posta elettronica: presidenza.repubblica at quirinale.it, ricordando che si deve firmare con il proprio nome, cognome e indirizzo completo, altrimenti le lettere non vengono prese in considerazione), e comunicare a "La nonviolenza e' in cammino" (e-mail: nbawac at tin.it) di avere scritto al Presidente. 4. RIFLESSIONE. UMBERTO SANTINO: VOCI PER UN DIZIONARIO ANTIMAFIA: MOVIMENTO CONTADINO E SINDACALE [Dal sito del Centro Impastato (per contatti: via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 091348997, e-mail: csdgi at tin.it, sito: www.centroimpastato.it) riprendiamo il seguente testo pubblicato su "Narcomafie", n. 2, febbraio 2005. Umberto Santino ha fondato e dirige il Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo. Da decenni e' uno dei militanti democratici piu' impegnati contro la mafia ed i suoi complici. E' uno dei massimi studiosi a livello internazionale di questioni concernenti i poteri criminali, i mercati illegali, i rapporti tra economia, politica e criminalita'. Tra le opere di Umberto Santino: (a cura di), L'antimafia difficile, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1989; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, La violenza programmata. Omicidi e guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, Franco Angeli, Milano 1989; Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa. Dall'Italia agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, Giovanni La Fiura, Ugo Adragna, Gabbie vuote. Processi per omicidio a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, Franco Angeli, Milano 1992 (seconda edizione); Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro la droga. Economie di sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra, progetti di sviluppo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993; La borghesia mafiosa, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia come soggetto politico, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Casa Europa. Contro le mafie, per l'ambiente, per lo sviluppo, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia interpretata. Dilemmi, stereotipi, paradigmi, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1995; Sicilia 102. Caduti nella lotta contro la mafia e per la democrazia dal 1893 al 1994, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1995; La democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l'emarginazione delle sinistre, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Oltre la legalita'. Appunti per un programma di lavoro in terra di mafie, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1997; L'alleanza e il compromesso. Mafia e politica dai tempi di Lima e Andreotti ai giorni nostri, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Storia del movimento antimafia, Editori Riuniti, Roma 2000; La cosa e il nome. Materiali per lo studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000. Su Umberto Santino cfr. la bibliografia ragionata "Contro la mafia. Una breve rassegna di alcuni lavori di Umberto Santino" apparsa su questo stesso foglio nei nn. 931-934] Le lotte contadine possono considerarsi l'esempio piu' rilevante di un movimento di massa che nelle sue varie fasi ha sostenuto un lungo e sanguinoso scontro con la mafia, ottenendo risultati significativi ma concludendosi con una sostanziale sconfitta, fino alla dissoluzione finale nell'emigrazione. Il movimento contadino si scontra con la mafia, e innesca la sua sanguinosa reazione, perche' si batte per il miglioramento delle condizioni di vita, la riforma dei contratti agrari e la riforma fondiaria, la partecipazione democratica, toccando gli interessi dei proprietari terrieri e dei mafiosi, in buona parte affittuari dei latifondi (gabelloti) o monopolisti di risorse fondamentali come l'acqua. In tutta la storia del movimento contadino in Sicilia il ricorso alla violenza e' stato una costante e si puo' dire che sia stato legittimato attraverso l'impunita'. Talvolta la violenza mafiosa si e' coniugata con quella istituzionale, nell'intento comune di salvaguardare assetti di potere messi in forse dalle organizzazioni contadine, sia sindacali che di partito (spesso le due dimensioni si sovrapponevano e coincidevano). Il movimento contadino si sviluppa nella societa' siciliana fin dall'ultimo decennio del XIX secolo, con i Fasci siciliani (1891-'94), riprende negli anni precedenti e successivi alla prima guerra mondiale e vive la sua fase piu' alta nel secondo dopoguerra. * I Fasci siciliani: un fenomeno composito In che senso e' possibile dire che fin dall'inizio delle lotte contadine, cioe' dai Fasci siciliani, tale lotta e' "antimafia"? "Per i Fasci ci sono almeno tre ragioni, e tutte di fondo, che consentono di sostenere che essi, in gran parte, sono a pieno titolo il primo esempio di lotta organizzata contro la mafia: 1) i Fasci sono un movimento per la riforma dei rapporti di lavoro e per il rinnovamento delle amministrazioni locali e si scontrano duramente con un assetto di potere di cui la mafia e' parte integrante; 2) i Fasci si posero coscientemente il problema della mafia, anche come risposta all'accusa di essere associazioni di malfattori, escludendo nei loro statuti mafiosi e criminali, accettando solo piccoli pregiudicati in un'ottica di recupero sociale; 3) il movimento dei Fasci fu stroncato sanguinosamente per l'azione congiunta delle istituzioni e della mafia. La repressione si spiega con il fatto che i Fasci furono in realta' e nella percezione degli strati conservatori un atto di ribellione, di lesa maesta' nei confronti del potere istituzionale e della signoria territoriale degli agrari e dei mafiosi e pertanto meritevoli della sanzione piu' dura: la morte di molti militanti, lo scioglimento delle organizzazioni, il processo e la punizione per i responsabili" (Santino 2000, p. 24). Tale valutazione non vale per tutti i Fasci, ma solo per quelli che rappresentano, almeno fino a un certo punto, la maggioranza e fanno piu' o meno coerentemente riferimento alle indicazioni programmatiche della nascente organizzazione socialista. Accanto ad essi ci furono i cosiddetti "Fasci spuri", frutto piu' che altro di conflittualita' locali, e alcuni di essi risultano organizzati dai mafiosi, con l'intento di cavalcare la protesta sociale, manovra che si ripetera' anche in fasi successive delle lotte contadine. La base sociale dei Fasci era costituita da contadini (braccianti, mezzadri, piccoli proprietari), da operai (zolfatai, edili, addetti all'industria manifatturiera) e da altri strati sociali: artigiani, elementi della piccola borghesia. Sul numero dei Fasci, presenti in tutte le province siciliane, con le punte piu' alte a Palermo, Agrigento e Catania, abbiamo valutazioni diverse (da 144 a 175), cosi' pure sul numero dei soci (da 300 a 400.000 secondo la polizia a 100-200.000 secondo valutazioni piu' caute). L'organizzazione era a meta' strada tra sindacato e partito: "sintesi di lega della resistenza esercitante un'azione sindacale finalizzata al raggiungimento di obiettivi specifici (miglioramenti salariali, revisione dei patti agrari ecc.) e organizzazione politica attivamente impegnata sul terreno della propaganda per la crescita della coscienza politica dei lavoratori, preludio alla conquista del potere da conseguirsi anche attraverso la partecipazione alle competizioni elettorali" (Fedele 1994, p. 17). I Fasci piu' numerosi, per esempio quello di Palermo (4.734 iscritti secondo la polizia, 10.000 secondo altre fonti), avevano un'organizzazione capillare e si configuravano come un sistema di controllo alternativo del territorio in cui operavano. Particolarmente rilevante il ruolo delle donne che in alcuni paesi (per esempio a Piana dei Greci, poi Piana degli Albanesi) costituirono Fasci di sole donne. La nascita di un movimento cosi' ampio, in una realta' considerata periferica e precapitalistica come la Sicilia, suscito' l'interesse dei maggiori dirigenti e studiosi del movimento operaio, da Engels a Labriola, a Turati. Significativa la posizione di Antonio Labriola, inizialmente avverso ai Fasci ma che in seguito li considerera' "il primo grande movimento di massa proletaria che si sia visto in Italia". Il giudizio degli storici e' variegato: Salvemini li giudica una riedizione delle vecchie jacqueries; Croce trova sorprendente che essi si siano sviluppati nella regione "meno industrializzata, la meno progredita"; Romano parla di un'organizzazione in forme moderne; Ganci di "fase infantile" che mescola escatologia contadina e riformismo legalitaristico; Renda e Giarrizzo danno giudizi articolati, collegandoli a una crisi capitalistica e non a un contesto sociale segnato dall'arretratezza (Santino 2000, pp. 33-38). La parabola dei Fasci si consuma in pochi anni: dal maggio del 1891, in cui si costitui' il Fascio di Catania, al gennaio del 1894 in cui viene emanato il decreto di scioglimento. La fase piu' intensa dura ancora meno: si apre nel gennaio del 1893, con la strage di Caltavuturo, e si chiude con le stragi del dicembre '93 e gennaio '94: 108 morti in un solo anno. La fase piu' matura dei Fasci coincide con il congresso minerario di Grotte dell'ottobre 1893 e con lo sciopero agrario da agosto a novembre '93. Al congresso minerario parteciparono circa 1.500 persone, fra operai e piccoli produttori. I minatori chiedevano che fosse elevata a 14 anni l'eta' minima dei fanciulli che lavoravano nelle zolfare (i carusi, soggetti a uno sfruttamento di tipo schiavistico che suscito' l'indignazione dell'opinione pubblica e ispiro' molte pagine di denuncia), la diminuzione dell'orario di lavoro, la fissazione di un salario minimo; i piccoli produttori chiedevano misure per sottrarsi allo sfruttamento dei grossi proprietari. Non ci fu il tempo di organizzare il movimento dei minatori perche' i Fasci vennero sciolti all'inizio del 1894. Lo sciopero agrario veniva dopo il congresso di Corleone del luglio precedente che delibero' i "patti di Corleone", che segnano l'atto di nascita del moderno sindacalismo contadino. Lo sciopero vide la partecipazione di 50.000 persone, secondo la stampa, ma in realta' furono di piu', e fu un grande esempio di democrazia sindacale: i contadini si riunivano per elaborare le richieste e per esaminare gli accordi. Furono stilati degli accordi locali. Il governo nazionale, con la presidenza di Giolitti, aveva tentato la carta della criminalizzazione del movimento, inviando il capo della polizia Sensales per condurre accertamenti sui soci dei Fasci (che si conclusero con la registrazione delle incriminazioni per "attentato alla liberta' del lavoro", cioe' per la partecipazione a scioperi e manifestazioni e l'organizzazione di picchettaggi), facendo arrestare moltissimi dirigenti e militanti, ma escludendo l'uso delle armi e rimbrottando gli ufficiali che avevano ordinato di sparare contro i dimostranti. Nel novembre del '93 a Giolitti succede Crispi, che accoglie la richiesta degli agrari dell'intervento militare. L'ultima fase dei Fasci e' segnata da manifestazioni per la questione delle tasse e da una repressione sanguinosa (sparano i soldati e i campieri mafiosi: sono uccisi 92 popolani e un solo soldato), preludio al provvedimento di scioglimento dei Fasci del 3 gennaio 1894. Vengono effettuati arresti in massa, sono sciolti i consigli comunali progressisti e i capi dei Fasci vengono processati da tribunali di guerra. L'accusa e' aver complottato contro lo Stato, al soldo di nazioni straniere. Durante i processi le figure dei principali dirigenti (Nicola Barbato, Bernardino Verro, Giuseppe De Felice, Rosario Garibaldi Bosco, Giacomo Montalto) risaltano per la loro dignita' e i difensori d'ufficio li difendono convinti delle loro ragioni. De Felice li ringrazia: "vennero sconosciuti al carcere, uscirono fratelli nostri" (Santino 2000, p. 74). Le condanne sono pesanti. La prima ondata del movimento contadino si conclude con la piu' dura delle repressioni e con il ribadimento del potere degli agrari e dei mafiosi, coperti dalle forze governative. Negli anni successivi si avra' un imponente flusso migratorio: circa un milione di persone lascera' la Sicilia, su una popolazione di tre milioni e mezzo. Un vero e proprio dissanguamento che caratterizzera' anche le fasi successive delle lotte sociali in Sicilia. * Lotte alla mafia e per la democrazia prima dell'avvento del fascismo Le lotte contadine riprendono negli ultimi anni del XIX secolo e nei primi anni del '900 e vanno incontro a nuove repressioni (nell'agosto del 1905 a Grammichele le forze dell'ordine sparano durante una manifestazione contro le tasse comunali: 13 morti e 60 feriti). La nuova fase di lotta e' caratterizzata dalla sperimentazione delle "affittanze collettive", cioe' i contratti di affitto stipulati tra proprietari terrieri e cooperative contadine. Attivi, oltre ai socialisti, sono i cattolici, su ispirazione di Luigi Sturzo. Le affittanze collettive si svilupparono in quattro regioni d'Italia: Sicilia, Emilia, Piemonte e Lombardia. I dati del 1906 vedono in testa la Sicilia, con 53 affittanze a conduzione divisa, per una superficie agraria di 39.800 ettari e con 15.900 soci. L'affittanza collettiva siciliana era legata al latifondo e aveva lo scopo di sostituire il gabelloto parassitario, quasi sempre coincidente con soggetti mafiosi. Mentre altrove gli associati erano soprattutto braccianti, in Sicilia la massa dei soci era costituita da lavoratori che aspiravano ad avere un loro pezzo di terra. Cattolici e socialisti avevano strategie diverse (i primi vedevano le affittanze collettive come un momento di un'azione a sostegno dei piccoli produttori, i secondi miravano alla socializzazione delle terre), ma sul piano concreto la scelta della conduzione divisa andava incontro alla fame di terra dei contadini siciliani. Piu' netta la divisione nel confronto con gli agrari, gestito dai socialisti come lotta di classe, mentre i cattolici avevano una visione interclassista. Le affittanze per i socialisti erano il frutto piu' significativo dell'azione congiunta tra la lega (organizzazione politico-sindacale) e la cooperativa (organizzazione economica); i cattolici si adoperarono soprattutto per sostenere le affittanze con la rete creditizia costituita attraverso le casse rurali e le banche diocesane, riuscendo ad offrire ai proprietari condizioni migliori di quelle offerte dai socialisti. I proprietari terrieri erano contrari alle affittanze collettive, non tanto per ragioni economiche, che li avrebbero portati a preferire le affittanze ai gabelloti, quanto per ragioni di potere: le affittanze stimolavano lo sviluppo di una coscienza sociale nuova, un nuovo protagonismo delle masse contadine e questo era visto come un pericolo per la perpetuazione di un potere consolidato, gestito da agrari e affittuari mafiosi. Abbiamo accennato alle casse rurali cattoliche. Esse erano nate in Veneto nell'ultimo decennio dell'800 e in Sicilia se ne contavano 145 nel 1906. Con tale strumento creditizio i contadini piccoli produttori, i piccoli commercianti e gli artigiani potevano sottrarsi al prestito usurario. Solo nel 1906 si apri' una sezione di credito agrario presso il Banco di Sicilia che avvio' una collaborazione con la Federazione siciliana delle cooperative. Le iniziative del movimento contadino innescarono ancora una volta la violenza mafiosa. Si comincia a Corleone, con l'uccisione nel 1905 del bracciante Luciano Nicoletti e nel 1906 del medico Andrea Orlando, che sosteneva le lotte contadine per le affittanze collettive e per il rinnovo dell'amministrazione comunale. Nel 1911 a Santo Stefano Quisquina viene ucciso Lorenzo Panepinto, dirigente dei Fasci e del Partito socialista, uno dei protagonisti delle lotte contadine. Nel 1915 si ritorna a Corleone con l'omicidio di Bernardino Verro, condannato come dirigente dei Fasci ed eletto sindaco nel 1914. I processi agli incriminati dei delitti Panepinto e Verro si concludono con l'assoluzione. I due processi sono marcati da fatti inquietanti: nel primo si ritira la parte civile, nel secondo si ritira la pubblica accusa, spianando la strada all'impunita' degli accusati. La prima guerra mondiale diede un duro colpo alle affittanze collettive, poiche' molti dei soci furono chiamati al fronte, e la lievitazione della richiesta di generi alimentari per i soldati avvantaggio' proprietari e gabelloti. Ai soldati al fronte il governo promise che sarebbe stata data la terra: la ricompensa per il valore dimostrato durante la guerra. Ma in realta' non ci fu una riforma agraria, furono emanati alcuni provvedimenti per la concessione delle terra incolte e malcoltivate (decreti Visocchi e Falcioni). Finita la guerra, in Sicilia riprende il movimento contadino. Operano varie componenti: le associazioni di combattenti e reduci, le organizzazioni cattoliche del Partito popolare (sindacati, cooperative, casse rurali), i socialisti riformisti, con le camere del lavoro, le leghe, le cooperative e le casse agrarie, i socialisti rivoluzionari. In varie zone dell'isola vengono organizzate le occupazioni delle terre. Si ricorre ancora alla violenza. Nel 1919 viene ucciso a Corleone l'assessore comunale Giovanni Zangara, a Prizzi cade il segretario della Lega contadina Giuseppe Rumore. Nell'ottobre dello stesso anno a Riesi, in provincia di Caltanissetta, su ordine del commissario Messana, che ritroveremo negli anni '40, all'epoca della strage di Portella della Ginestra, le forze dell'ordine sparano sui contadini che chiedono l'espropriazione dei latifondi: 15 morti e 50 feriti. E' il primo di una serie di massacri compiuti dalle forze dell'ordine nel biennio 1919-1920 : 3 morti a Terranova (l'attuale Gela), 9 morti a Randazzo, 6 morti a Catania, 2 morti a Centuripe, 4 morti a Comiso. Nel 1920 vengono uccisi Nicolo' Alongi e Giovanni Orcel. Il primo e' una delle figure piu' significative del movimento contadino, il secondo e' il segretario dei metalmeccanici di Palermo. Insieme avevano sperimentato le prime forme di lotta comune tra contadini e operai. Negli anni precedenti l'avvento del fascismo in Sicilia lotta contro la mafia e per la democrazia si mescolano. Dove e' presente la mafia la reazione al movimento contadino e' capitanata dai mafiosi, che intrecciano la loro azione con lo squadrismo di combattenti e nazionalisti; altrove, nella Sicilia orientale, si formano squadre nazionaliste e fasciste sul modello continentale. Nel 1921 e nel 1922 in Sicilia occidentale cadono dirigenti e militanti del movimento contadino (tra cui Vito Stassi a Piana dei Greci, Sebastiano Bonfiglio a Monte San Giuliano, l'attuale Erice) e vengono devastate e incendiate sedi sindacali e di partito; nella Sicilia orientale si susseguono gli scontri (a Ragusa 4 morti e 66 feriti, a Modica 6 morti e 4 feriti) e gli amministratori socialisti dei comuni di Modica, Vittoria, Comiso e Augusta sono costretti a dimettersi in seguito agli atti di violenza delle squadre fasciste. A maggio del '22 a Vittoria i fascisti uccidono un giovane comunista, feriscono alcuni operai e bruciano la sede del Partito comunista, nato l'anno prima al congresso di Livorno. Il fascismo si avvia alla vittoria e la sconfitta del movimento contadino e' sanzionata dal decreto dell'11 gennaio 1923 con cui vengono revocate le concessioni dei latifondi alle cooperative contadine. Vengono sciolte tutte le organizzazioni non fasciste e dirigenti e militanti vengono condannati dal tribunale speciale al carcere o al confino. * Le lotte del secondo dopoguerra Gli Alleati sbarcano in Sicilia il 10 luglio del 1943 e la guerra nell'isola e' gia' finita alcune settimane dopo (il 17 agosto). Si e' attribuito un ruolo decisivo o significativo alla mafia nello sbarco, ma studi recenti tendono a ridimensionarlo. In realta' la mafia, che riprende la sua attivita' in quel periodo, ha avuto una grande importanza nel controllo sociale e politico della Sicilia nel doposbarco e nel dopoguerra (Santino 2000, p. 131). Il movimento contadino siciliano del secondo dopoguerra e' stato considerato come una vera e propria lotta di liberazione (Renda 1979, p. 559) e in realta' esso e' stato cosi' complesso (coniugando lotta politica e lotta economico-sociale), ha coinvolto masse cosi' grandi e ha avuto una durata cosi' rilevante da assumere dimensioni e caratteri da epopea popolare (Santino 2000, p. 139). Tenendo conto degli obiettivi possiamo distinguere tre fasi: la prima: lotta per i granai del popolo e per l'applicazione del decreto Gullo sulla divisione del prodotto (1944-'45); la seconda: lotta per l'assegnazione delle terre incolte e malcoltivate (1945-'49); la terza: lotta per la riforma agraria (1949 - primi anni '50). Gia' nel '44 si hanno le prime vittime. Nel maggio, a Regalbuto, in provincia di Enna, durante un raduno separatista (agrari e mafiosi per condizionare il quadro politico ricorrono strumentalmente al ricatto separatista e propongono che la Sicilia diventi la quarantanovesima stella della bandiera americana), cade ucciso Santi Milisenna, segretario della Federazione comunista provinciale. Ad agosto viene ucciso, in provincia di Palermo, Andrea Raia, organizzatore comunista e membro del comitato di controllo dei granai del popolo. A settembre, a Villalba, nel regno del capomafia Calogero Vizzini, durante un comizio tenuto dal neosegretario regionale comunista Girolamo Li Causi, i mafiosi sparano e feriscono Li Causi. Il 19 ottobre a Palermo, durante una manifestazione contro il carovita, i soldati sparano sulla folla: ufficialmente 19 morti e 108 feriti, secondo il Comitato di liberazione 30 morti e 150 feriti. Alla fine del '44 e agli inizi del '45, soprattutto nella Sicilia orientale, ci sono i moti antileva, contro la chiamata alle armi. In alcuni comuni si proclamano repubbliche popolari autonome. A Comiso gli scontri piu' gravi: 19 morti tra i rivoltosi e 15 tra i militari. I granai del popolo furono istituiti per l'ammasso obbligato del grano per fronteggiare il fabbisogno alimentare e furono apertamente boicottati da agrari e mafiosi, spalleggiati dal Mis (Movimento per l'indipendenza della Sicilia) e con la copertura dei democristiani. Nell'ottobre del '44 il ministro dell'Agricoltura, il comunista calabrese Fausto Gullo (al governo nazionale era la coalizione antifascista, formata da democristiani, socialisti e comunisti) emana alcuni decreti che mirano a migliorare le condizioni di vita dei contadini. I due decreti piu' importanti riguardano la ripartizione dei prodotti nei contratti di mezzadria e la concessione delle terre incolte e malcoltivate ai contadini associati in cooperativa. Le agitazioni per l'attuazione del decreto Gullo sulla divisione dei prodotti (il 60% ai contadini coltivatori, il 40% ai proprietari) cominciarono nell'estate del '45. Protagonisti sono i mezzadri dei paesi delle province di Agrigento, Enna, Caltanissetta e Palermo. Sono i paesi dei Fasci siciliani, ora sotto la guida di socialisti e comunisti. Si lotta per l'applicazione di una legge nazionale, ma i padroni e le stesse forze dell'ordine dicono che questa legge non c'e', e' un'invenzione dei comunisti. Una circolare del ministro ai prefetti non riesce a cambiare la situazione. Sulle aie si hanno scontri e incidenti. Uomini armati intervengono per impedire la ripartizione del prodotto a 60 e 40. Carabinieri e polizia si schierano a favore dei proprietari. Su iniziativa dei democristiani, e con l'avallo dell'Alto Commissario per la Sicilia, il democristiano Salvatore Aldisio, nel giugno del '45 si arriva a un accordo tra Federterra regionale e Unione regionale degli agricoltori che vanifica in gran parte il decreto Gullo. I mezzadri in lotta respingono l'accordo giudicandolo una truffa. Si stipula un nuovo accordo, piu' favorevole ai mezzadri. Alle trattative partecipa come osservatore il rappresentante della neonata Federazione nazionale dei coltivatori diretti (la Coldiretti), di chiara ispirazione democristiana, creata per rompere il fronte contadino. Mentre le lotte mezzadrili riguardarono solo alcune province, le lotte per la concessione delle terre si estesero su tutto il territorio siciliano e ad occupare le terre non furono soltanto i contadini che facevano riferimento al socialcomunismo ma anche i democristiani. Non ci fu una contrapposizione frontale, ma i contrasti politici ricalcavano le differenze di classe: con i democristiani erano i contadini benestanti, con i socialisti e i comunisti i contadini poveri e i braccianti. I risultati delle agitazioni non mancarono: dai 2.221 ettari concessi nel 1944 si passo' a 10.182 ettari nel '45, e si arrivo' a 86.420 ettari nel '52. Negli anni '45 e '46 la violenza mafiosa si fa sentire piu' volte: cadono i sindacalisti Nunzio Passafiume, Agostino D'Alessandro, Giuseppe Scalia, Nicolo' Azoti, i sindaci socialisti Gaetano Guarino, Pino Camilleri, i contadini Giovanni Castiglione, Girolamo Scaccia, Giuseppe Biondo, i fratelli Giovanni, Vincenzo e Giuseppe Santangelo, Paolo Farina. Ci sono anche vittime del fuoco delle forze dell'ordine durante scioperi e manifestazioni: 2 morti a Palermo, mentre a Caccamo, in provincia di Palermo, nell'agosto del '46 per questioni riguardanti l'ammasso del grano c'e' uno scontro di tre giorni tra contadini, carabinieri e agenti di pubblica sicurezza. Il bilancio e' gravissimo: 20 morti e 69 feriti fra i rivoltosi, 4 morti e 21 feriti fra le forze dell'ordine. Il 1947 e' un anno di svolta. L'anno si apre con l'assassinio del segretario della camera del lavoro di Sciacca e dirigente del Partito comunista Accursio Miraglia, con l'omicidio del militante comunista Pietro Macchiarella e con il ferimento di due operai del Cantiere navale di Palermo ad opera dei mafiosi che controllano la mensa e il reclutamento della manodopera. A Messina nel marzo, durante una manifestazione contro il carovita, i carabinieri al grido di "Avanti Savoia" (in Italia c'e' gia' la Repubblica) sparano sulla folla: 2 morti e 15 feriti. Il 20 aprile ci sono le prime elezioni regionali (la Sicilia e' riuscita ad ottenere un'autonomia speciale e il suo Statuto fara' parte della Costituzione repubblicana): vincono le forze di sinistra coalizzate nel Blocco del popolo, con il 29,13% dei voti; la Dc, che aveva avuto il 33,62% alle elezioni per l'Assemblea costituente, ora ha solo il 20,52%. E' evidente che la vittoria delle sinistre e' il frutto delle lotte e dei successi del movimento contadino. La risposta non tarda a venire: il primo maggio a Portella della Ginestra si spara sulla folla che festeggia la festa del lavoro e la vittoria elettorale. Secondo le fonti ufficiali ci furono 11 morti e 27 feriti. La responsabilita' viene addossata ai banditi della banda Giuliano e il ministro degli Interni, il siciliano Mario Scelba, si affretta a dichiarare che non c'e' un movente politico. Nel corso del mese di maggio le sinistre vengono estromesse dal governo nazionale e sia a Roma che a Palermo vengono varati governi centristi, formati dai democristiani e dai partiti conservatori, che furono indicati tra i mandanti della strage di Portella. La svolta politica e' il prodotto di un intreccio tra interessi locali, nazionali e internazionali, convergenti nella scelta anticomunista che contrapporra' il blocco occidentale al blocco socialista. Nel nuovo quadro politico al movimento contadino manchera' la sponda istituzionale. La lotta per la riforma agraria vede la contrapposizione tra organizzazioni della sinistra e organizzazioni democristiane. Nel 1948 la Dc vince le elezioni e nel corso dello sciopero generale per l'attentato a Togliatti si ha la scissione sindacale. Si sperimentano nuove forme di lotta, come lo sciopero a rovescio, con l'aratura e la semina; nel 1949 il movimento si diffonde in tutto il Mezzogiorno e i manifestanti si scontrano con la Celere, la polizia creata da Scelba in funzione antioperaia e anticontadina. Nell'ottobre in Calabria, a Melissa, un reparto della Celere spara sui contadini: 3 morti e 15 feriti, tutti colpiti alle spalle. Il Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi scende in Calabria e prende l'impegno di dare la terra ai contadini. Nel corso del 1950 vengono approvate due leggi di riforma parziale: la cosiddetta legge Sila per la Calabria e la cosiddetta legge stralcio per il Meridione e le isole. In Sicilia, dopo infinite discussioni sulla competenza della regione, viene approvata nel dicembre dello stesso anno una legge regionale che le opposizioni battezzarono come "controriforma agraria". Prima dell'attuazione della legge regionale, i proprietari mettono in vendita le terre a prezzi esorbitanti e i mafiosi intermediari le rivendono a prezzi ancora piu' alti. La parola d'ordine del movimento "non comprare" cadde nel vuoto: comprarono soprattutto i contadini benestanti ma anche soci e dirigenti delle cooperative di sinistra. Le terre vendute furono 193.785 ettari e i compratori 82.281; la massa di denaro in circolazione andava da 30 a 60 miliardi di lire. La legge regionale n. 104 del 27 dicembre 1950 prevedeva l'assegnazione delle terre per sorteggio individuale: un chiaro invito a smantellare le cooperative. Furono assegnati 79.290 ettari, divisi in 17.157 lotti e solo l'11% dei 154.000 che avevano fatto richiesta riusci' ad avere un pezzo di terra. Attraverso aggiunte e modifiche alla legge gli ettari assegnati in tutto furono 99.049. Si trattava quasi sempre delle terre peggiori (gran parte dei terreni era a seminativo nudo, utilizzabile solo per coltivazioni cerealicole tradizionali) e l'Ente per la riforma agraria (Eras) si dimostro' un carrozzone clientelare. Se si considera che le cooperative agricole gestivano oltre 86.000 ettari con forme di autogestione che coinvolgevano 50.000 contadini, mentre ora gli assegnatari erano 17.000, l'insuccesso e' evidente. L'ultima fase delle lotte contadine e' segnata ancora dalla violenza. Nel '48 cadono i dirigenti Epifanio Li Puma, Placido Rizzotto, Calogero Cangialosi, nel '52 cade il contadino Filippo Intile, nel '55 saranno uccisi i sindacalisti Salvatore Carnevale e Giuseppe Spagnuolo. Per questi delitti, come per i precedenti, non paghera' nessuno. Gli imputati dell'omicidio di Carnevale vengono condannati in primo grado, grazie anche alle denunce della madre Francesca Serio, ma assolti in appello. Difende i mafiosi Giovanni Leone, avvocato di parte civile Sandro Pertini. Negli anni '50 comincia il grande esodo dalla Sicilia: nel decennio '51-'61 partono in 386.000, nel decennio successivo gli emigrati saranno 624.000. In vent'anni piu' di un milione su una popolazione di 4 milioni e mezzo. Destinazione Nord Italia e Centro Europa. Sindacati e partiti di sinistra sono dissanguati, il ruolo della mafia crescera' adattandosi alle trasformazioni della societa' e delle lotte contadine siciliane per lunghi anni non rimarra' neppure la memoria. * Riferimenti bibliografici - Fedele Santi (a cura di), I Fasci siciliani dei lavoratori (1891-1894), Rubbettino, Soveria Mannelli 1994. - Renda Francesco, Il movimento contadino in Sicilia, in AA. VV., Campagne e movimento contadino nel Mezzogiorno d'Italia dal dopoguerra a oggi, De Donato, Bari 1979, vol. I, pp. 557-717. - Santino Umberto, Storia del movimento antimafia. Dalla lotta di classe all'impegno civile, Editori Riuniti, Roma 2000. 5. RISTAMPE. ANTONIO GALDO: PIETRO INGRAO. IL COMPAGNO DISARMATO Antonio Galdo, Pietro Ingrao. Il compagno disarmato, Sperling & Kupfer, Milano 2004, 2006, pp. XXII + 174, euro 9,20. La vita densa, nitida e generosa di Ingrao, che e' anche il cammino di Ingrao - un cammino sempre piu' esplicitamente autocosciente - verso la nonviolenza. Che gioia, compagno Ingrao, incontrarci di nuovo qui. 6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 7. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1304 del 23 maggio 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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