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La nonviolenza e' in cammino. 1298
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1298
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 17 May 2006 00:08:12 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1298 del 17 maggio 2006 Sommario di questo numero: 1. L'autentico 2 giugno: per la Costituzione e senza armi 2. "Narni per la pace": Il nostro 2 giugno 3. Giovanna Providenti intervista Lidia Menapace su referendum costituzionale e democrazia 4. Umberto Santino: Le elezioni regionali siciliane: una sfida per il cambiamento possibile 5. Pasquale Pugliese: Dieci punti politico-culturali 6. Enrico Peyretti: Testa d'oro, piedi d'argilla 7. Pat Patfoort oggi a Ferrara 8. I malconsigli di Protervo Villanzoni: Scrivere, leggere 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento 10. Per saperne di piu' 1. APPELLI. L'AUTENTICO 2 GIUGNO: PER LA COSTITUZIONE E SENZA ARMI [Riproponiamo ancora - aggiungendo ulteriori adesioni pervenute - l'appello "per il 2 giugno festa della Costituzione. Senza parata militare" scritto da Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) e sottoscritto gia' da numerose persone; invitiamo tutte le persone che ci leggono ad aderire all'iniziativa e a diffonderla ulteriormente. Segnaliamo che anche altre persone, associazioni e comitati in queste ultime ore hanno promosso appelli affinche' il 2 giugno non abbia luogo l'oscena esibizione degli apparati e degli strumenti di guerra] Signor Presidente della Repubblica, insieme ai nostri vivi auguri per il Suo alto compito, Le rivolgiamo una calda richiesta, che viene dal popolo della pace, di festeggiare il prossimo 2 giugno come vera festa della Costituzione, come festa del voto popolare che ha voluto la Repubblica e eletto la Costituente, e niente affatto come festa militare. Ammessa, per amore di dialogo, e non concessa la necessita' dell'esercito - che noi come tale discutiamo (tra esercito e polizia democratica la differenza e' essenziale, come tra la violenza e la forza, la forza omicida e la forza non omicida) - esso non e' assolutamente il simbolo piu' bello e vero della patria, non e' l'esibizione giusta per il giorno della festa della Repubblica: nell'ipotesi piu' benevola, e' soltanto una triste necessita'. La parata militare e' brutta tristezza e non e' festa. La parata delle armi non festeggia la vita e le istituzioni civili del popolo, non dimostra amicizia verso gli altri popoli, non e' saggezza politica. Non e' neppure un vero rispetto per chi, sotto le armi, ha perso la vita. Rispettando le diverse opinioni, e' un fatto inoppugnabile che l'esercito non ha avuto alcuna parte nell'evento storico del 2 giugno 1946, quando unico protagonista e' stato il popolo sovrano e l'azione democratica disarmata: il voto. Nella festa del 2 giugno l'esercito e' fuori luogo, occupa un posto che non e' suo. * Primi firmatari: Enrico Peyretti, Lidia Menapace, Anna Bravo, Giancarla Codrignani, Angela Dogliotti Marasso, Alberto L'Abate, Marco Revelli, Luigi Sonnenfeld, Gianguido Crovetti, Michela Vitturi, Patrizia Rossi, Alessandra Valle, Gennaro Varriale, Clara Reina, Enzo Arighi, Fabio Ragaini, Pasquale Pugliese, Nella Ginatempo, Stefano Longagnani, Martina Pignatti Morano, Ilaria Giglioli, Francesca Vidotto, Simone D'Alessandro, Carlo Corbellari, Franca Maria Bagnoli, Mario Signorelli, Lucia Ceccato, Nandino Capovilla, Maria G. Di Rienzo, Carlo Minnaja, Melo Franchina, Carmine Miccoli, Doriana Goracci, Mariagrazia Campari, Stefano Dall'Agata, Enea Sansi, Alfredo Izeta, Claudia Cernigoi, Michele de Pasquale, Antonio Sorrentino, Aldo e Brunella Zanchetta, Roberto Fogagnoli, Franco Borghi, Enza Longo, Annalisa Frisina, Alessandro Cicutto, Marcella Bravetti, Giuliana Beltrame, Giuliano Cora', Mariangela Casalucci, Mao Valpiana, Margherita Del Bene, Sergio Giorni, Claudia Marulo, Dario Cangelli, Carlo Ferraris, Danila Baldo, Gino Buratti, Marco Tarantini, Elisabetta Donini, Francesco Cappello, Donato Zoppo, Antonella Sapio, Franca Franchini, Franco Franchini, Francesco D'Antonio, Maurizio Campisi, Letizia Lanza, Adriana Mascoli, Francesco Boriosi, Agostino Regnicoli, Assunta Signorelli, Maria Edoarda Trillo', Giovanni Sarubbi, Angela Lostia, Antonia Sani, Lidia Maggi, Renzo Craighero, Antonio Campo, Franco Bardasi, Giancarlo Nonis, Maria Laura Massai, Piergiorgio Acquistapace, Maria Teresa Pellegrini Raho, Tiziano Tissino, Antonio Dargenio, Mirella Sartori, Pierpaolo Loi, Sergio Vergallito, Alessandra De Michele, Luisa Gissi, Margherita Moles, Bortolo Domenighini, Norma Bertullacelli, Giuseppe Pavan e Carla Galetto, Giorgio Grimaldi, Giovanni Santoruvo, Paolo Rosa', Sashinka Gorguinpour, Alidina Marchettini, Luca Bolognesi, Edoardo Daneo, Patrizia Parodi, Antonio Bianciardi, Francesco Pavanello, Riccardo Borgioli, Leila d'Angelo, Alberto Procaccini, Giorgio Gallo, Giuseppina Catalano, Pasquale Iannamorelli, Maria Rosaria Mariniello, Luigi Pirelli, Osvaldo Ercoli, Rodolfo Carpigo, Pierluigi Ontanetti, Bruno Fini, Marco A. Lion, Anna Maria Bruzzone, Massimo Dalla Giovanna, Bruno (Alberto) Simoni, Fabio Corazzina, Sofia Del Curto, Sandra Cangemi, Giuseppe Reitano, Katia Bouc, Lucilla Mancini, Giuliana Cupi, Tommaso Gamaleri, Alberta Pongiglione, Alessandro Gamaleri, Daniele Dalmazzo, Daniela Musumeci, Claudia Berton, Cristiano Rodighiero, Francesca Mele, Massimiliano Carra, Luciano Ghirardello, Irene Campari, Gianluca Carmosino, Evelina Savini, Maria Pia Simonetti, Giuliano Falco, Laura Picchi, Andrea Picchi, Marcella Fasciolo, Carlo Olivieri, Gabriele Aquilina e Elena Dall'Acqua, Carlo Schenone, Silvano Tartarini, Maria Stella Ruffini, Maurizio Berni, Agnese Manca, Elisabetta Badessi, Francesco Fiordaliso, Vito Correddu, Pierangelo Monti, Annamaria Rivera, Antonino Drago, Gianfranco Laccone, Michele Stragapede, Giacomo Grasso, Floriana Lipparini, Chiara Cavallaro, Albino Bizzotto, Marcello Storgato, Fabrizio Canaccini, Marta Giraudo, Flavia Neri, Giusi Lauro, Paola Bientinesi, Andrea Maggi, Marco Giubbani, Lucia Salemi, Marco Mamone Capria, Alberto Trevisan, Tiziana Bonora, Roberto Varone, Maria Luisa Paroni, Chiara Pedersoli, Eugenio Lenardon, Paola Vallatta, Davide Ballardini, Rosa Graziuso, Eleonora Parlanti, Antonio Ariberti, Simone Mantia, Francesca Vecera, Osvaldo Dino del Savio, Barbara Todaro, Costanza Vecera, Augusta De Piero, Renato Mirabile, Elena Malan, Ronal Mirabile, Dina Losi, Michele Gramazio, Franco Verderi, Giuseppe Gonella, Silvia Trombetta, Luca Giusti, Gigi Perrone, Silvia Vienni, Piero Coltelli, Margherita Granero, Roberta Ronchi... * Per aderire all'iniziativa: scrivere lettere recanti il testo dell'appello al Presidente della Repubblica (all'indirizzo di posta elettronica: presidenza.repubblica at quirinale.it, ricordando che si deve firmare con il proprio nome, cognome e indirizzo completo, altrimenti le lettere non vengono prese in considerazione), e comunicare a "La nonviolenza e' in cammino" (e-mail: nbawac at tin.it) di avere scritto al Presidente. 2. RIFLESSIONE. "NARNI PER LA PACE": IL NOSTRO 2 GIUGNO [Ringraziamo di cuore gli amici di "Narni per la pace" (per contatti: gabriele.aquilina at tin.it) per averci messo a disposizione come contributo a sostegno dell'appello sopra riportato il testo del manifesto che da alcuni anni in occasione del 2 giugno viene esposto nella bacheca dell'associazione] Il 2 giugno del 1946 e' una delle date fondamentali nella storia del nostro paese. Il popolo italiano ritorna alle urne dopo la dittatura fascista ed una guerra catastrofica. Per la prima volta in Italia votano le donne. Come risultato di queste votazioni l'elettorato sceglie la repubblica e mette definitivamente fuori dalla storia del nostro paese l'istituzione monarchica, con il suo retaggio di anacronismo e classismo. Cittadine e cittadini eleggono i loro rappresentanti all'Assemblea che scrivera' la nostra Costituzione. Il 2 giugno e' la festa della democrazia, del voto popolare, dei diritti delle donne, della sovranita' che appartiene al popolo, e non a una dinastia. E' la festa di una repubblica che fonda le sue basi sulla democrazia e sul lavoro, e che ripudia la guerra. Non e' in nessun modo la festa dell'esercito, che nel 2 giugno 1946 non ha avuto alcuna parte. Per questo riteniamo del tutto inopportuno celebrare una ricorrenza che appartiene alla storia civile e democratica del nostro paese con una parata militare che, al di la' dei tentativi di darle un'apparenza diversa, resta un evento spettacolare basato sull'ostentazione delle armi; a maggior ragione in un momento in cui militari italiani sono coinvolti in una guerra sanguinosa. 3. RIFLESSIONE. GIOVANNA PROVIDENTI INTERVISTA LIDIA MENAPACE SU REFERENDUM COSTITUZIONALE E DEMOCRAZIA [Ringraziamo Giovanna Providenti (per contatti: providen at uniroma3.it) per averci messo a disposizione come anticipazione questa intervista che verra' pubblicata sul mensile "Noi donne" del giugno 2006. Giovanna Providenti e' ricercatrice nel campo dei peace studies e women's and gender studies presso l'Universita' Roma Tre, saggista, si occupa di nonviolenza, studi sulla pace e di genere, con particolare attenzione alla prospettiva pedagogica. Ha due figli. Partecipa al Circolo Bateson di Roma. Scrive per la rivista "Noi donne". Ha curato il volume Spostando mattoni a mani nude. Per pensare le differenze, Franco Angeli, Milano 2003, e pubblicato numerosi saggi su rivista e in volume, tra cui: Cristianesimo sociale, democrazia e nonviolenza in Jane Addams, in "Rassegna di Teologia", n. 45, dicembre 2004; Imparare ad amare la madre leggendo romanzi. Riflessioni sul femminile nella formazione, in M. Durst (a cura di), Identita' femminili in formazione. Generazioni e genealogie delle memorie, Franco Angeli, Milano 2005; L'educazione come progetto di pace. Maria Montessori e Jane Addams, in Attualita' di Maria Montessori, Franco Angeli, Milano 2004. Scrive anche racconti e ha in cantiere un libro dal titolo Donne per, sulle figure di Jane Addams, Mirra Alfassa e Maria Montessori ricercatrice universitaria. Lidia Menapace (per contatti: lidiamenapace at aliceposta.it) e' nata a Novara nel 1924, partecipa alla Resistenza, e' poi impegnata nel movimento cattolico, pubblica amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto"; e' tra le voci piu' alte e significative della cultura delle donne, dei movimenti della societa' civile, della nonviolenza in cammino. Nelle elezioni politiche del 9-10 aprile 2006 e' stata eletta senatrice. La maggior parte degli scritti e degli interventi di Lidia Menapace e' dispersa in quotidiani e riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi libri cfr. Il futurismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; L'ermetismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; (a cura di), Per un movimento politico di liberazione della donna, Bertani, Verona 1973; La Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia politica della differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001; (con Fausto Bertinotti e Marco Revelli), Nonviolenza, Fazi, Roma 2004. "Noi donne" e' una prestigiosa storica testata del movimento delle donne in Italia, e' disponibile anche in versione telematica nel sito www.noidonne.org] Lidia Menapace, figura storica del movimento femminista e nonviolento, alle ultime elezioni eletta al senato come indipendente nelle liste di Rifondazione Comunista, candidata dal movimento pacifista alla carica di Presidente della Repubblica risponde alle nostre domande sull'imminente appuntamento referendario. * - Giovanna Providenti: La devolution? - Lidia Menapace: Quando fu presentato e poi votato questo progetto di legge, io fui molto preoccupata... Io sono per il massimo delle autonomie possibili, ma non per l'autonomia fiscale perche' il fisco e' uno strumento di riequilibrio dell'uso delle risorse, e se passa la devolution anche fiscale, chi e' ricco resta ricco e chi e' povero diventa sempre piu' povero. * - Giovanna Providenti: E la parte che modifica gli assetti istituzionali? - Lidia Menapace: Questa e' la cosa che mi preoccupa di piu': il presidente della repubblica non conta piu' niente, e il capo del governo (che si chiama capo del governo e non piu' presidente del consiglio) viene eletto direttamente dal popolo e l'inghippo veramente preoccupante dal punto di vista della riduzione della democrazia e' che se il parlamento lo sfiducia il capo del governo non decade perche' e' stato eletto da popolo, non dal parlamento. Ma lui ha il potere di sciogliere il parlamento e farne eleggere un altro. Da questo viene fuori una figura superautoritaria del premier e una completa mancanza di poteri da parte del parlamento. Non solo, quale parlamento votera' contro un presidente che lo ha fatto eleggere e che lo puo' mandare a casa? I parlamentari non sono eroi... a proposito di questo io cito sempre la satira di Giovenale scritta al tempo di Nerone, in cui si doveva parlare in maniera coperta. Ai tempi degli antichi romani c'era una legge che diceva che tutto cio' che non e' di proprieta' privata e che si trova in cielo in terra o in acqua e' dell'imperatore. Un giorno un pescatore pesca un rombo enorme e pensa "prima che l'imperatore me lo faccia requisire glielo regalo". Pero' il cuoco dell'imperatore e' preoccupatissimo perche' non c'e' una teglia grande abbastanza per cucinare questo rombo. Allora che si fa? Facciamo costruire un'altra teglia oppure tagliamo il rombo a pezzi? Il cuoco non vuole prendersi la responsabilita' di decidere, ed allora viene convocato il senato - il senato romano, l'assemblea piu' gloriosa di tutta la storia - per decidere se fare o meno il rombo a pezzi. I senatori non si sanno decidere, perche' non hanno idee proprie su questo inaspettato problema, e guardano l'imperatore per vedere che faccia fa e capire cosa lui preferisce. Il servilismo e' facile da produrre. Purtroppo pero' l'idea del premierato piace anche a parte della sinistra. * - Giovanna Providenti: A cosa avrebbe dato priorita' lei per migliorare le forme della politica? - Lidia Menapace: Innanzitutto alla democrazia. Alla presenza di un dialogo reale tra rappresentanze e rappresentati. E al rallentare la rapidita' con cui si prendono le decisioni. E questo vale a vari livelli. Io sento molto forte l'urgenza di agire per cambiare le cose, ma al tempo stesso so che quando c'e' un'urgenza bisogna essere lenti. Cio' di cui avremmo piu' bisogno sarebbe: distendere in un tempo ristretto un ragionamento calmo. E questo, purtroppo, non si riesce a fare, a causa della rapidita' con cui si fanno le cose. Noi donne elette, che ci siamo riunite in un comitato, siamo state gia' sorpassate dalle decisioni che sono state prese, rapidamente, da quelli che si sono subito insediati, attaccati al loro potere. Per non parlare della possibilita' di portare in parlamento le rivendicazioni di un movimento della societa' civile. Arriva sempre tutto troppo tardi. E ci ritroviamo a fare i giochi di risulta. Mentre invece cio' che piu' servirebbe e' avere la forza di dire: "no, fermiamoci un momento, piu' che di andare veloce adesso serve mantenere una relazione molto fervida tra rappresentanze e rappresentati/e". Bisogna fermare il vorticoso moto della politica, rallentare i tempi per fare spazio alla democrazia perche' se no ci troviamo sempre di fronte al fatto che altri, che avevano la legittimita' di farlo, hanno preso le decisioni... * - Giovanna Providenti: E nel frattempo cosa puo' aiutare la democrazia? - Lidia Menapace: I movimenti dovrebbero chiedere un'interlocuzione alla pari con i partiti di riferimento. Loro compito e' fare emergere in maniera chiara le posizioni della societa' civile. E superare un linguaggio troppo generico. Non basta dire "superamento di una determinata legge", bisogna anche specificare che cosa si intende per "superamento", che per alcuni puo' essere andare avanti per altri tornare indietro. Mi riferisco, ad esempio, alla legge 30. * - Giovanna Providenti: Ma la politica e' incastrata in questo moto vorticoso, o c'e' qualche possibilita' di uscirne? - Lidia Menapace: I movimenti della societa' civile rappresentano una grande potenzialita', purche' abbiano la capacita' di leggere il reale nella sua complessita' e non sentano troppo il bisogno di unita' o sintesi. Io sono contraria a questi termini, che sono monoteisti e tengono sempre fuori qualcuno. Il pluralismo e' un'altra di queste trappole. Perche' non e' assolutamente detto, ad esempio, che una nazione dove ci sono otto partiti sia piu' democratica di una dove ce ne sono quattro. Il problema sta nel fatto di stabilire nel partito (forma politica che ha finito la sua storia, anche se continua a mantenere un grande potere) l'unica forma della politica, mentre invece bisogna avere a cuore una molteplicita' di forme. I movimenti non sono, come dice qualcuno, "pre-politica", bensi' sono altre forme della politica. In una societa' complessa come la nostra non e' piu' possibile avere una sola forma che interpreta la societa'. E' necessario che i soggetti si organizzino secondo le proprie caratteristiche, e la sfida, a mio parere, e' quella di riuscire a gestire la molteplicita' lasciandola molteplice, e non cedere al riduzionismo. 4. RIFLESSIONE. UMBERTO SANTINO: LE ELEZIONI REGIONALI SICILIANE: UNA SFIDA PER IL CAMBIAMENTO POSSIBILE [Dal sito del Centro Impastato (per contatti: via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 091348997, e-mail: csdgi at tin.it, sito: www.centroimpastato.it) riprendiamo il seguente articolo scritto alcune settimane fa per la rivista "Narcomafie". Umberto Santino ha fondato e dirige il Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo. Da decenni e' uno dei militanti democratici piu' impegnati contro la mafia ed i suoi complici. E' uno dei massimi studiosi a livello internazionale di questioni concernenti i poteri criminali, i mercati illegali, i rapporti tra economia, politica e criminalita'. Tra le opere di Umberto Santino: (a cura di), L'antimafia difficile, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1989; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, La violenza programmata. Omicidi e guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, Franco Angeli, Milano 1989; Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa. Dall'Italia agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, Giovanni La Fiura, Ugo Adragna, Gabbie vuote. Processi per omicidio a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, Franco Angeli, Milano 1992 (seconda edizione); Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro la droga. Economie di sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra, progetti di sviluppo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993; La borghesia mafiosa, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia come soggetto politico, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Casa Europa. Contro le mafie, per l'ambiente, per lo sviluppo, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia interpretata. Dilemmi, stereotipi, paradigmi, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1995; Sicilia 102. Caduti nella lotta contro la mafia e per la democrazia dal 1893 al 1994, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1995; La democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l'emarginazione delle sinistre, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Oltre la legalita'. Appunti per un programma di lavoro in terra di mafie, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1997; L'alleanza e il compromesso. Mafia e politica dai tempi di Lima e Andreotti ai giorni nostri, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Storia del movimento antimafia, Editori Riuniti, Roma 2000; La cosa e il nome. Materiali per lo studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000. Su Umberto Santino cfr. la bibliografia ragionata "Contro la mafia. Una breve rassegna di alcuni lavori di Umberto Santino" apparsa su questo stesso foglio nei nn. 931-934. Rita Borsellino, sorella del magistrato Paolo Borsellino assassinato dalla mafia, e' da molti anni insieme a don Luigi Ciotti la principale animatrice dell'associazione "Libera", la principale rete dei movimenti della societa' civile impegnati contro la mafia. Per coordinare e diffondere le informazioni sulla campagna a sostegno della candidatura di Rita Borsellino a presidente della Regione Sicilia e' attivo il sito: www.ritapresidente.it] La candidatura alla presidenza della Regione siciliana di Rita Borsellino e la sua vittoria alle primarie hanno portato una ventata di aria nuova e di fiducia in un possibile cambiamento in un panorama dominato dalla quasi certezza della riconferma di Cuffaro e dalle incertezze, fino alla paralisi, dei partiti del centrosinistra che per mesi non sono riusciti ad esprimere una candidatura credibile, inscenando un gioco al massacro che faceva presagire un'ennesima sconfitta. Nel tentativo di sbloccare la situazione gruppi della societa' civile avevano proposto di spostare il terreno dalla lotteria dei candidati al confronto programmatico e, con pochissimi altri, avevo presentato un documento che sollecitava una presa di posizione dell'associazionismo, facendo anche i nomi di possibili candidati. Il primo nome era quello di Tano Grasso, per le sue esperienze legate all'associazionismo antiracket e a un ruolo istituzionale svolto con efficacia e coerenza. E si accennava anche a donne che "hanno dato un significativo contributo alle iniziative di questi anni". Il documento era caduto nel vuoto, anche perche' piu' d'uno obiettava che la societa' civile siciliana era troppo debole per fare scelte cosi' impegnative e non c'era altra possibilita' che sostenere qualche personaggio proposto dai partiti. La decisione di Rita e' venuta inaspettata e, paradossalmente, e' stata raccolta e lanciata proprio da chi aveva espresso i maggiori dubbi sulle potenzialita' dell'associazionismo. Meglio cosi'. Ora ci troviamo davanti a un quadro ragionevolmente aperto. Certo, non puo' non pesare l'esito delle elezioni politiche, comunque la candidatura di Cuffaro non appare piu' imbattibile, non tanto per le sue pendenze giudiziarie, che agli occhi di molti piu' che un handicap possono apparire un titolo di merito, quanto per le crepe nella coalizione che lo sostiene (nel centrodestra si preannunciano altre candidature). Partiti del centrosinistra e in particolare organizzazioni della societa' civile hanno dato vita a un laboratorio programmatico che vede una partecipazione diffusa nel territorio e la personalita' di Rita, non tanto per il cognome che porta quanto per quello che ha fatto in questi anni, attrae consensi al di la' del recinto elettorale del centrosinistra, per una ragione che dovrebbe segnare un punto di debolezza (l'inesperienza sul piano politico-istituzionale) ma che diventa un punto di forza, tenendo conto che il distacco dai partiti non e' generato solo dalle derive qualunquistiche dell'antipolitica ma pure dalla coscienza dell'inadeguatezza del quadro politico. Il vento e' favorevole, non solo per le indicazioni che arrivano dai sondaggi, di cui e' bene diffidare; ma se non si tengono i piedi per terra, sul piano dell'analisi e delle proposte, c'e' il rischio che si riproponga uno spettacolo gia' visto: la delega a un personaggio carismatico, scambiato per un nuovo salvatore. * Cuffarismo e berlusconismo in salsa siciliana Negli ultimi anni si e' parlato di "cuffarismo" come di un fenomeno nuovo, ma in realta' il modello incarnato da Cuffaro per un verso e' in linea di continuita' con il modello clientelare democristiano, per un altro innesta su quel tronco variazioni che dipendono dalle mutazioni del quadro politico e dalle peculiarita' del personaggio. Cuffaro ha navigato sia nelle acque del centrodestra che del centrosinistra, come assessore all'agricoltura, una delle voci di spesa piu' consistenti del bilancio regionale; era stato proposto come sindaco di Palermo da Orlando che abbandonando il Palazzo comunale si accingeva alla corsa verso Palazzo d'Orleans, sede della presidenza regionale. Ripassato al centrodestra, alle elezioni regionali del 2001 Cuffaro e' stato eletto con il 59% dei voti, mentre la coalizione che lo sosteneva ha avuto il 65,2, superando il risultato delle politiche (dove aveva avuto il 56,2). Forza Italia e' risultato il primo partito, con il 25% (ma alle politiche aveva riportato il 36,7), mentre i democristiani del Ccd, del Cdu e di Biancofiore sono arrivati quasi al 20. Il centrosinistra e' arretrato rispetto all'esito disastroso delle politiche (aveva avuto il 34,5, alle regionali si e' fermato al 30,2) e Orlando, godendo solo in parte del voto disgiunto, e' arrivato al 36,6. L'affermazione di Forza Italia, nonostante l'arretramento rispetto alle politiche, e la sostanziale tenuta dei democristiani, nonostante la frammentazione, hanno portato a una convivenza in cui vecchio e nuovo si sono mescolati. Il sistema clientelare si e' retto su terreni storici, come agricoltura, sanita', abusivismo edilizio e industria del precariato. Il modello socio-antropologico ha combinato rapporti con personaggi sotto processo, come il magnate della sanita' Michele Aiello, che hanno portato all'incriminazione di Cuffaro per favoreggiamento aggravato (e a controbilanciare quelle accuse il presidente ha tappezzato i muri con le scritte "La mafia fa schifo"), con il devotismo bigotto (la dedica della Sicilia alla Madonna, non per caso in lacrime), la pratica bonaria e paciosa, furbastra e ammiccante del Toto' vasa-vasa, l'eloquio strapaesano. In una cosa Cuffaro si e' distinto dal berlusconismo, mantenendosi ancorato a un andreottismo in versione provinciale: di fronte alle accuse mosse dalla magistratura ha vestito i panni dell'uomo d'ordine, reiterando ossequio e fiducia nei giudici, rifiutando l'attacco eversivo dei berlusconiani. Il potere del centrodestra si e' fondato finora sulla tenuta di un blocco sociale in cui si incrociano rappresentanti della borghesia mafiosa aggrappati alle risorse della spesa pubblica, l'esercito dei burocrati e la folla dei precari cronici, tenuti a bagnomaria con le promesse di sistemazione stabile. Ha cementato questo blocco un mix di populismo democristiano e illegalismo berlusconiano, condito con un recupero del sicilianismo, a dare una nota locale al federalismo leghista che e' riuscito a terremotare l'impianto costituzionale. Con queste carte la Sicilia cuffariana si appresterebbe a navigare nelle acque dell'Area euro-mediterranea che nascera' nel 2010, con un Mediterraneo solcato dalle barchette dei disperati raccolti da gruppi criminali e aperto al libero scambio, cioe' a politiche liberiste che favoriranno le economie piu' forti e ingigantiranno il divario con i popoli rivieraschi piu' deboli. * E il centrosinistra? Le forze del centrosinistra ereditano una debolezza storica che comincia negli anni '50, con le grandi ondate migratorie (un milione e mezzo su una popolazione di 4 milioni e mezzo) che seguirono alla sostanziale sconfitta delle lotte contadine. La prima e l'ultima volta che le sinistre hanno vinto le elezioni regionali e' stata il 20 aprile del 1947, sull'onda di un imponente movimento contadino, a cui segui' la strage di Portella del primo maggio, con la nascita del centrismo a Roma come a Palermo. Da allora le sinistre in Sicilia sono una forza minoritaria, oscillante tra opposizione e compromesso. Naufragato nel sangue il tentativo di apertura a sinistra di Mattarella, sulle orme di Moro, c'e' stata una stagione significativa con le giunte guidate da sindaci di sinistra, in gran parte donne, che sono state spazzate via dall'ondata berlusconiana. Sono crollate pure le antiche roccaforti rosse, come Piana degli Albanesi, da sempre socialcomunista. E' mancata una riflessione adeguata su quella fase, caratterizzata dall'emozione e lo sdegno suscitati dai delitti mafiosi e da una volonta' di cambiamento che si e' concretata in atti esemplari ma non e' diventata progetto e strategia, capaci di costruire alternative durevoli e rinnovare il tessuto sociale, troppo spesso risolvendosi nella delega a personaggi piu' o meno carismatici. Emblematica l'esperienza di Palermo con Orlando che prima ha portato al massimo storico la Democrazia cristiana e dimezzato i partiti alleati e, anche negli anni della Rete, ha svolto una politica dell'immagine che coniugava rotture verbali e convivenze di fatto, affiancato da personaggi che al mutare del vento sono passati dall'altra parte. Dal novembre 1998 al luglio 2000, in seguito a un "ribaltone", presidente della regione e' stato il diessino Angelo Capodicasa. Qualcosa si e' cercato di fare, con il risanamento dei conti, il recupero di fondi europei, accordi di programma sui trasporti e sulle acque, ma tutto e' crollato con il passaggio dell'Udeur al centrodestra. Dopo la vittoria di Cuffaro il centrosinistra ha fatto un'opposizione debolissima, delegata a qualche singolo esponente, con l'assenteismo di chi ha preferito le ribalte internazionali all'oscuro impegno in assemblea e nel territorio. Oggi una possibile vittoria di Rita Borsellino, probabilmente non accompagnata da un'affermazione del centrosinistra, dovrebbe fare i conti con problemi antichi nel frattempo aggravatisi. Il problema della mafia non puo' essere relegato, come temo, a uno dei tanti punti programmatici, con un'impostazione piu' tecnica che politica del tema della legalita', ma dev'essere il punto centrale, nettamente discriminante rispetto al centrodestra, piu' una rottura che una discontinuita'. Perche' la cosiddetta mafia sommersa e la borghesia mafiosa, espressione che rischia di diventare uno slogan se non e' riempita di concreti interessi e concretissimi personaggi, hanno un ruolo fondamentale nei rapporti di dominio e subalternita' nella societa' siciliana. E una politica realmente e realisticamente alternativa non si fa se non si mettono al centro i temi dell'occupazione, sottraendo al centrodestra strati popolari impigliati nei reticoli clientelari, e dell'uso razionale delle risorse. I cantieri che si sono costituiti per elaborare il programma, piu' che scrivere l'ennesima enciclopedia di sogni, dovrebbero dare indicazioni sintetiche e concrete e tessere la trama su cui costruire una partecipazione organica e continuativa, non limitata alle scadenze elettorali. Rilancio la proposta di un Osservatorio sulla spesa pubblica, che riprenda l'attivita' del Cocipa (Comitato cittadino di informazione e partecipazione) che opero' nei primi anni '90 a Palermo, svolgendo un'analisi sui bilanci comunali (pubblicata nel volume Le tasche di Palermo): un esempio di ricerca-azione sulla politica reale, prima che arrivassero notizie sui bilanci partecipati di Porto Alegre. Su queste basi strategiche sara' possibile governare il cambiamento o, se non si dovesse vincere, praticare un'opposizione degna di tal nome. In ogni caso Rita Borsellino non deve diventare la Santa Rosalia cui chiedere un miracolo che non c'e' mai stato e che si attenderebbe invano. * Postilla Il 28 aprile 2006 sono state presentate le liste. Appoggiano Toto' Cuffaro sette liste e tra i candidati figurano nomi ben noti, qualcuno anche per le sue vicende giudiziarie. Appoggiano Rita Borsellino quattro liste e tra i candidati figurano alcuni rappresentanti della societa' civile. Appoggia il terzo candidato, Nello Musumeci gia' di An e ora di Alleanza siciliana, solo il suo partito. Ognuno dei candidati ha presentato un suo listino, con nove candidati che dovrebbero essere eletti come premio di maggioranza del presidente vincente. I listini sembrano compilati con una sorta di "manuale Cencelli" siciliano. In quello di Rita Borsellino, accanto ad alcuni rappresentanti della societa' civile, figurano esponenti di partito: uno della Margherita, uno dei Ds, uno di Rifondazione comunista e uno dell'Udeur. Si poteva fare di meglio. 5. RIFLESSIONE. PASQUALE PUGLIESE: DIECI PUNTI POLITICO-CULTURALI [Ringraziamo Pasquale Pugliese (per contatti: puglipas at interfree.it) per averci messo a disposizione la scaletta del suo intervento al recente convegno di Firenze su "Nonviolenza e politica". Pasquale Pugliese, educatore presso i Gruppi educativi territoriali del Comune di Reggio Emilia, dove risiede, laureato in filosofia con una tesi su Aldo Capitini, e' impegnato nel Movimento Nonviolento, nella Rete di Lilliput ed in numerose iniziative di pace; e' stato il principale promotore dell'iniziativa delle "biciclettate nonviolente"] I. In un contesto culturale gia' di per se' connotato da elementi di violenza, il governo di destra ha introdotto ulteriori elementi di imbarbarimento che si aggiungono agli imbarbarimenti sociale, civile e politico, di cui si e' fatto portatore. * II. Cio' si e' manifestato attraverso momenti di accelerazione e rinforzo dei peggiori istinti presenti nella societa'. Non a caso una delle ultime norme che ci ha lasciato e' l'estensione della licenza di uccidere per la legittima difesa dei beni propri e altrui. * III. Finora, l'inevitabile flusso migratorio, che sta trasformando lentamente la composizione culturale e sociale del paese, era stato accompagnato da un'ansia securitaria ed espulsiva che ha avuto il proprio apice nella legge "Bossi-Fini" e nella vergogna dei "Centri di permanenza temporanea". * IV. Nell'ultima fase e' avvento un salto di qualita' che ha dato la stura, la legittimazione e l'alimentazione ad elementi diffusivi di vero e proprio razzismo. Cio' di fronte ad un dato sociale che, tra le altre cose, vede ogni anno aumentare la presenza dei bambini stranieri nelle scuole italiane del 20% rispetto all'anno precedente. * V. Razzismo sembra una parola antica, ma come nessuno chiama piu' la guerra, anche quella di occupazione, con il suo nome ma la si definisce "intervento di pace", cosi' il razzismo viene definito "superiorita' della civilta' occidentale". Ed in nome di questa importanti uomini delle istituzioni elaborano e sottoscrivono manifesti contro "l'uguale valore di tutte le culture" (riallacciandosi idealmente al "manifesto della razza" del 1938) e partiti al governo hanno riempito le citta' di squallide vignette elettorali offensive di tutte le comunita' presenti in Italia (riallacciandosi idealmente, e graficamente, alle vignette antiebraiche del ventennio fascista). * VI. Bisogna accorgersi che stiamo scherzando con il fuoco: non dimentichiamo che i quattro attentatori suicidi di Londra erano figli di famiglie pakistane emigrate in Inghilterra negli anni Ottanta, il cui malessere da integrazione e' stato intercettato dall'ideologia terrorista. Non dimentichiamo l'ondata di violenze globali suscitate dalle vignette anti-islamiche danesi, ne' la rivolta delle seconde generazioni nelle banlieus parigine... * VII. Non a caso, Alex Langer tra le ultime cose ha scritto: "esplosioni di razzismo, sciovinismo, fanatismo religioso, ecc. sono tra i fattori piu' dirompenti della convivenza civile che si conoscano (piu' delle tensioni sociali, ecologiche o economiche), ed implicano praticamente tutte le dimensioni della vita collettiva: la cultura, l'economia, la vita quotidiana, i pregiudizi, le abitudini, oltre che la politica o la religione. Occorre quindi una grande capacita' di affrontare e dissolvere la conflittualita' etnica" (Tentativo di decalogo per la convivenza inter-etnica, 1994). * VIII. Non a caso la pratica della nonviolenza nasce attraverso il confronto con queste questioni nelle loro diverse dimensioni: Gandhi elabora e sperimenta il satyagraha nei confronti del segregazionismo in Sudafrica, della discriminazione contro gli "intoccabili" in India e del conflitto inter-religioso tra indu' e musulmani, durante e dopo la lotta per l'indipendenza dell'India. Martin Luther King introduce la nonviolenza negli Usa attraverso la lotta per i diritti civili dei neri. * IX. In Italia, arrivata ultima in Europa all'appuntamento diretto con il fenomeno dell'immigrazione, invece non si vede la complessita' del problema: da un lato la destra xenofoba e razzista sostiene che gli immigrati devono tornare a casa loro e dall'altro la sinistra "buonista" sostiene che possono restare perche' servono al mercato del lavoro, purche' si comportino bene... * X. L'approccio nonviolento all'inevitabile passaggio alla societa' trans-culturale, recuperando l'eredita' di Mohandas Gandhi e Martin Luther King, deve invece focalizzare almeno tre elementi: a) l'incontro con l'altro - con chi e' portatore di culture, valori e pratiche differenti - e' un elemento fondamentale per lo sviluppo della civilta' e della conoscenza e passa attraverso la relativizzazione delle rispettive cornici data dal confronto con le altre cornici culturali; b) l'incontro tra persone portatrici di differenze non e' mai indolore, ma e' causa di conflitti. E se le differenze sono di carattere culturale i conflitti sono propriamente inter-culturali, e quanto piu' valori e pratiche culturali saranno differenti tanto piu' i conflitti saranno intensi e duraturi; c) percio' occorre attrezzarsi per la trasformazione nonviolenta dei conflitti interculturali, considerando la cultura la dimensione piu' profonda e radicata - seppur dinamica e fatta di elementi complessi - di cui ciascuno e' portatore sano o, molto spesso, insano. 6. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: TESTA D'ORO, PIEDI D'ARGILLA [Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per questo intervento. Enrico Peyretti (1935) e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu' volte riproposta anche su questo foglio, da ultimo nei fascicoli 1093-1094; vari suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario] Il Grande Torino cadde dal cielo, sul punto alto della citta', Superga, memoria di vittoria e luogo di tombe regali, ma anche meta di gite popolari a pasquetta. Grazie anche alle bandiere granata - quasi rosse, si poteva impunemente sventolarle allo stadio - fu, fin dal tempo del fascismo, la squadra del popolo torinese, mentre la Juve era dei signori, e di tanti non torinesi. Ora la Juve cade dal basso, inciampando nelle malefatte arroganti con cui si garantiva il potere economico-sportivo. I signori sono tali perche' credono di potere agire sopra le regole. Quando sono scoperti, invocano d'istinto la legge non scritta, non quella di Antigone, ma la regola tacita dei loro pari, che cosi' fan tutti, che il fine giustifica i mezzi. Abbiamo visto queste precise parole su uno striscione dei tifosi-clientes, allo stadio di Bari, nell'ultima partita juventina di questo campionato "tutto il marcio minuto per minuto". Un altro striscione, con ritratto di Moggi, diceva "Santo subito", non sai se con feroce ironia sull'idolo caduto, o con invitta devozione. Devozione che stenta a crollare nel popolo tifoso, educato all'illusione dalla pubblicita' berlusconiana della ricchezza buona e facile, e delle vendite a rate (anche per necessita', ma non solo!), con cui ci si mangia il futuro per avere subito oggetti d'immagine, disprezzando la sobrieta'. Il primo (unico) dovere e' vincere. La vita e' dei "vincenti". Non c'e' illusione piu' stupida. Ecco, l'illusione e' l'ideologia del successo con ogni mezzo, con cui i cinici hanno comperato l'applauso e il voto degli ignoranti, mantenuti nell'ignoranza con l'obbligo piacevole di tanti chili al giorno di televisione, giochi a premi, storie facili, chiacchiere disimpegnanti, vizi legittimati, conformismo a valanghe. Ma il risveglio, doloroso e salutare, e' possibile, quando va in pezzi un gigante dalla testa d'oro e i pedi d'argilla (ma guarda, si tratta di calciatori...). Chi era libero dall'illusione prova un sentimento che non e' sadismo, ma gioia per un'apparizione di verita', come cantava nel vangelo di Luca la donna piu' mite, Maria di Nazareth: "Ha disperso i superbi coi loro disegni, ha rovesciato i potenti dai troni e innalzato gli umili". Ogni tanto, la profezia rivoluzionaria si affaccia nella cronaca: non si realizza del tutto, ma si ripropone come irrinunciabile, imperdibile, indimenticabile speranza attiva. Chi si nutriva di illusioni ha adesso l'occasione della sua vita. Ma e' duro barattare le illusioni con la speranza. 7. INCONTRI. PAT PATFOORT OGGI A FERRARA [Da Elena Buccoliero (per contatti: e.buccoliero at comune.fe.it) riceviamo e volentieri diffondiamo. Elena Buccoliero, nata a Ferrara nel 1970, collabora ad "Azione nonviolenta" e fa parte del comitato di coordinamento del Movimento Nonviolento; lavora per Promeco, un ufficio del Comune e dell'azienda sanitaria locale di Ferrara dove si occupa di adolescenti con particolare attenzione al bullismo e al consumo di sostanze, e con iniziative rivolte sia ai ragazzi, sia agli adulti; a Ferrara, insieme ad altri amici, anima la Scuola della nonviolenza. E' autrice di diverse pubblicazioni, tra cui il recente (con Marco Maggi), Bullismo, bullismi, Franco Angeli, Milano 2005. Un piu' ampio profilo biobibliografico di Elena Buccoliero e' nel n. 836 de "La nonviolenza e' in cammino". Pat Patfoort, antropologa e biologa, e' impegnata nei movimenti nonviolenti e particolarmente nella formazione alla nonviolenza. Tra le opere di Pat Patfoort: Una introduzione alla nonviolenza, Edizioni del Movimento Nonviolento, 1988; Costruire la nonviolenza, La Meridiana, Molfetta (Ba) 1992; Io voglio, tu non vuoi. Manuale di educazione nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2001] Mercoledi' 17 maggio 2006, ore 17,30-19,30, presso il Cafe' de la paix, in piazzetta Corelli (via Gioco del Pallone), a Ferrara, si terra' l' incontro con Pat Patfoort sul tema "La mediazione dei conflitti internazionali", con la presentazione del suo ultimo libro: Difendersi senza attaccare. La forza della nonviolenza" (Edizioni Gruppo Abele, Torino). * Il ciclo di incontri sulla mediazione, dai conflitti familiari a quelli internazionali, in corso presso il Cafe' de la paix, presenta un appuntamento particolarmente significativo. A parlare della mediazione, con particolare riguardo ai conflitti internazionali, sara' infatti Pat Patfoort. * Pat Patfoort e' una delle piu' importanti teoriche della nonviolenza. Ha fondato in Belgio un centro per la gestione nonviolenta dei conflitti, che ogni anno riunisce i massimi esperti internazionali della nonviolenza. Ha partecipato a training internazionali in zone interessate da conflitti militari ad alto rischio nei Balcani, in Cecenia e in Rwanda. Ha pubblicato varie opere tradotte anche in Italiano. E' in uscita presso le Edizioni Gruppo Abele il suo ultimo libro Difendersi senza atttaccare. La forza della nonviolenza. Secondo Pat Patfoort la violenza sussiste, cresce e si sviluppa perche' ciascuno di noi la alimenta senza sosta, spesso senza rendersene conto. Questo perche' i primi meccanismi della violenza non sono identificati come tali: sembrano appartenere alla sfera dei comportamenti civilizzati e vengono comunemente accettati. Eppure, sono alla base di molti eccessi, violenze, sofferenze. Una presa di coscienza rispetto al nostro contributo quotidiano all'emergere della violenza e al suo sviluppo e' importante e indispensabile. Pat Patfoort lavora intorno a queste problematiche da piu' di trent'anni. Le ha approfondite sia sul piano teorico che pratico. Nel corso degli anni la studiosa ha acquistato la convinzione che nella generalita' gli esseri umani, spesso anche animati da buone intenzioni, fanno soffrire i loro simili non per cattiveria, ma per mancanza di conoscenza. In questo testo presenta per il prima volta il quadro teorico originale che ha progressivamente sviluppato. E' costituito da modelli e schemi semplici e pratici e lo illustra con una ricca serie di esempi reali, presi nel settore dell'educazione, delle relazioni tra gli adulti, della politica internazionale. Attraverso questi esempi, Pat Patfoort ci illustra come mettere in pratica relazioni diverse, piu' efficaci e realmente costruttive. E ci propone un metodo che permette di riuscirci. 8. I MALCONSIGLI DI PROTERVO VILLANZONI: SCRIVERE, LEGGERE Scrivere di meno, leggere di piu'. 9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 10. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1298 del 17 maggio 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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