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La nonviolenza e' in cammino. 1297
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1297
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 16 May 2006 00:35:32 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1297 del 16 maggio 2006 Sommario di questo numero: 1. Luigi Ciotti, Tonio Dell'Olio, Gino Strada, Alex Zanotelli: Un appello al nuovo parlamento per il ritiro delle truppe da Iraq e Afghanistan 2. Una postilla 3. Appello per il 2 giugno festa della Costituzione. Senza parata militare 4. Umberto Santino: Una sintesi dei lavori del Forum sociale antimafia "Felicia e Peppino Impastato" svoltosi a Cinisi il 6-9 maggio 2006 5. Angela Giuffrida: La finzione e la realta' 6. Giulio Vittorangeli: Venticinque anni fa, nel carcere di Maze 7. Giovanni De Luna presenta "Un Paese migliore. Vita di Alessandro Galante Garrone" di Paolo Borgna 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento 9. Per saperne di piu' 1. APPELLI. LUIGI CIOTTI, TONIO DELL'OLIO, GINO STRADA, ALEX ZANOTELLI: UN APPELLO AL NUOVO PARLAMENTO PER IL RITIRO DELLE TRUPPE DA IRAQ E AFGHANISTAN [Da varie persone amiche riceviamo e volentieri diffondiamo. Luigi Ciotti e' nato a Pieve di Cadore nel 1945, sacerdote, animatore a Torino del Gruppo Abele; impegnato contro l'emarginazione, per la pace, contro i poteri criminali; ha promosso numerosissime iniziative. Riportiamo la seguente piu' ampia scheda biografica dalla Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche: "Luigi Ciotti nasce il 10 settembre 1945 a Pieve di Cadore (Bl), emigra con la famiglia a Torino nel 1950. Nel 1966 promuove un gruppo di impegno giovanile, che prendera' in seguito il nome di Gruppo Abele, costituendosi in associazione di volontariato e intervenendo su numerose realta' segnate dall'emarginazione. Fin dall'inizio, caratteristica peculiare del gruppo e' l'intreccio dell'impegno nell'accompagnare e accogliere le persone in difficolta' con l'azione educativa, la dimensione sociale e politica, la proposta culturale. Nel 1968 comincia un intervento all'interno degli istituti di pena minorili: l'esperienza si articola in seguito all'esterno, sul territorio, attraverso la costituzione delle prime comunita' per adolescenti alternative al carcere. Terminati gli studi presso il seminario di Rivoli (To), Ciotti nel 1972 viene ordinato sacerdote dal cardinale Michele Pellegrino: come parrocchia, gli viene affidata "la strada". Sulla quale, in quegli anni, affronta l'irruzione improvvisa e diffusa della droga: apre un Centro di accoglienza e ascolto e, nel 1974, la prima comunita'. Partecipa attivamente al dibattito e ai lavori che portano all'entrata in vigore, nel 1975, della legge n. 685 sulle tossicodipendenze. Da allora, la sua opera sul terreno della prevenzione e del recupero rispetto alle tossicodipendenze e all'alcolismo non si e' mai interrotta. E' invitato in vari Paesi (Gran Bretagna, Usa, Giappone, Svizzera, Spagna, Grecia, ex Jugoslavia) per tenere relazioni e condurre seminari sul tema ed e' chiamato per audizioni presso il Parlamento europeo. Nei primi anni Ottanta segue un progetto promosso dall'Unione internazionale per l'infanzia in Vietnam. Sempre sul piano internazionale, promuove programmi di cooperazione sul disagio giovanile e per gli ex detenuti in alcuni Paesi in via di sviluppo. Nel 1982, contribuisce alla costituzione del Coordinamento nazionale delle comunita' di accoglienza (Cnca), presiedendolo per dieci anni: al coordinamento, oggi, aderiscono oltre 200 gruppi, comunita' e associazioni. Nel 1986 partecipa alla fondazione della Lega italiana per la lotta all'aids (Lila), nata per difendere i diritti delle persone sieropositive, di cui e' il primo presidente. Nel marzo 1991 e' nominato Garante alla Conferenza mondiale sull'aids di Firenze, alla quale per la prima volta riescono a partecipare le associazioni e le organizzazioni non governative impegnate nell'aiuto e nel sostegno ai malati. Nel marzo 1995 presiede a Firenze la IV Conferenza mondiale sulle politiche di riduzione del danno in materia di droghe, tra i cui promotori vi e' il Gruppo Abele. Nel corso degli anni Novanta intensifica l'opera di denuncia e di contrasto al potere mafioso dando vita al periodico mensile "Narcomafie", di cui e' direttore responsabile. A coronamento di questo impegno, dalle sinergie tra diverse realta' di volontariato e di un costante lavoro di rete, nasce nel 1995 "Libera - Associazioni, nomi e numeri contro le mafie", un network che coordina oggi nell'impegno antimafia oltre 700 associazioni e gruppi sia locali che nazionali. Sin dalla fondazione, "Libera" e' presieduta da Luigi Ciotti. Il primo luglio 1998 riceve all'Universita' di Bologna la laurea honoris causa in Scienze dell'educazione; Ciotti accoglie il conferimento del titolo accademico come un riconoscimento significativo dell'opera di tutto il Gruppo Abele. Alle attivita' del Gruppo Abele, di cui Ciotti e' tuttora presidente, attendono oltre trecentocinquanta persone che si occupano di: accoglienza, articolata in due servizi di pronto intervento a Torino; in otto comunita' che ospitano persone con problemi di tossicodipendenza, di alcolismo o malate di aids; in un servizio di accoglienza notturno per persone senza fissa dimora. Il gruppo Abele ha anche promosso e gestito l'esperienza di una "Unita' di strada" a Torino, la seconda attivata in Italia; lavori di tipo artigianale, informatico, agricolo, condotti attraverso la costituzione di cooperative sociali e di uno specifico progetto Carcere e lavoro; interventi di cooperazione internazionale in Costa d'Avorio, Guatemala, Messico; iniziative culturali, informative, educative, di prevenzione e formazione, che si svolgono attraverso l'Universita' della Strada, l'Universita' Internazionale della Strada, il Centro Studi, documentazione e ricerche, l'Ufficio Stampa e comunicazione, la casa editrice Edizioni Gruppo Abele, la libreria Torre di Abele, le riviste "Animazione sociale" e "Narcomafie", l'Ufficio scuola. Luigi Ciotti e' stato piu' volte membro del Consiglio Presbiteriale ed e' attualmente membro del Consiglio Pastorale della Diocesi di Torino. Da alcuni anni tiene corsi di formazione presso la Scuola per vigili urbani di Torino e provincia. Nei primi anni Ottanta e' stato docente presso la Scuola superiore di polizia del ministero dell'Interno. Giornalista pubblicista dal 1988, Ciotti e' editorialista e collabora con vari quotidiani e periodici (tra cui: La Stampa, L'Avvenire, L'Unita', Il Manifesto, Il Sole-24 Ore, il Mattino, Famiglia Cristiana, Messaggero di Sant'Antonio, Nuovo Consumo), scrive su riviste specializzate per operatori sociali e insegnanti, interviene su testate locali". Opere di Luigi Ciotti: e' autore di vari libri a carattere educativo, di impegno sociale, di riflessione spirituale; tra le sue pubblicazioni segnaliamo: Genitori, figli e droga, Edizioni gruppo Abele, Torino 1993; Chi ha paura delle mele marce?, Edizioni gruppo Abele - Sei, Torino 1992; Persone, non problemi, Edizioni gruppo Abele, Torino 1994; Terra e cielo, Mondadori, Milano 1998; naturalmente ha anche contribuito con propri interventi a numerosi testi collettanei. Tonio Dell'Olio (per contatti: olei60 at yahoo.it) e' infaticabile animatore di Pax Christi e di tante iniziative nonviolente, e prosecutore dell'opera di Tonino Bello. Gino Strada, medico chirurgo impegnato in aree di guerra, fondatore dell'associazione umanitaria "Emergency", e' una delle voci piu' nitide e influenti del movimento pacifista italiano; tra le sue pubblicazioni: Pappagalli verdi, Feltrinelli, Milano; Buskashi', Feltrinelli, Milano. Alessandro Zanotelli (per contatti: alex.zanotelli at peacelink.it), missionario comboniano, ha diretto per anni la rivista "Nigrizia" conducendo inchieste sugli aiuti e sulla vendita delle armi del governo italiano ai paesi del Sud del mondo, scontrandosi con il potere politico, economico e militare italiano: rimosso dall'incarico e' tornato in Africa a condividere per molti anni vita e speranze dei poveri, solo recentemente e' tornato in Italia; e' direttore responsabile della rivista "Mosaico di pace" promossa da Pax Christi; e' tra i promotori della "rete di Lilliput" ed e' una delle voci piu' prestigiose della nonviolenza nel nostro paese. Tra le opere di Alessandro Zanotelli: La morte promessa. Armi, droga e fame nel terzo mondo, Publiprint, Trento 1987; Il coraggio dell'utopia, Publiprint, Trento 1988; I poveri non ci lasceranno dormire, Monti, Saronno 1996; Leggere l'impero. Il potere tra l'Apocalisse e l'Esodo, La meridiana, Molfetta 1996; Sulle strade di Pasqua, Emi, Bologna 1998; Inno alla vita, Emi, Bologna 1998; Ti no ses mia nat par noi, Cum, Verona 1998; La solidarieta' di Dio, Emi, Bologna 2000; R...esistenza e dialogo, Emi, Bologna 2001; (con Pietro Ingrao), Non ci sto!, Piero Manni, Lecce 2003; (con Mario Lancisi), Fa' strada ai poveri senza farti strada. Don Milani, il Vangelo e la poverta' nel mondo d'oggi, Emi, Bologna 2003; Nel cuore del sistema: quale missione? Emi, Bologna 2003; Korogocho, Feltrinelli, Milano 2003. Opere su Alessandro Zanotelli: Mario Lancisi, Alex Zanotelli. Sfida alla globalizzazione, Piemme, Casale Monferrato (Al) 2003] Onorevoli deputate e deputati, onorevoli senatrici e senatori, questo appello, scritto nell'ora tragica in cui le vittime di guerra italiane dei due teatri di guerra Iraq e Afghanistan tornano in Italia per ricevere i funerali di Stato, cade anche nel momento in cui il nuovo Parlamento della Repubblica inizia i suoi lavori. Vorremmo che fosse un nuovo inizio o meglio una svolta. Una decisa svolta in politica estera con scelte coraggiose per una vera politica di disarmo, per attuare con scelte concrete l'art. 11 della nostra Costituzione. Poiche', secondo l'art. 11, non e' possibile usare la guerra come mezzo per risolvere le crisi internazionali, la prima scelta che si impone, che chiediamo al nuovo Parlamento, e' quella di interrompere le missioni militari in teatri di guerra e ritirare le truppe italiane dall'Iraq e dall'Afghanistan. L'unica verita' della guerra sono le sue vittime. Purtroppo in tanti ci accorgiamo di questa verita' solo quando le vittime sono i soldati italiani e fatichiamo a realizzare questa stessa verita' quando le vittime non le vediamo, sono "altre", anche se abbiamo saputo in modo indiretto che migliaia di persone sono state trucidate a Falluja, a Ramadi, torturate ad Abu Graib, bombardate nei villaggi afgani o saltate in aria e mutilate dalle clusters bombs sia in Afghanistan che in Iraq. Ma se e' vero che l'unica verita' della guerra sono le sue vittime, se e' vero che in nome di questa verita' migliaia di persone sono scese in piazza con la bandiera arcobaleno nel nostro paese, reclamando una politica di pace, allora Vi chiediamo, facendo appello alla liberta' di coscienza, ed al rispetto dell'art. 11 della nostra Costituzione, di porre fine alla presenza militare italiana in Iraq e in Afghanistan, decidendo di non rifinanziare queste missioni di guerra. Le missioni di pace devono tendere alla pacificazione e alla ricostruzione, pertanto dovrebbero essere senza armi, a nostro parere, senza eserciti, fondate sulla cooperazione con gli altri popoli, sulla diplomazia, sul dialogo e la solidarieta'. L'intero sistema di intervento va ripensato all'insegna di una nuova politica estera. Ma per l'immediato, per salvare vite umane, per interrompere la spirale di morte, per operare una pressione internazionale che provochi la fine delle occupazioni militari, chiediamo che il Parlamento italiano dia un segnale forte di discontinuita', immediatamente e senza ambiguita'. Il nostro saluto sia con le parole di Gandhi: "Non c'e' una strada che porta alla pace, la pace e' la strada". * Primi firmatari: Luigi Ciotti, Tonio Dell'Olio, Gino Strada, Alex Zanotelli. * I primi firmatari di questo appello sollecitano l'adesione di tutte le persone e le associazioni che si sentono impegnate per la pace e la difesa dell'art. 11 della Costituzione per rendere visibile l'ampia unita' del popolo della pace. Le adesioni si raccolgono presso: parlamentodipace at gmail.com 2. RIFLESSIONE. UNA POSTILLA Il ripudio della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali, l'opposizione alle armi e agli eserciti come strumenti della politica, la lotta contro tutte le uccisioni, hanno come parte costruttiva la scelta della nonviolenza. Poiche' nell'epoca della globalizzazione dispiegata non esiste piu' una vera distinzione tra politica interna e politica estera, l'unica vera politica che invera i diritti umani di tutti gli esseri umani e' la politica di pace con mezzi di pace. Cessare di uccidere, cessare di produrre gli strumenti per uccidere - le armi -, cessare di mantenere le strutture per uccidere - gli eserciti -, e' un primo indispensabile passo per costruire una politica coerente e adeguata ai compiti dell'ora. Una politica della solidarieta' umana, della cooperazione internazionale, della difesa globale dell'umanita', deve ripudiare guerra, armi ed eserciti, e cominciare a costruire strumenti adeguati e coerenti: come i corpi civili di pace, la difesa popolare nonviolenta, forme della civile convivenza e dell'umana solidarieta' che fin nei mezzi inverano il fine: che l'essere umano all'essere umano sia un aiuto. Vi e' una sola umanita'. La nonviolenza e' la politica del XXI secolo. 3. INIZIATIVE. APPELLO PER IL 2 GIUGNO FESTA DELLA COSTITUZIONE. SENZA PARATA MILITARE [Riproponiamo - aggiungendo le ulteriori adesioni fin qui pervenute - l'appello scritto da Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) e sottoscritto gia' da numerose persone; invitiamo tutte le persone che ci leggono ad aderire all'iniziativa e a diffonderla ulteriormente] Signor Presidente della Repubblica, insieme ai nostri vivi auguri per il Suo alto compito, Le rivolgiamo una calda richiesta, che viene dal popolo della pace, di festeggiare il prossimo 2 giugno come vera festa della Costituzione, come festa del voto popolare che ha voluto la Repubblica e eletto la Costituente, e niente affatto come festa militare. Ammessa, per amore di dialogo, e non concessa la necessita' dell'esercito - che noi come tale discutiamo (tra esercito e polizia democratica la differenza e' essenziale, come tra la violenza e la forza, la forza omicida e la forza non omicida) - esso non e' assolutamente il simbolo piu' bello e vero della patria, non e' l'esibizione giusta per il giorno della festa della Repubblica: nell'ipotesi piu' benevola, e' soltanto una triste necessita'. La parata militare e' brutta tristezza e non e' festa. La parata delle armi non festeggia la vita e le istituzioni civili del popolo, non dimostra amicizia verso gli altri popoli, non e' saggezza politica. Non e' neppure un vero rispetto per chi, sotto le armi, ha perso la vita. Rispettando le diverse opinioni, e' un fatto inoppugnabile che l'esercito non ha avuto alcuna parte nell'evento storico del 2 giugno 1946, quando unico protagonista e' stato il popolo sovrano e l'azione democratica disarmata: il voto. Nella festa del 2 giugno l'esercito e' fuori luogo, occupa un posto che non e' suo. * Primi firmatari: Enrico Peyretti, Lidia Menapace, Anna Bravo, Giancarla Codrignani, Angela Dogliotti Marasso, Alberto L'Abate, Marco Revelli, Luigi Sonnenfeld, Gianguido Crovetti, Michela Vitturi, Patrizia Rossi, Alessandra Valle, Gennaro Varriale, Clara Reina, Enzo Arighi, Fabio Ragaini, Pasquale Pugliese, Nella Ginatempo, Stefano Longagnani, Martina Pignatti Morano, Ilaria Giglioli, Francesca Vidotto, Simone D'Alessandro, Carlo Corbellari, Franca Maria Bagnoli, Mario Signorelli, Lucia Ceccato, Nandino Capovilla, Maria G. Di Rienzo, Carlo Minnaja, Melo Franchina, Carmine Miccoli, Doriana Goracci, Mariagrazia Campari, Stefano Dall'Agata, Enea Sansi, Alfredo Izeta, Claudia Cernigoi, Michele de Pasquale, Antonio Sorrentino, Aldo e Brunella Zanchetta, Roberto Fogagnoli, Franco Borghi, Enza Longo, Annalisa Frisina, Alessandro Cicutto, Marcella Bravetti, Giuliana Beltrame, Giuliano Cora', Mariangela Casalucci, Mao Valpiana, Margherita Del Bene, Sergio Giorni, Claudia Marulo, Dario Cangelli, Carlo Ferraris, Danila Baldo, Gino Buratti, Marco Tarantini, Elisabetta Donini, Francesco Cappello, Donato Zoppo, Antonella Sapio, Franca Franchini, Franco Franchini, Francesco D'Antonio, Maurizio Campisi, Letizia Lanza, Adriana Mascoli, Francesco Boriosi, Agostino Regnicoli, Assunta Signorelli, Maria Edoarda Trillo', Giovanni Sarubbi, Angela Lostia, Antonia Sani, Lidia Maggi, Renzo Craighero, Antonio Campo, Franco Bardasi, Giancarlo Nonis, Maria Laura Massai, Piergiorgio Acquistapace, Maria Teresa Pellegrini Raho, Tiziano Tissino, Antonio Dargenio, Mirella Sartori, Pierpaolo Loi, Sergio Vergallito, Alessandra De Michele, Luisa Gissi, Margherita Moles, Bortolo Domenighini, Norma Bertullacelli, Giuseppe Pavan e Carla Galetto, Giorgio Grimaldi, Giovanni Santoruvo, Paolo Rosa', Sashinka Gorguinpour, Alidina Marchettini, Luca Bolognesi, Edoardo Daneo, Patrizia Parodi, Antonio Bianciardi, Francesco Pavanello, Riccardo Borgioli, Leila d'Angelo, Alberto Procaccini, Giorgio Gallo, Giuseppina Catalano, Pasquale Iannamorelli, Maria Rosaria Mariniello, Luigi Pirelli, Osvaldo Ercoli, Rodolfo Carpigo, Pierluigi Ontanetti, Bruno Fini, Marco A. Lion, Anna Maria Bruzzone, Massimo Dalla Giovanna, Bruno (Alberto) Simoni, Fabio Corazzina, Sofia Del Curto, Sandra Cangemi, Giuseppe Reitano, Katia Bouc, Lucilla Mancini, Giuliana Cupi, Tommaso Gamaleri, Alberta Pongiglione, Alessandro Gamaleri, Daniele Dalmazzo, Daniela Musumeci, Claudia Berton, Cristiano Rodighiero, Francesca Mele, Massimiliano Carra, Luciano Ghirardello, Irene Campari, Gianluca Carmosino, Evelina Savini, Maria Pia Simonetti, Giuliano Falco, Laura Picchi, Andrea Picchi... * Per aderire all'iniziativa: scrivere lettere recanti il testo dell'appello al Presidente della Repubblica (all'indirizzo di posta elettronica: presidenza.repubblica at quirinale.it, ricordando che si deve firmare con il proprio nome, cognome e indirizzo completo, altrimenti le lettere non vengono prese in considerazione), e comunicare a "La nonviolenza e' in cammino" (e-mail: nbawac at tin.it) di avere scritto al Presidente. 4. RIFLESSIONE. UMBERTO SANTINO: UNA SINTESI DEI LAVORI DEL FORUM SOCIALE ANTIMAFIA "FELICIA E PEPPINO IMPASTATO" SVOLTOSI A CINISI IL 6-9 MAGGIO 2006 [Dal sito del Centro Impastato (per contatti: via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 091348997, e-mail: csdgi at tin.it, sito: www.centroimpastato.it) riprendiamo il seguente intervento. Umberto Santino ha fondato e dirige il Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo. Da decenni e' uno dei militanti democratici piu' impegnati contro la mafia ed i suoi complici. E' uno dei massimi studiosi a livello internazionale di questioni concernenti i poteri criminali, i mercati illegali, i rapporti tra economia, politica e criminalita'. Tra le opere di Umberto Santino: (a cura di), L'antimafia difficile, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1989; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, La violenza programmata. Omicidi e guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, Franco Angeli, Milano 1989; Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa. Dall'Italia agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, Giovanni La Fiura, Ugo Adragna, Gabbie vuote. Processi per omicidio a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, Franco Angeli, Milano 1992 (seconda edizione); Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro la droga. Economie di sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra, progetti di sviluppo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993; La borghesia mafiosa, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia come soggetto politico, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Casa Europa. Contro le mafie, per l'ambiente, per lo sviluppo, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia interpretata. Dilemmi, stereotipi, paradigmi, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1995; Sicilia 102. Caduti nella lotta contro la mafia e per la democrazia dal 1893 al 1994, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1995; La democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l'emarginazione delle sinistre, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Oltre la legalita'. Appunti per un programma di lavoro in terra di mafie, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1997; L'alleanza e il compromesso. Mafia e politica dai tempi di Lima e Andreotti ai giorni nostri, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Storia del movimento antimafia, Editori Riuniti, Roma 2000; La cosa e il nome. Materiali per lo studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000. Su Umberto Santino cfr. la bibliografia ragionata "Contro la mafia. Una breve rassegna di alcuni lavori di Umberto Santino" apparsa su questo stesso foglio nei nn. 931-934. Felicia Bartolotta Impastato e' la madre di Giuseppe Impastato (1948-1978), il militante antimafia di Cinisi (Pa) assassinato dalla mafia; Felicia Bartolotta Impastato lo ha sostenuto nella sua lotta, che ha proseguito dopo l'uccisione del figlio. E' deceduta nel dicembre 2004. Opere di Felicia Bartolotta Impastato: La mafia in casa mia, intervista di Anna Puglisi e Umberto Santino, La Luna, Palermo 1987. Opere su Felicia Bartolotta Impastato: Anna Puglisi e Umberto Santino (a cura di), Cara Felicia. A Felicia Bartolotta Impastato, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2005; di lei ovviamente si parla ampiamente nei libri dedicati alla figura di Peppino Impastato. Giuseppe Impastato nato nel 1948, militante della nuova sinistra di Cinisi (Pa), straordinaria figura della lotta contro la mafia, di quel nitido e rigoroso impegno antimafia che Umberto Santino defini' "l'antimafia difficile", fu assassinato dalla mafia il 9 maggio 1978. Scritti di Peppino Impastato: Lunga e' la notte. Poesie, scritti, documenti, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, seconda edizione Palermo 2003. Opere su Peppino Impastato: Umberto Santino (a cura di), L'assassinio e il depistaggio, Centro Impastato, Palermo 1998; Salvo Vitale, Nel cuore dei coralli, Rubbettino, Soveria Mannelli 1995; Felicia Bartolotta Impastato, La mafia in casa mia, La Luna, Palermo 1986; Claudio Fava, Cinque delitti imperfetti, Mondadori, Milano 1994. Tra le pubblicazioni recenti: AA. VV., Peppino Impastato: anatomia di un depistaggio, Editori Riuniti, Roma 2001 (pubblicazione della relazione della commissione parlamentare antimafia presentata da Giovanni Russo Spena; con contributi di Giuseppe Lumia, Nichi Vendola, Michele Figurelli, Gianfranco Donadio, Enzo Ciconte, Antonio Maruccia, Umberto Santino); Marco Tullio Giordana, Claudio Fava, Monica Zapelli, I cento passi, Feltrinelli, Milano 2001 (sceneggiatura del film omonimo). Ma cfr. anche le molte altre ottime pubblicazioni del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato"] Il Forum sociale antimafia "Felicia e Peppino Impastato", svoltosi dal 6 al 9 maggio 2006, nel XXVIII anniversario dell'assassinio di Peppino, si e' riproposto in primo luogo di recuperare la figura del Peppino reale, storico, al di la' dell'icona mediatica impostasi con il film "I cento passi" e con le raffigurazioni retoriche e riduttive dominanti sugli organi di informazione. Il Forum di apertura, la mattina del 7 maggio, con la presentazione del libro Lunga e' la notte, nella terza edizione, con scritti inediti e le testimonianze di chi lo ha conosciuto e ne ha condiviso l'impegno, della mostra fotografica "Peppino Impastato. Ricordare per continuare", e con gli interventi dei suoi compagni, ha avuto questo scopo. Il Forum sulla liberta' di ricerca e sull'informazione ha sottolineato il silenzio sulle iniziative del Forum di testate della sinistra piu' o meno istituzionale (nulla sul "Manifesto", nulla su "l'Unita'", poco spazio e solo nella pagina degli appuntamenti su "Liberazione") che si spiega anche con la loro scarsa attenzione per i problemi di un'antimafia seria e conseguente, ha esaminato la possibilita' di utilizzare gli spazi offerti da altre testate, verificandone la disponibilita', ha posto il problema di darsi strumenti alternativi, la cui realizzazione non puo' non essere legata a un impegno piu' ampiamente condiviso. Sulla ricerca il Forum ha condiviso la campagna avviata dal Centro Impastato e da altre associazioni gia' nel 2001, in seguito alle condanne di Claudio Riolo e di Umberto Santino, mirante alla istituzione di un giuri' d'onore e alla sostituzione delle sanzioni pecuniarie con sanzioni alternative (la replica, la correzione, l'integrazione). Si e' anche parlato delle possibilita' che offre un uso di internet piu' regolare e programmato di quanto praticato fin qui dalle singole associazioni. Non ho seguito il Forum sull'antimafia a scuola e non posso che ribadire quanto sostenuto dal Centro in tutti questi anni di attivita', dall'80 a oggi: la necessita' di superare la concezione astratta e formalistica della legalita' e la progettazione delle attivita' di studio e riflessione all'interno dei programmi curricolari e non come episodi sporadici e scollegati. Il Forum ambiente e' stato uno dei piu' riusciti. Si e' parlato di acqua, di depuratori, di inceneritori, di piani regolatori, di energia, del Ponte, riportando esperienze di analisi e di mobilitazione ricche e articolate, che pero' rischiano di essere perdenti se si limitano a inseguire le decisioni istituzionali e non riescono a configurare un'agenda autonoma, con proposte alternative. Non si tratta solo di dire dei no, ma di lavorare in positivo, offrendo concrete possibilita' di occupazione e di valorizzazione delle risorse. Il Forum su mafia e politica ha analizzato l'intreccio di continuita' e innovazione nel cuffarismo (un sistema clientelare democristiano aggravato dalle massicce iniezioni di illegalita' del berlusconismo), e ha posto il problema della costruzione di una strategia rifondativa del ruolo delle sinistre, sia che governino sia che siano all'opposizione, che poggi le basi in un contesto sociale in cui proliferano i privilegi, piu' o meno connessi con le pratiche mafiose, e si approfondiscono i divari sociali. Se non si hanno progetti praticabili che diano risposte ai bisogni di ampi strati della popolazione, soprattutto giovanile, in condizione di precarieta' e disoccupazione, attualmente dipendenti dal sistema clientelare, qualsiasi risultato elettorale, anche positivo, non basta a produrre i mutamenti necessari. In ogni caso bisogna assolutamente evitare di riprodurre deleghe e avallare "nuovi orlandismi". * Nota. Ho presentato questa "sintesi dei lavori" alla fine del Forum su mafia e politica, uno dei piu' partecipati. Nessuno dei presenti ha preso la parola, quindi puo' considerarsi approvata ma non ha la pretesa di presentarsi come "documento finale". Ovviamente, non lo e' nessun altro documento che non sia stato presentato, discusso e approvato dai partecipanti al forum. 5. RIFLESSIONE. ANGELA GIUFFRIDA: LA FINZIONE E LA REALTA' [Ringraziamo Angela Giuffrida (per contatti: frida43 at inwind.it) per averci messo a disposizione questo suo articolo scritto per "Il paese delle donne". Angela Giuffrida e' docente di filosofia ed acuta saggista; tra le sue pubblicazioni: Il corpo pensa, Prospettiva edizioni, Roma 2002] La giudice di Murcia, che ha posto una questione di incostituzionalita' a proposito della Legge organica contro la violenza di genere in Spagna, e' l'emblema delle donne che hanno assimilato appieno le categorie del pensiero dominante. La magistrata non accetta l'asimmetria di trattamento a sfavore degli uomini che perpetrano violenze contro le donne in famiglia o comunque all'interno di una coppia o ex coppia, perche' viola l'art. 14 della Costituzione spagnola secondo cui "Tutti gli spagnoli sono uguali davanti alla legge, senza discriminazione alcuna per ragioni di nascita, razza, sesso, religione, opinione o qualsiasi altra circostanza personale", misconoscendo il fatto macroscopico che la decantata uguaglianza fra uomini e donne non esiste ne' potra' mai esistere nelle societa' androcratiche, fintantoche' lo sfruttamento delle attivita' di cura rimarra' un saldo elemento strutturale delle stesse. Essendo d'altronde tutte organizzazioni della dominanza, l'uguaglianza non e' prevista, se non a parole, per nessuno, non solo per le donne. Quando gli uomini si riempiono la bocca parlando di grandi civilta' e di democrazie ispirate all'egualitarismo e al cosmopolitismo, si stanno muovendo sul piano della mera finzione, non corrispondente in nulla alla realta' di organizzazioni sociali biecamente centrate sull'avere, sul dominio dei pochi sui molti, sull'esasperazione della conflittualita', dove l'emarginazione e la demonizzazione del diverso e' funzionale al suo sfruttamento, percio' ineliminabile. La mia domanda e': ha senso assecondarli, trasferendoci anche noi in un mondo immaginario, legittimando per cio' stesso la discrasia tra la nostra viva esperienza e un mondo astratto di parole che non la rappresentano? Pretendere l'uguaglianza in comunita' che hanno proprio nella disuguaglianza il loro fondamento, senza mettere in discussione la validita' delle categorie mentali che universalmente le reggono, non puo' portare da nessuna parte. Un esempio di quanto affermo e' l'errore in cui e' incorsa la giudice: aver considerato valido quel principio che la teoria politica ha posto a fondamento dello stato moderno, il cosiddetto universalismo neutro che e', a mio parere, una contraddizione in termini. Proponendosi come universale, infatti, il modello dovrebbe per definizione riguardare tutti, mentre come neutro, prevedendo solo cio' che rende uguali gli esseri umani senza tener conto delle differenze, non e' in grado di contenerne neanche uno tutto intero. E' cosi' vero che, nonostante l'universale neutro coincida come sappiamo con l'universale maschile, non sia in grado in realta' di comprendere nemmeno tutto il genere che lo ha ideato. 6. MEMORIA. GIULIO VITTORANGELI: VENTICINQUE ANNI FA, NEL CARCERE DI MAZE [Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre 1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara, la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo, Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996; Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria, una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno, luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio 2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che solidarieta'"] Un articolo - duro, addolorato - di venticinque anni fa: "Continuano a morire nel carcere di Maze i militanti dell'Ira; continua la protesta e la lotta fino alle estreme conseguenze di altri dieci, venti, ottanta; continuano i compagni di quelli che sono morti a prendere il posto. Altre morti per fame, altri omicidi continueranno. "Anche altre cose continuano. L'allungarsi della lista dei morti, oramai dieci, ha ridotto l'impatto di questi 'suicidi' politici, ha prodotto una assuefazione che ha giocato a favore della Thatcher, la cui inflessibilita' (che supera ogni cinismo immaginabile) si e' sentita confortata dall'indifferenza crescente dei cittadini e dei mass-media. L'inumano termometro ne e' costituito dal posto che nei giornali occupano le morti del "Blocco H": grandi titoli di prima pagina per Bobby Sands, titoli via via piu' piccoli in pagine sempre piu' interne per gli altri morti. "Cosi' continuano tranquillamente gli omicidi dell'Impero coloniale di Sua Maesta' britannica; proprio quella che alcuni mesi fa ha sbalordito il mondo con la favola del principe azzurro e della sua miliardaria Cenerentola. Insieme a corone e diademi, cocchi e cavalli, valletti e vallette, nobildonne avvizzite e nobili frequentatori di lupanari, l'Inghilterra del 1981 ha fatto idealmente sfilare anche qualche altro arnese del passato: l'idea di parlamento, il concetto di democrazia, il fantasma dell'indipendenza e della liberta'. Tutti rottami come quelli in carne ed ossa che gli stavano intorno. "Non crediamo, e non abbiamo mai creduto allora, all'Inghilterra madre dei parlamenti, mentre la signora Thatcher mette a ferro e fuoco le citta' inglesi... contro i suoi giovani, i suoi giamaicani, i suoi disoccupati; e condanna a morte per fuoco lento altri: i nazionalisti repubblicani irlandesi, appunto; che inglesi non sono e non vogliono essere. "Perche' si puo' non essere d'accordo con la strategia tremenda che manda a morire una intera generazione, si puo' discutere sulle forme di lotta, si puo' sentire un impulso di rifiuto nel vedere una tale degradazione della lotta politica; ma non si puo' dimenticare una cosa: che c'e' un prima e c'e' un dopo, una causa e un effetto... "Intanto si rinnovano continuamente gli scontri di piazza tra i giovani dimostranti repubblicani con la pietra in mano e il fazzoletto sul viso, e i fucili dell'esercito inglese (un soldato ogni 45 abitanti dell'Uster). "Fino a quando continueranno i silenzi sprezzanti di quella signora di morte che funesta l'Inghilterra e il cinismo raffinato ed elegante dei Sir e dei Lord che ne costituiscono il governo? "Fino a quando il silenzio o, peggio, il fastidio della grande stampa e dei grandi mezzi di comunicazione che si ritrovano quasi ogni giorno, oramai, alle prese con quella maledetta catena continua? "Da parte nostra non possiamo che provare una grande solidarieta' per i giovani irlandesi detenuti a Maze e riteniamo che ogni essere umano amante della giustizia e della pace non possa non pensare che 'e' un grande crimine ingabbiare l'allodola, perche' rappresenta la liberta'', come scriveva lo stesso Bobby Sands in una sua poesia". * Questo e' la sintesi di un articolo scritto 25 anni fa, dopo che Bobby Sands (esponente dell'Ira) era morto il 5 maggio del 1981 per uno sciopero della fame durato 66 giorni. Ventitre prigionieri politici presero parte a quello sciopero; solo tredici sopravvissero a quei terribili mesi durante i quali il cibo fu rifiutato come protesta estrema per rivendicare lo status di prigionieri politici negato dal governo inglese. Due dei sopravvissuti sono successivamente morti, anche per le conseguenze di quello sciopero; dopo la fine del quale finalmente il governo inglese cedette e concesse gran parte delle richieste. Tra queste c'era il diritto di non indossare l'uniforme carceraria, il diritto di essere esentati dai lavori in carcere, il diritto di associarsi con altri detenuti e organizzare attivita' ricreative, il diritto alla riduzione della pena e il diritto di ricevere una visita e una lettera alla settimana. Oggi concordiamo nel ritenere che il movimento repubblicano abbia cominciato ad abbandonare la strategia della lotta armata proprio in seguito a quella protesta e a quelle dieci bare. Quanto successo 25 anni fa, favori' l'avvio della decisiva svolta politica culminata, in tempi recenti, con l'addio alle armi da parte dell'Ira. Sarebbe bene non dimenticarlo, ad iniziare da chi partecipo' attivamente alla straordinaria mobilitazione internazionale per cercare di salvare la vita a Bobby Sands ed ai suoi compagni. 7. LIBRI. GIOVANNI DE LUNA PRESENTA "UN PAESE MIGLIORE. VITA DI ALESSANDRO GALANTE GARRONE" DI PAOLO BORGNA [Dal quotidiano "La stampa" del 3 maggio 2006. Giovanni De Luna e' storico e docente universitario. Tra le opere di Giovanni De Luna: Storia del Partito d'Azione 1942-1947, nuova edizione Editori Riuniti, Roma 1997; (con Marco Revelli), Fascismo antifascismo, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1995; Il corpo del nemico ucciso, Einaudi, Torino 2006. Paolo Borgna, torinese, e' magistrato e storico. Opere di Paolo Borgna: (a cura di), Alessandro Galante Garrone, Il mite giacobino. Conversazione su liberta' e democrazia raccolta da Paolo Borgna, Donzelli, Roma 1994; (con Margherita Cassano), Il giudice e il principe. Magistratura e potere politico in Italia e in Europa, Donzelli, Roma 1997; (a cura di), Piero Fassino, Sicurezza e giustizia. Conversazione con Paolo Borgna, Donzelli, Roma 2001; (con Marcello Maddalena), Il giudice e i suoi limiti. Cittadini, magistrati e politica, Laterza, Roma-Bari 2003; Un Paese migliore. Via di Alessandro Galante Garrone, Laterza, Roma-Bari 2006. Alessandro Galante Garrone, nato a Vercelli nel 1909, scomparso nel 2003, magistrato, partigiano, docente universitario, storico. Scrivemmo di lui su questo foglio in occasione del decesso nel 2003: "Dei piu' grandi maestri di vita civile che l'Italia abbia avuto, Alessandro Galante Garrone era uno dei piu' grandi. Uomo della Resistenza, magistrato, storico, limpido e strenuo difensore dei valori della civilta', del rigore morale e intellettuale, della dignita' umana, del buono e del vero cultore, sollecito sempre del pubblico bene, fraterno con tutti e generoso sempre. Ed avversario sempre alla menzogna e alla sopraffazione, nemico sempre e per sempre di ogni violenza ed oltraggio e degradazione. Una persona civile, una persona buona, un nostro maestro". Opere di Alessandro Galante Garrone: Buonarroti e Babeuf; Filippo Buonarroti e i rivoluzionari dell'Ottocento; Gilbert Romme. Storia di un rivoluzionario; I radicali in Italia. 1849-1925; Cavallotti; Salvemini e Mazzini; I miei maggiori; Padri e figli; Calamandrei; L'albero della liberta'. Dai giacobini a Garibaldi; Amalek: il dovere della memoria; Liberta' liberatrice; Un affare di coscienza; L'Italia corrotta. 1895-1996. Opere su Alessandro Galante Garrone: Paolo Borgna, Un Paese migliore, Laterza, Roma-Bari 2006. Dal sito www.torinoscienza.it/accademia riprendiamo la seguente scheda biografica a cura di L. Guerci: "Alessandro Galante Garrone, 1909 - 2003. Fu magistrato per un trentennio, dedicandosi al tempo stesso agli studi storici. Nel 1969 divenne professore ordinario di Storia del Risorgimento nell'Universita' di Torino. Esponente della cultura laica e democratica torinese. Nato a Vercelli nel 1909, si laureo' nel 1931 presso la Facolta' di Giurisprudenza con Federico Patetta, ma i suoi veri maestri furono Gioele Solari e Francesco Ruffini, piu' volte ricordati nei suoi scritti. Entrato in magistratura nel 1933, esercito' la funzione di magistrato per trent'anni, coltivando al tempo stesso gli studi storici. Durante la Resistenza rappresento' il Partito d'Azione nel Comitato di liberazione del Piemonte. Il suo primo libro fu Buonarroti e Babeuf (1948), dedicato a Franco Venturi; segui' nel 1951 il fondamentale lavoro Filippo Buonarroti e i rivoluzionari dell'Ottocento, 1828-1837 (II edizione 1972). Studio' la storiografia rivoluzionaria e curo' la traduzione e l'introduzione de L'Ottantanove di Georges Lefebvre (1949), cosi' come di La Rivoluzione di Edgar Quinet (1951; splendido il saggio introduttivo). Fece parte della Societe' des etudes robespierristes e intrattenne rapporti con i piu' importanti storici della Rivoluzione francese, da Georges Lefebvre a Albert Soboul, a Richard Cobb. Del 1959 e' la biografia di Gilbert Romme (Gilbert Romme. Storia di un rivoluzionario, con prefazione di Georges Lefebvre; traduzione francese 1971), frutto di lunghe ricerche. Sul personaggio torno' in anni successivi. Professore incaricato dal 1953-'54 presso la Facolta' di Giurisprudenza dell'Ateneo torinese, poi vincitore, nel 1965, di concorso a cattedra, insegno' a Cagliari, e nel 1969 fu chiamato a ricoprire la cattedra di Storia del Risorgimento presso la Facolta' di Lettere dell'Universita' di Torino. Nel secondo dopoguerra divenne uno dei punti di riferimento della cultura laica e democratica torinese, in fecondo sodalizio con Norberto Bobbio e Franco Venturi. Sia sul piano dell'attivita' scientifica sia su quello delle scelte etico-politiche due dei suoi ispiratori furono Adolfo Omodeo e Gaetano Salvemini. Di Salvemini si occupo' in libri appositi (Salvemini e Mazzini, 1981; Zanotti-Bianco e Salvemini. Carteggio, 1983), e a lui riservo' ampio spazio nel volume I miei maggiori (1984). Altro maestro fu Piero Calamandrei, largamente presente in I miei maggiori e in Padri e figli (1986), nonche' oggetto di una monografia nel 1987. Studioso espertissimo della tradizione democratica italiana, in cui si sentiva inserito, pubblico' i volumi I radicali in Italia, 1849-1925 (1973) e Felice Cavallotti (1976). Occorre altresi' segnalare L'albero della liberta'. Dai giacobini a Garibaldi (1987), raccolta di contributi apparsi nell'arco di molti anni. Preziosa testimonianza della sua personalita' e delle sue idee e' Il mite giacobino. Conversazione su liberta' e democrazia raccolta da Paolo Borgna (1994)"] Per anni Paolo Borgna ha sviluppato un dialogo serrato con Sandro Galante Garrone, consolidando un profondo rapporto di amicizia. Attraverso questa lunga consuetudine e' maturata la biografia in uscita da Laterza, Un paese migliore, che puo' considerarsi quasi una autobiografia scritta dallo stesso Sandro. Se ne ritrovano, intatti, i ricordi, il gusto per l'aneddoto, l'onnivora curiosita', lo sguardo sereno sul mondo, l'amore per le piccole cose attento a evitare le esagerazioni, la consapevolezza del proprio ruolo vissuta sempre sul filo di una sottile autoironia. Ne viene fuori un libro che non ha niente di monumentale, scritto nel segno di una forte empatia e giovandosi efficacemente della impressionante mole di documentazione accumulata negli anni dallo stesso biografato, dalla cartelletta formato quaderno con la scritta "Prime cose di Sandro" alle agendine tascabili che, a partire dal 1925, compilo' quotidiamente, una sorta di diario ininterrotto che illumina in particolare gli anni della sua giovinezza. Proprio per essere piu' documento che monumento, il volume ci consente di affrontare una serie di nodi storiografici disseminati nella lunga vicenda biografica di Galante Garrone, dagli esordi nella cospirazione antifascista degli anni '30 fino alle polemiche che accompagnarono l'ultima fase della sua vita, quando la destra lo scelse come bersaglio di una contestazione personale dai toni molto sgradevoli. Ma, soprattutto, questa biografia ci avvicina alla conoscenza di un segreto che tenacemente sembra racchiuso nelle storie personali degli azionisti, dei piemontesi in particolare: da dove nascevano quelle amicizie restate intatte per decenni? quali erano le ragioni profonde del fascino morale e intellettuale esercitato da un mondo che pure non ha mai occupato la scena della grande politica, non ha mai avuto alle spalle il consenso e le masse che hanno sorretto le forme-partito affermatesi nel Novecento? La partecipazione alla Resistenza e' sempre stata una chiave importante per penetrare in questo segreto, rispondere a questi interrogativi. L'aver condiviso un'esperienza cosi' intensa, nutrita dalle condizioni estreme della lotta armata e da un imperativo categorico che ne ha come scolpito i lineamenti morali, ha portato gli azionisti piemontesi a vedere nei venti mesi del partigianato una sorta di apogeo biografico collettivo, un momento irripetibile in cui tutti insieme diedero il meglio di se stessi, sul piano politico come su quello esistenziale. La biografia di Sandro, che Borgna opportunamente intreccia con il percorso delineato nei diari di Giorgio Agosti, suggerisce la possibilita' di aggiungere un altro tassello al disvelamento del segreto, legandolo alla peculiarita' dei loro processi di formazione, collocandolo quindi in un periodo precedente all'impegno politico e all'inizio dell'attivita' cospirativa. * Lettere agli amici che sono insieme schede di lettura e manifestazioni di affetto; gusti culturali e passioni intellettuali (Croce, la poesia tedesca, i classici russi, la musica) che si impongono quasi con prepotenza a ogni altro interesse; amicizie che si trasformano in frequentazioni assidue. Sono elementi che si ripetono uguali in Sandro, come in Carlo Galante Garrone, Giorgio Agosti, Aldo Garosci, Franco Venturi, Vittorio Foa, Giorgio Vaccarino ecc. Troppo uguali per essere solo dei "casi" individuali. Tutti passarono dall'adolescenza alla giovinezza in pieno fascismo, tra il 1930 e il 1932, gli anni del maggiore consenso al regime. Tutti provenivano da famiglie economicamente tranquille ma non ricche. Tutti condivisero molti degli aspetti ludici (il calcio, lo sci, il cinema, le gite in montagna, i primi flirt) che scandirono la vita dei giovani italiani di allora. In questo senso, non si potevano certamente definire un'"altra Italia"; diversi lo furono proprio per la specificita' della loro formazione culturale. Non avevano ancora deciso di fare politica, ma i loro studi - tutti, ma proprio tutti indirizzati verso la storia e il diritto - li scaraventavano gia' in territori lontanissimi da quelli frequentati dai loro coetanei. C'e' quasi un senso di straniamento nel vedere come la loro patria di adozione finisca precocemente col coincidere con quella dei loro interessi culturali (la Polonia per Giorgio Agosti, la Francia di Babeuf e Buonarroti per Sandro Galante Garrone, la Francia dell'Illuminismo per Franco Venturi); si resta quasi increduli nel constatare il tempo delle loro amicizie speso in discussioni, in furibondi scambi di lettere che sono vere e proprie recensioni critiche di romanzi, saggi, film, musiche, quadri. Tutto vissuto sul filo di una precocita' quasi sconcertante, se non fosse per il precedente - tutto torinese - di Piero Gobetti. Nasce in questo universo una loro alterita': prima culturale, poi esistenziale, alla fine - con l'approdo all'antifascismo - anche politica. Lungo questo percorso agisce, fortissimo, anche il richiamo al Risorgimento. In Sandro e Carlo Galante Garrone, operante prima di tutto attraverso le memorie familiari tessute intorno al sacrificio eroico degli zii Garrone, caduti nella Grande Guerra, medaglie d'oro; in Giorgio Agosti e in tutti gli altri, frutto di un profondo storicismo che portava a legare la riflessione sul Risorgimento alla lotta al fascismo, a ricercare in quell'esperienza la chiave per indirizzare - come auspicava Leone Ginzburg - le linee politiche della cospirazione. Aiutandoci a svelare questo "segreto", Borgna ci consente anche di spiegarne un altro, quello della loro scomparsa senza eredi. Ad essere irripetibile e' proprio quel processo di formazione, il suo nutrimento etico e culturale, impensabile fuori dalla dimensione politica e culturale del Novecento e in particolare del "loro" Novecento. 8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 9. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1297 del 16 maggio 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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