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La nonviolenza e' in cammino. 1292
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1292
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 11 May 2006 00:08:20 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1292 dell'11 maggio 2006 Sommario di questo numero: 1. Maria G. Di Rienzo: Un bilancio 2. Osvaldo Caffianchi: Portando tutto a casa 3. Alcune altre adesioni all'appello per Lidia Menapace Presidente (ci scusiamo per il ritardo con cui le pubblichiamo) 4. Tiziano Cardosi: Semi di nonviolenza a Firenze 5. Piercarlo Racca: Un incontro a Firenze 6. A Firenze una fucina per la nonviolenza 7. Maria G. Di Rienzo: "Fermatevi subito". Per un'iniziativa nonviolenta contro il nucleare 8. Tiziano Tissino: Via le bombe. Un'azione legale di massa 9. Luciano Benini: Atene 10. Penelope Bragonier: Habibti, amica carissima 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento 12. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. MARIA G. DI RIENZO: UN BILANCIO [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo intervento. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sidney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005] Eccoci qua a fare il bilancio dell'"appello di intellettuali alla vigilia", come un giornale ha definito la candidatura di Lidia Menapace, all'interno di una parentesi, dopo aver ricevuto piu' volte, e sicuramente non solo da me, appello e firme ben prima della vigilia e averlo sistematicamente ignorato. In questi giorni lavoro con la radio accesa in sottofondo: e' sintonizzata, in diretta, con le Camere congiunte per l'elezione del Presidente della Repubblica, e la trasmissione e' per lo piu' la sfilza dei nomi dei parlamentari chiamati al voto... L'elezione di Napolitano e' cosa fatta. Naturalmente gli auguro buon lavoro, e mi aspetto un discorso di insediamento pacato e ragionevole, di una scialba medieta', in cui verranno ripetuti concetti un po' astratti e si inneggera' al futuro del paese, eccetera. Non mi aspetto invece di venire sorpresa, di provare commozione o orgoglio, come accadde quando nel suo primo discorso da Presidente Sandro Pertini chiese di "svuotare gli arsenali e riempire i granai". * Cio' detto: e' servito il nostro appello in favore di Lidia? Si'. Migliaia di volte si', quante sono state le firme in calce. Hanno finto di non vederci e di non sentirci? Certamente, era persino scontato che la prima risposta fosse questa: ti ignorano, ti ridicolizzano, ti combattono... e poi vinci (citazione gandhiana scombiccherata). A patto che tu continui a crederci, che ogni singolo "tu" firmatario lo faccia, possiamo portare la discussione sulla nonviolenza nelle aule parlamentari. Possiamo impedire nuove violazioni dellíart. 11 della Costituzione e cercare di riparare quelle che i governi italiani precedenti hanno gia' compiuto. Possiamo chiedere conto al nuovo governo delle armi nucleari americane sul territorio italiano. Possiamo ottenere la riduzione delle spese militari, e la destinazione di fondi a politiche di pace. Di sicuro Lidia ci dara' una mano. Noi l'abbiamo gia' eletta, ma non puo' certo fare questo lavoro da sola. Resistiamo insieme, dunque. Restiamo insieme. 2. RIFLESSIONE. OSVALDO CAFFIANCHI: PORTANDO TUTTO A CASA Ci disse una volta il nostro buon maestro di retorica Juan de Mairena: "Vosotros debeis hacer politica, aunque otra cosa os digan los que pretenden hacerla sin vosotros, y, naturalmente, contra vosotros. Solo me atrevo a aconsejaros que la hagais a cara descubierta..." (cosi' in Antonio Machado, Juan de Mairena - citiamo dall'edizione curata da Jose' Maria Valverde per i Clasicos Castalia, Madrid 1987, p. 109). E' stato bello in queste settimane che tante e tanti abbiano provato il desiderio buono come il pane di voler Lidia a capo dello Stato e non son state le lor voci vane. E ne' il silenzio di quel degradato del mondo gran teatro e di panzane inesauribil fabbrica, o il beato torpido non vedere e non sentire di chi gia' si e' ridotto all'obbedienza del cortigiano al seguito del sire rilevano alcunche'. La nonviolenza da se' sa aprir cammino al suo buon ire, serena persuasione e gaia scienza. 3. DOCUMENTAZIONE. ALCUNE ALTRE ADESIONI ALL'APPELLO PER LIDIA MENAPACE PRESIDENTE (CI SCUSIAMO PER IL RITARDO CON CUI LE PUBBLICHIAMO) Scusandoci per il ritardo, ma credendo che sia utile darne documentazione, riportiamo di seguito alcune altre adesioni all'appello per Lidia Menapace Presidente della Repubblica (che nei giorni scorsi non eravamo riusciti a pubblicare per disguidi vari). Segnaliamo anche che non riportiamo altre adesioni ancora che pure ci sono pervenute nei giorni scorsi, o perche' le firme erano incomplete o perche' non essendo gia' su supporto elettronico la trascrizione richiederebbe un impegno oneroso ormai palesemente non piu' concretamente utile; ma naturalmente tutte le persone che hanno inviato messaggi o anche solo firme qui parimenti ringraziamo di tutto cuore, cosi' come ringraziamo le persone che ci hanno comunicato telefonicamente altre adesioni. * [Ringraziamo Sergio Albesano (per contatti: sergioalbesano at tiscali.it) per questo affettuoso e sorridente intervento] Ho ascoltato Lidia Menapace sabato a Firenze al convegno del Movimento Nonviolento sul tema "Nonviolenza e politica". Il suo intervento mi e' piaciuto tanto e... ho capito che non sara' mai presidente della repubblica! Sergio Albesano * [Dal blog di Mauro Biani (maurobiani.splinder.com) estraiamo questo frammento da un piu' ampio articolo] ... candidatura di tutto rispetto, quella di Lidia Menapace, avanzata con grande forza dal Movimento Nonviolento e appoggiata decisamente da Peacelink, e da personalita' come Giovanni Franzoni, Domenico Gallo, Dacia Maraini, Ettore Masina, Eugenio Melandri, Luisa Morgantini, Gianni Novelli, Riccardo Orioles. Lo slogan per Lidia Menapace e': "ci piacerebbe un Presidente della Repubblica che avesse fatto la Resistenza. Un Presidente della Repubblica che avesse fatto la scelta della nonviolenza. Un Presidente della Repubblica femminista. Una Presidente della Repubblica"... Mauro Biani * [Ringraziamo Concetta Carco' (per contatti: ccarco at libero.it) per questo intervento] Vogliamo Lidia Menapace Presidente della Repubblica. Concetta Carco' * [Dal sito www.onemoreblog.org riprendiamo questo intervento di Milton Melilupi] Ci sarebbe la proposta gia' lanciata della Menapace presidente della Repubblica. Una donna, pacifista e partigiana. Di meglio? Milton Melilupi * [Ringraziamo Strato Petrucci (per contatti: s.petrucci at ausl.mo.it) per questo intervento] Condivido la proposta che la senatrice Lidia Menapace sia eletta Presidente della Repubblica. Strato Petrucci * Tra i siti che hanno in vario modo dedicato attenzione, dato voce o esplicitamente sostenuto l'iniziativa per Lidia Menapace Presidente della Repubblica pubblicando appelli, interventi, adesioni e materiali informativi e di sensibilizzazione segnaliamo, tra molti altri, almeno i seguenti: www.aadp.it www.abruzzosocialforum.org www.agneseginocchio.it www.alternativerivista.it www.altrementi.org www.aprileonline.info www.arcoiris.tv www4.autistici.org bellaciao.org www.beppegrillo.it www.caserta24ore.it www.cdbitalia.it www.censurati.it www.comunicati.net www.didaweb.net www.donneinviaggio.it www.donnemondo.com www.ettoremasina.it www.evangelodalbasso.net www.girodivite.it www.grusol.it www.ildialogo.org www.italiadeivalorimediocampidano.it www.italialaica.it www.lavocedifiore.org www.macondo.it www.mediterraneoforpeace.it www.metamorfosi.info www.molecularlab.it www.namaste-ostiglia.it www.noidonne.org www.nonluoghi.info www.nonviolenti.org www.nuovaalabarda.org www.nuovideali.it www.osmdpn.it www.peacelink.it www.prcmacerata.it/forumdonne forum.promiseland.it punto-informatico.it www.radiobase.net fc.retecivica.milano.it www.retelilliput.org www.sanlibero.it www.sinistraeuropea.it www.sottovoce.it www.telefree.it teleradionews.altervista.org www.tellusfolio.it www.umanista.org unimondo.oneworld.net www.usciamodalsilenzio.org digilander.libero.it/vallarsa www3.varesenews.it forum.vene.to.it www.viottoli.it www.wema.it www.womenews.net 4. RIFLESSIONE. TIZIANO CARDOSI: SEMI DI NONVIOLENZA A FIRENZE [Ringraziamo Tiziano Cardosi (per contatti: tcardosi at tiscali.it) per questa bella testimonianza sul convegno fiorentino del Movimento Nonviolento. Tiziano Cardosi, amico della nonviolenza, impegnato in varie iniziative di pace e di solidarieta', e' stato tra gli organizzatori del convegno su "Nonviolenza e politica" svoltosi a Firenze il 5-7 maggio] Dal 5 al 7 maggio si e' tenuto a Firenze il convegno su "Nonviolenza e politica" promosso dal Movimento Nonviolento. Nel raccontare le mie impressioni su di esso mi piace cominciare proprio dalla fine di questo incontro, dai saluti, quando le persone arrivate da tutta Italia sono partite salutando i fiorentini. Qualcuno ha detto: i semi della nonviolenza gettati germoglieranno. Ho annuito, ma non troppo convinto... Invece i semi hanno cominciato a germogliare subito, come per incanto: a Firenze, dove stiamo cercando di riunire i nonviolenti della citta' in un gruppo che si e' chiamato "Fucina per la nonviolenza", sono gia' nate idee di nuovi incontri e iniziative in vista dell'opposizione alla guerra e dell'allargamento della partecipazione di tutti; una serie di telefonate, contatti, e-mail hanno cominciato a girare come se una forza magnetica avesse scosso il torpore della citta'... * Tre giorni pieni di discussioni, confronti, appunti, scambio di documenti, libri, stampe, impressioni. Un convegno che ha visto interventi di tutte le anime del movimento, da quella meditata e concretissima di Nanni Salio nel delineare i pericoli della danza macabra che l'umanita' sta conducendo sull'orlo di un vulcano, a quella piu' positiva e fiduciosa di Lidia Menapace che ha portato il soffio rigeneratore delle sue esperienze femministe e della sua ironia; dai dubbi e le speranze sul nuovo servizio civile, al ribadire con caparbia convinzione la necessita' dei Corpi civili di pace come esperienza assolutamente alternativa, e concretissima, nella risoluzione dei conflitti che insanguinano il mondo; dal ricordo di un uomo come La Pira (l'indimenticabile sindaco di Firenze) alla constatazione dei problemi di oggi cui, intuizioni come quella dell'omnicrazia, potrebbero offrire un valido rimedio... Al di la' di tutte le parole dette e ascoltate, germogliano i virgulti di amicizie nate o rinvigorite dallo stare assieme, sbocciano sentimenti di stima e di affetto usciti dal reciproco confronto; una soave promessa di umanita' pacificata con se stessa e col mondo. * La domenica mattina una passeggiata nel centro di Firenze, nei luoghi che furono importanti per la nascita della nonviolenza nella citta' e nel mondo. Per chi, come me, vive in questa citta', e' stata una brutale esperienza vedere luoghi che furono abitati e vissuti dai cittadini, sospesi in un vuoto urbanistico: dove una volta erano quartieri di donne e uomini, adesso solo negozi griffati, fast food, alberghi, mandrie di turisti condotte in sentieri di consumismo e di arte ridotta a insipidi bignamini. L'emozione piu' amara e' stata di fronte alla prima sede del Cos (il Centro di orientamento sociale) di Firenze, una volta quartiere popolare, adesso deserto umano segnato dagli scarti di un turismo frettoloso e inutile: lattine, depliant accartocciati, scatole vuote di pellicole, tovaglioli di carta. Un amaro epilogo se non fosse che il ricordo dei Cos, iniziati in citta' da Aldo Capitini e Pio Baldelli, ricordati dalle parole di Daniele Lugli, ha preso forma nel cuore dei presenti, dando sostanza al desiderio di rinnovare una stagione aperta di umanita' partecipe al proprio destino, dove il potere non sia piu' il mostro opprimente che le cronache ci fanno conoscere, ma un patrimonio di tutti, la ricchezza di esseri viventi riconciliati con se stessi. La coscienza della pochezza della vita politica attuale non e' divenuta astioso desiderio di rivalsa, ma bisogno di persuadere i detentori del potere, divenuto dominio, che la condivisione e' una ricchezza per tutti, ben piu' piacevole di un'arida illusione di potenza. * I semi germogliano: oggi, amici che hanno sentito parlare alla radio di omnicrazia, mi hanno chiesto che cosa fosse. Mi hanno ascoltato piacevolmente stupiti. I semi germoglieranno, non possono non germogliare se l'umanita' vuole un futuro. Un saluto da Firenze, citta' alla ricerca di un futuro di pace. 5. RIFLESSIONE. PIERCARLO RACCA: UN INCONTRO A FIRENZE [Ringraziamo Piercarlo Racca (per contatti: piercarlo.racca at fastwebnet.it) per questa testimonianza sul convegno "Nonviolenza e politica" svoltosi a Firenze alcuni giorni fa. Piercarlo Racca e' uno dei militanti "storici" dei movimenti nonviolenti in Italia ed ha preso parte a pressoche' tutte le esperienze piu' vive e piu' nitide di impegno di pace; e' per unanime riconoscimento una delle voci piu' autorevoli della nonviolenza in cammino] Sabato 6 maggio a Firenze si e' svolto il convegno organizzato dal Movimento Nonviolento su "nonviolenza e politica". Estremamente positiva e' stata la partecipazione e la ricchezza degli interventi. Si e' partiti da una introduzione di Daniele Lugli sulla figura di Capitini e della ricca esperienza dei Cos (centri di orientamento sociale) dove effettivamente la gente comune poteva interloquire sulle scelte politiche ed economiche delle amministrazioni locali. Oggi i Cos non esistono piu', i cittadini sono di fatto estromessi dalle scelte politiche ed economiche. Ma malgrado tutto questo alcuni segnali confortanti sembrano emergere dagli esempi di democrazia partecipata e dalla lotta No Tav in Val di Susa. Dagli interventi che si sono susseguiti sono emerse molteplici situazioni in cui la nonviolenza e' presente nella politica e cerca di farsi strada con le sue proposte. Servizio civile volontario, corpi civili di pace, cantieri di pace, fucina della nonviolenza, percorsi di nonviolenza, riviste varie ("Azione nonviolenta", "Satyagraha"...), economia di pace, lotte varie (rifiuti, scorie nucleari, inquinamento elettromagnetico, ecc...). * In particolare sulla questione No Tav e' stato fatto presente che la lotta in Val di Susa non e' solo la questione se fare altri binari, se esiste la sicurezza stante la situazione di presenza di amianto e uranio; ma soprattutto e' l'opposizione consapevole che non c'e' futuro con un uno sviluppo in cui l'unico parametro di riferimento e' la crescita del Pil e dove non viene assolutamente tenuto conto della qualita' della vita, degli scenari futuri di questo sviluppo dissennato in cui un semplice yogurt percorre tremila chilometri prima di essere acquistato e consumato. E una possibile lettura nonviolenta di questa lotta lotta ci porta a sperare che sia l'inizio di una inversione di rotta rispetto alle sciagurate scelte economiche che i politici di mestiere sia di destra che di sinistra continuano a propinarci con la teoria dello sviluppo infinito e senza tenere conto della deforestazione, della cementificazione, dell'inquinamento, dell'aumento della popolazione e del prossimo esaurimento delle fonti energetiche fossili. * Sul fronte molto attuale dell'elezione del Presidente della Repubblica la senatrice Lidia Menapace ci ha ricordato l'improponibilita' di eleggere un presidente della Repubblica che ha fatto della guerra del Kossovo un suo vanto. * Molti altri temi sono stati proposti in questo momento di confronto. Non si sono votate mozioni ma si e' preso atto della ricchezza dei contenuti. Una proposta interessante e' quella di una campagna per espellere dal nostro territorio le armi nucleari tuttora presenti in alcune basi della Nato, campagna che potrebbe essere un collante per una grande iniziativa comune di varie associazioni tra cui il Movimento Nonviolento. * In tutto questo non e' certo mancato il richiamo (eravamo a Firenze) alla figura di La Pira che nel campo della nonviolenza e dell'obiezione di coscienza ha rappresentato un punto fermo cui riferirsi. Il giorno successivo, domenica 7 maggio, a conclusione di questo percorso fra nonviolenza e politica i partecipanti al convegno hanno preso aprte a una camminata attraverso Firenze per visitare i luoghi in cui persone legate alla nonviolenza (La Pira, Capitini, Langer, Pio Baldelli e altri) hanno vissuto e lasciato un segno tangibile. Conoscere la storia passata e' sicuramente uno stimolo e la base per lavorare teneramente verso un futuro nonviolento. 6. ESPERIENZE. A FIRENZE UNA FUCINA PER LA NONVIOLENZA [Ringraziamo Alberto L'Abate (per contatti: labate at unifi.it) per averci inviato il seguente documento sull'esperienza fiorentina recentemente nata - anzi: statu nascenti - della "Fucina della nonviolenza" che e' stata presentata al convegno su "Nonviolenza e politica" svoltosi a Firenze dal 5 al 7 maggio. Alberto L'Abate e' nato a Brindisi nel 1931, docente universitario, promotore del corso di laurea in "Operazioni di pace, gestione e mediazione dei conflitti" dell'Universita' di Firenze, amico di Aldo Capitini, e' impegnato nel Movimento Nonviolento, nella Peace Research, nell'attivita' di addestramento alla nonviolenza, nelle attivita' della diplomazia non ufficiale per prevenire i conflitti; ha collaborato alle iniziative di Danilo Dolci e preso parte a numerose iniziative nonviolente; come ricercatore e programmatore socio-sanitario e' stato anche un esperto dell'Onu, del Consiglio d'Europa e dell'Organizzazione Mondiale della Sanita'; ha promosso e condotto l'esperienza dell'ambasciata di pace a Pristina, ed e' impegnato nella "Campagna Kossovo per la nonviolenza e la riconciliazione". E' portavoce dei "Berretti Bianchi". Tra le opere di Alberto L'Abate: segnaliamo almeno Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha, Torino 1985; Consenso, conflitto e mutamento sociale, Angeli, Milano 1990; Prevenire la guerra nel Kossovo, La Meridiana, Molfetta 1997; Kossovo: una guerra annunciata, La Meridiana, Molfetta 1999; Giovani e pace, Pangea, Torino 2001] Vogliamo una Fucina per la Nonviolenza (definizione di fucina nel dizionario Devoto-Oli: "Ambiente che favorisce la formazione di fatti e di personalita' socialmente e culturalmente rilevanti", per es. una fucina d'ingegni). Desideriamo rappresentarci disegnando un cerchio quasi completo con una matita colorata, di quelle morbide, che ci permette di mostrarci persone uguali, diverse e simili, una tempesta di idee, parole, sogni, speranze e progetti che, come in abbraccio umano, racchiudono, ma senza stringere troppo, una parola, quella piu' importante: nonviolenza. Vogliamo partire dal basso, dal se', lavorando su noi stessi, trovando la liberazione attraverso la formazione, il "potere di tutti" (l'empowerment, l'omincrazia) rimanendo sempre un gruppo aperto. Essere luogo d'incontro, di comunicazione tra realta' ideologicamente vicine e lontane, essere un portale, un collante tra e per i gruppi socialmente attivi, una fucina culturale e di formAzione al fine di pensare e realizzare progetti per determinare cambiamenti concreti. La nonviolenza e' al tempo stesso un modo di intendere il vivere, le relazioni, ed uno strumento che aiuta il genere umano a riconoscere il primato dell'essere sull'avere, ad abolire nel quotidiano la parola "ultimi". Diventa per noi fondamentale imparare la pazienza per ascoltare, ascoltarci, e capire. Vogliamo colori, creativita' e fantasia al potere. Vogliamo essere sempre piu' liberi come madre natura ci ha pensati, liberi di vivere la felicita' che emerge nelle relazioni tra le persone e con l'ambiente. Vogliamo liberarci dalla violenza del potere e del sistema basati sul profitto economico, distinguendo con forza la differenza che passa tra obiezione di coscienza e una superficiale visione pacifista del mondo. Per costruire la fucina, per dar vita a questa esperienza di liberazione, ci siamo dati alcuni obiettivi che sentiamo prioritari nella nostra azione nonviolenta senza definirne subito la gli strumenti perche' significherebbe guardare prima ai mezzi senza pensare ai fini, privandoci dell'esperienza fondamentale di relazione e condivisione. Crediamo fortemente, come diceva Gandhi, che mezzi e fini sono parimenti importanti, "che i fini siano nei mezzi e viceversa ", per questo e' importante nel pensare e fare nonviolento, esplicitare cosa vogliamo prima di come fare per raggiungerlo. Fantasia e creativita' non hanno limiti se troviamo il coraggio di creare forme e modalita' di agire nuove attente al contesto storico e sociale in cui viviamo. Diventa dunque a nostro avviso necessario avere in citta' una struttura permanente di riferimento e riconosciuta che sia idonea a favorire l'incontro e la formAzione tra le persone/cittadini. Questi sono per noi gli obiettivi su cui lavorare: - formazione; - obiezione di coscienza; - partecipazione; - guerra e riconversione dell'industria bellica e nucleare; - antimilitarismo; - "ultimi" e migranti. Ad oggi, maggio 2006, abbiamo delineato brevemente due di questi possibili percorsi. * Riconversione delle industrie belliche in Toscana L'Italia e' tra i primi nove paesi del mondo che fabbricano ed esportano armi. E la costruzione e la vendita di armi non e' sicuramente un modo per arrivare alla pace, ma anzi alimenta la guerra. Per questo e' importante mettere in programma la riconversione delle industrie belliche. La Toscana ha un ruolo non del tutto marginale in questo campo. Ma l'approccio portato avanti finora dal movimento nonviolento non ha dato grandi risultati. Finora si e' cercato di basarsi sull'obiezione di coscienza di alcuni operai che si dichiaravano obiettori alla costruzione di armi e chiedevano di essere spostati ad altri lavori, spesso senza risultato, o si licenziavano, o venivano licenziati. A nostra conoscenza le persone che hanno agito cosi' sono poche decine con quasi nessun effetto sulla realta', ma con grossi problemi personali di mancanza di guadagni e di ricerca di altri lavori. Il vescovo di Firenze precedente all'attuale aveva creato un fondo economico per aiutare queste persone e sarebbe interessante venire a conoscere se e come e' stato speso ed i risultati di tale impegno. Inoltre il gesto di questi obiettori li ha isolati rispetto agli altri operai che non si sentivano di seguire il loro esempio. Per questo e' necessario seguire una strada del tutto diversa che coinvolga gli stessi operai nella riconversione della loro industria. Due esempi importanti si sono avuti in Inghilterra ed in Piemonte, ma probabilmente esistono anche altri casi che meriterebbe studiare. Per fare un lavoro serio si tratterebbe di andare presso l'Osservatorio regionale sul commercio delle armi (della Regione Toscana) ed avere il quadro regionale delle industrie toscane che fabbricano armi. Con loro e con l'aiuto dei sindacati, e di docenti universitari che si siano interessati di questi temi, individuare una fabbrica, non troppo grande ma nemmeno troppo piccola, che possa essere effettivamente riconvertita in modo da servire da volano e da esempio. Con gli stessi operai mettere poi a punto un piano di lavoro per arrivare alla riconversione della stessa ed attivare tutte le possibili collaborazioni per realizzare il progetto. Tener presente anche il progetto di legge del Prc sulla riconversione industriale. Dopo ottenuto il primo risultato passare ad altre industrie piu' grandi. E' un lavoro che richiede un grosso impegno e un certo tempo, ma che puo' essere molto significativo. * Partecipazione In particolare sul tema di questo convegno, nonviolenza e politica, abbiamo fatto alcune riflessioni. Partecipazione e' parola di moda oggi. Per noi vuol dire permettere a tutti di aver accesso al potere, cioe' di poter decidere, con tutti gli altri esseri viventi, collettivamente, di determinare la nostra vita, di trovare la strada per quella felicita' che la vita puo' offrire. Partecipazione e' liberare le nostre citta' dalla paura, il sentimento che ogni forma di totalitarismo ispira ai propri sudditi. Paura del domani, paura del diverso, paura dello straniero, paura della poverta', paura di essere derubato del proprio benessere. La paura ci inchioda dietro le inferriate delle nostre tane, ci imprigiona e ci allontana dalla vita. La paura ci fa sopportare l'idea della guerra sperando che questa ci liberi dai nostri fantasmi. Partecipazione e' liberare la citta' dalla violenza, questa coltre che avvolge ogni pietra delle nostre metropoli. La violenza che emargina chi ha redditi bassi in periferie degradate. La violenza che costringe gli esseri umani che hanno abitato la citta' ad andarsene per lasciar spazio al profitto di chi usa la citta' come risorsa economica, non come luogo di vita. La violenza di chi non ammette sentire diverso dal proprio. La violenza che si nutre di paura e ne genera sempre piu'. La violenza che mercifica ogni spazio e ti fa vivere solo se puoi permetterti di consumare. Consumare, appunto, anche la citta'. Anche questa e' violenza: essere costretto a consumare un oggetto o un soggetto che potrebbe riprodursi, mutare, trasformarsi, rigenerarsi; il profitto conosce solo il consumo, fino alla fine, senza pensare a chi ci e' vicino e a chi verra' dopo di noi. Violenza e' sacrificare il tempo agli ingorghi, immolare la propria salute al dio benzina-kerosene-diesel-combustione. Partecipazione e' sentirsi la parte di un tutto che, solo se completo ed intero, ha senso e dignita'. Partecipazione e' sentire ogni creatura compagna del viaggio verso il futuro. Partecipazione e' condividere lo spazio della citta' con altri esseri che come te cercano la felicita'. Partecipazione e' fare della citta' il luogo dello scambio, del trovare e del trovarsi. Partecipazione e' fare della citta' un luogo in cui la legge del piu' forte si tramuta in regno dei fini, dove l'ideale diventa concreto, come un abbraccio o un bacio. Partecipazione e' negare la ogni discriminazione per innalzare la ricchezza di ogni persona. Partecipazione e' al tempo stesso fine e strumento politico per realizzare il sogno di felicita'. Parlare di partecipazione oggi significa ritrovare il vero spirito con cui erano nati i Comitati di Quartiere che organizzarono la rinascita della citta' dopo l'alluvione del '66. Nel 1976 nacquero i Consigli di Quartiere, frutto di un'esperienza decennale, che avevano come scopo l'impegno diretto dei cittadini nella progettazione e nel controllo della politica cittadina. Ad oggi la struttura stessa dei Consigli di Quartiere non risponde piu' a quelle finalita'. Diventa quindi urgente innescare un processo di revisione politica e strutturale delle amministrazioni ai vari livelli e trovare forme di partecipazione diretta dei cittadini. Parlare di partecipazione e di democrazia oggi vuol dire avere il coraggio, culturale e politico, per riequilibrare i poteri del Consiglio Comunale, della Giunta e del Sindaco al fine di permettere la compartecipazione della Citta' nelle scelte di indirizzo, nella definizione dei progetti, nel controllo dei costi. Parlare di partecipazione oggi significa dar maggior peso alla presenza del mondo dell'istruzione (dalla scuola dell'infanzia all'universita') perche', se e' vero che gli studenti sono prima di tutto cittadini, e' anche vero che l'istituto scolastico in quanto tale puo' vivere una presenza educativa e qualificante nelle relazioni sociali, politiche e istituzionali. Parlare di partecipazione oggi e' soprattutto portare il lievito della nonviolenza nei molti conflitti che esistono nelle citta' per evitare che questi decadano in scontri sterili, per trasformare tutte queste occasioni in una crescita di tutti: politica, culturale, affettiva, sociale, economica. Infine, parlare di partecipazione oggi significa far rivivere lo spirito dei Cos (i Centri di orientamento sociale) nati nell'immediato dopoguerra su impulso di Aldo Capitini: un luogo assolutamente aperto e paritario, dove tutti si possano confrontare su tutto, dove tutti parlano e ascoltano. Dare forma all'"omnicrazia", cioe' al "potere di tutti"; far si' che nessuno sia escluso dalla vita e dalle possibilita' che il vivere insieme consentono, far si' che non ci siano piu' "ultimi", ma solo "uguali". La nascente Fucina della Nonviolenza di Firenze 7. APPELLI. MARIA G. DI RIENZO: "FERMATEVI SUBITO". PER UN'INIZIATIVA NONVIOLENTA CONTRO IL NUCLEARE [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo intervento] "Fermatevi subito! A Kofi Annan e alle Nazioni Unite Il mondo e' assediato da crisi urgenti che minacciano la sopravvivenza dell'umanita'. Di queste, la peggiore riguarda sicuramente l'energia nucleare. Le armi all'uranio impoverito sono radioattive. Vengono massicciamente usate proprio ora dall'esercito Usa e dai suoi alleati, contaminando civili, soldati, il cibo, il suolo e l'acqua con particelle radioattive che persisteranno per circa 4,5 miliardi di anni: tanto quanto e' il tempo trascorso da che la vita apparve sulla terra. Il numero di persone affette dal cancro in Iraq e' aumentato di dodici volte da quando queste armi furono impiegate durante la prima guerra del Golfo. Sono nati bambini con terribili deformazioni congenite ovunque l'uranio impoverito sia stato usato. I soldati tornano a casa ammalati. Piu' della meta' dei veterani americani della prima guerra del Golfo sono ora dei disabili. I loro figli nascono con gravi malformazioni. L"uso continuo delle armi all"uranio danneggera' il nostro genoma ad un livello in cui non saranno piu' possibili guarigioni. Chiediamo a tutte le nazioni del mondo di esprimere il loro biasimo verso coloro che stanno usando armi di distruzione di massa. L'uso di tali armi e' un crimine di guerra secondo tutte le convenzioni belliche. Chiediamo che un incontro a livello globale venga organizzato il prima possibile, e chiediamo alle nazioni di accordarsi sulla cessazione immediata della produzione e della vendita di tutte le armi nucleari, a cominciare dall'uranio impoverito, e di procedere ad eliminare tutte le armi di distruzione di massa, cosi' che noi si possa porre mano al compito urgente di ricostruire il mondo: prima che sia troppo tardi". Questa petizione e' stata creata nel 2004 da "Women for a Better World" e scritta dalla mia amica Stephanie Hiller (che potete contattare a: editor at awakenedwoman.com). La traduzione italiana e' mia. La petizione originale in inglese puo' essere firmata online all'indirizzo: http://www.PetitionOnline.com/jsn2004/petition.html * Nel frattempo, ad Aldermaston nel Berkshire, in Gran Bretagna, da anni si tiene un "Campo della pace delle donne" ogni secondo fine settimana del mese, dalla sera del venerdi' al mezzogiorno della domenica. Ad Aldermaston, infatti, sorge l'Atomic Weapons Establishment, la fabbrica ed il laboratorio di ricerca per le armi nucleari inglesi (una succursale dello stabilimento si trova a circa sei miglia di distanza, a Burghfield). Inizialmente di proprieta' del governo britannico, il complesso e' stato di recente privatizzato, ma continua a produrre in nome e per conto di sua maesta' e del parlamento i missili nucleari Chevaline, We177 e Trident. Le donne che si riuniscono ad Aldermaston dicono: "La nostra campagna di pace e' nonviolenta e diretta contro il militarismo. Il nostro scopo e' fermare la produzione di armi nucleari e vedere il sito di Aldermaston riconvertito in modo sicuro. Usiamo una grande varieta' di tecniche nonviolente per raggiungere questo scopo, dalle lettere e petizioni all'azione diretta. Il governo britannico continua a fare blande dichiarazioni in cui assicura di operare legalmente, ma non e' stato in grado di descriverci una sola circostanza in cui le armi nucleari potrebbero essere legalmente usate. Noi crediamo che ogni passaggio della 'catena nucleare', dalle miniere di uranio che devastano terre indigene all'esplosione di testate nucleari, abbia conseguenze per tutta la vita presente sulla Terra, e sia qualcosa di cui tutti possiamo fare a meno". * Ecco, mi pare che ci siano suggerimenti e spunti di cui potremmo tener conto. Rispetto alla situazione italiana, credo che il primo sforzo vada diretto all'informazione. Molti sanno e ricordano le lotte antinucleari degli anni '70, moltissimi altri purtroppo no. Cominciare con una petizione, un appello comune, mi sembra una buona idea. Il passo successivo potrebbe essere quello di implementarlo localmente, con conferenze stampa e magari sessioni educative sul nucleare ed i suoi usi ed effetti. 8. APPELLI. TIZIANO TISSINO: VIA LE BOMBE. UN'AZIONE LEGALE DI MASSA [Ringraziamo Tiziano Tissino (per contatti: t.tissino at itaca.coopsoc.it) per questo intervento. Tiziano Tissino e' impegnato nel movimento nonviolento dei "Beati i costruttori di pace" ed in numerose altre esperienze ed iniziative nonviolente; e' tra i promotori dell'azione legale contro la presenza delle bombe atomiche americane ad Aviano] Ringrazio tutti per le interessanti riflessioni sul tema del nucleare e sulle modalita' per lanciare la mobilitazione sul tema del nucleare. Ho gia' scritto, nei giorni scorsi, sulla piena disponibilita' da parte di "Beati i costruttori di pace". Mi permetto ora di tornare sull'argomento perche' credo di avere una proposta a mio avviso molto concreta ed alla portata di tutti. A fine anno, il vertice della Nato di Riga ridiscutera' le strategie dell'Alleanza. Alcuni paesi hanno gia' preannunciato la propria intenzione di mettere all'ordine del giorno il cosiddetto "nuclear sharing", ossia l'artificio con cui 480 atomiche Usa sono dispiegate sul territorio europeo. La posizione italiana potrebbe essere determinante nel far oscillare il piatto della bilancia a favore di uno smantellamento di quelle atomiche. E forse potrebbe bastare relativamente poco per far oscillare il futuro governo italiano (che ben sappiamo quanto sara' titubante su questi temi, oscillando tra le posizioni chiaramente pacifiste di alcune forze politiche e quelle chissa' perche' considerate piu' realiste e moderate di altri) verso una posizione favorevole allo smantellamento. Enrico Peyretti propone la stesura di un appello, da inviare alle istituzioni: certo, puo' essere una strada percorribile, ma io la vedo poco incisiva. Firmare appelli costa poco e chissa' quanti ce ne saranno, a sommergere il nuovo governo nei prossimi mesi. Manifestazioni, cortei, azioni dirette nonviolente? Possono servire anche queste, ma rischiano di restare patrimonio di pochi attivisti, oppure di richiedere immensi sforzi organizzativi a fronte di dubbia efficacia. La nostra proposta, a mio modesto avviso, ha il pregio di essere alla portata di tutti, di non richiedere grandi sforzi organizzativi, di essere facilmente autogestibile, decentralizzabile e riproducibile, di essere concreta ed efficace, se appena decidiamo di crederci. Come immagino sappiate, alcuni mesi fa, abbiamo presentato un atto di citazione nei confronti del governo Usa per chiedere che vengano rimosse le bombe atomiche presenti - secondo fonti autorevoli - ad Aviano, in quanto quella presenza e' in contrasto con il Trattato di non proliferazione nucleare. Fin da subito, e' stato nostro obiettivo e proposito coinvolgere in questa azione legale il piu' gran numero di cittadini, in modo da trasformarla, nei fatti, in una specie di "class-action", che non potesse essere ignorata a livello politico. Stiamo quindi costituendo un comitato (si chiamera' "Via le bombe" e verra' costituito ufficialmente il prossimo 28 maggio), che si presentera' in causa a fianco dei promotori, in rappresentanza di tutti i suoi aderenti. Se questo comitato potesse dire di rappresentare ufficialmente migliaia o addirittura (non mettiamo limiti alla provvidenza) milioni di persone, l'effetto potrebbe essere dirompente. Sarebbe il segno che c'e' gente pronta a mettersi in gioco su questi temi, e sarebbe molto piu' efficace di una qualsiasi raccolta di firme, sondaggio o petizione. C'e' gia una scheda di adesione disponibile (potete scaricarla dal sito www.vialebombe.org): chiunque puo' compilarla, oppure duplicarla e farla circolare fra amici e conoscenti, nelle sedi di partito, nelle associazioni, nelle parrocchie... Se solo volete, possiamo partire subito (in realta', anche se in maniera ancora stentata, siamo gia' partiti...); possiamo convogliare su questa azione le forze delle nostre associazioni o delle realta' con cui siamo in contatto; possiamo chiedere di aderire ai tanti che in questi giorni hanno sostenuto la candidatura di Lidia Menapace... 9. RIFLESSIONE. LUCIANO BENINI: ATENE [Ringraziamo Luciano Benini (per contatti: luciano.benini at tin.it) per questo intervento nella riflessione avviata dagli interventi di Tonio Dell'Olio ed Enrico Peyretti che abbiamo presentato ieri. Luciano Benini, gia' presidente del Movimento Internazionale della Riconciliazione (Mir-Ifor), da sempre impegnato in molte attivita' e iniziative di pace e di solidarieta', e' una delle persone piu' prestigiose dei movimenti nonviolenti in Italia] Anch'io ero ad Atene, anche al dibattito con Tonio, molto bello, fra ebrei, musulmani e cristiani. Non sono andato apposta alla manifestazione conclusiva, che mi sembrava una cosa inutile e pericolosa. Per cui ho negli occhi, e nel cuore, le migliaia di ragazzi che ascoltavano, prendevano appunti, intervenivano, accanto a settaantenni e oltre (finalmente ponti fra generazioni). Questa, fra le altre tante belle cose, quello che mi rimane di Atene. 10. ESPERIENZE. PENELOPE BRAGONIER: HABIBTI, AMICA CARISSIMA [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente articolo di Penelope Bragonier apparso su "We News" . Penelope Bragonier vive a Boston e si occupa di psicologia dello sviluppo; ha diretto il "Boston Institute for Psychotherapy" ed il "Center for Psychology and Social Change" di Harvard] Salisburgo, Austria. Seduta fra i narcisi, nel giardino di un castello fra le Alpi austriache, studio le immagini e le biografie delle cinquantasette donne con cui passero' la prossima settimana. E' il 2004 e siamo venute qui dal Burundi, dal Nepal, dal Ruanda, dalla Russia, dal Costarica, dalla Cina e da altri apesi ancora, per il seminario su "Donne e potere politico". In cinquant'anni di riunioni organizzate qui per proporre soluzioni ai problemi globali, questa e' la prima dedicata completamente alle donne. Le piu' anziane fra noi sono parlamentari, funzionarie, direttrici di organizzazioni femminili. Le piu' giovani sono ricercatrici, studentesse universitarie, programmatrici. Le mie credenziali mi appaiono modeste: sono semplicemente una psicologa di mezza eta', con un retroterra di studi sul genere e sulle relazioni fra etnie. Gruppo di differenze, abbiamo in carico uno scopo condiviso: sviluppare sistemi per rafforzare la partecipazione delle donne alla vita pubblica in tutto il mondo. All'improvviso l'immagine di un volto avviluppato in un velo nero mi colpisce. La donna viene dall'Iran, un paese che secondo George Bush fa parte dell'"asse del male". L'intensita' del suo sguardo, negli occhi scuri, mi ricorda che qui potrei essere il bersaglio di sentimenti antiamericani. Ma io voglio che le donne presenti sappiano che ci sono americani che rifiutano il modo in cui la nostra nazione conduce le sue relazioni con l'estero. Ci riuniamo per le presentazioni in una stanza che pullula di colori: sari nelle sfumature dell'albicocca e del mandarino, abiti e cappelli africani di verde smeraldo, fucsia, giallo sole. "Io sono Naba, e vengo dall'Iraq", dice una piccola donna in seconda fila, "Sono venuta per imparare come le donne irachene possono aiutare la ricostruzione del nostro paese". Una graziosa donna dalla pelle olivastra, che indossa una giacca italiana di pelle e pantaloni attillati, mi sorprende dicendo: "Io sono Mariam, e vengo dall'Iran". E' la donna velata a pagina sette! Mi siedo accanto a Naba. "Siamo terrorizzati ogni minuto delle nostre vite", mi dice. Naba e suo marito, docente all'Universita' di Baghdad, rischiano le loro vite solo andando avanti e indietro al lavoro. La notte, giacciono svegli a letto ascoltando i rumori delle esplosioni e delle armi da fuoco. "Con Saddam, vivevamo in una vasta prigione", mi racconta, "All'inizio, quando arrivarono gli statunitensi eravamo quasi contenti. Ora vorremmo non averli mai visti". Naba mi presenta la sua amica Huda, che viene dalla Giordania. "Vivo ad Amman", dice Huda, "Ma in realta' sono palestinese, e giornalista". Infila una sigaretta in un bocchino, la accende e aspira. * Le nostre giornate sono riempite da incontri. Vengo a sapere della quasi totale esclusione delle donne dagli spazi politici in Russia, del ruolo di sei coraggiose donne dell'Irlanda del Nord nel processo di pace, degli sforzi per la riconciliazione compiuti dalle ruandesi dopo i cento giorni di massacro, delle distinzioni fra l'Islam e le interpretazioni oppressive della "sharia", o legge religiosa. Mariam, il cui nome e' stato cambiato per permetterle di parlare liberamente, mi parla della lotta delle iraniane contro l'oppressione. "Le regole cambiano di continuo. Da un giorno all'altro non sai se avrai problemi per qualcosa di assolutamente innocente. Le madri sono terrorizzate per cio' che puo' accadere ai loro figli". La figlia di Mariam ha passato una notte in prigione per aver partecipato a una festa di compleanno. Ma c'e' di peggio: "Tre anni fa, i mullah hanno ucciso cento fra artisti ed intellettuali, persone dalla grandissima integrita'". Il terzo giorno, Naba, Huda ed io passeggiamo attorno al lago del castello. "Saddam ingannava i visitatori stranieri", dice Naba. Anfitrione perfetto, ospitava visitatori nei suoi palazzi mentre torturava ed affamava il suo popolo dietro le quinte. "Un uomo cosi' generoso!", dicevano i suoi ospiti, "Non possiamo credere che seppellisca viva la gente in buche nel terreno". "Oh, si'", dice Huda (anche il suo nome e' stato cambiato per proteggerla), "Un uomo molto generoso. A me ha dato una casa. Non scherzo. Quando comincio' la guerra contro l'Iran, disse ai suoi: date ad ogni giornalista di Amman una casa nuova. Ma non scrivemmo lo stesso cose buone, di Saddam. Non puoi comprare i giornalisti". Rinfrancata dalle confidenze che ci ha fatto, Huda racconta come suo figlio la prenda in giro sul fatto che invecchia. Il figlio ha 31 anni, come il mio. "E il mio pure!", esclama Naba, prendendoci entrambe sottobraccio. E cosi' andiamo sul sentiero tenendoci unite, una falange di madri. Huda dichiara: "Le madri costruiranno la pace, cosi' i figli non moriranno". La notte successiva, danziamo alla musica di un cd portato da Naba, nella cantina del castello che funge da birreria. Sei donne di mezza eta' in cerchio, con anche che dondolano e braccia che ondeggiano, mentre Naba si muove al centro del cerchio con la grazia di chi ha danzato a questi suoni sontuosi sin dall'infanzia. Naba raccoglie la mano a coppa sul labbro superiore, ed emette un gorgheggio acuto che si alza al di sopra della musica. Al mio terzo tentativo di imitarla si china su di me e risponde con il medesimo suono. Ce l'ho fatta. Quando la canzone termina, spiega: "Noi lo chiamiamo 'helulah', cioe' il suono per qualcosa di giusto, di buono. E tu, sai come ti chiamo? Tu sei 'habibti', amica carissima". Atar, una giovane israeliana, piomba nel cerchio. Agli incontri, ha descritto i suoi sforzi per unire arabe ed ebree nella pace. Huda, la palestinese che vive in Giordania, ha mantenuto le distanze da Atar per tutta la settimana. Ora la guarda, e scrolla le spalle. Non puo' dimenticare chi costrinse la sua famiglia a fuggire da Gerusalemme quando lei era bambina. E solo il mese scorso, ha raccontato, i bulldozer israeliani hanno distrutto la loro vecchia casa per far spazio al muro che dovra' separare gli arabi dagli ebrei. Ma ora, dopo aver terminato di bere il suo bicchiere di vino, entra nel cerchio e prende Atar per mano. Il pomeriggio dell'ultimo giorno, Mariam mi mostra il velo nero che dovra' stringersi attorno al volto prima che l'aereo atterri a Teheran. Poi arriva Naba. "Tu verrai a Baghad", mi dice abbracciandomi. "Si', habibti". Naba sogghigna alla mia pronuncia della parola che mi ha insegnato. * Lascio Salisburgo colma di energia grazie alla vitalita', al coraggio ed alla risolutezza delle cinquanta donne con cui ho passato una settimana. Insieme, abbiamo disegnato tecniche per espandere l'accesso delle donne al potere politico. Il giorno dopo il mio arrivo a casa, Huda scrive in una e-mail che ha contattato Atar a Tel Aviv. "Un giorno avremo una pace vera, se cominciamo a dire ai nostri governi: smettete con i vostri disgustosi tentativi di mantenere il potere usando il nostro sangue. Che tu sia benedetta, mia cara". Che tutte noi si sia benedette, penso, meravigliandomi della rete che abbiamo creato, delicata e resistente come quella di un ragno. Un giorno Naba ed io sederemo insieme nel suo salotto a Baghdad, bevendo te' e scambiandoci le foto dei nostri figli e delle loro famiglie. Insh'Allah, o come diremmo noi, "Se dio vuole". Continuo a scambiare e-mail con Naba e le altre. Festeggiamo i nostri successi, come quando una di noi e' stata eletta al Parlamento in Burundi, e lottiamo contro i passi indietro, come quando una giornalista e' stata imprigionata in Iran. Ora, due anni piu' tardi, sto facendo le valigie per andare ad Amman, dove incontrero' donne che stanno lavorando contro ostacoli incredibili per migliorare lo status femminile nel loro paese. Se non fosse stato per quella settimana a Salisburgo, avrei perso questa opportunita'. Ma Huda scrive che suo marito sta preparando la pipa ad acqua per il pranzo che festeggera' il nostro ritrovarci. Io ci saro'. * Per maggiori informazioni sul seminario di Salisburgo: www.salzburgseminar.org 11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 12. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1292 dell'11 maggio 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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