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La domenica della nonviolenza. 72
- Subject: La domenica della nonviolenza. 72
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 7 May 2006 11:39:58 +0200
============================== LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 72 del 7 maggio 2006 In questo numero: 1. Un ultimo sforzo per Lidia al Quirinale 2. Gianni Bergamaschi: Per Lidia Menapace Presidente della Repubblica 3. Carla Caimi: Per Lidia Menapace Presidente della Repubblica 4. Maria Teresa Caligaris e Giuseppe Laini: Per Lidia Menapace Presidente della Repubblica 5. Giovanna Casavola: Per Lidia Menapace Presidente della Repubblica 6. Marie-France Maurin: Per Lidia Menapace Presidente della Repubblica 7. Bruna Mengoni: Per Lidia Menapace Presidente della Repubblica 8. Un anno fa 4.506 firme per Lidia Menapace senatrice a vita 9. Giuseppe Moscati: Presenza alla persona nell'etica di Aldo Capitini. Considerazioni su alcuni scritti minori (parte seconda e conclusiva) 1. EDITORIALE. UN ULTIMO SFORZO PER LIDIA AL QUIRINALE Il punto della situazione Domani, lunedi' 8 maggio, cominciano le votazioni per l'elezione del Presidente della Repubblica da parte di tutti i senatori e le senatrici, le deputate e i deputati, i consiglieri regionali allo scopo delegati. Come e' noto nelle prime tre votazioni l'elezione si avra' se un candidato raggiungera' i due terzi dei voti, dalla quarta sara' sufficiente la semplice maggioranza assoluta. Mentre scriviamo queste righe e' ragionevole supporre che i giochi non siano gia' fatti. Che non vi sia gia' un accordo di ferro tra gruppi dirigenti efficiente ad imporre una granitica disciplina ai parlamentari ed ai consiglieri regionali delegati. Che almeno per le prime tre votazioni vi sia la possibilita' reale per tutte e tutti coloro che lo vorranno di votare secondo ragione e coscienza e non per obbedienza alle gerarchie. Per quanto possa sembrare ardua impresa, vi e' la concreta possibilita' che varie persone potranno votare per Lidia Menapace Presidente della Repubblica. E sarebbe un voto che avrebbe un significato forte e potrebbe spostare equilibri, e finanche suscitare nelle votazioni successive un piu' ampio consentimento, un forte gesto di liberta' e democrazia. Non occorre riassumere qui le ragioni e l'importanza di cio'. Bastera' ripetere ancora una volta che "ci piacerebbe un Presidente della Repubblica che avesse fatto la Resistenza. Un Presidente della Repubblica che avesse fatto la scelta della nonviolenza. Un Presidente della Repubblica femminista. Una Presidente della Repubblica. Lidia Menapace". E sara' sufficiente aggiungere che almeno per le ed i parlamentari che si sentono impegnate e impegnati per la pace e in difesa della Costituzione che all'articolo 11 ne fa uno dei principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico, dovrebbe esere dirimente il seguente semplicissimo ragionamento in forma di alternativa secca: se come Capo dello Stato deve esserci una persona che ha le mani sporche di sangue avendo contribuito a promuovere guerra e stragi, o una persona che non solo ha contribuito a liberare il nostro paese dal nazifascismo, non solo e' amica della nonviolenza, non solo e' autorevole figura di quel pensiero e quel movimento delle donne che ha posto lo storico obiettivo di porre la guerra fuori dalla storia, ma che si e' sempre battuta e sempre si battera' contro tutte le guerre, contro tutte le stragi, contro tutte le uccisioni, in difesa dell'articolo 11 della Costituzione, dell'intera Costituzione della Repubblica Italiana, del riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani. Questa persona e' Lidia Menapace, solo nella sua persona si trovano incarnate qui ed ora tutte queste caratteristiche, tutti questi valori. E' Lidia Menapace l'unica candidata possibile per chi vuole una donna, una resistente, un'amica della nonviolenza, una femminista; per chi vuole una Presidente della Repubblica che difenda la pace, la legalita' costituzionale, la dignita' umana. A tutte e tutti coloro che da lunedi' voteranno per la prima carica dello Stato chiediamo di votare Lidia Menapace, di fare questo dono al popolo italiano. * Tre richieste E a tutte le persone che ci leggono chiediamo adesso un ultimo sforzo, di fare tre cose ancora: 1. Scrivere e-mail (e se si hanno relazioni personali con alcuni di essi: telefonare) ai parlamentari ed ai consiglieri regionali (gli indirizzi di posta elettronica di tutti sono pubblici e disponibili nella rete telematica digitando www.senato.it e www.camera.it per i parlamentari, e cercando con un motore di ricerca i siti delle Regioni) per chiedere che votino Lidia Menapace per la pace e la Costituzione; che votino Lidia Menapace perche' donna, resistente, amica della nonviolenza e femminista. 2. Scrivere e-mail a tutti i mezzi di comunicazione di massa affinche' diano notizia di questo appello, di questa proposta, di questa speranza: Lidia Menapace al Quirinale per la pace e la Costituzione; Lidia Menapace al Quirinale perche' donna, resistente, amica della nonviolenza e femminista. 3. Diffondere ancora tra tutte le persone amiche questo appello e questa richiesta, chiedendo anche a loro di scrivere a loro volta ai grandi elettori presidenziali, ai mass-media e ad altre persone ancora. * Alcuni materiali utili a) Un possibile testo sintetico: "Chiediamo che sia eletta Presidente della Repubblica la senatrice Lidia Menapace, prestigiosa intellettuale di forte impegno civile, resistente contro il nazifascismo, amica della nonviolenza, femminista. Chediamo che sia eletta Presidente della Repubblica la senatrice Lidia Menapace perche' e' una donna da sempre impegnata per la pace e la Costituzione". b) Alcune adesioni significative segnalabili: Farid Adly, Imma Barbarossa, Enrica Bartesaghi, Franca Bimbi, Giovanna Capelli, Giancarla Codrignani, Antonino Drago, Rachele Farina, Giovanni Franzoni, Domenico Gallo, Nella Ginatempo, Daniele Lugli, Gerard Lutte, Anna Maffei, Lidia Maggi, Gigi Malabarba, Dacia Maraini, Ettore Masina, Eugenio Melandri, Lea Melandri, Luisa Morgantini, Isidoro D. Mortellaro, Giorgio Nebbia, Gianni Novelli, Riccardo Orioles, Giuliano Pontara, Alessandro Portelli, Lidia Ravera, Annamaria Rivera, Brunetto Salvarani, Umberto Santino, Maria Schiavo, Bruno Segre, Sergio Tanzarella, Letizia Tomassone, Mao Valpiana. Hanno aderito decine di docenti universitari, centinaia di rappresentanti di associazioni impegnate nella solidarieta', per la pace e i diritti umani, numerosi pubblici amministratori. Hanno aderito tra gli altri numerosi religiosi e religiose; prestigiose intellettuali femministe; illustri rappresentanti dell'ambientalismo scientifico; grandi figure della vita civile italiana; autorevoli personalita' delle istituzioni; ed inoltre decine e decine di associazioni, riviste, istituzioni culturali e d'impegno sociale; e migliaia di cittadine e cittadini. Hanno gia' aderito pubblicamente anche alcuni senatori e deputati. 2. DEMOCRAZIA PARTECIPATA. GIANNI BERGAMASCHI: PER LIDIA MENAPACE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA [Ringraziamo Gianni Bergamaschi (per contatti: betberg at tin.it) per questo intervento] Ho ricevuto da Giorgio Nebbia l'appello per Lidia Menapace Presidente e l'ho inoltrato a vari corrispondenti. Lo condivido al cento per cento, non solo perche' ho avuto la fortuna e il piacere di conoscere Lidia, ma perche' sarebbe proprio ora di avere una donna Presidente... 3. DEMOCRAZIA PARTECIPATA. CARLA CAIMI: PER LIDIA MENAPACE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA [Ringraziamo Carla Caimi (per contatti: caimicur at vivoscuola.it) per questo intervento] Aderisco all'appello per Lidia Menapace Presidente della Repubblica. 4. DEMOCRAZIA PARTECIPATA. MARIA TERESA CALIGARIS E GIUSEPPE LAINI: PER LIDIA MENAPACE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA [Ringraziamo Maria Teresa Caligaris e Giuseppe Laini (per contatti: beppemaresa at libero.it) per questo intervento] Aderiamo all'appello per Lidia Menapace Presidente delle Repubblica. 5. DEMOCRAZIA PARTECIPATA. GIOVANNA CASAVOLA: PER LIDIA MENAPACE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA [Ringraziamo Giovanna Cavasola (per contatti: gioca11 at hotmail.com) per questo intervento] Aderisco a questa iniziativa. Giovanna Cavasola, Citta' del Messico 6. DEMOCRAZIA PARTECIPATA. MARIE-FRANCE MAURIN: PER LIDIA MENAPACE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA [Ringraziamo Marie-France Maurin (per contatti: m.france.m at virgilio.it) per questo intervento] Do' la mia adesione alla proposta di Lidia Menapace Presidente della Repubblica. 7. DEMOCRAZIA PARTECIPATA. BRUNA MENGONI: PER LIDIA MENAPACE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA [Ringraziamo (per contatti: brumenbru at libero.it) per questo intervento] Ho letto che viene proposta la senatrice Menapace quale futura Presidente della Repubblica. Aderisco senz'altro, anche se temo che candidature del genere non passeranno mai nel Parlamento italiano. 8. DOCUMENTAZIONE. UN ANNO FA 4.506 FIRME PER LIDIA MENAPACE SENATRICE A VITA [Dal sito del "Comitato internazionale 8 marzo" di Perugia (www.donnemondo.com) riprendiamo i seguenti materiali di documentazione] Il 14 gennaio 2005 una delegazione formata da sei donne ha presentato al Quirinale le firme raccolte dalla petizione popolare che propone al Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, la nomina di Lidia Menapace a senatrice a vita. La raccolta della sottoscrizione era iniziata nel giugno del 2004 su iniziativa del Comitato internazionale 8 marzo, con sede a Perugia, nel corso della manifestazione "Lune di primavera". 4.506 sono le firme, alla raccolta delle quali ha contribuito una fitta rete di organizzazioni femminili, partigiane, pacifiste, laiche, tra cui l'Anpi di Sacile, Lisistrata, Namir, Europeforpeace, Casa internazionale delle donne, Italia laica, Associazione Italia-Nicaragua, Udi di Ferrara, La Spezia, Bornago, Udi "Scienza della vita quotidiana", Centro di ricerca per la pace, Le Girandole, Scuola di pace di Senigallia, Arci Gay Arci Lesbica, Marea, Forum delle donne di Rifondazione Comunista, Agape, Centro pari opportunita' della Provincia di Livorno, Centro Donna di Grosseto, Ida, circoli e gruppi di Foligno, Terni, Todi, Marcia mondiale delle donne, Uomini in cammino, Convenzione permanente delle donne contro la guerra, ecc. Molte sono state le e i parlamentari della Camera, del Senato e del Parlamento Europeo che hanno dato la loro adesione, tra cui: Franco Bassanini, Tiziana Valpiana, Marina Sereni, Michele Santoro, Franco Grillini, Giorgio Panattoni, Mariotto Arnaldo, Piera Capitelli, Giovanni Russo Spena, Sergio Staino, Luciana Castellina, Clara Sereni, Vittorio Agnoletto; molte le personalita': Miriam Pellegrini Ferri, partigiana; Susanna Chiarenti; Chiara Cavallaro, economista; Gianfranco Ricco', direzione nazionale Ds; Monica Lanfranco, giornalista; Vittorio Mencucci, presidente della Scuola di pace "V. Buccelletti"; Imma Barbarossa, Forum donne del Prc; Aurelio Mancuso, segretario nazionale Arci Gay; Nadia Cervoni, donne in nero; Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della pace; Vladimiro Boccali, assessore al Comune di Perugia; Umberto Dolci, Fisac Cgil; Flavio Vallon, direzione regionale Ds Friuli Venezia Giulia; Antonio Saulle, segretario Fiom Trieste; Gemma Lunian , Comitato politico nazionale Prc; Luisa Zanotelli, associazione "L'osservatorio cara citta'", Eletta Cocuzza, Adista; Michele Bonomo, presidente Legambiente Campania, Elena Buccoliero, Movimento Nonviolento; Gloria Nemen, storica; Maurizio Benazzi, teologo laico; Claudio Carnieri, gia' presidente della Giunta regionale dell'Umbria; Gaia Grossi, assessore regione dell'Umbria; e tante persone comuni, insegnanti, pensionate e pensionati, disoccupate e disoccupati, lavoratori e lavoratrici, militanti di gruppi di donne che hanno inviato raccolte di firme senza scrivere il gruppo di appartenenza. * Tra le prime adesioni alla petizione popolare per Lidia Menapace senatrice a vita: Marcella Bravetti del Comitato internazionale 8 marzo, Luciana Castellina gia' parlamentare e parlamentare europea, Imma Barbarossa del Forum delle donne del Prc, Marina Sereni parlamentare, Monica Lanfranco per la redazione di "Marea", Nadia De Mond per la Marcia mondiale delle donne, Rosangela Pesenti, Lisistrata, Floriana Lipparini, Carmen Benelli, Marialba Pileggi della Tavola della pace, Nicola Vallinoto federalista europeo, Giuliana Beltrame, Barbara Romagnoli; Raffaella Chiodo, Stefania Cantatore, Rosaria Onida, Rosetta Scarparo, Assunta Signorelli, Rita Cacchione, Mirella Sartori, Adriana Sferagatta, Flavia Sferagatta, Enrico Peyretti, Centro Donna Grosseto, Andreina Albano, Ida (Iniziativa Donne Aids), Corinna Rinaldi, Maria Virgilio, Claudia Angeletti, Francesca La Forgia, Barbara Romagnoli, Flavio Lotti coordinatore della Tavola della pace, Laura Bergomi, Angelo Cifatte, Francesco Mandarini gia' presidente della Regione Umbria, Vladimiro Boccali assessore del Comune di Perugia, Lazzaretto Angelina, Pietro Puzzi, Giusy Gabriele, Roberta Arsieri, Barbara Grandi assessora di Andria, Antonietta Potetti, Nilde Russo segretaria del circolo del Pro delle Alte Madonie (Palermo), Giulio Vittorangeli per l'Associazione Italia-Nicaragua; Teresa Ambrosoni, Udi - Unione donne in Italia, Vittorio Mencucci presidente della Scuola di Pace, Giorgio Candelaresi preside, Francesca Baldelli docente, Rosaria Leonardi Cenerelli docente, Angelo Cattaneo, Giampieri Giuliana, Candelaresi Orietta pedagogista, Verena Schmid, "Namir", Vittorio Agnoletto parlamentare europeo, senatore Franco Bassanini, Mariotti Arnaldo, Giorgio Panattoni parlamentare, Franco Grillini parlamentare, Piera Capitelli parlamentare, Golfarelli Angelamaria dell'Udi, Aurelio Mancuso segretario nazionale Arcigay, Giovanni Russo Spena parlamentare, Ganpaolo Slvestri responsabile nazionale diritti civili della Federazione dei Verdi, Nadia Favalli, Angela Dogliotti Marasso, Alice Vacca, Cinzia Pani, Cecarelli Massimo, Oian Daniele, Donatella Salina, Gianni Geraci, Paolo Scardi, Massimiliano Puddu, Odilla Dal Santo, Zocche Antonio, Associazione per la pace di Schio (Vicenza), Carmen Pignataro, Anunziata Coppede', Lai Maria Paola, Rita La Guardia, Pier Paolo de Brasi, Silvia Romei, Sabatino Falzarano, Gabriele Pepe, Luca Privitera, Eleonora Casula, Antonella Uselli, Marco Buttarini, Gabriella Costantini, Antonia Mascioli, Franco Meazza, Anna Marzia Positano, Maria Carmela Zincone, Brunella Bruni, Gianni Doria, Losi Dina, Letizia Valli, Giordano Cioli, Maria Grazia Pizzoli, Antonio Bruno, Plino Casagrande, Liliana Salvador, Jacopo Bonora, Sergio Sinigaglia, Pamela Antonacci, Andrea Ferri, Nadia Libera Imbroglini, Alida Di Marzio, Mario Turco, Giuseppe Nicotri, Canonico Costantino, Giorgia Iannelli, Pietro Baruffetti, Sandro Provvisionato, Giancarla Ceppi, Alessandra Negrini, Diego Lo Presti, Flavio Attolini, Edgardo Herbstritt, Mauro Castagnaro, Giorni Tanas, Annamaria Burani, Maurizio Taborelli, Antonella Uselli, Maria Valeria Della Mea, Nadia Cervoni delle Donne in nero, Rina Zardetto, Pasquale Paciello, Cinque Silvio, Rosa Pia Bonomi, Angela Bonora, Clara Sereni scrittrice, Maurizio Brandi, Pierangelo Bucci, Valeria Gangemi, Carra Enzo, Francesco Faccini, Sauro Spagni, Lidia Salvatori, Massimiliano Caruso, Arivetti Cinzia, Guglielmo Gaviani, Angelo Golia, Marta Breda, Paolo Marchini, Giuliana D'Olcese, Diano Pietro, Cruciata Giuseppe, Dina Nascetti, Valeria Pugliese, Sabatino Prosperi, Cosimo Copertino, Adriana Almanno, Roberto Arpaia, Luigia de Marco, Adriana Filip, Maurizio Casetta, Angela Di Terlizzi, Paolo Ferrero, Piero Borgo, Maria Franca Garro, Canonico Costantino, Umberto Dolci, Paola Torsello, Colantoni Erminio, Angela Bernardini, Roberta Lisi, Anna Maria Chirico, Roberto Di Giovannantonio, Pina Garofalo, Antonio Maria Baldi, Salvatore Mica, Luana De Rossi, Wanda Piccinonno, Muntoni Caterina, Loredana Morandi, Antonella Muntoni, Fabiana De Rossi, Paola Canarutto, Giuseppe Cognetti, Massimo D,Andrea, Doriana Goracci delle Donne in nero della Tuscia, Enrico Giardino, Aldo Femia, Alessandra Barbieri, Mariapia Passigli, redazione di "Fuori Binario" (giornale di strada delle persone senza fissa dimora), Saglietti Giorgio, Anna Rapinesi, Milka Atonic, Edda Cicogna, Gabriella Moresco, Alda Fontana, Paola Cino, Fausto Renaldo, Alessandro Messina, Loredana Middione, Gianfranco Mazzeo, Gualtiero Via, Massimo Morone, Hamza Roberto Piccardo, Lucy Ladikoff, Francesca Mele, Agostino Torrani, Giancarla Chiesa, Carlo Kutufo, Marco Acerbi, Giovanna Caviglione, Italo Di Sabato, Daniele Baruzzi consigliere comunale, Alessandro Pistoia, Salvatore Franco, Armando Michelizza, Guerresi Marielena, Luisa Rossi, Tarquinio Fuortes, Marco Berti, Carrer Yuri, Claudio Tullii, Antonino Varvaro, Giuseppe Sindoni, Denny Rossi, Elvira Teodori, Daniele Casini, Piero De Sabbata, Federica D'Alessio, Emanuela Ricci, Marco Consolo, Marco Noris, William Bruno, Giovanna Conte, Licia Canigola, Sergio Combina, Luigi Cacialli, Luca Guarneri, Augusto Cuccaro, Rossella Pirillo, Piergiorgio Cremasco, Gemma Arpaia Iscos-Cisl, Gianna Candolo, Pier Luigi Tolardo, Daniele Carabot, Pasquale Marino, Prc di Bologna, circolo Navile, Antonella Viale, Enrico Semeria, Lorena Marrocco, Salah Ibrahim, Ilicia Di Ienno, Laura Santoro, Nicola Rotondaro, Enzo Salomone, Stefano Possanzini, Vanessa Niri, Lucia Marchetti, Roberto Mazzini dell'associazione Giolli, Beniamino Sidoti e Roberta Gandolfi, Gabriella Maleti, Lucio Morelli, Ivano Franzini, Marino Seveso,- Roberto Antonini, Gianfranco Fontanili, Gianfranco Mazzotta, Chiara Albertinale, Federazione di Firenze del Prc, Eugenia Marcantoni, Giancarlo Coccheri, Saverio Tommasi, Gianfranco Mazzotta, Michele Mengucci, Silvia Mariani, Maria Cavallari, Gianni Casubaldo, Enrico Carretta, produttore teatrale Modena City Ramblers, Claudio Tullii, Milena Valli, Vania Valoriani presidente Consiglio Circoscrizionale 2 Campo di Marte Comune di Firenze, Giuseppe Mosconi, Gabriele Emilio Chiodo, Raffaele Bernardini, Maddalena Balice, Pino Rotta direttore di "Helios Magazine", Lorenzo Mazzucato, Caterina Lusuardi, Marco Ghinelli, Fabrizio Guerra, Davide Scaglianti, Germana Graceffo, Barbara Notaro Dietrich, Stefano Molteni, Eleonora Bonaretti, Tommaso Iorio, Cinzia Spaolonzi, Carmen Pignataro, Coop. Teatro 91, Silvana Campese, Fabiana Guarino, Bruno Campese, Paola Viola, Daniele Campese, Andrea Campese, Giovanna Muro, Mario Muro, Liliana Muro, Antonella Muro, Alfredo Fagni, Fiamma Lolli, Michele Santoro, Sergio Staino, Chiara cavallaro economista, Miriam Pellegrini Ferri partigiana, Spartaco Ferri, Susanna Chiarenzi, Fulvio Vallon, Patrizia Caporossi, L'A-Team: Carmela, Bhavana, Elena, Erica Regis Gianas, Donatella Monaco, Massimo Pistis, Erika Tomassone, Maria (Mimmi) Vinotti, Fausto Bertoncini, Lucia Giansiracusa, Tiziana Boari, Paolo Albertazzi, Agnese Pesando, Matteo Vitali, Marinella Ravettino, Stefania Parigi, Margherita Orsolini, Fiorenzo Albani, Laura Tussi, Gilda Sensales, Raffaele Ibba, Stefania Mazzetti, Zueneli Gianco, Benvenuti Emanuela, Leopolda Minchillo, Luigi Lusenti, Mirella Morandi, Fabio Massimo Rapiti, Valerio Bongiorno, Lorena Cipriani, Manuela Meneghelli, Agata Meneghelli, Silvia Bazzocchi, Sergio Frigo, Patrizia Zantedeschi, Angelo Baracca, Alfio Cortonesi, Elisabetta Addis, Giuseppe Pappalardo, Elina Lo Voi, Eugenia Silvia Rebecchi, Grossi Giuseppe, Lidia D'Alessio, Daniele Davalli, Monica Gardellini, Ingrid Facchinelli, Susanna Giaccai, Maria Letizia Daldoss, Rino Vaccaro, Anna Santoro, Ornella Pesetti, Alberto Negri, Fabrizio Arcuri, Cristina Romieri, Tullio Seppi, Antonino Drago, Gianco Zueneli, Emanuela Benvenuti, Daria Pozzi, Silvia Galiano, Claudio Parentela, Livia Mezzapesa e Nadir Lore', Maria Teresa Ruti, Giuliana Fusaro, Francesco Graziosi, Giuliano Padroni, Carlo Cardarelli segretario regionale Unione Inquilini Marche, Maria Luisa Di Iorio, Giampaolo Paticchio, Antonella Urbinelli, Maria Bonafede, Antonella Visintin, Barbara Nalesso, Radio gamma 5, Alberto Masala, Marcello Santalucia per Acea Marche, Michele Buonomo presidente Legambiente Campania, Francesco Forte editore, Ines Barocci, Maria Antonietta Centaro, Carlo Bertani, Silvana Faccio, Antonio Ferrara, Anna Fratarcangeli, Ludovico Greco, Giorgio Guelmani, Gianni Sabbadini, Maria e Giulio De la Pierre, Pierpaolo Ascari, Giovanni Savegnago, Davide Pelanda, Stefano Buratto, Giulio Girardi, Tiziana Masola, Monica Pistolato, Andrea Antonini, Carlo calvini, Patrizia Restifo Olivera, Andrea Pellegrini, Teresa Armenti, Caterina Dattoli, Eugenio Passarelli presidente del circolo Legambiente "La citta' del sole" di Rende (Cs), Oreste Mottola, Valeria Ajovalasit presidente nazionale Arcidonna, Valeria Borgia, Proposte editoriali Tam Tam, Maria Luisa Sciarra (a nome di tutte/i) del movimento Le Girandole (Milano), Gianmaria Ottolini del Consiglio Comunale di Verbania, Madel Monti del Consiglio provinciale Anpi del Verbano-Cusio-Ossola, Enrico Panini segretario generale Federazione Lavoratori della Conoscenza Cgil, Pierluigi Scotto, Stefano Latini gestore sito "Solegemello", Pietro Renzi, Paolo Bagnaresi, Annalisa Diaz, Alida Manca, Luisa Salis, Luisanna Diana, Carla Fonzo, Brancadori Pia, Ferrara Donatella, Nora Racugno, Valeria Cao, Wanda Piras, Paola Bertolucci, Silvia Palla, Mariarita Marongiu, Roberta Benedetti, Alessandro Di Meo, Alessandra Lombardi, Peter Patti, Giovanni Contini, Gianfranco Rafala', Valerio Cerritelli, Maria Teresa Pellegrini Raho, Camilo Duque, Marco Sicco, Caterina Mantoan, Ivana Boaro, Anna La Stella, Silvia Catalino, Massimiliano Bigiarelli, Maurizia Lugli, Giuseppe Origgi, Bruna Montorsi, Marco Ingrosso, Arianna Manferrari, Restifo Olivera Annarosa, Stefano Boeri, Alessandro De Pascale, Carlo Borghini, Ivaldo Vernelli, Maria Gabriella Guidetti, Francesca Oliva, Marta Breda, Susanna Bernoldi, Luisa Marano, Maria Carla Confalonieri, Sergio Moravia, Raffaella Bacarelli, Rocco Mancini, Elisabetta Giordani, Paolo Molteni, Giuseppe Aragno, Carmine Mignone, Roberto Pizzutti, Alfonso De Nardo, Francesca Sivori, Angelo Romano, Nicola Triggiani, Riccardo Putti, Antonia Banfi, Pasquale Ricciardelli, Simonetta Notari, Paolo Ciaccia, Piero Petrini, Claudio Jampaglia, Pietro Ricchi, M. Giovanna Fadigati, Carmen Pignataro, Giuliana Fiocco, Sergio Saitta, Fabio Candura, Flavia Ricci, Sergio Brancato, Mariacrisstina Cappellazzo, Franca Balsamo, Stefania Achella, Fedele Salvatore, Cooperativa sociale "Irene '95", Liviana Bortolussi, Lucio Pirillo, Eugenia Silvia Rebecchi, Pasqua Gandolfi, Monia Andreani, Alessandra Pauncz, Brunello Marzia, Susana Dorato, Vincenzo Masotti, Stefano De Martin, Monia Campa, Paola Lucantoni (Seminari Magistrali "Joyce Lussu", Ancona), Bianca Cerri, ReporterAssociati, Roberto.Galbiati, Virginio Marzocchi, Elisa Davini, Roberta Matteini, Giovanna Pagani della Lega Internazionale delle donne per la pace e la liberta', Massimo De Santi, presidente del Comitato internazionale di educazione per la pace, Teresa Armenti, Caterina Dattoli, Pesenti Rosangela, Busetti Francesco, Busetti Giordano, Busetti Enrico, Plebani Carmen, Cremaschi Gabriella, Bozzetto Liliana, Dodesini Davide, Sega Mariateresa, Candido Elisabetta, Verdelli Elena, La Torre Elena, Maria Pina Ciancio, Giuseppina Ferrara, Vincenzo Corraro, Maria Letizia Peluso, Santina Scaldaferri, Maria Giovanna Chiorazzo, Maria Luigia Iannotti, Rita Vitrano, Gastone Boz Cgil-Agb di Bolzano, Roberto Renzetti, Marina Toschi, Coordinamento per la pace di Cinisello Balsamo (Mi). 9. RIFLESSIONE. GIUSEPPE MOSCATI: PRESENZA ALLA PERSONA NELL'ETICA DI ALDO CAPITINI. CONSIDERAZIONI SU ALCUNI SCRITTI MINORI (PARTE SECONDA E CONCLUSIVA) [Dal sito www.aldocapitini.it riprendiamo il seguente saggio. La prima parte abbiamo pubblicato ne "La domenica della nonviolenza" n. 71] Per meglio comprendere il rapporto che, in Capitini, lega apertura e compresenza, puo' essere utile rileggere un altro dei testi meno conosciuti del pensatore della nonviolenza, La religione e la pace, che e' del 1955 e che riesce a racchiudere nelle sue poche righe alcune indicazioni molto interessanti. Capitini affronta in questo scritto - in realta' un articolo de "Il Nuovo Corriere" di Firenze del 28 gennaio - proprio il tema della ricerca comune della possibile strada di pace, per imboccare la quale - egli premette - e' necessario innanzitutto abbandonare religioni istituzionalizzate, da una parte, e roccaforti economico-sociali, dall'altra. Il no all'istituzionalizzazione della religione, ovvero alla cristallizzazione del portato sentimentale dell'uomo, e' chiaro e inamovibile: "Se si dice che una vivissima forza morale e religiosa posta nella situazione attuale puo' stabilire un ponte di pace, sta bene; se si dicesse che il ponte e' costituito dal 'ritorno' ad una concezione autoritaria e istituzionale della vita religiosa, questo sarebbe errato, ed equivarrebbe a voler guarire il capitalismo tornando al feudalesimo" (49). Tanto e' vero che non ci si puo' riferire, per un discorso sulla pace, al passato, di per se' fitto di guerre e non certo moralmente "superiore" alla contemporaneita': trarre esperienza dalla storia non equivale, per Capitini, a prediligere sempre e comunque il passato rispetto al presente, ma, semmai, a non accontentarsi del presente cosi' com'e' ed a lavorare costantemente fiduciosi in un possibile miglioramento delle condizioni con le quali abbiamo a che fare. Non ci troviamo, pertanto, dinanzi al percorso obbligato del ciclo che ci e' alle spalle, "come se ci fossimo pentiti di avere scoperto la tolleranza al posto dell'inquisizione, il socialismo al posto della corporazione, la religione aperta al posto della religione che imponeva dogmi e leggende, pena la perdita del cielo e della terra" (50). L'invito dunque e' quello a lavorare insieme per costruire un presente migliore, aspirando all'apertura dell'"unita' amore per tutti" e guardando alla verita' come a qualcosa che non e', e non puo' essere, "per tessera o sacramento" (51). Ma questo, senza peraltro arrivare a mettere contro le diverse fedi o i loro diversi modelli: la diversita' va colta come ricchezza di apertura, appunto, e giammai quale terreno di scontro. Líapertura, allora, e' la forza genuina da opporre a violenza e dominio della potenza, ed in questo caso essa apertura costituisce un obbligo di orientamento per ogni comunita', in primis per quella religiosa; per questo motivo il Nostro non puo' che pronunciarsi incredulo lettore del libro del gesuita Angelo Brucculeri, Moralita' della guerra, edito da "Civilta' Cattolica" e confortato dal placet delle gerarchie ecclesiastiche (del '44 e' la quarta edizione), testo che, in realta', e' quanto di piu' ostile all'idea di apertura. Si tratta di una vera e propria giustificazione dell'opposta idea di "guerra giusta" (52) e, secondo Capitini, dell'espressione piu' diretta delle posizioni piu' retrive del mondo cattolico di quegli anni: vi si trova la legittimazione della guerra offensiva, della violenza agli innocenti se sorretta da buone intenzioni e mirante ad effetti benefici (?), e persino la stessa approvazione di quell'azione che, in generale, abbia due ordini di conseguenze, malefiche e benefiche, ma parta dalla volonta' di produrre solo le seconde... Quanto al singolare tentativo del gesuita di giustificare la guerra (e non solo quella di difesa!) a partire dalle buone intenzioni, si puo' a buon diritto citare il Capitini del '55: "Si tratta di fare in modo che quel 'fine' non sia un qualche cosa di dipinto in fondo, interessando invece esclusivamente il mezzo; ma che quel fine viva gia' nella qualita' e nell'assunzione del mezzo, e sia la' evidentemente riconoscibile" (53). Ma la vera polemica dello scritto si sviluppa in particolare riguardo alla questione della liberta', negata ai cittadini dall'autorita' ecclesiastica, di optare per l'obiezione di coscienza e di rifiutarsi-opporsi alla strategia della guerra. Il filosofo denuncia, qui, una chiesa cattolica avversa all'obiezione di coscienza ed in questo, appunto, conservatrice piu' che mai. E lo fa, ponendosi coraggiosamente come "rivoluzionario nonviolento" (W. Binni) e puntando uno scomodo indice su cio' che di inaccettabile per un libero pensatore - come lui e pochi altri coraggiosi e come tanti altri che rimangono fermi ad una critica sottovoce - mantengono quelle istituzioni che dovrebbero offrire tutt'altro. E' doveroso, allora, ricordare che le conquiste democratiche di oggi sono maturate alla luce dell'instancabile opera di grandi uomini come il Nostro, che l'affermazione dei valori fondamentali della nostra vita democratica deve la sua forza anche agli scritti oggi poco frequentati di pensatori ingiustamente considerati minori. "Poco nota al di fuori dell'Italia - ha infatti notato Giovanni Salio - l'eredita' capitiniana e' stata raccolta prevalentemente dai nuovi movimenti nonviolenti e per la pace italiani" (54). Eppure Capitini "ha anticipato i principali temi oggi in discussione (difesa popolare nonviolenta, educazione alla pace, economia nonviolenta, politica e nonviolenza) e ha gettato le basi sulle quali continuano ad operare i 'persuasi della nonviolenza'" (55). * Uno dei suoi messaggi piu' attuali e che dovremmo sentire a noi piu' vicino credo sia quello che ci invita a guardare agli uomini, non ai regimi o alle forze economico-sociali che si scontrano sullo scenario politico mondiale di tutti i tempi. Convinto che non ci si puo' appiattire sull'esistente - "non si debbono accettare societa' o regimi perche' 'verita' storiche'" (56), e' una delle sentenze finali de La religione e la pace - il Capitini propositivo indica quale puo' essere una possibile via di unione tra gli uomini. L'"apertura a tutti" diventi un abito, uno spirito di disposizione permanente; la speranza in una "realta' liberata" da violenze e ingiustizie si estenda a tutti, non escluda nessuno e rifugga da azioni offensive di ogni genere e da giustificazionismi deleteri (alla Brucculeri); il sentimento religioso, infine, si faccia portatore di un processo de-istituzionalizzatore fino a giungere, senza paure, ad identificare Dio stesso con la pace. Questa strada, se rimarra' aliena dalle piste battute da chi e' "in cattiva fede" e dagli "interessati" in senso lato (57), potra' forse "unire tutti coloro che al mondo politico ed economico attuale, insufficiente e fremente di guerra fredda o calda, portano una libera aggiunta religiosa" (58). Ribadendo cosa e' religione per il filosofo nonviolento, leggiamo un altro passo assai significativo di Religione aperta: "La vita ama e segue i forti, l'atto religioso cerca gli umiliati e gli offesi, gli storpiati, gl'impalliditi. La vita vuole disfarsi dei vecchi perche' essa non sa quello che fa: l'atto religioso e' qui ad una delle prove fondamentali di apertura alla realta' liberata per tutti" (59). La religione, in definitiva, e' quell'atteggiamento di nonviolenza e cura nei riguardi di tutti gli esclusi dalla grande storia, dal processo vitale "maggiore", dalle vittorie di classe, dai giochi di potere, ma innanzitutto dalle regole di base della natura. I condannati dal darwinismo, come li potremmo chiamare, trovano la loro unica tutela nella cura "religiosa" di chi, senza contravvenire alle leggi dell'ordinamento naturale delle cose, aggiunge qualcosa in piu' (che poi e' molto in piu') allo stato dei fatti, alla mera datita' biologica. E, per questo, religione non e', secondo Capitini, cio' che e' rivolto al cielo, bensi' cio' che guarda agli uomini, qui davanti a noi, cio' che produce impegno qui in terra ed in questa vita: la vera salvezza e' nell'unita' di amore contro i mali della vita come la concreta divinita' e' la pace tra gli uomini (60). E' la pace, allora, il fine possibile dell'azione umana, non tanto a partire da un pensiero di tipo escatologico classico, ma in virtu', forse, di un forte atto di presenza ai valori, di testimonianza attiva delle grandi potenzialita' valoriali dell'universo uomo; solo l'esperienza reale del valore rende questo sempre vivo, ma solo grazie alla "apertura che comprende il sacrificio e la speranza, perche' anche la pace costa" (61). Ecco la "decisione attiva" che ci presenta il nostro autore, decisione da "'volontari della nonviolenza', contro l'opportunistica scelta del 'male minore'" (62). * L'opportunismo di cui il Nostro taccia la scelta di chi opta per il male minore e' il peggior nemico di un reale mutamento delle cose. L'anno prima di scrivere La religione e la pace, e cioe' nel 1954, Capitini era intervenuto a proposito dei programmi teorici e dell'operato del "Terzo Campo", una sorta di associazione con aspirazioni di diffusione mondiale e nata da un gruppo originario di pacifisti gandhiani (radicali), operanti negli Stati Uniti e via via collegatisi ad altri gruppi di gandhiani, pacifisti, socialisti... Egli si era espresso a favore della Dichiarazione (del 4 ottobre '53) e dei seminari-conferenza (inizialmente triennali) tenuti da tale gruppo sul tema fondamentale dell'abolizione della guerra, e si era dichiarato fiducioso nel cammino di una simile "terza posizione" rispetto agli opposti totalitarismi americano e comunista; ma pure si era mostrato dubbioso riguardo a tre "punti deboli" del Terzo Campo. Tra questi, quello che in sostanza attiene al programma pratico e che ricade, appunto, sul pericolo della via del male minore; il rischio, per Capitini, viene dalla tentazione di accentuare il punto della "difesa della liberta'" a discapito di altri due nodi centrali, ovvero la promozione di un'economia di tipo socialista "dal basso" e la stessa "rivoluzione nonviolenta": accentuando l'aspetto della difesa della liberta', infatti, c'e' solo da aspettarsi "uno squilibrio e, in fondo, un ritorno a qualche cosa di conservatore, accontentandosi di la' dove c'e' un po' piu' di liberta', scegliendo il 'male minore'" (63). E quella del male minore non e' altro che una "teoria non adatta a chi mira ad un rinnovamento profondo" (64): inseguire quel "po' di piu' di liberta'" puo' voler dire rinunciare al grande progetto di una "socialita' nuova" che non ritorni all'aristocrazia e vada oltre la democrazia (verso l'omnicrazia), desistere dall'agire "dal basso" in opposizione al gerarchico, conservatore e reazionario concetto di "alto" e, in breve, sacrificare la stessa idea di "apertura a tutti" (65). Capitini non si accontenta ed invita apertamente il Terzo Campo a non farlo. Egli ricorda che la novita' del pacifismo contemporaneo e' nell'operare al di fuori delle istituzioni esistenti - la Societa' delle Nazioni e' idea vecchia ed insufficiente -, nella consapevolezza che le Nazioni Unite non costituiscono un efficace baluardo contro la possibilita' di una tragica, terza guerra mondiale: la strada da seguire, allora, non puo' che essere quella di un "federalismo nonviolento dal basso" (66). D'altra parte, gia' l'obiezione di coscienza e' (e deve essere) innanzitutto un atto contrario all'autorita' ed all'istituzione, e semmai richiama il valore delle leggi non scritte che si possono far risalire all'Antigone, cui Capitini fa riferimento (67). L'obiezione e' senz'altro legata al valore-responsabilita' della coscienza e si basa sull'impegno "per un motivo universale... sia esso religioso, morale, sociale" (68), ponendo la nonviolenza anche come mezzo oltre che come fine (69). Il movimento di coscienze e di intellettuali attorno ai temi della pace e della coesistenza fraterna fra i popoli, dell'obiezione di coscienza, dello stesso metodo nonviolento porta il Nostro a sperare nell'avvento di un "nuovo cristianesimo", non piu' pensiero esclusivo e "da rivelazione", bensi' fatto di gente, di persone che si incontrano in campo comune ed equidistante dalle fedi particolari: un cristianesimo finalmente corale (70). Non si tratta, dunque, di istituire una nuova palingenesi morale e spirituale, si tratta semplicemente di ascoltare i bisogni di ognuno, anche la voce piu' flebile al mondo, per rendersi conto che la coscienza dell'uomo rifiuta lo stato di minaccia bellico e con esso tutti i suoi satelliti ideologici, se mi si passa l'espressione. Che sono, all'epoca, il maccartismo e la difesa dei propri interessi economico-sociali (vale a dire di quelli della classe dominante americana), lo stalinismo (71), ma anche la "cultura" fascista, le tattiche opportunistiche della Chiesa di Roma e la stessa filosofia "alle nostre spalle" (72); e che sono, ancora, minacce purtroppo sempre riemergenti: il colonialismo, le discriminazioni sociali, religiose, politiche, razziali, ecc., il protettorato... * Da "indipendente di sinistra", Aldo Capitini si pone come difensore delle liberta' civili, ma difensore consapevole dell'importanza di accompagnare una tale difesa con il metodo gandhiano di nonviolenza e cooperazione, e di coniugare la lotta socio-politica con l'atto dell'aggiunta. La ferma e radicale rinuncia all'uso della violenza e' fondamentale (73), e lo e' al fine di mirare con ottimismo alla formazione di una comunita' aperta che sia raggiungimento di "una societa' dal basso, aperta a tutti e a tutti i valori, di massima verticalita' e massima orizzontalita', di la' da ogni privilegio e ogni discriminazione" (74). E "la nonviolenza non e' una legge, ma un valore, e quindi un creare, che puo' ampliarsi ed essere meglio realizzato e portato avanti" (75): essa non puo', pertanto, essere imposta, essendo figlia di un certo relativismo culturale di fondo. Per il quale non e' da assolutizzare ne' un evento storico, ne' una cosa ne' una persona, come non e' da accettare alcun tipo di rivoluzione violenta, seppure questa dovesse recare conseguenze positive (76). * Tornando alle iniziative e alle idee del Terzo Campo, esse rappresentano, secondo il Capitini della prima meta' degli anni '50, l'orizzonte di una possibile fuoriuscita dalla situazione di emergenza della guerra fredda e, allo stesso tempo, di uno sperato ingresso nell'era della pacificazione mondiale tra le nazioni in chiave antimperialista e nella piena esplicitazione dei valori della democrazia. Anzi, le stesse liberta' individuali possono essere davvero tutelate nell'ottica di una reale estensione, in senso capitiniano, del patrimonio ideologico-culturale della democrazia; ma cio' comporta il lavoro in direzione di una limitazione del sistema capitalistico - specie nei suoi aspetti di teoria indifferente alla persona - e di una chiara opposizione all'assolutismo statale e alla conservazione sociale (77). Sperando nella formazione di un "movimento rivoluzionario internazionale nonviolento" che non si accontenti ne' del sistema sociale del capitalismo ne' di quello dello stalinismo a favore di un'economia socialmente diretta. Capitini credeva raggiungibile uno stato di disarmo delle potenze e delle menti: per fermare la preparazione delle guerre si deve cominciare dal rifiuto di appoggiare qualsiasi politica estera che contempli la violenza tra le sue possibili strategie d'azione. Ogni popolo, ribadisce il filosofo commentando il Convegno di New York del novembre '53, possiede l'inviolabile diritto all'indipendenza dal controllo e dall'ingerenza stranieri, siano essi di tipo militare, politico, economico o culturale (78). Ma alla lotta nonviolenta di gandhiani e pacifisti in genere, secondo lui, e' piu' che preziosa l'alleanza con i socialisti, indipendenti e libertari, ricchi di una storia politico-culturale aliena da strategie di guerre e violenze (79); rimane, poi, il fatto che il Terzo Campo non puo' limitarsi ad essere terza forza tra i due blocchi: esso non puo' solo opporsi, ma deve anche porsi, e porsi quale "meta di un ordine nuovo, libero, umano e democratico" (80). Allora il sogno capitiniano di qualcosa di piu' di uno stato di non belligeranza, e quindi di una nuova concezione della vita, ritrova le sue componenti concrete nell'impegno per la nonviolenza e nelle lotte per l'obiezione di coscienza nonche' per una riforma religiosa sincera, ma anche negli incontri-discussione per l'unione di Occidente e Oriente asiatico, nelle esperienze di C.O.S. e C.O.R., nelle battaglie per il liberalsocialismo... (81). Confrontandosi con tematiche riguardanti la "salute" del mondo intero, Capitini si misurava con la contemporaneita', quella politica, quella economica, quella degli intellettuali, ma sempre anche con quella degli ultimi. * Note 49. A. Capitini, La religione e la pace, "Belfagor", X (1955), fasc. 2, p. 1. E, incalza poco dopo il Nostro, "Kant e Mazzini sono un progresso immenso su S. Tommaso e Innocenzo III" (ibid.). 50. Ibid. 51. Cfr. ivi, p. 2. 52. Quella di Capitini e' una nuova opposizione alla visione del mondo propria di Cicerone e, per esso, della romanita' (si veda S. Weil): oltre a respingere infatti il modo di concepire la religione dell'oratore romano, egli attacca esplicitamente la teoria della "giusta guerra" come dottrina ciceroniana. 53. A. Capitini, Religione aperta, cit., p. 587. 54. G. Salio, Le tecniche della nonviolenza, "Il Ponte", LIV, n. 10 (ottobre 1998), p. 53. 55. Ibid. 56. A. Capitini, La religione e la pace, cit., p. 2. Ma il non accontentarsi della realta' cosi' come ci si presenta dinanzi e' strettamente connesso, nell'opera capitiniana, al recupero della centralita' dell'immanenza. Proprio dove Capitini tratta della trascendenza, non si lascia sfuggire l'occasione di rivendicare "le ragioni dell'immanenza in quanto accettazione del mondo nel quale l'uomo si trova ad operare, ma pone l'esigenza del trascendimento come 'apertura religiosa dell'uomo...'. Il trascendimento e' un superamento 'di questa realta' insufficiente, il costituirsi di un realizzarsi liberato, l'Unita'-amore di tutti, nessuno distrutto e tutti liberi e cooperanti nella compresenza'" (M. Martini, Nota del curatore, in A. Capitini, Scritti filosofici..., cit., p. 462). Le parole del Capitini sono tratte dal testo del '55 Religione aperta. 57. E con questi i sostenitori di particolarismi, assolutismi, separatismi, gli artefici di discriminazioni, demonizzazioni, ecc. 58. A. Capitini, La religione e la pace, cit., p. 3. 59. A. Capitini, Religione aperta, cit., p. 494. La religione e' quell'atteggiamento, dinamico e realistico, di chi non riesce ad accontentarsi del negativo del mondo (cfr. ivi, p. 483), ma anche di chi, riconoscendo il grande valore del laicismo, spera di poter aggiungere ad esso ed alle sue conquiste qualcosa d'altro, che e' "in piu'" e non "contro" (cfr. ivi, p. 568). Cio' che la religione assolutamente non e' (non dovrebbe essere) attiene al mondo delle superstizioni, dei dogmi e delle esclusioni da ipotetici paradisi da elite. Si veda, per questo, almeno il passo in cui l'autore riconosce al materialismo storico il merito di aver contrastato e negato la dottrina della salus "personale e isolata" del fedele (cfr. ivi, p. 591). Ma si rilegga anche la lucidissima lettera (vanamente) indirizzata all'arcivescovo di Perugia, Pietro Parente, il 27 ottobre 1958: "La religione non deve essere divisione, ma aggiunta, aggiunta e apertura continua a tutti, quale che sia il loro agire, la loro opinione, la loro fede e i loro sacramenti o non sacramenti" (A. Capitini, Lettera all'Arcivescovo di Perugia, in Id., Battezzati non credenti, Parenti Editore, Firenze 1961, pp. 19-20). 60. Quando Capitini parla di coesistenza, "costruttiva di pace" e "nell'amore" (cfr. A. Capitini, La religione e la pace, cit., p. 3), presupponendo la liberta' dell'atto dell'aggiunta (che, tra l'altro, ha in lui piu' significati e valenze) e chiarendoci appieno il rapporto tra pace ed atteggiamento "religioso", inevitabilmente mi fa pensare a Karl Jaspers: "solo dopo che ci siamo resi conto della nostra colpa, diventiamo consapevoli della solidarieta' e della corresponsabilita' senza di cui non e' possibile la liberta'" (K. Jaspers, Die Schuldfrage, R. Piper & Co., Muenchen 1965; trad. it. di A. Pinotti, La questione della colpa, Raffaello Cortina Editore, Milano 1996, pp. 129-130). Ed anzi, la stessa liberta' politica "comincia la' dove, nella maggioranza della popolazione, la persona singola si sente responsabile per la politica della sua comunita'" (ivi, p. 130). 61. A. Capitini, La religione e la pace, cit., p. 3. 62. Ibid. 63. A. Capitini, Problemi del "Terzo Campo", "Il Ponte", X, n. 10 (ottobre 1954), p. 1661. 64. Ibid. 65. Cfr. ibid. In un senso che e' politico e religioso insieme, il filosofo ritrova una simile idea di apertura in quell'"intima realta'" che riesce ad unire il vivo ed il morto, come cio' che e' vicino con cio' che e' lontano: e' questa la "realta' di tutti" (lo stesso valore e' prodotto "da un intimo che e' la presenza eterna di tutti": A. Capitini, La realta' di tutti, in Id., Scritti filosofici..., cit., p. 188). Accanto a questa realta', un sincero e disinteressato spirito gandhiano dovrebbe perseguire la nonmenzogna e la nonviolenza, appunto, ma pure la non accettazione della dot trina della dannazione eterna e la trasformazione delle attuali condizioni dell'uomo e del mondo in condizioni "liberate" dal negativo nei suoi molteplici aspetti (cfr. A. Capitini, Problemi del "Terzo Campo", cit., p. 1661). 66. Cfr. ibid. Un'unione, pero', che, agendo dal di fuori delle strutture istituzionali, non ricalchi i modi operativi di quelle passate ed esistenti (cfr. ibid.). 67. Cfr. ivi, p. 1654. 68. Ibid. 69. Cfr. ibid. Discutendo dei problemi della nonviolenza, tra l'altro, l'autore ribadisce la sua "fede" gandhiana anche in questo luogo "minore": "Autorita', disciplina ferrea, attentato, colpo di mano, procurarsi armi, menzogna e spionaggio, tortura, eliminazione degli avversari attuali e probabili, machiavellismo, ecc., non si superano se non col metodo gandhiano" (ivi, p. 1661). 70. Cfr. ivi, p. 1654. 71. Il quale, notava Capitini, non era certo garanzia di un mondo migliore e piu' libero, riproponendo, in definitiva, totalitarismo e collettivismo di Stato. Se gli Stati Uniti proponevano un modello politico che non favoriva in alcun modo i "movimenti rivoluzionari" o comunque di cambiamento perche' di stampo imperialista, il Comunismo non faceva che irreggimentare le masse in "enormi macchine da guerra" e, nonostante avesse riconosciuto il significato della "grande rivoluzione popolare", finiva per tradirne le aspirazioni ad una "libera societa' dell'avvenire" con il suo metodo sostanzialmente antidemocratico. Per questo, cfr., in particolare, ivi, p. 1655 e 1657. 72. Cfr. ivi, p. 1658. Da qui credo si possa spiegare il recupero capitiniano di tanto laicismo, sulla scorta delle cui esperienze e battaglie ha da muoversi, secondo il Nostro, l'uomo "coscienzioso" di oggi. 73. A tale riguardo, c'e' da dire che Capitini esprime i propri dubbi sulla sopravvivenza del Terzo Campo in quanto avente al suo interno individui favorevoli all'uso della violenza contro gli altri due "campi", l'americano e il sovietico (cfr. ivi, p. 1661). Ma accettare la strategia violenta e ricalcare la scelta bellica vuol dire ritornare "a tutti i modi della vecchia politica che un gandhiano voleva superare, e, in fondo, anche il Terzo Campo" (ibid.); perche' non ci puo' essere affatto indifferente il come si acquista il potere e si rovescia l'esistente (cfr. ivi, p. 1657). D'altra parte, l'indicazione di Capitini e' sempre stata quella del guardarsi dal pericolo dei "vecchissimi strumenti" quali la tortura e il machiavellismo, la violenza e l'oppressione, la menzogna e il dispotismo poliziesco, ecc., al fine di non cadere nell'illusione di poter ottenere un "nuovo" auspicabile giustificando con il fine qualsiasi mezzo (cfr. A. Capitini, Religione aperta, cit., p. 587). Sulla base dell'interesse attribuito dal Nostro al come si perviene al potere, possiamo definire la scelta dei mezzi come una scelta, in Capitini, di vitale importanza: "si mette un ideale pur nello scegliere i mezzi" (cfr. A. Capitini, Elementi di un'esperienza religiosa, in Id., Scritti filosofici..., cit., p. 11) e con l'uso di un determinato mezzo diciamo del valore dell'idea che vogliamo difendere e affermare. 74. A. Capitini, Problemi del "Terzo Campo", cit., p. 1658. Ma una societa' che si muova, naturalmente, in "forme nuove di controllo comune a tutti" e si mantenga lontano dalle "vecchie forme di potere" (cfr. ibid.). 75. A. Capitini, Religione aperta, cit., p. 559. 76. Cfr. ibid. 77. Cfr. A. Capitini, Problemi del "Terzo Campo", cit., pp. 1655-1656. 78. Cfr. ivi, p. 1656. 79. Vengono qui, pero', messi in evidenza i limiti dei partiti socialisti dell'epoca, riassumibili nel fatto che, dopo una prima fase caratterizzata dalla volonta' di rivoluzionare le vecchie strutture sociali, finiscono per "adagiarsi" su queste (cfr. ivi, p. 1659). Anzi, riprendendo A. J. Muste, presidente del Comitato del Terzo Campo, Capitini constata con amarezza che in una societa' come quella occidentale "non si puo' prendere il potere, per non identificarsi con vecchie strutture; ma dobbiamo lavorare perche' la situazione (e la nostra vita) si trasformi" (ibid.). 80. Cfr. ivi, p. 1657. Capitini coglie, inoltre, l'occasione per ricordare come il mondo anglo-americano del Terzo Campo confermi l'attualita' di tante pagine del suo testo del '37, Elementi di un'esperienza religiosa (cfr. ivi, p. 1658). 81. Come "io l'intesi - leggiamo sempre da Problemi del "Terzo Campo" -, non in senso laburistico (pur rispettabile), ma come massimo socialismo economico e massima liberta' giuridico-culturale..." (ivi, p. 1658). (Parte seconda - fine) ============================== LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 72 del 7 maggio 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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