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La nonviolenza e' in cammino. 1289
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1289
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 8 May 2006 00:48:32 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1289 dell'8 maggio 2006 Sommario di questo numero: 1. Peppe Sini: Un ricordo del 1999 2. Giovanna Providenti intervista Lidia Menapace 3. Adriana Bottini: Lidia Menapace al Quirinale 4. Tiziano Cardosi: Lidia Menapace al Quirinale 5. Walter Chiccoli: Lidia Menapace al Quirinale 6. Graciela Beatriz de la Vega Giovanazzi: Lidia Menapace al Quirinale 7. Virginia Del Re: Lidia Menapace al Quirinale 8. Paola Maccioni: Lidia Menapace al Quirinale 9. Enzo Mazzi: Lidia Menapace al Quirinale 10. "Metamorfosi": Lidia Menapace al Quirinale 11. Roberto Nardini e il Gruppo Sims di Pietrasanta: Lidia Menapace al Quirinale 12. Gerardo Orsi: Lidia Menapace al Quirinale 13. Gianni Ursini: Lidia Menapace al Quirinale 14. Anna Zanardi: Lidia Menapace al Quirinale 15. Prima del voto 16. Eduardo Galeano: Muri che gridano e muri silenziosi. Trent'anni da figli delle nuvole 17. Laura Colombo presenta "Le pazze" di Daniela Padoan 18. Il "Cos in rete" di maggio 19. La "Carta" del Movimento Nonviolento 20. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. PEPPE SINI: UN RICORDO DEL 1999 Nel 1999 venni denunciato con l'imputazione di "attentato alla sicurezza dei trasporti" (pena edittale prevista dal codice penale all'art. 432: da uno a cinque anni, se la memoria non :mi inganna; con l'aggravante dell'art. 110, quello del "concorso", per aver effetttuato quel tentativo insieme con altre persone amiche) per aver pensato e promosso l'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere della pace con cui occupare lo spazio aereo fronteggiante le piste di decollo dei bombardieri che dalla base Usaf di Aviano (in provincia di Pordenone) recavano strage alle genti balcaniche, e cosi' impedire il loro decollo e salvare la vita di un po' di poveri cristi innocenti ed insieme difendere la vigenza della Costituzione della Repubblica Italiana che per quanto enunciato all'art. 11 proibiva quella guerra, criminale e stragista come tutte le guerre, e doppiamente criminale perche' intrapresa violando flagrantemente la legge che e' fondamento del nostro ordinamento giuridico e presidio delle nostre liberta'. Il procedimento giudiziario - per quel che puo' interessare - si concluse con esito a me favorevole (e naturalmente anche chi per dovere d'ufficio aveva dovuto procedere a denunciarmi ne fu lieto). * Invece non furono mai processati e puniti i governanti italiani di allora che quella guerra decisero, di quelle stragi furono corresponsabili, quella flagrante violazione della legalita' costituzionale misero in opera, "in concorso tra loro e con piu' atti esecutivi del medesimo disegno criminoso" (per dirla nel gergo penalistico). Non solo non sono stati tratti in giudizio in un'aula di giustizia, ma la persona che li guidava oggi viene proditoriamente proposta alla prima magistratura dello Stato, a garante di quella stessa Costituzione della Repubblica Italiana di cui fece strame quando si macchio' le mani di tanto sangue innocente. Questo penso. E null'altro aggiungo. * Credo che con ancor maggiore intensita', con ancor maggiore profondita', con ancor maggiore urgenza si debba chiedere a tutte e tutti i parlamentari impegnati per la pace, per la legalita' costituzionale, per il diritto di ogni essere umano a non essere ucciso, di votare per Lidia Menapace Presidente della Repubblica: lei non permetterebbe ne' guerre ne' stragi ne' violazioni della legalita' costituzionale, e le sue mani non si sono mai macchiate di sangue. 2. DEMOCRAZIA PARTECIPATA. GIOVANNA PROVIDENTI INTERVISTA LIDIA MENAPACE [Ringraziamo di cuore Giovanna Providenti (per contatti: providen at uniroma3.it) per averci messo a disposizione come anticipazione questa intervista realizzata per il sito di "Noi donne" (www.noidonne.org), parte di un piu' ampio colloquio che pubblicheremo anch'esso prossimamente. Giovanna Providenti e' ricercatrice nel campo dei peace studies e women's and gender studies presso l'Universita' Roma Tre, saggista, si occupa di nonviolenza, studi sulla pace e di genere, con particolare attenzione alla prospettiva pedagogica. Ha due figli. Partecipa al Circolo Bateson di Roma. Scrive per la rivista "Noi donne". Ha curato il volume Spostando mattoni a mani nude. Per pensare le differenze, Franco Angeli, Milano 2003, e pubblicato numerosi saggi su rivista e in volume, tra cui: Cristianesimo sociale, democrazia e nonviolenza in Jane Addams, in "Rassegna di Teologia", n. 45, dicembre 2004; Imparare ad amare la madre leggendo romanzi. Riflessioni sul femminile nella formazione, in M. Durst (a cura di), Identita' femminili in formazione. Generazioni e genealogie delle memorie, Franco Angeli, Milano 2005; L'educazione come progetto di pace. Maria Montessori e Jane Addams, in Attualita' di Maria Montessori, Franco Angeli, Milano 2004. Scrive anche racconti e ha in cantiere un libro dal titolo Donne per, sulle figure di Jane Addams, Mirra Alfassa e Maria Montessori ricercatrice universitaria. Lidia Menapace (per contatti: lidiamenapace at aliceposta.it) e' nata a Novara nel 1924, partecipa alla Resistenza, e' poi impegnata nel movimento cattolico, pubblica amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto"; e' tra le voci piu' alte e significative della cultura delle donne, dei movimenti della societa' civile, della nonviolenza in cammino. Nelle elezioni politiche del 9-10 aprile 2006 e' stata eletta senatrice. La maggior parte degli scritti e degli interventi di Lidia Menapace e' dispersa in quotidiani e riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi libri cfr. Il futurismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; L'ermetismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; (a cura di), Per un movimento politico di liberazione della donna, Bertani, Verona 1973; La Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia politica della differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001; (con Fausto Bertinotti e Marco Revelli), Nonviolenza, Fazi, Roma 2004. "Noi donne" e' una prestigiosa storica testata del movimento delle donne in Italia; dal sito www.noidonne.org riprendiamo la seguente scheda di presentazione "Luglio 1944, 'Noi donne' inizia a pubblicare. La nascita del giornale era avvenuta gia' prima, nel 1937 a Parigi, in clandestinita'. Infatti la stampa ufficiale era stata preceduta da numerose edizioni clandestine di cui si ha notizia, ma non gli esemplari. Tra quelle che si ricordano, furono sei in Piemonte, cinque in Liguria, undici in Lombardia, otto in Emilia. Si trattava di ciclostilati, se non addirittura di dattiloscritti, riprodotti con pazienza a mano e poi diffusi a rischio della vita. Un giornale dalla storia singolare, nato e rinato parecchie volte nel corso di questi decenni, dagli anni cupi del nazismo e della guerra di liberazione, alle settecentomila copie del settimanale glorioso ed aggressivo degli anni Sessanta e Settanta. Il percorso di 'Noi donne' ha accompagnato il cammino di emancipazione delle italiane intrecciando i percorsi di diverse associazioni tra le quali l'Udi. Oggi continua ancora, nonostante le difficolta' economiche e strutturali, grazie alla determinazione che lo anima, oltre che alla sensibilita' e disponibilita' della rete di tante amiche e associazioni che lo diffondono e lo sostengono. I decenni che ci separano dal luglio 1944, sono stati vissuti come in una staffetta corsa passando il testimone da un gruppo all'altro e da uno scenario politico-sociale al successivo. Un balzo lungo una vita che dalla tiratura contratta del primo dopoguerra, in un'Italia ridotta allo stremo, giunge all'attivazione del sito internet nel marzo 2005. Esserci oggi e' un onore e soprattutto uno stimolo all'incalzare dei tempi. 'noidonne.org' e' pronto a raccogliere quel testimone per misurarsi nel mondo globalizzato. Non si tratta, utilizzando un'inflazionata modalita' espressiva, di cogliere le sfide del nuovo millennio. Il sito e' stato avviato con l'intenzione di interpretare lo spirito dei tempi, restando fedele alla storia di questa testata che ha lanciato numerose inchieste e denunce. Associato all'edizione del mensile stampata su carta, il sito intende continuare su questa linea, offrendo un aggiornamento di informazioni settimanale, proponendo formule nuove di contatto e di relazione per continuare insieme il percorso di sempre: promuovere e farsi partecipe dell'emancipazione delle donne e della societa' nel suo insieme"] "Lidia Brisca ved. Menapace", cosi' risulta nelle liste dei senatori appena eletti, questa donna che ha fatto la Resistenza (da staffetta e senza armi, come ci tiene a specificare) e che instancabile persevera nel suo impegno politico per trasformare la societa' in una direzione nonviolenta. In questo momento e' in corso una campagna politica per la sua candidatura a Presidente della Repubblica con la seguente motivazione: "Lidia Menapace e' una donna, una persona che ha preso parte alla Resistenza, una pensatrice e attivista femminista, un'amica della nonviolenza; ed e' altresi' una persona di profonda cultura, di limpido impegno civile, di straordinario rigore morale. Tutte caratteristiche per le quali sarebbe una ottima Presidente della Repubblica". * - Giovanna Providenti: E tu, Lidia in persona, cosa ne pensi di questa candidatura? - Lidia Menapace: Io ne penso benissimo, anzi ringrazio per questa ondata affettiva che mi ha travolto, un grande movimento intorno a me che mi ha compensata, risarcita, in maniera strepitosa, di qualsiasi possibile mancanza o torto avessi ricevuto nella mia storia politica. Penso di essere una donna privilegiata per essere stata indicata, tra le poche donne, come una che potrebbe farcela a salire il colle del Quirinale (tra l'altro non e' neanche una gran salita, ce la faccio anch'io che ho il fiatone e ben 84 anni!). * - Giovanna Providenti: Perche' sei stata indicata? - Lidia Menapace: Perche' sono donna, sono una femminista, in piu' nonviolenta e ho fatto la Resistenza. Il fatto di aver fatto la Resistenza e' solo un dato anagrafico, siamo rimasti in pochi, ma quel che piu' conta e' la memoria, che io incarno, di questo movimento di presa di coscienza politica di massa, popolare, quale nel nostro paese mai ci fu e fino ad oggi mai ce n'e' stato un altro. * - Giovanna Providenti: Ebbene, si', eleggere una come te significherebbe invitare cittadine e cittadine a prendere coscienza dei propri diritti, doveri, e potenzialita', a non viversi come clienti, ma come cittadini, appunto. E tu, ti riconosceresti nel ruolo di Presidente della Repubblica? - Lidia Menapace: Non vedo perche' no! Anche se naturalmente lo dovrei riscrivere: mi vedo ridicolissima a camminare in mezzo alla guardia d'onore dei granatieri, altissimi... Prima di tutto abolirei tutte le sfilate militari, a partire da quelle del 2 giugno. La festa del 2 giugno e' una festa e quindi si possono usare le strade per fare non sfilare i militari, ma ballare la gente, come del resto fanno in Francia.... Poi aprirei tutti i giardini d'Italia, anche quelli riservati. E lo stesso palazzo del Quirinale, non lo userei certo per abitarci, ma lo aprirei al pubblico, come un museo, un luogo per attivita' culturali. Certo se viene in visita la regina d'Inghilterra, allora, la dovra' accogliere la'! Darei un tono minore da un punto di vista formale, mentre lo valorizzerei da un punto di vista sostanziale. Secondo me un/una Presidente della Repubblica deve stare attenta/o alle seguenti cose: che tutti i documenti siano redatti con linguaggio inclusivo, che le leggi siano comprensibili anche a chi non ha fatto studi giuridici, e, si' insomma, garantire che il mondo della politica non si discosti troppo da quelle che sono le reali esigenze di cittadini e cittadine. Inoltre ovviamente non firmerei mai una dichiarazione di guerra, o una spedizione di militari, neanche quelle mascherate da missione di pace, e, ovviamente, non firmerei aumenti alle spese militari. * - Giovanna Providenti: Cosa diresti ai tuoi elettori in Parlamento per convincerli a votarti? - Lidia Menapace: Tutta la mia vita dimostra che non sono machiavellica, che ho buttato via qualsiasi cosa per rimanere fedele a me stessa, per non essere subordinata al potere, e' questa il mio maggiore pregio, la garanzia della mia autenticita'... 3. DEMOCRAZIA PARTECIPATA. ADRIANA BOTTINI: LIDIA MENAPACE AL QUIRINALE [Ringraziamo Adriana Bottini (per contatti: adrialis at iol.it) per averci messo a disposizione copia di questa lettera inviata ad una parlamentare] Gentile ..., sono una semplice cittadina a cui sta a cuore l'essenza della politica. Mi rivolgo a Lei perche' La ricordo a Roma alla manifestazione per la pace (Lei aveva un'aria, come dire, "liberata", in cui mi rispecchiavo) e perche' ricordo la semplicita' del suo "no" al finanziamento delle missioni militari cosiddette di pace, quando altri facevano tante vergognose contorsioni. Sono sconcertata nel vedere che per le elezioni del Presidente della Repubblica i miei rappresentanti sembrano mercanteggiare posizioni di potere, invece di fare una scelta forte, che guardi all'autorevolezza morale dei candidati, alla loro testimonianza di vita, alla loro fedelta' alla Costituzione, al loro spirito di servizio, e segnali cosi' a noi cittadini la volonta' di ripristinare i valori migliori del nostro Paese. Mi associo percio' a coloro che amano la nostra Costituzione e pongono al primo posto la nonviolenza nel proporre la candidatura di una figura come Lidia Menapace. Perche', come recita il nostro appello: "Ci piacerebbe un Presidente della Repubblica che avesse fatto la Resistenza. Un Presidente della Repubblica che avesse fatto la scelta della nonviolenza. Un Presidente della Repubblica femminista. Una Presidente della Repubblica. Lidia Menapace". Se un buon numero di parlamentari votassero Lidia Menapace almeno al primo scrutinio, il Paese si accorgerebbe che nella politica esiste anche una pulsione etica, quanto mai necessaria in questi tempi tristi. Mi affido a Lei perche' si faccia portavoce di questa esigenza presso i Suoi colleghi e perche' questo segnale sia dato. Grazie. Con simpatia Adriana Bottini 4. DEMOCRAZIA PARTECIPATA. TIZIANO CARDOSI: LIDIA MENAPACE AL QUIRINALE [Ringraziamo Tiziano Cardosi (per contatti: tcardosi at tiscali.it) per questo intervento] Ho diffuso in varie mailing list nonviolente, pacifiste e della solidarieta' l'appello per Lidia Menapace Presidente della Repubblica. 5. DEMOCRAZIA PARTECIPATA. WALTER CHICCOLI: LIDIA MENAPACE AL QUIRINALE [Ringraziamo Walter Chiccoli (per contatti: walchicco at yahoo.it) per questo intervento che estraiamo da una piu' ampia lettera] Mi ha entusiasmato una inequivocabile espressione di questa grande donna di estrema levatura ed esperienza: "Perche', per cambiare idea, bisogna anche averne, e poi di quelle giuste nobili grandi aperte elastiche disponibili altruistiche". Spero che almeno stavolta ci sia il miracolo del buosenso e non del compromesso. Adoro anche un'altra espressione,che dovrebbe diventare il nostro adorabile tormentone:"gioiosa avventura".... Un nome, oltre che una persona, che e' benaugurante: Menapace + che porta pace (e Dio sa quanto ne abbiamo bisogno)... 6. GRACIELA BEATRIZ DE LA VEGA GIOVANAZZI: LIDIA MENAPACE AL QUIRINALE [Ringraziamo Graciela Beatriz de la Vega Giovanazzi (per contatti: g.delavega at tiscali.it) per averci inviato copia di queste due lettera inviate a due parlamentari] Carissima ..., ho sempre presente le sue saggie parole durante la sua visita alla citta' di Brescia. Mi permetto di disturbarLa per porle un desiderio che mi preme molto, sono una donna impegnata nella educazione e nel sociale, lavoro all'Universita' di Brescia occupandomi di rapporti internazionali e in particolar modo nella promozione degli scambi di studenti e docenti con il progetto Socrates-Erasmus. Pensando alla candidatura alla Presidenza della Repubblica con diverse amiche della Rete di Educazione alla Pace di Brescia, e conoscendo bene la neo-senatrice Lidia Brisca Menapace, da sempre impegnata per la pace e la promozione di valori alti, consideriamo possa essere una candidata valida e che ci rappresenterebbe benissimo nelle istanze Istituzionali e nel particolare momento storico che viviamo. Riteniamo importantissimo che questa proposta sia avanzata da Lei, se lo ritiene opportuno. Ringraziamo molto per la sua gentile attenzione, auspicando che con il suo importante contributo si possa avverare questa semplice proposta per far si' che possa essera una donna la futura Presidente della Repubblica Italiana. Qualora Lei non condividesse questa proposta, resta valido il nostro desiderio di farLe presente che siamo in tante le persone che sosteniamo la candidatura di Lidia Menapace. Colgo l'occasione per manifestarLe la mia piu' alta stima e ammirazione. Un caro saluto Graciela Beatriz De La Vega Giovanazzi * Egregio senatore ..., la presente, in primo luogo, per felicitarLa per la recente nomina quale primo rappresentante degli Italiani residenti in Sud America. Anch'io ho vissuto in Argentina, dove tuttora risiede la mia famiglia, che ha espresso apprezzamento per la Sua elezione. Mi permetto di disturbarLa per porle un desiderio che mi preme molto, sono una cittadina italiana residente a Brescia, dove ho lavorato per molti anni come dirigente amministrativo di societa' private, attualmente sono impegnata nell'educazione e nel sociale, lavoro all'Universita' di Brescia occupandomi di rapporti internazionali e in particolar modo nella promozione degli scambi di studenti e docenti con il progetto Socrates-Erasmus. Sono in stretto contatto con una importante comunita' di italo-argentini e italo-uruguaiani residenti nel nord d'Italia, con i quali ci si incontra periodicamente per promuovere la cultura e per condividere le istanze dei nostri cari residenti all'estero. Pensando alla candidatura alla Presidenza della Repubblica con questi amici, e conoscendo bene la neo-senatrice Lidia Brisca Menapace, da sempre impegnata per la cultura, la pace, lo sviluppo e la promozione di valori alti, consideriamo possa essere una candidata valida e che ci rappresenterebbe benissimo nelle istanze Istituzionali e nel particolare momento storico che viviamo. Riteniamo importantissimo che questa proposta sia avanzata da Lei, se lo ritiene opportuno. Ringraziamo molto per la sua gentile attenzione, auspicando che con il suo importante contributo si possa avverare questa semplice proposta per far si' che possa essera una donna la futura Presidente della Repubblica Italiana. Qualora Lei non condividesse questa proposta, resta valido il nostro desiderio di farLe presente che siamo in tante le persone che sosteniamo la candidatura di Lidia Menapace. Mi permetto di allegare una breve nota biografica della senatrice e i nominativi di alcune personalita' che sostengono la candidatura. Colgo l'occasione per manifestarLe la mia piu' alta stima. Un cordiale saluto, Graciela Beatriz De La Vega Giovanazzi 7. DEMOCRAZIA PARTECIPATA. VIRGINIA DEL RE: LIDIA MENAPACE AL QUIRINALE [Ringraziamo Virginia Del Re (per contatti: virdelre at tin.it) per averci inviato copia del messaggio mandato a vari senatori e deputati] Facciamo Lidia Menapace Presidente: sarebbe, finalmente, una cosa veramente rivoluzionaria, una cosa in cui tutta la sinistra mostrerebbe che la politica non e' la morte dei principi e dell'immaginazione. 8. DEMOCRAZIA PARTECIPATA. PAOLA MACCIONI: LIDIA MENAPACE AL QUIRINALE [Ringraziamo Paola Maccioni (per contatti: paola.maccioni at libero.it) per aver scritto nel suo blog (tuttominuscolo.splinder.com) il seguente intervento] Alcuni siti e testate pacifiste, nonche' blog e singole persone, si staccano dal toto-presidente in corso e parlano, propongono, vorrebbero che il nome di Lidia Menapace fosse quello da proporre alla presidenza della repubblica. Sono piu' che d'accordo. Sarei felice che una persona che ammiro e che stimo, con cui condivido un certo tipo di percorso formativo, che non si lascia superare dal tempo, se non nell'uso di qualche citazione latina sempre piu' difficilmente comprensibile, salisse al Colle. So che come donna farebbe prendere aria a quelle vecchie stanze. So che la sua coerenza, la sua obiettivita' di giudizio, la sua forza argomentativa, il suo coraggio nel dire no a prese di posizione della sinistra o si' alle proposte giuste della destra, mi farebbero risparmiare inutili e-mail in cui chiedo disperatamente di togliere il mio nome da quell'insieme di italiani, in nome e per conto dei quali si piange la morte di cui si e' responsabili o la si osanna con dubbie medaglie, con un senso dei valori che non condivido. Io credo che Lidia possa essere un ottimo presidente, non perche' e' donna, perche' ha fatto la resistenza, perche' insegnava linguistica, perche' e' stata tra i fondatori del "Manifesto" e altre e varie virtu', tra cui il suo cognome. Credo che sarebbe un ottimo presidente perche' ha un motto che attiene alla persona intelligente, senza sesso e senza credo: solo chi ha idee puo' anche cambiarle. 9. DEMOCRAZIA PARTECIPATA. ENZO MAZZI: LIDIA MENAPACE AL QUIRINALE [Ringraziamo Enzo Mazzi (per contatti: emazzi at videosoft.it) per questo intervento] La mia adesione alla proposta di Lidia Menapace alla Presidenza della Repubblica e' convinta e direi entusiasta. 10. DEMOCRAZIA PARTECIPATA: "METAMORFOSI": LIDIA MENAPACE AL QUIRINALE [Dal sito di "Metamorfosi" (www.metamorfosi.info) riprendiamo il seguente articolo] Una raccolta di adesioni per chiedere che sia Lidia Menapace la prossima Presidente della Repubblica. E' questa la proposta che in questi giorni sta girando fra movimenti, associazioni e singoli cittadini vicini alla cultura pacifista. Nata a Novara nel 1924, Lidia Menapace partecipa alla Resistenza; e' poi impegnata nel movimento cattolico, pubblica amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto"; e' tra le voci piu' alte e significative della cultura delle donne, dei movimenti della societa' civile. Si tratterebbe della prima donna al Quirinale. Da alcuni giorni gia' moltissime persone hanno espresso un sostegno all'appello. Per aderire basta scrivere una mail allíindirizzo nbawac at tin.it Le adesioni fin qui pervenute possono essere lette negli ultimi fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" (e relativi supplementi) disponibili in rete dalla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html 11. DEMOCRAZIA PARTECIPATA. ROBERTO NARDINI E IL GRUPPO SIMS DI PIETRASANTA: LIDIA MENAPACE AL QUIRINALE [Ringraziamo Roberto Nardini (per contatti: simsnr at versilia.net) per questo intervento] Ovviamente, anch'io aderisco come persona e come associazione all'appello per Lidia Menapace Presidente della Repubblica. 12. DEMOCRAZIA PARTECIPATA. GERARDO ORSI: LIDIA MENAPACE AL QUIRINALE [Ringraziamo Gerardo Orsi (per contatti: gerardo.orsi at poste.it) per questo intervento] Lidia Menapace sarebbe un ottimo Presidente della Repubblica. Speriamo che non resti un sogno. 13. DEMOCRAZIA PARTECIPATA. GIANNI URSINI: LIDIA MENAPACE AL QUIRINALE [Ringraziamo Gianni Ursini (per contatti: gianniursini at libero.it ) per questo intervento] Ho avuto modo di conoscere personalmente la compagna Lidia Menapace a Trieste durante la campagna elettorale, ed anche in occasione della prima festa del Primo Maggio sotto il tendone nel villaggio sloveno di Villa Opicina. Ho molto apprezzato la sua capacita' intellettuale e soprattutto il suo grande senso dell'umorismo. Sarebbe un ottimo Presidente della Repubblica. 14. DEMOCRAZIA PARTECIPATA. ANNA ZANARDI: LIDIA MENAPACE AL QUIRINALE [Ringraziamo Anna Zanardi (per contatti: iginia.tarozzi at tin.it) per questo intervento] Aderisco volentieri all'iniziativa per sostenere Lidia Menapace come presidente della Repubblica. 15. AGENDA. PRIMA DEL VOTO Ancora oggi puo' essere utile inviare e-mail ai parlamentari ed ai consiglieri regionali "grandi elettori" del Presidente della Repubblica (gli indirizzi di posta elettronica di tutti sono pubblici e disponibili nella rete telematica digitando www.senato.it e www.camera.it per i parlamentari, e cercando con un motore di ricerca i siti delle Regioni) per chiedere che votino Lidia Menapace per la pace e la Costituzione; che votino Lidia Menapace perche' donna, resistente, amica della nonviolenza e femminista. Un possibile testo da inviare potrebbe essere: "Chiediamo che sia eletta Presidente della Repubblica la senatrice Lidia Menapace, prestigiosa intellettuale di forte impegno civile, resistente contro il nazifascismo, amica della nonviolenza, femminista. Chediamo che sia eletta Presidente della Repubblica la senatrice Lidia Menapace perche' e' una donna da sempre impegnata per la pace e la Costituzione". 16. RIFLESSIONE. EDUARDO GALEANO: MURI CHE GRIDANO E MURI SILENZIOSI. TRENT'ANNI DA FIGLI DELLE NUVOLE [Dal quotidiano "Il manifesto" del 4 maggio 2006. Eduardo Galeano e' nato nel 1940 a Montevideo (Uruguay); giornalista e scrittore, nel 1973 in seguito al colpo di stato militare e' stato imprigionato e poi espulso dal suo paese; ha vissuto lungamente in esilio fino alla caduta della dittatura. Dotato di una scrittura nitida, pungente, vivacissima, e' un intellettuale fortemente impegnato nella lotta per i diritti umani e dei popoli. Tra le sue opere, fondamentali sono: Le vene aperte dell'America Latina, recentemente ripubblicato da Sperling & Kupfer, Milano; Memoria del fuoco, Sansoni, Firenze; e i recenti A testa in giu', Sperling & Kupfer, Milano, e Le labbra del tempo, Sperling & Kupfer, Milano. Tra gli altri suoi libri editi in italiano: Guatemala, una rivoluzione in lingua maya, Laterza, Bari; Voci da un mondo in rivolta, Dedalo, Bari; La conquista che non scopri' l'America, Manifestolibri, Roma; Las palabras andantes, Mondadori, Milano] Il muro di Berlino era la notizia quotidiana. Dalla mattina alla sera leggevamo, vedevamo, ascoltavamo: il Muro della Vergogna, il Muro dell'Infamia, la Cortina di Ferro... Finalmente, quel muro, che meritava di cadere, cadde. Ma altri muri sono spuntati, continuano a spuntare, nel mondo, e anche se sono molto piu' grandi di quello di Berlino, di loro si parla poco o nulla. Si parla poco del muro che gli Stati Uniti stanno costruendo sulla frontiera messicana, e si parla poco delle recinzioni di filo spinato di Ceuta e Melilla. Non si parla quasi mai del Muro della Cisgiordania, che perpetua l'occupazione israeliana delle terre palestinesi e che da qui a poco sara' quindici volte piu' lungo del Muro di Berlino. E mai, proprio mai, si parla del Muro del Marocco, che da vent'anni perpetua l'occupazione marocchina del Sahara occidentale. Questo muro, minato da un estremo all'altro e da un estremo all'altro vigilato da migliaia di soldati, misura sessanta volte il Muro di Berlino. Perche' mai ci saranno dei muri cosi' altisonanti e dei muri cosi' muti? Sara' forse per i muri della incomunicabilita', che i mezzi di comunicazione di massa costruiscono ogni giorno? * Nel luglio 2004 la Corte internazionale di giustizia dell'Aja sentenzio' che il Muro della Cisgiordania violava il diritto internazionale e ordino' che venisse abbattuto. Finora Israele ha fatto finta di nulla. Nell'ottobre 1975 la stessa Corte si era pronunziata: "Non si evince l'esistenza di alcun vincolo di sovranita' fra il Sahara occidentale e il Marocco". Non e' sufficiente dire che il Marocco fece orecchie da mercante. Ancor peggio: il giorno dopo questa risoluzione, fece partire l'invasione, la cosiddetta Marcia verde, e poco dopo s'impadroni' di quei vasti territori altrui mettendoli a ferro e fuoco, e scaccio' gran parte della popolazione. E li' rimane. * Mille e una risoluzioni delle Nazioni Unite hanno confermato il diritto all'autodeterminazione del popolo saharawi. A cosa sono servite quelle risoluzioni? Si sarebbe dovuto fare un referendum affinche' la popolazione decidesse il suo destino. Per assicurare la vittoria, il monarca del Marocco riempi' di marocchini il territorio invaso, ma poco tempo dopo neppure i marocchini furono degni della sua fiducia. E il re, che aveva detto di si', disse che magari chissa'. E poi disse di no, e adesso anche suo figlio, erede al trono, dice di no. La negazione equivale a una confessione. Negando il diritto al voto, il Marocco confessa di aver rubato un paese. Continueremo ad accettarlo come se niente fosse? Accettando che nella democrazia universale noi sudditi possiamo solo esercitare il diritto all'obbedienza? A che cosa sono servite le mille e una risoluzioni delle Nazioni Unite contro l'occupazione israeliana dei territori palestinesi? E le mille e una risoluzioni contro l'embargo di Cuba? Il vecchio detto insegna: L'ipocrisia e' il dazio che il vizio paga alla virtu'. * Il patriottismo, oggi come oggi, e' un privilegio delle nazioni dominanti. Quando lo praticano le nazioni dominate, il patriottismo e' in odore di populismo o di terrorismo, o piu' semplicemente non merita la minima attenzione. I patrioti sahariani, che da trent'anni lottano per recuperare il loro posto nel mondo, sono riusciti ad ottenere il riconoscimento diplomatico di ottantadue paesi, fra cui il mio, l'Uruguay, che di recente si e' sommato alla grande maggioranza dei paesi latinoamericani e africani. Ma l'Europa no. Nessun paese europeo ha riconosciuto la Repubblica Saharawi. La Spagna nemmeno. Questo e' un grave caso di irresponsabilita', o forse di amnesia, o almeno di disamore. Fino a trent'anni fa il Sahara era una colonia spagnola e la Spagna aveva il dovere legale e morale di proteggere la sua indipendenza. Che cosa aveva lasciato li' il dominio imperiale? In un secolo, quanti universitari aveva formato? Tre in totale: un medico, un avvocato e un tecnico mercantile. Questo aveva lasciato, insieme a un tradimento. La Spagna aveva servito sul piatto d'argento quella terra e quelle popolazioni affinche' fossero divorate dal regno del Marocco. Da allora, il Sahara e' l'ultima colonia dell'Africa. Gli hanno usurpato l'indipendenza. * Perche' mai gli occhi si rifiutano di vedere cio' che e' sotto gli occhi di tutti? Sara' forse perche' i saharawi sono stati una moneta di scambio, offerta da imprese e paesi che comprano al Marocco cio' che il Marocco vende anche se non e' suo? Un paio di anni fa, Javier Corcuera intervisto', in un ospedale di Bagdad, una vittima dei bombardamenti contro l'Iraq. Una bomba le aveva spappolato un braccio, e lei che aveva otto anni e aveva subito undici operazioni, disse: Magari non avessimo il petrolio. Forse il popolo del Sahara e' colpevole perche' nelle sue lunghe coste risiede il maggior tesoro ittico dell'oceano Atlantico e perche' sotto le immensita' sabbiose, che sembrano cosi' vuote, giace la maggior riserva mondiale di fosfati e forse anche di petrolio, gas e uranio. Nel Corano ci potrebbe essere, anche se non c'e', questa profezia: Le ricchezze naturali saranno la maledizione delle genti. * Gli accampamenti dei rifugiati nel sud dell'Algeria sono nel deserto dei deserti. E' un nulla vastissimo, circondato di nulla, dove crescono solo le pietre. E tuttavia in quelle zone aride, e nelle zone liberate che non sono un granche' meglio, i saharawi sono stati capaci di creare la societa' piu' aperta, e la meno machista, di tutto il mondo musulmano. Questo miracolo dei saharawi, che sono molto poveri e molto pochi, non si spiega grazie alla loro ostinata volonta' di essere liberi, cosa che e' certamente superflua in quei luoghi dove manca tutto: si spiega anche, in grande misura, grazie alla solidarieta' internazionale. E la maggior parte dell'aiuto proviene dalla popolazione spagnola. La sua energia solidale, memoria e fonte di dignita', e' molto piu' potente dei governi altalenanti e dei meschini calcoli delle imprese. Dico solidarieta', non carita'. La carita' umilia. Non si sbaglia il proverbio africano che dice: La mano che riceve e' sempre sotto la mano che da'. * I saharawi aspettano. Sono condannati alla pena dell'angoscia perpetua e della nostalgia perpetua. Gli accampamenti dei rifugiati portano i nomi delle citta' sequestrate, i loro perduti luoghi d'incontro, i loro affetti: El Aaiun, Smara... Loro si chiamano figli delle nuvole, perche' da sempre inseguono la pioggia. Da piu' di trent'anni inseguono, per giunta, la giustizia, che nel mondo del nostro tempo sembra piu' schiva dell'acqua nel deserto. 17. LIBRI. LAURA COLOMBO PRESENTA "LE PAZZE" DI DANIELA PADOAN [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo la seguente recensione apparsa su "Dwf", n. 4 (68), ottobre-dicembre 2005. Laura Colombo e' una delle animatrici della Libreria delle donne di Milano ed insieme a Sara Gandini e' "webmater" del sito www.libreriadelledonne.it Daniela Padoan e' una prestigiosa giornalista e saggista femminista. Dalla bella rivista "Via Dogana" riprendiamo la seguente scheda di presentazione: "Daniela Padoan collabora con la televisione e la stampa, in particolare con 'Il manifesto'. Nel pensiero della differenza ha trovato un tassello mancante, degli elementi in piu' per la lettura di avvenimenti attuali e storici come la vicenda delle Madres de la Plaza de Mayo ("la lotta politica forse piu' radicale di questi decenni"), o la Shoah, che Daniela ha indagato, nel suo ultimo libro, attraverso tre conversazioni con donne sopravvissute ad Auschwitz (Come una rana d'inverno, Bompiani, Milano 2004)". Opere di Daniela Padoan: Miti e leggende del mondo antico, Sansoni scuola, Firenze 1996; Miti e leggende dei popoli del mondo, Sansoni scuola, Firenze 1998; (a cura di), Un'eredita' senza testamento, Quaderni di "Via Dogana", Milano 2001; (a cura di), Il cuore nella scrittura. Poesie e racconti delle Madres de Plaza de Mayo, Quaderni di "Via Dogana", Milano 2003; Come una rana d'inverno, Bompiani, Milano 2004; Le Pazze. Un incontro con le Madri di Plaza de Mayo, Bompiani, Milano 2005] Il libro di Daniela Padoan Le pazze. Un incontro con le Madri di Piazza de Mayo (Bompiani, Milano 2005), che recentemente ha ricevuto il premio letterario "Nino Martoglio", e' un racconto a piu' voci, dove l'autrice opera un paziente lavoro di tessitura della storia di un gruppo di donne straordinarie, basandosi su una serie di testimonianze che lei stessa ha raccolto nel corso degli ultimi anni, durante i viaggi in Italia delle Madri e in un suo recente viaggio a Buenos Aires. La storia delle Madri si intreccia con la storia del loro paese, l'Argentina degli anni bui dei regimi militari e dei governi che formalmente si dichiaravano democratici, che Daniela Padoan tratteggia in modo preciso e circostanziato, accostando il rigore scientifico della sua ricerca storica alla viva voce delle testimonianze. Si tratta di un libro particolare, che rompe i confini della "grande storia" mettendoci di fronte al mondo interno di queste donne, che - nella condizione di estrema necessita' della dittatura e della scomparsa dei figli - si intreccia e si misura con il mondo esterno. * La polifonia, cifra caratteristica di questo libro, e' giocata su diversi livelli. Il primo e' la viva trama di relazioni tra l'autrice e le Madri nella zona apparentemente neutra dell'intervista, dove due voci differenti dialogano nel desiderio di far emergere il percorso di coscienza individuale e politica delle Madri, attraverso le diverse tappe in si ricostruisce l'affiorare della loro lotta sempre piu' dirompente. Il fitto scambio tra l'autrice e le Madri alla ricerca di "parole che contengono verita'", l'incalzare delle domande per andare a fondo sulla loro concezione della politica e sulle loro pratiche, diventa cosi' il tramite, il luogo privilegiato della comunicazione, reso tale dalla scelta di Daniela Padoan di esserci fino in fondo nella relazione con loro. L'autrice sceglie di stare dalla parte delle Madri, senza tuttavia tesserne aprioristicamente le lodi. Tratteggia con maestria il quadro di quello che possiamo definire un vero e proprio laboratorio politico lasciando parlare la progettualita' delle Madri, evidenziando in che modo la loro rappresentazione del possibile e del desiderio ha fatto germogliare semi di liberta' nel cuore della necessita' piu' cruda. I frammenti intimi che vengono cosi' recuperati, le riflessioni che le Madri riescono a porre con capacita' e profondita', sono resoconti dal basso, descrizioni dall'interno di esperienze concrete, analisi estranee al sistema interpretativo dominante: cosi' il quadro storico si arricchisce, si illumina di una prospettiva inedita, che altro non e' se non il rovesciamento e il tramonto del paradigma vittimistico. In questo modo, percorsi che potrebbero essere interpretati come inessenziali, esperienze relegate ai "margini", spesso anche da chi ne e' protagonista, paradossalmente diventano il centro della Storia, il punto prospettico da cui leggere il presente e trarre la forza per una lotta sempre rinnovata. * Il livello piu' manifesto della polifonia che anima il libro e' pero' la coralita' della voce delle Madri, un prodursi di voci singole e pur tendenti a costituire un'espressione collettiva, armoniosa e multiforme. Le loro parole ci rivelano una crescita interiore, una modificazione rivoluzionaria, resa possibile dalla radicalita' della loro mossa politica: un'estrema contestazione dell'abuso dei militari e una tenace difesa dei valori che avevano imparato a riconoscere nella propria interiorita', dopo averli osservati nei figli. "Non ero abituata a essere autonoma, ma ci sono situazioni in cui di colpo apprendi tutto quello che il dolore ti costringe a imparare, e allora scompaiono la paura, l'inesperienza e la timidezza" . Ecco che, proprio nella situazione di grande sofferenza rappresentata dalla scomparsa dei figli, e nella fortissima contraddizione sociale imposta dal regime, si e' sviluppata una coscienza che ha permesso alle Madri di mutare quella condizione avversa, pur attraversandola pienamente. Proprio questa capacita' di trasformarsi ha consentito loro di affrontare in modo attivo una contraddizione a un tempo individuale e collettiva: "non gli avremmo mostrato che ci stavano facendo soffrire; gli avremmo mostrato, invece, che eravamo disposte a lottare contro tutto e contro tutti... all'inizio andavam o in piazza per una necessita' personale, ma poco a poco abbiamo capito che la lotta individuale non aveva senso, e che lottare solo per il proprio figlio non faceva crescere niente. Diventammo un gruppo di un'ottantina di madri. Parlavamo di quello che ci era successo durante la settimana, di quello che potevamo fare, se era riapparso qualcuno, e iniziammo a sentire che la piazza ci apparteneva... e' stato in quel nostro camminare a braccetto, una accanto all'altra, parlandoci e conoscendoci, che abbiamo costruito il nostro pensiero". Il lavoro politico delle Madri non ha permesso solo una loro modificazione soggettiva, ma anche la creazione di una diffusa coscienza di lotta che e' stata un trampolino di lancio verso la vita e una possibile trasformazione della societa', la riappropriazione di una verita', seppur dolorosa. "Fu terribile renderci conto che tutto era cosi' perverso, ma cio' che ci diede forza era che potevamo vederlo e provarlo, anche per le altre: perche' le madri che non lo vedevano con i propri occhi, non lo potevano credere... c'erano molte madri che non vedevano, non credevano. Per questo e' stato giusto uscire di casa, scoprire tante cose, rompersi la testa contro i muri, e alla fine trovare le prove per poter raccontare, per poter dire la verita', anche quando era cosi' dolorosa". * Le Madri hanno operato l'invenzione di pratiche politiche di lotta generatrici di liberta', capaci di rendersi evidenti, chiare, leggibili da chiunque, al di la' di dichiarazioni e speculazioni. Sono pratiche che Daniela Padoan definisce di "spiazzamento", perche' nate da un'intenzionalita' tendente a scostarsi dalla collocazione che l'ordine simbolico attribuisce a ciascun attore sociale: "il nostro non era coraggio, era decisione, chiarezza su quello che volevamo. Il coraggio e' un'altra cosa. Per noi e' essenziale agire, non solo pensare; siamo convinte di quello che facciamo e di quello che vogliamo, ed e' questo a darci forza... Noi avevamo la nostra pazzia e i militari il loro ordine, che cercavano disperatamente di mantenere. A disarmarli, era proprio il nostro modo di scardinare quello che per loro era normale... Essere li' in piazza a dire al mondo e alla societa' argentina, cosi' indaffarata a ignorare quello che succedeva, che non tutto era cosi' normale come volevano farci credere". Sono pratiche che coinvolgono appieno le Madri e immettono sulla scena pubblica la loro forza, l'originalita' delle loro invenzioni. Pratiche costantemente vissute ed elaborate per far fronte di volta in volta alle differenti situazioni politiche e sociali; infatti, non solo nel momento della dittatura, ma anche nei periodi in cui era stata ripristinata la democrazia formale, le Madri si sono esposte al rischio della verita', per creare le condizioni di possibilita' di un protagonismo sociale al di la' della condizione di isolamento in cui il regime, con la forza, teneva gli individui, e al di la' della condizione di ripiegamento su una quotidianita' normalizzata e poco consapevole che la democrazia, con mezzi piu' ambigui, perseguiva. Percio' hanno rifiutato di accettare la dichiarazione di morte dei figli, che avrebbe messo la parola fine a un'esperienza di vita e liberta' attraverso un grottesco risarcimento economico. Ed e' per questo che negli ultimi anni le troviamo accanto alle lotte degli operai che occupano le fabbriche chiuse in seguito alla crisi del 2001, e, ancora, grazie alla loro sapienza nel comprendere e abitare il presente, vediamo il loro impegno nell'Universita' popolare delle Madri, essendo per loro centrale lo sviluppo della consapevolezza e dell'educazione. Si tocca qui un punto che ci offre una riflessione sul presente, sul nostro esserci, sulle forme della politica. Il modo in cui le Madri abitano la loro vita e la politica, e' quello della responsabilita' assunta in prima persona, anche nel momento in cui sostengono altre lotte, altre pratiche. Le Madri sono accanto alle nuove forme di auto-organizzazione, alle inedite relazioni sociali nate in questi ultimi anni per arginare i disastri delle politiche neoliberiste perche' ritengono necessario "creare un nuovo modo di fare politica, legato alla responsabilita' che ti chiama in causa in prima persona". Non si tratta di ripetere cio' che le Madri hanno fatto, ma di sapersi giocare ed essere in grado di inventare la propria vita e la politica in uno spazio sociale condiviso e partecipato. Questo le donne e gli uomini del movimento dei piqueteros lo sanno, ed e' evidente in alcune loro testimonianze dirette. * Le pagine di questo libro distillano i fatti restituendoceli nel loro senso piu' puro; qui i movimenti, le idee, le emozioni, le conseguenze di un'ostinazione si mescolano, e arrivano al lettore carichi di una forza arcana e affascinante. Daniela Padoan ci accompagna abilmente in un viaggio che, attraverso diverse fasi, ha portato le Madri a un ribaltamento (dal silenzio alla parola, dal privato alla scena pubblica, dall'annientamento del dolore a un protagonismo autentico). Un viaggio necessariamente destrutturante, che ci interroga sulla questione essenziale del senso che ha per noi la politica nella sua accezione piu' ampia, che comprende la vita di tutti e ciascuno. 18. STRUMENTI. IL "COS IN RETE" DI MAGGIO [Dagli amici dell'associazione nazionale Amici di Aldo Capitini (per contatti: l.mencaroni at libero.it) riceviamo e volentieri diffondiamo] Cari amici, vi segnaliamo l'ultimo aggiornamento di maggio 2006 del "Cos in rete", www.cosinrete.it Nello spirito del Cos (Centro di orientamento sociale) di Capitini, le nostre e le vostre risposte e osservazioni a quello che scrive la stampa sui temi capitiniani: nonviolenza, difesa della pace, liberalsocialismo, partecipazione al potere di tutti, controllo dal basso, religione aperta, educazione aperta, antifascismo, tra cui: Se c'e' un Dio; Diritti umani e nonviolenza; La sveglia; Il sogno di Shirin; Lo scambio della violenza; Nascere con Mussolini e morire con Fini; La posta in gioco fra laici e credenti; Donne e schiave in democrazia; La paura delle tasse; La tessera 1816; La nuova internazionale; L'etica psichiatrica e il potere; Il sondaggio; Un problema di dignita'; ecc. Piu' scritti di e su Capitini utili secondo noi alla riflessione attuale sugli stessi temi. Ricordiamo che sui temi capitiniani sopra citati la partecipazione al Cos in rete e' libera e aperta a tutti mandando i contributi a: capitini at tiscali.it, come pure la discussione nel sito blog del Cos: http://cos.splinder.com Ricordiamo che il sito con scritti di e su Aldo Capitini ha cambiato indirizzo in: www.aldocapitini.it 19. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 20. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1289 dell'8 maggio 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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