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La nonviolenza e' in cammino. 1263
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1263
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 12 Apr 2006 01:47:18 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1263 del 12 aprile 2006 Sommario di questo numero: 1. Un sospiro di sollievo 2. Maria G. Di Rienzo: Le donne e la guerra 3. Benito D'Ippolito: L'arresto di Provenzano 4. Adriana Cavarero: L'ordine simbolico patriarcale 5. Luisa Muraro: Percio' dico 6. Hannah Arendt: E poiche' 7. Susan Sontag: Che ottunde 8. SimoneWeil: Inseparabili 9. Una bibliografia essenziale di Ivan Illich 10. Tonino Guerra: Sa vinzem neun 11. Ristampe: Franz Kafka, Racconti 12. La "Carta" del Movimento Nonviolento 13. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. UN SOSPIRO DI SOLLIEVO La sconfitta, sia pur di misura, della coalizione berlusconiana e' una vittoria della democrazia. Occorre che la democrazia vinca anche nel prossimo referendum sulla Costituzione, per difendere la Costituzione della Repubblica Italiana cosi' come la scrissero i fondatori del nostro ordinamento giuridico, e cancellare il golpe compiuto dal governo berlusconiano con uno dei suoi ultimi colpi di coda. E questo sara' ancora una volta compito dell'intero popolo italiano. Ed occorrera' anche un'azione parlamentare di profonda bonifica del corpus legislativo, abolendo le leggi criminali imposte in questi ultimi anni dal governo della malavita: come - un esempio fra tutti - quella scelleratissima che da' a chiunque licenza di uccidere (la recente legge 59/2006 che modifica l'art. 52 del codice penale, una legge che costituisce una vera e propria istigazione all'omicidio). * La sconfitta della coalizione berlusconiana e' una vittoria della democrazia. Non e' ancora una vittoria della legalita', della pace, dei diritti umani: perche' sia anche tale occorrera' che il nuovo parlamento, e il governo che godra' della sua fiducia, compiano atti che al ripristino della legalita', alla scelta della pace, all'inveramento dei diritti umani di tutti gli esseri umani siano effettualmente ordinati: atti limpidi, coerenti e cogenti. Crediamo che molto possa essere fatto, debba essere fatto. * Ma basti per oggi che sia stata sconfitta la coalizione berlusconiana. Questo era il compito dell'ora. E nulla vogliamo adesso dire della coalizione cosiddetta di centrosinistra, che e' stato necessario e giusto votare: cosa pensiamo delle sue leadership (entro cui pure non mancano brave e care persone), e delle ideologie e degli interessi di cui sono portatrici, ad un tempo parassitarie e vassalle, e' ben noto. E non sono certo cose belle da dire. * Ma certo ci colma di gioia anche il fatto che persone amiche che molto ammiriamo, e rappresentative di esperienze che molto ci stanno a cuore, siano state elette in parlamento, e valga un nome per tutti, quello di Lidia Menapace. * Si pone oggi, a noi sembra, l'esigenza, anzi l'urgenza, che le persone amiche della nonviolenza - ereditando, unificando e inverando la coscienza e le lotte, le aspirazioni e i programmi dei soggetti sociali e del blocco storico degli sfruttati e delle sfruttate, delle oppresse e degli oppressi - escano da ogni subalternita', si liberino da ogni sudditanza e marginalita', da ogni ambiguita' e confusione, da ogni irresponsabilita' ed effettuale complicita' con gli autori di condotte deliranti e delittuose, e comincino a porsi il problema di costruire un'alternativa politica fondata sui principi del riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani; sul ripudio nitido e intransigente della violenza e della menzogna; sul rispetto dell'altra persona, delle diverse culture e della natura; sulla scelta del disarmo integrale, del mutuo soccorso, della cooperazione fra tutte e tutti: collocandosi tutte e tutti in primo luogo alla scuola del pensiero e delle prassi delle donne. Per porre qui e adesso l'obiettivo concreto e immediato dell'uscita dell'umanita' da questa preistoria. Prima che sia troppo tardi. La nonviolenza e' in cammino. 2. RIFLESSIONE. MARIA G. DI RIENZO: LE DONNE E LA GUERRA [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo intervento. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sidney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005. Cindy Sheehan ha perso il figlio Casey nella guerra in Iraq; per tutto il mese di agosto e' stata accampata a Crawford, fuori dal ranch in cui George Bush stava trascorrendo le vacanze, con l'intenzione di parlargli per chiedergli conto della morte di suo figlio; intorno alla sua figura e alla sua testimonianza si e' risvegliato negli Stati Uniti un ampio movimento contro la guerra; e' stato recentemente pubblicato il suo libro Not One More Mother's Child (Non un altro figlio di madre), disponibile nel sito www.koabooks.com] Per capire veramente cosa la guerra fa, non solo ai corpi dei morti e dei feriti, ma alle anime dei vivi, a volte non occorre avere a disposizione l'ultimo documentario di una tv indipendente o l'articolo di un prestigioso opinionista: per esempio, basta connettersi ad uno dei siti web in cui i soldati statunitensi postano le fotografie ad uso pornografico che scattano in Iraq. (cfr. l'inchiesta di www.eastbayexpress.com). Una di queste immagini mostra una donna la cui gamba destra e' stata dilaniata da una mina. Un infermiere sta tenendo il moncherino sollevato verso l'obiettivo della macchina fotografica. La vagina della donna e' visibile, e la didascalia reca un'oscena feroce espressione. Oppure, basta leggere la squisita poesia di un'appartenente ad un partito italiano molto molto molto pacifista, senza se e senza ma, ci mancherebbe, che si intitola "Augurio di bene a Osama bin Laden e alla Jihad Islamica" (le maiuscole sono dell'autrice): "Oh miliziani / voi mi appariste / in sogno, / e io percepii / le cause / della vostra veemente / violenza:/ fiumi di lacrime / di inconsolabili madri...". Peccato che le madri inconsolabili non vengano ascoltate quando parlano: fra i fiumi di lacrime continuano a dire "basta armi, basta morti, basta guerra, basta terrorismo". Usarle come icone giustificative della "veemente violenza", figure mute come l'immagine della giovane irachena mutilata a cui altri si arrogano il diritto di appiccicare le loro didascalie, e' sputare sul dolore altrui, un atto di disprezzo, da farabutti. * Guerra, militarismo ed imperialismo hanno bisogno di particolari relazioni fra i generi, per funzionare, e gli esempi che ho usato le illustrano alla perfezione. Ai ragazzini viene insegnato quasi ovunque, nel mondo, che lo status di soldato/combattente/guerrigliero e' un rito di passaggio per la loro mascolinita', o un veicolo per ottenere rispetto come uomini, e che questo stesso status e' rivestito da nobilissimi tratti quali la difesa del proprio paese e/o delle proprie "origini" culturali e tradizionali (le madri), la protezione dei deboli (le donne) e degli innocenti (i bambini). Quante madri, donne e bambine/i soffrano e muoiano grazie alla protezione degli eroici combattenti, visto che nel XX secolo il 90% delle vittime di guerra sono state civili, non e' materia che vedo molto indagata. Anzi, quando madri come Cindy Sheehan si rifiutano di essere ridotte a didascalie (sempre pornografiche anche quando vengono arrangiate in versi) sotto le proprie immagini silenziose, quando la sofferenza inconsolabile della perdita viene tradotta in parole ed azioni per la pace, non solo i guerrafondai ne sono irritati: subito "pacifisti" integrali come la pasta biologica escono tranquillamente ad insultarle: tuo figlio era un volontario, tuo figlio era un aggressore imperialista ecc. ecc. e merita ampiamente di essere morto come un cane in un vicolo. (A scanso di equivoci: non penso che nessuna creatura vivente possa "meritare" di morire a colpi di arma da fuoco nei vicoli, e se avessi qualche super-potere come i protagonisti dei fumetti, mettiamo uno sguardo iperlaser, avrei gia' fuso ad occhiatacce tutte le armi su cui ho posato lo sguardo). Cindy Sheehan viene anche accusata, da destra e da sinistra, di essere un'egoista che sta cercando la propria gratificazione personale: come se la perdita del figlio fosse un semplice espediente, come se lo sfruttamento, la manipolazione e la militarizzazione di cui la sua famiglia ha fatto esperienza diretta, tramite il giovane Casey, non fossero istanze cui ci si possa, e ci si debba, opporre. * Cindy e' stata una sorpresa per lo stesso movimento di opposizione alla guerra negli Usa: ha infatti mostrato la parte mancante del quadro, ovvero che le vittime della guerra sono di piu' di quelle che conteggiamo nelle liste dei morti e dei feriti, che gli effetti della guerra sono piu' vasti e piu' devastanti di quanto avevamo pensato. Ha mostrato, credo senza neanche accorgersene del tutto, quanto la guerra non sia solo, oltre che profondamente ripugnante, classista e razzista, ma sessista. Questo e' il segmento d'analisi che manca ai movimenti pacifisti, tutti. Questo e' il nodo ove, in mancanza dell'analisi di genere, si producono le immagini "sessualizzate" di una donna mutilata e gli inni alla jihad islamica. Ma visto che non e' mai troppo tardi per imparare qualcosa, e che se ci sono riuscita io puo' riuscirci chiunque altro/a, mi permetto di suggerire brevemente dei campi d'indagine. * 1. I danni economici prodotti dalla guerra sono esacerbati, dal patriarcato, nei confronti delle donne. L'economia di guerra intensifica e incrementa il lavoro non pagato che viene svolto dalle donne nei loro "tradizionali" ruoli di genere. Il collasso del settore pubblico in un paese aggredito ed i tagli al welfare in un paese aggressore pongono sulle spalle delle donne di ambo le nazioni un carico enorme di responsabilita': quando gli ospedali vengono distrutti o resi non operativi, sono in maggioranza le donne a farsi carico della salute della famiglia; se le scuole chiudono o non sono piu' economicamente accessibili, o e' pericoloso mandarvi i propri figli, la cura dei bambini ricade totalmente sulle donne; in questa situazione le donne sono le prime a perdere il lavoro, e le ultime a trovarlo, e cosi' via (vedasi il tasso di disoccupazione femminile in Iraq dopo l'invasione, e la drammatica caduta del tasso di alfabetizzazione femminile). * 2. Il militarismo oggettifica sessualmente le donne. La collusione fra le varie forme di patriarcato permette che attorno alle basi militari, ovunque nel mondo, sorgano bordelli per lo svago del guerriero. Le ragazzine profughe di Fallujah sono finite per lo piu' nei postriboli siriani (cfr. www.womenwarpeace.org/iraq/), mentre bambine di dodici anni sono state sposate a forza agli eroi della jihad che cosi' hanno evitato loro lo stupro illegale dei soldati Usa, e le hanno violate legalmente. La "coalizione dei volenterosi" non si e' mai occupata del problema. I movimenti pacifisti neppure: il diritto ad essere libere dalla violenza sessuale o dalla minaccia della stessa, e' un diritto di base come l'acqua, il cibo, la casa e la salute. Se fossero solo gli occupanti a stuprare, forse i "senza se e senza ma" avrebbero detto qualcosa del tipo: "Violentano le 'loro' donne!" (e' un punto di vista sbagliato, le donne non appartengono che a se stesse come qualsiasi altro essere umano, ma e' un punto di vista in cui ci si accorge almeno che qualcosa sta accadendo), ma visto che in Iraq, come in Afghanistan, come nel Darfur, come ovunque negli scenari di conflitto o post-conflitto, le donne e le bambine vengono stuprate dai "buoni" e dai "cattivi", i "senza se e senza ma" preferiscono stare zitti. Come conseguenza, i movimenti progressisti, laici, femministi che in loco sollevano l'istanza non vengono considerati dai sedicenti pacifisti rappresentativi della resistenza all'occupazione, o degni di nota, e neppure titolari dell'inalienabile diritto a dire in che paese vogliono vivere: generalmente, non vogliono ne' i generali stranieri farciti di patacche al valore, neí i miliziani fondamentalisti (sapete, a loro non appaiono in sogno, ce li hanno per strada con il fucile in spalla). * 3. Gli eserciti perpetuano ed incrementano la violenza domestica e la violenza in genere contro le donne. Anche quando hanno donne al loro interno, gli eserciti sono istituzioni misogine ed omofobiche che per funzionare si basano su ideologie patriarcali. L'addestramento dei soldati si fonda sull'oggettificazione e il disprezzo di tratti tradizionalmente/culturalmente associati alle donne, allo scopo di modellare un ruolo di genere di mascolinita' violenta: ovvero un modo di operare che glorifica la violenza come soluzione a qualsiasi tensione. Il militarismo insegna a provare se stessi e rigenerarsi attraverso la violenza. Inoltre, questo modo di operare tende a rendere la violenza erotica, da una prospettiva eterosessuale di aggressione maschile. Durante la prima guerra del Golfo, i piloti americani guardavano film pornografici prima delle missioni di bombardamento, per "caricarsi" (Michael Rogin, Make My Day! Spectacle as Amnesia in Imperial Politics, Duke University Press, 1993) Uno di questi eroi violento' ripetutamente la propria figlioletta di due anni, offrendola anche ai colleghi. Il signore e' stato semplicemente invitato dai superiori a dare le dimissioni: dieci anni piu' tardi percepisce la pensione dall'aeronautica e sta cercando di ottenere legalmente la tutela della bambina. Una medica che si occupa dei veterani di guerra, riporta che la violenza domestica cresce non appena il soldato fa ritorno a casa, con un ammontare incredibile di omicidi di mogli. Molti di questi veterani sono praticamente assuefatti alla pornografia di cui hanno fatto uso in guerra ed hanno imparato ad usare i corpi delle donne come attrezzi masturbatori (www.quakerhouse.org/). * 4. La militarizzazione e la guerra diminuiscono il controllo delle donne sulla loro salute riproduttiva. Solo pochi mesi dopo l'invasione Usa in Iraq, a Baghdad il tasso di aborti clandestini sali' vertiginosamente: le donne avevano perso l'accesso alle strutture sanitarie ed alla contraccezione. Nei paesi della coalizione, si sono registrate forme diverse di un movimento che va nella stessa direzione: dalla restrizione dei budget governativi per la prevenzione e la salute, al tentativo di cancellare leggi in proposito o di impedire la diffusione di sistemi contraccettivi. Puo' darsi che la connessione sfugga a qualcuno, e allora la ribadisco: le politiche di guerra sono correlate strettamente alla divisione sociosessuata del lavoro, che addestra gli uomini poveri a fare i soldati, e limita il controllo delle donne sulla riproduzione, e quindi sui loro corpi e sul loro futuro, esaltandole come "madri" mentre ne sfrutta il lavoro di cura, produzione e riproduzione. * 5. La militarizzazione e la guerra restringono gli spazi pubblici a disposizione delle donne e ne limitano la possibilita' di espressione politica. Un ambiente estremamente violento, quale quello di una guerra o di un'occupazione militare, o di un regime, impedisce alle donne di ottenere assistenza sanitaria, di andare a scuola, di andare al lavoro. Queste limitazioni finiscono per modellare anche le forme di organizzazione politica delle donne, che rischiano la marginalizzazione e la scomparsa. Quando gli attori politici sono solo uomini, i corpi ed i comportamenti delle donne diventano un campo di battaglia su cui altri combattono "a nome loro". Se da una parte viene loro impedito per legge di lasciare le proprie case se non sono scortate da un uomo, devono ottenere permessi maritali o paterni per qualsiasi cosa, vengono date in spose da bambine, ecc., dall'altra le si penalizza sul lavoro, nei meccanismi elettorali, nell'accesso a posizioni decisionali. * So che un'analisi di genere che problematizzi gli effetti di una mascolinita' violenta non solo non viene praticata negli ambiti sedicenti "pacifisti integrali", ma e' accuratamente evitata e quando la si suggerisce viene minimizzata o derisa. Raddrizzare tutti i torti di cui vi ho solo accennato sopra, pero', non si fa con la mera opposizione alle guerre degli americani (e magari il plauso, o l'indifferenza, alle altre). Se non si riconosce la connessione fra guerra e patriarcato si e' destinati a fallire. 3. RIFLESSIONE. BENITO D'IPPOLITO: L'ARRESTO DI PROVENZANO Quanti anni, quanto dolore, quanto sangue innocente sparso per le strade. Quante sorelle, quanti fratelli dalla mafiosa dittatura trucidati. Ed oggi luminosa la giustizia. 4. RIFLESSIONE. ADRIANA CAVARERO: L'ORDINE SIMBOLICO PATRIARCALE [Da Franco Restaino, Adriana Cavarero, Le filosofie femministe, Paravia, Torino 1999, p. 116. Adriana Cavarero e' docente di filosofia politica all' Università di Verona; dal sito "Feminist Theory Website: Zagreb Woman's Studies Center" ospitato dal Center for Digital Discourse and Culture at Virginia Tech University (www.cddc.vt.edu/feminism), copyright 1999 Kristin Switala, riportiamo questa scheda bibliografica delle sue opere pubblicate in volume: a) libri: Dialettica e politica in Platone, Cedam, Padova 1974; Platone: il filosofo e il problema politico. La Lettera VII e l'epistolario, Sei, Torino 1976; La teoria politica di John Locke, Edizioni universitarie, Padova 1984; L'interpretazione hegeliana di Parmenide, Quaderni di Verifiche, Trento 1984; Nonostante Platone, Editori Riuniti, Roma1990. (traduzione tedesca: Platon zum Trotz, Rotbuch, Berlin 1992; traduzione inglese: In Spite of Plato, Polity, Cambridge 1995, e Routledge, New York 1995); Corpo in figure, Feltrinelli, Milano 1995; Platone. Lettera VII, Repubblica: libro VI, Sei, Torino 1995; Tu che mi guardi, tu che mi racconti, Feltrinelli, Milano 1997; Adriana Cavarero e Franco Restaino (a cura di), Le filosofie femministe, Paravia, Torino 1999; A piu' voci. Filosofia dell'espressione vocale, Feltrinelli, Milano 2003. b) saggi in volumi collettanei: "Politica e ideologia dei partiti in Inghilterra secondo Hume", in Per una storia del moderno concetto di politica, Cleup, Padova 1977, pp. 93-119; "Giacomo I e il Parlamento: una lotta per la sovranita'", in Sovranita' e teoria dello Stato all'epoca dell'Assolutismo, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma 1980, pp. 47-89; "Hume: la politica come scienza", in Il politico. Da Hobbes a Smith, a cura di Mario Tronti,Feltrinelli, Milano 1982, vol. II, pp. 705-715; "Il principio antropologico in Eraclito", in Itinerari e prospettive del personalismo, Ipl, Milano 1987, pp. 311-323; "La teoria contrattualistica nei Trattati sul Governo di John Locke", in Il contratto sociale nella filosofia politica moderna, a cura di Giuseppe Duso, Il Mulino, Bologna 1987, pp. 149-190; "Per una teoria della differenza sessuale", in Diotima. Il pensiero della differenza sessuale, La Tartaruga, Milano 1987, pp. 43-79. (traduzioen tedesca: "Ansatze zu einer Theorie der Geschlechterdifferenz", in Diotima. Der Mensch ist Zwei, Wiener Frauenverlag, Wien 1989); "L'elaborazione filosofica della differenza sessuale", in La ricerca delle donne, Rosenberg & Sellier, Torino 1987, pp. 173-187. (traduzione inglese: "The Need for a Sexed Thought", in Italian Feminist Thought, ed. by S. Kemp and P. Bono, Blackwell, Oxford 1991); "Platone e Hegel interpreti di Parmenide", in La scuola Eleatica, Macchiaroli, Napoli 1988, pp. 81-99; "Dire la nascita", in Diotima. Mettere al mondo il mondo, La Tartaruga, Milano 1990, pp. 96-131. (traduzione spagnola: "Decir el nacimiento", in Diotima. Traer al mundo el mundo, Icaria y Antrazyt, Barcelona 1996); "Die Perspective der Geschleterdifferenz", in Differenz und Gleicheit, Ulrike Helmer Verlag, Frankfurt 1990, pp. 95-111; "Equality and Sexual Difference: the Amnesias of Political Thought", in Equality and Difference: Gender Dimensions of Political Thought, Justice and Morality, edited by G. Bock and S. James, Routledge, London 1991, pp. 187-201; "Il moderno e le sue finzioni", in Logiche e crisi della modernita, a cura di Carlo Galli, Il Mulino, Bologna 1991, pp. 313-319; "La tirannia dell'essere", in Metamorfosi del tragico fra classico e moderno, a cura di Umberto Curi, Laterza, Rma-Bari 1991, pp. 107-122; "Introduzione" a: B. Head, Una questione di potere, El, Roma 1994, pp. VII-XVIII; "Forme della corporeita'", in Filosofia, Donne, Filosofie, Milella, Lecce 1994, pp. 15-28; "Figures de la corporeitat", Saviesa i perversitat: les dones a la Grecia Antiga, coordinacio de M. Jufresa, Edicions Destino, Barcelona 1994, pp. 85-111; "Un soggetto femminile oltre la metafisica della morte", in Femminile e maschile tra pensiero e discorso, Labirinti 12, Trento, pp. 15-28; "La passione della differenza", in Storia delle passioni, a cura di Silvia Vegetti Finzi, Laterza, Roma-Bari 1995, pp. 279-313; "Il corpo e il segno. Un racconto di Karen Blixen", in Scrivere, vivere, pensare, a cura di Francesca Pasini, La Tartaruga, Milano 1997, pp. 39-50; "Schauplatze der Einzigartigkeit", in Phaenomenologie and Geschlechterdifferenz, edd. Silvia Stoller und Helmuth Vetter, WUV-Universitatsverlag, Wien 1997, pp. 207-226; "Il pensiero femminista. Un approccio teoretico", in Le filosofie femministe, a cura di Franco Restaino e Adriana Cavarero, Paravia, Torino 1999, pp. 111-164; "Note arendtiane sulla caverna di Platone", in Hannah Arendt, a cura di Simona Forti, Bruno Mondadori, Milano 1999, pp. 205-225] L'ordine simbolico patriarcale si fonda su una logica assai singolare che, a dispetto del fatto che gli esseri umani sono dell'uno e dell'altro sesso, assume il solo sesso maschile come paradigma dell'intero genere umano. 5. RIFLESSIONE. LUISA MURARO: PERCIO' DICO [Da Diotima, Oltre l'uguaglianza, Liguori, Napoli 1995, p. 118. Luisa Muraro, una delle piu' influenti pensatrici viventi, ha insegnato all'Universita' di Verona, fa parte della comunita' filosofica femminile di "Diotima"; dal sito delle sue "Lezioni sul femminismo" riportiamo la seguente scheda biobibliografica: "Luisa Muraro, sesta di undici figli, sei sorelle e cinque fratelli, e' nata nel 1940 a Montecchio Maggiore (Vicenza), in una regione allora povera. Si e' laureata in filosofia all'Universita' Cattolica di Milano e la', su invito di Gustavo Bontadini, ha iniziato una carriera accademica presto interrotta dal Sessantotto. Passata ad insegnare nella scuola dell'obbligo, dal 1976 lavora nel dipartimento di filosofia dell'Universita' di Verona. Ha partecipato al progetto conosciuto come Erba Voglio, di Elvio Fachinelli. Poco dopo coinvolta nel movimento femminista dal gruppo "Demau" di Lia Cigarini e Daniela Pellegrini e' rimasta fedele al femminismo delle origini, che poi sara' chiamato femminismo della differenza, al quale si ispira buona parte della sua produzione successiva: La Signora del gioco (Feltrinelli, Milano 1976), Maglia o uncinetto (1981, ristampato nel 1998 dalla Manifestolibri), Guglielma e Maifreda (La Tartaruga, Milano 1985), L'ordine simbolico della madre (Editori Riuniti, Roma 1991), Lingua materna scienza divina (D'Auria, Napoli 1995), La folla nel cuore (Pratiche, Milano 2000). Con altre, ha dato vita alla Libreria delle Donne di Milano (1975), che pubblica la rivista trimestrale "Via Dogana" e il foglio "Sottosopra", ed alla comunita' filosofica Diotima (1984), di cui sono finora usciti sei volumi collettanei (da Il pensiero della differenza sessuale, La Tartaruga, Milano 1987, a Il profumo della maestra, Liguori, Napoli 1999). E' diventata madre nel 1966 e nonna nel 1997"] Percio' dico che la politica, che e' il contrario di ogni cieco agire e vano fantasticare, che e' consapevolezza del proprio desiderio e misura delle proprie forze, che e' capacita' di fare la spola fra tutte le possibili mediazioni, sta stretta e povera nella forma di una mera lotta per il potere cui si e' voluto ridurla. 6. MAESTRE. HANNAH ARENDT: E POICHE' [Da Hannah Arendt, Il futuro alle spalle, Il Mulino, Bologna 1981, 1995, p. 40. Hannah Arendt e' nata ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe all'esilio, dapprima e' profuga in Francia, poi esule in America; e' tra le massime pensatrici politiche del Novecento; docente, scrittrice, intervenne ripetutamente sulle questioni di attualita' da un punto di vista rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani; mori' a New York nel 1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti tradotti in italiano e spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo l 'anno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dell'edizione originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951), Comunita', Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Rahel Varnhagen (1959), Il Saggiatore, Milano; Tra passato e futuro (1961), Garzanti, Milano; La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), Feltrinelli, Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunita', Milano; postumo e incompiuto e' apparso La vita della mente (1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di brevi saggi di intervento politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano, 1985. Molto interessanti i carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo 1999). Una recente raccolta di scritti vari e' Archivio Arendt. 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001; Archivio Arendt 2. 1950-1954, Feltrinelli, Milano 2003; cfr. anche la raccolta Responsabilita' e giudizio, Einaudi, Torino 2004. Opere su Hannah Arendt: fondamentale e' la biografia di Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra gli studi critici: Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995; Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona Forti, Vita della mente e tempo della polis, Franco Angeli, Milano 1996; Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt, Milano 1999; Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001; Julia Kristeva, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 2005. Per chi legge il tedesco due piacevoli monografie divulgative-introduttive (con ricco apparato iconografico) sono: Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999; Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000] E poiche' gli eroi di Kafka non sono persone con cui venga naturale identificarsi, bensi' soltanto dei modelli che sono abbandonati nell'anonimato a dispetto dei loro nomi, ci sembra quasi che ognuno di noi sia chiamato ed esortato con quei nomi. Infatti quest'uomo di buona volonta' puo' essere chiunque ed ognuno, forse persino io e tu. 7. MAESTRE. SUSAN SONTAG: CHE OTTUNDE [Da Susan Sontag, Davanti al dolore degli altri, Mondadori, Milano 2003, p. 89. Susan Sontag e' stata una prestigiosa intellettuale femminista e pacifista americana, nata a New York nel 1933, deceduta sul finire del 2004; acutissima interprete e critica dei costumi e dei linguaggi, fortemente impegnata per i diritti civili e la dignita' umana; tra i molti suoi libri segnaliamo alcuni suoi stupendi saggi, come quelli raccolti in Contro l'interpretazione e Stili di volonta' radicale, presso Mondadori; e Malattia come metafora, presso Einaudi; tra i suoi lavori piu' recenti segnaliamo particolarmente il notevole Davanti al dolore degli altri, Mondadori, Milano 2003] E' la passivita' che ottunde i sentimenti. 8. MAESTRE. SIMONE WEIL: INSEPARABILI [Da Simone Weil, Attesa di Dio, Rusconi, Milano 1972, 1996, p. 110. Simone Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa, militante sindacale e politica della sinistra classista e libertaria, operaia di fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti, lavoratrice agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a lavorare per la Resistenza. Minata da una vita di generosita', abnegazione, sofferenze, muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna come quella che precede non rende pero' conto della vita interiore della Weil (ed in particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora: radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del 1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serieta' come vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento". Opere di Simone Weil: tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte di scritti pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici (e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stanti le persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte piu' importanti in edizione italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunita', poi Rusconi), La condizione operaia (Comunita', poi Mondadori), La prima radice (Comunita', SE, Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni precristiane (Rusconi), Riflessioni sulle cause della liberta' e dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi), Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo Gaeta. Opere su Simone Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr. AA. VV., Simone Weil, la passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985; Gabriella Fiori, Simone Weil, Garzanti, Milano 1990; Giancarlo Gaeta, Simone Weil, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie Muller, Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, Edb, Bologna 1997; Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994] Generosita' e compassione sono inseparabili, ed entrambe hanno il loro modello in Dio, cioe' nella creazione e nella passione. 9. MATERIALI. UNA BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE DI IVAN ILLICH [Dal sito www.altraofficina.it/ivanillich/, che reca molti utili materiali di e su Ivan Illich, riprendiamo la seguente bibliografia orientativa dei principali testi di Illich disponibili in Italiano (abbiamo introdotto alcune minime modifiche e non abbiamo riportato le brevi illustrazioni dei testi, per le quali rinviamo al sito). Ivan Illich e' nato a Spalato nel 1925; laurea in mineralogia a Firenze, studi ulteriori di psicologia, arte, storia (dottorato a Salisburgo); ordinato sacerdote nel 1951, per cinque anni opera in una parrocchia portoricana a New York, poi e' prorettore dell'Universita' Cattolica di Portorico; a Cuernavaca (Messico) fonda il Cidoc (Centro interculturale di documentazione); docente in varie universita', conferenziere, studioso costantemente impegnato nella critica delle istituzioni e nella indicazione di alternative che sviluppino la creativita' e dignita' umana; pensatore originale, ha promosso importanti ed ampie discussioni su temi come la scuola, l'energia, la medicina, il lavoro. E' scomparso nel 2002. Tra le opere di Ivan Illich: Descolarizzare la societa', Mondadori; La convivialita', Mondadori, poi Red; Rovesciare le istituzioni, Armando; Energia ed equita', Feltrinelli; Nemesi medica: l'espropriazione della salute, Mondadori, poi Red; Il genere e il sesso, Mondadori; Per una storia dei bisogni, Mondadori; Lavoro-ombra, Mondadori; H2O e le acque dell'oblio, Macro; Nello specchio del passato, Red; Disoccupazione creativa, Red; Nella vigna del testo, Cortina. Raccoglie i materiali di un seminario con Illich il volume Illich risponde dopo "Nemesi medica", Cittadella, Assisi 1978. Cfr. anche il libro-intervista di David Cayley, Conversazioni con Ivan Illich, Eleuthera, Milano 1994. Utile anche il volume di AA. VV., Le professioni mutilanti, Cittadella, Assisi 1978 (che si apre con un intervento di Illich). Da "A. rivista anarchica", anno 33, n. 294, novembre 2003 riprendiamo la seguente scheda su Ivan Illich: "Ivan Illich (1926-2002). Nato nel 1926 a Vienna da un padre di nobili origini dalmate e da una madre ebrea sefardita, fin da piccolo compi' frequenti viaggi in Europa e rimase fino all'ultimo un instancabile viaggiatore. La sua formazione avvenne tra Salisburgo, Firenze, Roma, ma Illich non ebbe mai un buon rapporto con le scuole, ne' con le discipline. Era sociologo, filosofo, linguista (conosceva una decina di lingue), teologo, ma forse piu' di ogni altra cosa uno storico delle istituzioni. Dopo la formazione teologica all'Universita' Gregoriana in Vaticano, fu ordinato prete ed ebbe come primo incarico la cura di una parrocchia a prevalenza portoricana vicino a Manhattan. E' li' forse che nel cuore del primo mondo a contatto con i reietti, gli ultimi, comincio' a capire i meccanismi dell'esclusione e dell'alienazione degli individui attraverso l'istituzionalizzazione della vita. Nel 1956 divenne vicerettore dell'Universita' di Puerto Rico, e nel 1961 fondo' il Centro interculturale di documentazione (Cidoc) a Cuernavaca in Messico, un centro in cui passo' gran parte dell'intellettualita' radicale degli anni Sessanta e Settanta, centro che avrebbe dovuto formare i volontari e missionari per i paesi del terzo mondo. Qui nasce la critica di Illich allo sviluppo, all'idea stessa di paesi in via di sviluppo, condannati a un'eterna poverta' dall'impari confronto con i paesi gia' sviluppati. Contemporaneamente Illich si impegnava contro la guerra, le banche, le grandi corporation, e percio' riusci' facilmente a divenire sospetto alla Cia, al governo americano e al Vaticano. Il Santo Uffizio comincia un procedimento contro di lui e Illich abbandona il proprio abito, la funzione sacerdotale e la Chiesa. Gli anni Settanta furono quelli della notorieta' per la pubblicazione dei suoi scritti piu' noti e polemici sulla critica alle istituzioni, della scuola, della salute, per una rivoluzione nonviolenta verso un modello sociale di convivialita'. Nei decenni successivi continuo' a lavorare secondo uno stile diverso: conferenze in ogni parte del mondo, brevi saggi che esploravano nuovi campi dei suoi multiformi interessi, seminari interdisciplinari con gruppi di collaboratori scelti al di fuori dell'istituzione accademica, provenienti da ogni parte del mondo, soprattutto alle universita' di Brema e della Pennsylvania. Ecco alcuni dei temi affascinanti dei suoi ultimi scritti: la velocita', l'esperienza del dolore nella contemporaneita', i mutamenti nello sguardo nell'epoca delle immagini, la mente alfabetizzata e l'impatto con il computer. Tra i suoi libri tradotti in italiano, ma in parte non piu' disponibili, si possono ricordare: Descolarizzare la societa' (Mondadori, 1972), La convivialita' (Mondadori, 1974), Nemesi medica (Mondadori, 1977), Il genere e il sesso (Mondadori, 1984), Lavoro ombra (Mondadori, 1985), Nello specchio del passato (Red, 1992), Nella vigna del testo (Cortina, 1994). Particolarmente interessante per avere un'immagine del percorso di Illich e' il libro Conversazioni con Ivan Illich (a cura di David Cayley), Eleuthera 1994". Una piu' ampia notizia biografica di Ivan Illich e' nel n. 1262 di questo foglio] 1. Libri - Descolarizzare la societa', Mondadori, Milano 1972, 1978. - Rovesciare le istituzioni. Un messaggio o una sfida, Armando Armando Editore, Roma 1973. - La convivialita', Mondadori, Milano 1974; Red, Como 1993. - Nemesi medica. L'espropriazione della salute, Mondadori, Milano 1977, Red, Como 1991. - Illich risponde dopo "Nemesi medica", (a cura di Luigi Bovo e Pia Bruzzichelli), Cittadella, Assisi 1978. - Le professioni mutilanti, Cittadella, Assisi 1978. - Per una storia dei bisogni, Mondadori, Milano 1981. - Il genere e il sesso. Per una critica storica dell'uguaglianza, Mondadori, Milano 1984. - Lavoro-ombra, Mondadori, Milano 1985. - H2O e le acque dell'oblio, Macro Edizioni, Umbertide 1988. - Nello specchio del passato, Red, Como 1992. - Nella vigna del testo. Per una etologia della lettura, Cortina, Milano 1994. - Disoccupazione creativa, Red, Como 1996. * 2. Alcuni contributi in libri collettivi - "L'altra faccia della carita'" e "Metamorfosi del clero", in America latina: parole come armi, Jaca Book, Milano 1968. - "Capovolgere le istituzioni", in Illich in discussione, a cura di G. Cavallini, Emme Edizioni, Milano 1974. - "Descolarizzare, e poi?", in Descolarizzare, e poi? Contro l'abuso conservatore del concetto di descolarizzazione, a cura di G. Cavallini, Emme Edizioni, Milano 1978. - "Le professioni mutilanti", in AA. VV., Le professioni mutilanti, Cittadella, Assisi 1978. - "Il diritto alla disoccupazione creativa", in Autocostruzione e tecnologie conviviali, Clueb, Bologna 1980. - "Il valore vernacolare", in Il potere di abitare, Libreria Editrice Fiorentina, Rimini 1982. - "La metamorfosi del pagano, ovvero l'intolleranza terapeutica", in L'intolleranza: uguali e diversi nella storia, a cura di P. C. Bori, Il Mulino, Bologna 1986. - "Bisogni", in Dizionario dello sviluppo, a cura di W. Sachs, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1998. * 3. Prefazioni a libri di altri - Prefazione a Wolfgang Sachs, Scuola dell'obbligo e controllo sociale, Cittadella, Assisi 1980. * 4. Alcuni articoli e interviste - Legge anglo-americana e societa' conviviale, in "Humanitas", n.3, marzo 1972. - La societa' desiderabile, in "Bozze 79", Edizioni Dedalo, novembre 1979. - Intervista a Illich, in "A. Rivista anarchica", aprile 1980. - Incontro con Ivan Illich, in "Testimonianze", n. 222, 3/1980. - Il silenzio e' una zona di liberta' collettiva, in "Tandem", n. 15/16, Bolzano 1984. - Riflessioni sull"era tecnologica, in "Azione nonviolenta", n. 8/9, 1984. - L'ossessione della salute perfetta, in "Le monde Diplomatique", marzo 1999. - Non sappiamo piu' ascoltare, intervista di Mauro Suttora, in "Libertaria", anno 3, n. 4, ottobre-dicembre 2001. - Prigionieri della liberta', discorso pronunciato l'8 novembre 1996 al Netherlands Design Institute di Amsterdam, in "Libertaria", anno 3, n. 4, ottobre-dicembre 2001. - Intervista ad Ivan Illich, ne "L'inventario della Fierucola", 21/22, agosto 2002. * Appendice - David Cayley, Conversazioni con Ivan Illich. Un profeta contro la modernita', Eleuthera, Milano 1994. 10. POESIA E VERITA'. TONINO GUERRA: SA VINZEM NEUN [Da Pier Vincenzo Mengaldo, Poeti italiani del Novecento, Mondadori, Milano 1978, 1981, pp. 850-851. Tonino Guerra (Sant'Arcangelo di Romagna 1930) e' poeta, narratore, sceneggiatore cinematografico (e come tale co-ideatore di alcuni dei sogni - sia fiabeschi che tormentosi - piu' vividi del nostro comune immaginario). Dal sito www.montefeltro.net/pennabilli riprendiamo la seguente scheda "Antonio (Tonino) Guerra, nato a Santarcangelo di Romagna il 16 marzo 1920, inizia a comporre poesie in lingua romagnola durante la sua prigionia nel campo di concentramento di Troisdorf, in Germania, poesie poi raccolte nel volume I scarabocc ('46). Esordisce quindi come scrittore nei Gettoni diretti da Elio Vittorini per Einaudi: e' l'inizio degli anni '50 e Guerra soggiorna assai frequentemente a Roma, dove finisce per stabilirsi a partire dal '53. Frequentando la casa del pittore Lorenzo Vespignani, divenuto suo amico, fa la conoscenza di Elio Petri, Giuseppe De Santis (con cui debutta come soggettista in Uomini e lupi nel '57), e Aglauco Casadio (con lui invece il debutto come sceneggiatore in Un ettaro di cielo nel '59). Alla fine degli anni '50 avviene l'incontro decisivo con Michelangelo Antonioni: Guerra collaborera' alla realizzazione di tutti i suoi film, a partire da L'Avventura ('60), eccezion fatta per Professione Reporter. Fino ad oggi, i piu' grandi registi sono ricorsi alla sua preziosa esperienza di sceneggiatore: De Sica, Monicelli, i fratelli Taviani, Rosi, Tarkovskij, Fellini (decisivo il suo contributo ad Amarcord, inno poetico alla 'romagnolita'', vincitore del premio Oscar), Wenders, Angelopoulos (con il quale nel 1998 ha vinto la Palma d'oro al Festival del Cinema di Cannes per il film 'L'eternita' e un giorno') e molti altri. Poeta e narratore, Guerra ha pubblicato per la Maggioli: Il Miele ('81), L'Aquilone. Una Favola senza tempo ('82, con Antonioni), La Capanna ('85), Il Viaggio ('86), Il Libro delle chiese abbandonate ('88), L'orto d'Eliseo ('89); per la Bompiani dal '67 al '78: L'equilibrio, L'uomo parallelo, I cento uccelli, Il Polverone (edito nel '92 anche da Maggioli); per la Rizzoli (la sua opera poetica dialettale e' riunita nel volume I Bu del '72)... Tonino Guerra dal 1989 vive e lavora a Pennabilli, centro del Montefeltro che per l'amore dimostrato nei confronti di questo territorio gli ha conferito la cittadinanza onoraria. Qui ha dato vita a numerose installazioni artistiche. Si tratta di insoliti giardini-museo e mostre permanenti che vanno sotto il nome de 'I Luoghi dell'anima'. Tra di essi l'Orto dei frutti dimenticati, il Rifugio delle Madonne abbandonate, la Strada delle meridiane, il Santuario dei pensieri, l'Angelo coi baffi, il Giardino pietrificato". Per i lettori che la ritenessero utile all'accostamento al testo originale nel romagnolo di Guerra, una versione italiana potrebbe essere la seguente: "Se vinciamo noi ti vengo a trovare a casa: / ti faccio tornare in mente quello che m'hai fatto / ti prendo a morsi in testa e dappertutto. // Ma poi se vinciamo noi andra' a finire / che avro' un tal daffare piu' che mai, / e allora non venirmi intorno a rompermi le scatole / a dirmi di lasciarti stare per amore dei tuoi figli piccoli; / e se per caso mi vedi dietro casa tua / non startene a tremare dietro la finestra, / che siamo venuti solo a misurare la strada". Una versione blandamente viterbese (poiche' la versione italiana e' una finzione, nel dir queste cose nessuno parlerebbe davvero in questa lingua) potrebbe essere la seguente (e ringraziamo il nostro buon amico Osvaldo Caffianchi per essercisi cimentato): "Se vincemo noi te vengo a cerca' a casa / te fo ricorda' tutto che mm'hai fatto / te pijo a mmozzichi la zucca e dapertutto. // Ma invece se vincemo va a ffini' / che ciavro' 'n tar da fa' piu' che de sempre, / e allora nun me sta' a roppe i cojoni / a dimme de lassatte pe i tu fiji. / E sse ppe sbajo me vegghi dietro casa / nun trillica' de fifa a la finestra / che stamo solo a misura' la strada"] Sa vinzem neun a t veng a truve' ad chesa: a t faz avnei in a ment quel ta me fat e a t dag ad mors tla testa e d'impartot. E pu sa vinzem neun l'andra' a finei ch'avro' un dafe' che mai, mo te nu ven datonda a romp e cazz, a dei ch'a t lasa ste' pri tu burdell; e se par ches t am vaid dri la tu chesa nu sta a treme' da spesa la finestra, ch'a vnem a to al miseuri ma la streda. 11. RISTAMPE. FRANZ KAFKA: RACCONTI Franz Kafka, Racconti, Mondadori, Milano 1970, 2006, pp. XXVI + 630, euro 12,90 (in suppl. a vari periodici Mondadori). Nel classico volume dei Meridiani la bella edizione della narrativa breve kafkiana curata da Ervino Pocar (ora da collazionare con i volumi curati da Andreina Lavagetto per Feltrinelli, naturalmente). L'opera narrativa di Kafka, come ognun sa, costituisce uno dei massimi capolavori - o il capolavoro tout court - della letteratura del Novecento. 12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 13. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1263 del 12 aprile 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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