La nonviolenza e' in cammino. 1263



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1263 del 12 aprile 2006

Sommario di questo numero:
1. Un sospiro di sollievo
2. Maria G. Di Rienzo: Le donne e la guerra
3. Benito D'Ippolito: L'arresto di Provenzano
4. Adriana Cavarero: L'ordine simbolico patriarcale
5. Luisa Muraro: Percio' dico
6. Hannah Arendt: E poiche'
7. Susan Sontag: Che ottunde
8. SimoneWeil: Inseparabili
9. Una bibliografia essenziale di Ivan Illich
10. Tonino Guerra: Sa vinzem neun
11. Ristampe: Franz Kafka, Racconti
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. UN SOSPIRO DI SOLLIEVO
La sconfitta, sia pur di misura, della coalizione berlusconiana e' una
vittoria della democrazia.
Occorre che la democrazia vinca anche nel prossimo referendum sulla
Costituzione, per difendere la Costituzione della Repubblica Italiana cosi'
come la scrissero i fondatori del nostro ordinamento giuridico, e cancellare
il golpe compiuto dal governo berlusconiano con uno dei suoi ultimi colpi di
coda. E questo sara' ancora una volta compito dell'intero popolo italiano.
Ed occorrera' anche un'azione parlamentare di profonda bonifica del corpus
legislativo, abolendo le leggi criminali imposte in questi ultimi anni dal
governo della malavita: come - un esempio fra tutti - quella scelleratissima
che da' a chiunque licenza di uccidere (la recente legge 59/2006 che
modifica l'art. 52 del codice penale, una legge che costituisce una vera e
propria istigazione all'omicidio).
*
La sconfitta della coalizione berlusconiana e' una vittoria della
democrazia. Non e' ancora una vittoria della legalita', della pace, dei
diritti umani: perche' sia anche tale occorrera' che il nuovo parlamento, e
il governo che godra' della sua fiducia, compiano atti che al ripristino
della legalita', alla scelta della pace, all'inveramento dei diritti umani
di tutti gli esseri umani siano effettualmente ordinati: atti limpidi,
coerenti e cogenti.
Crediamo che molto possa essere fatto, debba essere fatto.
*
Ma basti per oggi che sia stata sconfitta la coalizione berlusconiana.
Questo era il compito dell'ora.
E nulla vogliamo adesso dire della coalizione cosiddetta di centrosinistra,
che e' stato necessario e giusto votare: cosa pensiamo delle sue leadership
(entro cui pure non mancano brave e care persone), e delle ideologie e degli
interessi di cui sono portatrici, ad un tempo parassitarie e vassalle, e'
ben noto. E non sono certo cose belle da dire.
*
Ma certo ci colma di gioia anche il fatto che persone amiche che molto
ammiriamo, e rappresentative di esperienze che molto ci stanno a cuore,
siano state elette in parlamento, e valga un nome per tutti, quello di Lidia
Menapace.
*
Si pone oggi, a noi sembra, l'esigenza, anzi l'urgenza, che le persone
amiche della nonviolenza - ereditando, unificando e inverando la coscienza e
le lotte, le aspirazioni e i programmi dei soggetti sociali e del blocco
storico degli sfruttati e delle sfruttate, delle oppresse e degli oppressi -
escano da ogni subalternita', si liberino da ogni sudditanza e marginalita',
da ogni ambiguita' e confusione, da ogni irresponsabilita' ed effettuale
complicita' con gli autori di condotte deliranti e delittuose, e comincino a
porsi il problema di costruire un'alternativa politica fondata sui principi
del riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani; sul
ripudio nitido e intransigente della violenza e della menzogna; sul rispetto
dell'altra persona, delle diverse culture e della natura; sulla scelta del
disarmo integrale, del mutuo soccorso, della cooperazione fra tutte e tutti:
collocandosi tutte e tutti in primo luogo alla scuola del pensiero e delle
prassi delle donne.
Per porre qui e adesso l'obiettivo concreto e immediato dell'uscita
dell'umanita' da questa preistoria. Prima che sia troppo tardi.
La nonviolenza e' in cammino.

2. RIFLESSIONE. MARIA G. DI RIENZO: LE DONNE E LA GUERRA
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
questo intervento.
Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio;
prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, regista
teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche
sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica
dell'Universita' di Sidney (Australia); e' impegnata nel movimento delle
donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei
diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di
Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra
Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne
nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005.
Cindy Sheehan ha perso il figlio Casey nella guerra in Iraq; per tutto il
mese di agosto e' stata accampata a Crawford, fuori dal ranch in cui George
Bush stava trascorrendo le vacanze, con l'intenzione di parlargli per
chiedergli conto della morte di suo figlio; intorno alla sua figura e alla
sua testimonianza si e' risvegliato negli Stati Uniti un ampio movimento
contro la guerra; e' stato recentemente pubblicato il suo libro Not One More
Mother's Child (Non un altro figlio di madre), disponibile nel sito
www.koabooks.com]

Per capire veramente cosa la guerra fa, non solo ai corpi dei morti e dei
feriti, ma alle anime dei vivi, a volte non occorre avere a disposizione
l'ultimo documentario di una tv indipendente o l'articolo di un prestigioso
opinionista: per esempio, basta connettersi ad uno dei siti web in cui i
soldati statunitensi postano le fotografie ad uso pornografico che scattano
in Iraq. (cfr. l'inchiesta di www.eastbayexpress.com). Una di queste
immagini mostra una donna la cui gamba destra e' stata dilaniata da una
mina. Un infermiere sta tenendo il moncherino sollevato verso l'obiettivo
della macchina fotografica. La vagina della donna e' visibile, e la
didascalia reca un'oscena feroce espressione.
Oppure, basta leggere la squisita poesia di un'appartenente ad un partito
italiano molto molto molto pacifista, senza se e senza ma, ci mancherebbe,
che si intitola "Augurio di bene a Osama bin Laden e alla Jihad Islamica"
(le maiuscole sono dell'autrice): "Oh miliziani / voi mi appariste / in
sogno, / e io percepii / le cause / della vostra veemente / violenza:/ fiumi
di lacrime / di inconsolabili madri...".
Peccato che le madri inconsolabili non vengano ascoltate quando parlano: fra
i fiumi di lacrime continuano a dire "basta armi, basta morti, basta guerra,
basta terrorismo". Usarle come icone giustificative della "veemente
violenza", figure mute come l'immagine della giovane irachena mutilata a cui
altri si arrogano il diritto di appiccicare le loro didascalie, e' sputare
sul dolore altrui, un atto di disprezzo, da farabutti.
*
Guerra, militarismo ed imperialismo hanno bisogno di particolari relazioni
fra i generi, per funzionare, e gli esempi che ho usato le illustrano alla
perfezione. Ai ragazzini viene insegnato quasi ovunque, nel mondo, che lo
status di soldato/combattente/guerrigliero e' un rito di passaggio per la
loro mascolinita', o un veicolo per ottenere rispetto come uomini, e che
questo stesso status e' rivestito da nobilissimi tratti quali la difesa del
proprio paese e/o delle proprie "origini" culturali e tradizionali (le
madri), la protezione dei deboli (le donne) e degli innocenti (i bambini).
Quante madri, donne e bambine/i soffrano e muoiano grazie alla protezione
degli eroici combattenti, visto che nel XX secolo il 90% delle vittime di
guerra sono state civili, non e' materia che vedo molto indagata. Anzi,
quando madri come Cindy Sheehan si rifiutano di essere ridotte a didascalie
(sempre pornografiche anche quando vengono arrangiate in versi) sotto le
proprie immagini silenziose, quando la sofferenza inconsolabile della
perdita viene tradotta in parole ed azioni per la pace, non solo i
guerrafondai ne sono irritati: subito "pacifisti" integrali come la pasta
biologica escono tranquillamente ad insultarle: tuo figlio era un
volontario, tuo figlio era un aggressore imperialista ecc. ecc. e merita
ampiamente di essere morto come un cane in un vicolo. (A scanso di equivoci:
non penso che nessuna creatura vivente possa "meritare" di morire a colpi di
arma da fuoco nei vicoli, e se avessi qualche super-potere come i
protagonisti dei fumetti, mettiamo uno sguardo iperlaser, avrei gia' fuso ad
occhiatacce tutte le armi su cui ho posato lo sguardo).
Cindy Sheehan viene anche accusata, da destra e da sinistra, di essere
un'egoista che sta cercando la propria gratificazione personale: come se la
perdita del figlio fosse un semplice espediente, come se lo sfruttamento, la
manipolazione e la militarizzazione di cui la sua famiglia ha fatto
esperienza diretta, tramite il giovane Casey, non fossero istanze cui ci si
possa, e ci si debba, opporre.
*
Cindy e' stata una sorpresa per lo stesso movimento di opposizione alla
guerra negli Usa: ha infatti mostrato la parte mancante del quadro, ovvero
che le vittime della guerra sono di piu' di quelle che conteggiamo nelle
liste dei morti e dei feriti, che gli effetti della guerra sono piu' vasti e
piu' devastanti di quanto avevamo pensato. Ha mostrato, credo senza neanche
accorgersene del tutto, quanto la guerra non sia solo, oltre che
profondamente ripugnante, classista e razzista, ma sessista.
Questo e' il segmento d'analisi che manca ai movimenti pacifisti, tutti.
Questo e' il nodo ove, in mancanza dell'analisi di genere, si producono le
immagini "sessualizzate" di una donna mutilata e gli inni alla jihad
islamica.
Ma visto che non e' mai troppo tardi per imparare qualcosa, e che se ci sono
riuscita io puo' riuscirci chiunque altro/a, mi permetto di suggerire
brevemente dei campi d'indagine.
*
1. I danni economici prodotti dalla guerra sono esacerbati, dal patriarcato,
nei confronti delle donne.
L'economia di guerra intensifica e incrementa il lavoro non pagato che viene
svolto dalle donne nei loro "tradizionali" ruoli di genere. Il collasso del
settore pubblico in un paese aggredito ed i tagli al welfare in un paese
aggressore pongono sulle spalle delle donne di ambo le nazioni un carico
enorme di responsabilita': quando gli ospedali vengono distrutti o resi non
operativi, sono in maggioranza le donne a farsi carico della salute della
famiglia; se le scuole chiudono o non sono piu' economicamente accessibili,
o e' pericoloso mandarvi i propri figli, la cura dei bambini ricade
totalmente sulle donne; in questa situazione le donne sono le prime a
perdere il lavoro, e le ultime a trovarlo, e cosi' via (vedasi il tasso di
disoccupazione femminile in Iraq dopo l'invasione, e la drammatica caduta
del tasso di alfabetizzazione femminile).
*
2. Il militarismo oggettifica sessualmente le donne.
La collusione fra le varie forme di patriarcato permette che attorno alle
basi militari, ovunque nel mondo, sorgano bordelli per lo svago del
guerriero. Le ragazzine profughe di Fallujah sono finite per lo piu' nei
postriboli siriani (cfr. www.womenwarpeace.org/iraq/), mentre bambine di
dodici anni sono state sposate a forza agli eroi della jihad che cosi' hanno
evitato loro lo stupro illegale dei soldati Usa, e le hanno violate
legalmente. La "coalizione dei volenterosi" non si e' mai occupata del
problema. I movimenti pacifisti neppure: il diritto ad essere libere dalla
violenza sessuale o dalla minaccia della stessa, e' un diritto di base come
l'acqua, il cibo, la casa e la salute. Se fossero solo gli occupanti a
stuprare, forse i "senza se e senza ma" avrebbero detto qualcosa del tipo:
"Violentano le 'loro' donne!" (e' un punto di vista sbagliato, le donne non
appartengono che a se stesse come qualsiasi altro essere umano, ma e' un
punto di vista in cui ci si accorge almeno che qualcosa sta accadendo), ma
visto che in Iraq, come in Afghanistan, come nel Darfur, come ovunque negli
scenari di conflitto o post-conflitto, le donne e le bambine vengono
stuprate dai "buoni" e dai "cattivi", i "senza se e senza ma" preferiscono
stare zitti. Come conseguenza, i movimenti progressisti, laici, femministi
che in loco sollevano l'istanza non vengono considerati dai sedicenti
pacifisti rappresentativi della resistenza all'occupazione, o degni di nota,
e neppure titolari dell'inalienabile diritto a dire in che paese vogliono
vivere: generalmente, non vogliono ne' i generali stranieri farciti di
patacche al valore, neí i miliziani fondamentalisti (sapete, a loro non
appaiono in sogno, ce li hanno per strada con il fucile in spalla).
*
3. Gli eserciti perpetuano ed incrementano la violenza domestica e la
violenza in genere contro le donne.
Anche quando hanno donne al loro interno, gli eserciti sono istituzioni
misogine ed omofobiche che per funzionare si basano su ideologie
patriarcali. L'addestramento dei soldati si fonda sull'oggettificazione e il
disprezzo di tratti tradizionalmente/culturalmente associati alle donne,
allo scopo di modellare un ruolo di genere di mascolinita' violenta: ovvero
un modo di operare che glorifica la violenza come soluzione a qualsiasi
tensione. Il militarismo insegna a provare se stessi e rigenerarsi
attraverso la violenza. Inoltre, questo modo di operare tende a rendere la
violenza erotica, da una prospettiva eterosessuale di aggressione maschile.
Durante la prima guerra del Golfo, i piloti americani guardavano film
pornografici prima delle missioni di bombardamento, per "caricarsi" (Michael
Rogin, Make My Day! Spectacle as Amnesia in Imperial Politics, Duke
University Press, 1993) Uno di questi eroi violento' ripetutamente la
propria figlioletta di due anni, offrendola anche ai colleghi. Il signore e'
stato semplicemente invitato dai superiori a dare le dimissioni: dieci anni
piu' tardi percepisce la pensione dall'aeronautica e sta cercando di
ottenere legalmente la tutela della bambina.
Una medica che si occupa dei veterani di guerra, riporta che la violenza
domestica cresce non appena il soldato fa ritorno a casa, con un ammontare
incredibile di omicidi di mogli. Molti di questi veterani sono praticamente
assuefatti alla pornografia di cui hanno fatto uso in guerra ed hanno
imparato ad usare i corpi delle donne come attrezzi masturbatori
(www.quakerhouse.org/).
*
4. La militarizzazione e la guerra diminuiscono il controllo delle donne
sulla loro salute riproduttiva.
Solo pochi mesi dopo l'invasione Usa in Iraq, a Baghdad il tasso di aborti
clandestini sali' vertiginosamente: le donne avevano perso l'accesso alle
strutture sanitarie ed alla contraccezione. Nei paesi della coalizione, si
sono registrate forme diverse di un movimento che va nella stessa direzione:
dalla restrizione dei budget governativi per la prevenzione e la salute, al
tentativo di cancellare leggi in proposito o di impedire la diffusione di
sistemi contraccettivi. Puo' darsi che la connessione sfugga a qualcuno, e
allora la ribadisco: le politiche di guerra sono correlate strettamente alla
divisione sociosessuata del lavoro, che addestra gli uomini poveri a fare i
soldati, e limita il controllo delle donne sulla riproduzione, e quindi sui
loro corpi e sul loro futuro, esaltandole come "madri" mentre ne sfrutta il
lavoro di cura, produzione e riproduzione.
*
5. La militarizzazione e la guerra restringono gli spazi pubblici a
disposizione delle donne e ne limitano la possibilita' di espressione
politica.
Un ambiente estremamente violento, quale quello di una guerra o di
un'occupazione militare, o di un regime, impedisce alle donne di ottenere
assistenza sanitaria, di andare a scuola, di andare al lavoro. Queste
limitazioni finiscono per modellare anche le forme di organizzazione
politica delle donne, che rischiano la marginalizzazione e la scomparsa.
Quando gli attori politici sono solo uomini, i corpi ed i comportamenti
delle donne diventano un campo di battaglia su cui altri combattono "a nome
loro". Se da una parte viene loro impedito per legge di lasciare le proprie
case se non sono scortate da un uomo, devono ottenere permessi maritali o
paterni per qualsiasi cosa, vengono date in spose da bambine, ecc.,
dall'altra le si penalizza sul lavoro, nei meccanismi elettorali,
nell'accesso a posizioni decisionali.
*
So che un'analisi di genere che problematizzi gli effetti di una
mascolinita' violenta non solo non viene praticata negli ambiti sedicenti
"pacifisti integrali", ma e' accuratamente evitata e quando la si suggerisce
viene minimizzata o derisa. Raddrizzare tutti i torti di cui vi ho solo
accennato sopra, pero', non si fa con la mera opposizione alle guerre degli
americani (e magari il plauso, o l'indifferenza, alle altre). Se non si
riconosce la connessione fra guerra e patriarcato si e' destinati a fallire.

3. RIFLESSIONE. BENITO D'IPPOLITO: L'ARRESTO DI PROVENZANO

Quanti anni, quanto dolore, quanto
sangue innocente sparso per le strade.

Quante sorelle, quanti fratelli
dalla mafiosa dittatura trucidati.

Ed oggi luminosa la giustizia.

4. RIFLESSIONE. ADRIANA CAVARERO: L'ORDINE SIMBOLICO PATRIARCALE
[Da Franco Restaino, Adriana Cavarero, Le filosofie femministe, Paravia,
Torino 1999, p. 116. Adriana Cavarero e' docente di filosofia politica all'
Università di Verona; dal sito "Feminist Theory Website: Zagreb Woman's
Studies Center" ospitato dal Center for Digital Discourse and Culture at
Virginia Tech University (www.cddc.vt.edu/feminism), copyright 1999 Kristin
Switala, riportiamo questa scheda bibliografica delle sue opere pubblicate
in volume: a) libri: Dialettica e politica in Platone, Cedam, Padova 1974;
Platone: il filosofo e il problema politico. La Lettera VII e l'epistolario,
Sei, Torino 1976; La teoria politica di John Locke, Edizioni universitarie,
Padova 1984; L'interpretazione hegeliana di Parmenide, Quaderni di
Verifiche, Trento 1984; Nonostante Platone, Editori Riuniti, Roma1990.
(traduzione tedesca: Platon zum Trotz, Rotbuch, Berlin 1992; traduzione
inglese: In Spite of Plato, Polity, Cambridge 1995, e Routledge, New York
1995); Corpo in figure, Feltrinelli, Milano 1995; Platone. Lettera VII,
Repubblica: libro VI, Sei, Torino 1995; Tu che mi guardi, tu che mi
racconti, Feltrinelli, Milano 1997; Adriana Cavarero e Franco Restaino (a
cura di), Le filosofie femministe, Paravia, Torino 1999; A piu' voci.
Filosofia dell'espressione vocale, Feltrinelli, Milano 2003. b) saggi in
volumi collettanei: "Politica e ideologia dei partiti in Inghilterra secondo
Hume", in Per una storia del moderno concetto di politica, Cleup, Padova
1977, pp. 93-119; "Giacomo I e il Parlamento: una lotta per la sovranita'",
in Sovranita' e teoria dello Stato all'epoca dell'Assolutismo, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, Roma 1980, pp. 47-89; "Hume: la politica come
scienza", in Il politico. Da Hobbes a Smith, a cura di Mario
Tronti,Feltrinelli, Milano 1982, vol. II, pp. 705-715; "Il principio
antropologico in Eraclito", in Itinerari e prospettive del personalismo,
Ipl, Milano 1987, pp. 311-323; "La teoria contrattualistica nei Trattati sul
Governo di John Locke", in Il contratto sociale nella filosofia politica
moderna, a cura di Giuseppe Duso, Il Mulino, Bologna 1987, pp. 149-190; "Per
una teoria della differenza sessuale", in Diotima. Il pensiero della
differenza sessuale, La Tartaruga, Milano 1987, pp. 43-79. (traduzioen
tedesca: "Ansatze zu einer Theorie der Geschlechterdifferenz", in Diotima.
Der Mensch ist Zwei, Wiener Frauenverlag, Wien 1989); "L'elaborazione
filosofica della differenza sessuale", in La ricerca delle donne, Rosenberg
& Sellier, Torino 1987, pp. 173-187. (traduzione inglese: "The Need for a
Sexed Thought", in Italian Feminist Thought, ed. by S. Kemp and P. Bono,
Blackwell, Oxford 1991); "Platone e Hegel interpreti di Parmenide", in La
scuola Eleatica, Macchiaroli, Napoli 1988, pp. 81-99; "Dire la nascita", in
Diotima. Mettere al mondo il mondo, La Tartaruga, Milano 1990, pp. 96-131.
(traduzione spagnola: "Decir el nacimiento", in Diotima. Traer al mundo el
mundo, Icaria y Antrazyt, Barcelona 1996); "Die Perspective der
Geschleterdifferenz", in Differenz und Gleicheit, Ulrike Helmer Verlag,
Frankfurt 1990, pp. 95-111; "Equality and Sexual Difference: the Amnesias of
Political Thought", in Equality and Difference: Gender Dimensions of
Political Thought, Justice and Morality, edited by G. Bock and S. James,
Routledge, London 1991, pp. 187-201; "Il moderno e le sue finzioni", in
Logiche e crisi della modernita, a cura di Carlo Galli, Il Mulino, Bologna
1991, pp. 313-319; "La tirannia dell'essere", in Metamorfosi del tragico fra
classico e moderno, a cura di Umberto Curi, Laterza, Rma-Bari 1991, pp.
107-122; "Introduzione" a: B. Head, Una questione di potere, El, Roma 1994,
pp. VII-XVIII; "Forme della corporeita'", in Filosofia, Donne, Filosofie,
Milella, Lecce 1994, pp. 15-28; "Figures de la corporeitat", Saviesa i
perversitat: les dones a la Grecia Antiga, coordinacio de M. Jufresa,
Edicions Destino, Barcelona 1994, pp. 85-111; "Un soggetto femminile oltre
la metafisica della morte", in Femminile e maschile tra pensiero e discorso,
Labirinti 12, Trento, pp. 15-28; "La passione della differenza", in Storia
delle passioni, a cura di Silvia Vegetti Finzi, Laterza, Roma-Bari 1995, pp.
279-313; "Il corpo e il segno. Un racconto di Karen Blixen", in Scrivere,
vivere, pensare, a cura di Francesca Pasini, La Tartaruga, Milano 1997, pp.
39-50; "Schauplatze der Einzigartigkeit", in Phaenomenologie and
Geschlechterdifferenz, edd. Silvia Stoller und Helmuth Vetter,
WUV-Universitatsverlag, Wien 1997, pp. 207-226; "Il pensiero femminista. Un
approccio teoretico", in Le filosofie femministe, a cura di Franco Restaino
e Adriana Cavarero, Paravia, Torino 1999, pp. 111-164; "Note arendtiane
sulla caverna di Platone", in Hannah Arendt, a cura di Simona Forti, Bruno
Mondadori, Milano 1999, pp. 205-225]

L'ordine simbolico patriarcale si fonda su una logica assai singolare che, a
dispetto del fatto che gli esseri umani sono dell'uno e dell'altro sesso,
assume il solo sesso maschile come paradigma dell'intero genere umano.

5. RIFLESSIONE. LUISA MURARO: PERCIO' DICO
[Da Diotima, Oltre l'uguaglianza, Liguori, Napoli 1995, p. 118. Luisa
Muraro, una delle piu' influenti pensatrici viventi, ha insegnato
all'Universita' di Verona, fa parte della comunita' filosofica femminile di
"Diotima"; dal sito delle sue "Lezioni sul femminismo" riportiamo la
seguente scheda biobibliografica: "Luisa Muraro, sesta di undici figli, sei
sorelle e cinque fratelli, e' nata nel 1940 a Montecchio Maggiore (Vicenza),
in una regione allora povera. Si e' laureata in filosofia all'Universita'
Cattolica di Milano e la', su invito di Gustavo Bontadini, ha iniziato una
carriera accademica presto interrotta dal Sessantotto. Passata ad insegnare
nella scuola dell'obbligo, dal 1976 lavora nel dipartimento di filosofia
dell'Universita' di Verona. Ha partecipato al progetto conosciuto come Erba
Voglio, di Elvio Fachinelli. Poco dopo coinvolta nel movimento femminista
dal gruppo "Demau" di Lia Cigarini e Daniela Pellegrini e' rimasta fedele al
femminismo delle origini, che poi sara' chiamato femminismo della
differenza, al quale si ispira buona parte della sua produzione successiva:
La Signora del gioco (Feltrinelli, Milano 1976), Maglia o uncinetto (1981,
ristampato nel 1998 dalla Manifestolibri), Guglielma e Maifreda (La
Tartaruga, Milano 1985), L'ordine simbolico della madre (Editori Riuniti,
Roma 1991), Lingua materna scienza divina (D'Auria, Napoli 1995), La folla
nel cuore (Pratiche, Milano 2000). Con altre, ha dato vita alla Libreria
delle Donne di Milano (1975), che pubblica la rivista trimestrale "Via
Dogana" e il foglio "Sottosopra", ed alla comunita' filosofica Diotima
(1984), di cui sono finora usciti sei volumi collettanei (da Il pensiero
della differenza sessuale, La Tartaruga, Milano 1987, a Il profumo della
maestra, Liguori, Napoli 1999). E' diventata madre nel 1966 e nonna nel
1997"]

Percio' dico che la politica, che e' il contrario di ogni cieco agire e vano
fantasticare, che e' consapevolezza del proprio desiderio e misura delle
proprie forze, che e' capacita' di fare la spola fra tutte le possibili
mediazioni, sta stretta e povera nella forma di una mera lotta per il potere
cui si e' voluto ridurla.

6. MAESTRE. HANNAH ARENDT: E POICHE'
[Da Hannah Arendt, Il futuro alle spalle, Il Mulino, Bologna 1981, 1995, p.
40. Hannah Arendt e' nata ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu
allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe
all'esilio, dapprima e' profuga in Francia, poi esule in America; e' tra le
massime pensatrici politiche del Novecento; docente, scrittrice, intervenne
ripetutamente sulle questioni di attualita' da un punto di vista
rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani; mori' a New York nel
1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti
tradotti in italiano e spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo l
'anno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dell'edizione
originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951),
Comunita', Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Rahel Varnhagen
(1959), Il Saggiatore, Milano; Tra passato e futuro (1961), Garzanti,
Milano; La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), Feltrinelli,
Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunita', Milano; postumo e incompiuto e'
apparso La vita della mente (1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di
brevi saggi di intervento politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano,
1985. Molto interessanti i carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969.
Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra
amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975,
Sellerio, Palermo 1999). Una recente raccolta di scritti vari e' Archivio
Arendt. 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001; Archivio Arendt 2.
1950-1954, Feltrinelli, Milano 2003; cfr. anche la raccolta Responsabilita'
e giudizio, Einaudi, Torino 2004. Opere su Hannah Arendt: fondamentale e' la
biografia di Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri,
Torino 1994; tra gli studi critici: Laura Boella, Hannah Arendt,
Feltrinelli, Milano 1995; Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah
Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah
Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona Forti, Vita della mente e tempo della
polis, Franco Angeli, Milano 1996; Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt,
Milano 1999; Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su
Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah
Arendt, Giuntina, Firenze 2001; Julia Kristeva, Hannah Arendt, Donzelli,
Roma 2005. Per chi legge il tedesco due piacevoli monografie
divulgative-introduttive (con ricco apparato iconografico) sono: Wolfgang
Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999; Ingeborg
Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000]

E poiche' gli eroi di Kafka non sono persone con cui venga naturale
identificarsi, bensi' soltanto dei modelli che sono abbandonati
nell'anonimato a dispetto dei loro nomi, ci sembra quasi che ognuno di noi
sia chiamato ed esortato con quei nomi. Infatti quest'uomo di buona volonta'
puo' essere chiunque ed ognuno, forse persino io e tu.

7. MAESTRE. SUSAN SONTAG: CHE OTTUNDE
[Da Susan Sontag, Davanti al dolore degli altri, Mondadori, Milano 2003, p.
89. Susan Sontag e' stata una prestigiosa intellettuale femminista e
pacifista americana, nata a New York nel 1933, deceduta sul finire del 2004;
acutissima interprete e critica dei costumi e dei linguaggi, fortemente
impegnata per i diritti civili e la dignita' umana; tra i molti suoi libri
segnaliamo alcuni suoi stupendi saggi, come quelli raccolti in Contro
l'interpretazione e Stili di volonta' radicale, presso Mondadori; e Malattia
come metafora, presso Einaudi; tra i suoi lavori piu' recenti segnaliamo
particolarmente il notevole Davanti al dolore degli altri, Mondadori, Milano
2003]

E' la passivita' che ottunde i sentimenti.

8. MAESTRE. SIMONE WEIL: INSEPARABILI
[Da Simone Weil, Attesa di Dio, Rusconi, Milano 1972, 1996, p. 110. Simone
Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa, militante
sindacale e politica della sinistra classista e libertaria, operaia di
fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti, lavoratrice
agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a lavorare per la
Resistenza. Minata da una vita di generosita', abnegazione, sofferenze,
muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna come quella
che precede non rende pero' conto della vita interiore della Weil (ed in
particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora:
radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del
1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe
imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli
o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serieta' come
vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento". Opere di Simone Weil:
tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte di scritti
pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici
(e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stanti
le persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte piu' importanti in edizione
italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunita', poi Rusconi), La
condizione operaia (Comunita', poi Mondadori), La prima radice (Comunita',
SE, Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni
precristiane (Rusconi), Riflessioni sulle cause della liberta' e
dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi),
Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali
i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo
Gaeta. Opere su Simone Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone
Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr.
AA. VV., Simone Weil, la passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985;
Gabriella Fiori, Simone Weil, Garzanti, Milano 1990; Giancarlo Gaeta, Simone
Weil, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie
Muller, Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele,
Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, Edb, Bologna
1997; Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994]

Generosita' e compassione sono inseparabili, ed entrambe hanno il loro
modello in Dio, cioe' nella creazione e nella passione.

9. MATERIALI. UNA BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE DI IVAN ILLICH
[Dal sito www.altraofficina.it/ivanillich/, che reca molti utili materiali
di e su Ivan Illich, riprendiamo la seguente bibliografia orientativa dei
principali testi di Illich disponibili in Italiano (abbiamo introdotto
alcune minime modifiche e non abbiamo riportato le brevi illustrazioni dei
testi, per le quali rinviamo al sito). Ivan Illich e' nato a Spalato nel
1925; laurea in mineralogia a Firenze, studi ulteriori di psicologia, arte,
storia (dottorato a Salisburgo); ordinato sacerdote nel 1951, per cinque
anni opera in una parrocchia portoricana a New York, poi e' prorettore
dell'Universita' Cattolica di Portorico; a Cuernavaca (Messico) fonda il
Cidoc (Centro interculturale di documentazione); docente in varie
universita', conferenziere, studioso costantemente impegnato nella critica
delle istituzioni e nella indicazione di alternative che sviluppino la
creativita' e dignita' umana; pensatore originale, ha promosso importanti ed
ampie discussioni su temi come la scuola, l'energia, la medicina, il lavoro.
E' scomparso nel 2002. Tra le opere di Ivan Illich: Descolarizzare la
societa', Mondadori; La convivialita', Mondadori, poi Red; Rovesciare le
istituzioni, Armando; Energia ed equita', Feltrinelli; Nemesi medica:
l'espropriazione della salute, Mondadori, poi Red; Il genere e il sesso,
Mondadori; Per una storia dei bisogni, Mondadori; Lavoro-ombra, Mondadori;
H2O e le acque dell'oblio, Macro; Nello specchio del passato, Red;
Disoccupazione creativa, Red; Nella vigna del testo, Cortina. Raccoglie i
materiali di un seminario con Illich il volume Illich risponde dopo "Nemesi
medica", Cittadella, Assisi 1978. Cfr. anche il libro-intervista di David
Cayley, Conversazioni con Ivan Illich, Eleuthera, Milano 1994. Utile anche
il volume di AA. VV., Le professioni mutilanti, Cittadella, Assisi 1978 (che
si apre con un intervento di Illich). Da "A. rivista anarchica", anno 33, n.
294, novembre 2003 riprendiamo la seguente scheda su Ivan Illich: "Ivan
Illich (1926-2002). Nato nel 1926 a Vienna da un padre di nobili origini
dalmate e da una madre ebrea sefardita, fin da piccolo compi' frequenti
viaggi in Europa e rimase fino all'ultimo un instancabile viaggiatore. La
sua formazione avvenne tra Salisburgo, Firenze, Roma, ma Illich non ebbe mai
un buon rapporto con le scuole, ne' con le discipline. Era sociologo,
filosofo, linguista (conosceva una decina di lingue), teologo, ma forse piu'
di ogni altra cosa uno storico delle istituzioni. Dopo la formazione
teologica all'Universita' Gregoriana in Vaticano, fu ordinato prete ed ebbe
come primo incarico la cura di una parrocchia a prevalenza portoricana
vicino a Manhattan. E' li' forse che nel cuore del primo mondo a contatto
con i reietti, gli ultimi, comincio' a capire i meccanismi dell'esclusione e
dell'alienazione degli individui attraverso l'istituzionalizzazione della
vita. Nel 1956 divenne vicerettore dell'Universita' di Puerto Rico, e nel
1961 fondo' il Centro interculturale di documentazione (Cidoc) a Cuernavaca
in Messico, un centro in cui passo' gran parte dell'intellettualita'
radicale degli anni Sessanta e Settanta, centro che avrebbe dovuto formare i
volontari e missionari per i paesi del terzo mondo. Qui nasce la critica di
Illich allo sviluppo, all'idea stessa di paesi in via di sviluppo,
condannati a un'eterna poverta' dall'impari confronto con i paesi gia'
sviluppati. Contemporaneamente Illich si impegnava contro la guerra, le
banche, le grandi corporation, e percio' riusci' facilmente a divenire
sospetto alla Cia, al governo americano e al Vaticano. Il Santo Uffizio
comincia un procedimento contro di lui e Illich abbandona il proprio abito,
la funzione sacerdotale e la Chiesa. Gli anni Settanta furono quelli della
notorieta' per la pubblicazione dei suoi scritti piu' noti e polemici sulla
critica alle istituzioni, della scuola, della salute, per una rivoluzione
nonviolenta verso un modello sociale di convivialita'. Nei decenni
successivi continuo' a lavorare secondo uno stile diverso: conferenze in
ogni parte del mondo, brevi saggi che esploravano nuovi campi dei suoi
multiformi interessi, seminari interdisciplinari con gruppi di collaboratori
scelti al di fuori dell'istituzione accademica, provenienti da ogni parte
del mondo, soprattutto alle universita' di Brema e della Pennsylvania. Ecco
alcuni dei temi affascinanti dei suoi ultimi scritti: la velocita',
l'esperienza del dolore nella contemporaneita', i mutamenti nello sguardo
nell'epoca delle immagini, la mente alfabetizzata e l'impatto con il
computer. Tra i suoi libri tradotti in italiano, ma in parte non piu'
disponibili, si possono ricordare: Descolarizzare la societa' (Mondadori,
1972), La convivialita' (Mondadori, 1974), Nemesi medica (Mondadori, 1977),
Il genere e il sesso (Mondadori, 1984), Lavoro ombra (Mondadori, 1985),
Nello specchio del passato (Red, 1992), Nella vigna del testo (Cortina,
1994). Particolarmente interessante per avere un'immagine del percorso di
Illich e' il libro Conversazioni con Ivan Illich (a cura di David Cayley),
Eleuthera 1994". Una piu' ampia notizia biografica di Ivan Illich e' nel n.
1262 di questo foglio]

1. Libri
- Descolarizzare la societa', Mondadori, Milano 1972, 1978.
- Rovesciare le istituzioni. Un messaggio o una sfida, Armando Armando
Editore, Roma 1973.
- La convivialita', Mondadori, Milano 1974; Red, Como 1993.
- Nemesi medica. L'espropriazione della salute, Mondadori, Milano 1977, Red,
Como 1991.
- Illich risponde dopo "Nemesi medica", (a cura di Luigi Bovo e Pia
Bruzzichelli), Cittadella, Assisi 1978.
- Le professioni mutilanti, Cittadella, Assisi 1978.
- Per una storia dei bisogni, Mondadori, Milano 1981.
- Il genere e il sesso. Per una critica storica dell'uguaglianza, Mondadori,
Milano 1984.
- Lavoro-ombra, Mondadori, Milano 1985.
- H2O e le acque dell'oblio, Macro Edizioni, Umbertide 1988.
- Nello specchio del passato, Red, Como 1992.
- Nella vigna del testo. Per una etologia della lettura, Cortina, Milano
1994.
- Disoccupazione creativa, Red, Como 1996.
*
2. Alcuni contributi in libri collettivi
- "L'altra faccia della carita'" e "Metamorfosi del clero", in America
latina: parole come armi, Jaca Book, Milano 1968.
- "Capovolgere le istituzioni", in Illich in discussione, a cura di G.
Cavallini, Emme Edizioni, Milano 1974.
- "Descolarizzare, e poi?", in Descolarizzare, e poi? Contro l'abuso
conservatore del concetto di descolarizzazione, a cura di G. Cavallini, Emme
Edizioni, Milano 1978.
- "Le professioni mutilanti", in AA. VV., Le professioni mutilanti,
Cittadella, Assisi 1978.
- "Il diritto alla disoccupazione creativa", in Autocostruzione e tecnologie
conviviali, Clueb, Bologna 1980.
- "Il valore vernacolare", in Il potere di abitare, Libreria Editrice
Fiorentina, Rimini 1982.
- "La metamorfosi del pagano, ovvero l'intolleranza terapeutica", in
L'intolleranza: uguali e diversi nella storia, a cura di P. C. Bori, Il
Mulino, Bologna 1986.
- "Bisogni", in Dizionario dello sviluppo, a cura di W. Sachs, Edizioni
Gruppo Abele, Torino 1998.
*
3. Prefazioni a libri di altri
- Prefazione a Wolfgang Sachs, Scuola dell'obbligo e controllo sociale,
Cittadella, Assisi 1980.
*
4. Alcuni articoli e interviste
- Legge anglo-americana e societa' conviviale, in "Humanitas", n.3, marzo
1972.
- La societa' desiderabile, in "Bozze 79", Edizioni Dedalo, novembre 1979.
- Intervista a Illich, in "A. Rivista anarchica", aprile 1980.
- Incontro con Ivan Illich, in "Testimonianze", n. 222, 3/1980.
- Il silenzio e' una zona di liberta' collettiva, in "Tandem", n. 15/16,
Bolzano 1984.
- Riflessioni sull"era tecnologica, in "Azione nonviolenta", n. 8/9, 1984.
- L'ossessione della salute perfetta, in "Le monde Diplomatique", marzo
1999.
- Non sappiamo piu' ascoltare, intervista di Mauro Suttora, in "Libertaria",
anno 3, n. 4, ottobre-dicembre 2001.
- Prigionieri della liberta', discorso pronunciato l'8 novembre 1996 al
Netherlands Design Institute di Amsterdam, in "Libertaria", anno 3, n. 4,
ottobre-dicembre 2001.
- Intervista ad Ivan Illich, ne "L'inventario della Fierucola", 21/22,
agosto 2002.
*
Appendice
- David Cayley, Conversazioni con Ivan Illich. Un profeta contro la
modernita', Eleuthera, Milano 1994.

10. POESIA E VERITA'. TONINO GUERRA: SA VINZEM NEUN
[Da Pier Vincenzo Mengaldo, Poeti italiani del Novecento, Mondadori, Milano
1978, 1981, pp. 850-851.
Tonino Guerra (Sant'Arcangelo di Romagna 1930) e' poeta, narratore,
sceneggiatore cinematografico (e come tale co-ideatore di alcuni dei sogni -
sia fiabeschi che tormentosi - piu' vividi del nostro comune immaginario).
Dal sito www.montefeltro.net/pennabilli riprendiamo la seguente scheda
"Antonio (Tonino) Guerra, nato a Santarcangelo di Romagna il 16 marzo 1920,
inizia a comporre poesie in lingua romagnola durante la sua prigionia nel
campo di concentramento di Troisdorf, in Germania, poesie poi raccolte nel
volume I scarabocc ('46). Esordisce quindi come scrittore nei Gettoni
diretti da Elio Vittorini per Einaudi: e' l'inizio degli anni '50 e Guerra
soggiorna assai frequentemente a Roma, dove finisce per stabilirsi a partire
dal '53. Frequentando la casa del pittore Lorenzo Vespignani, divenuto suo
amico, fa la conoscenza di Elio Petri, Giuseppe De Santis (con cui debutta
come soggettista in Uomini e lupi nel '57), e Aglauco Casadio (con lui
invece il debutto come sceneggiatore in Un ettaro di cielo nel '59). Alla
fine degli anni '50 avviene l'incontro decisivo con Michelangelo Antonioni:
Guerra collaborera' alla realizzazione di tutti i suoi film, a partire da
L'Avventura ('60), eccezion fatta per Professione Reporter. Fino ad oggi, i
piu' grandi registi sono ricorsi alla sua preziosa esperienza di
sceneggiatore: De Sica, Monicelli, i fratelli Taviani, Rosi, Tarkovskij,
Fellini (decisivo il suo contributo ad Amarcord, inno poetico alla
'romagnolita'', vincitore del premio Oscar), Wenders, Angelopoulos (con il
quale nel 1998 ha vinto la Palma d'oro al Festival del Cinema di Cannes per
il film 'L'eternita' e un giorno') e molti altri. Poeta e narratore, Guerra
ha pubblicato per la Maggioli: Il Miele ('81), L'Aquilone. Una Favola senza
tempo ('82, con Antonioni), La Capanna ('85), Il Viaggio ('86), Il Libro
delle chiese abbandonate ('88), L'orto d'Eliseo ('89); per la Bompiani dal
'67 al '78: L'equilibrio, L'uomo parallelo, I cento uccelli, Il Polverone
(edito nel '92 anche da Maggioli); per la Rizzoli (la sua opera poetica
dialettale e' riunita nel volume I Bu del '72)... Tonino Guerra dal 1989
vive e lavora a Pennabilli, centro del Montefeltro che per l'amore
dimostrato nei confronti di questo territorio gli ha conferito la
cittadinanza onoraria. Qui ha dato vita a numerose installazioni artistiche.
Si tratta di insoliti giardini-museo e mostre permanenti che vanno sotto il
nome de 'I Luoghi dell'anima'. Tra di essi l'Orto dei frutti dimenticati, il
Rifugio delle Madonne abbandonate, la Strada delle meridiane, il Santuario
dei pensieri, l'Angelo coi baffi, il Giardino pietrificato".
Per i lettori che la ritenessero utile all'accostamento al testo originale
nel romagnolo di Guerra, una versione italiana potrebbe essere la seguente:
"Se vinciamo noi ti vengo a trovare a casa: / ti faccio tornare in mente
quello che m'hai fatto / ti prendo a morsi in testa e dappertutto. //  Ma
poi se vinciamo noi andra' a finire / che avro' un tal daffare piu' che mai,
/ e allora non venirmi intorno a rompermi le scatole / a dirmi di lasciarti
stare per amore dei tuoi figli piccoli; / e se per caso mi vedi dietro casa
tua / non startene a tremare dietro la finestra, / che siamo venuti solo a
misurare la strada".
Una versione blandamente viterbese (poiche' la versione italiana e' una
finzione, nel dir queste cose nessuno parlerebbe davvero in questa lingua)
potrebbe essere la seguente (e ringraziamo il nostro buon amico Osvaldo
Caffianchi per essercisi cimentato): "Se vincemo noi te vengo a cerca' a
casa / te fo ricorda' tutto che mm'hai fatto / te pijo a mmozzichi la zucca
e dapertutto. // Ma invece se vincemo va a ffini' / che ciavro' 'n tar da
fa' piu' che de sempre, / e allora nun me sta' a roppe i cojoni / a dimme de
lassatte pe i tu fiji. / E sse ppe sbajo me vegghi dietro casa / nun
trillica' de fifa a la finestra / che stamo solo a misura' la strada"]

Sa vinzem neun a t veng a truve' ad chesa:
a t faz avnei in a ment quel ta me fat
e a t dag ad mors tla testa e d'impartot.

E pu sa vinzem neun l'andra' a finei
ch'avro' un dafe' che mai,
mo te nu ven datonda a romp e cazz,
a dei ch'a t lasa ste' pri tu burdell;
e se par ches t am vaid dri la tu chesa
nu sta a treme' da spesa la finestra,
ch'a vnem a to al miseuri ma la streda.

11. RISTAMPE. FRANZ KAFKA: RACCONTI
Franz Kafka, Racconti, Mondadori, Milano 1970, 2006, pp. XXVI + 630, euro
12,90 (in suppl. a vari periodici Mondadori). Nel classico volume dei
Meridiani la bella edizione della narrativa breve kafkiana curata da Ervino
Pocar (ora da collazionare con i volumi curati da Andreina Lavagetto per
Feltrinelli, naturalmente). L'opera narrativa di Kafka, come ognun sa,
costituisce uno dei massimi capolavori - o il capolavoro tout court - della
letteratura del Novecento.

12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

13. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1263 del 12 aprile 2006

Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe

Per non riceverlo piu':
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe

In alternativa e' possibile andare sulla pagina web
http://web.peacelink.it/mailing_admin.html
quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su
"subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).

L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196
("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing
list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica
alla pagina web:
http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004
possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web:
http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html

L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la
redazione e': nbawac at tin.it