La nonviolenza e' in cammino. 1258



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1258 del 7 aprile 2006

Sommario di questo numero:
1. Giobbe Santabarbara: Un voto contro
2. In digiuno per il dialogo cristiano-islamico
3. Un distico di Danilo Dolci
4. Aldo Capitini: Due cose
5. Enrico Peyretti: Martin Luther King
6. Anna Maria Merlo intervista Agnes Heller sul '68
7. Letture: Umberto De Giovannangeli, Rachele Gonnelli (a cura di), Hamas:
pace o guerra?
8. Letture: Eduardo Galeano, Le labbra del tempo
9. Letture: Umberto Galimberti, Parole nomadi
10. Letture: Nadine Gordimer, L'aggancio
11. Letture: Emmanuel Levinas, Alcune riflessioni sulla filosofia
dell'hitlerismo
12. Riletture: Franco Perrelli, Introduzione a Strindberg
13. Riletture: Daniel Vogelmann, Cinque piccole poesie per Sissel
14. Riletture: Simone Weil, Sulla Germania totalitaria
15. Ristampe: Charles Baudelaire, Opere
16. Ristampe: Franz Kafka, Romanzi
17. Ristampe: Edgar Allan Poe, Opere scelte
18. Riedizioni: Giacomo Leopardi, Opere
19. La "Carta" del Movimento Nonviolento
20. Per saperne di piu'

1. I COMPITI DELL'ORA. GIOBBE SANTABARBARA: UN VOTO CONTRO
[Al povero Giobbe Santabarbara, chi non lo sa, non gli sta bene mai niente]

Occorre votare contro la coalizione berlusconiana. E non perche' il
presidente del consiglio usi un linguaggio da postribolo: certo, e'
disgustoso, ed e' anche sintomatico di una weltanschauung. Ma non e'
sull'incontinenza verbale che si esprime un voto.
Occorre votare contro la coalizione berlusconiana. E non perche' il modello
di societa' che essa propone sia una novita'. Poiche' e' il medesimo modello
di societa' che ha trionfato in Italia da trent'anni a questa parte e di cui
sono ugualmente seguaci e usufruttuari anche i settori del ceto politico e
del potere economico che al blocco berlusconiano si oppongono e che si sono
totalitariamente insignoriti della coalizione elettorale avversa.
Occorre votare contro la coalizione berlusconiana. Perche' essa e'
un'associazione a delinquere. Una cricca criminale. Un'organizzazione
eversiva.
Perche' e' eversione aver fatto strame della Costituzione della Repubblica
Italiana, fondamento del nostro ordinamento giuridico.
Perche' e' criminale commettere reati e - forti del potere politico,
dell'infeudamento dell'organo esecutivo e di quello legislativo dello
stato - imporre leggi anomiche e criminogene per restare impuniti.
Perche' personaggi e partiti politici che predicano e praticano il razzismo
costituiscono associazioni a delinquere; perche' personaggi e gruppo di
potere contigui alla mafia costituiscono associazioni a delinquere; perche'
i gruppi nazifascisti costituiscono associazioni a  delinquere.
Ed e' scellerato ed infame che sia consentito alla criminalita' organizzata
di impadronirsi dello stato. E' gia' accaduto in Italia. Abbiamo visto le
atroci conseguenze. I fondatori della Repubblica Italiana - che avevano
ancora negli occhi i cinquanta milioni di morti della seconda guerra
mondiale - giurarono che non sarebbe accaduto mai piu', e questo scrissero
nella Costituzione.
E cosi', almeno noi, lo abbiamo detto chiaro e  tondo quel che pensiamo.
*
Per votare contro la coalizione berlusconiana occorrera' votare per la
coalizione cosiddetta di centrosinistra. Pazienza. E' necessario.
E' necessario votare la coalizione cosiddetta di centrosinistra perche' essa
e' oggi il referente elettorale unico possibile dell'intero fronte non
antidemocratico che si oppone alla barbarie; perche' sic stantibus rebus
solo la vittoria della coalizione cosiddetta di centrosinistra ha come
effetto la sconfitta del blocco eversivo e criminale berlusconiano.
Ma ci si risparmino le sciocchezze, come quella secondo cui la coalizione
cosiddetta di centrosinistra sarebbe l'odierno Cln: suvvia, un po' di
rispetto per la Resistenza; o come quella secondo cui la coalizione
cosiddetta di centrosinistra sarebbe per la pace, infarcite come sono le sue
liste di criminali di guerra corresponsabili delle stragi jugoslave del
1999; o come quella secondo cui sarebbe baluardo della Costituzione quando
con le valige gia' in mano il precedente governo cosiddetto di
centrosinistra per primo manomise la Costituzione con un colpo di mano tanto
ridicolo quanto sciagurato; o come quella secondo cui essa sarebbe sollecita
dei diritti umani quando nel 1998 il governo Prodi riapri' in Italia i campi
di concentramento; o come quella secondo cui vi sarebbero in essa partiti
aperti alla nonviolenza quando essi candidano squadristi, bombardieri,
adoratori della violenza e totalitari non pentiti. E fermiamoci qui.
Ci si risparmino le sciocchezze. Non si pretenda di ingannarci.
Certo, poi ci fa anche piacere che in varie liste del cosiddetto
centrosinistra vi siano anche persone che amiamo e stimiamo, e che speriamo
vivamente possano essere elette in parlamento. Sono poche, ma ci sono.
*
Voteremo con piena convinzione, ma senza illusioni ne' deleghe, la
coalizione cosiddetta di centrosinistra. Per sconfiggere la coalizione
berlusconiana, e solo per questo. E' necessario.
E continueremo la nostra lotta per la liberazione delle persone, delle
classi e dei popoli oppressi; per difendere e preservare la natura, la cui
distruzione significa la morte di tutti; per la legalita' democratica e la
civile convivenza contro ogni crimine e sopruso; per un'umanita' di persone
libere, eguali in diritti, ciascuna diversa da ogni altra, ciascuna con ogni
altra solidale, poiche' vi e' una sola umanita'.
Continueremo ad opporci alla violenza e alla menzogna. Continueremo lungo
questa via che chiamiamo nonviolenza, degnificazione e salvezza
dell'umanita'.

2. INIZIATIVE. IN DIGIUNO PER IL DIALOGO CRISTIANO-ISLAMICO
[Dagli amici della redazione de "Il dialogo" (per contatti:
redazione at ildialogo.org) riceviamo e volentieri diffondiamo]

Venerdi' 7 aprile 2006 si terra' l'ultima giornata straordinaria di digiuno
e dialogo cristiano-islamico di questo periodo di quaresima/passione
lanciato con l'appello del 27 febbraio 2006 (per informazioni si veda nel
sito: www.ildialogo.org).
A conclusione di questo percorso, esprimiamo tutta la nostra riconoscenza a
quanti hanno voluto associarsi a noi in questo sforzo di preghiera e di
dialogo con i fratelli e le sorelle musulmani e musulmane del nostro paese.
Questo nostro comune impegno sulla via della pace ha prodotto in questi
quaranta giorni numerosi frutti ed ancora ne produrra' nei prossimi mesi con
le iniziative gia' programmate (fra cui quella dei Cantieri del dialogo di
Verona del 3 giugno prossimo) e quelle che sono in corso di programmazione,
fino alla prossima giornata del dialogo cristiano-islamico al termine del
prossimo mese di ramadam del 20 ottobre prossimo.
Invitiamo tutti gli amici della pace ad intensificare gli sforzi per
mobilitare le coscienze di tutti i cittadini, perche' la pace e' un bene
troppo grande per essere lasciato nelle mani dei soli governanti. Tutte e
tutti dobbiamo vigilare sulla pace. Su questo argomento bisogna far sentire
forte la voce di tutte le donne e gli uomini del mondo, qualsiasi sia la
loro religione o il nome con il quale invocano Dio.
Bisogna chiedere con forza la cessazione di ogni guerra ed il progressivo e
totale smantellamento di tutti gli armamenti e basi militari e lo
scioglimento di tutti gli eserciti, prima che la guerra e le armi mettano
fine all'umanita'.
Cogliamo l'occasione per augurare a tutti i cristiani buona pasqua.
Per le iniziative in corso e per tutti gli aggiornamenti delle adesioni si
veda nel sito: www.ildialogo.org
Con un cordiale augurio di shalom - salaam - pace,
il comitato organizzatore della Giornata del dialogo cristiano-islamico
la Comunita' dell'Arca di Lanza del Vasto
*
Per adesioni e informazioni: "Il dialogo", via Nazionale 51, 83024
Monteforte Irpino (Avellino), tel: 3337043384 o anche 3394325220, e-mail:
redazione at ildialogo.org o anche: direttore at ildialogo.org, sito:
www.ildialogo.org; Comunita' dell'Arca di Lanza del Vasto, e-mail:
v.sanfi at virgilio.it, sito: xoomer.virgilio.it/arcadilanzadelvasto/

3. MAESTRI. UN DISTICO DI DANILO DOLCI
[Da Danilo Dolci, Creatura di creature. Poesie 1949-1978, Feltrinelli,
Milano 1979, p. 154. Danilo Dolci e' nato a Sesana (Trieste) nel 1924,
arrestato a Genova nel '43 dai nazifascisti riesce a fuggire; nel '50
partecipa all'esperienza di Nomadelfia a Fossoli; dal '52 si trasferisce
nella Sicilia occidentale (Trappeto, Partinico) in cui promuove
indimenticabili lotte nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, per i
diritti, il lavoro e la dignita'. Subisce persecuzioni e processi.
Sociologo, educatore, e' tra le figure di massimo rilievo della nonviolenza
nel mondo. E' scomparso sul finire del 1997. Di seguito riportiamo una
sintetica ma accurata notizia biografica scritta da Giuseppe Barone
(comparsa col titolo "Costruire il cambiamento" ad apertura del libriccino
di scritti di Danilo, Girando per case e botteghe, Libreria Dante &
Descartes, Napoli 2002): "Danilo Dolci nasce il 28 giugno 1924 a Sesana, in
provincia di Trieste. Nel 1952, dopo aver lavorato per due anni nella
Nomadelfia di don Zeno Saltini, si trasferisce a Trappeto, a meta' strada
tra Palermo e Trapani, in una delle terre piu' povere e dimenticate del
paese. Il 14 ottobre dello stesso anno da' inizio al primo dei suoi numerosi
digiuni, sul letto di un bambino morto per la denutrizione. La protesta
viene interrotta solo quando le autorita' si impegnano pubblicamente a
eseguire alcuni interventi urgenti, come la costruzione di una fogna. Nel
1955 esce per i tipi di Laterza Banditi a Partinico, che fa conoscere
all'opinione pubblica italiana e mondiale le disperate condizioni di vita
nella Sicilia occidentale. Sono anni di lavoro intenso, talvolta frenetico:
le iniziative si susseguono incalzanti. Il 2 febbraio 1956 ha luogo lo
"sciopero alla rovescia", con centinaia di disoccupati - subito fermati
dalla polizia - impegnati a riattivare una strada comunale abbandonata. Con
i soldi del Premio Lenin per la Pace (1958) si costituisce il "Centro studi
e iniziative per la piena occupazione". Centinaia e centinaia di volontari
giungono in Sicilia per consolidare questo straordinario fronte civile,
"continuazione della Resistenza, senza sparare". Si intensifica, intanto,
l'attivita' di studio e di denuncia del fenomeno mafioso e dei suoi rapporti
col sistema politico, fino alle accuse - gravi e circostanziate - rivolte a
esponenti di primo piano della vita politica siciliana e nazionale, incluso
l'allora ministro Bernardo Mattarella (si veda la documentazione raccolta in
Spreco, Einaudi, Torino 1960 e Chi gioca solo, Einaudi, Torino 1966). Ma
mentre si moltiplicano gli attestati di stima e solidarieta', in Italia e
all'estero (da Norberto Bobbio a Aldo Capitini, da Italo Calvino a Carlo
Levi, da Aldous Huxley a Jean Piaget, da Bertrand Russell a Erich Fromm),
per tanti avversari Dolci e' solo un pericoloso sovversivo, da ostacolare,
denigrare, sottoporre a processo, incarcerare. Ma quello che e' davvero
rivoluzionario e' il suo metodo di lavoro: Dolci non si atteggia a guru, non
propina verita' preconfezionate, non pretende di insegnare come e cosa
pensare, fare. E' convinto che nessun vero cambiamento possa prescindere dal
coinvolgimento, dalla partecipazione diretta degli interessati. La sua idea
di progresso non nega, al contrario valorizza, la cultura e le competenze
locali. Diversi libri documentano le riunioni di quegli anni, in cui
ciascuno si interroga, impara a confrontarsi con gli altri, ad ascoltare e
ascoltarsi, a scegliere e pianificare. La maieutica cessa di essere una
parola dal sapore antico sepolta in polverosi tomi di filosofia e torna,
rinnovata, a concretarsi nell'estremo angolo occidentale della Sicilia. E'
proprio nel corso di alcune riunioni con contadini e pescatori che prende
corpo l'idea di costruire la diga sul fiume Jato, indispensabile per dare un
futuro economico alla zona e per sottrarre un'arma importante alla mafia,
che faceva del controllo delle modeste risorse idriche disponibili uno
strumento di dominio sui cittadini. Ancora una volta, pero', la richiesta di
acqua per tutti, di "acqua democratica", incontrera' ostacoli d'ogni tipo:
saranno necessarie lunghe battaglie, incisive mobilitazioni popolari, nuovi
digiuni, per veder realizzato il progetto. Oggi la diga esiste (e altre ne
sono sorte successivamente in tutta la Sicilia), e ha modificato la storia
di decine di migliaia di persone: una terra prima aridissima e' ora
coltivabile; l'irrigazione ha consentito la nascita e lo sviluppo di
numerose aziende e cooperative, divenendo occasione di cambiamento
economico, sociale, civile. Negli anni Settanta, naturale prosecuzione del
lavoro precedente, cresce l'attenzione alla qualita' dello sviluppo: il
Centro promuove iniziative per valorizzare l'artigianato e l'espressione
artistica locali. L'impegno educativo assume un ruolo centrale: viene
approfondito lo studio, sempre connesso all'effettiva sperimentazione, della
struttura maieutica, tentando di comprenderne appieno le potenzialita'. Col
contributo di esperti internazionali si avvia l'esperienza del Centro
Educativo di Mirto, frequentato da centinaia di bambini. Il lavoro di
ricerca, condotto con numerosi collaboratori, si fa sempre piu' intenso:
muovendo dalla distinzione tra trasmettere e comunicare e tra potere e
dominio, Dolci evidenzia i rischi di involuzione democratica delle nostre
societa' connessi al procedere della massificazione, all'emarginazione di
ogni area di effettivo dissenso, al controllo sociale esercitato attraverso
la diffusione capillare dei mass-media; attento al punto di vista della
"scienza della complessita'" e alle nuove scoperte in campo biologico,
propone "all'educatore che e' in ognuno al mondo" una rifondazione dei
rapporti, a tutti i livelli, basata sulla nonviolenza, sulla maieutica, sul
"reciproco adattamento creativo" (tra i tanti titoli che raccolgono gli
esiti piu' recenti del pensiero di Dolci, mi limito qui a segnalare Nessi
fra esperienza etica e politica, Lacaita, Manduria 1993; La struttura
maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1996; e Comunicare,
legge della vita, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1997). Quando la mattina
del 30 dicembre 1997, al termine di una lunga e dolorosa malattia, un
infarto lo spegne, Danilo Dolci e' ancora impegnato, con tutte le energie
residue, nel portare avanti un lavoro al quale ha dedicato ogni giorno della
sua vita". Tra le molte opere di Danilo Dolci, per un percorso minimo di
accostamento segnaliamo almeno le seguenti: una antologia degli scritti di
intervento e di analisi e' Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari 1974; tra
i libri di poesia: Creatura di creature, Feltrinelli, Milano 1979; tra i
libri di riflessione piu' recenti: Dal trasmettere al comunicare, Sonda,
Torino 1988; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Firenze
1996. Tra le opere su Danilo Dolci: Giuseppe Fontanelli, Dolci, La Nuova
Italia, Firenze 1984; Adriana Chemello, La parola maieutica, Vallecchi,
Firenze 1988 (sull'opera poetica di Dolci); Antonino Mangano, Danilo Dolci
educatore, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1992;
Giuseppe Barone, La forza della nonviolenza. Bibliografia e profilo critico
di Danilo Dolci, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2000, 2004 (un lavoro
fondamentale); Lucio C. Giummo, Carlo Marchese (a cura di), Danilo Dolci e
la via della nonviolenza, Lacaita, Manduria-Bari-Roma 2005. Tra i materiali
audiovisivi su Danilo Dolci cfr. il dvd di Alberto Castiglione, Danilo
Dolci. Memoria e utopia, 2004. Tra i vari siti che contengono molti utili
materiali di e su Danilo Dolci segnaliamo almeno www.danilodolci.net,
www.danilodolci.toscana.it, danilo1970.interfree.it, www.nonviolenti.org]

Non sprechiamo il miracolo
del nostro incontro.

4. MAESTRI. ALDO CAPITINI: DUE COSE
[Da Aldo Capitini, Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, p. 423
(e' l'incipit dell'articolo "Armi e fame" apparso su "Azione nonviolenta"
dell'aprile-maggio 1967. Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899,
antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore
di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E'
stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia.
Opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' (a cura di
Giovanni Cacioppo e vari collaboratori), Il messaggio di Aldo Capitini,
Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di testimonianze ed
una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle conoscenze e delle
ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di Capitini); recentemente
e' stato ripubblicato il saggio Le tecniche della nonviolenza, Linea
d'ombra, Milano 1989; una raccolta di scritti autobiografici, Opposizione e
liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, nuova edizione presso L'ancora del
Mediterraneo, Napoli 2003; e gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni
e/o, Roma 1996; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con
Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991; e la recentissima antologia
degli scritti (a cura di Mario Martini, benemerito degli studi capitiniani)
Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004. Presso la redazione
di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito:
www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi
ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui i
fondamentali Elementi di un'esperienza religiosa, 1937, e Il potere di
tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di
opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza,
Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi,
Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo
Capitini, Perugia 1998. Opere su Aldo Capitini: oltre alle introduzioni alle
singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le
pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci,
Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini,
Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni
cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La
pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb,
Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi
dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi)
1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia
intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998,
2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico
de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta'
liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia
1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Federica
Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella,
Assisi 2004; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi,
Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; per una
bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito
citato; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito
dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.aldocapitini.it,
altri materiali nel sito www.cosinrete.it; una assai utile mostra e un
altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere richiesti scrivendo a
Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a Lanfranco Mencaroni:
l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento Nonviolento: tel. 0458009803,
e-mail: azionenonviolenta at sis.it]

Nell'insieme delle cose umane attuali due fatti colpiscono: l'enorme spesa
per le armi; l'immenso numero di sofferenti la fame.

5. MEMORIA. ENRICO PEYRETTI: MARTIN LUTHER KING
[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per questo
intervento.
Enrico Peyretti (1935) e' uno dei principali collaboratori di questo foglio,
ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di
nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con
altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio",
che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi
"Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research
Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi
per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della
rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro
Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e
del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie
prestigiose riviste. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non
uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il
Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la
guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei
Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e
politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e' disponibile
nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza
guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di
cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie
Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico
Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu' volte
riproposta anche su questo foglio, da ultimo nei fascicoli 1093-1094; vari
suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org e
alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Una piu'
ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731
del 15 novembre 2003 di questo notiziario.
Martin Luther King, nato ad Atlanta in Georgia nel 1929, laureatosi
all'Universita' di Boston nel 1954 con una tesi sul teologo Paul Tillich, lo
stesso anno si stabilisce, come pastore battista, a Montgomery nell'Alabama.
Dal 1955 (il primo dicembre accade la vicenda di Rosa Parks) guida la lotta
nonviolenta contro la discriminazione razziale, intervenendo in varie parti
degli Usa. Premio Nobel per la pace nel 1964, piu' volte oggetto di
attentati e repressione, muore assassinato nel 1968. Opere di Martin Luther
King: tra i testi piu' noti: La forza di amare, Sei, Torino 1967, 1994
(edizione italiana curata da Ernesto Balducci); Lettera dal carcere di
Birmingham - Pellegrinaggio alla nonviolenza, Movimento Nonviolento, Verona
1993; L'"altro" Martin Luther King, Claudiana, Torino 1993 (antologia a cura
di Paolo Naso); "I have a dream", Mondadori, Milano 2001; cfr. anche: Marcia
verso la liberta', Ando', Palermo 1968; Lettera dal carcere, La Locusta,
Vicenza 1968; Il fronte della coscienza, Sei, Torino 1968; Perche' non
possiamo aspettare, Ando', Palermo 1970; Dove stiamo andando, verso il caos
o la comunita'?, Sei, Torino 1970. Presso la University of California Press,
e' in via di pubblicazione l'intera raccolta degli scritti di Martin Luther
King, a cura di Clayborne Carson (che lavora alla Stanford University). Sono
usciti sinora cinque volumi (di quattordici previsti): 1. Called to Serve
(January 1929 - June 1951); 2. Rediscovering Precious Values (July 1951 -
November 1955); 3. Birth of a New Age (December 1955 - December 1956); 4.
Symbol of the Movement (January 1957 - December 1958); 5. Threshold of a New
Decade (January 1959 - December 1960); ulteriori informazioni nel sito:
www.stanford.edu/group/King/ Opere su Martin Luther King: Arnulf Zitelmann,
Non mi piegherete. Vita di Martin Luther King, Feltrinelli, Milano 1996;
Sandra Cavallucci, Martin Luther King, Mondadori, Milano 2004. Esistono
altri testi in italiano (ad esempio Hubert Gerbeau, Martin Luther King,
Cittadella, Assisi 1973), ma quelli a nostra conoscenza sono perlopiu' di
non particolare valore: sarebbe invece assai necessario uno studio critico
approfondito della figura, della riflessione e dell'azione di Martin Luther
King (anche contestualizzandole e confrontandole con altre contemporanee
personalita', riflessioni ed esperienze di resistenza antirazzista in
America). Una introduzione sintetica e' in "Azione nonviolenta" dell'aprile
1998 (alle pp. 3-9), con una buona bibliografia essenziale]

Nell'anniversario dell'uccisione di Martin Luther King, il 4 aprile 1968,
raccolgo in uno schema che ho fatto per me quelle che mi sembrano le
principali caratteristiche di quest'uomo.
1. Cristiano. Appartiene alla religione piu' diffusa e potente nel mondo
(circa un terzo dell'umanita'), il cristianesimo, "che sembrava uno dei
privilegi della razza bianca" (Ernesto Balducci), sebbene alla piccola
confessione battista (40 milioni).
2. Pastore battista. "La relazione tra questo ministero di pastore e
l'edificazione della pace e' cosi' evidente ai miei occhi che mi stupisco
quando mi si domanda perche' mi dichiaro contrario alla guerra" (Oltre il
Vietnam, discorso del 4 aprile 1967, un anno esatto prima della morte,
edizioni La Locusta, 1968, p. 16).
3. Statunitense. Cittadino dello stato piu' potente del mondo. Rivendica con
lealta' e dignita' questa cittadinanza e tutti i suoi diritti, per gli
esclusi. Siamo piu' americani di voi, dice ai bianchi, perche' "prima che i
Padri pellegrini sbarcassero a Plymouth, noi eravamo qui... Per piu' di due
secoli i nostri antenati hanno lavorato in questo paese senza alcun
compenso..." (Lettera dal carcere di Birmingham, Edizioni del Movimento
Nonviolento, insieme a Pellegrinaggio alla nonviolenza, 1993, p. 15).
4. Leader nonviolento. Creato tale dal movimento, e non viceversa. (Vedi
Pellegrinaggio alla nonviolenza, citato).
5. Pacifista realistico. Si veda Oltre il Vietnam, citato.
6. Nero. "Gemello inseparabile dell'ingiustizia razziale e' l'ingiustizia
economica" (La forza di amare, Sei 1968, p. 267).
7. Critico del capitalismo. "Il capitalismo corre sempre il rischio di
ispirare gli uomini ad essere piu' interessati a guadagnarsi da vivere che a
vivere" (Pellegrinaggio alla nonviolenza, citato, p. 20). Sempre piu'
chiaramente collega tra loro i mali d'America: razzismo, poverta',
militarismo, materialismo.
8. Religioso-politico. In lui, come in Gandhi e in Capitini, il rapporto
religione-politica non implica una concorrenza tra istituzione religiosa, di
alcuni, e istituzioni politiche, di tutti, ma riguarda la coscienza
religiosa animatrice di impegno per gli altri nella convivenza politica: "La
giustizia e' l'amore in azione". La nonviolenza e' la verifica delle
religioni. "La dottrina cristiana dell'amore, operante attraverso il metodo
gandhiano della nonviolenza, e' una delle armi piu' potenti a disposizione
di un popolo oppresso nella sua lotta per la liberta'" (La forza di amare,
citato, pp. 268-269). Una sintesi del suo pensiero religioso-politico si
puo' trovare nel sermone Amate i vostri nemici (in La forza di amare, pp.
77-88) che culmina nella grande p. 87.
9. Martire. Questa parola non significa solo chi per la giustizia o la
verita' o la fede viene ucciso, non significa assolutamente chi (terrorista
o militare) muore per uccidere. Martire vuol dire testimone. E' testimone
(come in una indagine per conoscere i fatti) chi porta con tutta la sua
vita, fino in fondo, una notizia solitamente sconosciuta: la notizia dei
testimoni della nonviolenza e' che si puo' lottare contro la violenza e
vincerla con la forza della nonviolenza, col satyagraha gandhiano, che
Martin Luther King traduce esattamente con "la forza di amare".

6. MAESTRE. ANNA MARIA MERLO INTERVISTA AGNES HELLER SUL '68
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 12 febbraio 1999. Segnaliamo che l'ultimo
scambio di battute di questa intervista, legato a una specifica drammatica
vicenda di squadrismo, potrebbe dar luogo a qualche equivoco: ci e' parso
opportuno mantenerlo ma segnalare qui come esso possa non rendere giustizia
ne' alla filosofa libertaria (le cui espressioni peraltro potrebbero essere
state non adeguatamente riportate nella sintesi giornalistica), ne' ai
minatori rumeni (che ovviamente non sono tutti assimilabili ai responsabili
di quelle violenze squadriste).
Anna Maria Merlo e' corrispondente da Parigi del quotidiano "Il manifesto" e
acuta osservatrice delle vicende politiche, sociali e culturali francesi.
Agnes Heller, illustre filosofa ungherese, nata a Budapest nel 1929,
sopravvissuta alla Shoah, allieva e collaboratrice di Lukacs, allontanata
dall'Ungheria, ha poi insegnato in Australia e in America. In Italia e'
particolarmente nota per la "teoria dei bisogni" su cui si ebbe nel nostro
paese un notevole dibattito anche con riferimento ai movimenti degli anni
'70. Su posizioni democratiche radicali, e' una interlocutrice preziosa
anche laddove non se ne condividessero alcuni impianti ed esiti teorici. Dal
sito della New school for social research di New York (www.newschool.edu)
presso cui attualmente insegna traduciamo questa breve notizia biografica
essenziale aggiornata al 2000: "Nata nel 1929 a Budapest. Sopravvissuta alla
Shoah, in cui ha perso la maggior parte dei suoi familiari morti in diversi
campi di concentramento. Allieva di Gyorgy Lukacs dal 1947 e successivamente
professoressa associata nel suo dipartimento. Prima curatrice della 'Rivista
ungherese di filosofia' nel dopoguerra (1955-'56). Destituita dai suoi
incarichi accademici insieme con Lukacs per motivi politici dopo la
rivoluzione ungherese. Trascorse molti anni ad insegnare in scuole
secondarie e le fu proibita ogni pubblicazione. Nel 1968 protesto' contro
l'invasione sovietica della Cecoslovacchia, e subi' una nuova persecuzione
politica e poliziesca. Nel 1973, sulla base di un provvedimento ad personam
delle autorita' del partito, perse di nuovo tutti gli incarichi accademici.
'Disoccupata per motivi politici', tra il 1973 e il 1977 lavoro' come
traduttrice. Nel 1977 emigro' in Australia. A partire dall'enorme
cambiamento del 1989, attualmente trascorre parte dell'anno nella nativa
Ungheria dove e' stata designata membro dell'Accademia ungherese delle
scienze. Nel 1995 le sono stati conferiti il 'Szechenyi National Prize' in
Ungheria e l''Hannah Arendt Prize' a Brema; ha ricevuto la laurea ad honorem
dalla 'La Trobe University' di Melbourne nel 1996 e dall'Universita di
Buenos Aires nel 1997". Opere di Agnes Heller: nella sua vastissima ed
articolata produzione segnaliamo almeno: Per una teoria marxista del valore,
Editori Riuniti, Roma 1974; La teoria dei bisogni in Marx, Feltrinelli,
Milano 1974, 1978; Sociologia della vita quotidiana, Editori Riuniti, Roma
1975; L'uomo del Rinascimento, La Nuova Italia, Firenze 1977; La teoria, la
prassi e i bisogni, Savelli, Roma 1978; Istinto e aggressivita'.
Introduzione a un'antropologia sociale marxista, Feltrinelli, Milano 1978;
(con Ferenc Feher), Le forme dell'uguaglianza, Edizioni aut aut, Milano
1978; Morale e rivoluzione, Savelli, Roma 1979; La filosofia radicale, il
Saggiatore, Milano 1979; Per cambiare la vita, Editori Riuniti, Roma 1980;
Teoria dei sentimenti, Editori Riuniti, Roma 1980, 1981; Teoria della
storia, Editori Riuniti, Roma 1982; (con F. Feher, G. Markus), La dittatura
sui bisogni. Analisi socio-politica della realta' est-europea, SugarCo,
Milano 1982; (con Ferenc Feher), Ungheria 1956, Sugarco, Milano 1983; Il
potere della vergogna. Saggi sulla razionalita', Editori Riuniti, Roma 1985;
Le condizioni della morale, Editori Riuniti, Roma, 1985; (con Ferenc Feher),
Apocalisse atomica. Il movimento antinucleare e il destino dell'Occidente,
Milano 1985; Oltre la giustizia, Il Mulino, Bologna, 1990; (con Ferenc
Feher), La condizione politica postmoderna, Marietti, Genova 1992; Etica
generale, Il Mulino, Bologna 1994; Filosofia morale, Il Mulino, Bologna,
1997; Dove siamo a casa. Pisan Lectures 1993-1998, Angeli, Milano 1999.
Opere su Agnes Heller: Nino Molinu, Heller e Lukacs. Amicus Plato sed magis
amica veritas: topica della moderna utopia, Montagnoli, Roma 1984; Giampiero
Stabile, Soggetti e bisogni. Saggi su Agnes Heller e la teoria dei bisogni,
La Nuova Italia, Firenze 1979; la rivista filosofica italiana "aut aut" ha
spesso ospitato e discusso la riflessione della Heller; cfr. in particolare
gli studi di Laura Boella]

Nel contesto di un recente convegno - organizzato dalle riviste
"Mouvements", "Ecologie et politique" e "Devenirs", insieme alla
"manifestolibri" - abbiamo incontrato Agnes Heller, presente tra i relatori
convenuti nell'anfiteatro Louis Liard alla Sorbona. Oggetto del convegno era
"Il '68 nella storia della cultura politica europea", che ha potuto contare
su una partecipazione incrociata franco-italiana (Marcello Flores, Marco
Revelli, Gianni Alasia, Stefano Petrucciani, Silvia Boba, Isabelle Sommier,
Henri Rey, Jean Pierre Le Goff, Bernard Ravenel) e su altri interventi
internazionali, tra cui quello di Immanuel Wallerstein (presente con un
testo scritto), di Peter Uhl e, appunto, di Agnes Heller. E' nota la
formazione della filosofa, in Ungheria, con Giorgy Lukacs al quale si
riconosce debitrice di una eredita' spirituale, ma non certo teorica. Dopo
avere trascorso molti anni in Australia, Agnes Heller e' tornata a passare
una parte della sua vita nel paese natale, dividendo il suo tempo tra
Budapest e New York.
*
- Anna Maria Merlo: Secondo lei c'e' stato un qualche elemento di
"universalita'" nel '68, tale da avere coinvolto sia l'est che l'ovest?
- Agnes Heller: Di certo ha segnato un punto di svolta. Non e' un caso se
molti rappresentanti del pensiero postmoderno, sparsi un po' dappertutto,
vengono da quella esperienza. Si diceva: vogliamo cambiare vita, qui ed ora.
Non domani. Per quanto abbia avuto connotazioni politiche differenti a
seconda dei diversi paesi, e' stato dappertutto un movimento "contro le
grandi narrazioni". Un movimento che ha difeso valori della modernita' anche
diversi tra loro, ma che aveva alla base la difesa vitale della liberta'.
*
- Anna Maria Merlo: La questione della liberta' e' un altro modo per
alludere alla questione dei bisogni, su cui lei ha scritto un testo che ha
avuto una grande risonanza in occidente. Lei, allora, era a Budapest: in che
contesto e' nato questo libro?
- Agnes Heller: Alla fine degli anni '60, inizio '70, eravamo alla scuola di
Lukacs. Ma ne' io ne' i miei amici eravamo impegnati nel movimento di
rinnovamento del marxismo, che proponeva il ritorno alle radici, alle fonti
marxiane. Quello che ci sembro' evidente, era il venire alla luce di molte
varianti del marxismo, di molte interpretazioni possibili, in competizione
tra loro: ed era precisamente questo cio' che piu' mi interessava. Nel mio
libro La filosofia della vita quotidiana, i bisogni sono stati il punto di
partenza per capire le trasformazioni sociali. Ho scritto La teoria dei
bisogni proseguendo su questa stessa linea, prima dell'emergenza della nuova
sinistra. In quelle pagine respingevo il paradigma produttivista. Ma per me,
questo libro non e' stato importante: era, in realta', una ricapitolazione
delle teorie di Marx, che avrebbe dovuto costituire l'introduzione alla mia
teoria dei bisogni, che pero' non ho mai scritto. Il mio libro non parte
dalla stratificazione sociale, perche' secondo me i bisogni umani non
possono essere stratificati. In contrasto con la tradizione filosofica
moderna, che ha origine in Kant, secondo la quale i bisogni sono
quantificabili, io ho introdotto un nuovo concetto critico, ovvero
l'insaziabilita' dei bisogni, non solo materiali. Volevo denunciare il modo
con cui il mondo moderno considera i guadagni e le perdite. Credo ancora nei
bisogni radicali. Ma da quando ho scritto quel libro a oggi qualcosa e'
cambiato: non sono piu' marxista. Perche' non credo piu' che il presente sia
un breve passaggio di un secolo indirizzato verso una sorta di paradiso. Qui
viviamo, qui moriremo.
*
- Anna Maria Merlo: Bisognerebbe, a suo giudizio, abbandonare tutte le
teorie che propongono una filosofia finalistica della storia?
- Agnes Heller: La nostra generazione, in tutto il mondo, aveva creduto
nella possibilita' di realizzare l'utopia dopo periodi di transizione e di
conflitto. Avevamo la certezza di potere realizzare il paradiso in terra. Ma
e' giunto il momento di abbandonare ogni finalismo e di riscrivere una
filosofia che parta da noi stessi. A partire dall'interrogazione di quei
bisogni radicali, che essendo indotti da un capitalismo incapace di
soddisfarli, restano tali. Quel che va indagato e' il concetto di
modernita', ben piu' vasto rispetto a quello di capitalismo. Io non credo
che sia la storia a essere cambiata, ma la coscienza di essa: dopo il '68 si
e' inaugurato un nuovo modo di guardare alla modernita'. Le grandi
narrazioni sono finite. Ed e' difficile riuscire a guardare al di la' del
proprio orizzonte personale e del proprio presente. Nella modernita' c'e' un
movimento pendolare tra universalismo e particolarismo che si esprime, per
esempio, nella tensione costante tra cattolicesimo e protestantesimo; o
ancora, in economia, tra libero mercato e interventismo. Altri movimenti
pendolari verranno, ma la tensione non arrivera' mai fino al punto di
rottura. Ora, io mi domando: la fine delle grandi utopie e' una perdita o un
guadagno? che cosa oggi e' piu' importante e per chi? E' questo che va
analizzato: nonostante il collasso delle grandi speranze, tuttavia ad esse
si deve un grande rispetto.
*
- Anna Maria Merlo: Secondo lei, l'universalita' del '68 risiede nel suo
essere stato, prima di tutto, movimento critico. Ma come mai in seguito ci
fu una forte incomprensione a sinistra tra est e ovest?
- Agnes Heller: Nel '68 il movimento occidentale fu capito anche nei paesi
dell'est. In Ungheria, i giovani parteciparono al '68 riferendosi
inizialmente alla musica, alle barricate ecc. Cos'e' la sinistra? E'
movimento critico, non qualcosa di ideologicamente compatto. Riguarda i
diritti civili, tutti, anche quelli del mercato. Ma perche' la sinistra
occidentale non ha capito che anche nel libero mercato si esprime una forma
di liberta'? Oggi, certo, la regolazione del mercato e' un problema, ma
allora all'est non era una questione che ci ponevamo. C'erano, invece, molti
problemi relativi alla liberta', che in occidente non venivano capiti: per
esempio, come avere un passaporto, come poter viaggiare, ecc.
*
- Anna Maria Merlo: Cosa pensa di quello che succede oggi all'est?
Solidarnosc era stata, per l'occidente, un punto di riferimento. E molto
prima c'era stato il '56 in Ungheria. Cosa e' rimasto di tutto cio' che
questi movimenti avevano significato nel profondo?
- Agnes Heller: Nel passato, Solidarnosc, anche dopo la sconfitta, era
rimasta un punto cruciale. La gente pensava che il sistema dovesse essere
cambiato, ma non passo dopo passo. Nei samizdat ungheresi si parlava di
contratto sociale. Solidarnosc aveva dato a questo concetto una dimensione
pratica. Nel '56 in Ungheria, con il "Manifesto dei consigli operai",
l'autogestione e il multipartitismo c'era stato un movimento molto forte,
piu' radicale di Solidarnosc. Ma ora, per quanto sia triste dirlo, tutti
questi movimenti sono diventati conservatori, di destra. Persone che in
Ungheria combattevano sulle barricate e in Polonia avevano militato in
Solidarnosc, sono diventate semifasciste.
*
- Anna Maria Merlo: Anche i minatori in Romania sono un esempio di questa
deriva?
- Agnes Heller: E' uno di quei paesi in cui il movimento operaio sta
diventando di estrema destra. E' una cosa che mi far stare male. Sono
populisti, sono contro gli immigrati, contro gli zingari, anti tutto, anti
liberali, anti capitalisti, anti americani. E' triste dirlo, ma e' cosi.

7. LETTURE. UMBERTO DE GIOVANNANGELI, RACHELE GONNELLI (A CURA DI): HAMAS:
PACE O GUERRA?
Umberto De Giovannangeli, Rachele Gonnelli (a cura di), Hamas: pace o
guerra?, Nuova iniziativa editoriale, Roma 2005, suppl. al quotidiano
"L'Unita'", pp. 144, euro 5,90. Una raccolta di articoli, interviste,
interventi e materiali. Tra i libri composti cucendo materiali giornalistici
ci pare che questo si distingua per arrecare alcuni contributi di conoscenza
e di riflessione non banali e non estemporanei. Ne consigliamo la lettura.

8. LETTURE. EDUARDO GALEANO: LE LABBRA DEL TEMPO
Eduardo Galeano, Le labbra del tempo, Sperling & Kupfer, Milano 2004, 2004,
pp. VI + 346, euro 10,50. Solo Galeano sa raccontare cosi', per piccole
storie che non restano bozzetti, ma condensano in un ricordo, un dialogo,
una fiaba, una metafora le piu' profonde emozioni, le piu' struggenti
nostalgie e i turbamenti piu' sottili, la denuncia piu' nitida dell'orrore
presente, ed esortano alla lotta contro tutte le menzogne e le oppressioni.

9. LETTURE. UMBERTO GALIMBERTI: PAROLE NOMADI
Umberto Galimberti, Parole nomadi, Feltrinelli, Milano 1994, 2006, pp. 256,
euro 9,50. Una raccolta di brevi saggi originariamente apparsi come articoli
sul "Sole - 24 ore" nel 1991-'92. E' sempre acuto lo sguardo di Umberto
Galimberti, e la sua parola chiarificatrice.

10. LETTURE. NADINE GORDIMER: L'AGGANCIO
Nadine Gordimer, L'aggancio, Feltrinelli, Milano 2002, 2003, pp. 272, euro
7,50. Ancora un bel romanzo della grande scrittrice sudafricana, maestra di
verita' e di liberazione. Piu' passano gli anni e piu' si fa evidente che
restera' come una delle grandi autrici della letteratura mondiale
contemporanea.

11. LETTURE. EMMANUEL LEVINAS: ALCUNE RIFLESSIONI SULLA FILOSOFIA
DELL'HITLERISMO
Emmanuel Levinas, Alcune riflessioni sulla filosofia dell'hitlerismo,
Quodlibet, Macerata 1996, 2005, pp. 96, euro 11. Un breve, folgorante saggio
del grandissimo filosofo, apparso su "Esprit" nel 1934, che coglie e
smaschera una decisiva radice della scellerata barbarie nazista. Questa
bella edizione della benemerita casa editrice Quodlibet contiene anche la
prefazione levinassiana del 1990, una preziosa introduzione di Giorgio
Agamben, e un ampio, denso saggio di Miguel Abensour.

12. RILETTURE. FRANCO PERRELLI: INTRODUZIONE A STRINDBERG
Franco Perrelli, Introduzione a Strindberg, Laterza, Roma-Bari 1990, pp.
176, lire 16.000. Una bella monografia che ricostruisce l'itinerario
esistenziale, intellettuale e creativo del tormentato e poliedrico scrittore
e drammaturgo di Stoccolma.

13. RILETTURE. DANIEL VOGELMANN: CINQUE PICCOLE POESIE PER SISSEL
Daniel Vogelmann, Cinque piccole poesie per Sissel, Giuntina, Firenze 1980,
pp. 8. "Cara sorellina, / tu sei stata uccisa / in un campo di
concentramento / tanti anni fa. / Oggi io ti dedico / queste cinque piccole
poesie". Una tenerissima, struggente testimonianza. L'autore anima la
prestigiosa casa editrice La Giuntina di Firenze, benemerita quent'altre mai
della memoria della Shoah.

14. RILETTURE. SIMONE WEIL: SULLA GERMANIA TOTALITARIA
Simone Weil, Sulla Germania totalitaria, Adelphi, Milano 1990, pp. 324, lire
18.000. A cura e con un saggio di Giancarlo Gaeta, una raccolta degli
scritti weiliani sulla Germania del '32-'33, e le "Riflessioni sulle origini
dello hitlerismo" del '39. Con alcune idee straordinariamente acute, come
sempre negli scritti di Simone Weil.

15. RISTAMPE. CHARLES BAUDELAIRE: OPERE
Charles Baudelaire, Opere, Mondadori, Milano 1996, 2005, pp. LXXVI + 1812,
euro 12,90 (in suppl. a vari periodici Mondadori). Una vastissima raccolta
degli scritti dell'autore dei Fiori del male, con due pregevoli saggi
introduttivi di Giovanni Macchia e Giovanni Raboni. E' sempre l'ora di
rileggere Baudelaire, superato l'ostacolo del fastidio per la giungla di
cartapesta dell'esibizionismo iperletterario del conoscitore di tutti i
tropi, messo nel conto il bric-a-brac della rigatteria dell'esteta, sorriso
dell'ormai palesemente fanciullesco epater les bourgeois, resta la lucidita'
del critico dallo sguardo e dall'udito infallibile, e la testimonianza
lacerata e mai ottusa della prima e piena coscienza della modernita': che
ancora ci interpella, fin da quel programmatico "hypocrite lecteur, mon
semblable, mon frere", che ci convoca a voler veder chiaro in noi stessi, e
nelle relazioni nostre, e nella storia, e nel mondo.

16. RISTAMPE. FRANZ KAFKA: ROMANZI
Franz Kafka, Romanzi, Mondadori, Milano 1969, 2006, pp. XXVIII + 986, euro
12,90 (in suppl. a vari periodici Mondadori). In un unico classico volume
dei Meridiani i tre romanzi di Kafka nelle traduzioni di Alberto Spaini
(America), Ervino Pocar (Il processo), Anita Rho (Il castello). Passeresti
la vita a rileggere Kafka. E ben poco sa del cuore del mondo e degli uomini
chi Kafka non ha letto.

17. RISTAMPE. EDGAR ALLAN POE: OPERE SCELTE
Edgar Allan Poe, Opere scelte, Mondadori, Milano 1971, 2006, pp. XLIV +
1420, euro 12,90 (in suppl. a vari periodici Mondadori). Un'ampia raccolta
dei racconti, delle poesie e dei saggi di Poe, con il Gordon Pym nella
traduzione di Vittorini. Ogni volta che torni a leggere Poe - e ogni volta
all'inizio lo fai di malavoglia, perche' pensi che altro sarebbe piu'
urgente - ti accorgi che non cessa di interrogarci, e di oscuramente
illuminarci su (o forse in) qualcosa di profondo, doloroso, ineludibile.

18. RIEDIZIONI. GIACOMO LEOPARDI: OPERE
Giacomo Leopardi, Opere, 2 voll., Biblioteca Treccani - Il Sole 24 ore,
Milano 2006, pp. XLVIII + 688 (vol. I) e L + 906 (vol. II), euro 12,90 +
12,90. Dalla classica Letteratura Italiana Ricciardi una selezione delle
opere leopardiane per le cure di Sergio Solmi (con la collaborazione di
Raffaella Solmi per il volume dallo Zibaldone); nel primo volume i Canti, le
Operette morali, i Pensieri ed alcune prose minori (il Saggio sopra gli
errori popolari degli antichi, la Lettera ai compilatori della Biblioteca
Italiana in risposta a quella di Madame de Stael, il Discorso di un italiano
intorno alla poesia romantica, il Discorso sopra lo stato presente dei
costumi degl'italiani; le Memorie del primo amore, i Ricordi d'infanzia e di
adolescenza, e alcune briciole ancora); nel secondo volume una selezione
dallo Zibaldone. Va da se' che Leopardi va letto tutto (ad esempio nella
classica edizione sansoniana di Tutte le opere in due volumi curata da
Walter Binni con la collaborazione di Enrico Ghidetti; e ci pare alquanto
utile anche la piu' recente edizione in due volumi a cura di Lucio Felici ed
Emanuele Trevi - ed altri collaboratori per l'apparato - per la Newton
Compton; ne' si dimentichino gli scritti filologici, la Crestomazia... Ma
fermiamoci qui).

19. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

20. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1258 del 7 aprile 2006

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