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La nonviolenza e' in cammino. 1258
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1258
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 7 Apr 2006 03:15:15 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1258 del 7 aprile 2006 Sommario di questo numero: 1. Giobbe Santabarbara: Un voto contro 2. In digiuno per il dialogo cristiano-islamico 3. Un distico di Danilo Dolci 4. Aldo Capitini: Due cose 5. Enrico Peyretti: Martin Luther King 6. Anna Maria Merlo intervista Agnes Heller sul '68 7. Letture: Umberto De Giovannangeli, Rachele Gonnelli (a cura di), Hamas: pace o guerra? 8. Letture: Eduardo Galeano, Le labbra del tempo 9. Letture: Umberto Galimberti, Parole nomadi 10. Letture: Nadine Gordimer, L'aggancio 11. Letture: Emmanuel Levinas, Alcune riflessioni sulla filosofia dell'hitlerismo 12. Riletture: Franco Perrelli, Introduzione a Strindberg 13. Riletture: Daniel Vogelmann, Cinque piccole poesie per Sissel 14. Riletture: Simone Weil, Sulla Germania totalitaria 15. Ristampe: Charles Baudelaire, Opere 16. Ristampe: Franz Kafka, Romanzi 17. Ristampe: Edgar Allan Poe, Opere scelte 18. Riedizioni: Giacomo Leopardi, Opere 19. La "Carta" del Movimento Nonviolento 20. Per saperne di piu' 1. I COMPITI DELL'ORA. GIOBBE SANTABARBARA: UN VOTO CONTRO [Al povero Giobbe Santabarbara, chi non lo sa, non gli sta bene mai niente] Occorre votare contro la coalizione berlusconiana. E non perche' il presidente del consiglio usi un linguaggio da postribolo: certo, e' disgustoso, ed e' anche sintomatico di una weltanschauung. Ma non e' sull'incontinenza verbale che si esprime un voto. Occorre votare contro la coalizione berlusconiana. E non perche' il modello di societa' che essa propone sia una novita'. Poiche' e' il medesimo modello di societa' che ha trionfato in Italia da trent'anni a questa parte e di cui sono ugualmente seguaci e usufruttuari anche i settori del ceto politico e del potere economico che al blocco berlusconiano si oppongono e che si sono totalitariamente insignoriti della coalizione elettorale avversa. Occorre votare contro la coalizione berlusconiana. Perche' essa e' un'associazione a delinquere. Una cricca criminale. Un'organizzazione eversiva. Perche' e' eversione aver fatto strame della Costituzione della Repubblica Italiana, fondamento del nostro ordinamento giuridico. Perche' e' criminale commettere reati e - forti del potere politico, dell'infeudamento dell'organo esecutivo e di quello legislativo dello stato - imporre leggi anomiche e criminogene per restare impuniti. Perche' personaggi e partiti politici che predicano e praticano il razzismo costituiscono associazioni a delinquere; perche' personaggi e gruppo di potere contigui alla mafia costituiscono associazioni a delinquere; perche' i gruppi nazifascisti costituiscono associazioni a delinquere. Ed e' scellerato ed infame che sia consentito alla criminalita' organizzata di impadronirsi dello stato. E' gia' accaduto in Italia. Abbiamo visto le atroci conseguenze. I fondatori della Repubblica Italiana - che avevano ancora negli occhi i cinquanta milioni di morti della seconda guerra mondiale - giurarono che non sarebbe accaduto mai piu', e questo scrissero nella Costituzione. E cosi', almeno noi, lo abbiamo detto chiaro e tondo quel che pensiamo. * Per votare contro la coalizione berlusconiana occorrera' votare per la coalizione cosiddetta di centrosinistra. Pazienza. E' necessario. E' necessario votare la coalizione cosiddetta di centrosinistra perche' essa e' oggi il referente elettorale unico possibile dell'intero fronte non antidemocratico che si oppone alla barbarie; perche' sic stantibus rebus solo la vittoria della coalizione cosiddetta di centrosinistra ha come effetto la sconfitta del blocco eversivo e criminale berlusconiano. Ma ci si risparmino le sciocchezze, come quella secondo cui la coalizione cosiddetta di centrosinistra sarebbe l'odierno Cln: suvvia, un po' di rispetto per la Resistenza; o come quella secondo cui la coalizione cosiddetta di centrosinistra sarebbe per la pace, infarcite come sono le sue liste di criminali di guerra corresponsabili delle stragi jugoslave del 1999; o come quella secondo cui sarebbe baluardo della Costituzione quando con le valige gia' in mano il precedente governo cosiddetto di centrosinistra per primo manomise la Costituzione con un colpo di mano tanto ridicolo quanto sciagurato; o come quella secondo cui essa sarebbe sollecita dei diritti umani quando nel 1998 il governo Prodi riapri' in Italia i campi di concentramento; o come quella secondo cui vi sarebbero in essa partiti aperti alla nonviolenza quando essi candidano squadristi, bombardieri, adoratori della violenza e totalitari non pentiti. E fermiamoci qui. Ci si risparmino le sciocchezze. Non si pretenda di ingannarci. Certo, poi ci fa anche piacere che in varie liste del cosiddetto centrosinistra vi siano anche persone che amiamo e stimiamo, e che speriamo vivamente possano essere elette in parlamento. Sono poche, ma ci sono. * Voteremo con piena convinzione, ma senza illusioni ne' deleghe, la coalizione cosiddetta di centrosinistra. Per sconfiggere la coalizione berlusconiana, e solo per questo. E' necessario. E continueremo la nostra lotta per la liberazione delle persone, delle classi e dei popoli oppressi; per difendere e preservare la natura, la cui distruzione significa la morte di tutti; per la legalita' democratica e la civile convivenza contro ogni crimine e sopruso; per un'umanita' di persone libere, eguali in diritti, ciascuna diversa da ogni altra, ciascuna con ogni altra solidale, poiche' vi e' una sola umanita'. Continueremo ad opporci alla violenza e alla menzogna. Continueremo lungo questa via che chiamiamo nonviolenza, degnificazione e salvezza dell'umanita'. 2. INIZIATIVE. IN DIGIUNO PER IL DIALOGO CRISTIANO-ISLAMICO [Dagli amici della redazione de "Il dialogo" (per contatti: redazione at ildialogo.org) riceviamo e volentieri diffondiamo] Venerdi' 7 aprile 2006 si terra' l'ultima giornata straordinaria di digiuno e dialogo cristiano-islamico di questo periodo di quaresima/passione lanciato con l'appello del 27 febbraio 2006 (per informazioni si veda nel sito: www.ildialogo.org). A conclusione di questo percorso, esprimiamo tutta la nostra riconoscenza a quanti hanno voluto associarsi a noi in questo sforzo di preghiera e di dialogo con i fratelli e le sorelle musulmani e musulmane del nostro paese. Questo nostro comune impegno sulla via della pace ha prodotto in questi quaranta giorni numerosi frutti ed ancora ne produrra' nei prossimi mesi con le iniziative gia' programmate (fra cui quella dei Cantieri del dialogo di Verona del 3 giugno prossimo) e quelle che sono in corso di programmazione, fino alla prossima giornata del dialogo cristiano-islamico al termine del prossimo mese di ramadam del 20 ottobre prossimo. Invitiamo tutti gli amici della pace ad intensificare gli sforzi per mobilitare le coscienze di tutti i cittadini, perche' la pace e' un bene troppo grande per essere lasciato nelle mani dei soli governanti. Tutte e tutti dobbiamo vigilare sulla pace. Su questo argomento bisogna far sentire forte la voce di tutte le donne e gli uomini del mondo, qualsiasi sia la loro religione o il nome con il quale invocano Dio. Bisogna chiedere con forza la cessazione di ogni guerra ed il progressivo e totale smantellamento di tutti gli armamenti e basi militari e lo scioglimento di tutti gli eserciti, prima che la guerra e le armi mettano fine all'umanita'. Cogliamo l'occasione per augurare a tutti i cristiani buona pasqua. Per le iniziative in corso e per tutti gli aggiornamenti delle adesioni si veda nel sito: www.ildialogo.org Con un cordiale augurio di shalom - salaam - pace, il comitato organizzatore della Giornata del dialogo cristiano-islamico la Comunita' dell'Arca di Lanza del Vasto * Per adesioni e informazioni: "Il dialogo", via Nazionale 51, 83024 Monteforte Irpino (Avellino), tel: 3337043384 o anche 3394325220, e-mail: redazione at ildialogo.org o anche: direttore at ildialogo.org, sito: www.ildialogo.org; Comunita' dell'Arca di Lanza del Vasto, e-mail: v.sanfi at virgilio.it, sito: xoomer.virgilio.it/arcadilanzadelvasto/ 3. MAESTRI. UN DISTICO DI DANILO DOLCI [Da Danilo Dolci, Creatura di creature. Poesie 1949-1978, Feltrinelli, Milano 1979, p. 154. Danilo Dolci e' nato a Sesana (Trieste) nel 1924, arrestato a Genova nel '43 dai nazifascisti riesce a fuggire; nel '50 partecipa all'esperienza di Nomadelfia a Fossoli; dal '52 si trasferisce nella Sicilia occidentale (Trappeto, Partinico) in cui promuove indimenticabili lotte nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti, il lavoro e la dignita'. Subisce persecuzioni e processi. Sociologo, educatore, e' tra le figure di massimo rilievo della nonviolenza nel mondo. E' scomparso sul finire del 1997. Di seguito riportiamo una sintetica ma accurata notizia biografica scritta da Giuseppe Barone (comparsa col titolo "Costruire il cambiamento" ad apertura del libriccino di scritti di Danilo, Girando per case e botteghe, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2002): "Danilo Dolci nasce il 28 giugno 1924 a Sesana, in provincia di Trieste. Nel 1952, dopo aver lavorato per due anni nella Nomadelfia di don Zeno Saltini, si trasferisce a Trappeto, a meta' strada tra Palermo e Trapani, in una delle terre piu' povere e dimenticate del paese. Il 14 ottobre dello stesso anno da' inizio al primo dei suoi numerosi digiuni, sul letto di un bambino morto per la denutrizione. La protesta viene interrotta solo quando le autorita' si impegnano pubblicamente a eseguire alcuni interventi urgenti, come la costruzione di una fogna. Nel 1955 esce per i tipi di Laterza Banditi a Partinico, che fa conoscere all'opinione pubblica italiana e mondiale le disperate condizioni di vita nella Sicilia occidentale. Sono anni di lavoro intenso, talvolta frenetico: le iniziative si susseguono incalzanti. Il 2 febbraio 1956 ha luogo lo "sciopero alla rovescia", con centinaia di disoccupati - subito fermati dalla polizia - impegnati a riattivare una strada comunale abbandonata. Con i soldi del Premio Lenin per la Pace (1958) si costituisce il "Centro studi e iniziative per la piena occupazione". Centinaia e centinaia di volontari giungono in Sicilia per consolidare questo straordinario fronte civile, "continuazione della Resistenza, senza sparare". Si intensifica, intanto, l'attivita' di studio e di denuncia del fenomeno mafioso e dei suoi rapporti col sistema politico, fino alle accuse - gravi e circostanziate - rivolte a esponenti di primo piano della vita politica siciliana e nazionale, incluso l'allora ministro Bernardo Mattarella (si veda la documentazione raccolta in Spreco, Einaudi, Torino 1960 e Chi gioca solo, Einaudi, Torino 1966). Ma mentre si moltiplicano gli attestati di stima e solidarieta', in Italia e all'estero (da Norberto Bobbio a Aldo Capitini, da Italo Calvino a Carlo Levi, da Aldous Huxley a Jean Piaget, da Bertrand Russell a Erich Fromm), per tanti avversari Dolci e' solo un pericoloso sovversivo, da ostacolare, denigrare, sottoporre a processo, incarcerare. Ma quello che e' davvero rivoluzionario e' il suo metodo di lavoro: Dolci non si atteggia a guru, non propina verita' preconfezionate, non pretende di insegnare come e cosa pensare, fare. E' convinto che nessun vero cambiamento possa prescindere dal coinvolgimento, dalla partecipazione diretta degli interessati. La sua idea di progresso non nega, al contrario valorizza, la cultura e le competenze locali. Diversi libri documentano le riunioni di quegli anni, in cui ciascuno si interroga, impara a confrontarsi con gli altri, ad ascoltare e ascoltarsi, a scegliere e pianificare. La maieutica cessa di essere una parola dal sapore antico sepolta in polverosi tomi di filosofia e torna, rinnovata, a concretarsi nell'estremo angolo occidentale della Sicilia. E' proprio nel corso di alcune riunioni con contadini e pescatori che prende corpo l'idea di costruire la diga sul fiume Jato, indispensabile per dare un futuro economico alla zona e per sottrarre un'arma importante alla mafia, che faceva del controllo delle modeste risorse idriche disponibili uno strumento di dominio sui cittadini. Ancora una volta, pero', la richiesta di acqua per tutti, di "acqua democratica", incontrera' ostacoli d'ogni tipo: saranno necessarie lunghe battaglie, incisive mobilitazioni popolari, nuovi digiuni, per veder realizzato il progetto. Oggi la diga esiste (e altre ne sono sorte successivamente in tutta la Sicilia), e ha modificato la storia di decine di migliaia di persone: una terra prima aridissima e' ora coltivabile; l'irrigazione ha consentito la nascita e lo sviluppo di numerose aziende e cooperative, divenendo occasione di cambiamento economico, sociale, civile. Negli anni Settanta, naturale prosecuzione del lavoro precedente, cresce l'attenzione alla qualita' dello sviluppo: il Centro promuove iniziative per valorizzare l'artigianato e l'espressione artistica locali. L'impegno educativo assume un ruolo centrale: viene approfondito lo studio, sempre connesso all'effettiva sperimentazione, della struttura maieutica, tentando di comprenderne appieno le potenzialita'. Col contributo di esperti internazionali si avvia l'esperienza del Centro Educativo di Mirto, frequentato da centinaia di bambini. Il lavoro di ricerca, condotto con numerosi collaboratori, si fa sempre piu' intenso: muovendo dalla distinzione tra trasmettere e comunicare e tra potere e dominio, Dolci evidenzia i rischi di involuzione democratica delle nostre societa' connessi al procedere della massificazione, all'emarginazione di ogni area di effettivo dissenso, al controllo sociale esercitato attraverso la diffusione capillare dei mass-media; attento al punto di vista della "scienza della complessita'" e alle nuove scoperte in campo biologico, propone "all'educatore che e' in ognuno al mondo" una rifondazione dei rapporti, a tutti i livelli, basata sulla nonviolenza, sulla maieutica, sul "reciproco adattamento creativo" (tra i tanti titoli che raccolgono gli esiti piu' recenti del pensiero di Dolci, mi limito qui a segnalare Nessi fra esperienza etica e politica, Lacaita, Manduria 1993; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1996; e Comunicare, legge della vita, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1997). Quando la mattina del 30 dicembre 1997, al termine di una lunga e dolorosa malattia, un infarto lo spegne, Danilo Dolci e' ancora impegnato, con tutte le energie residue, nel portare avanti un lavoro al quale ha dedicato ogni giorno della sua vita". Tra le molte opere di Danilo Dolci, per un percorso minimo di accostamento segnaliamo almeno le seguenti: una antologia degli scritti di intervento e di analisi e' Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari 1974; tra i libri di poesia: Creatura di creature, Feltrinelli, Milano 1979; tra i libri di riflessione piu' recenti: Dal trasmettere al comunicare, Sonda, Torino 1988; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Firenze 1996. Tra le opere su Danilo Dolci: Giuseppe Fontanelli, Dolci, La Nuova Italia, Firenze 1984; Adriana Chemello, La parola maieutica, Vallecchi, Firenze 1988 (sull'opera poetica di Dolci); Antonino Mangano, Danilo Dolci educatore, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1992; Giuseppe Barone, La forza della nonviolenza. Bibliografia e profilo critico di Danilo Dolci, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2000, 2004 (un lavoro fondamentale); Lucio C. Giummo, Carlo Marchese (a cura di), Danilo Dolci e la via della nonviolenza, Lacaita, Manduria-Bari-Roma 2005. Tra i materiali audiovisivi su Danilo Dolci cfr. il dvd di Alberto Castiglione, Danilo Dolci. Memoria e utopia, 2004. Tra i vari siti che contengono molti utili materiali di e su Danilo Dolci segnaliamo almeno www.danilodolci.net, www.danilodolci.toscana.it, danilo1970.interfree.it, www.nonviolenti.org] Non sprechiamo il miracolo del nostro incontro. 4. MAESTRI. ALDO CAPITINI: DUE COSE [Da Aldo Capitini, Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, p. 423 (e' l'incipit dell'articolo "Armi e fame" apparso su "Azione nonviolenta" dell'aprile-maggio 1967. Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' (a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori), Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di Capitini); recentemente e' stato ripubblicato il saggio Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989; una raccolta di scritti autobiografici, Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, nuova edizione presso L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; e gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991; e la recentissima antologia degli scritti (a cura di Mario Martini, benemerito degli studi capitiniani) Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui i fondamentali Elementi di un'esperienza religiosa, 1937, e Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Opere su Aldo Capitini: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito citato; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.aldocapitini.it, altri materiali nel sito www.cosinrete.it; una assai utile mostra e un altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere richiesti scrivendo a Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a Lanfranco Mencaroni: l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento Nonviolento: tel. 0458009803, e-mail: azionenonviolenta at sis.it] Nell'insieme delle cose umane attuali due fatti colpiscono: l'enorme spesa per le armi; l'immenso numero di sofferenti la fame. 5. MEMORIA. ENRICO PEYRETTI: MARTIN LUTHER KING [Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per questo intervento. Enrico Peyretti (1935) e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu' volte riproposta anche su questo foglio, da ultimo nei fascicoli 1093-1094; vari suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario. Martin Luther King, nato ad Atlanta in Georgia nel 1929, laureatosi all'Universita' di Boston nel 1954 con una tesi sul teologo Paul Tillich, lo stesso anno si stabilisce, come pastore battista, a Montgomery nell'Alabama. Dal 1955 (il primo dicembre accade la vicenda di Rosa Parks) guida la lotta nonviolenta contro la discriminazione razziale, intervenendo in varie parti degli Usa. Premio Nobel per la pace nel 1964, piu' volte oggetto di attentati e repressione, muore assassinato nel 1968. Opere di Martin Luther King: tra i testi piu' noti: La forza di amare, Sei, Torino 1967, 1994 (edizione italiana curata da Ernesto Balducci); Lettera dal carcere di Birmingham - Pellegrinaggio alla nonviolenza, Movimento Nonviolento, Verona 1993; L'"altro" Martin Luther King, Claudiana, Torino 1993 (antologia a cura di Paolo Naso); "I have a dream", Mondadori, Milano 2001; cfr. anche: Marcia verso la liberta', Ando', Palermo 1968; Lettera dal carcere, La Locusta, Vicenza 1968; Il fronte della coscienza, Sei, Torino 1968; Perche' non possiamo aspettare, Ando', Palermo 1970; Dove stiamo andando, verso il caos o la comunita'?, Sei, Torino 1970. Presso la University of California Press, e' in via di pubblicazione l'intera raccolta degli scritti di Martin Luther King, a cura di Clayborne Carson (che lavora alla Stanford University). Sono usciti sinora cinque volumi (di quattordici previsti): 1. Called to Serve (January 1929 - June 1951); 2. Rediscovering Precious Values (July 1951 - November 1955); 3. Birth of a New Age (December 1955 - December 1956); 4. Symbol of the Movement (January 1957 - December 1958); 5. Threshold of a New Decade (January 1959 - December 1960); ulteriori informazioni nel sito: www.stanford.edu/group/King/ Opere su Martin Luther King: Arnulf Zitelmann, Non mi piegherete. Vita di Martin Luther King, Feltrinelli, Milano 1996; Sandra Cavallucci, Martin Luther King, Mondadori, Milano 2004. Esistono altri testi in italiano (ad esempio Hubert Gerbeau, Martin Luther King, Cittadella, Assisi 1973), ma quelli a nostra conoscenza sono perlopiu' di non particolare valore: sarebbe invece assai necessario uno studio critico approfondito della figura, della riflessione e dell'azione di Martin Luther King (anche contestualizzandole e confrontandole con altre contemporanee personalita', riflessioni ed esperienze di resistenza antirazzista in America). Una introduzione sintetica e' in "Azione nonviolenta" dell'aprile 1998 (alle pp. 3-9), con una buona bibliografia essenziale] Nell'anniversario dell'uccisione di Martin Luther King, il 4 aprile 1968, raccolgo in uno schema che ho fatto per me quelle che mi sembrano le principali caratteristiche di quest'uomo. 1. Cristiano. Appartiene alla religione piu' diffusa e potente nel mondo (circa un terzo dell'umanita'), il cristianesimo, "che sembrava uno dei privilegi della razza bianca" (Ernesto Balducci), sebbene alla piccola confessione battista (40 milioni). 2. Pastore battista. "La relazione tra questo ministero di pastore e l'edificazione della pace e' cosi' evidente ai miei occhi che mi stupisco quando mi si domanda perche' mi dichiaro contrario alla guerra" (Oltre il Vietnam, discorso del 4 aprile 1967, un anno esatto prima della morte, edizioni La Locusta, 1968, p. 16). 3. Statunitense. Cittadino dello stato piu' potente del mondo. Rivendica con lealta' e dignita' questa cittadinanza e tutti i suoi diritti, per gli esclusi. Siamo piu' americani di voi, dice ai bianchi, perche' "prima che i Padri pellegrini sbarcassero a Plymouth, noi eravamo qui... Per piu' di due secoli i nostri antenati hanno lavorato in questo paese senza alcun compenso..." (Lettera dal carcere di Birmingham, Edizioni del Movimento Nonviolento, insieme a Pellegrinaggio alla nonviolenza, 1993, p. 15). 4. Leader nonviolento. Creato tale dal movimento, e non viceversa. (Vedi Pellegrinaggio alla nonviolenza, citato). 5. Pacifista realistico. Si veda Oltre il Vietnam, citato. 6. Nero. "Gemello inseparabile dell'ingiustizia razziale e' l'ingiustizia economica" (La forza di amare, Sei 1968, p. 267). 7. Critico del capitalismo. "Il capitalismo corre sempre il rischio di ispirare gli uomini ad essere piu' interessati a guadagnarsi da vivere che a vivere" (Pellegrinaggio alla nonviolenza, citato, p. 20). Sempre piu' chiaramente collega tra loro i mali d'America: razzismo, poverta', militarismo, materialismo. 8. Religioso-politico. In lui, come in Gandhi e in Capitini, il rapporto religione-politica non implica una concorrenza tra istituzione religiosa, di alcuni, e istituzioni politiche, di tutti, ma riguarda la coscienza religiosa animatrice di impegno per gli altri nella convivenza politica: "La giustizia e' l'amore in azione". La nonviolenza e' la verifica delle religioni. "La dottrina cristiana dell'amore, operante attraverso il metodo gandhiano della nonviolenza, e' una delle armi piu' potenti a disposizione di un popolo oppresso nella sua lotta per la liberta'" (La forza di amare, citato, pp. 268-269). Una sintesi del suo pensiero religioso-politico si puo' trovare nel sermone Amate i vostri nemici (in La forza di amare, pp. 77-88) che culmina nella grande p. 87. 9. Martire. Questa parola non significa solo chi per la giustizia o la verita' o la fede viene ucciso, non significa assolutamente chi (terrorista o militare) muore per uccidere. Martire vuol dire testimone. E' testimone (come in una indagine per conoscere i fatti) chi porta con tutta la sua vita, fino in fondo, una notizia solitamente sconosciuta: la notizia dei testimoni della nonviolenza e' che si puo' lottare contro la violenza e vincerla con la forza della nonviolenza, col satyagraha gandhiano, che Martin Luther King traduce esattamente con "la forza di amare". 6. MAESTRE. ANNA MARIA MERLO INTERVISTA AGNES HELLER SUL '68 [Dal quotidiano "Il manifesto" del 12 febbraio 1999. Segnaliamo che l'ultimo scambio di battute di questa intervista, legato a una specifica drammatica vicenda di squadrismo, potrebbe dar luogo a qualche equivoco: ci e' parso opportuno mantenerlo ma segnalare qui come esso possa non rendere giustizia ne' alla filosofa libertaria (le cui espressioni peraltro potrebbero essere state non adeguatamente riportate nella sintesi giornalistica), ne' ai minatori rumeni (che ovviamente non sono tutti assimilabili ai responsabili di quelle violenze squadriste). Anna Maria Merlo e' corrispondente da Parigi del quotidiano "Il manifesto" e acuta osservatrice delle vicende politiche, sociali e culturali francesi. Agnes Heller, illustre filosofa ungherese, nata a Budapest nel 1929, sopravvissuta alla Shoah, allieva e collaboratrice di Lukacs, allontanata dall'Ungheria, ha poi insegnato in Australia e in America. In Italia e' particolarmente nota per la "teoria dei bisogni" su cui si ebbe nel nostro paese un notevole dibattito anche con riferimento ai movimenti degli anni '70. Su posizioni democratiche radicali, e' una interlocutrice preziosa anche laddove non se ne condividessero alcuni impianti ed esiti teorici. Dal sito della New school for social research di New York (www.newschool.edu) presso cui attualmente insegna traduciamo questa breve notizia biografica essenziale aggiornata al 2000: "Nata nel 1929 a Budapest. Sopravvissuta alla Shoah, in cui ha perso la maggior parte dei suoi familiari morti in diversi campi di concentramento. Allieva di Gyorgy Lukacs dal 1947 e successivamente professoressa associata nel suo dipartimento. Prima curatrice della 'Rivista ungherese di filosofia' nel dopoguerra (1955-'56). Destituita dai suoi incarichi accademici insieme con Lukacs per motivi politici dopo la rivoluzione ungherese. Trascorse molti anni ad insegnare in scuole secondarie e le fu proibita ogni pubblicazione. Nel 1968 protesto' contro l'invasione sovietica della Cecoslovacchia, e subi' una nuova persecuzione politica e poliziesca. Nel 1973, sulla base di un provvedimento ad personam delle autorita' del partito, perse di nuovo tutti gli incarichi accademici. 'Disoccupata per motivi politici', tra il 1973 e il 1977 lavoro' come traduttrice. Nel 1977 emigro' in Australia. A partire dall'enorme cambiamento del 1989, attualmente trascorre parte dell'anno nella nativa Ungheria dove e' stata designata membro dell'Accademia ungherese delle scienze. Nel 1995 le sono stati conferiti il 'Szechenyi National Prize' in Ungheria e l''Hannah Arendt Prize' a Brema; ha ricevuto la laurea ad honorem dalla 'La Trobe University' di Melbourne nel 1996 e dall'Universita di Buenos Aires nel 1997". Opere di Agnes Heller: nella sua vastissima ed articolata produzione segnaliamo almeno: Per una teoria marxista del valore, Editori Riuniti, Roma 1974; La teoria dei bisogni in Marx, Feltrinelli, Milano 1974, 1978; Sociologia della vita quotidiana, Editori Riuniti, Roma 1975; L'uomo del Rinascimento, La Nuova Italia, Firenze 1977; La teoria, la prassi e i bisogni, Savelli, Roma 1978; Istinto e aggressivita'. Introduzione a un'antropologia sociale marxista, Feltrinelli, Milano 1978; (con Ferenc Feher), Le forme dell'uguaglianza, Edizioni aut aut, Milano 1978; Morale e rivoluzione, Savelli, Roma 1979; La filosofia radicale, il Saggiatore, Milano 1979; Per cambiare la vita, Editori Riuniti, Roma 1980; Teoria dei sentimenti, Editori Riuniti, Roma 1980, 1981; Teoria della storia, Editori Riuniti, Roma 1982; (con F. Feher, G. Markus), La dittatura sui bisogni. Analisi socio-politica della realta' est-europea, SugarCo, Milano 1982; (con Ferenc Feher), Ungheria 1956, Sugarco, Milano 1983; Il potere della vergogna. Saggi sulla razionalita', Editori Riuniti, Roma 1985; Le condizioni della morale, Editori Riuniti, Roma, 1985; (con Ferenc Feher), Apocalisse atomica. Il movimento antinucleare e il destino dell'Occidente, Milano 1985; Oltre la giustizia, Il Mulino, Bologna, 1990; (con Ferenc Feher), La condizione politica postmoderna, Marietti, Genova 1992; Etica generale, Il Mulino, Bologna 1994; Filosofia morale, Il Mulino, Bologna, 1997; Dove siamo a casa. Pisan Lectures 1993-1998, Angeli, Milano 1999. Opere su Agnes Heller: Nino Molinu, Heller e Lukacs. Amicus Plato sed magis amica veritas: topica della moderna utopia, Montagnoli, Roma 1984; Giampiero Stabile, Soggetti e bisogni. Saggi su Agnes Heller e la teoria dei bisogni, La Nuova Italia, Firenze 1979; la rivista filosofica italiana "aut aut" ha spesso ospitato e discusso la riflessione della Heller; cfr. in particolare gli studi di Laura Boella] Nel contesto di un recente convegno - organizzato dalle riviste "Mouvements", "Ecologie et politique" e "Devenirs", insieme alla "manifestolibri" - abbiamo incontrato Agnes Heller, presente tra i relatori convenuti nell'anfiteatro Louis Liard alla Sorbona. Oggetto del convegno era "Il '68 nella storia della cultura politica europea", che ha potuto contare su una partecipazione incrociata franco-italiana (Marcello Flores, Marco Revelli, Gianni Alasia, Stefano Petrucciani, Silvia Boba, Isabelle Sommier, Henri Rey, Jean Pierre Le Goff, Bernard Ravenel) e su altri interventi internazionali, tra cui quello di Immanuel Wallerstein (presente con un testo scritto), di Peter Uhl e, appunto, di Agnes Heller. E' nota la formazione della filosofa, in Ungheria, con Giorgy Lukacs al quale si riconosce debitrice di una eredita' spirituale, ma non certo teorica. Dopo avere trascorso molti anni in Australia, Agnes Heller e' tornata a passare una parte della sua vita nel paese natale, dividendo il suo tempo tra Budapest e New York. * - Anna Maria Merlo: Secondo lei c'e' stato un qualche elemento di "universalita'" nel '68, tale da avere coinvolto sia l'est che l'ovest? - Agnes Heller: Di certo ha segnato un punto di svolta. Non e' un caso se molti rappresentanti del pensiero postmoderno, sparsi un po' dappertutto, vengono da quella esperienza. Si diceva: vogliamo cambiare vita, qui ed ora. Non domani. Per quanto abbia avuto connotazioni politiche differenti a seconda dei diversi paesi, e' stato dappertutto un movimento "contro le grandi narrazioni". Un movimento che ha difeso valori della modernita' anche diversi tra loro, ma che aveva alla base la difesa vitale della liberta'. * - Anna Maria Merlo: La questione della liberta' e' un altro modo per alludere alla questione dei bisogni, su cui lei ha scritto un testo che ha avuto una grande risonanza in occidente. Lei, allora, era a Budapest: in che contesto e' nato questo libro? - Agnes Heller: Alla fine degli anni '60, inizio '70, eravamo alla scuola di Lukacs. Ma ne' io ne' i miei amici eravamo impegnati nel movimento di rinnovamento del marxismo, che proponeva il ritorno alle radici, alle fonti marxiane. Quello che ci sembro' evidente, era il venire alla luce di molte varianti del marxismo, di molte interpretazioni possibili, in competizione tra loro: ed era precisamente questo cio' che piu' mi interessava. Nel mio libro La filosofia della vita quotidiana, i bisogni sono stati il punto di partenza per capire le trasformazioni sociali. Ho scritto La teoria dei bisogni proseguendo su questa stessa linea, prima dell'emergenza della nuova sinistra. In quelle pagine respingevo il paradigma produttivista. Ma per me, questo libro non e' stato importante: era, in realta', una ricapitolazione delle teorie di Marx, che avrebbe dovuto costituire l'introduzione alla mia teoria dei bisogni, che pero' non ho mai scritto. Il mio libro non parte dalla stratificazione sociale, perche' secondo me i bisogni umani non possono essere stratificati. In contrasto con la tradizione filosofica moderna, che ha origine in Kant, secondo la quale i bisogni sono quantificabili, io ho introdotto un nuovo concetto critico, ovvero l'insaziabilita' dei bisogni, non solo materiali. Volevo denunciare il modo con cui il mondo moderno considera i guadagni e le perdite. Credo ancora nei bisogni radicali. Ma da quando ho scritto quel libro a oggi qualcosa e' cambiato: non sono piu' marxista. Perche' non credo piu' che il presente sia un breve passaggio di un secolo indirizzato verso una sorta di paradiso. Qui viviamo, qui moriremo. * - Anna Maria Merlo: Bisognerebbe, a suo giudizio, abbandonare tutte le teorie che propongono una filosofia finalistica della storia? - Agnes Heller: La nostra generazione, in tutto il mondo, aveva creduto nella possibilita' di realizzare l'utopia dopo periodi di transizione e di conflitto. Avevamo la certezza di potere realizzare il paradiso in terra. Ma e' giunto il momento di abbandonare ogni finalismo e di riscrivere una filosofia che parta da noi stessi. A partire dall'interrogazione di quei bisogni radicali, che essendo indotti da un capitalismo incapace di soddisfarli, restano tali. Quel che va indagato e' il concetto di modernita', ben piu' vasto rispetto a quello di capitalismo. Io non credo che sia la storia a essere cambiata, ma la coscienza di essa: dopo il '68 si e' inaugurato un nuovo modo di guardare alla modernita'. Le grandi narrazioni sono finite. Ed e' difficile riuscire a guardare al di la' del proprio orizzonte personale e del proprio presente. Nella modernita' c'e' un movimento pendolare tra universalismo e particolarismo che si esprime, per esempio, nella tensione costante tra cattolicesimo e protestantesimo; o ancora, in economia, tra libero mercato e interventismo. Altri movimenti pendolari verranno, ma la tensione non arrivera' mai fino al punto di rottura. Ora, io mi domando: la fine delle grandi utopie e' una perdita o un guadagno? che cosa oggi e' piu' importante e per chi? E' questo che va analizzato: nonostante il collasso delle grandi speranze, tuttavia ad esse si deve un grande rispetto. * - Anna Maria Merlo: Secondo lei, l'universalita' del '68 risiede nel suo essere stato, prima di tutto, movimento critico. Ma come mai in seguito ci fu una forte incomprensione a sinistra tra est e ovest? - Agnes Heller: Nel '68 il movimento occidentale fu capito anche nei paesi dell'est. In Ungheria, i giovani parteciparono al '68 riferendosi inizialmente alla musica, alle barricate ecc. Cos'e' la sinistra? E' movimento critico, non qualcosa di ideologicamente compatto. Riguarda i diritti civili, tutti, anche quelli del mercato. Ma perche' la sinistra occidentale non ha capito che anche nel libero mercato si esprime una forma di liberta'? Oggi, certo, la regolazione del mercato e' un problema, ma allora all'est non era una questione che ci ponevamo. C'erano, invece, molti problemi relativi alla liberta', che in occidente non venivano capiti: per esempio, come avere un passaporto, come poter viaggiare, ecc. * - Anna Maria Merlo: Cosa pensa di quello che succede oggi all'est? Solidarnosc era stata, per l'occidente, un punto di riferimento. E molto prima c'era stato il '56 in Ungheria. Cosa e' rimasto di tutto cio' che questi movimenti avevano significato nel profondo? - Agnes Heller: Nel passato, Solidarnosc, anche dopo la sconfitta, era rimasta un punto cruciale. La gente pensava che il sistema dovesse essere cambiato, ma non passo dopo passo. Nei samizdat ungheresi si parlava di contratto sociale. Solidarnosc aveva dato a questo concetto una dimensione pratica. Nel '56 in Ungheria, con il "Manifesto dei consigli operai", l'autogestione e il multipartitismo c'era stato un movimento molto forte, piu' radicale di Solidarnosc. Ma ora, per quanto sia triste dirlo, tutti questi movimenti sono diventati conservatori, di destra. Persone che in Ungheria combattevano sulle barricate e in Polonia avevano militato in Solidarnosc, sono diventate semifasciste. * - Anna Maria Merlo: Anche i minatori in Romania sono un esempio di questa deriva? - Agnes Heller: E' uno di quei paesi in cui il movimento operaio sta diventando di estrema destra. E' una cosa che mi far stare male. Sono populisti, sono contro gli immigrati, contro gli zingari, anti tutto, anti liberali, anti capitalisti, anti americani. E' triste dirlo, ma e' cosi. 7. LETTURE. UMBERTO DE GIOVANNANGELI, RACHELE GONNELLI (A CURA DI): HAMAS: PACE O GUERRA? Umberto De Giovannangeli, Rachele Gonnelli (a cura di), Hamas: pace o guerra?, Nuova iniziativa editoriale, Roma 2005, suppl. al quotidiano "L'Unita'", pp. 144, euro 5,90. Una raccolta di articoli, interviste, interventi e materiali. Tra i libri composti cucendo materiali giornalistici ci pare che questo si distingua per arrecare alcuni contributi di conoscenza e di riflessione non banali e non estemporanei. Ne consigliamo la lettura. 8. LETTURE. EDUARDO GALEANO: LE LABBRA DEL TEMPO Eduardo Galeano, Le labbra del tempo, Sperling & Kupfer, Milano 2004, 2004, pp. VI + 346, euro 10,50. Solo Galeano sa raccontare cosi', per piccole storie che non restano bozzetti, ma condensano in un ricordo, un dialogo, una fiaba, una metafora le piu' profonde emozioni, le piu' struggenti nostalgie e i turbamenti piu' sottili, la denuncia piu' nitida dell'orrore presente, ed esortano alla lotta contro tutte le menzogne e le oppressioni. 9. LETTURE. UMBERTO GALIMBERTI: PAROLE NOMADI Umberto Galimberti, Parole nomadi, Feltrinelli, Milano 1994, 2006, pp. 256, euro 9,50. Una raccolta di brevi saggi originariamente apparsi come articoli sul "Sole - 24 ore" nel 1991-'92. E' sempre acuto lo sguardo di Umberto Galimberti, e la sua parola chiarificatrice. 10. LETTURE. NADINE GORDIMER: L'AGGANCIO Nadine Gordimer, L'aggancio, Feltrinelli, Milano 2002, 2003, pp. 272, euro 7,50. Ancora un bel romanzo della grande scrittrice sudafricana, maestra di verita' e di liberazione. Piu' passano gli anni e piu' si fa evidente che restera' come una delle grandi autrici della letteratura mondiale contemporanea. 11. LETTURE. EMMANUEL LEVINAS: ALCUNE RIFLESSIONI SULLA FILOSOFIA DELL'HITLERISMO Emmanuel Levinas, Alcune riflessioni sulla filosofia dell'hitlerismo, Quodlibet, Macerata 1996, 2005, pp. 96, euro 11. Un breve, folgorante saggio del grandissimo filosofo, apparso su "Esprit" nel 1934, che coglie e smaschera una decisiva radice della scellerata barbarie nazista. Questa bella edizione della benemerita casa editrice Quodlibet contiene anche la prefazione levinassiana del 1990, una preziosa introduzione di Giorgio Agamben, e un ampio, denso saggio di Miguel Abensour. 12. RILETTURE. FRANCO PERRELLI: INTRODUZIONE A STRINDBERG Franco Perrelli, Introduzione a Strindberg, Laterza, Roma-Bari 1990, pp. 176, lire 16.000. Una bella monografia che ricostruisce l'itinerario esistenziale, intellettuale e creativo del tormentato e poliedrico scrittore e drammaturgo di Stoccolma. 13. RILETTURE. DANIEL VOGELMANN: CINQUE PICCOLE POESIE PER SISSEL Daniel Vogelmann, Cinque piccole poesie per Sissel, Giuntina, Firenze 1980, pp. 8. "Cara sorellina, / tu sei stata uccisa / in un campo di concentramento / tanti anni fa. / Oggi io ti dedico / queste cinque piccole poesie". Una tenerissima, struggente testimonianza. L'autore anima la prestigiosa casa editrice La Giuntina di Firenze, benemerita quent'altre mai della memoria della Shoah. 14. RILETTURE. SIMONE WEIL: SULLA GERMANIA TOTALITARIA Simone Weil, Sulla Germania totalitaria, Adelphi, Milano 1990, pp. 324, lire 18.000. A cura e con un saggio di Giancarlo Gaeta, una raccolta degli scritti weiliani sulla Germania del '32-'33, e le "Riflessioni sulle origini dello hitlerismo" del '39. Con alcune idee straordinariamente acute, come sempre negli scritti di Simone Weil. 15. RISTAMPE. CHARLES BAUDELAIRE: OPERE Charles Baudelaire, Opere, Mondadori, Milano 1996, 2005, pp. LXXVI + 1812, euro 12,90 (in suppl. a vari periodici Mondadori). Una vastissima raccolta degli scritti dell'autore dei Fiori del male, con due pregevoli saggi introduttivi di Giovanni Macchia e Giovanni Raboni. E' sempre l'ora di rileggere Baudelaire, superato l'ostacolo del fastidio per la giungla di cartapesta dell'esibizionismo iperletterario del conoscitore di tutti i tropi, messo nel conto il bric-a-brac della rigatteria dell'esteta, sorriso dell'ormai palesemente fanciullesco epater les bourgeois, resta la lucidita' del critico dallo sguardo e dall'udito infallibile, e la testimonianza lacerata e mai ottusa della prima e piena coscienza della modernita': che ancora ci interpella, fin da quel programmatico "hypocrite lecteur, mon semblable, mon frere", che ci convoca a voler veder chiaro in noi stessi, e nelle relazioni nostre, e nella storia, e nel mondo. 16. RISTAMPE. FRANZ KAFKA: ROMANZI Franz Kafka, Romanzi, Mondadori, Milano 1969, 2006, pp. XXVIII + 986, euro 12,90 (in suppl. a vari periodici Mondadori). In un unico classico volume dei Meridiani i tre romanzi di Kafka nelle traduzioni di Alberto Spaini (America), Ervino Pocar (Il processo), Anita Rho (Il castello). Passeresti la vita a rileggere Kafka. E ben poco sa del cuore del mondo e degli uomini chi Kafka non ha letto. 17. RISTAMPE. EDGAR ALLAN POE: OPERE SCELTE Edgar Allan Poe, Opere scelte, Mondadori, Milano 1971, 2006, pp. XLIV + 1420, euro 12,90 (in suppl. a vari periodici Mondadori). Un'ampia raccolta dei racconti, delle poesie e dei saggi di Poe, con il Gordon Pym nella traduzione di Vittorini. Ogni volta che torni a leggere Poe - e ogni volta all'inizio lo fai di malavoglia, perche' pensi che altro sarebbe piu' urgente - ti accorgi che non cessa di interrogarci, e di oscuramente illuminarci su (o forse in) qualcosa di profondo, doloroso, ineludibile. 18. RIEDIZIONI. GIACOMO LEOPARDI: OPERE Giacomo Leopardi, Opere, 2 voll., Biblioteca Treccani - Il Sole 24 ore, Milano 2006, pp. XLVIII + 688 (vol. I) e L + 906 (vol. II), euro 12,90 + 12,90. Dalla classica Letteratura Italiana Ricciardi una selezione delle opere leopardiane per le cure di Sergio Solmi (con la collaborazione di Raffaella Solmi per il volume dallo Zibaldone); nel primo volume i Canti, le Operette morali, i Pensieri ed alcune prose minori (il Saggio sopra gli errori popolari degli antichi, la Lettera ai compilatori della Biblioteca Italiana in risposta a quella di Madame de Stael, il Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica, il Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl'italiani; le Memorie del primo amore, i Ricordi d'infanzia e di adolescenza, e alcune briciole ancora); nel secondo volume una selezione dallo Zibaldone. Va da se' che Leopardi va letto tutto (ad esempio nella classica edizione sansoniana di Tutte le opere in due volumi curata da Walter Binni con la collaborazione di Enrico Ghidetti; e ci pare alquanto utile anche la piu' recente edizione in due volumi a cura di Lucio Felici ed Emanuele Trevi - ed altri collaboratori per l'apparato - per la Newton Compton; ne' si dimentichino gli scritti filologici, la Crestomazia... Ma fermiamoci qui). 19. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 20. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1258 del 7 aprile 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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