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Nonviolenza. Femminile plurale. 58
- Subject: Nonviolenza. Femminile plurale. 58
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 6 Apr 2006 12:48:19 +0200
============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 58 del 6 aprile 2006 In questo numero: 1. Cindy Sheehan: Casey Austin Sheehan, 29 maggio 1979 - 4 aprile 2004 2. Hannah Arendt: Ad esempio, un ladro 3. Simone Weil: La fonte degli errori 4. Cristina Bay presenta "Sputiamo su Hegel" di Carla Lonzi 5. Nadia Fusini presenta "Miracolo a colazione" di Elizabeth Bishop 6. Brenda Biagiotti: Una bibliografia essenziale sulla riflessione politica di Agnes Heller 1. TESTIMONIANZE. CINDY SHEEHAN: CASEY AUSTIN SHEEHAN, 29 MAGGIO 1979 - 4 APRILE 2004 [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente intervento di Cindy Sheehan. Cindy Sheehan ha perso il figlio Casey nella guerra in Iraq; per tutto il mese di agosto e' stata accampata a Crawford, fuori dal ranch in cui George Bush stava trascorrendo le vacanze, con l'intenzione di parlargli per chiedergli conto della morte di suo figlio; intorno alla sua figura e alla sua testimonianza si e' risvegliato negli Stati Uniti un ampio movimento contro la guerra; e' stato recentemente pubblicato il suo libro Not One More Mother's Child (Non un altro figlio di madre), disponibile nel sito www.koabooks.com] Cercando per quanto possibile di mettere insieme i pezzi, doveva essere il 31 marzo, due anni fa, il giorno in cui il reggimento First Cavalry arrivo' a Sadr City, un sobborgo di Baghdad precedentemente chiamato "Saddam City". Io dico "doveva essere" perche' ormai abbiamo sentito molte versioni diverse, ma questa data sembra essere la piu' probabile. Casey comincio' a scrivere una lettera alla sua famiglia, a noi, il primo aprile 2004, dicendoci che finalmente aveva un indirizzo a cui avremmo potuto spedire le lettere e i pacchi e, soprattutto, carte telefoniche. L'unica volta in cui aveva chiamato dal Kuwait, gli ci erano volute piu' di sei ore e mezza solo per prendere la linea e non avemmo molto tempo per parlare. Quella fu l'ultima volta in cui lo sentii. Erano circa le 12,30 laggiu', e Casey disse che faceva caldo, che stava per partire, e che il suo convoglio sarebbe arrivato in Iraq alla fine della settimana. Nella lettera del primo aprile menzionava quella telefonata, dicendo che forse non la ricordavo, perche' mi aveva svegliata. Non poteva sapere che non avrei mai dimenticato quella telefonata, e che non dimentichero' mai il suono della sua voce. Nella lettera, si diceva anche dispiaciuto per non poter essere presente alla cerimonia della licenza liceale di sua sorella minore, Janey. Non sapeva che non sarebbe piu' tornato. Ci diceva pure che il suo reggimento si aspettava "un anno facile", perche' l'unita' che andavano a rimpiazzare aveva avuto solo due morti nell'intero anno precedente. Forse sapeva, e forse no, che il giorno in cui giunse a Baghdad la proverbiale cacca stava per colpire il ventilatore in Iraq, e meno di cinque giorni dopo lui avrebbe esalato l'ultimo respiro in un vicolo distante migliaia di miglia da casa, ucciso da un ribelle che non gli aveva dato il benvenuto con fiori e cioccolatini. Mi chiedo quale fu il suo ultimo pensiero, mentre giaceva morente a causa di George e degli altri falchi. * Spesso vengo accusata, dalla macchina di calunnie e propaganda della destra, di aver centrato la lotta su di me, e non su Casey. Dicono che la storia di Casey si e' perduta nella massa e nel clamore che mi circonda. Lo trovo ironico, perche' io ho cominciato a lavorare per la pace poco dopo che Casey fu ucciso, e proprio per essere sicura che l'America non l'avrebbe dimenticato, che non sarebbe stato solo un numero. Ho cominciato perche' il sacrificio di mio figlio contasse per l'amore, per la pace, non per l'odio, per le uccisioni e le bugie. Ho cominciato il mio viaggio per la pace per assicurarmi che non accadesse ad altri ragazzi, ad altre famiglie. Mentre il secondo anniversario della morte di Casey mi arriva addosso senza che io possa farci nulla, credo che persino se tentassi con tutte le mie forze non potrei, ne' vorrei, dimenticare mio figlio e la sua storia. Non dimentichero' mai il giorno felice in cui entro' nelle nostre vite, il giorno del compleanno di John F. Kennedy. Non dimentichero' mai il suo ventunesimo compleanno, prima che indossasse l'uniforme del complesso militare-industriale, quando invitammo parenti ed amici a festeggiarlo. I due anni dalla sua morte sono stati pieni di dolore, oltre misura, e ne dovremo sopportare molti, molti altri. Guardare le fotografie della famiglia Shehaan prima della morte di Casey spezza il cuore, a dir poco. Quante famiglie Bush e compagnia hanno precipitato in questa spirale di dolore e sofferenza infinita? Migliaia di persone, qui in America, sono state devastate dalle loro politiche, ed un altro paese ed il suo popolo giacciono in rovine a causa di menzogne ed inganni. Quante famiglie, in tutto il mondo, hanno questi buchi neri nelle loro vite, buchi che non possono essere rischiarati da nessuna luce, e che anzi succhiano via luce e vita da esse? No, io non dimentichero' mai Casey, e neppure Mike Mitchell, ucciso in azione con lui, o Evan Ashcraft, ucciso in azione il 24 luglio 2003, o John Torres, ucciso in azione il 12 luglio 2004, o Chase Comey, ucciso in azione il 6 agosto 2005, o Daniel Torres, ucciso in azione il 4 febbraio 2005, ne' dimentichero' mai che sto cercando di togliere le nostre truppe dal disastro di colossali proporzioni in cui George Bush ci ha infilato. Io non dimentichero' le migliaia di altri americani uccisi senza ragione negli stati del Golfo ed in Iraq dai crimini di Bush e compagnia. Ne' dimentichero' le immagini dei morti iracheni, bruciati dalla tossina di questa guerra, il fosforo bianco; ne' dimentichero' la bambina di sette mesi con la testa spappolata dai soldati americani, ne' le immagini dei bambini iracheni nati con orrende malformazioni grazie all'uranio impoverito lasciato dalla prima guerra del Golfo. * Le distruzioni operate da Bush sono orripilanti nella loro brutalita', e tutti dovremmo sapere che niente di buono puo' venire dall'assassinio di innocenti. Io sono convinta che gli anni del regime Bush passeranno alla storia come quelli in cui l'America perse la sua mente collettiva. Abbiamo permesso alla famiglia del crimine Bush di terrorizzarci sino a sostenere due invasioni di paesi che non avevano nulla a che fare con l'11 settembre, e nonostante tutta l'evidenza contraria gli abbiamo permesso di dirci che grazie alle guerre ora siamo piu' sicuri. Non ci facciamo nessun problema con un governo che autorizza, incoraggia e condona la tortura, cosa che mette solo piu' a rischio le nostre truppe, i nostri figli, e i figli dei nostri figli. Permettiamo al nostro governo di usare armi di distruzione di massa sulla gente innocente dell'Iraq, e pensiamo che l'invasione dell'Iraq e' stata "legale" perche' Saddam usava armi chimiche contro il suo stesso popolo. Abbiamo lasciato che George Bush giocasse a golf e Condi Rice andasse a comprare scarpe a New York mentre cittadini del nostro paese se ne stavano appesi ai tetti delle loro case e annegavano, a New Orleans. Permettiamo a costoro di continuare a mentire dicendo che stiamo diffondendo "liberta' e democrazia" in Medio Oriente, mentre gli consentiamo di sottrarci i nostri diritti in America, e di distruggere la nostra democrazia con un colpo di stato repubblicano che ha prodotto solo sangue, e a cui la cosiddetta opposizione non si e' affatto opposta. * La mia famiglia puo' contare un morto per ogni conflitto, e sono tutti sbagliati, in cui la macchina della guerra ha trascinato il nostro paese, dalla guerra civile in poi. Io non dimentichero' le persone uccise, uomini e donne, per un profitto che non ci tocchera' mai: non dimentichero' perche' non voglio che accada di nuovo. Se la lezione del Vietnam l'abbiamo imparata troppo tardi, impariamo questa fino a che siamo in tempo: le truppe se ne vadano dall'Iraq subito, e salveremo vite da ambo le parte. Se non lo facciamo subito, chissa' dove il cancro dell'impero americano attecchira', e quanti altri innocenti come Casey moriranno. Pure, un'altra lezione che dovremmo aver appreso dal Vietnam e' che c'e' sempre una guerra e un nemico nell'immediato futuro. La macchina guerrafondaia dei neo-cons sta pianificando i nuovi "ismi" che dovremo temere, che sostituiranno la paura corrente se essa dovesse diminuire. Dobbiamo prestare attenzione a questo. * I buddisti dicono che una persona muore due volte. Una volta quando il suo corpo muore, e un'altra volta quando muore l'ultimo individuo che si ricordava di lei. Non dovremo mai dimenticare la lezione di Casey e della sua morte prematura, offerta all'altare della guerra. Non dovremo mai dimenticare la lezione delle migliaia di morti in Vietnam, sacrificati al medesimo altare. Casey, e i milioni di altri che sono stati tragicamente uccisi dai nostri leader, come sacrifici all'avidita' di denaro e potere, non moriranno mai fino a che ci saranno persone che lavoreranno per la pace e per la giustizia. Questo e' il dono che ci hanno fatto. Non dimentichiamoli. Non siano vane le loro morti. 2. MAESTRE. HANNAH ARENDT: AD ESEMPIO, UN LADRO [Da Hannah Arendt, Tra passato e futuro, Garzanti, Milano 1991, p. 282. Hannah Arendt e' nata ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe all'esilio, dapprima e' profuga in Francia, poi esule in America; e' tra le massime pensatrici politiche del Novecento; docente, scrittrice, intervenne ripetutamente sulle questioni di attualita' da un punto di vista rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani; mori' a New York nel 1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti tradotti in italiano e spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo l 'anno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dell'edizione originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951), Comunita', Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Rahel Varnhagen (1959), Il Saggiatore, Milano; Tra passato e futuro (1961), Garzanti, Milano; La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), Feltrinelli, Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunita', Milano; postumo e incompiuto e' apparso La vita della mente (1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di brevi saggi di intervento politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano, 1985. Molto interessanti i carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo 1999). Una recente raccolta di scritti vari e' Archivio Arendt. 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001; Archivio Arendt 2. 1950-1954, Feltrinelli, Milano 2003; cfr. anche la raccolta Responsabilita' e giudizio, Einaudi, Torino 2004. Opere su Hannah Arendt: fondamentale e' la biografia di Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra gli studi critici: Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995; Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona Forti, Vita della mente e tempo della polis, Franco Angeli, Milano 1996; Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt, Milano 1999; Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001; Julia Kristeva, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 2005. Per chi legge il tedesco due piacevoli monografie divulgative-introduttive (con ricco apparato iconografico) sono: Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999; Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000] Il principio legislativo, espresso dall'"imperativo categorico" [della Critica della ragion pratica di Immanuel Kant], "agisci sempre in modo tale che il principio della tua azione possa diventare una legge generale", si fonda sulla necessita' che il pensiero razionale sia in accordo con se stesso. Ad esempio un ladro in effetti si contraddice, in quanto non puo' desiderare che il principio della sua azione, il furto della proprieta' altrui, diventi una legge generale che lo priverebbe all'istante del suo stesso acquisto. 3. MAESTRE. SIMONE WEIL: LA FONTE DEGLI ERRORI [Da Simone Weil, Lezioni di filosofia, Adelphi, Milano 1999, p. 230. Simone Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa, militante sindacale e politica della sinistra classista e libertaria, operaia di fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti, lavoratrice agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a lavorare per la Resistenza. Minata da una vita di generosita', abnegazione, sofferenze, muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna come quella che precede non rende pero' conto della vita interiore della Weil (ed in particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora: radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del 1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serieta' come vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento". Opere di Simone Weil: tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte di scritti pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici (e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stanti le persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte piu' importanti in edizione italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunita', poi Rusconi), La condizione operaia (Comunita', poi Mondadori), La prima radice (Comunita', SE, Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni precristiane (Rusconi), Riflessioni sulle cause della liberta' e dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi), Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo Gaeta. Opere su Simone Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr. AA. VV., Simone Weil, la passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985; Gabriella Fiori, Simone Weil, Garzanti, Milano 1990; Giancarlo Gaeta, Simone Weil, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie Muller, Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, Edb, Bologna 1997; Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994] La fonte degli errori negli uomini e' proprio la debolezza dell'amore della verita' rispetto alle altre passioni. 4. LIBRI. CRISTINA BAY PRESENTA "SPUTIAMO SU HEGEL" DI CARLA LONZI [Ringraziamo Cristina Bay (per contatti: bamborsa at tiscali.it) per averci messo a disposizione la seguente presentazione di un giustamente assai noto testo di Carla Lonzi, utilizzata per un seminario di studio del Centro Donna di Grosseto. Cristina Bay, studiosa di formazione filosofica, esperta di cucina vegetariana, per molti anni si e' occupata di una piccola azienda agricola biologica; e' impegnata nell'esperienza del Centro Donna di Grosseto, per i cui seminari di studio ha curato la presentazione di classici del pensiero e della narrativa delle donne. Opere di Cristina Bay: (con Allan Bay), Ricette verdi, Touring Club Italia, 2004. Carla Lonzi e' stata un'acutissima intellettuale femminista, nata a Firenze nel 1931 e deceduta a Milano nel 1982, critica d'arte, fondatrice del gruppo di Rivolta Femminile. Opere di Carla Lonzi: Sputiamo su Hegel, Scritti di Rivolta Femminile, Milano 1974, poi Gammalibri, Milano 1982; Taci, anzi parla. Diario di una femminista, Scritti di Rivolta Femminile, Milano 1978; Scacco ragionato, Scritti di Rivolta Femminile, Milano 1985. Opere su Carla Lonzi: Maria Luisa Boccia, L'io in rivolta. Vissuto e pensiero di Carla Lonzi, La Tartaruga, Milano 1990] Sputiamo su Hegel e' il primo libro, 1970, che Carla Lonzi firma per le edizioni di Rivolta femminile e segna una presa di posizione radicale del femminismo nei confronti della struttura di potere, politico e culturale, del patriarcato, compresa la teoria marxista che ha anteposto la lotta di classe alla gerarchia fra i sessi. Trascrivero' alcune fra le frasi per me piu' significative fra le fulminee e profonde riflessioni del testo. * "Il porsi della donna non implica una partecipazione al potere maschile, ma una messa in discussione del concetto di potere... L'uguaglianza e' un principio giuridico... la differenza un principio esistenziale... Quella tra donna e uomo e' la differenza di base dell'umanita'. Il mondo dell'uguaglianza e' il mondo della sopraffazione legalizzata, dell'unidimensionale; il mondo della differenza e' il mondo dove il terrorismo getta le armi e la sopraffazione cede al rispetto della varieta' e della molteplicita' della vita. L'uguaglianza fra i sessi e' la veste in cui si maschera oggi l'infelicita' della donna". * "L'oppressione della donna e' il risultato di millenni: il capitalismo l'ha ereditato piuttosto che prodotto... Al materialismo storico sfugge la chiave emozionale che ha determinato il passaggio alla proprieta' privata. E' la' che vogliamo risalire perche' venga riconosciuto l'archetipo della proprieta', il primo oggetto concepito dall'uomo: l'oggetto sessuale. La donna, rimuovendo dall'inconscio dell'uomo la sua prima preda, sblocca i nodi originari della patologia possessiva". * "Il rapporto hegeliano servo-padrone e' un rapporto interno al mondo umano maschile, e ad esso si attaglia la dialettica nei termini esattamente dedotti dai presupposti della presa del potere... La liberazione della donna, al contrario di quella del servo, vanifica il traguardo della presa del potere". * "Noi vediamo nella apoliticita' della donna tradizionale la risposta spontanea a un universo di ideologie e di rivendicazioni dove i suoi problemi non emergono che stentatamente allorquando, dall'alto del paternalismo, la si interpella come massa di manovra". * "In tutte le famiglie il pene del bambino e' una specie di figlio nel figlio, a cui si allude con compiacimento e senza inibizioni. Il sesso della bambina viene ignorato: non ha nome, ne' vezzeggiativo, ne' carattere, ne' letteratura. Si approfitta della sua segretezza fisiologica per tacerne l'esistenza: il rapporto fra maschio e femmina non e' dunque un rapporto fra due sessi, ma tra un sesso e la sua privazione". * "La deculturizzazione per la quale optiamo e' la nostra azione. Essa non e' una rivoluzione culturale che segue e integra la rivoluzione strutturale, non si basa sulla verifica a tutti i livelli di una ideologia, ma sulla mancanza di necessita' ideologica. La donna non ha contrapposto alle costruzioni dell'uomo se non la sua dimensione esistenziale: non ha avuto condottieri, pensatori, scienziati, ma ha avuto energia, pensiero, coraggio, dedizione, attenzione, senso, follia". * "Il pensiero maschile ha ratificato il meccanismo che fa apparire necessari la guerra, il condottiero, l'eroismo, la sfida fra generazioni. L'inconscio maschile e' un ricettacolo di sangue e paura. Poiche' riconosciamo che il mondo e' percorso da questi fantasmi di morte e vediamo nella pieta' un ruolo imposto alla donna, abbandoniamo l'uomo perche' tocchi il fondo della sua solitudine... ... La guerra appare dunque alle origini strettamente connessa alla sua possibilita' di identificarsi e di essere identificato come sesso, superando cosi', mediante una prova esterna, l'ansia interiore per il fallimento della propria virilita'. Noi ci chiediamo cos'e' quest'angoscia dell'uomo che percorre luttuosamente tutta la storia del genere umano e riconduce sempre a un punto di insolubilita' ogni sforzo per uscire dall'aut-aut della violenza". * "La donna non e' in rapporto dialettico col mondo maschile. Le esigenze che essa viene chiarendo non implicano un'antitesi, ma un muoversi su un altro piano". * "Facciamo tutte le operazioni soggettive che ci procurano dello spazio attorno. Con questo non vogliamo alludere all'identificazione: essa ha un carattere compulsivo che sfronda la fioritura di un'esistenza e la tiene sotto l'imperativo di una razionalita' con cui viene controllato drammaticamente giorno per giorno il senso del fallimento o della riuscita". * "L'uomo ha cercato un senso della vita al di la' e contro la vita stessa; per la donna vita e senso della vita si sovrappongono continuamente... La donna e' immanenza, l'uomo trascendenza: in questa contrapposizione la filosofia ha spiritualizzato la gerarchia dei destini: in quanto parlava il trascendente non poteva nutrire dubbi sull'eccellenza del suo gesto... La donna deve solo porre la sua trascendenza... un diverso tipo di trascendenza che, sotto la spinta di quella maschile, e' rimasta repressa". * "Il problema femminile e' di per se' mezzo e fine dei mutamenti sostanziali dell'umanita'. Esso non ha bisogno di futuro. Non fa distinzioni di proletariato, borghesia, tribu', clan, razza, eta', cultura. Non viene ne' dall'alto ne' dal basso, ne' dall'elite ne' dalla base. Non va diretto ne' organizzato, ne' diffuso ne' propagandato. E' una parola nuova che un soggetto nuovo pronuncia e affida all'istante medesimo la sua diffusione. Agire diventa semplice e elementare". * "Non esiste la meta, esiste il presente. Noi siamo il passato oscuro del mondo, noi realizziamo il presente". * Gran parte del testo e' dedicata al confronto con le teorie marxiste e alla possibile alleanza fra la donna e il giovane, ribelle al padre e ancora estraneo alla lotta per il potere. Temi importanti negli anni '70. Ho preferito sottolineare le parti piu' significative per l'origine e lo sviluppo del pensiero femminista: la differenza invece che l'uguaglianza, l'estraneita' della donna al potere e alla politica come lotta del potere fra uomini, la presa di distanza dalla cultura patriarcale e dalle sue teorizzazioni sulla donna, la sottomissione della donna come origine della proprieta', della violenza e della guerra, la necessita' di rinominare il mondo con parole di donna. 5. LIBRI. NADIA FUSINI PRESENTA "MIRACOLO A COLAZIONE" DI ELIZABETH BISHOP [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo il seguente articolo apparso sul quotidiano "La Repubblica" il 15 marzo 2006. Nadia Fusini, intellettuale italiana nata ad Orbetello nel 1946, fine saggista, narratrice, traduttrice e curatrice di edizioni di classici, docente universitaria (laureata in lettere e filosofia all'Universita' La Sapienza di Roma nel luglio 1972 con Agostino Lombardo e Giorgio Melchiori con una tesi sul tema dell'iniziazione nella letteratura del Novecento; dopo un periodo di studi nel campo della letteratura americana negli Stati Uniti presso le universita' di Ann Arbor e di Harvard, ha studiato Shakespeare e il teatro elisabettiano presso lo Shakespeare Institute di Birmingham, in Gran bretagna; e' stata nel 1978- '82 professore incaricato di lingua e letteratura inglese all'Universita' di Bari e dal 1982 ha la cattedra di lingua e letteratura inglese all'Universita' La Sapienza di Roma; dal 2000-2001 insegna, oltre letteratura inglese, critica shakespeariana), impegnata nelle esperienze del movimento delle donne. Opere di Nadia Fusini: segnaliamo particolarmente (a cura di, con Mariella Gramaglia), La poesia femminista, Savelli, Roma 1974; La passione dell'origine. Studi sul tragico shakespeariano e il romanzesco moderno, Dedalo, Bari 1981; Pensieri di pace e di guerra, Centro Virginia Woolf, Roma 1984; Nomi. Dieci scritture femminili, Feltrinelli, Milano 1986, nuova edizione Donzelli, Roma 1996; Due. La passione del legame di Kafka, Feltrinelli, Milano 1988; La luminosa. Genealogia di Fedra, Feltrinelli, Milano 1990; B e B. Beckett e Bacon, Garzanti, Milano 1994; La bocca piu' di tutto mi piaceva, Donzelli, Roma 1996; Due volte la stessa carezza, Bompiani, Milano 1997; Uomini e donne. Una fratellanza inquieta, Donzelli, Roma 1996; Il figlio negato, Mondadori, Milano; L'amor vile, Mondadori, Milano 1999; Lo specchio di Elisabetta, Mondadori, Milano 2001; I volti dell'amore, Mondadori, Milano 2003; La bocca piu' di tutto mi piaceva, Mondadori, Milano 2004. Ha curato traduzioni e edizioni, tra gli altri, di testi di Mary Shelley, Keats, Ford, Shakespeare, Wallace, Virginia Woolf (di cui ha curato l'edizione delle opere nei Meridiani Mondadori). Elizabeth Bishop (Worcester, Massachusetts 1911- Boston1979), come e' noto, e' una delle grandi voci della poesia del Novecento] Ci sono vari tipi di eremiti - stiliti, reclusi, pellegrini; tra gli altri, gli eremiti-poeti, che si isolano nella poesia, o meglio, che vanno verso la poesia come nel deserto, per ascoltare la voce autentica dell'Essere. Un poeta cosi' e' Elizabeth Bishop. In un saggio che le dedicai ormai dieci anni fa - da molto tempo, confesso, le sono devota - le riconobbi la virtu della reticenza; ora sfoglio la nuova edizione, quasi completa, delle sue poesie uscita da Adelphi col titolo Miracolo a colazione (pp. 288, euro 27) e l'occhio mi cade su un verso di Ai magazzini del pesce, splendido componimento in cui Elizabeth Bishop si paragona a una foca e come lei si qualifica "a believer in total immersion"; una creatura "credente nell'immersione totale". Per l'appunto. Schiva, solitaria, timidissima, Elizabeth nasce ed e' presto orfana di padre, la cui precoce morte la priva anche della madre, che per il dolore impazzisce. Morira' in un ospedale psichiatrico nel 1934, lo stesso anno in cui Elizabeth a New York conosce Marianne Moore, sua madrina poetica. Elizabeth ha ventitre' anni e ha gia' scelto la poesia come la sua "chosen art": avrebbe anche potuto scegliere la pittura, ma scelse la poesia. Pero', poi, tento' di fare con le parole quel che si fa per lo piu' col pennello: descrizioni precise, dettagliate, incantate e incantevoli, di luoghi, animali, oggetti: un iceberg, una barca, un distributore... Comincio' con la carta geografica, dove lascio' emergere tra le terre e le acque e i continenti l'ombra di Terranova e il Labrador e la Norvegia. Poi prosegui' con Parigi, quando nell'estate del '35 venne in Europa. Poi tra il '36 e il '37 fu la volta della Florida. Finche' parti' per il viaggio piu' lungo, in Brasile, dove resto' per sedici anni, dal novembre 1951 al 1967, e scrisse Brasile e Arrivo a Santos. Tutti questi luoghi provo' a dipingere in poesie dove le parole vogliono sollecitare l'occhio affinche' veda, e spesso, per rappresentare un luogo, lo evocano attraverso un quadro, un'immagine; come accade in La grande crosta, o in Poesia. In Poesia Elizabeth e' ormai tornata nel suo nord, dove l'aria e' pulita e fredda; e' a casa, ma e' una casa ritrovata per l'appunto in un dipinto grande piu' o meno come un dollaro, e grazie a dei versi, che se parlano all'anima e' perche' stimolano l'emozione in virtu' della sobrieta', rispettando il medium di ogni autentica meditazione, il silenzio. Il viaggio la ricongiunge alla propria solitudine e la poesia al proprio silenzio. Elizabeth viaggia e scrive come chi non possiede nulla e di nulla si impossessa; semplicemente interroga. Si capisce che le piace osservare spassionatamente quel che la circonda, non le piace abbellire alcunche' a suon di metafore; vuole semmai raggiungere il paesaggio, o l'animale, o l'oggetto che ha di fronte, nel rispetto di una sola aura, quella del riserbo. Ma come si fa a toccare, senza afferrare? A comprendere, senza prendere? Lei lo sa fare. E' la sua grandezza. E' anche la ragione per cui rimane sempre nuda. La sua modestia e' tale che lei si limita a descrivere. Ma e' chiaro che sa quali complessi legami la realta' intrattiene tra profondita' e apparenza. Ha la pulpilla di Vermeer, il cristallino di Vuillard. E legge Darwin. Se ha degli antenati in poesia sono i Metafisici del Seicento inglese. O Hopkins. C'e' chi ha fatto il nome di Emily Dickinson. Piu' vicino, c'e' Marianne Moore; con lei condivide il culto della precisione, l'eleganza ironica, ma su un registro espressivo del tutto diverso. E c'e' Robert Lowell, da cui tutto la divide, eppure rispetta. Ma a ben vedere, e' unica e sola. A conferma di quanto dichiaro' proprio a Lowell: "Quando scriverai il mio epitaffio, di' che sono stata la persona piu' sola al mondo". Tre teste e tre paia di mani hanno compiuto il Miracolo a colazione, una performance traduttoria che a me ha strappato piu' volte l'applauso. Anche perche' quando ho visto che ben in tre traduttori di grande rispetto (Damiano Abeni, Riccardo Duranti, Ottavio Fatica) s'erano dedicati all'impresa, come avranno fatto a spartirsi la Bishop? ho pensato; e perche' non mi dicono chi ha tradotto cosa? Poi leggendo ho capito che i tre traduttori si erano in effetti sciolti in uno, anzi si erano fatti una; erano diventati Elizabeth Bishop. Lo confesso: non credevo che si potesse andare tanto vicino al miracolo dell'incarnazione in italiano della lingua poetica di questa grandissima artista. Certo, a volte avrei scelto diversamente... E' naturale: la lingua della traduzione non ha la perentoria stabilita' dell'originale, si potrebbe sempre fare in un altro modo... Ma ripeto, qui la Bishop rinasce italiana. Ed e' un'emozione vera, come vera e nuova e viva e' la lingua inventata per l'occasione: una lingua a fronte, che specchia in modo spavaldo e libero l'originale; gli sta a fronte e gli tiene testa e dimostra come la traduzione sia davvero fedele, quando e' attiva, e non passiva. A volte i traduttori chiamano fedelta' la supina, rigida aderenza a un dettato, mentre la vera fedelta' si misura sull'audacia, sulla capacita', da parte del traduttore, di attraversare la metamorfosi che nel passaggio da una lingua all'altra si impone. E' una graticola. Ci si puo' bruciare. Ci si puo' lasciare le penne. Ma se riesce... 6. MATERIALI. BRENDA BIAGIOTTI: UNA BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE SULLA RIFLESSIONE POLITICA DI AGNES HELLER [Dal sito della Societa' italiana di filosofia politica (www.sifp.it) riprendiamo la seguente bibliografia. Brenda Biagiotti, studiosa di filosofia politica e storia della cultura, saggista, ha concluso nel 2005 una vasta ricerca sulla riflessione politica di Agnes Heller "Dalla dittatura sui bisogni alla democrazia come prassi comunicativa" presso l'Universita' di Teramo. Agnes Heller, illustre filosofa ungherese, nata a Budapest nel 1929, sopravvissuta alla Shoah, allieva e collaboratrice di Lukacs, allontanata dall'Ungheria, ha poi insegnato in Australia e in America. In Italia e' particolarmente nota per la "teoria dei bisogni" su cui si ebbe nel nostro paese un notevole dibattito anche con riferimento ai movimenti degli anni '70. Su posizioni democratiche radicali, e' una interlocutrice preziosa anche laddove non se ne condividessero alcuni impianti ed esiti teorici. Dal sito della New school for social research di New York (www.newschool.edu) presso cui attualmente insegna traduciamo questa breve notizia biografica essenziale aggiornata al 2000: "Nata nel 1929 a Budapest. Sopravvissuta alla Shoah, in cui ha perso la maggior parte dei suoi familiari morti in diversi campi di concentramento. Allieva di Gyorgy Lukacs dal 1947 e successivamente professoressa associata nel suo dipartimento. Prima curatrice della 'Rivista ungherese di filosofia' nel dopoguerra (1955-'56). Destituita dai suoi incarichi accademici insieme con Lukacs per motivi politici dopo la rivoluzione ungherese. Trascorse molti anni ad insegnare in scuole secondarie e le fu proibita ogni pubblicazione. Nel 1968 protesto' contro l'invasione sovietica della Cecoslovacchia, e subi' una nuova persecuzione politica e poliziesca. Nel 1973, sulla base di un provvedimento ad personam delle autorita' del partito, perse di nuovo tutti gli incarichi accademici. 'Disoccupata per motivi politici', tra il 1973 e il 1977 lavoro' come traduttrice. Nel 1977 emigro' in Australia. A partire dall'enorme cambiamento del 1989, attualmente trascorre parte dell'anno nella nativa Ungheria dove e' stata designata membro dell'Accademia ungherese delle scienze. Nel 1995 le sono stati conferiti il 'Szechenyi National Prize' in Ungheria e l''Hannah Arendt Prize' a Brema; ha ricevuto la laurea ad honorem dalla 'La Trobe University' di Melbourne nel 1996 e dall'Universita di Buenos Aires nel 1997". Opere di Agnes Heller: nella sua vastissima ed articolata produzione segnaliamo almeno: Per una teoria marxista del valore, Editori Riuniti, Roma 1974; La teoria dei bisogni in Marx, Feltrinelli, Milano 1974, 1978; Sociologia della vita quotidiana, Editori Riuniti, Roma 1975; L'uomo del Rinascimento, La Nuova Italia, Firenze 1977; La teoria, la prassi e i bisogni, Savelli, Roma 1978; Istinto e aggressivita'. Introduzione a un'antropologia sociale marxista, Feltrinelli, Milano 1978; (con Ferenc Feher), Le forme dell'uguaglianza, Edizioni aut aut, Milano 1978; Morale e rivoluzione, Savelli, Roma 1979; La filosofia radicale, il Saggiatore, Milano 1979; Per cambiare la vita, Editori Riuniti, Roma 1980; Teoria dei sentimenti, Editori Riuniti, Roma 1980, 1981; Teoria della storia, Editori Riuniti, Roma 1982; (con F. Feher, G. Markus), La dittatura sui bisogni. Analisi socio-politica della realta' est-europea, SugarCo, Milano 1982; (con Ferenc Feher), Ungheria 1956, Sugarco, Milano 1983; Il potere della vergogna. Saggi sulla razionalita', Editori Riuniti, Roma 1985; Le condizioni della morale, Editori Riuniti, Roma, 1985; (con Ferenc Feher), Apocalisse atomica. Il movimento antinucleare e il destino dell'Occidente, Milano 1985; Oltre la giustizia, Il Mulino, Bologna, 1990; (con Ferenc Feher), La condizione politica postmoderna, Marietti, Genova 1992; Etica generale, Il Mulino, Bologna 1994; Filosofia morale, Il Mulino, Bologna, 1997; Dove siamo a casa. Pisan Lectures 1993-1998, Angeli, Milano 1999. Opere su Agnes Heller: Nino Molinu, Heller e Lukacs. Amicus Plato sed magis amica veritas: topica della moderna utopia, Montagnoli, Roma 1984; Giampiero Stabile, Soggetti e bisogni. Saggi su Agnes Heller e la teoria dei bisogni, La Nuova Italia, Firenze 1979; la rivista filosofica italiana "aut aut" ha spesso ospitato e discusso la riflessione della Heller; cfr. in particolare gli studi di Laura Boella] 1) Scritti di riflessione politica di Agnes Heller a) Volumi - A Reneszansz Ember, (1967); tr. it. di M. D'Alessandro, L'uomo del Rinascimento, La Nuova Italia, Firenze 1977. - A mindennapi elet, (1970); tr. it. di A. Scarponi, Sociologia della vita quotidiana, prefazione di G. Lukacs, Editori Riuniti, Roma 1975. - Bedeutung und Funktion des Begriffs Beduerfnis im Denken von Karl Marx, (1974); tr. it. di A. Morazzoni, La teoria dei bisogni in Marx, prefazione di P. A. Rovatti, Feltrinelli, Milano 1974. - A Szandektol A Koe vetkeznenyg, (1974); tr. it. di G. Dozzi e E. Fubini, Per una teoria marxista del valore, Editori Riuniti, Roma 1974. - Instinkt, Aggression, Charakter. Einleitung zu einer marxistischen Sozialanthropologie, (1977); tr. it. di L. Boella e G. Neri, Istinto e aggressivita'. Introduzione a un'antropologia sociale marxista, prefazione di P. A. Rovatti, Feltrinelli, Milano 1978. - Philosophie des linken Radikalismus, (1978); tr. it. di L. Boella, La filosofia radicale, il Saggiatore, Milano 1979. - Morale e rivoluzione, a cura di L. Boella e A. Vigorelli, Savelli, Roma 1979. - Per cambiare la vita, intervista di F. Adornato, Editori Riuniti, Roma 1980. - A Theory of Feelings, (1979); tr. it. di V. Franco, Teoria dei sentimenti, Editori Riuniti, Roma 1980. - (con F. Feher), Marxisme et democratie. Au-dela' du "socialisme reel", Maspero, Paris 1981. - A Theory of History, (1982); tr. it. di V. Franco, Teoria della storia, Editori Riuniti, Roma 1982. - (con F. Feher, G. Markus), Dictatorship Over Needs: An Analysis of Soviet Societies, (1982); tr. it. di A. Vigorelli, La dittatura sui bisogni. Analisi socio-politica della realta' est-europea, SugarCo, Milano 1982. - (con F. Feher), Hungary 1956 Revisited: The Message of a Revolution. A Quarter of a Century After, (1983); tr. it. di A. Vigorelli, Ungheria 1956. Il messaggio di una rivoluzione fallita oltre un quarto di secolo dopo, SugarCo, Milano 1983. - The Power of Shame. Essays on Rationality, (1983); tr. it. di M. M. Rocci, Il potere della vergogna. Saggi sulla razionalita', Editori Riuniti, Roma 1985. - (con F. Feher), Doomsday or Deterrence? On the Antinuclear Issue, (1984); tr. it. di S. Fusina, Apocalisse atomica. Il movimento anti-nucleare e il destino dell'Occidente, SugarCo, Milano 1984. - (con F. Feher), Eastern Left, Western Left: Totalitarianism, Freedom and Democracy, Polity Press, Oxford-Cambridge 1987. - Beyond Justice, (1987); tr. it. di S. Zani, Oltre la giustizia, il Mulino, Bologna 1990. - General Ethics, (1988); tr. it. di M. Geuna, Etica generale, il Mulino, Bologna 1994. - (con F. Feher), The Postmodern Political Condition, (1988); tr. it. di M. Ortelio, La condizione politica postmoderna, Marietti, Roma 1992. - A Philosophy of Morals, (1990); tr. it. di R. Scognamiglio, Filosofia morale, il Mulino, Bologna 1997. - Can Modernity Survive?, Polity Press, Oxford-Cambridge 1990. - (con F. Feher), The Grandeur and Twilight of Radical Universalism, Transaction Publishers, New Brunswick (New York) 1991. - A Philosophy of History in Fragments, Blackwell, Oxford-Cambridge 1993. - (con F. Feher), Biopolitics, Ashgate Publishing, Brookfield VT 1994. - (con S. Puntscher Riekmann), Biopolitics. The Politics of the Body, Race and Nature, (1996); tr. it. di L. Cedroni, in L. Cedroni, P. Chiantera-Stutte (a cura di), Questioni di biopolitica, Bulzoni, Roma 2003, pp. 15-31. - An Ethics of Personality, Blackwell, Oxford-Cambridge 1996. - A Theory of Modernity, Blackwell, Oxford 1999. - Dove siamo a casa: Pisan Lectures 1993/1998, tr. it. di D. Spini, Franco Angeli, Milano 1999. - Time is Out of Joint. Shakespeare as Philosopher of History, Rowman & Littlefield Publishers, Boston 2002. b) Saggi e interventi - Marx's Theory of Revolution and the Revolution in Everyday Life, (1968), in "Telos", n. 6, 1970, pp. 212-224; tr. it. La teoria marxista della rivoluzione e la rivoluzione della vita quotidiana, in "Aut Aut", n. 127, 1972, pp. 58-71. - Il posto dell'etica nel marxismo, in Aa. Vv., Marx vivo. La presenza di Karl Marx nel pensiero contemporaneo, vol. I, tr. it. di M. Spinella, Mondadori, Milano 1970, pp. 319-329. - (con M. Vajda), Family Structure and Communism, in "Telos", n. 7, 1971, pp. 99-111; tr. it. Struttura familiare e comunismo, in "Aut Aut", n. 127, 1972, pp. 72-88. - Individual and Community, in "Social Praxis", n. 1 (1), 1973, pp. 11-22. - La teoria, la prassi e i bisogni umani, in "Aut Aut", n. 35, 1973, pp. 29-43. - Movimento radicale e utopia radicale, tr. it. di L. Boella, in "Aut Aut", n. 144, 1974, pp. 39-48. - Un prologo piu' che un epilogo. Replica sulla teoria dei bisogni e della vita quotidiana, tr. it. di L. Boella, in "Aut Aut", n. 159/160, 1977, pp. 2-28. - (con F. Feher), Forms of Equality, in "Telos", n. 32, 1977, pp. 6-26, tr. it. di A. Vigorelli, Le forme dell'uguaglianza: contro l'ideologia borghese della societa', Aut Aut, Milano 1978. - Past, Present and Future of Democracy, in "Social Research", n. 45 (4), 1978, pp. 866-886. - Marxist Ethics and The Future of Eastern Europe, in "Telos", n. 38, 1978/1979, pp. 153-174. - Can "True" and "False" Needs be Posited?, in K. Lederer, Human Needs. (A Contribution to the Current Debate), Verlag Anton Hain, Cambridge-Konigstein 1980, pp. 213-227; tr. it. di A. Vigorelli, Sui "veri" e "falsi" bisogni, in "Aut Aut", n. 170/171, 1979, pp. 163-178. - Habermas and Marxism, in D. Held, J. B. Thompson (ed.), Habermas: Critical Debates, Mit Press, Cambridge 1982, pp. 21-41. - Marx and the Liberation of Humankind, in "Philosophy and Social Criticism", n. 9 (3/4), 1982, pp. 357-370. - Marx, Justice, Freedom: The Libertarian Prophet, in "Philosophica", n. 33 (1), 1984, pp. 83-107; tr. it. di M. G. D'Eboli, Marx, giustizia, liberta'. Il profeta libertario, in G. Cacciatore, F. Lomonaco (a cura di), Marx e i marxismi cent'anni dopo, Guida Editori, Napoli 1987, pp. 189-211. - (con F. Feher), Does the Socialism Have a Future? Thoughts about Crisis and Regeneration, in "Dissent", n. 36 (3), 1989, pp. 371-375; e in "New Socialist", 1989/1990, pp. 12-17. - L'etica della personalita', l'altro e la questione della responsabilita', in "La societa' degli individui", 1 (1998), 2, pp. 131-148. - The Contingent Person and the Existential Choice, in "Philosophical Forum", n. 21 (1/2), 1989/1990, pp. 53-69. - Theory of Needs Revisited, in "Thesis Eleven", n. 35, 1993, pp. 18-35. * 2) Bibliografie generali sulla Heller - J. Nordquist, Agnes Heller and the Budapest School. A Bibliography, in Social Theory: a Bibliographic Series, n. 59, Reference and Research, Santa Cruz 2000. * 3) Studi sul pensiero politico della Heller a) Volumi - J. Burnheim, The Social Philosophy of Agnes Heller, Rodopi, Amsterdam 1994. - J. Grumley, Agnes Heller: A Moralist in the Vortex of History, Pluto Press, London 2004. - N. Molinu, Heller e Lukacs. Amicus Plato sed magis amica veritas: topica della moderna utopia, Montagnoli, Roma 1984. - G. Stabile, Soggetti e bisogni. Saggi su Agnes Heller e la teoria dei bisogni, La Nuova Italia, Firenze 1979. - S. Tormey, Agnes Heller: Socialism, Autonomy and Postmodern, Manchester University Press, Manchester 2001. b) Saggi, articoli, interviste - F. Adornato, Filosofia e politica in Agnes Heller, in "Critica marxista", n. 3/4, 1976. - J. Arnason, Progress and Pluralism: Reflection on Agnes Heller's Theory of History, in "Praxis International", n. 3, 1984, pp. 423-437. - L. Boella, Teoria del soggetto e prospettiva socialista nell'antropologia di Agnes Heller, in "Aut Aut", n. 157/158, 1977, pp. 101-112. - L. Boella, Radicalism and Needs in Heller, in "Telos", n. 37, 1978, pp. 102-110. - L. Boella, Nota su Agnes Heller, la filosofia e il post-moderno, in "Aut Aut", n. 242, 1991, pp. 105-109. - L. Cedroni, P. Chiantera-Stutte, Biopolitica e modernita'. In dialogo con Agnes Heller, tr. it. di L. Cedroni, in L. Cedroni, P. Chiantera-Stutte (a cura di), Questioni di biopolitica, Bulzoni, Roma 2003, pp. 159-172. - P. Chiantera-Stutte, Il ritorno della biopolitica: la liberta' della scienza oltre la bioetica, in "Il dubbio", n. 2, 2001, http://spazioinwind.libero.it/ildubbio/numero2_01/chiantera.htm - G. Costanzo, Agnes Heller. Le macerie della storia e il risveglio del "sonno europeo", in Aa. Vv., La sentinella di Seir. Intellettuali nel Novecento, Studium, Roma 2004, pp. 33-59. - D. Cooper, Agnes Heller and Our Needs, in "Thesis Eleven", n. 16, 1987, pp. 100-103. - F. Di Paola, Marx, la Heller e i nostri bisogni, in "Ombre rosse", n. 9/10, 1975. - V. Franco, Heller: l'ideale dell'individualita', in "Critica marxista", n. 1, 1980, pp. 101-112. - V. Franco, Agnes Heller, una vita per l'autonomia e la liberta'. Intervista biografico-filosofica, in "Iride", VIII, n. 16, 1995, pp. 544-602. - M. Gardiner, A Postmodern Utopia? Heller and Feher's Critique of Messianic Marxism, in "Utopian Studies", n. 8 (1), 1997, pp. 89-122. - R. Gatti, Teoria marxista e soggetto storico del cambiamento, in "Quaderni dell'istituto di Studi sociali", n. 15 (2), a.a. 1978/1979, pp. 51-61. - J. Grumley, A Utopian Dialectic of Needs? Heller's Theory of Radical Needs, in "Thesis Eleven", n. 59, 1999, pp. 53-72. - A. Jannazzo, Agnes Heller e la rinascita dei bisogni, in La crisi del marxismo nell'Ungheria delle riforme, Bonacci, Roma 1980, pp. 127-171. - M. A. Lebowitz, Heller on Marx's Concept of Needs, in "Science and Society", n. 43 (3), 1979, pp. 349-355. - R. Mancini, Agnes Heller: il radicalismo dei bisogni e delle comunita', in L'uomo quotidiano: il problema della quotidianita' nella filosofia marxista contemporanea, Marietti, Torino 1985, pp. 207-286. - N. Mazzucca, Agnes Heller e la genesi dei bisogni radicali, in "Contributo", n. 1 (6), 1982, pp. 20-33. - A. M. Merlo, Grandi speranze alla deriva. Intervista ad Agnes Heller, in "Il manifesto", 12 febbraio 1999. - G. Paolucci, Riproduzione e responsabilita' nella teoria della vita quotidiana di Agnes Heller, in "Quaderni di Teoria Sociale", n. 4, 2004, pp. 33-50. - C. Polony, "The essence is good but all the appearances are evil": An Interview with Agnes Heller, Budapest 1997, http://amsterdam.nettime.org/Lists-Archives/ nettime-1-9807/msg00004.htm; Interview: The Essence is Good But All the Appearance Is Evil, in "Left Curve", n. 22, 1998, pp. 15-22. - S. Radnoti, A Critical Theory of Communication: Agnes Heller's Confession to Philosophy, in "Thesis Eleven", n. 59, 1999, pp. 104-111. - P. A. Rovatti, Dai valori ai bisogni. Lo sviluppo piu' recente del pensiero di Agnes Heller, in "Aut Aut", n. 140, 1974, pp. 115-118. - P. A. Rovatti, Fenomenologia dei bisogni: un'analisi complessa e faticosa, in "Aut Aut", n. 155/156, 1976, pp. 204-211. - G. Stabile, "L'uomo del Rinascimento" di Agnes Heller, in "Aut Aut", n. 170/171, 1979, pp. 179-195. - F. Stame, Lo Stato contro i bisogni, in "Aut Aut", n. 161, 1977, pp. 19-27. - N. Tabaroni, Bisogni radicali, democrazia e socialismo in Agnes Heller, in "Rivista Internazionale di Filosofia del Diritto", n. 56, 1979, pp. 111-124. * 4) Riferimenti in rete Si rinvia alla pagina web della New School di New York presso la quale la Heller ricopre attualmente la cattedra intitolata ad Hannah Arendt: www.newschool.ed/gf/phil/faculty/heller. Qui sono disponibili oltre al curriculum vitae dell'autrice e ad alcuni riferimenti bibliografici anche i programmi dei corsi. ============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 58 del 6 aprile 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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