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La nonviolenza e' in cammino. 1223
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1223
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 3 Mar 2006 00:13:40 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1223 del 3 marzo 2006 Sommario di questo numero: 1. Il 18 marzo per la pace 2. Severino Vardacampi: Scandalosa la solita omissione, penosa la solita ambiguita' 3. Oggi a Ferrara 4. Tre incontri a Macerata 5. Flavio Lotti: Un invito 6. Ricordando Ivan Illich. Un convegno a Lucca 7. A Gemona l'11 marzo 8. Il "Cos in rete" di marzo 9. Luisa Morgantini: L'Italia taglia i fondi alla cooperazione: e' questa la linea dell'Europa solidale? 10. Il ritorno di Ippocrate 11. Alessandro Portelli: Fermare la mano del boia 12. Paolo Pobbiati: L'atto illegale 13. Aldo Antonelli: Apostrofe alla guerra 14. Ida Dominijanni presenta "Multiculturalismo" di Laura Lanzillo 15. Riccardo Luigi Pitocante: Una dichiarazione di voto 16. La "Carta" del Movimento Nonviolento 17. Per saperne di piu' 1. INIZIATIVE. IL 18 MARZO PER LA PACE [Da varie persone amiche riceviamo e diffondiamo] L'Italia che ripudia la guerra. L'Italia che ripudia lo scontro di civilta'. Il 18 marzo sara' il terzo anniversario dell'inizio della guerra all'Iraq. Sara' una giornata internazionale di mobilitazione, con manifestazioni e iniziative in tutto il mondo. Nel nostro paese, questa giornata assume una importanza particolare. Saremo in piena campagna elettorale: crediamo che mettere la pace al primo posto sia cruciale. Siamo convinti sia importante in questo periodo ribadire a chiunque governera' il nostro paese nei prossimi anni che una politica estera alternativa e' una priorita' e una necessita', convinti come siamo che la pace sia l'unica sicurezza possibile. Nelle ultime settimane il governo, dopo aver trascinato il paese in una guerra di occupazione, ha anche gettato l'Italia da protagonista nella costruzione dello scontro di civilta'. Se c'e' un compito a cui oggi il nostro paese deve assolvere, nella difficile situazione internazionale, e' invece opporsi a ogni tentativo di costruire una artificiosa frontiera armata fra "mondo islamico" e "mondo occidentale". Ripudiare l'intolleranza, qualsiasi forma di razzismo, ogni tentativo di affermare la superiorita' della civilta' occidentale, rimettere al centro i diritti di donne e uomini, indipendentemente da appartenenze religiose, e' indispensabile per evitare ulteriori disastri. Per questo, saremo a Roma il 18 marzo, dopo una settimana di iniziative diffuse in tutta Italia, rispondendo all'appello europeo. * La pace al primo posto. Giornata internazionale contro la guerra e le occupazioni. Tre anni fa, una coalizione guidata dal Governo Usa diede avvio alla guerra contro l'Iraq. Oggi, le ragioni per mobilitarsi contro la guerra sono sempre piu' evidenti. Il 18 marzo 2006 manifesteremo in tutta Europa, insieme ai movimenti statunitensi e globali: - per l'immediato e incondizionato ritiro di tutte le truppe straniere dall'Iraq; - contro la guerra preventiva, contro la sua estensione alla Siria, all'Iran e al Medio Oriente; - per una soluzione pacifica della questione kurda; - per la fine dell'occupazione israeliana dei territori palestinesi e di Gerusalemme Est, per l'attuazione di tutte le risoluzioni internazionali, per una pace giusta fra Israele e Palestina, per la creazione di uno stato palestinese indipendente; - per il disarmo, la riduzione delle spese militari, l'eliminazione delle basi militari straniere e delle armi di distruzione di massa; - per politiche estere alternative, che rifiutino le logiche neoliberiste e costruiscano relazioni eque fra i popoli; - per il rispetto dei diritti umani, per la difesa delle liberta' democratiche e civili contro la repressione, per la fine delle torture, delle detenzioni illegali, delle prigioni segrete; - per la libera circolazione dei migranti. * Facciamo appello ai cittadini e alle cittadine, ai gruppi, alle organizzazioni e ai movimenti a dare il proprio contributo alla giornata del 18 marzo, che si svolgera' a Roma con le seguenti caratteristiche: - ore 9,30: "Soldati contro la guerra" da Usa, Gran Bretagna, Israele-Palestina, Turchia, Russia, Italia, Palazzo Valentini, via IV novembre 119. - ore 14,30: corteo da piazza Esedra a piazza Navona. - ore 18,30: Al Kamandjati, scuola di musica nei campi profughi palestinesi, Dal'Ouna, orchestra della solidarieta' internazionale, video e concerto, teatro Eliseo, via Nazionale 183. * Chiediamo a tutti e tutte di portare con se' una bandiera della pace. Daremo vita come sempre a una manifestazione plurale, dove saranno rappresentate le diverse articolazioni del movimenti contro la guerra e per la pace, che pero' convergono sui contenuti espressi nell'appello promosso dal Forum sociale europeo. A coloro che in questo paese credono giusto esaltare le stragi o l'intolleranza diciamo che consideriamo questa esaltazione incompatibile con le nostre iniziative, che al contrario vogliono mettere al centro il valore della pace, dei diritti, della giustizia e della convivenza. Il comitato organizzatore del 18 marzo 2. RIFLESSIONE. SEVERINO VARDACAMPI: SCANDALOSA LA SOLITA OMISSIONE, PENOSA LA SOLITA AMBIGUITA' Ancora un appello per la pace, ancora una manifestazione per la pace, in cui scandalosamente si omette la parola, e la scelta, decisiva per poter davvero costruire la pace, per poter davvero contrastare la guerra, l'oppressione, la violenza. Quella parola, quella scelta, e' la nonviolenza. Senza la quale tutto resta mera predicazione, inane, o peggio. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'. Pensare di potersi impegnare per la pace, e non assumere e dichiarare la nonviolenza come scelta teorica e pratica e come orizzonte concettuale e politico, e' illusorio e subalterno, e' complice della cultura e della prassi dei signori della guerra e del terrore, delle logiche della sopraffazione e della disumanizzazione che occorre contrastare, ma che e' possibile contrastare appunto solo facendo la scelta limpida e intransigente della nonviolenza. * A chi ci legge questo diciamo: di qui al 18 marzo 2006 facciamo in modo che le ambiguita' e le compromissioni delle burocrazie autoproclamate pacifiste (tuttora subalterne - e sovente per complicita' di casta o comunanza di interessi - ai politicanti bombardieri, squadristi e stragisti o degli stragisti laudatori e fin favoreggiatori), siano superate di slancio dalla forza della verita' delle donne e degli uomini di pace. Facciamo in modo che il 18 marzo sia una giornata nel nome e nel segno della nonviolenza. 3. INCONTRI. OGGI A FERRARA [Da Elena Buccoliero (per contatti: e.buccoliero at comune.fe.it) riceviamo e volentieri diffondiamo. Elena Buccoliero, nata a Ferrara nel 1970, collabora ad "Azione nonviolenta" e fa parte del comitato di coordinamento del Movimento Nonviolento; lavora per Promeco, un ufficio del Comune e dell'azienda Usl di Ferrara dove si occupa di adolescenti con particolare attenzione al bullismo e al consumo di sostanze, e con iniziative rivolte sia ai ragazzi, sia agli adulti; a Ferrara, insieme ad altri amici, anima la Scuola della nonviolenza. E' autrice di diverse pubblicazioni, tra cui il recente (con Marco Maggi), Bullismo, bullismi, Franco Angeli, Milano 2005. Un piu' ampio profilo biobibliografico di Elena Buccoliero e' nel n. 836 di questo foglio] Venerdi' 3 marzo 2006, alle ore 21, presso il Centro "Alexander Langer", in viale Cavour 142, a Ferrara, nell'ambito della "Scuola della nonviolenza" si svolgera' l'incontro con Roberto Maurizio, ricercatore e formatore, giudice minorile onorario, sul tema "Troppo veloci nel crescere". L'incontro conclude il ciclo dedicato al tema della violenza sui minori, con un intervento particolarmente gradito e di grande spessore. Sara' nostro ospite Roberto Maurizio, gia' noto ai ferraresi impegnati sui termi che riguardano la famiglia o i minori per la sua attivita' di ricerca e di formazione. Per molti anni nel Gruppo Abele e direttore della rivista "Animazione sociale", attualmente Roberto Maurizio svolge attivita' di formazione e di ricerca, oltre a coordinare progetti di rete mirati particolarmente ai servizi per i minori. Oltre a tutto questo, e' giudice minorile onorario, ha lavorato per dieci anni al Tribunale dei Minori di Torino ed e' stato membro del direttivo nazionale dell'Associazione dei Magistrati per i Minori e la Famiglia. Grazie a questa molteplicita' di esperienze ha la possibilita' di portarci a confronto con la violenza dei minori e con la violenza sui minori, e con le risposte piu' avanzate che i servizi, la scuola, le famiglie, il territorio nel suo insieme in questi anni stanno elaborando di fronte ad una realta' contraddittoria e difficile. Sara' lui a condurci lungo quella sottile linea di confine che separa la "normalita'" dalla "devianza", a parlarci di percorsi in cui i minori si perdono o, all'opposto, ritrovano una possibilita' di senso complessivo in quell'affollarsi continuo di incontri, difficolta', aspettative reciproche tra se' e il mondo. * Il ciclo di incontri successivo, "La sovranita' appartiene al popolo", avra' inizio venerdi' 10 marzo e sara' un ciclo dedicato alla Costituzione italiana. * La Scuola della nonviolenza di Ferrara e' promossa congiuntamente da Movimento Nonviolento, Pax Christi, Legambiente, Gruppo Ferrara Terzo Mondo e Commercio Alternativo, ed ha il patrocinio del Comune di Ferrara - progetto "Ferrara citta' per la pace". * Per informazioni: Centro "Alexander Langer", tel. 0532204890, e-mail: langer at ferraraterzomondo.it oppure: daniele.lugli at libero.it 4. INCONTRI. TRE INCONTRI A MACERATA [Da Federica Curzi (per contatti: federica_curzi at libero.it) riceviamo e volentieri diffondiamo. Federica Curzi, nata a Jesi (Ancona), si e' laureata in filosofia nel 2002 presso l'universita' di Macerata ove attualmente svolge un dottorato di ricerca; alla sua tesi e' stato attribuito il premio dell'Associazione nazionale Amici di Aldo Capitini; collabora alla rivista on line www.peacereporter.net Opere di Federica Curzi: Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004. Scritti su Federica Curzi: cfr. l'ampio saggio dedicato al suo libro da Enrico Peyretti ne "La domenica della nonviolenza" n. 23] Il diritto alla nonviolenza. Dialoghi alla radice della Costituzione. Tre incontri a Macerata: 7-8-9 marzo 2006 * Martedi' 7 marzo: - Roberto Bin, costituzionalista: "Costituzione e incorporazione del conflitto". - Benedetta Barbisan, costituzionalista: "Revisione costituzionale e revisionismi. * Mercoledi' 8 marzo - Roberto Mancini, filosofo e docente universitario: "Costituzione e nonviolenza". - Enrico Peyretti, studioso della nonviolenza: "La politica e' pace. E la pace e' nonviolenza". * Giovedi' 9 marzo - Lidia Menapace, resistente, autorevole voce dei movimenti delle donne e per la pace: "Ai tempi della Costituzione: resistenza e nonviolenza". - Federica Curzi, studiosa della nonviolenza: "Il diritto all'innocenza: la nonviolenza e' dei forti". * Gli incontri si terranno presso l'Ostello Asilo Ricci, a Macerata, con inizio alle ore 18. Il ciclo di incontri sulla nonviolenza, che per il secondo anno si svolge a Macerata, ha il patrocinio dell'Assessorato alla cultura del Comune di Macerata. 5. INCONTRI. FLAVIO LOTTI: UN INVITO [Dalla Tavola della pace (per contatti: segreteria at perlapace.it) riceviamo e volentieri diffondiamo. Flavio Lotti e' coordinatore della Tavola della pace, la principale rete pacifista italiana, organizzatrice della marcia Perugia-Assisi] Cari amici, vi invitiamo a partecipare all'incontro degli operatori della comunicazione e degli operatori di pace che si svolgera' venerdi' 10 marzo 2006 a Roma, presso la Sala del Consiglio Provinciale, Palazzo Valentini, via IV novembre 119/a dalle ore 9,30 alle ore 13. L'incontro e' promosso dalla Tavola della pace, dal Coordinamento nazionale enti locali per la pace e i diritti umani, dalla Federazione nazionale stampa italiana, dal sindacato dei giornalisti della Rai (Usigrai) e dalla Provincia di Roma nell'ambito della Giornata nazionale per una informazione e comunicazione di pace. L'incontro servira' a discutere e promuovere nuove proposte per "dare voce alla pace" in un periodo particolarmente importante della vita del nostro paese. La consapevolezza dei gravi problemi che investono la pace e il mondo dell'informazione deve spingere gli operatori di pace e gli operatori dell'informazione e della comunicazione ad un'intensa e duratura azione comune. L'incontro di Roma del 10 marzo, insieme alle numerosissime iniziative che si svolgeranno in tutto il paese, sara' una tappa importante di questo cammino. Non rinunciate a portare il vostro contributo. Cordiali saluti, Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace Perugia, 28 febbraio 2006 * Per adesioni e informazioni: Tavola della pace, via della viola 1, 06122 Perugia, tel. 0755736890, fax: 0755739337, e-mail: 10marzo at perlapace.it, sito: www.tavoladellapace.it, o anche: Alessandra Tarquini: tel. 3479117177, Elisa Marincola: 3389849315, tel 0755734830, altre e-mail: stampa at perlapace.it, elisa at perlapace.it, altro sito: www.perlapace.it, o ancora: Barbara Pettine: tel. 3481339369, Roberta Reali: tel. 3480709207, tel 0667662676, 0667662473, fax: 066784633, altre e-mail: vicepresidenza2 at provincia.roma.it, b.pettine at provincia.roma.it 6. INCONTRI. RICORDANDO IVAN ILLICH. UN CONVEGNO A LUCCA [Da Aldo Zanchetta (per contatti: aldozanchetta at virgilio.it) riceviamo e volentieri diffondiamo. Aldo Zanchetta e' presidente della Scuola per la pace della Provincia di Lucca. Ivan Illich e' nato a Spalato nel 1925; laurea in mineralogia a Firenze, studi ulteriori di psicologia, arte, storia (dottorato a Salisburgo); ordinato sacerdote nel 1951, per cinque anni opera in una parrocchia portoricana a New York, poi e' prorettore dell'Universita' Cattolica di Portorico; a Cuernavaca (Messico) fonda il Cidoc (Centro interculturale di documentazione); docente in varie universita', conferenziere, studioso costantemente impegnato nella critica delle istituzioni e nella indicazione di alternative che sviluppino la creativita' e dignita' umana; pensatore originale, ha promosso importanti ed ampie discussioni su temi come la scuola, l'energia, la medicina, il lavoro. E' scomparso nel 2002. Tra le opere di Ivan Illich: Descolarizzare la societa', Mondadori; La convivialita', Mondadori, poi Red; Rovesciare le istituzioni, Armando; Energia ed equita', Feltrinelli; Nemesi medica: L'espropriazione della salute, Mondadori, poi Red; Il genere e il sesso, Mondadori; Per una storia dei bisogni, Mondadori; Lavoro-ombra, Mondadori; H2O e le acque dell'oblio, Macro; Nello specchio del passato, Red; Disoccupazione creativa, Red. Raccoglie i materiali di un seminario con Illich il volume Illich risponde dopo "Nemesi medica", Cittadella, Assisi 1978. Cfr. anche il libro-intervista di David Cayley, Conversazioni con Ivan Illich, Eleuthera, Milano 1994. Utile anche il volume di AA. VV., Le professioni mutilanti, Cittadella, Assisi 1978 (che si apre con un intervento di Illich)] La Scuola per la pace della Provincia di Lucca in collaborazione con Arci Lucca promuove il convegno "Politica senza il potere in una societa' conviviale. Ripensare il vernacolare attraverso una rivisitazione del pensiero di Ivan Illich". Un convegno il 10-11 marzo 2006 a Lucca (Palazzo Ducale, in Piazza Napoleone). * Riprendendo una conversazione iniziata due anni fa in occasione del seminario "Le paci dei popoli", dedicato a Ivan Illich, la Scuola per la pace della Provincia di Lucca organizza il seminario "Politica senza il potere in una societa' conviviale - ripensando il vernacolare". Questa iniziativa e' stata resa possibile grazie alla preziosa collaborazione del gruppo "Il granchio di Kuchenbuch" - attivo presso il Centro di documentazione Interculturale "Ivan Illich" della Scuola per la pace - e di alcuni amici di Illich di vari paesi riuniti nel gruppo "Pudel". Il tema del "vernacolare", introdotto da Ivan Illich, orientera' entrambe le fasi di studio. "Vernacolare" designa, in senso stretto, una realta' che appartiene al passato. Illich usa il termine per indicare modi di vita che si collocano al di fuori del dominio del mercato. Le case, il cibo, gli abiti, le stoviglie, gli utensili e le stesse parole, erano un tempo "fatte in casa". La guerra al vernacolare ha raggiunto ora il suo culmine e sembra avere vinto: sotto il segno della globalizzazione la supremazia del mercato ha sostanzialmente contaminato ogni attivita' umana, dovunque. Per prendere piena coscienza di questa condizione attuale e' innanzitutto necessario prendere le distanze da essa. Per questo ci impegnamo a riflettere sul vernacolare, fuori dalla nostalgia del passato e dalle illusioni per il futuro, come passo necessario per scoprire i modi per vivere correttamente il presente. Il convegno pubblico sara' preceduto da un incontro di ricerca di quattro giorni a numero chiuso per l'approfondimento di alcuni temi. I risultati di questo seminario saranno riportati sinteticamente nel corso del convegno pubblico. * Programma Venerdi' 10 marzo, ore 9-13, prima sessione: "Globalizzazione: la lotta permanente al vernacolare". Nel passato il commercio e i mercati occupavano i margini della vita quotidiana. Oggi viceversa e' marginalizzato cio' che la gente produce per la propria vita. La globalizzazione e' la piu' recente incarnazione della moderna guerra al vernacolare. Da una parte essa comporta l'estinzione delle molteplici alternative di sussistenza ad opera del regime omologante del mercato e dall'altra essa riflette l'imporsi, senza precedenti nella storia, di istituzioni politiche globali (ad esempio il Wto) che determinano la distruzione delle forme di vita vernacolari. Il focus di questo tema sara' l'interrogativo: "Come vivere una 'buona vita' nel regime globalizzato?". Intervengono: Andrea Tagliasacchi, Aldo Zanchetta, Rossana Sebastiani, Rodrigo Rivas, Majid Rahnema, Serge Latouche. * Venerdi' 10 marzo, ore 14.45-18.30, seconda sessione: "La logica della tecno-scienza e il senso comune". L'uomo contemporaneo vive in un ambiente tecnologico che ha ridisegnato fondamentalmente le sue relazioni storiche con la natura. Nel corso degli ultimi venticinque anni le nuove tecnologie si sono diffuse piu' velocemente e su scala piu' vasta di quanto sia mai accaduto nel passato. Questo nuovo ambiente minaccia di annientare il "senso comune" mediante la mentalita' scientifica orientata dal mero meccanicismo razionalistico di esperimenti e formule matematiche. I concetti di "rischio", "geni", "cambiamento climatico" non meno che "informazione" travalicano questo senso comune e conducono verso una gestione tecnocratica della vita. In questo contesto le relazioni dell'uomo con i propri strumenti sono vitali. Il focus di questo tema sara' l'interrogativo: "L'uomo ha raggiunto un punto nel quale egli controlla ancora i suoi strumenti?". Intervengono: Elio Rossi, Achille Rossi, Barbara Duden, Jean Robert. * Sabato 11 marzo, ore 9-12.30, terza sessione: "Scienza, etica, vita". La vita di ogni giorno - i tempi del lavoro, della malattia, dell'alimentazione, del tempo libero - sembra codificata e determinata da categorie scientifiche quali l'economia, la psicologia, la biologia o la chimica. La scienza e' largamente accettata come la sola forma di conoscenza legittimata di se' e del mondo. E' percio' urgente chiedersi se e come la scienza deve relazionarsi con le altre forme della conoscenza, con l'etica e con la vita tutta. Il focus di questo tema sara' l'interrogativo: "Quale relazione fra scienza, etica e vita?". Intervengono: Maurizio Fatarella, Silja Samerski, Marcello Buiatti,Sajay Samuel, Samar Farage. * Sabato 11 marzo, ore 14.30-18.30, quarta sessione: "Politica senza il potere - Ripensando il vernacolare". La gente sembra essere sempre piu' dipendente da poteri al di fuori della propria comprensione e del proprio controllo. Una fluttuazione del valore di una moneta in un angolo della terra puo' compromettere il lavoro in un altro lato del mondo. Lo schermo della tv trasporta immagini lontane che modificano la nostra immaginazione quaggiu'. Gli strumenti sono cresciuti in potere e ampiezza in modo tale che i loro fruitori sono ridotti a meri operatori. Nozioni scientifiche come ad esempio "mutazione genetica" superano la comprensione comune. Esperti di differenti settori - economisti, tecnologi, scienziati - sembrano piu' importanti per la definizione delle politiche che non i cittadini, e la politica e' divenuta affare di specialisti. Il focus di questo tema sara': "In questa situazione puo' la gente comune scoprire modi non condizionati del vivere insieme? Quale tipo di 'askesis' volontaria, quali autolimitazioni sono oggi necessarie per ri-animare il fiorire della politica nel suo senso piu' pieno? Puo' il desiderio struggente di una 'buona vita' richiedere di immaginare una politica senza il 'potere'?". Intervengono: Doriano Beneforti, Massimo Angelini, Roberto Bugliani, Giovanna Morelli, Aldo Zanchetta, Sajay Samuel. * Incontri serali - "Religioni e culture: una lunga esperienza in America Latina", intervento testimonianza di fratel Arturo Paoli, 7 marzo 2006, ore 21. - "Ricordando Ivan Illich", testimonianze di alcuni amici e proiezione del video "Ivan Illich a Lucca", 9 marzo 2006 ore 21. * Per ulteriori informazioni: Scuola per la pace della Provincia di Lucca, Centro di documentazione interculturale "Ivan Illich", via Santa Giustina 21, Lucca, tel. 0583433451-0583433452, fax: 0583433450, e-mail: scuolapace at provincia.lucca.it, sito: www.provincia.lucca.it/scuolapace 7. INCONTRI. A GEMONA L'11 MARZO [Dagli amici della Caritas diocesana di Udine e della Parrocchia di S. Maria Assunta di Gemona del Friuli (per contatti: noviolence at friul.net) riceviamo e volentieri diffondiamo] La Caritas Diocesana di Udine e della Parrocchia di S. Maria Assunta di Gemona del Friuli, in collaborazione con Agesci Comitato di Zona di Udine, Associazione Centro di accoglienza e di promozione culturale "E. Balducci", Coordinamento delle Associazioni Culturali e di Volontariato Sociale di Gemona, Gruppo Obiettori di Coscienza - Caritas di Udine, Pastorale Giovanile Diocesana di Udine, Tavola della Pace del Friuli Venezia Giulia, Ufficio Scuola Diocesano e Centro Servizi Volontariato del Friuli Venezia Giulia promuovono il convegno "Pacifisti o pacificatori? Esperienze di azione nonviolenta nei Balcani". Sabato 11 marzo, alle ore 17, presso il Centro Glemonensis a Gemona. Ospiti: Pero Sudar, Michele Cesari, Federica Ciccanti, Stefano Comand, Fabio Molon, Antonietta Petrosino, Ezio Gosgnach. * Chi sono davvero gli operatori di pace nel mondo contemporaneo? Quali azioni li caratterizzano e li differenziano dai tanti sedicenti "pacifisti" o "pacificatori"? Quali spazi hanno per far sentire la loro presenza? Quanto sono ascoltati? A partire da questi ed altri interrogativi si sviluppera' il convegno "Pacifisti o pacificatori? Esperienze di azione nonviolenta nei Balcani" che anche quest'anno viene proposto dalla Caritas diocesana di Udine e dalla Parrocchia S. Maria Assunta di Gemona in programma sabato 11 marzo alle ore 17 presso il Centro parrocchiale Glemonensis di Gemona del Friuli. Il convegno vertera' su una ricca serie di testimonianze di persone che stanno vivendo o hanno vissuto l'esperienza del conflitto nei Balcani cercando di realizzare azioni di riconciliazione e di peace building. Interverranno: Pero Sudar, vescovo ausiliare di Sarajevo; Michele Cesari, formatore e operatore della Caritas Italiana nei Balcani; Federica Ciccanti, pedagogista clinico e mediatore relazionale; Stefano Comand, coordinatore dei progetti della Caritas Italiana in Kosovo; Fabio Molon, per anni operatore in Serbia e Kosovo; Antonietta Petrosino, impegnata nei Balcani in progetti di riconciliazione. Fara' da moderatore il direttore del settimanale "la Vita Cattolica" Ezio Gosgnach. L'iniziativa vuole dunque offrire un'occasione di conoscenza e di riflessione, a dieci anni dagli accordi di Dayton, sulla situazione attuale dei Balcani e soprattutto sui numerosi progetti di cooperazione, partenariato, mediazione culturale realizzati a sostegno delle popolazioni coinvolte nel conflitto. In un tempo in cui, nella societa' e nella politica, si alzano voci che invitano alla guerra, all'uso "pacificatore" della forza, alla reazione violenta all'aggressione, al valore salvifico delle armi, diventa imprescindibile per tutti gli uomini che credono nelle ragioni della nonviolenza indicare percorsi possibili di riconciliazione, di dialogo, di costruzione di ponti tra popoli e culture. Quella della nonviolenza e' una proposta di strategia riflessiva, dialogante, perseverante per sfuggire a banali stigmatizzazioni dell'altro, una "terza via" concreta tra utopico e passivo pacifismo e logica della guerra e dell'uso senza limiti della forza. Prima del convegno, a partire dalle ore 16, il gruppo Amnesty International di Gemona allestira' un tavolo per la raccolta di firme e fotografie a sostegno della campagna "Control Arms" per l'adozione di un trattato internazionale contro il commercio delle armi. * Per informazioni: Riccardo Urbani, tel. 0432974163, e-mail: noviolence at friul.net 8. STRUMENTI. IL "COS IN RETE" DI MARZO [Dall'associazione nazionale Amici di Aldo Capitini (per contatti: l.mencaroni at libero.it) riceviamo e volentieri diffondiamo] Cari amici, vi segnaliamo l'ultimo aggiornamento di marzo 2006 del "Cos in rete", www.cosinrete.it Nello spirito del Cos (Centro di orientamento sociale) di Capitini, le nostre e le vostre risposte e osservazioni a quello che scrive la stampa sui temi capitiniani: nonviolenza, difesa della pace, liberalsocialismo, partecipazione al potere di tutti, controllo dal basso, religione aperta, educazione aperta, antifascismo, tra cui: Premi Aldo Capitini; L'esempio di Thomas Mann; Bonhoeffer e Delp antifascisti solitari; I limiti della violenza legale; Teologia e teodicea in dibattito; Le domande sul libero arbitrio; I Personal Fabricator contro la miseria; Uno sguardo sull'economia della felicita'; La quarta via del welfare; I problemi sessuali del prof.; La vera sinistra; Violenza irresistibile; eccetera. Piu' scritti di e su Capitini utili secondo noi alla riflessione attuale sugli stessi temi. Ricordiamo che sui temi capitiniani sopra citati la partecipazione al "Cos in rete" e' libera e aperta a tutti mandando i contributi all'indirizzo di posta elettronica capitini at tiscali.it, come pure la discussione nel sito blog del Cos: http://cos.splinder.com Ricordiamo che il sito con scritti di e su Aldo Capitini ha cambiato indirizzo in www.aldocapitini.it 9. RIFLESSIONE. LUISA MORGANTINI: L'ITALIA TAGLIA I FONDI ALLA COOPERAZIONE: E' QUESTA LA LINEA DELL'EUROPA SOLIDALE? [Ringraziamo Luisa Morgantini (per contatti: lmorgantini at europarl.eu.int) per questo intervento. Luisa Morgantini, parlamentare europea, presidente della delegazione del Parlamento Europeo al Consiglio legislativo palestinese, fa parte delle Donne in nero e dell'Associazione per la pace; il seguente profilo di Luisa Morgantini abbiamo ripreso dal sito www.luisamorgantini.net: "Luisa Morgantini e' nata a Villadossola (No) il 5 novembre 1940. Dal 1960 al 1966 ha lavorato presso l'istituto Nazionale di Assistenza a Bologna occupandosi di servizi sociali e previdenziali. Dal 1967 al 1968 ha frequentato in Inghilterra il Ruskin College di Oxford dove ha studiato sociologia, relazioni industriali ed economia. Dal 1969 al 1971 ha lavorato presso la societa' Umanitaria di Milano nel settore dell'educazione degli adulti. Dal 1970 e fino al 1999 ha fatto la sindacalista nei metalmeccanici nel sindacato unitario della Flm. Eletta nella segreteria di Milano - prima donna nella storia del sindacato metalmeccanico - ha seguito la formazione sindacale e la contrattazione per il settore delle telecomunicazioni, impiegati e tecnici. Dal 1986 e' stata responsabile del dipartimento relazioni internazionali del sindacato metalmeccanico Flm - Fim Cisl, ha rappresentato il sindacato italiano nell'esecutivo della Federazione europea dei metalmeccanici (Fem) e nel Consiglio della Federazione sindacale mondiale dei metalmeccanici (Fism). Dal novembre del 1980 al settembre del 1981, in seguito al terremoto in Irpinia, in rappresentanza del sindacato, ha vissuto a Teora contribuendo alla ricostruzione del tessuto sociale. Ha fondato con un gruppo di donne di Teora una cooperativa di produzione, "La meta' del cielo", che e' tuttora esistente. Dal 1979 ha seguito molti progetti di solidarieta' e cooperazione non governativa con vari paesi, tra cui Nicaragua, Brasile, Sud Africa, Mozambico, Eritrea, Palestina, Afghanistan, Algeria, Peru'. Si e' misurata in luoghi di conflitto entro e oltre i confini, praticando in ogni luogo anche la specificita' dell' essere donna, nel riconoscimento dei diritti di ciascun essere umano: nelle rivendicazioni sindacali, con le donne contro la mafia, contro l'apartheid in Sud Africa, con uomini e donne palestinesi e israeliane per il diritto dei palestinesi ad un loro stato in coesistenza con lo stato israeliano, con il popolo kurdo, nella ex Yugoslavia, contro la guerra e i bombardamenti della Nato, per i diritti degli albanesi del Kosovo all'autonomia, per la cura e l'accoglienza a tutte le vittime della guerra. Attiva nel campo dei diritti umani, si e' battuta per il loro rispetto in Cina, Vietnam e Siria, e per l'abolizione della pena di morte. Dal 1982 si occupa di questioni riguardanti il Medio Oriente ed in modo specifico del conflitto Palestina-Israele. Dal 1988 ha contribuito alla ricostruzione di relazioni e networks tra pacifisti israeliani e palestinesi. In particolare con associazioni di donne israeliane e palestinesi e dei paesi del bacino del Mediterraneo (ex Yugoslavia, Albania, Algeria, Marocco, Tunisia). Nel dicembre 1995 ha ricevuto il Premio per la pace dalle Donne per la pace e dalle Donne in nero israeliane. Attiva nel movimento per la pace e la nonviolenza e' stata portavoce dell'Associazione per la pace. E' tra le fondatrici delle Donne in nero italiane e delle rete internazionale di Donne contro la guerra. Attualmente e' deputata al Parlamento Europeo... In Italia continua la sua opera assieme alle Donne in nero e all'Associazione per la pace". Opere di Luisa Morgantini: Oltre la danza macabra, Nutrimenti, Roma 2004] A seguito della drastica riduzione dei fondi destinati alla cooperazione allo sviluppo da parte del Governo italiano con l'approvazione della Legge Finanziaria 2006, la scorsa settimana siamo venuti a conoscenza che il Ministero degli Esteri si starebbe preparando a effettuare un imponente taglio dei contributi volontari italiani alle maggiori agenzie delle Nazioni Unite (Undp, Unfpa, Unicef, Unhcr, Unrwa, Fao, etc.), che verrebbe a ridurre l'ammontare totale dei fondi italiani destinati al multilaterale a meno di quanto alcuni paesi europei hanno destinato ad una sola agenzia della Nazioni Unite nel 2005. Per questo, come membro del Parlamento Europeo e presidente della Commissione Sviluppo, mi sembrava doveroso presentare un'interrogazione scritta prioritaria indirizzata al Consiglio dell'Unione Europea per sapere come viene giudicata tale misura e se esistono in Europa misure analoghe da parte di altri governi. La posizione del Governo italiano sulle politiche della cooperazione e dello sviluppo non sono compatibili con l'idea di un'Europa solidale e che sia all'avanguardia, come piu' volte ha dimostrato di essere, su quegli stessi temi. Il Governo italiano si era impegnato ad aumentare la quota del prodotto interno lordo (in sigla: Pil) destinata agli aiuti pubblici allo sviluppo fino allo 0,33% nel 2006. Nel 2004 l'Italia ha destinato solamente lo 0,15% del Pil agli aiuti. Nella finanziaria 2005 si sono stanziati fondi solo per un misero 0,11%. Con questi ultimi tagli (circa 52 milioni di euro) alla cooperazione multilaterale ed al sistema delle Nazioni Unite, in particolare, abbiamo definitivamente perso ogni credibilita' all'estero, il che e' davvero preoccupante. Non vorrei che anche Bruxelles perdesse di credibilita'. Inoltre mi sembra assurdo che il Governo italiano continui a preferire spendere i soldi pubblici per la missione italiana in Iraq, e non per gli aiuti pubblici allo sviluppo o appunto per finanziare l'operato di agenzie del sistema delle Nazioni Unite. Nemmeno gli impegni presi a livello internazionale, con la firma della dichiarazione delle Nazioni Unite sugli Obiettivi di sviluppo del millennio, e quest'estate con la firma del nuovo progetto di sviluppo per l'Africa al G8 di Gleaneagles, sono serviti a qualcosa. Il taglio dei finanziamenti volontari proprio a quelle agenzie delle Nazioni Unite - quali Acnur, Unicef, Fao, Undp - il cui operato ha un impatto diretto nella lotta alla poverta' mi sembra decisamente inaccettabile. L'Europa deve dire se tali misure rappresentano un punto di vista condiviso dai 25 paesi dell'Unione Europea in materia di cooperazione e aiuti allo sviluppo, oppure se si tratta dell'ennesima noncuranza, del disinteresse, totale e cronico, dell'attuale governo italiano per il tema della cooperazione per i piu' poveri del pianeta. 10. RIFLESSIONE. IL RITORNO DI IPPOCRATE Diciamolo in parole semplici. La medicina ha come scopo di curare e salvare la vita delle persone. Non di ucciderle. Basterebbe ricordarsi di questo elementare principio per negare per sempre ogni complicita' da parte di ogni operatore sanitario alle pratiche della tortura e dell'omicidio. Ricordarsi del giuramento di Ippocrate: il resto viene da se'. Ricordarsi di quell'antico principio: "Non uccidere". Il resto viene da se'. 11. RIFLESSIONE. ALESSANDRO PORTELLI: FERMARE LA MANO DEL BOIA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 24 febbraio 2006. Alessandro Portelli, studioso della cultura americana e della cultura popolare, docente universitario, saggista, storico, militante della sinistra critica, per la pace e i diritti. Opere di Alessandro Portelli: segnaliamo particolarmente L'ordine e' gia' stato eseguito, Donzelli, Roma 1999] Cosi', almeno per ora, Michael Morales non morira'. E' una bella notizia non solo per lui, ma perche' e' un altro colpo al feticcio della pena di morte negli Stati Uniti. Da qualche tempo, la strategia contro la pena di morte e' cambiata: accanto e oltre alla battaglia di principio, che si scontra ancora con incredibili resistenze culturali e politiche (e perfino religiose), si moltiplicano invece gli attacchi che potremmo chiamare laterali, che mettono in discussione soprattutto le modalita' e le applicazioni concrete della pena di morte. Da un lato, e' stata esemplare la vicenda del governatore Ryan in Illinois, che ha sospeso le esecuzioni nel suo stato per l'imperfezione e l'iniquita' dei processi da cui scaturivano quelle condanne. Adesso, la vicenda dei medici californiani attacca la pena di morte su un altro versante, quello della materialita' della sua esecuzione. Puo' sembrare che queste strategie eludano la questione di principio. In realta', a parte il fatto che infine salvano piu' vite di tante generose campagne, sono efficaci nel costringere l'opinione pubblica a non voltare gli occhi e a domandarsi chi e come viene ucciso in loro nome dallo Stato. * Il principio a cui ha fatto richiamo Morales e' un principio costituzionale di ambigua e complicata interpretazione: il divieto di punizioni "crudeli e inusuali" (cruel and unusual). La pena di morte non era certo qualcosa di insolito quando la costituzione fu scritta a fine '700. Nella cultura legale americana e' molto radicato (anche se discusso) il principio per cui quello che conta e' l'intenzione del legislatore, per cui i sostenitori della pena di morte si trincerano dietro la certezza che Jefferson e Franklin non intendevano, con quella formulazione, renderla incostituzionale. Ora, la definizione di che cosa e' crudele e insolito cambia storicamente e socialmente: la pena di morte era forse usuale a fine '700, ma ha cessato di esserlo col passare del tempo - almeno sul piano mondiale, dove gli Stati Uniti sono in pessima compagnia con Cina, Arabia Saudita e altri paesi non propriamente democratici. Tuttavia, la difficolta' americana a collocarsi nel contesto mondiale fa si' che la inusualita' della pena di morte non sia riconosciuta, perche' continua a essere pratica ordinaria con il consenso, ancora per il momento, della maggioranza dei cittadini. Resta l'altro termine: crudele. Qui ovviamente scatta una componente di ipocrisia, nella pretesa che ammazzare una persona va bene se e' fatto in modo indolore. Infatti l'obiezione dei medici californiani sottintende proprio questo: un medico non puo' prestare il suo aiuto a una pratica che mira a uccidere, ed e' quindi crudele in quanto tale (con questa motivazione per un certo tempo la Corte Suprema ne sospese l'applicazione - poi, i tempi cambiarono). * Ma, aggiungerei, e' crudele agli occhi delle persone civili l'intera struttura punitiva del sistema penale, il carcere cosi' come esiste nella societa' contemporanea: un'istituzione che proclama di avere come fine la rieducazione o la "redenzione" del colpevole, e pratica in realta' soprattutto l'afflizione. Esce in questi giorni il film sulla vita di Johnny Cash, icona della country music americana. Il momento culminante di Johnny Cash fu il suo concerto proprio nel carcere dove e' ora rinchiuso Morales: il momento in cui canta "San Quintino, odio ogni tua pietra; San Quintino, possa tu sprofondare e marcire all'inferno", e il ruggito del suo pubblico di detenuti manda brividi sulla schiena di chi ascolta. L'obiezione californiana, allora, e' un altro colpo alla pratica della pena di morte; ma puo' essere anche un momento di una riflessione lucida su quali e quante siano le pratiche crudeli nel nostro mondo. Dopo tutto, gli Stati Uniti che vietano di uccidere in modo crudele i condannati a morte sono gli stessi che hanno reso di nuovo usuale la tortura. Forse, nel gesto dei medici californiani c'entra anche questo. 12. RIFLESSIONE. PAOLO POBBIATI: L'ATTO ILLEGALE [Dal quotidiano "Il manifesto" del 24 febbraio 2006. Paolo Pobbiati e' presidente della sezione italiana di Amnesty International] L'atto di coraggio civile di due anestesisti, rifiutatisi di cooperare all'esecuzione di Miguel Angel Morales in California, potrebbe avere un effetto profondo sul funzionamento del sistema della pena capitale negli Usa. Sempre piu' in discussione, infatti, e' uno dei "dogmi" della pena di morte: che esista, cioe', un metodo di esecuzione pulito, istantaneo e indolore. Chi, come Amnesty International, si occupa da decenni di questa violazione dei diritti umani, ha gli archivi pieni di storie di esecuzioni cruentissime, anche mediante l'iniezione di veleno. Questo metodo e' attualmente praticato negli Usa, in Guatemala, in Cina; e' previsto nelle Filippine, in Thailandia e a Taiwan, ed e' allo studio in India, Indonesia e Vietnam. L'agonia puo' prolungarsi per molti minuti, a causa del cattivo funzionamento delle apparecchiature o della difficolta' di trovare le vene adatte dove inserire gli aghi. L'uso prolungato di droghe da parte del detenuto puo' comportare la necessita' di cercare una vena piu' profonda per via chirurgica. Se il prigioniero si agita, le sostanze letali possono penetrare in un'arteria o in una parte di tessuto muscolare e provocare dolore. Se le componenti chimiche non sono ben dosate o si combinano tra loro in anticipo rispetto al tempo previsto, la miscela si puo' ispessire, ostruendo le vene e rallentando l'effetto. Se il barbiturico anestetico non agisce rapidamente, il prigioniero puo' rimanere cosciente e soffocare mentre i suoi polmoni si paralizzano. In Texas, ad esempio, viene usata una combinazione di tre sostanze: il thiopental di sodio, che rende il prigioniero incosciente, il bromuro di pancuronio, che rilassa i muscoli e paralizza il diaframma per bloccare il movimento dei polmoni, e il cloruro di potassio, che provoca l'arresto cardiaco. In questo stato, su pressione dell'Associazione americana dei medici veterinari, e' stato vietato l'uso del bromuro di pancuronio per l'eutanasia degli animali, in quanto sostanza non idonea ad assicurare una morte serena... Il Texas ha messo a morte piu' di 340 persone utilizzando questa stessa sostanza. Il metodo dell'iniezione di veleno e' stato gia' sottoposto all'esame della Corte suprema federale, all'inizio dell'anno, garantendo il rinvio di due esecuzioni in Florida. I giudici dovranno valutare se questo metodo violi l'VIII emendamento alla Costituzione statunitense, che vieta pene crudeli e inusuali. Se cosi' venisse deciso, ci troveremmo di fronte a un paradosso: non esisterebbe piu' un metodo "legale" per eseguire una condanna a morte. E' a questo tipo di sentenza che occorre arrivare, per giungere a una nuova sospensione dell'applicazione della pena di morte (come la Corte suprema stabili' nel 1972), in vista della sua definitiva abolizione. Nel frattempo, ci sara' ancora bisogno di campagne d'opinione, di bravi avvocati, di medici e anestesisti coraggiosi. Forse, al posto del governatore della California Schwarzenegger (che, va ricordato, aveva negato la grazia a Morales), sarebbe bene invitare al Festival di Sanremo i due anestesisti. Per far conoscere al pubblico l'orrore della pena di morte e far comprendere come questo orrore possa essere fermato anche da un semplice rifiuto di essere complici in un omicidio di stato. 13. RIFLESSIONE. ALDO ANTONELLI: APOSTROFE ALLA GUERRA [Ringraziamo don Aldo Antonelli (per contatti: ednran at tin.it) per questo testo. Aldo Antonelli e' parroco di Antrosano (Aq) e straordinario costruttore di pace, una persona che ha preso sul serio il discorso della montagna, saldo e profondo un amico della nonviolenza] Nuda, senza adornante belletto. Nuda, tolta l'ipocrita maschera. Con le tue vergogne voglio vederti, si' che il ribrezzo sia l'unica risposta alle tue menzogne ed il vomito, solo cibo ai tuoi tentacoli. Sporca, assassina guerra. 14. LIBRI. IDA DOMINIJANNI PRESENTA "MULTICULTURALISMO" DI LAURA LANZILLO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 28 febbraio 2006. Ida Dominijanni, giornalista e saggista, docente a contratto di filosofia sociale all'Universita' di Roma Tre, e' una prestigiosa intellettuale femminista. Tra le opere di Ida Dominijanni: (a cura di), Motivi di liberta', Angeli, Milano 2001; (a cura di, con Simona Bonsignori, Stefania Giorgi), Si puo', Manifestolibri, Roma 2005. Maria Laura Lanzillo insegna storia delle dottrine politiche all'Universita' di Bologna (sede di Forli'); autrice di numerosi saggi di storia del pensiero politico, e' responsabile del coordinamento redazionale di "Filosofia politica". Tra le opere di Maria Laura Lanzillo: Voltaire. La politica della tolleranza, Laterza, Roma-Bari 2000; Tolleranza, Il Mulino, Bologna 2001; (a cura di), La questione della tolleranza, Clueb, Bologna 2003; (a cura di), Tocqueville. Antologia degli scritti politici, Carocci, Roma 2004; Il multiculturalismo, Laterza, Roma-Bari 2005] Dice il papa che Dio punira' chi sparge in suo nome il sangue del fratello. Ma chi punira' gli stati per il sangue versato, il dolore seminato, le esclusioni sancite nel nome dello Stato? La lunga storia della modernita' secolarizzata che si apri' con la pace di Westfalia dopo le guerre di religione e sembra chiudersi o regredire con i conflitti culturali dell'era globale, che non ha eliminato ma solo regolato e istituzionalizzato quella violenza che le nuove guerre di religione di oggi ci ripresentano in forma postmoderna. Senza tuttavia che il lessico politico della modernita', incapace di fronteggiare, e spesso anche solo di rappresentare il panorama del presente, sia uscito dai suoi paradossi originari. Di fronte ai problemi nuovi usiamo parole vecchie, o tarate da vecchie aporie. E di fronte all'offensiva teocon, il lessico politico progressista si rivela in affanno: a chi predica intolleranza sentiamo che non basta replicare con l'appello alla tolleranza, come a chi predica la superiorita' della cultura occidentale non basta replicare con la parola magica del multiculturalismo. C'e' bisogno di uno sfondamento del discorso; ma in quale direzione? Multiculturalismo di Laura Lanzillo (Laterza, pp. 140, 10 euro) e' un ottimo strumento per orientarsi in queste difficolta', proprio perche' l'autrice si pone sul bordo di crisi di questa parola, data per scontata in molte ricette politiche di sinistra, e lo risale fino a rintracciarne l'origine nei paradossi costitutivi dell'universalismo occidentale. Se infatti la storia del termine e' relativamente recente (il problema si pone negli Stati Uniti negli anni '60, quando l'equilibrio del melting pot cede sotto la pressione all'inclusione dei neri e delle minoranze in lotta per i diritti civili), l'arco spazio-temporale a cui rinvia e' quello degli ultimi due secoli su entrambe le sponde dell'Atlantico, e la costellazione concettuale in cui va inserito e' quella della politica moderna, a fianco alle grandi parole cardinali - stato, nazione, popolo, liberta', uguaglianza, diritti - che oggi palesano a loro volta segni di crisi irreversibile. E ripercorrendo il dibattito sul multiculturalismo che ha animato prima la filosofia e la scena pubblica americana, poi quella europea nella forma di un rilancio del tema "classico" della tolleranza, si capisce perche' le difficolta' in cui versa la ricetta multiculturale vadano riportate a quelle in cui versa quell'intera costellazione. Sia nel dibattito nordamericano (lo scontro fra il paradigma communitarian di Taylor e quello liberal di Rawls, con le successive complessificazioni di Kymlicka, Walzer, Seyla Benhabib), sia in quello europeo (Habermas, Veca, Elisabetta Galeotti), le pur diverse e talora opposte risposte multiculturali al problema del riconoscimento e dell'inclusione nelle democrazie occidentali di gruppi, etnie, culture altre dal nucleo originario della cittadinanza bianca ripetono i paradossi originari dell'universalismo. Riproducono cioe', epistemologicamente prima che politicamente, la logica binaria dentro/fuori, inclusione/esclusione, su cui lo stato moderno e l'universalismo si sono affermati; e anche nelle loro versioni piu' radicalmente democratiche riproducono la gerarchizzazione fra "noi" e "loro", fra chi accoglie, assimila e tollera - e decide i criteri in base ai quali accoglie, assimila e tollera - e chi viene accolto, assimilato e tollerato. Non solo: anche nelle versioni piu' radicalmente democratiche, il multiculturalismo ripete la mossa di "essenzializzazione" delle culture a ltrui, presentandocele come una sorta di "bagaglio" precostituito che "gli altri" si portano appresso, reificandone e fissandone cosi', performativamente, le caratteristiche. Il che equivale a dire che molte ricette multiculturali, predicando una politica delle differenze, ripropongono in realta' una politica delle identita'. E' attraverso queste ripetizioni che l'universalismo si ripresenta, ad ogni allargamento del cerchio, ineluttabilmente segnato dalla sua contraddizione originaria: piu' include piu' torna a escludere, piu' si pone obiettivi egualitari piu' gerarchizza. Non c'e' via d'uscita? Si', ma a patto di spostare nettamente la prospettiva, suggerisce giustamente Lanzillo: dallo stato ai soggetti in carne e ossa, dall'identita' alla differenza, dal normativismo alla narrazione esperienziale. Partendo dall'antropologia reale del presente, si vede che il mondo non e' fatto di culture compatte che si confrontano e si scontrano, ma di soggetti meticciati e ibridi, di identita' differenziali e in progress che si formano in relazione ad altro e agli altri, di culture contaminate l'una dall'altra che si nutrono di comunicazione non trasparente. La narrazione di se' di questi soggetti piu' che il consenso alla norma puo' suggerire e produrre sul campo nuove abitudini di convivenza. E le due grandi parole cardinali della modernita', uguaglianza e liberta', possono avere ancora da dire se si spogliano l'una della sua valenza omologante e assimilatrice, l'altra delle troppe garanzie da cui e' presidiata, per aprirsi al rischio e all'imprevisto che ogni incontro con l'altro inevitabilmente comporta. 15. CONTROEDITORIALE. RICCARDO LUIGI PITOCANTE: UNA DICHIARAZIONE DI VOTO [Ringraziamo il nostro buon amico Riccardo Luigi Pitocante per questo intervento] Alle prossime elezioni politiche andro' a votare contro chi vuole impormi la credenza che la mafia sia una simpatica combriccola con cui convivere, che picchiare e uccidere la gente sia gaio un gesto di esuberanza o una sportiva impresa, che nello scatenare guerre e terrorismo consista la civilta' e vi sia una benedizione, che le pratiche della corruzione e del saccheggio meritino di essere incluse nel novero delle belle arti, che fascismo e razzismo siano i segni distintivi del vero gentiluomo, e che gli asini volino. In ossequio alla par condicio aggiungo che sugli asini volanti sarei anche disposto a discutere. 16. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 17. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1223 del 3 marzo 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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