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La nonviolenza e' in cammino. 1209
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1209
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 17 Feb 2006 00:31:15 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1209 del 17 febbraio 2006 Sommario di questo numero: 1. Il 21 febbraio a Roma 2. Il 22 febbraio a Milano 3. "Addio alle armi", un appello 4. Severino Vardacampi: Due parole 5. Un appello all'Unione per i Pacs 6. Peppe Sini: Dell'ovvio e del necessario. Una postilla al testo che precede 7. Oreste Bossini: Dietrich Bonhoeffer e la musica 8. Fulvio Fania intervista Ugo Perone su Dietrich Bonhoeffer 9. Gabriella Freccero presenta "Lettere dall'Egeo" di Giovanna Bandini 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento 11. Per saperne di piu' 1. INIZIATIVE. IL 21 FEBBRAIO A ROMA [Da Carla Mariani (per contatti: carlamariani at comune.narni.tr.it) riceviamo e volentieri diffondiamo. Carla Mariani, spiritus rector dell'Ufficio per la pace del Comune di Narni, e' da sempre infaticabile ed inesauribile promotrice ed animatrice di iniziative di pace, solidarieta', nonviolenza: conoscerla ed essere contagiati dalla sua luminosa generosita' sono una cosa sola] Il 21 febbraio 2006 a Roma si terra' una conferenza stampa della Rete italiana di solidarieta' con le Comunita' di pace colombiane, nell'ambito della seconda Giornata internazionale di solidarieta' con la Comunita' di pace di San Jose' de Apartado' (Colombia). Per ricordare l'orrendo massacro degli otto membri della Comunita' di pace di San Jose' de Apartado' avvenuto il 21 febbraio 2005. Impediamo che si dimentichi questo massacro, impediamo che si imponga di nuovo l'impunita', amplifichiamo la voce della Comunita' di pace che chiede verita', giustizia e riparazione. * Roma, 21 febbraio 2006, ore 12, presso la Provincia di Roma, sala Placido Martini, via IV novembre. Interverranno Vittorio Agnoletto, eurodeputato; Tana De Zulueta, senatrice; Stefano Bigaroni, sindaco di Narni, coordinatore della Rete italiana di solidarieta'; Roberto Lorenzi, assessore del Comune di Cascina; Guido Piccoli, scrittore e giornalista; Alessandra Riccio, docente universitaria, saggista, dellaredazione di "Latinoamerica"; Giuseppe De Marzo, dell'associazione "A sud"; Monica Cirinna', vicepresidente del Consiglio comunale di Roma; Adriano Labucci, presidente del Consiglio provinciale di Roma. * Per informazioni e contatti: Carla Mariani, Ufficio per la pace del Comune di Narni (Comune capofila della Rete italiana di solidarieta'), tel. 0744747269, 3292506684, e-mail: carlamariani at comune.narni.tr.it 2. INCONTRI. IL 22 FEBBRAIO A MILANO [Dalla Casa per la pace di Milano (per contatti: info at casaperlapacemilano.it) riceviamo e volentieri diffondiamo] Mercoledi' 22 febbraio 2006, alle ore 21, presso la Casa per la pace di Milano si svolgera' un incontro con Ruben Pardo sulla nonviolenza in Colombia. Ruben Pardo, tra i fondatori della Rete italiana di solidarieta' con le Comunita' di pace colombiane, ci ha proposto un incontro per presentarci la sua esperienza e raccontarci l'attivita' della Rete italiana di solidarieta' con le Comunita' di pace della Colombia. Ruben Pardo sta approfondendo i temi della nonviolenza in un master di Sociologia e ha vissuto un periodo della sua vita in una delle Comunita' di pace colombiane che si oppongono alla criminalita' e alla guerra civile attraverso metodi nonviolenti. Per informazioni sull'incontro: Casa per la pace di Milano, e-mail: info at casaperlapacemilano.it Per informazioni sulla Rete italiana di solidarieta' con le Comunita' di pace colombiane: Ufficio per la pace del Comune di Narni (Comune capofila della Rete italiana di solidarieta'), tel. 0744747269, 3292506684, e-mail: carlamariani at comune.narni.tr.it 3. APPELLI. "ADDIO ALLE ARMI", UN APPELLO [Dalla Rete Lilliput (per contatti: www.retelilliput.org) e da vari altri interlocutori riceviamo e diffondiamo] Una dichiarazione di intenti da sottoscrivere pubblicamente nel rispetto dell'articolo 11 della Costituzione. Lo chiedono a tutti i candidati alle prossime elezioni politiche una quarantina di gruppi e associazioni attive sui temi della pace e della nonviolenza con l'iniziativa "Addio alle armi". Un sito, www.addioallearmi.org, riporta il testo dell'appello che puo' essere sottoscritto da tutti e discusso nell'apposito forum. Ai candidati si chiede non solo l'impegno per il ritiro immediato dall'Iraq, ma la promozione di una vera cultura della pace che passi ad esempio attraverso il monitoraggio delle banche che sostengono l'esportazione di armi italiane, l'appoggio ai corpi civili di pace, la riduzione delle spese militari. In sintesi le richieste: 1. Ritiro immediato delle truppe dall'Iraq 2. Controllo e regolamentazione del commercio delle armi 3. Smilitarizzazione del territorio italiano 4. Riduzione delle spese militari 5. Controllo delle banche che sostengono l'esportazione di armi italiane 6. Sviluppo della difesa civile non armata e nonviolenta 7. Riconversione dell'industria bellica 8. Pace per Israele e Palestina 9. Sostegno ai Corpi Civili di Pace 10. Sviluppo della ricerca per la pace. I candidati firmatari dell'appello saranno invitati a dibattere pubblicamente sui temi proposti dall'appello nelle settimane che precederanno le elezioni politiche. * Le associazioni promotrici: Rete Lilliput, Rete Radie' Resh, Attac Italia, Emmaus Italia, campagna La mia spesa per la pace, Casa per la pace di Milano (Lega obiettori di coscienza, Associazione Pace e dintorni, Gruppo pace Sant'Angelo, Associazione per la pace di Milano, Gruppo d'azione nonviolenta di Milano), nodo Lilliput di Milano, Centro Internazionale Helder Camara, Comitato intercomunale per la pace (ovest Milano), Associazione 'Foresta del Teso" di Pistoia, Associazione Liberamente di Monza, Federazione italiana e scursionismo - Comitato regionale Lazio, Attac Milano, circolo Arci "Tina Merlin" di Montereale V. (Pn), nodo Lilliput di Lecco, nodo Lilliput di Lodi, Fondazione Neno Zanchetta di Lucca, Rete Lilliput Lomellina, Associazione culturale Sconfiggiamo la mafia, Rete controg8 per la globalizzazione dei diritti, Centro Ligure di documentazione per la pace, Social Forum Valpolcevera, Comitato per la pace "Rachel Corrie", Associazione O'Pingolo onlus per una economia di giustizia di Angri (Sa), Pax Christi di Verona, Associazione "Amici di Fido e...", Coordinamento lombardo Nord Sud del Mondo, Lega per l'abolizione della caccia - sezione regionale Puglia, Pax Christi Milano, nodo Lilliput Monza, Lega per i diritti e la liberazione dei popoli, Gruppo pace Cgil Cisl Uil Brianza, Gruppo di acquisto solidale Valle Misa e Nevola, nodo di Firenze della Rete Lilliput, Associazione Il filo rosso, Pax Christi Firenze, Associazione Antica come le montagne di Bologna, Comitato Caserta per la pace, Associazione per il rinnovamento della sinistra della Liguria. * Per informazioni e contatti: sito: www.addioallearmi.org; e-mail: info at addioallearmi.org, tel. 0255230332 (casa per la pace di Milano); 3483723812 (Marco Forlani); 3479362184 (Flavia Rampichini). 4. RIFLESSIONE. SEVERINO VARDACAMPI: DUE PAROLE Si avvicinano le elezioni e fioriscono gli appelli. Talora in buona fede, talora di fin commovente ingenuita', talora a mo' di alibi (della propria impotenza, subalternita', ambiguita', complicita'). Dipendesse da me, mi sentirei di approvare solo il seguente programma elettorale. 1. Abolire le armi. Poiche' le armi uccidono gli esseri umani, e' interesse degli esseri umani le armi abolire. E' questa l'unica forma intelligente e adeguata di esercizio della legittima difesa, che salva le vite invece di sopprimerle. Proibire la produzione, il commercio e la detenzione di armi nel territorio italiano: mi sembrerebbe un progetto politico finalmente realistico. Un buon inizio. 2. Realizzare la nonviolenza. Che e' la convivenza umana quando essa e' davvero umana; che e' la convivenza civile quando essa e' davvero civile. Informare alla scelta della nonviolenza le leggi e le istituzioni, la direzione politica e l'amministrazione della cosa pubblica: mi sembrerebbe un bel progresso civile, concreto e coerente. La strada giusta. Tutto qui. I bolsi esercizi retorici e le funamboliche capriole dialettiche degli epigoni del machiavellismo degli stenterelli, invece, non mi appassionano punto. 5. APPELLI. UN APPELLO ALL'UNIONE PER I PACS [Da varie persone amiche riceviamo e volentieri diffondiamo. Per ulteriori informazioni: www.arcigay.it] Cara amica, caro amico, ti preghiamo di aderire alla campagna di pressione sull'Unione affinche' reintroduca i Pacs nel suo programma. * Onorevole, la decisione di escludere i Pacs dal programma dell'Unione e' un grave errore. Il riconoscimento giuridico delle unioni civili e' un fatto compiuto in tutta Europa (ad eccezione delle sole Italia, Grecia e Irlanda), ed e' un gesto dovuto che prende atto di un cambiamento socioculturale di ampia dimensione, come fu a suo tempo, per esempio, la concessione del voto alle donne in Europa. Rimandare la discussione di questo cambiamento e' miope, perche' rischia di creare e radicare soltanto in Italia contrapposizioni artificiali su un tema su cui, in realta', la coscienza sociale del paese e' pronta e concorde, come mostrano tutti i sondaggi d'opinione in proposito. Si aggiunga che la proposta dei Pacs era una mediazione al ribasso raggiunta, a suo tempo, fra le esigenze di non offendere la sensibilita' del mondo cattolico da un lato e dall'altro la richiesta di un riconoscimento paritario delle loro relazioni da parte dei cittadini esclusi dal matrimonio (piu' di tre milioni in Italia). Venire meno a questa mediazione - su cui i partiti dell'Unione si erano piu' volte impegnati, sia pure solo verbalmente - azzera la discussione, rischiando di ottenere l'effetto opposto a quello forse da voi auspicato. Il Pacs e' una mediazione forse insoddisfacente per tutti, ma e' comunque una mediazione accettata dalla grandissima parte dei diretti interessati. Rinunciarvi puu' significare inasprire il dibattito e gli animi, radicalizzando le posizioni e spostando il dibattito, senza piu' alcuna mediazione, sulla richiesta di allargare il matrimonio anche alle persone dello stesso sesso, similmente a quanto e' gia' accaduto in Spagna. Come se non bastasse, oltre ad escludere i Pacs dal programma, l'Unione non ha neppure fatto cenno nel suo programma a questioni su cui l'Italia e' inadempiente da anni rispetto a quanto chiesto dall'Europa, in materia di leggi di protezioni contro la discriminazione verso le persone omosessuali e transessuali, e di leggi di protezione contro i crimini motivati da odio contro le persone omosessuali e transessuali. Tali dimenticanze rischiano di creare al futuro governo di centrosinistra conflitti non solo con gli elettori dimenticati dalla coalizione, ma anche con le istituzioni europee e con i cittadini di altri paesi dell'area di Schengen che, trasferitisi in Italia, si vedono privare di diritti civili e tutele di cui godono al di fuori d'Italia. Le chiediamo quindi di volere riconsiderare la decisione presa dal suo partito, e di tenere conto delle esigenze di milioni di cittadini che sono stati troppo a lungo ignorate dallo Stato italiano. In fede (Nome e cognome di chi invia questa mail, e sua citta') * Per favore copia e incolla il testo che leggi qui sopra in tre mail, aggiungi la tua firma e la citta', e mandale separatamente agli indirizzi degli onorevoli Fassino, Bertinotti, e Rutelli: p.fassino at dsonline.it, fausto.bertinotti at rifondazione.it, segr.rutelli at dlmargherita.it Se desideri aggiungere qualche considerazione tua, fallo, ma per favore non aggiungere mai insulti, e non aggredire. Questa e' una campagna di pressione politica nonviolenta. Dopo aver spedito le tre e-mail, invia una copia di questa lettera a tutte le persone che pensi che possano essere sensibili al tema. La campagna si conclude il 25 febbraio 2006, giorno entro cui le le liste elettorali saranno state consegnate (e i programmi sottoscritti). A quella data valuteremo il risultato e decideremo quali altre eventuali iniziative intraprendere. Per favore, non spedire questa e-mail dopo il 25 febbraio, perche' sarebbe inutile. Per rimanere aggiornato sulle iniziative consulta il sito: www.arcigay.it 6. APPELLI. PEPPE SINI: DELL'OVVIO E DEL NECESSARIO. UNA POSTILLA AL TESTO CHE PRECEDE Non e' consuetudine di questo foglio presentare appelli rivolti a forze politiche, ed ancor meno a dirigenti politici. Non solo: chi scrive queste righe - che questo foglio giorno dopo giorno, anzi: notte dopo notte, cuce - ritiene peggio che illuso chi pensa di poter delegare alcunche' ai gruppi dirigenti dell'attuale ceto politico. Chi scrive queste righe votera' ovviamente per la coalizione dell'Unione alle prossime elezioni politiche, poiche' gli sembra che sia l'unico modo per esprimere in quella circostanza un'opposizione efficace al blocco storico oggi al potere - fin negli organi esecutivo e legislativo dello stato - costituito dall'alleanza tra mafie, regime della corruzione, neofascismo, razzismo, bellicismo ed eversione dall'alto; e questa esigenza di togliere il potere statale dalle mani degli eversori e della criminalita' organizzata e' talmente urgente che non vale neppure la pena di discutere del resto. Ma non ignora, chi queste righe scrive, che anche la coalizione oggi denominatasi Unione e' largamente infiltrata e in non picciola misura surdeterminata da personaggi, logiche, interessi e processi che a quel medesimo blocco storico afferiscono, e che al suo interno vaste sono le zone di complicita' col malaffare, e di non pochi dirigenti e candidati noi pensiamo che siano dei malfattori, responsabili di crimini per i quali ci auguriamo che un giorno siano chiamati a rispondere dinanzi a una corte di giustizia: che e' la forza dello stato di diritto, la forza della democrazia. Sed de hoc, satis. * Con tutto cio', quell'appello - e sia pure formulato in quei termini - qui presentiamo (e presentandolo ipso facto ad esso esprimiamo un sostegno). E per il piu' semplice dei motivi. Che e' il seguente. Che dal nostro punto di vista e' del tutto ovvio che la legislazione debba prevedere il riconoscimento delle unioni civili: e' un'imprescindibile esigenza di civilta' (di civilta' giuridica, come si usa dire, ma anche di civilta' tout court). Chi scrive queste righe non aderisce a fedi religiose, la sua weltanschauung e' materialista (formatosi, il meschino, all'ascolto di Lucrezio e di Diderot, di Leopardi e di Feuerbach); ma fino a farsi venire una lunga barba bianca ha studiato le teologie e le canoniche giurisprudenze (e fin le lingue, ahilui, per leggere le fondative delle fedi scritture col rigore filologico ed esegetico che esse richiedono) connesse alle principali tradizioni religiose presenti nel nostro paese - in primis le tre religioni del libro - abbastanza da sapere che nulla di sostanziale osta sotto quei profili a che un ordinamento giuridico statuale, di uno stato di diritto che riconosca la pluralita' delle visioni del mondo e rispetti ed inveri - promuova, quindi, e positivamente sostenga - quei fondamentali diritti umani che furon proclamati dall'Assemblea delle Nazioni Unite nel 1948 e che la Costituzione della Repubblica Italiana gia' poneva tra i suoi principi fondamentali, possa ed anzi debba le unioni civili riconoscere e ad esse offrire quelle guarentigie e quella difesa de jure oltre che de facto che e' sua competenza disporre, scilicet: mettere a disposizione delle persone che vivono nel territorio della sua giurisdizione. * Il riconoscimento delle unioni civili, se vi si ragiona sopra con animo sereno e con sincerita' d'intendimenti, e' palesemente un atto dovuto, che rende migliore la vita di tutte - tutte - le persone che nel nostro paese vivono, che promuove il rispetto della dignita' umana, la solidarieta', la civile convivenza. Dirlo e' cosa ovvia; legiferarlo e' cosa necessaria. 7. MEMORIA. ORESTE BOSSINI: DIETRICH BONHOEFFER E LA MUSICA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 9 febbraio 2006. Oreste Bossini e' giornalista, saggista e musicologo. Dietrich Bonhoeffer, nato a Breslavia nel 1906, pastore e teologo, fu ucciso dai nazisti il 9 aprile del 1945; non e' solo un eroe della Resistenza, e' uno dei pensatori fondamentali del Novecento. Opere di Dietrich Bonhoeffer: Resistenza e resa (lettere e scritti dal carcere), Paoline, Cinisello Balsamo (Mi) 1988; Etica, Bompiani, Milano 1969; presso la Queriniana di Brescia sono stati pubblicati molti degli scritti di Bonhoeffer (tra cui ovviamente anche Sanctorum Communio, Atto ed essere, Sequela, La vita comune). Opere su Dietrich Bonhoeffer: Eberhard Bethge, Dietrich Bonhoeffer, amicizia e resistenza, Claudiana, Torino 1995; Italo Mancini, Bonhoeffer, Morcelliana, Brescia 1995; AA. VV., Rileggere Bonhoeffer, "Hermeneutica" 1996, Morcelliana, Brescia 1996; Ruggieri (a cura di), Dietrich Bonhoeffer, la fede concreta, Il Mulino, Bologna 1996] L'idea della polifonia come possibile modello musicale della vita christiana, idea alla quale Bonhoeffer si riferisce in una lettera dal carcere del maggio 1944 indirizzata all'allievo e congiunto Eberhard Bethge, indica senza possibilita' di equivoco come egli concepisse la musica e quale ambito le assegnasse: ben piu' importante e decisivo di quello confinabile nell'esercizio di una virtu' esclusivamente domestica e privata. Non e' dunque un aspetto marginale quello affrontato nel corso del convegno [su Dietrich Bonhoeffer, apertosi a Torino il 9 febbraio - ndr] dalla relazione di Andreas Pangritz, che spieghera' come l'esperienza musicale diventi un tema significativo della visione teologica di Bonhoeffer; ne' le musiche previste per i concerti che intervalleranno le relazioni sono scelte a caso. E' raro trovare in un musicista non professionista, qual era Bonhoeffer, buon suonatore di pianoforte secondo i costumi dell'ambiente dell'alta borghesia tedesca da cui proveniva, una tale tensione etica riguardo al modo di vivere e praticare la musica. Del resto, il mondo della Riforma aveva conosciuto sin dai tempi di Lutero, egli stesso attento cultore dell'arte musicale, l'urgenza spirituale di un rapporto intimo, necessario, tra la riflessione religiosa e l'espressione artistica. La musica costituiva in ogni caso, nella esperienza di Bonhoeffer, un principio di identita' molto forte. Gli innumerevoli e costanti riferimenti sparsi nelle lettere raccolte in Resistenza e resa, indicano nella musica una sorta di lingua materna, che stabilisce in un certo senso l'appartenenza o meno per lui a un mondo. E proprio la musica costitui', forse, il fondamento piu' solido all'amicizia intensa e profonda che Bonhoeffer nutri' per il suo discepolo Eberhard Bethge, che onoro' il debito della sua sopravvivenza al maestro tramite la devozione con cui ne custodi' la memoria e il lascito intellettuale. Al di la' delle affinita' spirituali, delle esperienze condivise, persino della parentela acquisita grazie al matrimonio di Bethge con la nipote di Bonhoeffer Renate, questi due uomini incarcerati, separati l'uno dall'altro, erano in grado di continuare a parlare, grazie alla musica, facendone la loro lingua del cuore, mentre la devastazione del mondo attorno procedeva in un frastuono muto, privo di parola. Fu in una lettera ai genitori che Bonhoeffer espresse indirettamente la profondita' di questo legame con l'amico: tra quelle righe lega la lettura del Salterio ("non c'e' libro che conosca e ami come questo") alla musica di Heinrich Schuetz, della cui conoscenza era debitore proprio a Bethge. * La figura di Schuetz conduce, tra l'altro, al cuore di alcune riflessioni di Bonhoeffer ancora molto attuali, affidate a passi dell'Etica come il seguente: "La tecnica dell'Occidente moderno si e' liberata da qualsiasi sottomissione e non e' piu' servizio ma dominio: dominio sulla natura. Essa e' stata prodotta da uno spirito totalmente nuovo, alla cui scomparsa anch'essa cessera' di esistere: lo spirito di violento asservimento della natura all'uomo che pensa e sperimenta". In questa prospettiva non sorprende affatto che Bonhoeffer abbia vissuto la scoperta di un musicista come Schuetz alla stregua di una rivelazione spirituale. Schuetz rappresenta infatti nella musica tedesca l'ultima figura di artigiano, di maestro che concepisce l'arte al servizio delle necessita' quotidiane della religione e dell'uomo. Nel secolo successivo, Bach rappresento' il momento di sintesi e di trasformazione del mondo uscito dal fenomeno sconvolgente costituito dalla Riforma, che aveva portato alla separazione definitiva dei due elementi costituitivi della Chiesa, il corpus Christi e il mondo. Nella musica, il dominio dell'uomo sulla natura di cui parla Bonhoeffer si riverbera nel problema delle accordature musicali, un paradosso che aveva affascinato da sempre filosofi e teorici, trovando in Isaac Newton il primo in grado di porre le basi matematiche per il suo superamento. Piegare l'orecchio alle esigenze del temperamento equabile, con il conseguente dominio della tastiera moderna su ogni aspetto della vita musicale, rispecchiava la sconvolgente scoperta di una relazione misteriosa tra il pensiero e le leggi della natura, messa in luce dalla riflessione di Bonhoeffer sulla tecnica. Proprio grazie a questa nuova coscienza accordata al potere smisurato della razionalita', i libri del Wohltemperierte Clavier, che Bach compose in parallelo al vero manifesto dell'Illuminismo, le ventiquattro Letters Concerning the English Nation di Voltaire, rappresentano il testo fondamentale della musica occidentale, almeno fino a Tristan und Isolde di Wagner, che sancisce la disgregazione, o per meglio dire l'implosione del linguaggio tonale. Una vicenda complessa quella relativa al temperamento musicale, brillantemente riassunta da Stuart Isacoff in un saggio impeccabile e di piacevole lettura titolato Temperament. How Music Became a Battleground for the Great Minds of Western Cibilizations (New York 2001), tradotto e pubblicato di recente in Italia da Edt con il titolo Temperamento. Storia di un enigma musicale. * Altro importante tassello del percorso di Bonhoeffer nel pensiero musicale quello che riguarda la figura di Wilhelm Dilthey, di rilievo tutt'altro che secondario nella gestazione di alcuni snodi cruciali dell'Etica, per esempio il capitolo intitolato "Eredita' e decadenza". Non soltanto Dilthey, come Bonhoeffer, aveva ricevuto una solida formazione musicale, ma pote' contare su un contributo formidabile, quello del nonno materno, Johann Heuschkel, primo maestro di pianoforte di Carl Maria von Weber. La gran massa di scritti musicologici di Dilthey era stata ordinata e pubblicata postuma da Herman Nohl e Georg Misch, nel 1933, con il titolo Von deutscher Dichtung und Musik, un libro che suscito' notevole interesse, anche presso Bonhoeffer, nella sua ultima stagione. Il metodo di Dilthey, che a cavallo del '900 aveva unito insieme discipline rimaste fino ad allora estranee come la psicologia e la storia, consentiva una lettura originale di figure e caratteri fondamentali della cultura europea, tra cui il luteranesimo e il cattolicesimo, interpretati secondo i differenti sviluppi del fenomeno musicale, l'arte piu' vicina, secondo il filosofo tedesco, all'esperienza religiosa. * Se non avesse potuto contare su un rapporto caldo, immediato con la musica, di certo il lato speculativo delle meditazioni di Bonhoeffer avrebbe avuto tutt'altro carattere. Leggendo le lettere dal carcere, si ha infatti la sensazione che la musica costituisca lo sfondo naturale verso cui si dirigono tutte le forme di pensiero della sua difficile ars moriendi. A poche settimane dall'esecuzione, nelle ore piu' drammatiche della sua prigionia, la preoccupazione di non perdere del tutto l'abilita' tecnica nel suonare il pianoforte e' commovente, cosi' come lo e' lo scatto di passione giovanile con cui ricorda un certo passaggio dell'opus 111 di Beethoven interpretato da Gieseking. Ma l'immagine forse piu' emblematica di questa intimita' riguarda la notte, l'ora delle paure e del mistero tanto cara alla musica della Romantik nella quale si era formato il suo gusto: quella notte, trasfigurata liricamente, compare in una poesia, Voci notturne a Tegel, a cui Bonhoeffer affida il cuore palpitante della sua esperienza cristiana nel momento piu' difficile. La notte, "piena di misfatti e di sventure", e' lo scenario del conflitto lacerante tra il bene e il male, e tra uomo e Dio: essa stessa risponde alle disperate domande dell'insonne: "Profondo e lungo silenzio; / poi odo la notte chinarsi su di me: / non sono oscura, oscura e' solo la colpa!". Ed e' probabile che tra i modelli di quei versi ci fosse la rappresentazione della notte, in bilico tra sentimenti opposti, restituita dalle parole di un Lied di Hugo Wolf, Ueber Nacht, su testo di Julius Sturm, che Bonhoeffer ricordava con struggente nostalgia di avere cantato spesso a casa: "Durante la notte, durante la notte / vengono la gioia e il dolore, / e prima che tu te l'immagini, / entrambi ti abbandonano, / e vanno a dire al Signore / come tu li hai sopportati". 8. MEMORIA. FULVIO FANIA INTERVISTA UGO PERONE SU DIETRICH BONHOEFFER [Dal quotidiano "Liberazione" del 10 febbraio 2006. Fulvio Fania e' giornalista del quotidiano "Liberazione". Ugo Perone (Torino, 1945) e' professore ordinario di filosofia della religione presso l'Universita' del Piemonte orientale; e' stato assessore alla cultura del Comune di Torino dal '93 al '95; presidente dell'Associazione italiana per la promozione dei giovani artisti; ha presieduto il Coordinamento delle citta' d'arte e di cultura (Cidac); dal 2001 al 2003 ha diretto per chiara fama l'Istituto italiano di cultura a Berlino. Tra le opere di Ugo Perone: a) pubblicazioni di carattere storiografico: La filosofia della liberta' in Charles Secretan, Atti dell'Accademia delle scienze, Torino 1968; Teologia ed esperienza religiosa in Feuerbach, Mursia, Milano 1972; Storia e ontologia. Saggi sulla teologia di Bonhoeffer, Studium, Roma 1976; Schiller: la totalita' interrotta, Mursia, Milano 1982; "Benjamin e il tempo della memoria", in Annuario filosofico, I, (1985), Mursia, Milano 1986, pp. 241-272; "Verita' e tempo in Bonhoeffer", in Annuario filosofico, II, (1986), Mursia, Milano 1987, pp. 259-275; Invito al pensiero di Feuerbach, Mursia, Milano 1992. Ha inoltre curato l'edizione dei seguenti testi: L. Feuerbach, Il finito e l'infinito, Sei, Torino 1992 (in collaborazione con E. Guglielminetti); R. Descartes, Meditazioni metafisiche, Sei, Torino 1992 (in collaborazione con M. Gargano); D. Bonhoeffer, Cristianesimo e storia dell'Occidente. Pagina dall'Etica e dalle Lettere, Sei, Torino 1996; (in collaborazione con C. Ciancio, G. Ferretti, A. Pastore), In lotta con l'Angelo, Sei, Torino 1989; (a cura di, in collaborazione con Th. Eggensperger e U. Engel), Italienische Philosophie der Gegenwart, Alber, Freiburg 2004; b) saggi di carattere prevalentemente teorico: relativi alla definizione del significato della modernita' nella nostra cultura: Modernita' e memoria, Sei, Torino 1987; Per l'Europa, in "Filosofia e teologia", IV, 3 (1990); Le passioni del finito, Edb, Bologna 1994; Cartesio o Pascal? un dialogo sulla modernita', Rosenberg & Sellier, Torino 1995 (con C. Ciancio); relativi al tema del soggetto e della temporalita': Nonostante il soggetto, Rosenberg & Sellier, Torino 1995; Trotz/dem Subjekt, Peeters Verlag, Leuven 1998; Limite e soglia, in "Filosofia e teologia", 1/2004, Esi, Napoli 2004; Il presente possibile, Guida, Napoli 2005; dedicati al tema della finitezza e al rapporto tra filosofia e narrazione: "Verzoegerung und Vorwegnahme", in B. Casper e W. Sparn (a cura di), Alltag und Transzendenz, Alber, Freiburg/Muenchen 1992, pp. 163-178; "Die Zweideutigkeit des Alltags", in B. Casper e W. Sparn (a cura di), Alltag und Transzendenz, Alber, Freiburg/Muenchen 1992, pp. 241-263; "Al limite del finito", in Ermeneutiche della finitezza, Atti del settimo colloquio su filosofia e religione (maggio 1996), Atti 32, Macerata 1998, Istituti editoriali e poligrafici internazionali, Pisa-Roma 1998, pp. 207-216; "Il racconto della filosofia", in Annuario filosofico, 14, 1998, Mursia, Milano 1999, pp. 61-98; "Il linguaggio della filosofia", in Linguaggi dell'ontologia, Istituti editoriali e poligrafici internazionali, Macerata 2003; dedicati alle questioni del sentimento e dell'immediatezza: "La verita' dell'arte", in Estetica, 1/2004, il Melangolo, Genova 2004, pp. 32-41; "Sentimento e riflessione, ovvero immediatezza e mediazione. Una breve storia", in Annuario Filosofico, 19, 2003, Mursia, Milano 2004, pp. 63-87. Ha pubblicato inoltre, in collaborazione con altri autori, presso la Sei di Torino, numerosi e fortunati testi di storia della filosofia per le scuole superiori; ha diretto, sempre per la Sei, in collaborazione con A. Pastore, la collana "I libri dei filosofi"; e' fondatore e condirettore della rivista "Filosofia e teologia", Esi, Napoli] Etsi Deus non daretur. Anche se Dio non esistesse, oppure "come" se Dio non esistesse. Sul modo di tradurre si e' accesa una lunga disputa, ovviamente non linguistica ma filosofica. L'espressione latina risale all'olandese Grozio (XVI secolo) ma e' anche tipica di Dietrich Bonhoeffer, teologo della chiesa evangelica confessante tedesca e oppositore di Hitler fino al punto di partecipare all'organizzazione del fallito attentato del 20 luglio 1944 e finire fucilato nel campo di Flossenburg, il 9 aprile 1945, alla vigilia del suicidio del Fueher. Per lui - cerca di riassumere Ugo Perone, ordinario di filosofia morale all'Universita' del Piemonte orientale - quell'etsi Deus non daretur significa operare nel mondo "prescindendo dall'ipotesi di Dio". Recentemente quella formula ha conquistato nuova popolarita' per essere stata rovesciata dal cardinal Ratzinger, oggi Benedetto XVI, per il quale oggi anche i laici dovrebbero fare "come se Dio esistesse", assumendo i valori assoluti che sono "fondamento ultimo" della religione. Ugo Perone ha aperto ieri a Torino un affollato convegno promosso dal suo ateneo sulla figura del teologo di Breslau, di cui si e' appena celebrato il centenario della nascita. Il convegno si concludera' domani. * - Fulvio Fania: Professor Perone, ci sono due aspetti della personalita' di Bonhoeffer, il teologo e il resistente al nazismo. Quali relazioni li legano? - Ugo Perone: In lui la dimensione culturale, quella teologica e quella di vita sono strettamente compenetrate. La sua e' una teologia incarnata in biografia. La figura e' affascinante proprio perche' non e' una somma ma una complessita', gli aspetti sono in tensione tra loro, la vita tende a procedere secondo le sue logiche mentre la teologia, come si vede anche in Karl Barth, rischia di ridursi a pura proclamazione della signoria di Dio. Mettere insieme queste due logiche e' il fascino di Bonhoeffer. * - Fulvio Fania: Fu isolato nella sua stessa chiesa. - Ugo Perone: Si', perche' la sua teologia e' radicale e impegnativa, non e' di compromesso e, al contempo, non e' neppure estremista. Questo e' tipico di Bonhoeffer. * - Fulvio Fania: Ci puo' fare un esempio? - Ugo Perone: Da un lato recupera il concetto di "naturale" che sembra appartenere alla teologia cattolica. Non possiamo opporre sacro e profano: dobbiamo pensare secondo altre categorie e addirittura riconoscere che il "naturale" e' una sorta di protezione della vita e della realta'. Dunque Bonhoeffer va verso una conciliazione tra due forme di pensiero: una, cattolica, che vede la grazia come completamento della natura e l'altra, di un barthismo estremizzato, secondo cui la natura e' annullata dalla grazia. Ma al contempo per Bonhoeffer il "naturale" e' dato solo nella luce di Cristo, e' una condizione del Creato, quindi dipende da Dio. E questo sembrerebbe preludere perfino a concezioni di cristianesimo integralista. Le due posizioni vanno colte entrambe nella tensione di cui egli stesso e' consapevole. Del resto il suo messaggio e' che Cristo e' unita' di cielo e terra, ma un'unita' polemica. * - Fulvio Fania: Naturale: qualche parentela col concetto di legge naturale di nuovo molto in voga nel cattolicesimo? - Ugo Perone: In un certo senso potrebbe averla. Bonhoeffer non e' per niente cattolico e sarebbe fargli torto pensare che si tratti di una ripresa della legge naturale. Pero' egli teme che la critica della natura porti a non avere punti di riferimento condivisibili anche da chi non ha una posizione religiosa: non una legge di natura ma la forza della vita, che lui chiamerebbe appunto "naturalita'". Questo suo pensiero si applica a tanti temi, dalla vita sessuale al suicidio, sui quali la sua posizione e' molto complessa: e' liberale in quanto non e' dogmatica ma evita di affidarsi soltanto alla liberta' dell'individuo, che per Bonhoeffer e' visione molto riduttiva. Il naturale in lui non e' una legge eterna e immutabile ma una protezione della natura, qualcosa che pur modificandosi nel tempo serve a salvaguardare e proteggere l'esistenza. * - Fulvio Fania: Insomma che rapporto con la modernita' ne scaturisce? - Ugo Perone: Bonhoeffer fa i conti con la modernita' con un doppio movimento. Per un verso la accetta fino in fondo perche' ritiene che la secolarizzazione del nostro mondo sia irreversibile: il mondo e' autonomo e deve reggersi sulle sue gambe. Per altro verso, da cristiano, pensa che sia possibile "rivendicare" - la parola e' sua - questo mondo autonomo a Cristo, che si possa tenere insieme la tensione tra un mondo con le sue leggi positive e il fondamento ultimo in Cristo. Per questo nel titolo del convegno parliamo di eredita' cristiana: non si tratta infatti di continuare; il cristianesimo puo' essere solo ripreso. * - Fulvio Fania: Era pacifista, nonviolento. Cio' non gli impedi' di partecipare al fallito attentato a Hitler. Quale era la "tensione" etica al riguardo? - Ugo Perone: Egli cerca una conciliazione di questi contrasti attraverso il concetto di responsabilita' individuale: non posso assumermi una responsabilita' in base a dei principi, altrimenti non sarebbe piu' una responsabilita'. Devo invece assumerla in prima persona. Pero' la responsabilita' non e' un atto arbitrario, e' saper essere a misura delle esigenze della realta' in quel dato momento. La responsabilita' per lui arriva fino al punto di assumersi la colpa. E' pacifista in generale ma pensa che ci siano situazioni estreme in cui non ci si puo' sottrarre alla responsabilita' di agire e purtroppo di compiere qualcosa di non buono come sarebbe in fondo uccidere, perfino trattandosi di Hitler. * - Fulvio Fania: "Paradigma non religioso?", si domanda una delle relazioni al convegno. Puo' illustrarcene il tema? - Ugo Perone: E' la famosa tematica di Bonhoeffer di un cristianesimo non religioso. Per lui non c'e' dubbio alcuno che il cristianesimo costituisca una forza cui attingere, pero' questa eredita' non sara' in nessun modo religiosa. Va aggiunto, tuttavia, che egli continua a pensare che per la vita cristiana e' assolutamente necessaria la chiesa, naturalmente non come istituzione. Il cristianesimo non puo' essere vissuto in solitudine dal singolo che si rapporta a Dio, bensi' in una comunita'. Ora, come si possa vivere il cristianesimo in forma non religiosa e' l'elemento problematico. * - Fulvio Fania: Nulla a che fare pero' con la tesi del cristianesimo assunto a religione civile? - Ugo Perone: Assolutamente l'opposto. In questi mesi e' stato proposto di riprendere e rovesciare la frase bonhoefferiana "Etsi deus non daretur". Per Bonhoeffer il cristianesimo non ha come elemento essenziale la religione, non e' religione ma sequela di Cristo. Oggi sarebbe critico violentissimo delle forme di risacralizzazione a cui assistiamo, attraverso le quali la religione puo' diventare instrumentum regni o una forma di coesione sociale. Qualcuno, da parte religiosa, magari e' contento di constatate che il mondo moderno non e' del tutto capace di risolvere i suoi problemi e allora deve ricorrere alla religione. Bonhoeffer risponderebbe invece che dobbiamo aiutare il mondo a risolvere i problemi con i suoi criteri. Solo cosi' facendo verra' una nuova luce che fara' comprendere che Dio non e' il tappabuchi dei problemi insoluti dell'uomo ma l'apertura di un altro orizzonte. * - Fulvio Fania: Quali rischi di deformazione del suo pensiero individua? - Ugo Perone: Una posizione che riduca Bonhoeffer ad un martire, apprezzandolo per il suo comportamento personale ma eludendo le questioni inquietanti che ci pone. Oppure una posizione che ne faccia profeta di una sorta di morte di Dio proclamata in sede teologica. Nell'uno e nell'altro caso se ne tradisce la complessita'. E' importante che in un'epoca come la nostra, che viene considerata di superficialita', Bonhoeffer proponga una strada opposta: non predicare contro il mondo ma prenderlo sul serio sollevando questioni molto radicali. Vedo allora il pericolo di annacquarlo, banalizzarlo. Il suo cristianesimo inquieta. * - Fulvio Fania: Quale traccia ha lasciato nel mondo protestante? - Ugo Perone: Consistente. Ha aiutato ad andare oltre Barth, grandissimo teologo, ma la teologia post-barthiana rischia di non dire nulla di nuovo dopo il maestro. Invece Bonhoeffer torna a porre alcune vecchie domande della teologia liberale, della quale non accetta pero' le risposte. Naturalmente neppure noi dobbiamo fermarci a Bonhoeffer. * - Fulvio Fania: Quale obiettivo culturale si propone il convegno? - Ugo Perone: Ho voluto mettere in gioco una realta' tipicamente italiana: in Italia la riflessione su Bonhoeffer e' avvenuta prevalentemente ad opera di filosofi. Il convegno e' ampiamente culturale, non solo teologico. Ci interessa una lettura comune anche a chi non si muove in un orizzonte cristiano. E quella di Bonhoeffer e' una teologia molto adatta, senza per questo essere "debolistica". Si puo' infatti andare d'accordo tra cristiani e non cristiani anche banalizzando il cristianesimo e riducendolo a un fatto privato, ma si fallisce sulla questione piu' seria. Bonhoeffer invece e' molto radicale, impegnativo. Al contempo e' molto laico e aperto al dialogo. 9. LIBRI. GABRIELLA FRECCERO PRESENTA "LETTERE DALL'EGEO" DI GIOVANNA BANDINI [Dal sito www.url.it/donnestoria/ riprendiamo la seguente recensione di Gabriella Freccero del libro di Giovanna Bandini, Lettere dall'Egeo: archeologhe italiane tra 1900 e 1950, Giunti, Firenze 2003. Gabriella Freccero, nata a Savona nel 1966, impegnata sulle tematiche pacifiste e del disarmo, sul pensiero e la scrittura delle donne, laureata in storia ad indirizzo antico con una tesi su "A scuola da Aspasia: uomini e donne tra retorica e politica nell'Atene del V secolo", ha pubblicato vari contributi su "Donne e conoscenza storica" (www.url.it/donnestoria), sito della Comunita' di pratica e riflessione pedagogica e di ricerca storica di Milano affiliata alla Libreria delle Donne, per cui cura recensioni di libri su donne e antichita' e sulla filosofia femminista; ha curato le schede di Aspasia di Mileto, Jane Hellen Harrison, Aphra Behn per il progetto "Dominae" del sito www.arabafelice.it di Anna Santoro. Collabora con il bimestrale "La Civetta" di Savona e con la rivista "Leggere donna" di Luciana Tufani. Giovanna Bandini e' restauratrice capo della Soprintendenza Archeologica di Roma. Tra le opere di Giovanna Bandini: Lettere dall'Egeo: archeologhe italiane tra 1900 e 1950, Giunti, Firenze 2003] Giovanna Bandini racconta in questo libro i difficili esordi della presenza femminile nell'archeologia italiana in Grecia. Fino al primo decennio del '900 un'archeologa italiana che volesse operare sul campo nella Grecia continentale o a Creta non aveva semplicemente un posto dove andare. Non esisteva infatti ancora un'istituzione in loco che potesse accogliere gli allievi e svolgere un'attivita' coordinata di studi e ricerche, mentre operavano in Atene gia' dal 1846 la scuola francese, dal 1874 la scuola tedesca, dal 1882 l'americana e dal 1886 la britannica. Nel 1910 finalmente viene creata la scuola archeologica di Atene, nata sotto gli auspici del pioniere dell'archeologia italiana a Creta Federico Halbherr, che almeno da un decennio opera nell'isola con una propria missione; ma anche cosi', per tutto il primo ventennio di attivita' sono ben poche le donne che si avventurano fin la'. Il lavoro archeologico non sembra in effetti adatto alla fragilita' della natura femminile; si tratta di raggiungere i siti archeologici a dorso di mulo, percorrendo strade impervie tra i monti, di dormire in stalle offerte dai contadini locali o nella tenda da campo che ci si porta sempre appresso, di farsi divorare dalle pulci o da qualche forma di febbre, di lavorare gomito a gomito con maestranze locali dai costumi rozzi e primitivi. Quale famiglia italiana avrebbe permesso ad una figlia di buttarsi in un'esperienza cosi', in tempi in cui la precarieta' delle comunicazioni rendeva la Grecia lontana almeno quanto la luna? * Cosi' le prime testimonianze femminili sul lavoro archeologico italiano provengono da una non specialista, Emilia Rosmini, che si trova a far parte della Missione archeologica italiana a Creta del 1910 come accompagnatrice del marito Gaetano De Sanctis. Dal suo diario emerge soprattutto l'interesse per le donne locali: le donne turche le appaiono figure macabre e stridenti rispetto alla varieta' dei colori e delle razze incontrate allo sbarco nell'isola: intabarrate in neri vestiti, pesantemente velate di nero e ulteriormente riparate sotto un ombrello anch'esso nero, questi "tragici balocchi umani" danno all'emancipata Rosmini un senso di lugubrita' e oppressione indicibili. Anch'essa tuttavia si trova a vivere confinata nelle diverse residenze raggiunte dalla missione archeologica, mentre il marito e i colleghi esplorano l'isola e compiono sensazionali scoperte; nota ironicamente che a lei soprattutto si addice "il supremo comando della cucina archeologica" e il duro compito di "saziare degnamente l'archeologia"; osservando la vita delle donne autoctone da una condivisa sebbene diversa situazione di isolamento, essa coglie della condizione femminile locale soprattutto la situazione psicologica di eterne bambine ed esseri inconsapevoli, scambiando con esse occhiate furtive dalla finestra o osservandone l'eterno lavoro al telaio sulla soglia di casa. * Molto piu' appagante del "diverso esiglio" della Rosmini e' l'autonomo vagabondare per l'isola delle americane alla ricerca di un sito vergine da scavare: Harriet Boyd e la sua amica botanica Jane Patten scoprono all'inizio del secolo, dialogando con le popolazioni locali, il ricco sito di Kavousi nella Creta meridionale e sono oggetto di una stupita e divertita citazione dell'esterrefatto Halbherr che nota come "due signorine archeologhesse" (sic!) che "senza stivali ai piedi, ne' calzoni ne' i jeans indossati piu' tardi dalle archeologhe, ma negli abiti del tempo lunghi fino alle caviglie" offrivano "uno spettacolo straordinario" attraversando la piana di Messara' "in compagnia di un soprastante in divisa da soldato rivoluzionario della guerra greca di indipendenza". Per quanto bizzarro fosse il gruppo americano, completato dalla madre del soprastante a tutela della rispettabilita' delle ragazze, da' un'idea della incomparabile liberta' di cui le anglosassoni fruiscono a paragone delle italiane. * Soltanto altre due studiose italiane mettono piede in Grecia prima degli anni '40 del '900: sono l'allieva di Halbherr alla scuola di Roma Margherita Guarducci, che giunge nel 1927 a Creta, e Luisa Banti, arrivata nel 1932. Margherita Guarducci, specialista di epigrafia, eredita l'enorme fardello lasciatogli dal maestro di studiare e pubblicare le iscrizioni da lui raccolte per dieci anni nell'isola, dopo che egli si dedica esclusivamente all'attivita' di scavo del sito di Festos e di Hagia Triada. A dorso di mulo, Margherita si arrampica per tutta l'isola per confrontare i calchi fatti da Halbherr, misurare, correggere e verificare il lavoro del professore; dal 1930, dopo la morte improvvisa del maestro, si ritrova sola a portare a compimento la monumentale pubblicazione dell'opera in quattro volumi delle Inscriptiones Creticae, che le valgono fama internazionale. Luisa Banti collabora agli scavi di Hagia Triada in quanto esperta di storia delle religioni, con l'incarico di portare a compimento la pubblicazione degli studi sul palazzo di Festos. Rimane - oltre le varie collaborazioni e articoli - una sua Guida agli scavi italiani in Creta rivolta sia al mondo scientifico che al turista profano, che coniuga la precisa descrizione dei siti archeologici con notazioni ad uso turistico quali le vie piu' spedite per raggiungere i siti, indicazioni di alloggio, ecc. * A parte le due figure ricordate, la presenza di allieve italiane della scuola archeologica e' attestata soprattutto dalle lettere inviate da queste al direttore, recuperate dall'autrice in uno scantinato dell'Universita' La Sapienza di Roma quale fondo d'archivio. Esse confermano che l'esperienza di studio in Grecia era per quasi tutte un'esperienza scolastica eccezionale, al limite del viaggio-premio o viaggio di istruzione, ma che per pochissime rappresentava la via di accesso alla professione di archeologo, come era normale per gli allievi maschi. Abbondano nelle lettere i toni di estrema deferenza, di ringraziamento, quasi per una liberalita' generosamente elargita, mentre nelle lettere degli allievi prevale un tono deferente ma professionale, da futuri collaboratori su un piano di parita'. Le allieve scrivono meno lettere, perche' sono meno spesso in missione dei colleghi maschi, e pubblicano quindi meno articoli e studi. Spesso per le decisioni piu' importanti come differimenti dei viaggi o consegne dei diplomi e' la stessa famiglia dell'allieva a sostituirsi a lei nella lettera, soprattutto il padre, a dimostrazione di una tutela ancora molto forte della famiglia d'origine esercitata anche a distanza. * Dopo la guerra una figura su tutte si staglia per autonomia ed indipendenza nel rapporto con l'allora direttore Doro Levi, quella di Enrica Fiandra, ancora oggi in attivita' come direttrice della Missione Archeologica italiana a Leptis Magna. Archeologa anomala in quanto laureata in architettura al Politecnico di Torino, e' presente alla scuola di Atene dal '55 al '61, anni nei quali diverra' la piu' stretta collaboratrice di Levi occupandosi dello scavo di Festos a Creta e dell'allestimento di un Museo stratigrafico dello stesso sito, arrivando nei periodi di assenza di Levi a coordinare effettivamente in prima persona tutta l'attivita' degli archeologi italiani sul sito. L'epistolario della Fiandra e' modulato su una serie di registri diversi a seconda dei destinatari: il direttore, i colleghi studiosi, la famiglia a Torino. Peculiare del suo modo di esprimersi e' una curiosa disposizione ad affiancare allo scritto - fino a sostituirlo completamente - vere e proprie strisce a fumetti, dove le sue esperienze di scavo, gli incontri con le bellezze dei siti, gli stati d'animo, i rapporti con i colleghi allievi, sono passati al vaglio di una ironia pungente e si fissano in una iconografia sintetica e divertente. Tutti i suoi corrispondenti ne sono conquistati e gliene chiedono in continuazione, ma Fiandra ha l'abitudine di scrivere poco e solo se ha davvero cose da comunicare. La corrispondenza con Levi e' giocata su un duplice registro di rispetto per l'autorita' e di studiata ironia che mette in luce il carattere indipendente dell'allieva, che arriva ad impostare un rapporto quasi paritario con il direttore. Indipendenza che, dopo un periodo di strettissima collaborazione e totale fiducia di Levi verso di lei, porta all'incrinarsi del loro rapporto e alla definitiva rottura nel 1961, per la decisione della Fiandra di presentare una propria relazione al congresso di studi cretesi, rubando cosi' la ribalta professionale all'esimio professore. * Conclude il volume una lunga intervista di Bandini a Margherita Guarducci, dove l'ormai anziana studiosa ripercorre le tappe della propria carriera professionale e gli anni faticosissimi e mirabili della Missione Cretese, e la scoperta scientifica che l'ha fatta conoscere al grande pubblico, l'individuazione del sepolcro di Pietro in Vaticano, scoperto in base alla corretta traduzione dell'epigrafe greca soprastante come Petrus eni, cioe' Pietro e' qui dentro; molto godibile in appendice la riproposizione delle vignette della Fiandra, che dimostrano un talento multiforme e ironico perfettamente coniugato col rigore scientifico. 10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 11. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1209 del 17 febbraio 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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