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La nonviolenza e' in cammino. 1203
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1203
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 11 Feb 2006 00:12:18 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1203 dell'11 febbraio 2006 Sommario di questo numero: 1. Gabriella Freccero presenta "A piu' voci" di Adriana Cavarero 2. Brevi notizie su alcune autrici ed alcuni autori particolarmente richiamati nel testo che precede 3. La "Carta" del Movimento Nonviolento 4. Per saperne di piu' 1. LIBRI. GABRIELLA FRECCERO PRESENTA "A PIU' VOCI" DI ADRIANA CAVARERO [Dal sito www.url.it/donnestoria/ riprendiamo la seguente recensione di Gabriella Freccero del libro di Adriana Cavarero, A piu' voci. Filosofia dell'espressione vocale, Feltrinelli, Milano 2003. Gabriella Freccero, nata a Savona nel 1966, impegnata sulle tematiche pacifiste e del disarmo, sul pensiero e la scrittura delle donne, laureata in storia ad indirizzo antico con una tesi su "A scuola da Aspasia: uomini e donne tra retorica e politica nell'Atene del V secolo", ha pubblicato vari contributi su "Donne e conoscenza storica" (www.url.it/donnestoria), sito della Comunita' di pratica e riflessione pedagogica e di ricerca storica di Milano affiliata alla Libreria delle Donne, per cui cura recensioni di libri su donne e antichita' e sulla filosofia femminista; ha curato le schede di Aspasia di Mileto, Jane Hellen Harrison, Aphra Behn per il progetto "Dominae" del sito www.arabafelice.it di Anna Santoro. Collabora con il bimestrale "La Civetta" di Savona e con la rivista "Leggere donna" di Luciana Tufani. Adriana Cavarero e' docente di filosofia politica all'Università di Verona; dal sito "Feminist Theory Website: Zagreb Woman's Studies Center" ospitato dal Center for Digital Discourse and Culture at Virginia Tech University (www.cddc.vt.edu/feminism), copyright 1999 Kristin Switala, riportiamo questa scheda bibliografica delle sue opere pubblicate in volume: a) libri: Dialettica e politica in Platone, Cedam, Padova 1974; Platone: il filosofo e il problema politico. La Lettera VII e l'epistolario, Sei, Torino 1976; La teoria politica di John Locke, Edizioni universitarie, Padova 1984; L'interpretazione hegeliana di Parmenide, Quaderni di Verifiche, Trento 1984; Nonostante Platone, Editori Riuniti, Roma1990. (traduzione tedesca: Platon zum Trotz, Rotbuch, Berlin 1992; traduzione inglese: In Spite of Plato, Polity, Cambridge 1995, e Routledge, New York 1995); Corpo in figure, Feltrinelli, Milano 1995; Platone. Lettera VII, Repubblica: libro VI, Sei, Torino 1995; Tu che mi guardi, tu che mi racconti, Feltrinelli, Milano 1997; Adriana Cavarero e Franco Restaino (a cura di), Le filosofie femministe, Paravia, Torino 1999; A piu' voci. Filosofia dell'espressione vocale, Feltrinelli, Milano 2003. b) saggi in volumi collettanei: "Politica e ideologia dei partiti in Inghilterra secondo Hume", in Per una storia del moderno concetto di politica, Cleup, Padova 1977, pp. 93-119; "Giacomo I e il Parlamento: una lotta per la sovranita'", in Sovranita' e teoria dello Stato all'epoca dell'Assolutismo, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma 1980, pp. 47-89; "Hume: la politica come scienza", in Il politico. Da Hobbes a Smith, a cura di Mario Tronti,Feltrinelli, Milano 1982, vol. II, pp. 705-715; "Il principio antropologico in Eraclito", in Itinerari e prospettive del personalismo, Ipl, Milano 1987, pp. 311-323; "La teoria contrattualistica nei Trattati sul Governo di John Locke", in Il contratto sociale nella filosofia politica moderna, a cura di Giuseppe Duso, Il Mulino, Bologna 1987, pp. 149-190; "Per una teoria della differenza sessuale", in Diotima. Il pensiero della differenza sessuale, La Tartaruga, Milano 1987, pp. 43-79. (traduzioen tedesca: "Ansatze zu einer Theorie der Geschlechterdifferenz", in Diotima. Der Mensch ist Zwei, Wiener Frauenverlag, Wien 1989); "L'elaborazione filosofica della differenza sessuale", in La ricerca delle donne, Rosenberg & Sellier, Torino 1987, pp. 173-187. (traduzione inglese: "The Need for a Sexed Thought", in Italian Feminist Thought, ed. by S. Kemp and P. Bono, Blackwell, Oxford 1991); "Platone e Hegel interpreti di Parmenide", in La scuola Eleatica, Macchiaroli, Napoli 1988, pp. 81-99; "Dire la nascita", in Diotima. Mettere al mondo il mondo, La Tartaruga, Milano 1990, pp. 96-131. (traduzione spagnola: "Decir el nacimiento", in Diotima. Traer al mundo el mundo, Icaria y Antrazyt, Barcelona 1996); "Die Perspective der Geschleterdifferenz", in Differenz und Gleicheit, Ulrike Helmer Verlag, Frankfurt 1990, pp. 95-111; "Equality and Sexual Difference: the Amnesias of Political Thought", in Equality and Difference: Gender Dimensions of Political Thought, Justice and Morality, edited by G. Bock and S. James, Routledge, London 1991, pp. 187-201; "Il moderno e le sue finzioni", in Logiche e crisi della modernita, a cura di Carlo Galli, Il Mulino, Bologna 1991, pp. 313-319; "La tirannia dell'essere", in Metamorfosi del tragico fra classico e moderno, a cura di Umberto Curi, Laterza, Rma-Bari 1991, pp. 107-122; "Introduzione" a: B. Head, Una questione di potere, El, Roma 1994, pp. VII-XVIII; "Forme della corporeita'", in Filosofia, Donne, Filosofie, Milella, Lecce 1994, pp. 15-28; "Figures de la corporeitat", Saviesa i perversitat: les dones a la Grecia Antiga, coordinacio de M. Jufresa, Edicions Destino, Barcelona 1994, pp. 85-111; "Un soggetto femminile oltre la metafisica della morte", in Femminile e maschile tra pensiero e discorso, Labirinti 12, Trento, pp. 15-28; "La passione della differenza", in Storia delle passioni, a cura di Silvia Vegetti Finzi, Laterza, Roma-Bari 1995, pp. 279-313; "Il corpo e il segno. Un racconto di Karen Blixen", in Scrivere, vivere, pensare, a cura di Francesca Pasini, La Tartaruga, Milano 1997, pp. 39-50; "Schauplatze der Einzigartigkeit", in Phaenomenologie and Geschlechterdifferenz, edd. Silvia Stoller und Helmuth Vetter, WUV-Universitatsverlag, Wien 1997, pp. 207-226; "Il pensiero femminista. Un approccio teoretico", in Le filosofie femministe, a cura di Franco Restaino e Adriana Cavarero, Paravia, Torino 1999, pp. 111-164; "Note arendtiane sulla caverna di Platone", in Hannah Arendt, a cura di Simona Forti, Bruno Mondadori, Milano 1999, pp. 205-225] Ascoltare la voce umana e' una delle esperienze piu' comuni che si possano fare; siamo abituati a riconoscere una persona dalla sua voce, anche se non ci appare di fronte; la voce ci permette di riconoscere l'individuo non meno del suo aspetto fisico. Perche' allora di questa esperienza talmente diffusa da apparire banale c'e' una tematizzazione scarsissima in ambito letterario, e ancor meno se ne trova nel discorso filosofico? Adriana Cavarero indaga il rapporto tra la voce e la filosofia, iniziando non a caso non dalla filosofia, ma dalla narrativa. Ricorda come in un racconto di Calvino un re vive inchiodato al proprio trono in continuo ascolto dei suoi sottoposti, abita in un fantastico palazzo a forma di orecchio fatto proprio a somiglianza dell'organo dell'udito, gli ambienti assomigliano a timpani, chiocciole, labirinti; i servitori lo sanno e tutti i loro discorsi sono improntati al massimo conformismo. Sentendo per caso da una finestra una voce di donna cantare, il re si ritrova a provare un piacere sconosciuto ed a fantasticare sul vero volto della cantante misteriosa. Non gli importa la bellezza della canzone, ma della voce. Egli si concentra sull'aspetto vocale di cio' che sente, non sull'aspetto semantico. E' tentato di duettare con la cantante, ma alla prova pratica si rivela afasico, muto. La voce, capace di svelare la reale identita' di chi parla, non trova piu' modo di esprimersi in chi si e' totalmente identificato col potere; il re non ha piu' voce per cantare, in quanto e' ormai ridotto a puro strumento di controllo del suo stesso potere, vuoto e inutile: se la voce esprime il chi e' di ciascuno; il re non e' letteralmente piu' nessuno. Calvino lega il tema dell'ontologia, direbbe la filosofia, al tema dell'unicita', riconoscendo alla singola voce umana la capacita' di esprimere la vera identita' di chi parla. La tradizione filosofica ha invece ampiamente ignorato la vocalita' in quanto espressione dell'unicita', fondando l'ontologia sul concetto astratto di Uomo e tralasciando il dato reale e immediato che ogni essere umano e' diverso profondamente da ciascun altro che e', e' stato e sara'. Cosi' ha ignorato anche la differenza sessuale dei soggetti, riducendo il femminile ad un sottogenere del maschile, inventando come comodo paravento l'inesistente categoria del neutro e dell'universale. Cavarero ripercorre le origini di questa cancellazione, risalente gia' sicuramente al pensiero greco e a Platone, ricostruendone le molteplici implicazioni linguistiche, filosofiche, politiche. * La prima parte del libro si intitola Come il logos perse la voce: inizialmente, infatti, la possedeva. Il tema della vocalita' era ancora decisamente presente nei racconti della mitologia greca, il pensiero selvaggio che precede la nascita della filosofia. Le Sirene innanzitutto, certo; antiche profetesse nella primigenia forma di donne-uccello con cui sono rappresentate sui vasi attici - prima che donne-pesce come vuole l'immaginario posteriore - che Ulisse vuole ascoltare anche se sa che la fascinazione del loro canto lo puo' condurre a morte; esse ammaliano i loro ascoltatori per un ben definito motivo, poiche' come ricorda Socrate citando Omero cantano a ciascuno secondo la natura di chi ascolta; riconoscono l'unicita' dell'interlocutore e modulano il canto a seconda di questa. Il loro canto non e' inizialmente solo vocalico, come vorra' la tradizione posteriore, ma con un contenuto adatto ai vari ascoltatori. Circe accoglie Ulisse e i suoi compagni cantando dall'interno della sua casa, ed e' per gli sparuti naufraghi prima una voce che un volto; anche le Muse ispiratrici dei poeti sono in origine divinita' oracolari la cui funzione e' cantare i giorni mitici, e sono fonte di verita' perche' hanno assistito e rivivono continuamente gli avvenimenti che raccontano. Alla ninfa Eco tocca un destino puramente vocale, in quanto cio' che ripete non ha piu' contenuto semantico. Nella Grecia primordiale, prima della nascita degli dei olimpici, la volonta' della divinita' si esprimeva come un soffio o vapore proveniente dalla terra, a Delfi come in altri santuari. L'antico pensiero greco riconosce quindi alla voce l'appartenenza al femminile, codice secondo cui ancora oggi la interpretiamo. * Ma e' nell'antica cultura ebraica che la potenza divina e' soprattutto voce: ruah, respiro, e qol, voce potente e tonante di Jahve', che nella traduzione greca dei settanta sono tradotti come pneuma e fone'. Alcuni pensatori di cultura ebraica, tra cui Levinas, Arendt, Buber, Rosenzweig, che hanno tentato una critica all'idea di metafisica, rintracciano nella Bibbia un'attenzione al tema dell'unicita', ma ancora non arrivano a tematizzare la voce come elemento distintivo dell'unico. Per Levinas l'unicita' dell'umano e' significata dal volto altrui; l'orizzonte della relazione e' lo scambio vocale, ma predomina ancora l'elemento visivo. Il volto parla, ma non ancora la voce. Levinas distingue chiaramente il Dire dal Detto; "il dire" e' il puro atto di parlarsi tra esseri, "il detto" tutto l'ordine intelligibile espressione dell'ordine fisico degli oggetti, il discorso filosofico regolato e codificato dove e' impossibile rintracciare chi esattamente parla o si parla. Tra chi si parla avviene pero' una messa in comune del respiro, emesso dal parlante e respirato dall'ascoltatore, che Levinas chiama pneumatismo; discendente della ruah biblica, il respiro coinvolge l'ambito del sensibile, anche se non diventa ancora respiro con suono, voce. * Il pensiero greco prende invece direttamente il toro per le corna; nel definire il logos, lo separa con estrema attenzione dalla fone'. Per Aristotele il logos e' fone' semantike', discorso dotato di significato; il che distingue l'uomo dalla pericolosa vicinanza al mondo animale, ricchissimo di fone' ma disgraziatamente privo di significato. La voce senza significato e' gerarchicamente posta piu' in basso, nel mondo animale, piuttosto che, come nella tradizione giudaica, piu' in alto (voce di Dio). Il lavoro principale e' svolto dalla mente, che organizza e ordina i concetti; la voce come una buona ancella si presta a essere veicolo corporeo necessario alla comunicazione ma non indispensabile al lavorio della mente. Il senso predominante da cui la speculazione filosofica greca trae origine e' piuttosto quello della vista. Il pensiero vede gli oggetti reali e ne ri-crea una vita astratta, generale; il gergo filosofico attinge largamente dal campo semantico del vedere; cosi' chiama il vero alethes, cio' che non e' in ombra, che la luce illumina; idein e' sapere ma anche vedere (sapere per avere visto); le ideai platoniche sono le visibili. Theorein e' guardare e contemplare con la mente. L'ambizione della metafisica e' contemplare in eterno una realta' immutabile e disfarsi dell'incomodo problema della comunicazione e del vocalico. Ma chi guarda ? La mente del filosofo che contempla le idee sembra un teatro vuoto e gelido in cui nessuno guarda e contempla. Non c'e' un chi, non c'e' nessuno, uno che abbia un volto e una voce. C'e' la mente del filosofo. Ossia, un teatro vuoto. Eppure i Greci piu' antichi, come testimoniato nei poemi omerici, individuavano la sede del pensiero nei polmoni ed nel respiro. Lo studio di Onians evidenzia che si riteneva a quel tempo che il pensiero risiedesse nelle phrenes (il petto vicino alla zona dei polmoni), contenenti la sostanza aerea del thumos, esalazione del sangue la' residente, e che questa credenza accomunasse i Greci con molte culture arcaiche. La mente arcaica individua piuttosto il cervello come sede della psyche' nel senso del soffio generativo. Lo sperma viene infatti creduto una produzione della materia cerebrale cui somiglia anche per consistenza, soffiato fuori dal maschio dopo essere passato dalla spina dorsale. Platone nel Timeo conosce questa accezione di psyche' e la distingue da quella piu' nobile ed immateriale che crea il pensiero. Platone ha un compito ingrato: per eliminare dalla filosofia i troppo sensibili e piacevoli stimoli uditivi deve devocalizzare prima o poi il suo mitico maestro, Socrate. Lo fa, senza troppo rammarico ma cercando di intervenire con la massima circospezione, nel finale del Simposio fatto recitare ad Alcibiade. Qui lo scapestrato giovane paragona Socrate ai sileni e a Marsia; i primi sono divinita' suonatrici di flauto, il satiro Marsia entro' in gara musicale con lo stesso dio Apollo e fini' spellato vivo dallo stesso. Socrate e' ancora il filosofo che crea discorsi belli e affascinanti a udirsi, il suo potere di convinzione passa ancora per il registro sonoro. Per Platone i discorsi socratici hanno un dentro e un fuori come le statuette dei sileni; l'involucro esterno vocalico e' da buttare, mentre l'interno e' meraviglioso e divino, puro contenuto concettuale. Anche Omero, autorita' indiscussa del mondo poetico, viene rifiutato in questo senso, come tutto il registro poetico e retorico. Anche Havelock concorda che Platone rifiuta l'epica soprattutto per eliminare l'elemento di godimento e di passione della sfera sonora; ma anche la scuola di ricerca che si e' concentrata sull'oralita' non ha sviluppato il tema dell'unicita' della voce. * Dopo l'operazione compiuta alle origini della filosofia occidentale, alle donne rimane l'involucro sonoro rifiutato dagli uomini: le donne cioe' per antonomasia cantano, visto che non possono filosofare e legare la propria voce al senso. Si identificano con essa come la cantante Pellegrina Leoni creata da Karen Blixen; perdendo la voce di soprano a seguito delle lesioni riportate nell'incendio di un teatro, essa decide di cambiare identita', e di averne molte e nessuna. La protagonista del film Lezioni di piano, di Jane Campion, rimasta muta dopo un incidente, comunica al mondo tramite la figlia e il suo pianoforte. Nel melodramma ottocentesco si compie una strana vittoria della voce, corrispondente all'elemento femminile; la passionalita' del canto e l'importanza del ruolo della primadonna si contrappone bizzarramente al contenuto sempre misogino delle pieces, dove l'eroina e' una personalita' deviante destinata alla sconfitta, ma il cui riscatto sorprendentemente avviene mentre essa canta, o perche' essa canta. La prevalenza del vocalico sul significato permette in questo genere di fruire di opere in lingua straniera anche da parte di ascoltatori che non capiscono parola per parola cio' che sentono, ma capiscono il significato profondo del canto. * Autrici come Julia Kristeva ed Helene Cixous hanno fondato in chiave psicoanalitica le loro poetiche sul tentativo di ristabilire scrivendo il godimento del testo eliminato da Platone, ritrovando a contatto con la voce il piacere provato da bambini dall'udire la lingua della madre. Kristeva elabora il concetto di chora semiotica, un luogo che innanzitutto e' uno spazio di relazione tra madre e bambino dove i soggetti non sono ben differenziati e dove il bambino puo' scambiare comunicazione e affetto senza comunicare nulla sul piano semantico. Kristeva prende a prestito il termine chora dal Timeo platonico, dove parlando dell'universo, il filosofo lo descrive come opera di un demiurgo che deve plasmare una materia informe sul modello delle idee eterne; il materiale da plasmare e' appunto la chora, che pero' in Kristeva assume il carattere di un indistinto sonoro piu' che materiale. Cixous parte anch'essa dalla primitiva lingua materna; ricorda che voleva goderne mentre mangiava, a pena di non toccare cibo, tanto rappresentava per lei un nutrimento essenziale. Essa intende creare una lingualatte (languelait) che oltrepassi i limiti del simbolico di segno patriarcale. Lingua che liberamente fluisce, deborda e si fa materia, corpo narrante, musicalita' gratuita e abbondante, dolce come il latte materno. Il senso si libera in una musicalita' che non e' disordine, tanto da farle dire che la verita' che cosi' si esprime canta intonata. Ecriture feminine e' allora scrittura che libera questo senso musicale e materno, con la complicazione per l'autrice di essere un'ebrea francese nata in Algeria e di madre tedesca. Il francese in cui scrive e' per lei lingua dei dominatori, il tedesco la lingua materna, con l'influenza ebraica della vocalita' nel divino vista in precedenza come soffio e voce tonante di Dio. Implicazioni politiche della parola: e' la parola che fonda la comunita' politica, l'atto del parlarsi? Per Aristotele il logos politico e' soprattutto un sistema di significati e di regole che lega a se' i parlanti della comunita', l'accento essendo posto ancora una volta sul detto piu' che sul dire; condividendo una comunita' linguistica, i cittadini della polis possono condividere anche una comunita' politica. Per Arendt invece non importa tanto ne' il sistema delle regole condiviso ne' i contenuti del parlare politico, quanto il fatto che parlandosi gli individui comunicano la loro unicita' al mondo. L'identita' di ciascuno non e' rivelata ne' rivelabile all'individuo se non in chiave religiosa (solo Dio puo' rivelare all'uomo il suo chi e', come crede Agostino); il senso dell'esistenza in questo mondo e' pero' esperibile per l'uomo nell'agire politicamente, cioe' nel parlarsi di ciascuno con gli altri. Per Arendt il Dire conta piu' che non il Detto; percio' ogni politica, anche democratica, che si rivolga all'Uomo astratto non sara' mai veramente tale; solo privilegiando il registro della relazione e il riconoscimento dell'unicita' degli esseri puo' fondarsi una vera comunita' politica. * Le implicazioni di una politica che tenga conto della voce sono molteplici: da un lato si risolve in modo radicale la contraddizione tra la visione aristotelica della comunita' politica come naturale tendenza alla coesione degli individui (zoon politikon) e la moderna teoria contrattualistica per cui gli umani, tendenzialmente autosufficienti, stabiliscono per contratto le regole di vita associata; se la politica e' fatta da soggetti che si parlano, e' impensabile per la politica prescindere dalla relazione. Una politica basata sulla relazione dei parlanti non potrebbe essere gerarchica o discriminatrice: tutti e tutte senza dubbio hanno il diritto/dovere/possibilita' di espressione. Una politica giocata sulla relazione delle voci escluderebbe i rischi di un sempre possibile ritorno del totalitarismo o di dottrine che riducono l'umanita' a massa, mentre ciascuno sarebbe chiamato ad esprimersi senza delegare ad altri (cosa un tempo impensabile ma con le moderne tecnologie informatiche non piu' soltanto futuribile). Nel momento storico attuale dove tutte le categorie tradizionali della politica (stato, nazione, cittadinanza, rappresentanza) sono da ripensare, una politica fondata sulla voce di chi si parla appare adeguata a gestire i fenomeni globali e gli scenari impensati che si sono costituiti; un esempio di questa forma politica esiste gia' nella pratica della differenza sessuale che il femminismo, anche e soprattutto quello italiano, ha messo a disposizione di tutti e di tutte. 2. MATERIALI. BREVI NOTIZIE SU ALCUNE AUTRICI ED ALCUNI AUTORI PARTICOLARMENTE RICHIAMATI NEL TESTO CHE PRECEDE Emmanuel Levinas e' nato a Kaunas in Lituania il 30 dicembre 1905 ovvero il 12 gennaio 1906 (per la nota discrasia tra i calendari giuliano e gregoriano). "La Bibbia ebraica fin dalla piu' giovane eta' in Lituania, Puskin e Tolstoj, la rivoluzione russa del '17 vissuta a undici anni in Ucraina. Dal 1923, l'Universita' di Strasburgo, in cui insegnavano allora Charles Blondel, Halbwachs, Pradines, Carteron e, più tardi, Gueroult. L'amicizia di Maurice Blanchot e, attraverso i maestri che erano stati adolescenti al tempo dell'affaire Dreyfus, la visione, abbagliante per un nuovo venuto, di un popolo che eguaglia l'umanita' e d'una nazione cui ci si può legare nello spirito e nel cuore tanto fortemente che per le radici. Soggiorno nel 1928-1929 a Friburgo e iniziazione alla fenomenologia gia' cominciata un anno prima con Jean Hering. Alla Sorbona, Leon Brunschvicg. L'avanguardia filosofica alle serate del sabato da Gabriel Marcel. L'affinamento intellettuale - e anti-intellettualistico - di Jean Wahl e la sua generosa amicizia ritrovata dopo una lunga prigionia in Germania; dal 1947 conferenze regolari al Collegio filosofico che Wahl aveva fondato e di cui era animatore. Direzione della centenaria Scuola Normale Israelita Orientale, luogo di formazione dei maestri di francese per le scuole dell' Alleanza Israelita Universale del Bacino Mediterraneo. Comunita' di vita quotidiana con il dottor Henri Nerson, frequentazione di M. Chouchani, maestro prestigioso - e impietoso - di esegesi e di Talmud. Conferenze annuali, dal 1957, sui testi talmudici, ai Colloqui degli intellettuali ebrei di Francia. Tesi di dottorato in lettere nel 1961. Docenza all'Universita' di Poitiers, poi dal 1967 all'Universita' di Parigi-Nanterre, e dal 1973 alla Sorbona. Questa disparato inventario e' una biografia. Essa e' dominata dal presentimento e dal ricordo dell'orrore nazista (...)" (Levinas, Signature, in Difficile liberte'). E' scomparso a Parigi il 25 dicembre 1995. Tra i massimi filosofi contemporanei, la sua riflessione etica particolarmente sul tema dell'altro e' di decisiva importanza. Opere di Emmanuel Levinas: segnaliamo in particolare En decouvrant l'existence avec Husserl et Heidegger (tr. it. Cortina); Totalite' et infini (tr. it. Jaca Book); Difficile liberte' (tr. it. parziale, La Scuola); Quatre lectures talmudiques (tr. it. Il Melangolo); Humanisme de l'autre homme; Autrement qu'etre ou au-dela' de l'essence (tr. it. Jaca Book); Noms propres (tr. it. Marietti); De Dieu qui vient a' l'idee (tr. it. Jaca Book); Ethique et infini (tr. it. Citta' Nuova); Transcendance et intelligibilite' (tr. it. Marietti); Entre-nous (tr. it. Jaca Book). Per una rapida introduzione e' adatta la conversazione con Philippe Nemo stampata col titolo Ethique et infini. Opere su Emmanuel Levinas: Per la bibliografia: Roger Burggraeve, Emmanuel Levinas. Une bibliographie premiere et secondaire (1929-1985), Peeters, Leuven 1986. Monografie: S. Petrosino, La verita' nomade, Jaca Book, Milano 1980; G. Mura, Emmanuel Levinas, ermeneutica e separazione, Città Nuova, Roma 1982; E. Baccarini, Levinas. Soggettivita' e infinito, Studium, Roma 1985; S. Malka, Leggere Levinas, Queriniana, Brescia 1986; Battista Borsato, L'alterita' come etica, EDB, Bologna 1995; Giovanni Ferretti, La filosofia di Levinas, Rosenberg & Sellier, Torino 1996; Gianluca De Gennaro, Emmanuel Levinas profeta della modernita', Edizioni Lavoro, Roma 2001. Tra i saggi, ovviamente non si puo' non fare riferimento ai vari di Maurice Blanchot e di Jacques Derrida (di quest'ultimo cfr. il grande saggio su Levinas, Violence et metaphysique, in L'ecriture et la difference, Editions du Seuil, Parigi 1967). In francese cfr. anche Marie-Anne Lescourret, Emmanuel Levinas, Flammarion; François Poirie', Emmanuel Levinas, Babel. Per la biografia: Salomon Malka: Emmanuel Levinas. La vita e la traccia, JacaBook, Milano 2003. * Eric A. Havelock (1903-1988), docente all'universita' di Harvard, il suo lavoro sul rapporto tra cultura orale e civilta' della scrittura ha costituito un contributo di fondamentale importanza in molti ambiti di studi. David D. Olson e Nancy Torrance, nella prefazione al libro di AA. VV. Alfabetizzazione e oralita', Raffaello Cortina Editore, Milano 1995, da loro curato (libro che si apre con un'epigrafe alla memoria di Havelock), lo ricordano con le seguenti parole che ci piace qui riportare: "Havelock fu tra i primi a riconoscere che la scrittura contribui' alla modificazione dei modelli di organizzazione sociale, alla creazione di una nuova consapevolezza del linguaggio e della mente e a quel tipo di riflessione introspettiva che noi 'moderni' diamo per scontato. Fu un pensatore originale, tra i fondatori dello studio dell'oralita' e dell'alfabetizzazione, e ci piace dedicare alla sua memoria questo libro". Tra le opere di Eric A. Havelock: Cultura orale e civilta' della scrittura. Da Omero a Platone, Laterza, Roma-Bari 1973, 1995 (nell'edizione originale: Preface to Plato, Harvard University Press, Cambridge, Massachusetts 1963); Dike. La nascita della cosicenza, Laterza, Roma-Bari 1983; (a cura di, con Jackson P. Hershbell), Arte e comunicazione nel mondo antico. Guida storica e critica, Laterza, Roma-Bari 1981, 1992; La Musa impara a scrivere. Riflessioni sull'oralita' e l'alfabetismo, Laterza, Roma-Bari 1987, 1995. * Julia Kristeva e' nata a Sofia in Bulgaria nel 1941, si trasferisce a Parigi nel 1965; studi di linguistica con Benveniste; intensa collaborazione con Sollers e la rivista "Tel Quel"; impegnata nel movimento delle donne, psicoanalista, ha dedicato una particolare attenzione alla pratica della scrittura ed alla figura della madre; e' docente all'Universita' di Paris VII. Opere di Julia Kristeva: tra quelle tradotte in italiano segnaliamo particolarmente: Semeiotike', Feltrinelli, Milano; Donne cinesi, Feltrinelli, Milano; La rivoluzione del linguaggio poetico, Marsilio, Venezia; In principio era l'amore, Il Mulino, Bologna; Sole nero, Feltrinelli, Milano; Stranieri a se stessi, Feltrinelli, Milano; I samurai, Einaudi, Torino; Colette, Donzelli, Roma. In francese: presso Seuil: Semeiotike', 1969, 1978; La revolution du langage poetique, 1974, 1985; (AA. VV.), La traversee des signes, 1975; Polylogue, 1977; (AA. VV.), Folle verite', 1979; Pouvoirs de l'horreur, 1980, 1983; Le langage, cet inconnu, 1969, 1981; presso Fayard: Etrangers a nous-memes, 1988; Les samourais, 1990; Le vieil homme et les loups, 1991; Les nouvelles maladies de l'ame, 1993; Possessions, 1996; Sens et non-sens de la revolte, 1996; La revolte intime, 1997; presso Gallimard, Soleil noir, 1987; Le temps sensible, 1994; presso Denoel: Histoires d'amour, 1983; presso Mouton, Le texte du roman, 1970; presso le Editions des femmes, Des Chinoises, 1974; presso Hachette: Au commencement etait l'amour, 1985. Dal sito dell'Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche (www.emsf.rai.it) riprendiamo la seguente scheda: "Julia Kristeva e' nata il 24 giugno 1941 a Silven, Bulgaria. Nel 1963 si diploma in filologia romanza all'Universita' di Sofia, Bulgaria. Nel 1964 prepara un dottorato in letteratura comparata all'Accademia delle Scienze di Sofia; nel 1965 ottiene una borsa di studio nel quadro di accordi franco-bulgari e dopo il 1965 prosegue gli studi e il lavoro di ricerca in Francia all'Ecole Pratique des Hautes Etudes. Nel 1968 consegue il dottorato sotto la direzione di Lucien Goldmann (con Roland Barthes e J. Dubois). Sempre nel 1968 e' eletta segretario generale dell'Association internationale de semiologie ed entra nel comitato di redazione del suo organo, la rivista 'Semiotica'. Nel 1973 consegue il dottorato di stato in lettere sotto la direzione di J. C. Chevalier. Dal 1967 al 1973 e' ricercatrice al Cnrs di linguistica e letteratura francese, al Laboratoire d'anthropologie sociale, al College de France e all'Ecole des Hautes Etudes en sciences sociales. Nel 1972 tiene un corso di linguistica e semiologia all'Ufr di Letteratura, scinze dei testi e documenti dell'Universita' Paris VII 'Denis Diderot'. E' nominata direttore del Dea di Etudes Litteraires. Nel 1974 viene eletta Permanent visiting professor al Dipartimento di letteratura francese della Columbia University, New York. Nel 1988 e' responsabile del Draps (Diplome de recherches approfondies en psycopathologie et semiologie). Nel 1992 e' nominata direttore della Scuola di dottorato "Langues, litteratures et civilisations, recherches transculturelles: monde anglophone - monde francophone", all'Universita' di Paris VII 'Denis Diderot' e Permanent Visiting Professor al Dipartimento di Letteratura comparata dell'Universita' di Toronto, Canada. Nel 1993 e' nominata membro del comitato scientifico, che affianca il ministro dell'educazione nazionale. Attualmente e' professoressa all'Universita' Paris VII 'Denis Diderot'. Dal 1978 dopo una psicoanalisi personale e una analisi didattica presso l'Institut de psychanalyse, esercita come psicoanalista. Gli interessi scientifici di Julia Kristeva vanno dalla linguistica alla semiologia, alla psicoanalisi, alla letteratura del XIX secolo. Esponente di spicco della corrente strutturalista francese e in particolare del gruppo di 'Tel Quel', che ha sviluppato in Francia le ricerche iniziate dai formalisti russi negli anni Venti e continuate dal Circolo linguistico di Praga e da Jakobson, Julia Kristeva ritiene che la semiotica sia la scienza pilota nel campo delle cosiddette 'scienze umane'. Pervenuta oggi a un'estrema formalizzazione, in cui la nozione stessa di segno si dissolve, la semiotica si deve rivolgere alla psicoanalisi per rimettere in questione il soggetto senza di cui la lingua come sistema formale non si realizza nell'atto di parola, indagare la diversita' dei modi della significazione e le loro trasformazioni storiche, e costituirsi infine come teoria generale della significazione, intesa non come semplice estensione del modello linguistico allo studio di ogni oggetto fornito di senso, ma come una critica del concetto stesso di semiosi. Opere di Julia Kristeva: Semeitike'. Recherche pour une semanalyse, Seuil, Paris l969; Le texte du roman, Mouton, La Haye l97l; La revolution du language poetique. L'avant-garde a' la fin du XIX siecle: Lautreamont et Mallarme', Seuil, Paris l974; Des chinoises, Editions des femmes, Paris l974; Polylogue, Seuil, Paris l977; Pouvoirs de l'horreur. Essai sur l'abjection, Seuil, Paris l980; Le language, cet inconnu. Une initiation a' la linguistique, Seuil, Paris l98l; Soleil noir. Depression et melancolie, Gallimard, Paris l987; Les Samourais, Fayard, Paris l990; Le temps sensible. Proust et l'experience litteraire, Gallimard, Paris l994. Numerosi articoli di Julia Kristeva sono apparsi sulle riviste 'Tel Quel', 'Languages', 'Critique', 'L'Infini', 'Revue francaise de psychanalyse', 'Partisan Review', 'Critical Inquiry' e molte altre. Tra le opere della Kristeva tradotte in italiano, ricordiamo: Semeiotike'. Ricerche per una semanalisi, Feltrinelli, Milano l978; La rivoluzione del linguaggio poetico, Marsilio, Venezia 1979; Storia d'amore, Editori Riuniti, Roma 1985; Sole nero. Depressione e melanconia, Feltrinelli, Milano l986; In principio era l'amore. Psicoanalisi e fede, Il Mulino, Bologna 1987; Stranieri a se stessi, Feltrinelli, Milano; Poteri dell'orrore, Spirali/Vel, Venezia; I samurai, Einaudi, Torino 1991; La donna decapitata, Sellerio, Palermo 1997". * Helene Cixous, nata a Orano in Algeria nel 1938, docente universitaria a Parigi, fondatrice del Centre des Etudes Feminines, scrittrice, drammaturga, critica, pensatrice e militante per i diritti. Dal sito www.tufani.it (che propone anche altri utilissimi materiali sull'autrice e non solo) estraiamo questa utile notizia biobibliografica su Helene Cixous: "Helene Cixous nasce a Orano, in Algeria, il 5 giugno 1937 da una famiglia ebrea che discende da due differenti linee di diaspora. Gli antenati della madre sono cecoslovacchi, austriaci, tedeschi, gli antenati del padre sono arrivati in Africa dalla Spagna. Nella famiglia paterna si parla lo spagnolo, il francese dei colonizzatori europei, l'arabo. Nella famiglia materna si parla tedesco, una lingua che Helene Cixous dovra' in seguito riconquistare. Questa breve mappa di orientamento nelle sette patrie e nelle sette lingue sempre gia' perdute, come le chiama in Jours de l'an (des femmes, 1990) disegna, piu' che lo spazio di un radicamento, una rete di spostamenti dove domina la tensione tra il radicamento e lo sradicamento. Nella sua opera l'autrice esprime questa tensione non nella forma dell'esilio, e della nostalgia che lo accompagna, ma come possibilita' di movimento e capacita' di riconoscere e rispettare le differenze. L'errare cixousiano tra luoghi e parole che giungono da tutti i punti cardinali implica una potenzialita' di incontro e di scambio, diventa il mobile punto di vista dal quale si puo' guardare alle molte forme di "cattivo radicamento" e alle distruzioni che le accompagnano. L'infanzia di Helene Cixous coincide con gli anni della seconda guerra mondiale, l'epoca dei nazionalismi e dell'antisemitismo che colpisce la famiglia a nord ma anche a sud (durante il governo di Vichy perdono la cittadinanza francese, ottenuta con il decreto Cremieux solo nel 1870, e il padre non puo' piu' esercitare la professione medica). In seguito e' la guerra d'Algeria, che scatena altri nazionalismi e altri razzismi, ad allontanare la famiglia da Orano, citta' dove Helene Cixous non e' in seguito piu' tornata. Il padre muore nel 1948, e la madre diventa ostetrica ed esercita la sua professione nelle bidonville di Algeri per diversi anni anche dopo la partenza della figlia. E' tuttavia espulsa definitivamente nel 1971. Helene Cixous giunge invece in Francia nel 1955, e la', come dice in una lunga intervista a Mireille Calle-Gruber (Photos de racines, Paris, des femmes, 1994), adotta una nazionalita' immaginaria che e' la nazionalita' letteraria. A Parigi, in una situazione completamente diversa rispetto agli anni algerini, non e' piu' l'appartenenza alla comunita' ebraica ad essere in primo piano, ma il fatto di apprendere bruscamente che "ma verite' inacceptable dans ce monde etait mon etre femme" [la mia verita' inaccettabile in questo mondo era il mio essere donna] (op.cit.); "juifemme" come scrivera' all'inizio degli anni settanta. Tale verita' inaccettabile in questo mondo implica a sua volta - come l'errare della famiglia - una complessa forma di continuita' con la scrittura. A partire dagli anni settanta infatti il suo nome e i suoi scritti, sempre piu' numerosi, saranno associati al dibattito sulla differenza sessuale e l'"ecriture feminine". Nel corso degli anni sessanta Helene Cixous intraprende una ricerca di dottorato dedicata a James Joyce (L'exil de James Joyce ou l'art du remplacement, Grasset, 1969) e una carriera universitaria che la mette presto a confronto con l'istituzione e con le critiche che si levano contro di essa. Nel 1968 partecipa alla creazione di una universita' sperimentale a Vincennes. Il consiglio cui da' vita per la fondazione di quella che e' oggi Paris VIII - Vincennes si propone di trasformare l'Universita' francese in modo durevole. Varie cattedre sono affidate a scrittori e scrittrici, tra cui Michel Deguy, Michel Butor, Lucette Finas, o a innovatori nel campo della critica e della teoria letteraria, come Gerard Genette, Jean-Pierre Richard, Tzvetan Todorov, e della filosofia, come Michel Foucault, Michel Serres e Gilles Deleuze. A Serge Leclaire e' affidata l'organizzazione del primo dipartimento di psicanalisi in Francia. Nel 1969 pubblica il suo primo testo letterario, Dedans (Grasset), e contemporaneamente inizia a insegnare letteratura inglese a Paris VIII. La fine del decennio 1960 e la prima meta' del successivo rappresenta un periodo intenso e ricco di mutamenti. Nel 1970 partecipa alla fondazione, insieme a Genette e Todorov, della rivista "Poetique", sulla quale pubblichera' saggi dedicati, tra gli altri, a Freud, Poe, Hoffmann e Joyce raccolti poi in volume (Prenoms de personne, Seuil, 1974). Nello stesso tempo prende anche attivamente parte al Gip (Groupe Information Prison), con Foucault, e, dopo la scoperta del lavoro teatrale della compagnia di Ariane Mnouchkine, propone a Foucault di associare il Theatre du Soleil al Gip. La collaborazione con la compagnia porta alla presentazione di brevissimi spettacoli davanti alle prigioni, sempre interrotti dall'intervento della polizia. La fondazione del dottorato in Etudes feminines a Paris VIII e' del 1974; si tratta del primo centro di questo tipo in Europa e la sua creazione coincide con il momento in cui la ricerca personale di Helene Cixous, proseguita intensamente anche a livello letterario, incontra il movimento di liberazione delle donne e la scrittrice sente la necessita' di dare visibilita' in modo nuovo, a livello universitario, a cio' che il movimento porta in primo piano. Escono in quegli anni molte fictions poetiche: Le troisieme corps e Les commencements (Grasset, 1970), Un vrai jardin (L'Herne,1971), Neutre (Grasset, 1972), Tombe (Seuil, 1973), Portrait du Soleil (Denoel, 1973) e Revolution pour plus d'un Faust (Seuil, 1975); tutti testi che non solo affrontano in maniera critica la cancellazione della differenza sessuale, ma si offrono come concreto spazio di iscrizione della differenza e del femminile. Contemporaneamente, nell'ambito degli insegnamenti proposti dal Centre d'Etudes feminines, Helene Cixous inizia a tenere un seminario di dottorato dedicato alla Poetique de la difference sexuelle. Il seminario a partire degli anni ottanta sara' affiliato al College International de Philosophie, istituzione fondata nel 1983. Negli stessi anni, 1974, '75, '76, Helene Cixous scrive alcuni dei saggi che le hanno dato maggiore notorieta' soprattutto fuori dalla Francia (in particolare Le Rire de la Meduse (1975) e La jeune nee (1975), insieme a Catherine Clement) e inizia a pubblicare presso le Editions des femmes fondate da Antoinette Fouque nel 1973. Souffles (1975) e' il primo libro pubblicato presso des femmes, seguito quasi subito da La, e Partie nel 1976, Angst (1977), Preparatifs de noces au-dela' de l'abime (1978), e Ananke' (1979). La pubblicazione esclusiva con des femmes e' una scelta politica cui tiene fede fino agli anni piu' recenti. Del 1975 e' anche la pubblicazione della sua prima piece teatrale, Portrait de Dora (una riscrittura del caso Dora di Freud), messa in scena al Theatre d'Orsay con la regia di Simone Benmoussa. In tutti questi scritti e non solo in quelli che maggiormente hanno dato luogo a un intenso dibattito internazionale, si elabora un insieme di riflessioni relative all'interazione fra letteratura, filosofia, e politica, e interrogativi che, partendo dalle implicazioni e dalle dimensioni della differenza sessuale, mettono in gioco la costruzione dell'identita' e della sessualita'. Il 1977 e' l'anno della pubblicazione presso le edizioni des femmes della traduzione francese di La passione secondo G. H. di Clarice Lispector, e la scoperta da parte di Helene Cixous di questa autrice brasiliana cui dedichera' alcuni saggi e testi poetici (tra cui Vivre l'orange, 1979). La lettura di Lispector accompagnera' da allora la sua scrittura e quel lavoro di apprentissage a' la lecture che porta avanti attraverso l'insegnamento. All'inizio degli anni ottanta il governo Barre sopprime il dottorato e il Centre d'Etudes feminines. Come reazione a questa soppressione si organizza una campagna internazionale di sostegno, situazione che per certi aspetti si ripetera', benche' non si arrivi ad una vera e propria cancellazione, nel 1995. Il dottorato ottiene nuovamente l'abilitazione con il governo socialista nel 1982. All'inizio del decennio 1980 Ariane Mnouchkine le chiede di scrivere un testo per il Theatre du Soleil. La piece sara' L'Histoire terrible mais inachevee de Norodom Sianhouk roi du Cambodge, messa in scena nel 1985. La scrittura di quest'opera richiedera' un lungo lavoro di documentazione nonche', per l'autrice, la ricerca di una forma di scrittura teatrale attraverso una stretta collaborazione con la compagnia. Nonostante le otto ore di spettacolo il pubblico risponde con entusiasmo e porta a un successo ancora maggiore l'opera successiva, L'Indiade ou l'Inde de leur reves, messa in scena alla Cartoucherie nel 1987-'88. Le due pieces segnano l'inizio di un impegno comune che continua ancora oggi e che, dopo essere passato per la scrittura del testo di La nuit miraculeuse (1989), film diretto da Ariane Mnouchkine e commissionato dall'Assemblee Nationale in occasione del bicentenario della Dichiarazione dei diritti dell'uomo, ha portato alla rappresentazione di La ville parjure ou le reveil des Erinyes (1994, anno che vede anche la messa in scena di L'Histoire (qu'on ne connaitra jamais), al Theatre de la Ville, con la regia di Daniel Mesguish), alla collaborazione per la creazione collettiva dello spettacolo Et soudain des nuits d'eveil (1997) e infine a Tambours sur la digue, nella stagione 1999-2000. Attraverso il teatro Helene Cixous persegue un lavoro sulla storia contemporanea, e sul rapporto tra teatro e storia, che accompagna e si interseca sempre di piu' con le fictions e la produzione saggistica. Quest'ultima e' molto ampia e varia, ma articoli e conferenze sono stati raccolti solo in minima parte in due volumi in lingua francese pubblicati da des femmes, Entre l'ecriture (1986), e L'heure de Clarice Lispector (1989), e in un volume in lingua inglese, Stigmata. Escaping texts (Routledge, 1998). Dato l'interesse che la sua opera suscita negli Stati Uniti, in Canada e in Inghilterra, vi tiene spesso conferenze e seminari e alcuni saggi vengono pubblicati esclusivamente in lingua inglese. Nel 1990 viene invitata a tenere le Wellek Lectures, poi edite con il titolo Three steps on the ladder of writing (1993). Sempre negli Usa escono anche, nei primi anni novanta, due raccolte di estratti dei seminari francesi, Reading with Clarice Lispector (1990) e Reading the poetics of Blanchot, Joyce, Kafka, Lispector, Tsvetaeva (1992), entrambi a cura di Verena Andermatt Conley. Il percorso letterario di Helene Cixous prosegue dall'inizio degli anni ottanta ad oggi con la pubblicazione di Illa (1980), With ou l'art de l'innocence (1981), Limonade tout etait si infini (1982), Le livre de Promethea (Gallimard, 1983), La bataille d'Arcachon (Quebec, Trois, 1986), Manne aux Mandelstams aux Mandelas (1988), Jours de l'an (1990), L'ange au secret (1991), Deluge (1992), Beethoven a' jamais (1993), La fiancee juive (1995), Messie (1996), OR les lettres de mon pere (1997), Osnabrueck (1999), in un esercizio di scrittura intenso e continuo che non e' l'illustrazione di una posizione teorica o filosofica esplicita, ma e' il suo spazio effettivo di invenzione e di pensiero. Nel 1998 pubblica insieme a Jacques Derrida il volume dal titolo Voiles per l'editore Galilee - che ripropone cosi' due testi scritti per la rivista "Contretemps" (2-3, 1997) - e da quell'anno, a seguito dell'interruzione delle pubblicazioni decisa da des femmes, pubblica presso questa casa editrice. L'incontro con Derrida data dai primi anni sessanta, e la lettura dell'opera derridiana costituisce un riferimento fondamentale per Helene Cixous. Voiles, e i testi di Cixous e di Derrida pubblicati negli atti del convegno Lectures de la difference sexuelle (des femmes, 1994) hanno cominciato solo in anni recenti a rendere piu' visibile la ricchezza e la complessita' di questo scambio. All'inizio del 2000 e' uscito Les reveries de la femmes sauvages, una fiction che come altri piu' brevi testi recenti e' dedicata all'Algeria. Del mese di settembre 2000 e' invece Le jour ou' je n'etais pas la' (Galilee), mentre nel novembre 2000 e' uscito il volume che raccoglie gli atti del convegno di Cerisy-La-Salle, Helene Cixous: croisees d'une oeuvre tenutosi nell'estate del 1998. Nel 2001 l'autrice ha pubblicato un saggio dedicato a Jacques Derrida (Portrait de Jacques Derrida en Jeune Saint Juif, Galilee) e un'opera letteraria Benjamin a' Montaigne. Il ne faut pas le dire (Galilee). Dell'anno successivo, infine, e' il volume intitolato Manhattan (Galilee), l'ultima fiction finora pubblicata. Edizioni italiane: Ritratto di Dora, trad. di Luisa Muraro, Milano, Feltrinelli, 1977; Celle qui ecrit vit, "Nuova corrente", 28, 1981 (in lingua francese); L'approccio di Clarice Lispector, trad. di Nadia Setti, "DWF", 3, 1988; Il teatro del cuore, scelta di testi dedicati al teatro, trad. e cura di Nadia Setti, Parma, Pratiche, 1992; Sangue cattivo, trad. di Maria Nadotti del testo introduttivo a La ville parjure ou le reveil des Erinyes, "Lapis", 31, 1996; Il riso della Medusa, trad. di Catia Rizzati, in Critiche femministe e teorie letterarie, a cura di R. Baccolini, M. G. Fabi, V. Fortunati, R. Monticelli, Bologna, Clueb, 1997; Is a book a tomb?, (inedito in francese) trad. di Monica Fiorini, "Poetiche. Letteratura e altro", 3, 1997; La venuta alla scrittura, trad. di Monica Fiorini, "Studi di Estetica", 17, 1998; Lettera a Zohra Drif (bilingue), trad. di Nadia Setti, "Leggendaria", 14, 1999; La mia Algeriance, "DWF", 1, 1999; Tancredi continua e Apparizioni, trad. di Nadia Setti in Scritture del corpo. Helene Cixous variazioni su un tema, a cura di Paola Bono, Roma, Sossella, 2000; Ostetriche crudeli, trad. di Monica Fiorini, "Autodafe' - Rivista del parlamento internazionale degli scrittori", 1, 2000; L'ultimo quadro o il ritratto di Dio, trad. di Monica Fiorini per il catalogo della mostra Opere d'essere. Oeuvres d'etre. Works of being, Roma, Temple University, ottobre-novembre 2000; Osnabruck, (fiction) trad. e cura di Monica Fiorini, Ferrara, Tufani, 2001. Una versione aggiornata al 2000 di questa biobibliografia e' stata pubblicata in: Helene Cixous, Esordi della scrittura, postfazione di Monica Fiorini, trad. e cura di Adriano Marchetti, Bologna, Il Capitello del Sole, 2001 ("Metaphrasis", 6)". Opere di Helene Cixous: un'ampia bibliografia e' nel n. 619 di questo notiziario. * Hannah Arendt e' nata ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe all'esilio, dapprima e' profuga in Francia, poi esule in America; e' tra le massime pensatrici politiche del Novecento; docente, scrittrice, intervenne ripetutamente sulle questioni di attualita' da un punto di vista rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani; mori' a New York nel 1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti tradotti in italiano e spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo l 'anno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dell'edizione originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951), Comunita', Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Rahel Varnhagen (1959), Il Saggiatore, Milano; Tra passato e futuro (1961), Garzanti, Milano; La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), Feltrinelli, Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunita', Milano; postumo e incompiuto e' apparso La vita della mente (1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di brevi saggi di intervento politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano, 1985. Molto interessanti i carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo 1999). Una recente raccolta di scritti vari e' Archivio Arendt. 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001; Archivio Arendt 2. 1950-1954, Feltrinelli, Milano 2003; cfr. anche la raccolta Responsabilita' e giudizio, Einaudi, Torino 2004. Opere su Hannah Arendt: fondamentale e' la biografia di Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra gli studi critici: Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995; Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona Forti, Vita della mente e tempo della polis, Franco Angeli, Milano 1996; Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt, Milano 1999; Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001. Per chi legge il tedesco due piacevoli monografie divulgative-introduttive (con ricco apparato iconografico) sono: Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999; Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000. 3. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 4. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1203 dell'11 febbraio 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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