La nonviolenza e' in cammino. 1203



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1203 dell'11 febbraio 2006

Sommario di questo numero:
1. Gabriella Freccero presenta "A piu' voci" di Adriana Cavarero
2. Brevi notizie su alcune autrici ed alcuni autori particolarmente
richiamati nel testo che precede
3. La "Carta" del Movimento Nonviolento
4. Per saperne di piu'

1. LIBRI. GABRIELLA FRECCERO PRESENTA "A PIU' VOCI" DI ADRIANA CAVARERO
[Dal sito www.url.it/donnestoria/ riprendiamo la seguente recensione di
Gabriella Freccero del libro di Adriana Cavarero, A piu' voci. Filosofia
dell'espressione vocale, Feltrinelli, Milano 2003.
Gabriella Freccero, nata a Savona nel 1966, impegnata sulle tematiche
pacifiste e del disarmo, sul pensiero e la scrittura delle donne, laureata
in storia ad indirizzo antico con una tesi su "A scuola da Aspasia: uomini e
donne tra retorica e politica nell'Atene del V secolo", ha pubblicato vari
contributi su "Donne e conoscenza storica" (www.url.it/donnestoria), sito
della Comunita' di pratica e riflessione pedagogica e di ricerca storica di
Milano affiliata alla Libreria delle Donne, per cui cura recensioni di libri
su donne e antichita' e sulla filosofia femminista; ha curato le schede di
Aspasia di Mileto, Jane Hellen Harrison, Aphra Behn per il progetto
"Dominae" del sito www.arabafelice.it di Anna Santoro. Collabora con il
bimestrale "La Civetta" di Savona e con la rivista "Leggere donna" di
Luciana Tufani.
Adriana Cavarero e' docente di filosofia politica all'Università di Verona;
dal sito "Feminist Theory Website: Zagreb Woman's Studies Center" ospitato
dal Center for Digital Discourse and Culture at Virginia Tech University
(www.cddc.vt.edu/feminism), copyright 1999 Kristin Switala, riportiamo
questa scheda bibliografica delle sue opere pubblicate in volume: a) libri:
Dialettica e politica in Platone, Cedam, Padova 1974; Platone: il filosofo e
il problema politico. La Lettera VII e l'epistolario, Sei, Torino 1976; La
teoria politica di John Locke, Edizioni universitarie, Padova 1984;
L'interpretazione hegeliana di Parmenide, Quaderni di Verifiche, Trento
1984; Nonostante Platone, Editori Riuniti, Roma1990. (traduzione tedesca:
Platon zum Trotz, Rotbuch, Berlin 1992; traduzione inglese: In Spite of
Plato, Polity, Cambridge 1995, e Routledge, New York 1995); Corpo in figure,
Feltrinelli, Milano 1995; Platone. Lettera VII, Repubblica: libro VI, Sei,
Torino 1995; Tu che mi guardi, tu che mi racconti, Feltrinelli, Milano 1997;
Adriana Cavarero e Franco Restaino (a cura di), Le filosofie femministe,
Paravia, Torino 1999; A piu' voci. Filosofia dell'espressione vocale,
Feltrinelli, Milano 2003. b) saggi in volumi collettanei: "Politica e
ideologia dei partiti in Inghilterra secondo Hume", in Per una storia del
moderno concetto di politica, Cleup, Padova 1977, pp. 93-119; "Giacomo I e
il Parlamento: una lotta per la sovranita'", in Sovranita' e teoria dello
Stato all'epoca dell'Assolutismo, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma
1980, pp. 47-89; "Hume: la politica come scienza", in Il politico. Da Hobbes
a Smith, a cura di Mario Tronti,Feltrinelli, Milano 1982, vol. II, pp.
705-715; "Il principio antropologico in Eraclito", in Itinerari e
prospettive del personalismo, Ipl, Milano 1987, pp. 311-323; "La teoria
contrattualistica nei Trattati sul Governo di John Locke", in Il contratto
sociale nella filosofia politica moderna, a cura di Giuseppe Duso, Il
Mulino, Bologna 1987, pp. 149-190; "Per una teoria della differenza
sessuale", in Diotima. Il pensiero della differenza sessuale, La Tartaruga,
Milano 1987, pp. 43-79. (traduzioen tedesca: "Ansatze zu einer Theorie der
Geschlechterdifferenz", in Diotima. Der Mensch ist Zwei, Wiener
Frauenverlag, Wien 1989); "L'elaborazione filosofica della differenza
sessuale", in La ricerca delle donne, Rosenberg & Sellier, Torino 1987, pp.
173-187. (traduzione inglese: "The Need for a Sexed Thought", in Italian
Feminist Thought, ed. by S. Kemp and P. Bono, Blackwell, Oxford 1991);
"Platone e Hegel interpreti di Parmenide", in La scuola Eleatica,
Macchiaroli, Napoli 1988, pp. 81-99; "Dire la nascita", in Diotima. Mettere
al mondo il mondo, La Tartaruga, Milano 1990, pp. 96-131. (traduzione
spagnola: "Decir el nacimiento", in Diotima. Traer al mundo el mundo, Icaria
y Antrazyt, Barcelona 1996); "Die Perspective der Geschleterdifferenz", in
Differenz und Gleicheit, Ulrike Helmer Verlag, Frankfurt 1990, pp. 95-111;
"Equality and Sexual Difference: the Amnesias of Political Thought", in
Equality and Difference: Gender Dimensions of Political Thought, Justice and
Morality, edited by G. Bock and S. James, Routledge, London 1991, pp.
187-201; "Il moderno e le sue finzioni", in Logiche e crisi della modernita,
a cura di Carlo Galli, Il Mulino, Bologna 1991, pp. 313-319; "La tirannia
dell'essere", in Metamorfosi del tragico fra classico e moderno, a cura di
Umberto Curi, Laterza, Rma-Bari 1991, pp. 107-122; "Introduzione" a: B.
Head, Una questione di potere, El, Roma 1994, pp. VII-XVIII; "Forme della
corporeita'", in Filosofia, Donne, Filosofie, Milella, Lecce 1994, pp.
15-28; "Figures de la corporeitat", Saviesa i perversitat: les dones a la
Grecia Antiga, coordinacio de M. Jufresa, Edicions Destino, Barcelona 1994,
pp. 85-111; "Un soggetto femminile oltre la metafisica della morte", in
Femminile e maschile tra pensiero e discorso, Labirinti 12, Trento, pp.
15-28; "La passione della differenza", in Storia delle passioni, a cura di
Silvia Vegetti Finzi, Laterza, Roma-Bari 1995, pp. 279-313; "Il corpo e il
segno. Un racconto di Karen Blixen", in Scrivere, vivere, pensare, a cura di
Francesca Pasini, La Tartaruga, Milano 1997, pp. 39-50; "Schauplatze der
Einzigartigkeit", in Phaenomenologie and Geschlechterdifferenz, edd. Silvia
Stoller und Helmuth Vetter, WUV-Universitatsverlag, Wien 1997, pp. 207-226;
"Il pensiero femminista. Un approccio teoretico", in Le filosofie
femministe, a cura di Franco Restaino e Adriana Cavarero, Paravia, Torino
1999, pp. 111-164; "Note arendtiane sulla caverna di Platone", in Hannah
Arendt, a cura di Simona Forti, Bruno Mondadori, Milano 1999, pp. 205-225]

Ascoltare la voce umana e' una delle esperienze piu' comuni che si possano
fare; siamo abituati a riconoscere una persona dalla sua voce, anche se non
ci appare di fronte; la voce ci permette di riconoscere l'individuo non meno
del suo aspetto fisico. Perche' allora di questa esperienza talmente diffusa
da apparire banale c'e' una tematizzazione scarsissima in ambito letterario,
e ancor meno se ne trova nel discorso filosofico?
Adriana Cavarero indaga il rapporto tra la voce e la filosofia, iniziando
non a caso non dalla filosofia, ma dalla narrativa. Ricorda come in un
racconto di Calvino un re vive inchiodato al proprio trono in continuo
ascolto dei suoi sottoposti, abita in un fantastico palazzo a forma di
orecchio fatto proprio a somiglianza dell'organo dell'udito, gli ambienti
assomigliano a timpani, chiocciole, labirinti; i servitori lo sanno e tutti
i loro discorsi sono improntati al massimo conformismo. Sentendo per caso da
una finestra una voce di donna cantare, il re si ritrova a provare un
piacere sconosciuto ed a fantasticare sul vero volto della cantante
misteriosa. Non gli importa la bellezza della canzone, ma della voce. Egli
si concentra sull'aspetto vocale di cio' che sente, non sull'aspetto
semantico. E' tentato di duettare con la cantante, ma alla prova pratica si
rivela afasico, muto. La voce, capace di svelare la reale identita' di chi
parla, non trova piu' modo di esprimersi in chi si e' totalmente
identificato col potere; il re non ha piu' voce per cantare, in quanto e'
ormai ridotto a puro strumento di controllo del suo stesso potere, vuoto e
inutile: se la voce esprime il chi e' di ciascuno; il re non e'
letteralmente piu' nessuno. Calvino lega il tema dell'ontologia, direbbe la
filosofia, al tema dell'unicita', riconoscendo alla singola voce umana la
capacita' di esprimere la vera identita' di chi parla.
La tradizione filosofica ha invece ampiamente ignorato la vocalita' in
quanto espressione dell'unicita', fondando l'ontologia sul concetto astratto
di Uomo e tralasciando il dato reale e immediato che ogni essere umano e'
diverso profondamente da ciascun altro che e', e' stato e sara'. Cosi' ha
ignorato anche la differenza sessuale dei soggetti, riducendo il femminile
ad un sottogenere del maschile, inventando come comodo paravento
l'inesistente categoria del neutro e dell'universale. Cavarero ripercorre le
origini di questa cancellazione, risalente gia' sicuramente al pensiero
greco e a Platone, ricostruendone le molteplici implicazioni linguistiche,
filosofiche, politiche.
*
La prima parte del libro si intitola Come il logos perse la voce:
inizialmente, infatti, la possedeva. Il tema della vocalita' era ancora
decisamente presente nei racconti della mitologia greca, il pensiero
selvaggio che precede la nascita della filosofia.
Le Sirene innanzitutto, certo; antiche profetesse nella primigenia forma di
donne-uccello con cui sono rappresentate sui vasi attici - prima che
donne-pesce come vuole l'immaginario posteriore - che Ulisse vuole ascoltare
anche se sa che la fascinazione del loro canto lo puo' condurre a morte;
esse ammaliano i loro ascoltatori per un ben definito motivo, poiche' come
ricorda Socrate citando Omero cantano a ciascuno secondo la natura di chi
ascolta; riconoscono l'unicita' dell'interlocutore e modulano il canto a
seconda di questa. Il loro canto non e' inizialmente solo vocalico, come
vorra' la tradizione posteriore, ma con un contenuto adatto ai vari
ascoltatori.
Circe accoglie Ulisse e i suoi compagni cantando dall'interno della sua
casa, ed e' per gli sparuti naufraghi prima una voce che un volto; anche le
Muse ispiratrici dei poeti sono in origine divinita' oracolari la cui
funzione e' cantare i giorni mitici, e sono fonte di verita' perche' hanno
assistito e rivivono continuamente gli avvenimenti che raccontano. Alla
ninfa Eco tocca un destino puramente vocale, in quanto cio' che ripete non
ha piu' contenuto semantico.
Nella Grecia primordiale, prima della nascita degli dei olimpici, la
volonta' della divinita' si esprimeva come un soffio o vapore proveniente
dalla terra, a Delfi come in altri santuari. L'antico pensiero greco
riconosce quindi alla voce l'appartenenza al femminile, codice secondo cui
ancora oggi la interpretiamo.
*
Ma e' nell'antica cultura ebraica che la potenza divina e' soprattutto voce:
ruah, respiro, e qol, voce potente e tonante di Jahve', che nella traduzione
greca dei settanta sono tradotti come pneuma e fone'.
Alcuni pensatori di cultura ebraica, tra cui Levinas, Arendt, Buber,
Rosenzweig, che hanno tentato una critica all'idea di metafisica,
rintracciano nella Bibbia un'attenzione al tema dell'unicita', ma ancora non
arrivano a tematizzare la voce come elemento distintivo dell'unico.
Per Levinas l'unicita' dell'umano e' significata dal volto altrui;
l'orizzonte della relazione e' lo scambio vocale, ma predomina ancora
l'elemento visivo. Il volto parla, ma non ancora la voce. Levinas distingue
chiaramente il Dire dal Detto; "il dire" e' il puro atto di parlarsi tra
esseri, "il detto" tutto l'ordine intelligibile espressione dell'ordine
fisico degli oggetti, il discorso filosofico regolato e codificato dove e'
impossibile rintracciare chi esattamente parla o si parla.
Tra chi si parla avviene pero' una messa in comune del respiro, emesso dal
parlante e respirato dall'ascoltatore, che Levinas chiama pneumatismo;
discendente della ruah biblica, il respiro coinvolge l'ambito del sensibile,
anche se non diventa ancora respiro con suono, voce.
*
Il pensiero greco prende invece direttamente il toro per le corna; nel
definire il logos, lo separa con estrema attenzione dalla fone'. Per
Aristotele il logos e' fone' semantike', discorso dotato di significato; il
che distingue l'uomo dalla pericolosa vicinanza al mondo animale,
ricchissimo di fone' ma disgraziatamente privo di significato. La voce senza
significato e' gerarchicamente posta piu' in basso, nel mondo animale,
piuttosto che, come nella tradizione giudaica, piu' in alto (voce di Dio).
Il lavoro principale e' svolto dalla mente, che organizza e ordina i
concetti; la voce come una buona ancella si presta a essere veicolo corporeo
necessario alla comunicazione ma non indispensabile al lavorio della mente.
Il senso predominante da cui la speculazione filosofica greca trae origine
e' piuttosto quello della vista. Il pensiero vede gli oggetti reali e ne
ri-crea una vita astratta, generale; il gergo filosofico attinge largamente
dal campo semantico del vedere; cosi' chiama il vero alethes, cio' che non
e' in ombra, che la luce illumina; idein e' sapere ma anche vedere (sapere
per avere visto); le ideai platoniche sono le visibili. Theorein e' guardare
e contemplare con la mente.
L'ambizione della metafisica e' contemplare in eterno una realta' immutabile
e disfarsi dell'incomodo problema della comunicazione e del vocalico.
Ma chi guarda ? La mente del filosofo che contempla le idee sembra un teatro
vuoto e gelido in cui nessuno guarda e contempla. Non c'e' un chi, non c'e'
nessuno, uno che abbia un volto e una voce. C'e' la mente del filosofo.
Ossia, un teatro vuoto.
Eppure i Greci piu' antichi, come testimoniato nei poemi omerici,
individuavano la sede del pensiero nei polmoni ed nel respiro. Lo studio di
Onians evidenzia che si riteneva a quel tempo che il pensiero risiedesse
nelle phrenes (il petto vicino alla zona dei polmoni), contenenti la
sostanza aerea del thumos, esalazione del sangue la' residente, e che questa
credenza accomunasse i Greci con molte culture arcaiche. La mente arcaica
individua piuttosto il cervello come sede della psyche' nel senso del soffio
generativo. Lo sperma viene infatti creduto una produzione della materia
cerebrale cui somiglia anche per consistenza, soffiato fuori dal maschio
dopo essere passato dalla spina dorsale. Platone nel Timeo conosce questa
accezione di psyche' e la distingue da quella piu' nobile ed immateriale che
crea il pensiero.
Platone ha un compito ingrato: per eliminare dalla filosofia i troppo
sensibili e piacevoli stimoli uditivi deve devocalizzare prima o poi il suo
mitico maestro, Socrate. Lo fa, senza troppo rammarico ma cercando di
intervenire con la massima circospezione, nel finale del Simposio fatto
recitare ad Alcibiade. Qui lo scapestrato giovane paragona Socrate ai sileni
e a Marsia; i primi sono divinita' suonatrici di flauto, il satiro Marsia
entro' in gara musicale con lo stesso dio Apollo e fini' spellato vivo dallo
stesso.
Socrate e' ancora il filosofo che crea discorsi belli e affascinanti a
udirsi, il suo potere di convinzione passa ancora per il registro sonoro.
Per Platone i discorsi socratici hanno un dentro e un fuori come le
statuette dei sileni; l'involucro esterno vocalico e' da buttare, mentre
l'interno e' meraviglioso e divino, puro contenuto concettuale.
Anche Omero, autorita' indiscussa del mondo poetico, viene rifiutato in
questo senso, come tutto il registro poetico e retorico.
Anche Havelock concorda che Platone rifiuta l'epica soprattutto per
eliminare l'elemento di godimento e di passione della sfera sonora; ma anche
la scuola di ricerca che si e' concentrata sull'oralita' non ha sviluppato
il tema dell'unicita' della voce.
*
Dopo l'operazione compiuta alle origini della filosofia occidentale, alle
donne rimane l'involucro sonoro rifiutato dagli uomini: le donne cioe' per
antonomasia cantano, visto che non possono filosofare e legare la propria
voce al senso. Si identificano con essa come la cantante Pellegrina Leoni
creata da Karen Blixen; perdendo la voce di soprano a seguito delle lesioni
riportate nell'incendio di un teatro, essa decide di cambiare identita', e
di averne molte e nessuna. La protagonista del film Lezioni di piano, di
Jane Campion, rimasta muta dopo un incidente, comunica al mondo tramite la
figlia e il suo pianoforte.
Nel melodramma ottocentesco si compie una strana vittoria della voce,
corrispondente all'elemento femminile; la passionalita' del canto e
l'importanza del ruolo della primadonna si contrappone bizzarramente al
contenuto sempre misogino delle pieces, dove l'eroina e' una personalita'
deviante destinata alla sconfitta, ma il cui riscatto sorprendentemente
avviene mentre essa canta, o perche' essa canta.
La prevalenza del vocalico sul significato permette in questo genere di
fruire di opere in lingua straniera anche da parte di ascoltatori che non
capiscono parola per parola cio' che sentono, ma capiscono il significato
profondo del canto.
*
Autrici come Julia Kristeva ed Helene Cixous hanno fondato in chiave
psicoanalitica le loro poetiche sul tentativo di ristabilire scrivendo il
godimento del testo eliminato da Platone, ritrovando a contatto con la voce
il piacere provato da bambini dall'udire la lingua della madre. Kristeva
elabora il concetto di chora semiotica, un luogo che innanzitutto e' uno
spazio di relazione tra madre e bambino dove i soggetti non sono ben
differenziati e dove il bambino puo' scambiare comunicazione e affetto senza
comunicare nulla sul piano semantico. Kristeva prende a prestito il termine
chora dal Timeo platonico, dove parlando dell'universo, il filosofo lo
descrive come opera di un demiurgo che deve plasmare una materia informe sul
modello delle idee eterne; il materiale da plasmare e' appunto la chora, che
pero' in Kristeva assume il carattere di un indistinto sonoro piu' che
materiale.
Cixous parte anch'essa dalla primitiva lingua materna; ricorda che voleva
goderne mentre mangiava, a pena di non toccare cibo, tanto rappresentava per
lei un nutrimento essenziale. Essa intende creare una lingualatte
(languelait) che oltrepassi i limiti del simbolico di segno patriarcale.
Lingua che liberamente fluisce, deborda e si fa materia, corpo narrante,
musicalita' gratuita e abbondante, dolce come il latte materno. Il senso si
libera in una musicalita' che non e' disordine, tanto da farle dire che la
verita' che cosi' si esprime canta intonata. Ecriture feminine e' allora
scrittura che libera questo senso musicale e materno, con la complicazione
per l'autrice di essere un'ebrea francese nata in Algeria e di madre
tedesca. Il francese in cui scrive e' per lei lingua dei dominatori, il
tedesco la lingua materna, con l'influenza ebraica della vocalita' nel
divino vista in precedenza come soffio e voce tonante di Dio.
Implicazioni politiche della parola: e' la parola che fonda la comunita'
politica, l'atto del parlarsi? Per Aristotele il logos politico e'
soprattutto un sistema di significati e di regole che lega a se' i parlanti
della comunita', l'accento essendo posto ancora una volta sul detto piu' che
sul dire; condividendo una comunita' linguistica, i cittadini della polis
possono condividere anche una comunita' politica. Per Arendt invece non
importa tanto ne' il sistema delle regole condiviso ne' i contenuti del
parlare politico, quanto il fatto che parlandosi gli individui comunicano la
loro unicita' al mondo. L'identita' di ciascuno non e' rivelata ne'
rivelabile all'individuo se non in chiave religiosa (solo Dio puo' rivelare
all'uomo il suo chi e', come crede Agostino); il senso dell'esistenza in
questo mondo e' pero' esperibile per l'uomo nell'agire politicamente, cioe'
nel parlarsi di ciascuno con gli altri.
Per Arendt il Dire conta piu' che non il Detto; percio' ogni politica, anche
democratica, che si rivolga all'Uomo astratto non sara' mai veramente tale;
solo privilegiando il registro della relazione e il riconoscimento
dell'unicita' degli esseri puo' fondarsi una vera comunita' politica.
*
Le implicazioni di una politica che tenga conto della voce sono molteplici:
da un lato si risolve in modo radicale la contraddizione tra la visione
aristotelica della comunita' politica come naturale tendenza alla coesione
degli individui (zoon politikon) e la moderna teoria contrattualistica per
cui gli umani, tendenzialmente autosufficienti, stabiliscono per contratto
le regole di vita associata; se la politica e' fatta da soggetti che si
parlano, e' impensabile per la politica prescindere dalla relazione. Una
politica basata sulla relazione dei parlanti non potrebbe essere gerarchica
o discriminatrice: tutti e tutte senza dubbio hanno il
diritto/dovere/possibilita' di espressione. Una politica giocata sulla
relazione delle voci escluderebbe i rischi di un sempre possibile ritorno
del totalitarismo o di dottrine che riducono l'umanita' a massa, mentre
ciascuno sarebbe chiamato ad esprimersi senza delegare ad altri (cosa un
tempo impensabile ma con le moderne tecnologie informatiche non piu'
soltanto futuribile).
Nel momento storico attuale dove tutte le categorie tradizionali della
politica (stato, nazione, cittadinanza, rappresentanza) sono da ripensare,
una politica fondata sulla voce di chi si parla appare adeguata a gestire i
fenomeni globali e gli scenari impensati che si sono costituiti; un esempio
di questa forma politica esiste gia' nella pratica della differenza sessuale
che il femminismo, anche e soprattutto quello italiano, ha messo a
disposizione di tutti e di tutte.

2. MATERIALI. BREVI NOTIZIE SU ALCUNE AUTRICI ED ALCUNI AUTORI
PARTICOLARMENTE RICHIAMATI NEL TESTO CHE PRECEDE

Emmanuel Levinas e' nato a Kaunas in Lituania il 30 dicembre 1905 ovvero il
12 gennaio 1906 (per la nota discrasia tra i calendari giuliano e
gregoriano). "La Bibbia ebraica fin dalla piu' giovane eta' in Lituania,
Puskin e Tolstoj, la rivoluzione russa del '17 vissuta a undici anni in
Ucraina. Dal 1923, l'Universita' di Strasburgo, in cui insegnavano allora
Charles Blondel, Halbwachs, Pradines, Carteron e, più tardi, Gueroult.
L'amicizia di Maurice Blanchot e, attraverso i maestri che erano stati
adolescenti al tempo dell'affaire Dreyfus, la visione, abbagliante per un
nuovo venuto, di un popolo che eguaglia l'umanita' e d'una nazione cui ci si
può legare nello spirito e nel cuore tanto fortemente che per le radici.
Soggiorno nel 1928-1929 a Friburgo e iniziazione alla fenomenologia gia'
cominciata un anno prima con Jean Hering. Alla Sorbona, Leon Brunschvicg.
L'avanguardia filosofica alle serate del sabato da Gabriel Marcel.
L'affinamento intellettuale - e anti-intellettualistico - di Jean Wahl e la
sua generosa amicizia ritrovata dopo una lunga prigionia in Germania; dal
1947 conferenze regolari al Collegio filosofico che Wahl aveva fondato e di
cui era animatore. Direzione della centenaria Scuola Normale Israelita
Orientale, luogo di formazione dei maestri di francese per le scuole dell'
Alleanza Israelita Universale del Bacino Mediterraneo. Comunita' di vita
quotidiana con il dottor Henri Nerson, frequentazione di M. Chouchani,
maestro prestigioso - e impietoso - di esegesi e di Talmud. Conferenze
annuali, dal 1957, sui testi talmudici, ai Colloqui degli intellettuali
ebrei di Francia. Tesi di dottorato in lettere nel 1961. Docenza
all'Universita' di Poitiers, poi dal 1967 all'Universita' di
Parigi-Nanterre, e dal 1973 alla Sorbona. Questa disparato inventario e' una
biografia. Essa e' dominata dal presentimento e dal ricordo dell'orrore
nazista (...)" (Levinas, Signature, in Difficile liberte'). E' scomparso a
Parigi il 25 dicembre 1995. Tra i massimi filosofi contemporanei, la sua
riflessione etica particolarmente sul tema dell'altro e' di decisiva
importanza. Opere di Emmanuel Levinas: segnaliamo in particolare En
decouvrant l'existence avec Husserl et Heidegger (tr. it. Cortina);
Totalite' et infini (tr. it. Jaca Book); Difficile liberte' (tr. it.
parziale, La Scuola); Quatre lectures talmudiques (tr. it. Il Melangolo);
Humanisme de l'autre homme; Autrement qu'etre ou au-dela' de l'essence (tr.
it. Jaca Book); Noms propres (tr. it. Marietti); De Dieu qui vient a' l'idee
(tr. it. Jaca Book); Ethique et infini (tr. it. Citta' Nuova); Transcendance
et intelligibilite' (tr. it. Marietti); Entre-nous (tr. it. Jaca Book). Per
una rapida introduzione e' adatta la conversazione con Philippe Nemo
stampata col titolo Ethique et infini. Opere su Emmanuel Levinas: Per la
bibliografia: Roger Burggraeve, Emmanuel Levinas. Une bibliographie premiere
et secondaire (1929-1985), Peeters, Leuven 1986. Monografie: S. Petrosino,
La verita' nomade, Jaca Book, Milano 1980; G. Mura, Emmanuel Levinas,
ermeneutica e separazione, Città Nuova, Roma 1982; E. Baccarini, Levinas.
Soggettivita' e infinito, Studium, Roma 1985; S. Malka, Leggere Levinas,
Queriniana, Brescia 1986; Battista Borsato, L'alterita' come etica, EDB,
Bologna 1995; Giovanni Ferretti, La filosofia di Levinas, Rosenberg &
Sellier, Torino 1996; Gianluca De Gennaro, Emmanuel Levinas profeta della
modernita', Edizioni Lavoro, Roma 2001. Tra i saggi, ovviamente non si puo'
non fare riferimento ai vari di Maurice Blanchot e di Jacques Derrida (di
quest'ultimo cfr. il grande saggio su Levinas, Violence et metaphysique, in
L'ecriture et la difference, Editions du Seuil, Parigi 1967). In francese
cfr. anche Marie-Anne Lescourret, Emmanuel Levinas, Flammarion; François
Poirie', Emmanuel Levinas, Babel. Per la biografia: Salomon Malka: Emmanuel
Levinas. La vita e la traccia, JacaBook, Milano 2003.
*
Eric A. Havelock (1903-1988), docente all'universita' di Harvard, il suo
lavoro sul rapporto tra cultura orale e civilta' della scrittura ha
costituito un contributo di fondamentale importanza in molti ambiti di
studi. David D. Olson e Nancy Torrance, nella prefazione al libro di AA. VV.
Alfabetizzazione e oralita', Raffaello Cortina Editore, Milano 1995, da loro
curato (libro che si apre con un'epigrafe alla memoria di Havelock), lo
ricordano con le seguenti parole che ci piace qui riportare: "Havelock fu
tra i primi a riconoscere che la scrittura contribui' alla modificazione dei
modelli di organizzazione sociale, alla creazione di una nuova
consapevolezza del linguaggio e della mente e a quel tipo di riflessione
introspettiva che noi 'moderni' diamo per scontato. Fu un pensatore
originale, tra i fondatori dello studio dell'oralita' e
dell'alfabetizzazione, e ci piace dedicare alla sua memoria questo libro".
Tra le opere di Eric A. Havelock: Cultura orale e civilta' della scrittura.
Da Omero a Platone, Laterza, Roma-Bari 1973, 1995 (nell'edizione originale:
Preface to Plato, Harvard University Press, Cambridge, Massachusetts 1963);
Dike. La nascita della cosicenza, Laterza, Roma-Bari 1983; (a cura di, con
Jackson P. Hershbell), Arte e comunicazione nel mondo antico. Guida storica
e critica, Laterza, Roma-Bari 1981, 1992; La Musa impara a scrivere.
Riflessioni sull'oralita' e l'alfabetismo, Laterza, Roma-Bari 1987, 1995.
*
Julia Kristeva e' nata a Sofia in Bulgaria nel 1941, si trasferisce a Parigi
nel 1965; studi di linguistica con Benveniste; intensa collaborazione con
Sollers e la rivista "Tel Quel"; impegnata nel movimento delle donne,
psicoanalista, ha dedicato una particolare attenzione alla pratica della
scrittura ed alla figura della madre; e' docente all'Universita'  di Paris
VII. Opere di Julia Kristeva: tra quelle tradotte in italiano segnaliamo
particolarmente: Semeiotike', Feltrinelli, Milano; Donne cinesi,
Feltrinelli, Milano; La rivoluzione del linguaggio poetico, Marsilio,
Venezia; In principio era l'amore, Il Mulino, Bologna; Sole nero,
Feltrinelli, Milano; Stranieri a se stessi, Feltrinelli, Milano;  I samurai,
Einaudi, Torino; Colette, Donzelli, Roma. In francese: presso Seuil:
Semeiotike', 1969, 1978; La revolution du langage poetique, 1974, 1985; (AA.
VV.), La traversee des signes, 1975; Polylogue, 1977; (AA. VV.), Folle
verite', 1979; Pouvoirs de l'horreur, 1980, 1983; Le langage, cet inconnu,
1969, 1981; presso Fayard: Etrangers a nous-memes, 1988; Les samourais,
1990; Le vieil homme et les loups, 1991; Les nouvelles maladies de l'ame,
1993; Possessions, 1996; Sens et non-sens de la revolte, 1996; La revolte
intime, 1997; presso Gallimard, Soleil noir, 1987; Le temps sensible, 1994;
presso Denoel: Histoires d'amour, 1983; presso Mouton, Le texte du roman,
1970; presso le Editions des femmes, Des Chinoises, 1974; presso Hachette:
Au commencement etait l'amour, 1985. Dal sito dell'Enciclopedia multimediale
delle scienze filosofiche (www.emsf.rai.it) riprendiamo la seguente scheda:
"Julia Kristeva e' nata il 24 giugno 1941 a Silven, Bulgaria. Nel 1963 si
diploma in filologia romanza all'Universita' di Sofia, Bulgaria. Nel 1964
prepara un dottorato in letteratura comparata all'Accademia delle Scienze di
Sofia; nel 1965 ottiene una borsa di studio nel quadro di accordi
franco-bulgari e dopo il 1965 prosegue gli studi e il lavoro di ricerca in
Francia all'Ecole Pratique des Hautes Etudes. Nel 1968 consegue il dottorato
sotto la direzione di Lucien Goldmann (con Roland Barthes e J. Dubois).
Sempre nel 1968 e' eletta segretario generale dell'Association
internationale de semiologie ed entra nel comitato di redazione del suo
organo, la rivista 'Semiotica'. Nel 1973 consegue il dottorato di stato in
lettere sotto la direzione di J. C. Chevalier. Dal 1967 al 1973 e'
ricercatrice al Cnrs di linguistica e letteratura francese, al Laboratoire
d'anthropologie sociale, al College de France e all'Ecole des Hautes Etudes
en sciences sociales. Nel 1972 tiene un corso di linguistica e semiologia
all'Ufr di Letteratura, scinze dei testi e documenti dell'Universita' Paris
VII 'Denis Diderot'. E' nominata direttore del Dea di Etudes Litteraires.
Nel 1974 viene eletta Permanent visiting professor al Dipartimento di
letteratura francese della Columbia University, New York. Nel 1988 e'
responsabile del Draps (Diplome de recherches approfondies en
psycopathologie et semiologie). Nel 1992 e' nominata direttore della Scuola
di dottorato "Langues, litteratures et civilisations, recherches
transculturelles: monde anglophone - monde francophone", all'Universita' di
Paris VII 'Denis Diderot' e Permanent Visiting Professor al Dipartimento di
Letteratura comparata dell'Universita' di Toronto, Canada. Nel 1993 e'
nominata membro del comitato scientifico, che affianca il ministro
dell'educazione nazionale. Attualmente e' professoressa all'Universita'
Paris VII 'Denis Diderot'. Dal 1978 dopo una psicoanalisi personale e una
analisi didattica presso l'Institut de psychanalyse, esercita come
psicoanalista. Gli interessi scientifici di Julia Kristeva vanno dalla
linguistica alla semiologia, alla psicoanalisi, alla letteratura del XIX
secolo. Esponente di spicco della corrente strutturalista francese e in
particolare del gruppo di 'Tel Quel', che ha sviluppato in Francia le
ricerche iniziate dai formalisti russi negli anni Venti e continuate dal
Circolo linguistico di Praga e da Jakobson, Julia Kristeva ritiene che la
semiotica sia la scienza pilota nel campo delle cosiddette 'scienze umane'.
Pervenuta oggi a un'estrema formalizzazione, in cui la nozione stessa di
segno si dissolve, la semiotica si deve rivolgere alla psicoanalisi per
rimettere in questione il soggetto senza di cui la lingua come sistema
formale non si realizza nell'atto di parola, indagare la diversita' dei modi
della significazione e le loro trasformazioni storiche, e costituirsi infine
come teoria generale della significazione, intesa non come semplice
estensione del modello linguistico allo studio di ogni oggetto fornito di
senso, ma come una critica del concetto stesso di semiosi. Opere di Julia
Kristeva: Semeitike'. Recherche pour une semanalyse, Seuil, Paris l969; Le
texte du roman, Mouton, La Haye l97l; La revolution du language poetique.
L'avant-garde a' la fin du XIX siecle: Lautreamont et Mallarme', Seuil,
Paris l974; Des chinoises, Editions des femmes, Paris l974; Polylogue,
Seuil, Paris l977; Pouvoirs de l'horreur. Essai sur l'abjection, Seuil,
Paris l980; Le language, cet inconnu. Une initiation a' la linguistique,
Seuil, Paris l98l; Soleil noir. Depression et melancolie, Gallimard, Paris
l987; Les Samourais, Fayard, Paris l990; Le temps sensible. Proust et
l'experience litteraire, Gallimard, Paris l994. Numerosi articoli di Julia
Kristeva sono apparsi sulle riviste 'Tel Quel', 'Languages', 'Critique',
'L'Infini', 'Revue francaise de psychanalyse', 'Partisan Review', 'Critical
Inquiry' e molte altre. Tra le opere della Kristeva tradotte in italiano,
ricordiamo: Semeiotike'. Ricerche per una semanalisi, Feltrinelli, Milano
l978; La rivoluzione del linguaggio poetico, Marsilio, Venezia 1979; Storia
d'amore, Editori Riuniti, Roma 1985; Sole nero. Depressione e melanconia,
Feltrinelli, Milano l986; In principio era l'amore. Psicoanalisi e fede, Il
Mulino, Bologna 1987; Stranieri a se stessi, Feltrinelli, Milano; Poteri
dell'orrore, Spirali/Vel, Venezia; I samurai, Einaudi, Torino 1991; La donna
decapitata, Sellerio, Palermo 1997".
*
Helene Cixous, nata a Orano in Algeria nel 1938, docente universitaria a
Parigi, fondatrice del Centre des Etudes Feminines, scrittrice, drammaturga,
critica, pensatrice e militante per i diritti. Dal sito www.tufani.it (che
propone anche altri utilissimi materiali sull'autrice e non solo) estraiamo
questa utile notizia biobibliografica su Helene Cixous: "Helene Cixous nasce
a Orano, in Algeria, il 5 giugno 1937 da una famiglia ebrea che discende da
due differenti linee di diaspora. Gli antenati della madre sono
cecoslovacchi, austriaci, tedeschi, gli antenati del padre sono arrivati in
Africa dalla Spagna. Nella famiglia paterna si parla lo spagnolo, il
francese dei colonizzatori europei, l'arabo. Nella famiglia materna si parla
tedesco, una lingua che Helene Cixous dovra' in seguito riconquistare.
Questa breve mappa di orientamento nelle sette patrie e nelle sette lingue
sempre gia' perdute, come le chiama in Jours de l'an (des femmes, 1990)
disegna, piu' che lo spazio di un radicamento, una rete di spostamenti dove
domina la tensione tra il radicamento e lo sradicamento. Nella sua opera
l'autrice esprime questa tensione non nella forma dell'esilio, e della
nostalgia che lo accompagna, ma come possibilita' di movimento e capacita'
di riconoscere e rispettare le differenze. L'errare cixousiano tra luoghi e
parole che giungono da tutti i punti cardinali implica una potenzialita' di
incontro e di scambio, diventa il mobile punto di vista dal quale si puo'
guardare alle molte forme di "cattivo radicamento" e alle distruzioni che le
accompagnano. L'infanzia di Helene Cixous coincide con gli anni della
seconda guerra mondiale, l'epoca dei nazionalismi e dell'antisemitismo che
colpisce la famiglia a nord ma anche a sud (durante il governo di Vichy
perdono la cittadinanza francese, ottenuta con il decreto Cremieux solo nel
1870, e il padre non puo' piu' esercitare la professione medica). In seguito
e' la guerra d'Algeria, che scatena altri nazionalismi e altri razzismi, ad
allontanare la famiglia da Orano, citta' dove Helene Cixous non e' in
seguito piu' tornata. Il padre muore nel 1948, e la madre diventa ostetrica
ed esercita la sua professione nelle bidonville di Algeri per diversi anni
anche dopo la partenza della figlia. E' tuttavia espulsa definitivamente nel
1971. Helene Cixous giunge invece in Francia nel 1955, e la', come dice in
una lunga intervista a Mireille Calle-Gruber (Photos de racines, Paris, des
femmes, 1994), adotta una nazionalita' immaginaria che e' la nazionalita'
letteraria. A Parigi, in una situazione completamente diversa rispetto agli
anni algerini, non e' piu' l'appartenenza alla comunita' ebraica ad essere
in primo piano, ma il fatto di apprendere bruscamente che "ma verite'
inacceptable dans ce monde etait mon etre femme" [la mia verita'
inaccettabile in questo mondo era il mio essere donna] (op.cit.); "juifemme"
come scrivera' all'inizio degli anni settanta. Tale verita' inaccettabile in
questo mondo implica a sua volta - come l'errare della famiglia - una
complessa forma di continuita' con la scrittura. A partire dagli anni
settanta infatti il suo nome e i suoi scritti, sempre piu' numerosi, saranno
associati al dibattito sulla differenza sessuale e l'"ecriture feminine".
Nel corso degli anni sessanta Helene Cixous intraprende una ricerca di
dottorato dedicata a James Joyce (L'exil de James Joyce ou l'art du
remplacement, Grasset, 1969) e una carriera universitaria che la mette
presto a confronto con l'istituzione e con le critiche che si levano contro
di essa. Nel 1968 partecipa alla creazione di una universita' sperimentale a
Vincennes. Il consiglio cui da' vita per la fondazione di quella che e' oggi
Paris VIII - Vincennes si propone di trasformare l'Universita' francese in
modo durevole. Varie cattedre sono affidate a scrittori e scrittrici, tra
cui Michel Deguy, Michel Butor, Lucette Finas, o a innovatori nel campo
della critica e della teoria letteraria, come Gerard Genette, Jean-Pierre
Richard, Tzvetan Todorov, e della filosofia, come Michel Foucault, Michel
Serres e Gilles Deleuze. A Serge Leclaire e' affidata l'organizzazione del
primo dipartimento di psicanalisi in Francia. Nel 1969 pubblica il suo primo
testo letterario, Dedans (Grasset), e contemporaneamente inizia a insegnare
letteratura inglese a Paris VIII. La fine del decennio 1960 e la prima meta'
del successivo rappresenta un periodo intenso e ricco di mutamenti. Nel 1970
partecipa alla fondazione, insieme a Genette e Todorov, della rivista
"Poetique", sulla quale pubblichera' saggi dedicati, tra gli altri, a Freud,
Poe, Hoffmann e Joyce raccolti poi in volume (Prenoms de personne, Seuil,
1974). Nello stesso tempo prende anche attivamente parte al Gip (Groupe
Information Prison), con Foucault, e, dopo la scoperta del lavoro teatrale
della compagnia di Ariane Mnouchkine, propone a Foucault di associare il
Theatre du Soleil al Gip. La collaborazione con la compagnia porta alla
presentazione di brevissimi spettacoli davanti alle prigioni, sempre
interrotti dall'intervento della polizia. La fondazione del dottorato in
Etudes feminines a Paris VIII e' del 1974; si tratta del primo centro di
questo tipo in Europa e la sua creazione coincide con il momento in cui la
ricerca personale di Helene Cixous, proseguita intensamente anche a livello
letterario, incontra il movimento di liberazione delle donne e la scrittrice
sente la necessita' di dare visibilita' in modo nuovo, a livello
universitario, a cio' che il movimento porta in primo piano. Escono in
quegli anni molte fictions poetiche: Le troisieme corps e Les commencements
(Grasset, 1970), Un vrai jardin (L'Herne,1971), Neutre (Grasset, 1972),
Tombe (Seuil, 1973), Portrait du Soleil (Denoel, 1973) e Revolution pour
plus d'un Faust (Seuil, 1975); tutti testi che non solo affrontano in
maniera critica la cancellazione della differenza sessuale, ma si offrono
come concreto spazio di iscrizione della differenza e del femminile.
Contemporaneamente, nell'ambito degli insegnamenti proposti dal Centre
d'Etudes feminines, Helene Cixous inizia a tenere un seminario di dottorato
dedicato alla Poetique de la difference sexuelle. Il seminario a partire
degli anni ottanta sara' affiliato al College International de Philosophie,
istituzione fondata nel 1983. Negli stessi anni, 1974, '75, '76, Helene
Cixous scrive alcuni dei saggi che le hanno dato maggiore notorieta'
soprattutto fuori dalla Francia (in particolare Le Rire de la Meduse (1975)
e La jeune nee (1975), insieme a Catherine Clement) e inizia a pubblicare
presso le Editions des femmes fondate da Antoinette Fouque nel 1973.
Souffles (1975) e' il primo libro pubblicato presso des femmes, seguito
quasi subito da La, e Partie nel 1976, Angst (1977), Preparatifs de noces
au-dela' de l'abime (1978), e Ananke' (1979). La pubblicazione esclusiva con
des femmes e' una scelta politica cui tiene fede fino agli anni piu'
recenti. Del 1975 e' anche la pubblicazione della sua prima piece teatrale,
Portrait de Dora (una riscrittura del caso Dora di Freud), messa in scena al
Theatre d'Orsay con la regia di Simone Benmoussa. In tutti questi scritti e
non solo in quelli che maggiormente hanno dato luogo a un intenso dibattito
internazionale, si elabora un insieme di riflessioni relative
all'interazione fra letteratura, filosofia, e politica, e interrogativi che,
partendo dalle implicazioni e dalle dimensioni della differenza sessuale,
mettono in gioco la costruzione dell'identita' e della sessualita'. Il 1977
e' l'anno della pubblicazione presso le edizioni des femmes della traduzione
francese di La passione secondo G. H. di Clarice Lispector, e la scoperta da
parte di Helene Cixous di questa autrice brasiliana cui dedichera' alcuni
saggi e testi poetici (tra cui Vivre l'orange, 1979). La lettura di
Lispector accompagnera' da allora la sua scrittura e quel lavoro di
apprentissage a' la lecture che porta avanti attraverso l'insegnamento.
All'inizio degli anni ottanta il governo Barre sopprime il dottorato e il
Centre d'Etudes feminines. Come reazione a questa soppressione si organizza
una campagna internazionale di sostegno, situazione che per certi aspetti si
ripetera', benche' non si arrivi ad una vera e propria cancellazione, nel
1995. Il dottorato ottiene nuovamente l'abilitazione con il governo
socialista nel 1982. All'inizio del decennio 1980 Ariane Mnouchkine le
chiede di scrivere un testo per il Theatre du Soleil. La piece sara'
L'Histoire terrible mais inachevee de Norodom Sianhouk roi du Cambodge,
messa in scena nel 1985. La scrittura di quest'opera richiedera' un lungo
lavoro di documentazione nonche', per l'autrice, la ricerca di una forma di
scrittura teatrale attraverso una stretta collaborazione con la compagnia.
Nonostante le otto ore di spettacolo il pubblico risponde con entusiasmo e
porta a un successo ancora maggiore l'opera successiva, L'Indiade ou l'Inde
de leur reves, messa in scena alla Cartoucherie nel 1987-'88. Le due pieces
segnano l'inizio di un impegno comune che continua ancora oggi e che, dopo
essere passato per la scrittura del testo di La nuit miraculeuse (1989),
film diretto da Ariane Mnouchkine e commissionato dall'Assemblee Nationale
in occasione del bicentenario della Dichiarazione dei diritti dell'uomo, ha
portato alla rappresentazione di La ville parjure ou le reveil des Erinyes
(1994, anno che vede anche la messa in scena di L'Histoire (qu'on ne
connaitra jamais), al Theatre de la Ville, con la regia di Daniel Mesguish),
alla collaborazione per la creazione collettiva dello spettacolo Et soudain
des nuits d'eveil (1997) e infine a Tambours sur la digue, nella stagione
1999-2000. Attraverso il teatro Helene Cixous persegue un lavoro sulla
storia contemporanea, e sul rapporto tra teatro e storia, che accompagna e
si interseca sempre di piu' con le fictions e la produzione saggistica.
Quest'ultima e' molto ampia e varia, ma articoli e conferenze sono stati
raccolti solo in minima parte in due volumi in lingua francese pubblicati da
des femmes, Entre l'ecriture (1986), e L'heure de Clarice Lispector (1989),
e in un volume in lingua inglese, Stigmata. Escaping texts (Routledge,
1998). Dato l'interesse che la sua opera suscita negli Stati Uniti, in
Canada e in Inghilterra, vi tiene spesso conferenze e seminari e alcuni
saggi vengono pubblicati esclusivamente in lingua inglese. Nel 1990 viene
invitata a tenere le Wellek Lectures, poi edite con il titolo Three steps on
the ladder of writing (1993). Sempre negli Usa escono anche, nei primi anni
novanta, due raccolte di estratti dei seminari francesi, Reading with
Clarice Lispector (1990) e Reading the poetics of Blanchot, Joyce, Kafka,
Lispector, Tsvetaeva (1992), entrambi a cura di Verena Andermatt Conley. Il
percorso letterario di Helene Cixous prosegue dall'inizio degli anni ottanta
ad oggi con la pubblicazione di Illa (1980), With ou l'art de l'innocence
(1981), Limonade tout etait si infini (1982), Le livre de Promethea
(Gallimard, 1983), La bataille d'Arcachon (Quebec, Trois, 1986), Manne aux
Mandelstams aux Mandelas (1988), Jours de l'an (1990), L'ange au secret
(1991), Deluge (1992), Beethoven a' jamais (1993), La fiancee juive (1995),
Messie (1996), OR les lettres de mon pere (1997), Osnabrueck (1999), in un
esercizio di scrittura intenso e continuo che non e' l'illustrazione di una
posizione teorica o filosofica esplicita, ma e' il suo spazio effettivo di
invenzione e di pensiero. Nel 1998 pubblica insieme a Jacques Derrida il
volume dal titolo Voiles per l'editore Galilee - che ripropone cosi' due
testi scritti per la rivista "Contretemps" (2-3, 1997) - e da quell'anno, a
seguito dell'interruzione delle pubblicazioni decisa da des femmes, pubblica
presso questa casa editrice. L'incontro con Derrida data dai primi anni
sessanta, e la lettura dell'opera derridiana costituisce un riferimento
fondamentale per Helene Cixous. Voiles, e i testi di Cixous e di Derrida
pubblicati negli atti del convegno Lectures de la difference sexuelle (des
femmes, 1994) hanno cominciato solo in anni recenti a rendere piu' visibile
la ricchezza e la complessita' di questo scambio. All'inizio del 2000 e'
uscito Les reveries de la femmes sauvages, una fiction che come altri piu'
brevi testi recenti e' dedicata all'Algeria. Del mese di settembre 2000 e'
invece Le jour ou' je n'etais pas la' (Galilee), mentre nel novembre 2000 e'
uscito il volume che raccoglie gli atti del convegno di Cerisy-La-Salle,
Helene Cixous: croisees d'une oeuvre tenutosi nell'estate del 1998. Nel 2001
l'autrice ha pubblicato un saggio dedicato a Jacques Derrida (Portrait de
Jacques Derrida en Jeune Saint Juif, Galilee) e un'opera letteraria Benjamin
a' Montaigne. Il ne faut pas le dire (Galilee). Dell'anno successivo,
infine, e' il volume intitolato Manhattan (Galilee), l'ultima fiction finora
pubblicata. Edizioni italiane: Ritratto di Dora, trad. di Luisa Muraro,
Milano, Feltrinelli, 1977; Celle qui ecrit vit, "Nuova corrente", 28, 1981
(in lingua francese); L'approccio di Clarice Lispector, trad. di Nadia
Setti, "DWF", 3, 1988; Il teatro del cuore, scelta di testi dedicati al
teatro, trad. e cura di Nadia Setti, Parma, Pratiche, 1992; Sangue cattivo,
trad. di Maria Nadotti del testo introduttivo a La ville parjure ou le
reveil des Erinyes, "Lapis", 31, 1996; Il riso della Medusa, trad. di Catia
Rizzati, in Critiche femministe e teorie letterarie, a cura di R. Baccolini,
M. G. Fabi, V. Fortunati, R. Monticelli, Bologna, Clueb, 1997; Is a book a
tomb?, (inedito in francese) trad. di Monica Fiorini, "Poetiche. Letteratura
e altro", 3, 1997; La venuta alla scrittura, trad. di Monica Fiorini, "Studi
di Estetica", 17, 1998; Lettera a Zohra Drif (bilingue), trad. di Nadia
Setti, "Leggendaria", 14, 1999; La mia Algeriance, "DWF", 1, 1999; Tancredi
continua e Apparizioni, trad. di Nadia Setti in Scritture del corpo. Helene
Cixous variazioni su un tema, a cura di Paola Bono, Roma, Sossella, 2000;
Ostetriche crudeli, trad. di Monica Fiorini, "Autodafe' - Rivista del
parlamento internazionale degli scrittori", 1, 2000; L'ultimo quadro o il
ritratto di Dio, trad. di Monica Fiorini per il catalogo della mostra Opere
d'essere. Oeuvres d'etre. Works of being, Roma, Temple University,
ottobre-novembre 2000; Osnabruck, (fiction) trad. e cura di Monica Fiorini,
Ferrara, Tufani, 2001. Una versione aggiornata al 2000 di questa
biobibliografia e' stata pubblicata in: Helene Cixous, Esordi della
scrittura, postfazione di Monica Fiorini, trad. e cura di Adriano Marchetti,
Bologna, Il Capitello del Sole, 2001 ("Metaphrasis", 6)". Opere di Helene
Cixous: un'ampia bibliografia e' nel n. 619 di questo notiziario.
*
Hannah Arendt e' nata ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu allieva
di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe
all'esilio, dapprima e' profuga in Francia, poi esule in America; e' tra le
massime pensatrici politiche del Novecento; docente, scrittrice, intervenne
ripetutamente sulle questioni di attualita' da un punto di vista
rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani; mori' a New York nel
1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti
tradotti in italiano e spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo l
'anno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dell'edizione
originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951),
Comunita', Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Rahel Varnhagen
(1959), Il Saggiatore, Milano; Tra passato e futuro (1961), Garzanti,
Milano; La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), Feltrinelli,
Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunita', Milano; postumo e incompiuto e'
apparso La vita della mente (1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di
brevi saggi di intervento politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano,
1985. Molto interessanti i carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969.
Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra
amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975,
Sellerio, Palermo 1999). Una recente raccolta di scritti vari e' Archivio
Arendt. 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001; Archivio Arendt 2.
1950-1954, Feltrinelli, Milano 2003; cfr. anche la raccolta Responsabilita'
e giudizio, Einaudi, Torino 2004. Opere su Hannah Arendt: fondamentale e' la
biografia di Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri,
Torino 1994; tra gli studi critici: Laura Boella, Hannah Arendt,
Feltrinelli, Milano 1995; Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah
Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah
Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona Forti, Vita della mente e tempo della
polis, Franco Angeli, Milano 1996; Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt,
Milano 1999; Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su
Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah
Arendt, Giuntina, Firenze 2001. Per chi legge il tedesco due piacevoli
monografie divulgative-introduttive (con ricco apparato iconografico) sono:
Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999;
Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000.

3. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

4. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1203 dell'11 febbraio 2006

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