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La nonviolenza e' in cammino. 1175
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1175
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 14 Jan 2006 00:39:53 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1175 del 14 gennaio 2006 Sommario di questo numero: 1. Della crudelta' 2. Dell'amore 3. Nando dalla Chiesa: Un discorso in senato in ottonari a rima baciata 4. Gianpiero Landi: Vita di Luce Fabbri. Da Malatesta a internet 5. Emily Wax: Correte, ragazze 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento 7. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. DELLA CRUDELTA' Il parlamento che ier l'altro, sordo ad ogni sentimento di umana misericordia e di civile decoro, ha respinto la proposta di un provvedimento di clemenza per la piu' sofferente umanita'. Un bivacco di manipoli. 2. EDITORIALE. DELL'AMORE Le persone, donne e uomini, che oggi cammineranno insieme, a Milano e a Roma. Una societa' civile. 3. RES PUBLICA. NANDO DALLA CHIESA: UN DISCORSO IN SENATO IN OTTONARI A RIMA BACIATA [Dagli amici di Italia Democratica (per contatti: italiademocratica at tiscali.it) riceviamo e volentieri diffondiamo il testo di questo intervento tenuto da Nando dalla Chiesa nella seduta del Senato del 12 gennaio 2006 come dichiarazione di voto contrario all'ennesima scandalosa legge ad personam. Nando dalla Chiesa e' nato a Firenze nel 1949, sociologo, docente universitario, parlamentare; e' stato uno dei promotori e punti di riferimento del movimento antimafia negli anni ottanta; e' persona di straordinaria limpidezza morale. Tra le opere di Nando dalla Chiesa segnaliamo particolarmente: Il potere mafioso, Mazzotta; Delitto imperfetto, Mondadori; La palude e la citta' (con Pino Arlacchi), Mondadori; Storie, Einaudi; Il giudice ragazzino, Einaudi; Milano-Palermo: la nuova resistenza (a cura di Pietro Calderoni), Baldini & Castoldi; I trasformisti, Baldini & Castoldi; La politica della doppiezza, Einaudi; Storie eretiche di cittadini perbene, Einaudi; La legge sono io, Filema; La guerra e la pace spiegate da mio figlio, Filema. Ha inoltre curato (organizzandoli in forma di autobiografia e raccordandoli con note di grande interesse) una raccolta di scritti del padre, Carlo Alberto Dalla Chiesa, In nome del popolo italiano, Rizzoli. Opere su Nando dalla Chiesa: suoi ritratti sono in alcuni libri di carattere giornalistico di Pansa, Stajano, Bocca; si veda anche l'intervista contenuta in Edgarda Ferri, Il perdono e la memoria, Rizzoli] Signor Presidente [del Senato], sul piano della decenza istituzionale nemmeno gli ultimi giorni ci vengono risparmiati. Sembra di essere agli ultimi giorni di Pompei. Anche mentre il Parlamento si avvia verso la sua data di scioglimento noi siamo qui, costretti a varare con tempi contingentati un provvedimento di favore, l'ennesimo, nato dalle vicende giudiziarie del Presidente del Consiglio. E' un fatto che ha in se' qualcosa di scandaloso anche sul piano formale. Guardate il frontespizio del disegno di legge. Pensate. Una legge fatta per il Premier e che porta la firma di un solo deputato, l'onorevole Pecorella, solo lui, ossia il suo avvocato difensore. Credo non ci siano precedenti del genere in nessuna democrazia, sotto nessuna latitudine. Vede, signor Presidente, i greci parlavano di "hybris" quando l'idea di giustizia veniva cosi' degradata. Hybris per indicare il concetto di vilazione del confine, della misura. Hybris come eccesso di forza, come dismisura. E nella dismisura, diceva Platone, sta l'origine di ogni male. Aristotele - mi si perdoni la doppia citazione - rendeva il concetto ancor piu' esplicito: per lui hybris indicava il fare o il dire qualcosa che costituiva un'ignominia per chi la subisce. Con questa legge, a subire l'ignominia sono, oltre che la dignita' del Parlamento, il senso di giustizia del Paese e le vittime dei reati. Hybris divenne poi, nella cultura greca, violazione del limite, addirittura volonta' di trascendere la condizione umana, dunque di mettersi al di sopra degli uomini, di rompere - con sacrilegio - il confine che esiste tra gli uomini e gli dei. Mettersi al di sopra dei mortali: vedete bene come la storia greca ci offra parole che appaiono pensate proprio per i nostri giorni (e d'altra parte c'e' una ragione se il discorso sulla democrazia di Pericle recitato da Paolo Rossi e' stato censurato dalla Rai; ripeto: Pericle censurato dalla Rai). Hybris proprio per questo, come intreccio di illecito sociale e di illecito religioso. Quest'ultima, ennesima legge, collocata negli ultimi giorni di legislatura, richiama con potenza plastica quel concetto. Per questo non argomentero' per l'ennesima volta, e inutilmente, dei guasti e delle iniquita' di questa come delle altre leggi ad personam (questa, poi, piu' incostituzionale di tutte le altre, anzi incostituzionale in radice), ma interverro' in forma diversa, per esprimere il mio dissenso in modo, infine, piu' icastico. Un modo inusuale, come inusuale e parossistico e' il limite a cui siamo stati portati. Faro' un discorso in metrica, del tutto rispettoso delle prescrizioni del nostro Regolamento. Spero che qualcuno dei molti senatori sensibili seduti nei banchi della maggioranza ne ricavi una sia pur leggera situazione di disagio per quanto stiamo approvando. * Bentornati, senatori, dalle feste e dai ristori tutti insieme per votare la gran legge secolare: la piu' urgente, la piu' bella, si', la legge Pecorella. Ma quant'e' curioso il mondo nel suo gran girare in tondo che fa nascere d'incanto una legge che puo' tanto. E la scrive un avvocato per salvare il suo imputato, che poi, caso assai moderno, e' anche capo del Governo, mentre invece l'avvocato e' un potente deputato. Ah, che idea stupefacente, non si trova un precedente. E' un esempio da manuale di cultura occidentale che sa metter le persone sopra la Costituzione. E ora e' bello, edificante, che di voci ne sian tante - di giuristi, ex magistrati, di causidici, avvocati - pronte intrepide a spiegare che la legge e' da votare, poiche' vuole la dottrina che il diritto su una china piu' virtuosa scorrera' se la norma si fara'. Ma pensate che bellezza per un reo, l'aver certezza che se il giudice e' impaurito o corrotto o scimunito, potra' dar l'assoluzione senza alcuna sconfessione, che' il processo finira' e un macigno calera' sull'accusa dello Stato e su chi subi' il reato. Che trionfo, che tripudio! E per Silvio che preludio a una dolce terza eta', l'assoluta impunita'. Bentornati, senatori, per la fine dei lavori. Cinque anni incominciati coi tesori detassati, poi vissuti con amore a far leggi di favore: rogatorie, suspicioni, lodi, falsi e prescrizioni, approvate in frenesia e con gran democrazia, che chi c'e' non puo' parlare e chi e' assente puo' votare. Mentre al pubblico, in diretta, lui giurava: "Date retta, se non si combina niente sui problemi della gente colpa e' di opposizioni, Parlamento e Commissioni!" Bravi voi che con tempismo combattete il comunismo, anche se nell'ossessione ce l'aveste una ragione: falsa e' di Marx la tesi che lo Stato e' dei borghesi; ci insegnaste voi del Polo che lo Stato e' di uno solo. Or votando con l'inchino si completi il gran bottino delle leggi personali, questo sconcio senza eguali. Del diritto sia mattanza. Ma l'Italia ne ha abbastanza. * Voto contrario. 4. MEMORIA. GIANPIERO LANDI: VITA DI LUCE FABBRI. DA MALATESTA A INTERNET [Da "A. rivista anarchica", anno XXX, n. 266 dell'ottobre 2000 (disponibile nel sito: www.arivista.org). Gianpiero Landi (per contatti: gplandi at racine.ra.it) e' un prestigioso studioso e valoroso militante libertario. Tra le opere di Giampiero Landi: (a cura di), Andrea Caffi, un socialista libertario, Edizioni Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1996. Luce Fabbri, pensatrice e militante anarchica, educatrice profonda e generosa, un punto di riferimento per tutti gli amici della dignita' umana e della nonviolenza. Nata il 25 luglio 1908, figlia di Luigi Fabbri (il grande militante e teorico libertario collaboratore di Errico Malatesta), dal 1929 in esilio dapprima a Parigi, poi a Bruxelles e via Anversa in America Latina, a Montevideo in Uruguay, ove da allora risiedera' (ma ancora sovente molto viaggiando); la morte la coglie il 19 agosto 2000, operosa fino alla fine, sempre attiva, generosa, mite, accogliente; sempre lucida, sempre limpida, per sempre Luce. Opere di Luce Fabbri: per un primo avvio segnaliamo l'ampia e preziosa intervista a cura di Cristina Valenti in questo foglio riproposta. Tra le sue opere in volume ed in opuscolo segnaliamo: a) scritti politici: Camisas negras, Ediciones Nervio, Buenos Aires 1935; (con lo pseudonimo Luz D. Alba), 19 de julio. Antologia de la revolucion espanola, Coleccion Esfuerzo, Montevideo 1937; (con Diego Abad de Santillan), Gli anarchici e la rivoluzione spagnola, Carlo Frigerio Editore, Lugano 1938; La liberta' nelle crisi rivoluzionarie, Edizioni Studi Sociali, Montevideo 1947; El totalitarismo entre las dos guerras, Ediciones Union Socialista Libertaria, Buenos Aires 1948; L'anticomunismo, l'antimperialismo e la pace, Edizioni di Studi Sociali, Montevideo 1949; La strada, Edizioni Studi Sociali, Montevideo 1952; Sotto la minaccia totalitaria, Edizioni RL, Napoli 1955; Problemi d'oggi, Edizioni RL, Napoli 1958; La libertad entre la historia y la utopia, Ediciones Union Socialista Libertaria, Rosario 1962; El anarquismo: mas alla' de la democracia, Editorial Reconstruir, Buenos Aires 1983; Luigi Fabbri. Storia d'un uomo libero, BFS, Pisa 1996; Una strada concreta verso l'utopia, Samizdat, Pescara 1998; La libertad entre la historia y la utopia. Tres ensayos y otros textos del siglo XX, Barcelona 1998; b) volumi di poesia: I canti dell'attesa, M. O. Bertani, Montevideo 1932; Propinqua Libertas, Bfs, Pisa 2005; c) scritti di storia e di critica letteraria: Influenza della letteratura italiana sulla cultura rioplatense (1810-1853), Ediciones Nuestro Tiempo, Montevideo 1966; L'influenza della letteratura italiana sulla cultura rioplatense (1853-1915), Editorial Lena & Cia. S. A., Montevideo 1967; La poesia de Leopardi, Instituto Italiano de Cultura, Montevideo 1971; Machiavelli escritor, Instituto Italiano de Cultura, Montevideo 1972; La Divina Comedia de Dante Alighieri, Universidad de la Republica, Montevideo 1994. Ad essi si aggiungono i saggi pubblicati nella "Revista de la Facultad de Humanidad y Ciencias" di Montevideo, e gli interventi e le interviste su molte pubblicazioni, e le notevoli traduzioni - con impegnati testi propri di introduzione e commento - (tra cui, in volume: di opere di Nettlau, di Malatesta, del padre Luigi Fabbri, e l'edizione bilingue commentata del Principe di Machiavelli). Opere su Luce Fabbri: un punto di partenza e' l'utilissimo dossier, Ricordando Luce Fabbri, in "A. rivista anarchica", n. 266 dell'ottobre 2000, pp. 28-41 (disponibile anche nel sito: www.arivista.org)] Dall'ambiente familiare anarchico della fanciullezza e della gioventu', all'esilio forzato con la famiglia prima in Francia e poi in America Latina, dove ha poi trascorso oltre 60 anni. Una vita vissuta con forte tensione morale, saldamente radicata nella migliore tradizione anarchica, mai dogmatica, sempre aperta al nuovo ed al diverso. Fino ad imparare, a 90 anni suonati, a comunicare anche tramite la rete. * Con la morte di Luce Fabbri, avvenuta a Montevideo il 19 agosto 2000 all'eta' di 92 anni, scompare una delle figure piu' rappresentative dell'anarchismo internazionale, una militante e una intellettuale di grande prestigio che ha saputo conquistarsi l'affetto e la stima di molte persone, dentro e fuori il movimento libertario, grazie alla sua limpidezza morale e politica e alla esemplare chiarezza e profondita' del suo pensiero. I suoi scritti politici (ma Luce ha lasciato anche opere di storia e critica letteraria, e poesie), sparsi tra vari libri e opuscoli e soprattutto tra le pagine di numerosi giornali e riviste spesso di difficile reperibilita', costituiscono un patrimonio prezioso di pensiero che merita di essere letto e meditato, ancora oggi e nel futuro, da chiunque creda ancora nei valori della liberta' e della dignita' degli esseri umani. La sua produzione teorica, sempre lucida e stimolante, si caratterizza fondamentalmente per lo sforzo costante e instancabile di approfondire le ragioni di fondo dell'anarchismo e di attualizzarlo alla luce delle trasformazioni nel mondo contemporaneo. La sua esistenza si e' svolta essenzialmente tra l'Italia, che lascio' a vent'anni esule del fascismo insieme alla famiglia, e l'Uruguay che l'accolse e che divenne la sua seconda patria. L'influenza dei suoi scritti e della sua attivita' politica si e' fatta sentire pero' anche in altri paesi di entrambi i continenti, l'Europa e l'America. * Sulle orme del padre Era nata a Roma il 25 luglio 1908, figlia primogenita del noto militante e teorico anarchico Luigi Fabbri e di Bianca Sbriccioli. La famiglia, a cui Luce restera' sempre legata da un affetto tenace e profondo, si completa ben presto con la nascita del fratello Vero, avvenuta nell'ottobre del 1910 a Bologna, dove nel frattempo Luigi Fabbri ha trovato lavoro come segretario di un sindacato e poi come maestro elementare. Luce cresce in un ambiente libero e culturalmente stimolante, testimone privilegiata insieme al fratello dell'intensa attivita' politica e culturale del padre, figura di primo piano dell'anarchismo italiano delle prime decadi del Novecento, a contatto con i numerosi compagni e amici che frequentano la sua casa, sia bolognesi che di passaggio (tra di essi ricordera' sempre con particolare affetto Errico Malatesta, che ai suoi occhi assumera' quasi la figura di un nonno). Nasce in quegli anni il rapporto di amicizia - mai interrotto fino alla morte - con il maestro bolognese Aldo Venturini, all'epoca giovane anarchico collaboratore di Fabbri, futuro studioso e divulgatore dell'opera di Saverio Merlino. L'educazione ricevuta dal padre, sempre rispettoso dell'altrui personalita', e' fondata sulla discussione pacata e razionale e sul libero convincimento individuale. I valori ideali e morali trasmessi, solidaristici e umanitari, sono incentrati sull'amore per la liberta' e la giustizia nei rapporti sociali. Ben presto, crescendo in questo ambiente, Luce si accorge di condividere i valori e le idee del padre e con naturalezza diventa anch'essa anarchica. Ancora giovanissima pubblica sulla rivista "Pensiero e Volonta'" (1924-'26), redatta dal padre e diretta da Malatesta, il suo primo articolo che firma con lo pseudonimo Epicari. In seguito evitera' per molto tempo di effettuare altri tentativi, per il pudore tipico dell'adolescenza. Nell'autunno del 1926, dopo la definitiva affermazione del fascismo, Luigi Fabbri espatria clandestinamente attraverso la frontiera svizzera, recandosi poi in Francia dove lo raggiungera' nell'anno successivo la moglie Bianca. La decisione, per lui particolarmente sofferta e dolorosa, e' dovuta essenzialmente alla perdita del lavoro di maestro come conseguenza del suo rifiuto di giurare fedelta' al nuovo regime, oltre che all'impossibilita' di svolgere qualsiasi attivita' politica libera in patria. Con dolore, per ragioni di necessita', la famiglia si separa. All'eta' di soli 16 anni Vero, per non pesare sui genitori, si reca a Roma dove apre con un amico un laboratorio artigianale per la lavorazione del legno, diventando un buon ebanista ma vivendo, soprattutto i primi anni, in notevoli ristrettezze economiche. La separazione dal figlio, che non rivedra' piu' fino alla propria morte, rappresentera' poi un motivo costante di sofferenza per Luigi Fabbri. (Vero - attentamente vigilato e piu' volte arrestato dalle autorita' fasciste - durante la seconda guerra mondiale sara' obbligato a prendere parte alla campagna di Russia e al ritorno correra' seriamente il rischio di essere deportato in Germania. Partecipera' poi alla Resistenza a Roma, nel corso della quale si iscrivera' al Pci. Subito dopo la fine della guerra, seguendo percorsi propri, riscoprira' il proprio anarchismo. Nel 1946 si trasferira' a Montevideo dove sara' militante della Fau e in seguito del gruppo libertario fondato dalla sorella. E' morto nel 1991). Luce rimane da sola a Bologna per terminare gli studi universitari, ospite in casa di un amico di famiglia, il socialista Enrico Bassi. Verso la fine del 1928 finalmente si laurea presso la Facolta' di Lettere dell'Universita' di Bologna, con una tesi su Eliseo Reclus che restera' inedita (alcuni estratti verranno pubblicati in seguito in lingua spagnola sui quotidiani "Imparcial" di Montevideo e "La Capital" di Rosario). Due mesi dopo la laurea anche Luce espatria clandestinamente attraverso la frontiera svizzera, con l'aiuto del ferroviere anarchico ticinese Giuseppe Peretti, che le fornisce un passaporto falso e la fa passare per la propria moglie. Ai primi di gennaio del 1929 Luce raggiunge i genitori a Parigi e la famiglia, almeno in parte, si ricompone. A Parigi, dove si concentra uno dei nuclei piu' consistenti dell'emigrazione antifascista, Luigi Fabbri fonda e dirige il quindicinale "La Lotta Umana" (1927-'29), espressione dei gruppi che si riconoscono nei programmi e nei metodi della "Unione Anarchica Italiana", ma l'intero corpo redazionale, composto anche da Ugo Fedeli, Camillo Berneri e Torquato Gobbi, viene espulso dalla Francia. Il 20 marzo 1929 Fabbri viene prelevato dalla polizia e costretto ad attraversare clandestinamente la frontiera con il Belgio, sotto la minaccia di un arresto da parte dei gendarmi francesi. In aprile la moglie e la figlia lo raggiungono a Bruxelles e il mese successivo la famiglia parte dal porto di Anversa per l'Uruguay, all'epoca l'unico paese disposto ad accogliere immigrati privi di passaporto, nella speranza di trovare finalmente un luogo ospitale dove non si debba vivere sotto la minaccia costante di un decreto di espulsione. * In Sud America I primi anni a Montevideo sono difficili per i problemi economici e di inserimento, mentre la nostalgia del paese natale si fa sentire in modo acuto. Fin dai primi giorni i Fabbri ricevono pero' la solidarieta' e avvertono il calore dei numerosi compagni anarchici e antifascisti, italiani e di altre nazionalita', residenti in Uruguay e nella vicina Argentina. Tra i compagni che vanno ad accoglierli al loro arrivo al porto di Montevideo ci sono gli anarchici di origine italiana Antonio Destro e Domenico Aratari ("Adario Moscallegra"). Quest'ultimo li ospita per il primo mese nella propria casa all'estrema periferia della citta', in mezzo ai campi, fino a quando non sara' possibile il trasferimento in un'abitazione piu' centrale presa in affitto. Luce conosce gia' un poco di spagnolo medievale, letterario e antiquato, appreso durante gli studi universitari a Bologna. Per aiutare la famiglia, impartisce lezioni private di italiano e di greco, e partecipa a commissioni annuali d'esame per l'italiano, che era materia curricolare nelle scuole secondarie superiori dell'Uruguay. I Fabbri frequentano l'ambiente del Circolo Napolitano, l'unica delle societa' italiane di Montevideo che non avesse o non stesse per aderire al fascismo. L'anarchismo, che aveva egemonizzato il movimento operaio in America Latina nell'ultimo quarto del XIX secolo, agli inizi degli anni Trenta nei paesi del cono sud appare ancora molto forte. In grande maggioranza il movimento e' di ispirazione anarcosindacalista, e trova espressione soprattutto in due potenti organizzazioni sindacali controllate da anarchici, la Fora (Argentina) e la Foru (Uruguay). Luigi Fabbri collabora con le tendenze del movimento a lui piu' affini e in particolare con il gruppo del quotidiano "La Protesta", organo della Fora, senza rinunciare peraltro a esprimere chiaramente il proprio dissenso rispetto alla concezione dell'organizzazione operaia prevalente all'epoca tra gli anarcosindacalisti sudamericani. Un dissenso molto piu' marcato prova nei confronti delle gesta e delle idee degli anarchici "espropriatori" come Severino Di Giovanni, che proprio in quegli anni sta concludendo in Argentina la sua tragica parabola. Dopo l'assassinio da parte di Di Giovanni del direttore della "Protesta", Lopez Arango, che lo aveva accusato di essere al servizio della polizia, Fabbri scrivera' un articolo colmo di indignazione per il quale sara' oggetto di minacce e correra' rischi personali. Durante la prima estate nel nuovo paese (che nell'emisfero australe corrisponde ai mesi invernali dell'emisfero boreale), per ristabilirsi nella salute compromessa dagli strapazzi del viaggio, Luce trascorre un periodo di vacanza sulle montagne di Cordoba, in Argentina, ospite di Diego Abad de Santillan e della sua famiglia. E' l'origine di una amicizia con Santillan (da anni in corrispondenza con Luigi Fabbri, con il quale collaborera' a varie iniziative editoriali), che per Luce durera' tutta la vita. Sempre nell'estate si svolge a Montevideo un Congresso latinoamericano dei maestri, che rappresenta per Fabbri e per la figlia l'occasione di conoscere persone interessanti di vari paesi, e di stabilire legami in particolare con gli intellettuali anarchici argentini Concepcion Fernandez (nata in Galizia) e Jose' M. Lunazzi. Un'altra amicizia importante e' quella con Simon Radowitzky, l'anarchico di origine russa che ancora adolescente aveva lanciato la bomba che aveva ucciso Falcon, il massacratore degli anarchici argentini, e che per questo era stato condannato all'ergastolo nel terribile bagno penale di Ushuaia, nella Terra del Fuoco. Nel 1930, graziato dopo vent'anni di continue sofferenze, Radowitzky viene obbligato a lasciare l'Argentina e giunge a Montevideo, dove viene accolto calorosamente dai compagni locali. Luigi Fabbri nel frattempo ha avviato una nuova importante iniziativa editoriale, la pubblicazione della rivista "Studi Sociali", il cui primo numero esce con la data del 16 marzo 1930. Alla redazione collaborano Ugo Fedeli e Torquato Gobbi, e anche Luce scrive alcuni articoli firmati con lo pseudonimo Lucia Ferrari. I primi otto numeri vengono pubblicati a Buenos Aires, appoggiandosi alle strutture del quotidiano "La Protesta". La relativa liberta' di cui si godeva nelle due repubbliche rioplatensi dura ben poco. Il 6 settembre 1930, con il colpo di stato del generale Uriburu in Argentina, si scatena contro gli anarchici una feroce repressione. La Fora assiste inattiva al colpo di stato, convinta che si tratti di uno scontro interno alla borghesia, che non avra' particolari conseguenze sul movimento operaio. Santillan, divenuto il nuovo direttore della "Protesta", con preveggenza vede incombere la catastrofe, e insiste in modo disperato per la proclamazione di uno sciopero generale che bloccherebbe il paese e potrebbe fare fallire il colpo di stato, ma non viene ascoltato. Le conseguenze sono tragiche. In pochi giorni l'intera organizzazione della Fora e "La Protesta" vengono spazzate via. Molti militanti vengono uccisi, torturati, deportati a Ushuaia. Quelli che riescono a fuggire vanno a Montevideo, dove s'ingrossa la comunita' degli esiliati. Tra gli altri profughi, oltre a Santillan e a Lunazzi, arriva Ermacora Cressatti, un muratore anarchico di origini friulane, di cui ben presto Luce si innamora e che diventa suo marito nel 1933 (alcuni anni dopo la coppia sara' allietata dalla nascita di una figlia, Luisa). Scomparso l'appoggio del gruppo de "La Protesta", la rivista "Studi Sociali" dovra' fare da se', con crescenti difficolta' economiche. Sono gli anni della "grande crisi" economica originata dal crollo della Borsa di New York del 1929, e le conseguenze si fanno sentire anche in America Latina. Perfino le sottoscrizioni alla rivista dalle individualita' e dai gruppi anarchici italiani del nordamerica si fanno sempre piu' scarse. * "Studi sociali" Le preoccupazioni per la rivista si sommano a quelle per il mantenimento della famiglia. Luigi Fabbri perde ben presto, per ragioni politiche legate al suo antifascismo, un incarico come maestro presso la Scuola Italiana di Montevideo e si mette a vendere libri, ma i guadagni sono scarsi e aleatori. Cominciano inoltre, gia' a partire dal gennaio del 1932, alcuni seri disturbi di salute che tormenteranno i suoi ultimi anni e lo porteranno infine a una precoce morte. Un grande dolore per lui e' rappresentato poi dalla morte di Malatesta (luglio 1932). Luce diventa il principale sostegno economico della famiglia, soprattutto dopo avere vinto un concorso pubblico che le apre la strada all'insegnamento nella scuola secondaria superiore, come docente di storia in un liceo. Il giorno 11 marzo 1933 si apre a Montevideo un Congresso internazionale antimilitarista organizzato da un comitato proletario dietro cui si celava il partito comunista, in occasione della guerra del Chaco (scoppiata nel 1932 tra Paraguay e Bolivia). Luigi Fabbri e Luce (che ha la delega di un gruppo anarchico argentino) vi prendono parte con altri anarchici latinoamericani. Prima della conclusione i 45 anarchici presenti lasciano la sala per protesta, nell'impossibilita' di potere discutere il documento finale preparato in anticipo. Con gli anarchici lasciano la sala anche molti delegati reclutati dai comunisti tra i "compagni di strada". L'episodio si risolve nei giorni seguenti in un abbandono delle organizzazioni comuniste da parte di molti simpatizzanti e in un rafforzamento dei gruppi libertari. Il 31 marzo 1933, quasi in coincidenza con l'avvio del nuovo lavoro di Luce nel liceo, si verifica in Uruguay il colpo di stato di Gabriele Terra, che interrompe il clima di tolleranza politica del paese e instaura un regime autoritario, anche se meno feroce della contemporanea dittatura argentina e del fascismo italiano. Alcuni anarchici di origine italiana, tra cui Fedeli, vengono deportati in Italia e consegnati nelle mani delle autorita' fasciste. Per Luigi Fabbri si riaffaccia l'incubo di una nuova possibile espulsione che pero' non avra' luogo, forse perche' la sua attivita' politica e' rivolta quasi esclusivamente alla propaganda e alla lotta contro il regime di Mussolini, senza intromissioni nelle questioni interne del paese ospitante. Nel settembre 1933 Luce si reca in Argentina, a Rosario di Santa Fe, per tenere un ciclo di sei conferenze sul fascismo all'Istituto di Studi Superiori. Le conferenze verranno poi pubblicate nel volume Camisas Negras (Buenos Aires, Nervio, 1935). Nel 1932 era gia' apparso il volume I canti dell'attesa, pubblicato a Montevideo dall'editore Bertani, una raccolta di poesie da cui traspare soprattutto la nostalgia per il paese natale e lo sdegno per il fascismo e le sue imprese. Il 22 giugno 1935, a seguito di un intervento chirurgico, muore Luigi Fabbri. Luce, gravemente ammalata, non puo' assistere ai suoi ultimi istanti e neppure prendere parte al funerale. La perdita del padre che adorava rappresenta uno dei piu' grandi dolori della sua vita. Cerca di reagire continuando l'opera iniziata dal padre, in particolare "Studi Sociali" di cui era da poco uscito il numero 40. Nella biografia del padre, scritta a distanza di tanti anni, la stessa Luce ha spiegato le ragioni di quella decisione: "La rivista non mori'. Dopo una lunga malattia (una cortico-pleurite) e durante una lunghissima convalescenza - ebbi sei mesi di licenza nel mio lavoro d'insegnante - preparai il primo numero della nuova serie, non senza molti dubbi e molti scambi di lettere coi compagni. Non credo nell'al di la', e far uscire ancora la rivista era l'unica maniera di rimanere in contatto con lui, quella parte di lui che la morte non poteva toglierci: il suo pensiero. C'era sufficiente accordo fra noi, perche' potessi farlo senza sacrificare niente della mia indipendenza, ch'era il valore ch'egli mi aveva insegnato a difendere gelosamente. Avevo pero' molta paura. Non pensavo di sostituirlo, ma volevo mantenere un certo livello e temevo di non saperlo fare. Ma mi parve di dover affrontare il rischio. M'accorsi pero' che, assorbita com'ero, dopo la guarigione, dall'insegnamento ed anche dal movimento locale, a cui s'aggiunsero ben presto il lavoro di solidarieta' con la Spagna libertaria e, infine, la maternita', non potevo conservare il ritmo di attivita' del babbo per quel che si riferisce alla rivista. Questa usci' quando pote', fino alla fine della seconda guerra mondiale; nel '46, col risorgere della nostra stampa in Italia, perse la sua principale ragion d'essere e cesso'" (Luigi Fabbri. Storia d'un uomo libero, p. 215). Il primo numero della seconda serie di "Studi Sociali", quasi interamente dedicato al fondatore della rivista, esce il 20 novembre 1935 con articoli di Torquato Gobbi, Virgilio Bottero, Emilio Frugoni, Domingo Rodriguez, Gaston Leval e alcuni scritti dello stesso Fabbri. L'articolo di Luce si intitola "L'educatore", ed esamina la figura del padre sotto il profilo del suo comportamento nella vita privata, in famiglia e in particolare con i figli. Anche in seguito Luce conservera' a lungo una certa ritrosia a scrivere del padre come personaggio pubblico, per il timore di non riuscire ad essere completamente obiettiva nei giudizi. * Al fianco dei cenetistas Tra il 1936 e il 1939 Luce - che e' in contatto soprattutto con Santillan, rientrato in Spagna fin dal 1931 e che e' uno dei massimi dirigenti della Cnt in Catalogna - si impegna a fondo nel sostegno agli anarchici spagnoli che lottano sul doppio fronte della guerra contro il fascismo e della rivoluzione, con la creazione e la difesa delle collettivizzazioni libertarie osteggiate dagli stalinisti e dalle forze borghesi repubblicane. Va segnalato che alcuni suoi scritti del periodo e successivi, improntati a una certa comprensione nei confronti delle ragioni di quegli esponenti anarchici spagnoli che nel corso della guerra civile avevano accettato di fare parte del governo di Madrid e di quello autonomo della Catalogna, susciteranno dissensi e critiche in settori del movimento libertario internazionale. La stessa Luce precisera' in alcune occasioni che si trattava appunto di comprensione per il dramma umano e politico di quei compagni (convinti di scegliere il male minore in una situazione obiettivamente difficile e piena di rischi nella quale avvertivano drammaticamente il peso della propria responsabilita'), e non della accettazione del ministerialismo che non condivideva. Nel 1937 pubblica, con lo pseudonimo Luz d. Alba, il volume 19 de julio. Antologia de la revolucion espanola, con lo scopo di informare l'opinione pubblica dell'America Latina di cio' che sta realmente accadendo in Spagna. L'anno dopo esce a Lugano, a cura di Carlo Frigerio, l'opuscolo Gli anarchici e la rivoluzione spagnola, contenente l'articolo di Luce "Il problema del governo" e un intervento sullo stesso tema di Santillan. Collabora inoltre intensamente alla pubblicistica anarchica, in particolare a quella uruguaiana e argentina. La rivoluzione spagnola, che aveva suscitato all'inizio tante speranze, si conclude infine tragicamente, seguita poco dopo dallo scoppio della seconda guerra mondiale. Durante la guerra Luce compila in italiano "Rivoluzione libertaria" (un giornale da mandare clandestinamente in Italia, di cui escono cinque numeri), e subito dopo la pagina italiana di "Socialismo y libertad", un interessante esperimento di periodico trilingue edito a Montevideo, a cui collaborano socialisti, anarchici e repubblicani uniti dalla comune lotta al fascismo. Nei primi mesi del 1946, terminata la guerra, Luce fa un viaggio in Brasile, ospite a Rio de Janeiro degli anarchici italiani Nello Garavini e Emma Neri, esuli antifascisti, e della loro figlia Giordana. Al ritorno da una visita a una proprieta' dei Garavini nella localita' di Mangaratiba, nella selva amazzonica, Luce e Nello vengono colpiti da febbri malariche e si teme per la loro vita. Luce rientra in marzo a Montevideo, dove l'attendono il marito e la figlia di pochi anni, ormai fuori pericolo e in convalescenza, ma debilitata dalla malattia. Pochi mesi dopo si chiude anche l'esperienza della terza serie di "Studi Sociali", che durante la guerra aveva cambiato di formato e aveva rallentato ulteriormente le apparizioni dei nuovi numeri. * Contro il mito castrista Negli anni successivi la rivista sara' sostituita da una collana di opuscoli, alcuni dei quali redatti da Luce: La liberta' nelle crisi rivoluzionarie (1947), L'anticomunismo, l'antimperialismo e la pace (1949), La strada (1952). Gli altri due opuscoli della collana, di autori diversi, usciranno con una sua introduzione: Max Nettlau, Saverio Merlino (1948); Errico Malatesta, Organizzazione - Luigi Fabbri, Libera sperimentazione (1950). Nello stesso periodo collabora con una certa regolarita' alla rivista "Volonta'", all'epoca diretta a Napoli da Giovanna Berneri e Cesare Zaccaria. Nelle edizioni RL, legate alla rivista, vengono pubblicati Sotto la minaccia totalitaria. Democrazia Liberalismo Socialismo Anarchismo (1955), uno dei suoi testi piu' significativi, e Problemi d'oggi (1958). In lingua spagnola escono El totalitarismo entre las dos guerras (Buenos Aires, 1948) e La libertad entre la historia y la utopia (Rosario, 1962). In questa ultima opera Luce - all'interno di una riflessione piu' generale su liberta', socialismo, rivoluzione e dittatura - esamina criticamente, da un punto di vista libertario, gli esiti autoritari della recente rivoluzione cubana. Va rilevato che in Uruguay e in altri paesi dell'America Latina la rivoluzione cubana, che soprattutto all'inizio suscita entusiasmo e speranze in vasti settori dell'opinione pubblica, avra' effetti dirompenti sul movimento anarchico, indirizzando verso il castrismo e la lotta armata una parte dei militanti e simpatizzanti, in particolare quelli piu' giovani. Si riproduce in certa misura, a distanza di alcuni decenni, la situazione che si era creata in molti paesi dopo la rivoluzione d'ottobre, allorche' l'entusiasmo per gli avvenimenti russi aveva convogliato verso i nascenti partiti comunisti una larga parte delle masse operaie e anche militanti provenienti dall'anarchismo. Le differenti valutazioni della rivoluzione cubana provocano accese discussioni e polemiche all'interno della Federazione Anarchica Uruguayana (Fau), e infine Luce, trovandosi in minoranza su una questione decisiva, deve lasciare l'organizzazione con pochi altri compagni e fondare un proprio gruppo autonomo. La frattura non sara' mai piu' ricomposta, anche se il tempo si e' incaricato di darle ragione, facendo giustizia della mitologia castrista e guevarista e della tragica illusione della guerriglia latinoamericana. A partire dagli anni sessanta si assiste a un rallentamento nella produzione di scritti politici, mentre diventano sempre piu' numerosi i saggi su argomenti di storia e di critica letteraria. Nel 1949 Luce ottiene la cattedra di Letteratura Italiana all'Universita' di Montevideo (la terra' fino al 1991, quando finalmente andra' in pensione). Nel 1951 viene inoltre nominata docente di Storia della civilta' italiana (in seguito anche di Letteratura italiana) all'Istituto per la formazione dei professori Artigas. Gran parte del suo tempo e delle sue migliori energie vengono dedicate all'insegnamento e alla ricerca sui temi ad esso legati. Nel 1966 pubblica il saggio Influenza della letteratura italiana sulla cultura rioplatense (1810-1853), completato l'anno successivo da un secondo volume relativo al periodo 1853-1915. A distanza di qualche anno appare La poesia de Leopardi (1971), preceduto e seguito da saggi su Foscolo, Machiavelli, Dante. I numerosi contributi su quest'ultimo autore culmineranno, a conclusione della sua attivita' di studiosa, nel volume La Divina Comedia de Dante Alighieri, pubblicato nel 1994 dall'Universita' di Montevideo. Tra il 1973 e il 1985 anche l'Uruguay, come altri paesi del continente, conosce l'epoca dei colpi di stato e della dittatura dei militari, con una durissima e sanguinosa repressione dei movimenti di sinistra. Forse per l'eta' gia' avanzata e per il suo prestigio di studiosa, Luce non subisce particolari persecuzioni, anche se deve rinunciare a svolgere un'attivita' politica pubblica e nutre fondate preoccupazioni per la figlia, simpatizzante di gruppi politici radicali, e per le due giovani nipoti (nel frattempo sono morti la madre Bianca e il marito Ermacora). Per evitare il rischio di un sequestro durante una perquisizione, dona il suo prezioso archivio (che comprende anche le carte del padre) all'Iisg di Amsterdam, che provvede al trasferimento dei documenti originali nella propria sede in Olanda. * Le ultime opere Dopo la fine della dittatura militare, che lascia comunque al paese una pesante eredita' di sparizioni e di persone torturate o uccise, si creano le condizioni per un intervento politico non clandestino. Luce riprende l'attivita' con i compagni anarchici a lei piu' affini. Il "Grupo de Estudio y Accion Libertaria", di cui fa parte, nel 1986 da' vita a un periodico che all'inizio si chiama "Geal", come la sigla del gruppo stesso, e poi dal terzo numero assume il titolo "Opcion libertaria". Collabora inoltre con numerosi altri libertari in Uruguay e in altri paesi dell'America Latina, divenendo per molti di essi un sicuro punto di riferimento. A Montevideo le sono particolarmente vicini i compagni della Comunidad del Sur, fondata nel 1955 e tuttora attiva. Nel 1983 esce a Buenos Aires, a cura di alcuni compagni locali, El anarquismo: mas alla' de la democracia, un opuscolo che raccoglie la traduzione in spagnolo di alcuni interventi di Luce apparsi su "A rivista anarchica", di notevole interesse per approfondire il suo pensiero. Nel 1993 Luce compie il suo ultimo viaggio in Europa, per prendere parte alla "Esposicion internacional anarquista" di Barcellona. L'intervento che legge alla platea del Convegno, Una utopia para el siglo XXI (tradotto e pubblicato su "A rivista anarchica" n. 205), puo' essere inteso come il suo testamento spirituale. Approfittando del viaggio a Barcellona verra' anche per qualche settimana in Italia, e sara' per lei l'ultima volta che rivedra' il suo paese natale (nel dopoguerra, i suoi viaggi precedenti si sono svolti nel 1954, nel 1981 e nel 1987). Negli ultimi anni Luce si dedica alla redazione dell'opera sua forse piu' necessaria, la gia' citata biografia del padre che viene pubblicata dalla Biblioteca Franco Serantini di Pisa nel 1996 col titolo Luigi Fabbri. Storia di un uomo libero. In certa misura e al di la' delle sue intenzioni, si tratta anche di una autobiografia, almeno per quanto riguarda il primo periodo della sua vita, trascorso a stretto contatto con il padre. In coincidenza con i suoi novant'anni (festeggiati con un certo risalto in Uruguay, dove era un personaggio pubblico) escono nel 1998 due volumi di suoi scritti: Una strada concreta verso l'utopia. Itinerario anarchico di fine millennio (Pescara, ed. Samizdat), e La libertad entre la historia y la utopia. Tres ensayos y otros textos del siglo XX (Barcelona-Dreux, Edicion A. Fontanillas Borras y S. Torres Planilla). La sua mente, abituata a ragionare, ha lavorato fin quasi agli ultimi giorni. Preparava da tempo un saggio sul fenomeno dell'autodidattismo nel movimento operaio, e non sappiamo a che punto fosse arrivata nella ricerca e nella elaborazione dei risultati. Nei giorni stessi in cui ci e' arrivata la notizia dolorosa della sua morte, abbiamo ricevuto anche il n. 33 di "Opcion libertaria", contenente come al solito due articoli suoi, probabilmente gli ultimi che ha scritto nella sua vita lunga e operosa. Abbiamo perso Luce, e per chi l'ha conosciuta di persona e l'ha amata si tratta di una perdita grave e irreparabile, anche se in certa misura prevedibile in considerazione della rispettabile eta' che aveva raggiunto. Parafrasando cio' che lei stessa ha scritto in riferimento alla morte di suo padre, ci e' di qualche conforto sapere che ci resta qualcosa che nessuno potra' toglierci, e cioe' il suo pensiero. 5. MONDO. EMILY WAX: CORRETE, RAGAZZE [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente articolo di Emily Wax apparso sul "Washington Post" del 29 dicembre 2005. Emily Wax e' una prestigiosa giornalista del "Washington Post", autrice di molti importanti reportages dall'Africa] Addis Abeba, Etiopia. Praticamente, l'unico modo che Tesdale Mesele ha avuto, per evitare di venire sposata a 13 anni e chiusa in un'esistenza fatta di lavori domestici e cura dei bambini, e' stato correre. Ed e' quello che questa ragazzina coraggiosa con le gambe magre e la coda di cavallo ha fatto. Ha corso lungo le strade rovinate e sporche dell'altopiano etiope, scalza o calzando scarpette sfondate. Ha corso con le sue ampie falcate sino alla piazza di Meskel Square nella capitale, dove vagano capre e nubi di smog colorano l'aria di un grigio gessato. E quando ha ritenuto di essere abbastanza veloce, ha corso nell'unico stadio di Addis Abeba, sperando di essere vista e ingaggiata da una squadra di atletica. I professionisti della corsa, in Etiopia, sono stati a lungo solo uomini ed il paese ha prodotto alcuni dei migliori corridori del pianeta: il leggendario Haile Gebrselassie, per esempio, ha stabilito 17 record mondiali e vinto due medaglie d'oro olimpiche. Ma negli ultimi dieci anni atlete determinate come Meseret Defar, ventiduenne, hanno pure cominciato a vincere medaglie alle Olimpiadi, campionati e maratone. Oggi, secondo una rivista sportiva etiope, 7 dei 10 atleti che guadagnano di piu' in Etiopia sono donne. Ispirate da queste eroine nazionali, Tesdale e migliaia di altre ragazze lasciano i loro villaggi e vengono a vivere con i parenti nella capitale, allenandosi da sole, e sognando il giorno in cui gareggeranno. Ma ci sono anche altre ragioni, piu' pratiche, per diventare veloci. "Io corro, cosi' i ragazzi sanno che sono forte e non mi molestano", dice Tesdale, ansimando dopo la quotidiana corsa da scuola a casa, in canottiera stracciata e scarpe di tela, "E corro anche perche' voglio dare priorita' alla mia istruzione. Se sono una brava atleta, la scuola vorra' che io rimanga, e non mi mandera' a casa a lavare biancheria o a preparare il pane". Tesdale vive in una casa dalle pareti di fango, con altre tre ragazze le cui sorelle le hanno portate qui dalle fattorie di famiglia, per addestrarle a correre. Tuttavia, la loro semplice e reale ambizione e' continuare ad andare a scuola. In Etiopia, ricevere un'istruzione e' una vera maratona: l'iscrizione delle ragazze a scuola e' fra le piu' basse del mondo, e le donne e le giovani hanno piu' possibilita' di morire di parto che di finire le medie, secondo i dati dell'Unicef. "Ho tante speranze per lei", dice Alamas, la sorella diciottenne di Tesdale, "Quando avevo la sua eta', i nostri genitori volevano darmi in moglie ad un uomo di trent'anni. Erano arrabbiatissimi quando scappai in citta'. Non mi hanno parlato per anni. Ma ora, con il suo sogno di diventare un'atleta professionista, mia sorella ha valore per loro. La rispettano. Non deve aver bambini presto, perche' questo interferirebbe con la corsa. Hanno capito che e' stato giusto per me essere andata via, e che e' giusto anche per lei". * In Etiopia, ragazzine di 12 anni possono essere vendute come spose dai genitori che non sono in grado di fornire loro una dote. Il paese ha il tasso piu' alto al mondo di fistole vaginali, una ferita che si produce nei corpi delle adolescenti durante il parto, e che richiede un doloroso intervento chirurgico di ricostruzione. Paese impoverito, con 73 milioni di abitanti, l'Etiopia ha anche uno dei piu' alti tassi mondiali di persone affette da aids, cosa che costringe le bambine a lasciare la scuola per occuparsi di parenti malati. Poiche' ben poche case hanno acqua corrente o elettricita', cucinare e pulire portano via tutto il giorno. I genitori hanno poi paura di lasciare le ragazze sole su lunghe distanze, da un villaggio sperduto alla scuola: temono lo stupro ed il rapimento, che vengono usati molto spesso per forzare una ragazza al matrimonio. "Le adolescenti africane sono il gruppo piu' vulnerabile che ci sia", dice Alessandro Conticini della locale sezione dell'Unicef, "Lavorano assai di piu' dei loro fratelli. Sono molto piu' a rischio di essere forzate alla servitu' domestica, al matrimonio, alla prostituzione. Le cose stanno lentamente migliorando, ma una ragazza deve avere una ragione forte per chiedere ai genitori di permetterle di andare a scuola, e di ritardare il lavoro e il matrimonio". A questo scopo, la corsa si e' dimostrata un buon incentivo. Persino nelle enclave rurali piu' tradizionaliste, i genitori vedono dei benefici nel permettere alle figlie di allenarsi, il che significa che devono andare a scuola, dove gli insegnanti scelgono chi partecipa alle gare. Poiche' ci si aspetta che i figli sostengano i genitori quando essi saranno anziani, le ragazze atlete offrono la speranza di un successo economico, dice ElShadai Negash, editore di "Endurance", una rivista sportiva: 'Per una fanciulla, essere capace di correre e' un vero pronunciamento di liberta', che in effetti si traduce in potere. Le atlete sono idoli, in parte, anche per il loro successo finanziario. Se una ragazza riscuote danaro in modo rispettabile, perche' non ritardare il suo matrimonio? Lei viene vista come un investimento, dopotutto". * Molte ragazze etiopi sviluppano corpi forti gia' in tenera eta', facendo ore ed ore di lavori domestici, camminando tre o quattro miglia al giorno per andare a prendere l'acqua o frequentare la scuola, e trasportano fascine di legna sulle loro teste. Mentre i ragazzi passano il tempo con i padri, facendo commissioni o bighellonando, le ragazze aiutano le loro madri in numerosi lavori, dal macero della frutta alla pulizia manuale dei tappeti. Meseret Defar, che ha vinto una medaglia d'oro alle Olimpiadi nel 2004 sui cinquemila metri, ed una d'argento nel 2005 ai campionati mondiali, racconta che ha passato l'infanzia a portare carichi di legna cosi' pesanti che aveva una muscolatura fortissima nella schiena gia' a 10 anni: "Portavo anche giare di argilla piene d'acqua per due miglia ogni giorno. E piangevo, perche' tutto quello che volevo fare era allenarmi e correre, e invece dovevo fare i lavori domestici". Per quanto non molto alta, si dimostro' sorprendentemente veloce ed attiro' l'attenzione del padre e degli allenatori scolastici. Anche allora, pero', doveva usare di nascosto le scarpe di tela dei fratelli. "Di solito correvo scalza, infatti", dice lanciando un'occhiata alle scarpe di marca che ora e' pagata per indossare, "Alle ragazze non si comprano vere scarpe da corsa, perche' sono costose. Cosi' mi alzavo molto presto, prendevo di nascosto quelle dei miei fratelli, e mi allenavo e le rimettevo a posto prima che si svegliassero e le indossassero per andare a scuola". Defar ha guadagnato abbastanza denaro, correndo, da far proseguire gli studi ad entrambi i suoi fratelli: uno sta studiando informatica, l'altro cinematografia. La cosa piu' importante e' che l'essere un'atleta di successo le ha dato maggior controllo sulla sua vita. Ha potuto ritardare la gravidanza e scegliere il proprio marito, un simpatico giocatore di calcio che ha la sua eta' ed i suoi stessi interessi. Recentemente, Defar e' andata a parlare alle giovanissime madri ricoverate per le fistole vaginali. Le ha incoraggiate a far frequentare la scuola alle figlie, a permettere alle bambine di sviluppare i propri talenti, a ritardare i loro matrimoni ed a trovare valore nelle loro vite. Nel quartiere dove vive Tesdale, le ragazze la idolatrano e tutte hanno il suo poster appeso alle pareti. "Correre da' alle ragazze un sacco di opportunita' e fa si' che i nostri corpi siano nostri", dice Defar, "E anche se qualcuna non ce la fa, l'allenamento porta con se' nuove idee: insegnare, diventare allenatrice, fare qualunque cosa in cui ti impegni veramente". Gebrselassie, la star maschile della corsa, mi dice che si e' recato a parlare nelle scuole femminili e che ha donato scarpette per le ragazze. "E' fantastico che ci siano piu' ragazze a dedicarsi alla corsa, in Etiopia. Voglio sostenerle non solo materialmente, ma moralmente. Le ragazze sono atlete splendide. E penso che questo mandi loro un meraviglioso messaggio, ovvero che le ragazze possono fare tutto quello che fanno i ragazzi". * Questa mattina, Tesdale e la sua migliore amica, la quattordicenne Sercalem Tesefay, si sono alzate alle 5,30 e hanno corso per un'ora sino ad arrivare a Meskel Square. Pur fermandosi otto minuti ogni miglio, hanno sorpassato donne chine sotto i fardelli di legna, e uomini incastrati nel traffico. Nella piazza di Meskel Square, ragazzi e ragazze fanno sprint sugli scalini sotto gli occhi degli allenatori. Tesdale e Sercalem non sono ancora in una squadra, ma entrambe sperano di avere i tempi necessari per entrarvi il prossimo anno. Alle 8, le due amiche se ne vanno alla scuola elementare, di corsa per un'altra ora e mezza. Al termine delle lezioni, all'una, camminano per un altro miglio per andare a raccogliere acqua, e infine si siedono nella loro capanna per la tradizionale cerimonia del caffe'. Le sorelle maggiori sono fiere di loro: sono diventare ragazze moderne, dicono, studentesse ed atlete, con le treccioline nei capelli e lo smalto sulle unghie. "In campagna scarseggia tutto", mi racconta la sorella ventenne di Sercalem, Muluwork, che e' una muratora part time, "Se vi fossimo rimaste, le nostre vite sarebbero state diverse da come le volevamo. Il nostro destino ovvio sarebbe stato un matrimonio precoce, bambini, e molti anni di lavori domestici". Sercalem sorride, e si volta verso la sorella: "Quando sogno", le dice, "sogno di correre cosi' veloce da migliorare la nostra vita e comprare scarpe buone per tutte le ragazze etiopi". 6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 7. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1175 del 14 gennaio 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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