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La nonviolenza e' in cammino. 1174
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1174
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 13 Jan 2006 03:06:57 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1174 del 13 gennaio 2006 Sommario di questo numero: 1. Il 14 gennaio, per i diritti e la dignita' umana di tutti gli esseri umani 2. Margareth Rago: La liberta' secondo Luce Fabbri 3. Enrico Peyretti: Una lettera a Luciano Violante 4. Carla Lonzi: Manifesto di Rivolta Femminile (luglio 1970) 5. La "Carta" del Movimento Nonviolento 6. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. IL 14 GENNAIO, PER I DIRITTI E LA DIGNITA' UMANA DI TUTTI GLI ESSERI UMANI Le persone che secondo scienza e coscienza il 14 gennaio a Milano e a Roma esprimeranno pubblicamente, pacificamente, democraticamente, generosamente e fin gentilmente la loro ferma volonta' di difendere e promuovere i diritti e la dignita' di tutti gli esseri umani, donne e uomini, lo faranno non contro qualcuno ma in solidarieta' a tutte le persone, affinche' ogni persona sia riconosciuta, rispettata, aiutata. Molte cose errate, ingiuste, confuse o esagerate sono state dette in questi mesi e in questi giorni. Ma se si guarda a cio' che conta, e non alle distorsioni polemiche, le richieste e le proposte alla base dell'incontro di Milano, "Usciamo dal silenzio", per la liberta' delle donne (in un mondo e una societa' ancora ferocemente patriarcali e misogini) e in difesa della legge 194 (che, ricordiamolo ancora, reca "norme per la tutela sociale della maternita' e sull'interruzione volontaria della gravidanza"), come di quello di Roma, "Tutti in Pacs", per un adeguato riconoscimento giuridico delle unioni civili tra le persone che si amano e vogliono costituire una famiglia, cosi' come l'appello e diremmo l'invocazione comune ad entrambi gli incontri, di poter vivere in un ordinamento giuridico inteso alla civile ed armoniosa convivenza e all'inveramento della dignita' degli esseri umani, e non alla persecuzione e denegazione di esse ed essi, ebbene, sono richieste, proposte, principi e speranza che tutte le persone ragionevoli possono condividere quali che siano i propri convincimenti filosofici o religiosi, anzi, ciascuna e ciascuno proprio muovendo dai propri convincimenti di ragione e di fede, rettamente intesi e al bene comune ispirati. In cammino, sorelle, fratelli. 2. MEMORIA. MARGARETH RAGO: LA LIBERTA' SECONDO LUCE FABBRI [Da "A. rivista anarchica", anno XXX, n. 267 del novembre 2000 (disponibile nel sito: www.arivista.org) riprendiamo il seguente saggio, originariamente pubblicato sul periodico uruguayano "Brecha" nel 1998. Margareth Rago, storica e ricercatrice sociale, e' docente all'Universita' di Campinas, in Brasile. Tra le opere di Margareth Rago: O que e' Taylorismo?, Brasiliense,1984; Do Cabare' ao Lar. A utopia da cidade disciplinar, Paz e Terra,1985; Os Prazeres da Noite. Prostituicao e Codigos da Sexualidade Feminina em Sao Paulo, Paz e Terra,1989; (con Renato Aloisio Gimenes), Narrar o Passado, Repensar a Historia, Unicamp, 2000; Entre a Historia e a Liberdade. Luce Fabbri e o Anarquismo Contemporaneo, Unesp, 2001. Luce Fabbri, pensatrice e militante anarchica, educatrice profonda e generosa, un punto di riferimento per tutti gli amici della dignita' umana e della nonviolenza. Nata il 25 luglio 1908, figlia di Luigi Fabbri (il grande militante e teorico libertario collaboratore di Errico Malatesta), dal 1929 in esilio dapprima a Parigi, poi a Bruxelles e via Anversa in America Latina, a Montevideo in Uruguay, ove da allora risiedera' (ma ancora sovente molto viaggiando); la morte la coglie il 19 agosto 2000, operosa fino alla fine, sempre attiva, generosa, mite, accogliente; sempre lucida, sempre limpida, per sempre Luce. Opere di Luce Fabbri: per un primo avvio segnaliamo l'ampia e preziosa intervista a cura di Cristina Valenti in questo foglio riproposta. Tra le sue opere in volume ed in opuscolo segnaliamo: a) scritti politici: Camisas negras, Ediciones Nervio, Buenos Aires 1935; (con lo pseudonimo Luz D. Alba), 19 de julio. Antologia de la revolucion espanola, Coleccion Esfuerzo, Montevideo 1937; (con Diego Abad de Santillan), Gli anarchici e la rivoluzione spagnola, Carlo Frigerio Editore, Lugano 1938; La liberta' nelle crisi rivoluzionarie, Edizioni Studi Sociali, Montevideo 1947; El totalitarismo entre las dos guerras, Ediciones Union Socialista Libertaria, Buenos Aires 1948; L'anticomunismo, l'antimperialismo e la pace, Edizioni di Studi Sociali, Montevideo 1949; La strada, Edizioni Studi Sociali, Montevideo 1952; Sotto la minaccia totalitaria, Edizioni RL, Napoli 1955; Problemi d'oggi, Edizioni RL, Napoli 1958; La libertad entre la historia y la utopia, Ediciones Union Socialista Libertaria, Rosario 1962; El anarquismo: mas alla' de la democracia, Editorial Reconstruir, Buenos Aires 1983; Luigi Fabbri. Storia d'un uomo libero, BFS, Pisa 1996; Una strada concreta verso l'utopia, Samizdat, Pescara 1998; La libertad entre la historia y la utopia. Tres ensayos y otros textos del siglo XX, Barcelona 1998; b) volumi di poesia: I canti dell'attesa, M. O. Bertani, Montevideo 1932; Propinqua Libertas, Bfs, Pisa 2005; c) scritti di storia e di critica letteraria: Influenza della letteratura italiana sulla cultura rioplatense (1810-1853), Ediciones Nuestro Tiempo, Montevideo 1966; L'influenza della letteratura italiana sulla cultura rioplatense (1853-1915), Editorial Lena & Cia. S. A., Montevideo 1967; La poesia de Leopardi, Instituto Italiano de Cultura, Montevideo 1971; Machiavelli escritor, Instituto Italiano de Cultura, Montevideo 1972; La Divina Comedia de Dante Alighieri, Universidad de la Republica, Montevideo 1994. Ad essi si aggiungono i saggi pubblicati nella "Revista de la Facultad de Humanidad y Ciencias" di Montevideo, e gli interventi e le interviste su molte pubblicazioni, e le notevoli traduzioni - con impegnati testi propri di introduzione e commento - (tra cui, in volume: di opere di Nettlau, di Malatesta, del padre Luigi Fabbri, e l'edizione bilingue commentata del Principe di Machiavelli). Opere su Luce Fabbri: un punto di partenza e' l'utilissimo dossier, Ricordando Luce Fabbri, in "A. rivista anarchica", n. 266 dell'ottobre 2000, pp. 28-41 (disponibile anche nel sito: www.arivista.org)] Dolce e fragile di aspetto, questa donna e' forse una delle poche persone che la parola "intellettuale" definisce naturalmente. Pensatrice e militante anarchica, storica e critica letteraria, Luce Fabbri era arrivata da giovane in Uruguay per sfuggire al fascismo. Qui e' vissuta, lottando e creando un'opera originale che trascende le frontiere dei saperi. * Ho conosciuto Luce Fabbri a San Paolo nell'agosto del 1992, a un congresso internazionale anarchico che si teneva nella sede della locale Universita' Cattolica. In un'atmosfera molto animata e colorita si erano riuniti, per una settimana, studenti, intellettuali e militanti di varie generazioni e di diverse nazionalita' che discutevano dei piu' svariati argomenti. Io ero la' per partecipare a una tavola rotonda sull'esperienza delle "donne anarchiche". Proprio davanti a me, seduta in prima fila in una platea stracolma, c'era una signora anziana, delicata, con i capelli bianchi, che ascoltava con molta attenzione. Alla fine mi interpello' con alcune penetranti osservazioni. In quel momento provai una strana sensazione: i ruoli si erano capovolti e io dovevo stare ad ascoltare invece di parlare. Mi esortava a tenere conto della complessita' della funzione dello storico: io avevo storicizzato la sua esperienza, raccontavo il suo passato. Mi spinse a pensare alle relazioni tra storia e memoria. In genere gli incontri "forti" mi spiazzano un po' e mi ci vuole un certo tempo per capire che cosa sta succedendo. In effetti, ero gia' impegnata nello studio delle donne anarchiche, a San Paolo e a Rio de Janeiro, pero' sentivo il bisogno di incontrare qualcuna la cui esperienza di vita fosse piu' caratteristica, piu' rivelatrice di un'esperienza anarchica. Da quel momento il dialogo era cominciato. Pochi giorni dopo cominciammo a registrare le sue memorie, in casa di un altro storico militante, il professor Mauricio Trajtenberg. Tre anni dopo la incontrai per la prima volta a Montevideo, nella calle J.-J. Rousseau, del quartiere della Union, per continuare la serie delle interviste cominciata da quel primo contatto in Brasile. Li', in uno studio silenzioso le cui pareti erano interamente coperte di scaffali con testi di Proudhon, Bakunin, Kropotkin, Machiavelli, Leopardi e Dante, tra vari quaderni, fogli volanti, carte ingiallite, Luce prese a raccontarmi, in modo calmo e riflessivo, delle sue esperienze politiche, intellettuali e personali. A poco a poco mi fece entrare nel suo universo. * Suo padre, il professore e militante anarchico Luigi Fabbri, sua madre Bianca e suo fratello Vero emersero a poco a poco dalla sua memoria, sempre segnata da nomi importanti dell'anarchismo internazionale e anche di noti socialisti. Il primo estraneo alla famiglia che entro' in scena fu il carismatico Errico Malatesta, amico personale del padre, ammirato in tutta Italia. Mentre osservavo un suo ritratto in bianco e nero appeso alla parete, Luce mi raccontava come aveva imparato a usare alcuni giochi meccanici che Malatesta aveva regalato a lei e a suo fratello, venendo in visita dall'amico Fabbri: "Malatesta fu per noi una specie di zio. Quando arrivava era una festa per noi. Si sedeva per terra e restava a giocare con noi piccoli anche per un'ora. Gli volevo molto bene". Si puo' dire che Luce ebbe un'infanzia e un'adolescenza relativamente felici, senza le tradizionali repressioni e censure a cui generalmente sono sottoposti la maggior parte dei bambini. Certo, l'armonia familiare era turbata dai problemi esterni. In un accogliente ambiente libertario, in convivenza con figure significative del movimento operaio italiano dei primi decenni del secolo, molto presto la giovane dovette assistere a frequenti persecuzioni politiche contro i rivoluzionari, i crudeli avvenimenti della prima guerra mondiale, la rapida nascita delle squadracce fasciste. In uno scritto di molti anni dopo, Luce porta la propria testimonianza diretta dell'emergere del fascismo: "Fui testimone di questa nascita: Bologna, la citta' in cui vivevo, fu sempre considerata il principale centro d'irradiazione del fascismo e, mentre con mio padre frequentavo ambienti legati alla scuola, alla stampa, ai partiti di sinistra e ai sindacati operai, nella mia condizione di studentessa media ero in contatto con quelle famiglie della piccola e media borghesia di provincia i cui figli, insieme a elementi operai senza lavoro, avevano formato i primi contingenti delle camicie nere... Intorno a me sentivo molto odio e molto amore: si viveva tra i malintesi e si cercava la verita'. La strada era piena di tumulti e di esasperazione, la mia casa un incrocio sereno (a momenti triste, a momenti gioioso) di correnti contrastanti, le case dei miei compagni di scuola in maggioranza oppresse da un silenzio reticente, pieno di rancore, di disprezzo, che trovo' una propria voce quando le prime 'spedizioni punitive' mostrarono pugnali e coltelli". * La ricerca della liberta' A differenza di tanti intellettuali ingannati dalle prime manifestazioni del fascismo, dice Luce, gli operai di fabbrica e i contadini compresero fin dall'inizio il carattere conservatore e antisocialista del movimento. Per loro le camicie nere furono immediatamente i principali nemici delle cooperative, dei sindacati, delle autonomie locali e del socialismo in generale. Il fascismo sorse, in realta', come una "controrivoluzione preventiva", dice lei citando il titolo di un libro scritto da suo padre nel 1921. In questo modo Luce crebbe con un profondo amore per la liberta' e un grande orrore per il potere, la violenza e la disuguaglianza sociale. L'ascesa del fascismo, negli anni che seguirono, provoco' la separazione della famiglia e l'esilio. "Le persecuzioni continue ci costrinsero a lasciare il paese. Fuggimmo attraverso la frontiera con la Francia, a distanza di un anno uno dall'altro. Dopo una breve permanenza a Parigi, decidemmo di venire in Uruguay. Non avevamo documenti, solo quei certificati che rilasciava il governo francese: 'Dice chiamarsi...'. Correva l'anno 1929. Mio fratello era rimasto in Italia e portava avanti un'attivita' di opposizione. Quando fu chiamato alle armi riusci' a fuggire mentre lo stavano deportando in Germania. Potei rivederlo solo dopo la guerra, quando venne in Uruguay". Nel 1928, appena laureatasi in lettere all'universita' di Bologna, Luce dovette partire in fretta e furia per incontrarsi con i suoi genitori che, rifugiatisi a Parigi, la aspettavano con ansia. Tutto si svolse cosi' molto in fretta: la fuga attraverso le Alpi, i passaporti falsi, l'imbarco clandestino su un mercantile che li porto' in Sud America, lo sbarco al porto di Montevideo, dove furono accolti da compagni anarchici come Antonio Destro e Moscallegra. Qui Luce non tardo' a integrarsi, pur parlando uno spagnolo un po' antiquato che aveva imparato nei corsi di letteratura a Bologna. Era entrata in un gruppo di donne che si riuniva nella sede del sindacato dei panificatori, dove seguiva corsi serali di spagnolo insieme ad altri esiliati politici. Il gruppo si occupava di raccogliere fondi per i prigionieri politici, organizzava picnic di solidarieta', faceva volantini. In quel periodo Montevideo era piena di rifugiati politici espulsi da Buenos Aires dal governo del generale Uriburu, che li estradava in Italia o in Spagna. Grazie al sostegno dei compagni, essi trovavano rifugio a Montevideo, potevano trovare qualche lavoro e sfuggire alle dittature. Da militante anarchica Luce si trasformo' in insegnante di storia alle scuole medie, per poi passare, nel 1949, nel corpo docente della Universidad de la Republica, alla cattedra di letteratura italiana. La sua produzione intellettuale, cominciata gia' in Italia con una tesi su Eliseo Reclus e con qualche articolo di filosofia politica, trovo' cosi' modo di espletarsi. La militanza politica si arricchi' con la pubblicazione della rivista "Studi sociali", che Luce diresse dal 1936 al 1945, e di altri periodici che promuovevano la resistenza al fascismo e la diffusione degli ideali anarchici. "La redazione, le bozze, l'impaginazione, il trasporto delle copie, i pacchi da spedire: era tutto sulle mie spalle. Mi aiutavano il mio compagno e mia madre. La rivista stava in piedi grazie alla collaborazione di operai e di rifugiati in varie parti dell'America, che organizzavano picnic, per esempio, e mandavano assegni di tre dollari o di somme del genere". Nel 1943 partecipo' alla pubblicazione di "Socialismo y libertad", un'esperienza innovatrice nel campo delle riviste militanti, in cui socialisti, anarchici e repubblicani collaboravano uniti nella resistenza antifascista. "Volevamo dimostrare come, pur avendo idee diverse, con un impegno comune di fondo era possibile far convergere i nostri sforzi". A fianco di suo padre e poi, dopo la sua morte nel 1935, Luce si era molto impegnata nella lotta contro il fascismo italiano, responsabile del suo esilio in Uruguay, contro la dittatura di Gabriel Terra, contro il regime franchista, soprattutto a sostegno degli anarchici nella rivoluzione spagnola e, poi, contro la dittatura militare. La sua militanza attiva non solo la vedeva impegnata a scrivere innumerevoli articoli di denuncia sulle riviste da lei stessa pubblicate, come "Rivoluzione libertaria", con l'aiuto del marito Ermacora Cresatti e di sua madre, ma anche nell'organizzazione di riunioni e di incontri, nella raccolta di fondi a favore di compagni, come Ines Guida, da poco scomparsa. In Uruguay la lotta antifascista, che vedeva alla testa gli anarchici italiani e latinoamericani, porto' alla formazione di vari nuclei politici in cui si discutevano i fatti del giorno e le strategie da portare avanti. C'erano gruppi anarchici, socialisti e comunisti e, nel Circulo Italiano, un nucleo importante che riusci' a sottrarsi all'influenza fascista, c'erano, racconta Luce, i piu' vecchi garibaldini: "L'antifascismo trovava molto sostegno. Mi ricordo che, quando tenevo corsi d'italiano al liceo, nel 1940 o '41, sulla lavagna mi scrissero frasi contro l'esercito italiano, per esempio che i soldati erano ladri e codardi, con l'intenzione di offendermi. Erano i primi giorni di scuola, non mi conoscevano, e quindi non trovai altra soluzione che dire: 'Ragazzi, io sono arrivata qui per avere liberta' e comprensione'. Be', i ragazzi sembrarono contentissimi. E il giorno dopo sulla lavagna trovai scritto: 'Viva Italia Libre!', 'Viva De Gaulle!', 'Viva Churchill!'. In quel momento mi resi conto quanto fosse difficile farmi capire". Bisogna dire che un'esistenza segnata da tanti momenti di isolamento e di persecuzione violenta nei confronti degli anarchici e di altri gruppi di sinistra non la rese affatto pessimista. Anzi, Luce rivolgeva lo sguardo verso quegli spazi in cui s'incontravano pratiche di liberta', che indicavano cammini alternativi. Con il suo atteggiamento positivo, riusciva a intervenire tempestivamente. Questo mi fa venire in mente di quando le raccontai la mia sorpresa quando mia figlia, allora una bambina, si era messa a discutere la teoria di Charles Darwin. Luce mi rispose che sarebbe stato utile farle leggere "il mutuo appoggio" di Kropotkin, dove si critica l'evoluzionismo dimostrando che nessuna societa' puo' sopravvivere senza solidarieta' e cooperazione. Credo che lo strumento principale di Luce sia la parola, soprattutto la parola scritta. E tutti i suoi libri, gli opuscoli, i tantissimi articoli si riferiscono agli argomenti piu' disparati e travalicano le frontiere tradizionali da una disciplina all'altra, passando dalla politica, alla pedagogia e al linguaggio, dalla storia alla critica letteraria. Ma tra tutti e' possibile individuare un punto comune: la ricerca della liberta', nel passato come nel presente. * Tra militanza e poesia Si puo' dire che la vasta produzione politica e intellettuale di Luce Fabbri si orienta verso tre grandi temi: la critica al fascismo e al totalitarismo, tenendo conto della valorizzazione della liberta' e degli ideali democratici e l'attuazione del progetto anarchico; la letteratura italiana, la linguistica e la critica letteraria; e, infine, la pedagogia. Diversi suoi libri e articoli pubblicati sulla stampa vogliono spiegare il fenomeno del fascismo, che tanto ha segnato la sua vita. Camisas negras (1933) fu pubblicato in seguito alle conferenze che aveva tenuto a Rosario. Tra i suoi opuscoli, si possono ricordare El totalitarismo entre dos guerras, La libertad entre la historia y la utopia, El fascismo, definicion e historia, Sotto la minaccia totalitaria del 1962. In tutti e' presente una critica decisa al totalitarismo e la critica anarchica al potere e alla violenza costitutiva dei rapporti economici, nel mondo capitalista come in quello comunista. Gli avvenimenti rivoluzionari del 1936 in Spagna avevano gia' dato origine alla Antologia de la revolucion espanola pubblicata nel 1937 con lo pseudonimo di Luz de Alba. Tra i suoi saggi politici spicca La liberta' nelle crisi rivoluzionarie del 1947, L'antimperialismo, l'anticomunismo e la pace del 1949 e, soprattutto, La strada del 1952, in cui Luce illustra la propria visione dell'anarchia. Piu' di un punto di arrivo che ci aspetta all'orizzonte, essa dice, l'anarchia si costruisce andando avanti, con la ricerca quotidiana della liberta' che rivoluziona radicalmente il presente. Nel 1983 Luce pubblica El anarquismo, mas alla' de la democracia, un saggio che amplia l'insieme dei testi militanti, profondi ma pratici nello stesso tempo, in cui discute scottanti questioni politiche e chiarisce concetti e posizioni e definisce i programmi d'azione. Nel mezzo del discorso politico emerge senza dubbio la poetessa sensibile. I canti dell'attesa del 1932, da lei definito "libro de exilio y de estierro", raccoglie poesie composte in Italia, omaggi a Montevideo che la accolse "a braccia aperte", ed espressioni di nostalgia e di affetto per la terra natale. Lo stesso sentimento che la spinse, molti anni dopo, a dedicarsi allo studio su La poesia de Leopardi (1971). Varie opere di critica letteraria completano un lavoro instancabile: Las corrientes de critica e historiografia literarias en la Italia actual (1955), La poesia del Paraiso y la metafora de la nave (1960) e Alegoria y profecia en Dante (1962) tra gli altri. Piu' di recente Luce pubblico' uno studio su Machiavelli, presentato come introduzione alla traduzione in spagnolo da lei fatta del Principe, un lavoro sui canti di Dante e, nel 1966, fece uscire una biografia del padre intitolata Luigi Fabbri, storia d'un uomo libero. Negli ultimi anni e' impegnata a scrivere un'opera sull'autodidattismo che essa considera un fenomeno caratteristico della classe operaia nella sua "eta' dell'oro". Penso che sia ora di dare maggiore spazio al suo profondo contributo teorico e ideologico al pensiero libertario contemporaneo. Le sue acute riflessioni l'hanno portata ad ampliare la dottrina anarchica che le era stata trasmessa dai primi teorici e da suo padre, affrontando di volta in volta le questioni che questa corrente politica non era stata capace di aggiornare e proponendo nuove alternative per il mondo contemporaneo. * Luce e l'anarchia contemporanea Tutta l'esperienza di Luce nel corso degli oltre novant'anni della sua esistenza e' profondamente immersa nell'anarchia, in un modo molto speciale, fin dalla culla. La forza del movimento libertario nei luoghi e nei periodi in cui visse, soprattutto negli anni venti, segno' sicuramente in modo indelebile le vicende della sua vita, al punto che non e' pensabile senza l'anarchia, e in lei persona e teoria coincidono. Si puo' dire che l'anarchia sia un atteggiamento permanente, un modo di essere, e che in Luce si realizza in modo continuo. La lotta contro tutte le manifestazioni di autoritarismo, contro i rapporti di potere, contro i regimi politici autoritari, contro il fascismo italiano come contro la dittatura militare uruguayana, contro i partiti gerarchici di sinistra come di destra e contro i micropoteri che ci costituiscono in modo impensabile, come insegna Michel Foucault, e' stato il sentimento prevalente di tutta la sua vita. Luce si definisce anarchica socialista ed e' capace di proporre "un'utopia per il secolo XXI", rinnovando a suo modo il pensiero libertario. Le sue tesi respingono la tradizionale identificazione tra centro e ordine ed ella afferma che la nuova organizzazione sociale deve costituirsi "dal basso", dalla libera associazione di individui in cooperative di produzione, di consumo, di abitazione e di studio, come si sono viste crescere in Uruguay e in molte parti del mondo occidentale: "Il centro crea certo ordine, in apparenza molto solido e in realta' assai debole: basta attaccarlo perche' quest'ordine si trasformi in caos. Un altro ordine esiste, molto piu' vitale, che si crea dal basso, per associazione, e che, anche se una parte risulta condannata, resiste in tutte le altre parti. Per le stesse ragioni l'identificazione dell'ordine con il centro e del centro con il potere centrale risulta solo apparente". Questo caos prevale nel mondo attuale, profondamente gerarchizzato e centralizzato, in cui si vive una fase di riflusso, di frustrazione e di sfiducia, in cui si proclama la morte delle utopie, del "socialismo reale" e della stessa storia. Cio' nonostante, dice Luce, il capitalismo non puo' essere pensato come un'utopia, perche' non e' nato da un programma, ma "dai fatti, e fatto proprio, senza molta autocoscienza, da una classe sociale in ascesa che, per ascendere, non poteva non impadronirsene. Non ha altro programma se non quello di arrivare al potere per mezzo della ricchezza. Per questo puo' cambiare di forma e di struttura, adattarsi ai vari regimi politici, proclamare l'assoluta liberta' del mercato, o burocratizzarsi intorno a uno Stato protettore, a seconda dei momenti. La sua forma attuale e' quella delle multinazionali, autentici stati internazionali invisibili, che tengono le redini del mondo". Cosi', l'unico limite allo sfruttamento capitalista e' la resistenza degli oppressi e per questo Luce non crede che il socialismo sia morto, "perche' la solidarieta' e' l'unica risposta alla crisi. E dove la solidarieta' ha prevalso sulla sete di guadagno sono sempre nate forme di socialismo spontaneo, come un tempo le comunita' cristiane del I secolo della nostra era. Quello che e' proprio morto e' il socialismo statale, nella duplice forma del totalitarismo e della socialdemocrazia; e' morto il socialismo delle riviste e dei libri, che in realta' non e' mai esistito". Luce ritiene che il socialismo libertario, federalista e dell'autogestione possa essere l'utopia del futuro. Considerando le agitazioni del "tormentato secolo XX", ritiene che sia importante valorizzare le conquiste democratiche della rivoluzione francese che, all'inizio del secolo, parevano "pure menzogne", finche' il fascismo, il nazismo e lo stalinismo ne misero in luce l'importanza, e che hanno reso possibile il sorgere del socialismo. "Grazie a queste povere liberta' 'formali'... il socialismo crebbe e mise radici nel cuore dei poveri e nelle aspettative dei sociologi. Il socialismo ha realizzato la sua duplice esperienza statale: quella dittatoriale e quella democratica. In entrambe ha fallito. Pero' non e' fallita affatto l'alternativa che si moltiplica silenziosamente nella base sociale". * Un periodo opaco Luce critica l'affermazione secondo cui l'anarchia non sarebbe possibile nel mondo contemporaneo, in cui predominano societa' di massa estremamente burocratizzate e centralizzate, mentre l'anarchia predica il decentramento e la moltiplicazione di piccole comunita' capaci di prendere decisioni in assemblee plenarie: "Naturalmente la risposta a questa obiezione e' il federalismo. La comunita' naturale, nel cui ambito l'individuo si sviluppa liberamente, e' solo quella piccola. Le comunita' di questo genere possono articolarsi tra loro formando una grande varieta' di comunita' piu' grandi, secondo interessi distinti, fino ad arrivare a metterle in relazione su scala mondiale. Le nuove tecnologie facilitano grandemente queste relazioni e rendono possibile il decentramento". Alla stessa stregua Luce avvalora, come anarchica, le nuove modalita' della democrazia diretta che si sviluppano nel mondo, facilitate dallo sviluppo tecnologico capitalista: "I media, mal definiti della comunicazione (dico 'mal definiti' perche' trasmettono messaggi in un unico senso, dai pochi che li controllano, verso i molti che vedono e sentono, ma non interrogano, non rispondono, non emettono messaggi propri), hanno senza dubbio la possibilita' di sviluppare una tecnologia che permetta di farli funzionare nei due sensi. Per la prima volta s'intravede la possibilita' dell'intervento di un gran numero di persone (tutte quelle direttamente interessate) nella presa di decisioni collettive e nelle discussioni che precedono tali decisioni... I mass media possono, potranno trasformarsi, se lo vogliamo, negli strumenti di autodemassificazione della base sociale (impiego questo orribile termine per brevita'). Attraverso questi e' possibile rompere i potenti monopoli che li dominano e questa lotta e' di tutti, perche' si tratta della conquista popolare della voce, che e' il punto di partenza della socializzazione del potere". Secondo Luce, quello che stiamo attraversando e' "un periodo opaco di stanchezza", che pero' non puo' impedire di studiare e "creare spazi fuori dagli schemi del sistema, per valorizzare a vantaggio di tutti le tecniche finora monopolizzate dai potenti". Questa donna, la cui esistenza abbraccia tutto un secolo e che ha vissuto intensamente, che ha provato forti passioni, conserva le proprie convinzioni piu' limpide e lucide: "Il socialismo libertario", afferma con serena certezza, "a differenza di tanti altri progetti non centra la propria vittoria nella conquista del potere, ed e' l'unica utopia che non e' stata smentita sul piano teorico dai fatti. In pratica, nel concreto degli eventi quotidiani, il progetto anarchico e' abituato alle sconfitte... Il secolo XXI non sara' facile. In questi ultimi anni del millennio, noi che non abbiamo smarrito la fiducia nella solidarieta' sociale lanciamo questo messaggio di socialismo nella liberta', che viene da un'esperienza molto amara e molto vasta, che pero' ha dato frutti di serenita' interiore e di speranza, quella speranza indispensabile per affrontare le sfide che abbiamo davanti". 3. CARTEGGI. ENRICO PEYRETTI: UNA LETTERA A LUCIANO VIOLANTE [Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per averci messo a disposizione questa sua lettera aperta inviata alcuni giorni fa a Luciano Violante. Enrico Peyretti (1935) e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu' volte riproposta anche su questo foglio, da ultimo nei fascicoli 1093-1094; vari suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario. Luciano Violante magistrato, parlamentare, gia' presidente della Commissione parlamentare antimafia (che sotto la sua presidenza diede un contributo notevole alla lotta contro i poteri criminali), e gia' presidente della Camera dei Deputati. Tra le opere di Luciano Violante segnaliamo particolarmente: La mafia dell'eroina, Editori Riuniti, Roma; sua e' la relazione della Commissione parlamentare antimafia su Mafia e politica, Laterza, Roma-Bari; I corleonesi, L'Unita', Roma; Non e' la piovra, Einaudi, Torino (un testo sintetico e di grandissima utilita'); ha curato (e pubblicato presso Laterza) i tre rapporti annuali sulla mafia: Mafia e antimafia. Rapporto '96; Mafia e societa' italiana. Rapporto '97; I soldi della mafia. Rapporto '98; sua la cura del ponderoso volume su La criminalita', volume 12 degli Annali della Storia d'Italia, Einaudi, Torino; segnaliamo inoltre Il ciclo mafioso, Laterza, Roma-Bari 2002; Un mondo asimmetrico, Einaudi, Torino 2003. Dal sito www.lucianoviolante.it riportiamo alcuni stralci di un'ampia notizia biografica: "Luciano Violante e' professore ordinario di istituzioni di diritto e procedura penale presso l'Universita' di Camerino. Deputato dei Ds-l'Ulivo di Torino, e' nato il 25 settembre 1941 a Dire Daua in Etiopia dove il padre, giornalista e comunista, dovette emigrare. La famiglia fu poi internata dagli inglesi in un campo di concentramento, dove Luciano Violante nacque e rimase sino a tutto il 1943. Laureato in giurisprudenza a Bari nel 1963, entra in magistratura nel 1966. Nel 1970 diviene libero docente di diritto penale presso l'Universita' di Torino dove dal 1974 al 1981 e' professore incaricato di istituzioni di diritto pubblico. E' giudice istruttore a Torino sino al 1977. Dal 1977 al 1979 lavora presso l'ufficio legislativo del Ministero della Giustizia, occupandosi prevalentemente della lotta contro il terrorismo. E' deputato dal 1979, prima nelle liste del Pci, partito al quale si iscrive nello stesso anno, poi in quelle del Pds e quindi dei Ds-l'Ulivo. Nel 1983 vince la cattedra di istituzioni di diritto e procedura penale e si dimette dalla magistratura. Dal 1980 al 1987 e' responsabile per le politiche della giustizia del Pci, di cui diviene poi vicepresidente del gruppo parlamentare. Ha fatto parte della Commissione d'inchiesta sul caso Moro, della Commissione antimafia, del Comitato parlamentare per i servizi di sicurezza, della Commissione per la riforma del codice di procedura penale, della Commissione Giustizia e della Giunta per il Regolamento della Camera dei Deputati. E' presidente della Commissione Antimafia dal settembre 1992 al marzo 1994. Dal 1994 al 1996 e' vicepresidente della Camera dei Deputati. Il 10 maggio 1996 viene eletto presidente della Camera dei Deputati per la XIII Legislatura. Nella XIII Legislatura la Presidenza della Camera dei Deputati e' impegnata nella trasparenza, nella modernizzazione, nell'apertura alla societa' e nella proiezione internazionale di Montecitorio. (...) Il 31 maggio 2001 viene eletto presidente del gruppo Ds-l'Ulivo della Camera dei Deputati. Ha pubblicato, nel 1994 con Einaudi Non e' la piovra. Nel 1995 con Bollati e Borighieri la Cantata per i bambini morti di mafia. Ha curato i volumi Dizionario delle istituzioni e dei diritti del cittadino, Editori Riuniti, 1996; Mafie e antimafia - Rapporto 1996, Mafia e societa' italiana - Rapporto 1997, I soldi della mafia - Rapporto 1998, Laterza. Per Einaudi ha curato inoltre il volume degli Annali della Storia d'Italia La criminalita', 1997, e il volume Legge Diritto Giustizia, 1998, della stessa collana. Per Mondadori ha pubblicato il libro L'Italia dopo il 1999, la sfida per la stabilita', 1998. Nei Saggi di Laterza il volume Le due liberta'. Contributo per l'identita' della sinistra, 1999. E' autore del saggio L'evoluzione delle Istituzioni Parlamentari, pubblicato ne Il Caso Italiano 2 - 2001, Garzanti (traduzione dei volumi 'Italy: resilient and vulnerable' della rivista 'Daedalus' dell'American Academy of Arts and Sciences). Ha curato per Einaudi il volume degli Annali della Storia d'Italia Il Parlamento, pubblicato nell'ottobre 2001. Per Laterza ha pubblicato, nel maggio 2002, Il ciclo mafioso. Per Garzanti, nel giugno 2002, ha pubblicato, in collaborazione con i professori Carlo Federico Grosso e Guido Neppi Modona, il manuale di diritto e procedura penale Giustizia penale e poteri dello Stato. Nel 2003 ha pubblicato per Einaudi Un mondo asimmetrico"] Torino, 4 gennaio 2006 Caro Luciano Violante, buon anno, e buoni anni! Il motivo di questa lettera a te che sei il deputato del mio collegio, non e' la brutta commistione "sinistra-affari non chiari" adesso emersa (che sconcerta la base ed e' denunciata anche nei Ds e nel centro-sinistra), ma un problema piu' ampio. Ti scrivo questa lettera aperta per comunicarti (forse non e' inutile) le tante perplessita' e anche prese di distanza, fino all'avversione, rispetto al centro-sinistra, che colgo in ambiti nei quali ho molti contatti significativi, come l'ambiente pacifista, nonviolento, del volontariato sociale ed ecologico, nel mondo cattolico di base socialmente, responsabilmente, democraticamente attivo. Non so se voi nei partiti ne avete sufficiente sentore. Non parlo solo delle posizioni estreme che si soddisfano della propria purezza. Sento anche tanta amara tendenza all'astensionismo elettorale. Io replico continuamente che, per quanto si possa essere scontenti, si deve oggi (come si doveva nel 2001) necessariamente votare il centro-sinistra, e non astenersi, per poter fermare il massacro istituzionale che il centro-destra sta facendo. Ogni voto mancato e' una probabilita' regalata al berlusconismo. Ma non e' per nulla facile convincere i piu' esigenti, e superare le loro ragioni. Non sono assolutamente sicuro che la vittoria elettorale sia facile, come molti credono imprudentemente. Il centro-sinistra deve meritare i voti che rischia di perdere, e sono i voti dei piu' impegnati, attivi e generosi, non quelli degli appagati, benpensanti, sistemati, fino a ieri votanti a destra, di cui si ha l'impressione che voi andiate alla ricerca preferenziale. * Io capisco che la politica e' guardare alto e lontano ma anche fare i "conti della serva" coi voti. Ma quando si vede troppo questo e poco quello, passa la voglia e sale, nei cittadini meglio motivati, la delusione arrabbiata. Ti dico qualcosa di cio' che suscita dubbi seri, non superficiali. Vengono rilevate alcune posizioni e tendenze che creano e alimentano quella delusione: - avallare, nella sinistra "riformista", il violento liberismo economico, come se fosse un destino inevitabile del mondo, nella globalizzazione dei profitti e non dei diritti; - non porre in primo piano il dovere di giustizia economica nell'umanita' che oggi e' programmaticamente fratturata dai potenti in sommersi e salvati, privilegiati e condannati. Si sentono esponenti di "sinistra" parlare da liberali - "libere volpi tra libere galline" - piu' che da democratici, nel senso classico di questi termini, contro il super-articolo 3 della Costituzione, che va fatto valere per tutta l'umanita'; - rassegnarsi - ed e' responsabilita' di noi tutti - all'attuale trattamento indegno degli immigrati; - guardare debolmente la guerra sistematica dell'Impero, che difende quel privilegio stragista, dopo che voi avete fatto la guerra, assolutamente ingiustificabile, del '99, per dimostrare che saper governare e' anche saper fare la guerra (cosi' Fassino e D'Alema, e lo hanno ripetuto negli anni successivi; e tu riconoscesti nell'incontro del giugno 2001, al Centro Studi Sereno Regis - di cui ti allego il verbale - che la Costituzione, art. 11, era stata violata dal governo di centro-sinistra). E' vero invece, tra politica e guerra, esattamente il contrario: la politica e' pace, o non e' politica (ti allego alcune essenziali proposte di una politica di pace, che vengono dai movimenti storici per la pace, e devono caratterizzare il programma elettorale); - dire e non dire, con fiacchezza e oscillazioni, che l'Italia deve ritirarsi rapidamente dal fiancheggiare la criminale guerra di Bush nell'Iraq; accettare ancora spesso, con debolezza, le inaccettabili giustificazioni del protrarsi di quella violenta illegale occupazione, germe delle violenze quotidiane in Iraq e della corruzione delle nostre democrazie (vedi l'articolo di Barbara Spinelli, Se questa e' vera democrazia, ne "La Stampa" del 31 dicembre 2005); mostrare ottimismo (che sa di ingenuita' o ipocrisia) sull'esportazione bellica della democrazia, mentre la sinistra intellettuale e anche alcuni politici Usa condannano Bush con piu' forza di tanta sinistra italiana; - mancare di originalita' e decisione nel pensare lo sviluppo entro il sistema-terra limitato, che impone il limite a chi ha coscienza delle nostre responsabilita' verso il futuro umano e verso la natura; soggiacere culturalmente, per lo piu', al mito dello sviluppo infinito e sprecone (e' questo il vero problema generale, sottostante al caso Tav); essere inerti nel promuovere una politica energetica fondata sulle energie rinnovabili, estesamente e popolarmente utilizzate, contro i ciechi interessi petroliferi; - aver dato spazio, con l'idea del premierato forte e con il poco furbo colpo di maggioranza sul "federalismo" alla vigila del voto del 2001, alla frana costituzionale dell'assalto volgare leghista-berlusconiano-presidenzialista-antiparlamentare. Capisco che sono fenomeni pesanti quelli che gravano su questa societa' dell'apparenza, ma la sinistra, anche il tuo partito, ha curato poco o nulla, e piuttosto trascurato, la partecipazione di base, e quindi la cultura politica popolare, che ne era una delle piu' preziose caratteristiche, lasciandosi prendere assai dalla politica dell'immagine e dell'effetto breve, dallo stile di vita conformista e consumista, dalla corsa a comparire in tv, anche prestandosi al gioco dei maggiori giocolieri e falsificatori della parola pubblica. Tutto questo contribuisce alla passivita', diseducazione, estraneita', esclusione, rabbia, e fa avanzare i personaggi superficiali e furbastri. Dico questo mentre riconosco volentieri a te personalmente la presenza assidua nel collegio elettorale e nelle sue strade. * Le elezioni primarie sono state un grido di volonta' di partecipazione, che dovete non solo elogiare e utilizzare, ma accogliere in strutture e forme continuative, che contino davvero e non siano contentini. Dovete ascoltare l'elaborazione ideale, culturale, le esperienze pratiche dei "politici" volontari, fuori dei partiti, dei movimenti e delle culture alternative, perche' "politico" vuol dire anzitutto cittadino attivo e pensante. Un partito staccato da questi "politici" e' sterile. Ho suggerito piu' volte delle camere di consultazione permanenti tra un partito e l'area che ha attorno, anche critica o molto critica. Non ho mai visto nascere nulla di simile. Ora il nuovo sciagurato sistema elettorale da' piu' di prima potere predeterminante ai partiti e piu' di prima priva l'elettore del diritto costituzionale di scegliere tra i candidati. Se proporrete candidati selezionati nel chiuso dei partiti vi presenterete stranieri agli elettori. Molti di questi si estranieranno ancor piu' da voi. La preoccupazione e' molta. Il tentativo di aiutarvi c'e', se tenete aperto un canale di comunicazione con la ricchezza della cittadinanza attiva. Un partito e' condizionato dal pensare che la realta' si cambia solo con la presa del potere. Senza ignorare la via istituzionale e la concorrenza politica, sappiate che si puo' anche cambiare il mondo senza prendere il potere, cambiando la vita quotidiana, le relazioni, le forme e le culture sociali. La politica resta importante ed efficace solo se interpreta in modo dinamico il meglio della vita della societa', senza presumere di determinarla. E questa e' anche la sua unica vera possibilita' e vocazione. Sono certo che comprendi bene che le critiche anche secche, sempre disposte alle spiegazioni e correzioni, di chi e' vicino e indipendente valgono assai di piu' delle offerte di chi e' idealmente, culturalmente e moralmente lontano. Buona salute, buon coraggio, buona resistenza, buona speranza! Enrico Peyretti 4. DOCUMENTI. CARLA LONZI: MANIFESTO DI RIVOLTA FEMMINILE (LUGLIO 1970) [Da Carla Lonzi, Sputiamo su Hegel. La donna clitoridea e la donna vaginale, Rivolta Femminile, Milano 1974, poi Gammalibri, Milano 1982, pp. 13-22, riprendiamo e riproponiamo ancora una volta il manifesto di "Rivolta Femminile" del luglio 1970, uno dei testi fondamentali della riflessione femminista in Italia. Carla Lonzi e' stata un'acutissima intellettuale femminista, nata a Firenze nel 1931 e deceduta a Milano nel 1982, critica d'arte, fondatrice del gruppo di Rivolta Femminile. Opere di Carla Lonzi: Sputiamo su Hegel, Scritti di Rivolta Femminile, Milano 1974, poi Gammalibri, Milano 1982; Taci, anzi parla. Diario di una femminista, Scritti di Rivolta Femminile, Milano 1978; Scacco ragionato, Scritti di Rivolta Femminile, Milano 1985. Opere su Carla Lonzi: Maria Luisa Boccia, L'io in rivolta. Vissuto e pensiero di Carla Lonzi, La Tartaruga, Milano 1990. Un ampio saggio di Franco Restaino sulla riflessione filosofica di Carla Lonzi (che abbiamo ripreso dal sito www.diotimafilosofe.it) puo' essere letto nei nn. 928-929 di questo foglio] "Le donne saranno sempre divise le une dalle altre? Non formeranno mai un corpo unico?" (Olympe de Gouges, 1791) La donna non va definita in rapporto all'uomo. Su questa coscienza si fondano tanto la nostra lotta quanto la nostra liberta'. * L'uomo non e' il modello a cui adeguare il processo di scoperta di se' da parte della donna. * La donna e' l'altro rispetto all'uomo. L'uomo e' l'altro rispetto alla donna. L'uguaglianza e' un tentativo ideologico per asservire la donna a piu' alti livelli. * Identificare la donna all'uomo significa annullare l'ultima via di liberazione. * Liberarsi per la donna non vuol dire accettare la stessa vita dell'uomo perche' e' invivibile, ma esprimere il suo senso dell'esistenza. * La donna come soggetto non rifiuta l'uomo come soggetto, ma lo rifiuta come ruolo assoluto. Nella vita sociale lo rifiuta come ruolo autoritario. * Finora il mito della complementarieta' e' stato usato dall'uomo per giustificare il proprio potere. * Le donne son persuase fin dall'infanzia a non prendere decisioni e a dipendere da persona "capace" e "responsabile": il padre, il marito, il fratello... * L'immagine femminile con cui l'uomo ha interpretato la donna e' stata una sua invenzione. * Verginita', castita', fedelta', non sono virtu'; ma vincoli per costruire e mantenere la famiglia. L'onore ne e' la conseguente codificazione repressiva. * Nel matrimonio la donna, privata dal suo nome, perde la sua identita' significando il passaggio di proprieta' che e' avvenuto tra il padre di lei e il marito. * Chi genera non ha la facolta' di attribuire ai figli il proprio nome: il diritto della donna e' stato ambito da altri di cui e' diventato il privilegio. * Ci costringono a rivendicare l'evidenza di un fatto naturale. * Riconosciamo nel matrimonio l'istituzione che ha subordinato la donna al destino maschile. Siamo contro il matrimonio. * Il divorzio e' un innesto di matrimoni da cui l'istituzione esce rafforzata. * La trasmissione della vita, il rispetto della vita, il senso della vita sono esperienza intensa della donna e valori che lei rivendica. * Il primo elemento di rancore della donna verso la societa' sta nell'essere costretta ad affrontare la maternita' come un aut-aut. * Denunciamo lo snaturamento di una maternita' pagata al prezzo dell'esclusione. * La negazione della liberta' d'aborto rientra nel veto globale che viene fatto all'autonomia della donna. * Non vogliamo pensare alla maternita' tutta la vita e continuare ad essere inconsci strumenti del potere patriarcale. * La donna e' stufa di allevare un figlio che le diventera' un cattivo amante. * In una liberta' che si sente di affrontare, la donna libera anche il figlio e il figlio e' l'umanita'. * In tutte le forme di convivenza, alimentare, pulire, accudire e ogni momento del vivere quotidiano devono essere gesti reciproci. * Per educazione e per mimesi l'uomo e la donna sono gia' nei ruoli della primissima infanzia. * Riconosciamo il carattere mistificatorio di tutte le ideologie perche' attraverso le forme ragionate di potere (teologico, morale, filosofico, politico) hanno costretto l'umanita' a una condizione inautentica, oppressa e consenziente. * Dietro ogni ideologia noi intravediamo la gerarchia dei sessi. * Non vogliamo d'ora in poi tra noi e il mondo nessuno schermo. * Il femminismo e' stato il primo momento politico di critica storica alla famiglia e alla societa'. * Unifichiamo le situazioni e gli episodi dell'esperienza storica femminista: in essa la donna si e' manifestata interrompendo per la prima volta il monologo della civilta' patriarcale. * Noi identifichiamo nel lavoro domestico non retribuito la prestazione che permette al capitalismo, privato e di stato, di sussistere. * Permetteremo quello che di continuo si ripete al termine di ogni rivoluzione popolare quando la donna, che ha combattuto insieme con gli altri, si trova messa da parte con tutti i suoi problemi? * Detestiamo i meccanismi della competitivita' e il ricatto che viene esercitato nel mondo dalla egemonia dell'efficienza. Noi vogliamo mettere la nostra capacita' lavorativa a disposizione di una societa' che ne sia immunizzata. * La guerra e' stata da sempre l'attivita' specifica del maschio e il suo modello di comportamento virile. * La parita' di retribuzione e' un nostro diritto, ma la nostra oppressione e' un'altra cosa. Ci basta la parita' salariale quando abbiamo gia' sulle spalle ore di lavoro domestico? * Riesaminiamo gli apporti creativi della donna alla comunita' e sfatiamo il mito della sua laboriosita' sussidiaria. * Dare alto valore ai momenti "improduttivi" e' un'estensione di vita proposta dalla donna. * Chi ha il potere afferma: "Fa parte dell'erotismo amare un essere inferiore". Mantenere lo "status quo" e' dunque un suo atto d'amore. * Accogliamo la libera sessualita' in tutte le sue forme, perche' abbiamo smesso di considerare la frigidita' un'alternativa onorevole. * Continuare a regolamentare la vita fra i sessi e' una necessita' del potere; l'unica scelta soddisfacente e' un rapporto libero. * Sono un diritto dei bambini e degli adolescenti la curiosita' e i giochi sessuali. * Abbiamo guardato per 4.000 anni: adesso abbiamo visto! * Alle nostre spalle sta l'apoteosi della millenaria supremazia maschile. Le religioni istituzionalizzate ne sono state il piu' fermo piedistallo. E il concetto di "genio" ne ha costituito l'irraggiungibile gradino. * La donna ha avuto l'esperienza di vedere ogni giorno distrutto quello che faceva. * Consideriamo incompleta una storia che si e' costituita sulle tracce non deperibili. * Nulla o male e' stato tramandato dalla presenza della donna: sta a noi riscoprirla per sapere la verita'. * La civilta' ci ha definite inferiori, la chiesa ci ha chiamate sesso, la psicanalisi ci ha tradite, il marxismo ci ha vendute alla rivoluzione ipotetica. * Chiediamo referenze di millenni di pensiero filosofico che ha teorizzato l'inferiorita' della donna. * Della grande umiliazione che il mondo patriarcale ci ha imposto noi consideriamo responsabili i sistematici del pensiero: essi hanno mantenuto il principio della donna come essere aggiuntivo per la riproduzione dell'umanita', legame con la divinita' o soglia del mondo animale; sfera privata e "pietas". Hanno giustificato nella metafisica cio' che era ingiusto e atroce nella vita della donna. * Sputiamo su Hegel. * La dialettica servo-padrone e' una regolazione di conti tra collettivi di uomini: essa non prevede la liberazione della donna, il grande oppresso della civilta' patriarcale. * La lotta di classe, come teoria di classe sviluppata dalla dialettica servo-padrone, ugualmente esclude la donna. Noi rimettiamo in discussione il socialismo e la dittatura del proletariato. * Non riconoscendosi nella cultura maschile, la donna le toglie l'illusione dell'universalita'. * L'uomo ha sempre parlato a nome del genere umano, ma meta' della popolazione terrestre lo accusa ora di aver sublimato una mutilazione. * La forza dell'uomo e' nel suo identificarsi con la cultura, la nostra nel rifiutarla. * Dopo questo atto di coscienza l'uomo sara' distinto dalla donna e dovra' ascoltare da lei tutto quello che la concerne. * Non saltera' il mondo se l'uomo non avra' piu' l'equilibrio psicologico basato sulla nostra sottomissione. * Nella cocente realta' di un universo che non ha mai svelato i suoi segreti, noi togliamo molto del credito dato agli accanimenti della cultura. Vogliamo essere all'altezza di un universo senza risposte. * Noi cerchiamo l'autenticita' del gesto di rivolta e non la sacrificheremo ne' all'organizzazione ne' al proselitismo. * Comunichiamo solo con donne. Roma, luglio 1970 5. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 6. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1174 del 13 gennaio 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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