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La nonviolenza e' in cammino. 1155
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1155
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 25 Dec 2005 00:23:30 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1155 del 25 dicembre 2005 Sommario di questo numero: 1. Gianpiero Landi: La poesia di Luce Fabbri 2. Daniele Barbieri: Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'... 3. Mario Di Marco: Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'... 4. Giorgio Giannini: Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'... 5. Eugenio Scardaccione: Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'... 6. Il cammino e la compagnia 7. Normanna Albertini: Alcune note di commento al messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale per la pace 8. Angelo Cavagna: Alcune note di commento al messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale per la pace 9. Giovanni Sarubbi: Una lettera alle persone amiche 10. Letture: Rossana Rossanda, La ragazza del secolo scorso 11. Riletture: Helga Gallas, Teorie marxiste della letteratura 12. Riletture: Mimma Paulesu Quercioli (a cura di), Gramsci vivo 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento 14. Per saperne di piu' 1. POESIA E VERITA'. GIANPIERO LANDI: LA POESIA DI LUCE FABBRI [Ringraziamo di cuore Gianpiero Landi (per contatti: gplandi at racine.ra.it) per averci messo a disposizione il testo della sua presentazione al volume che raccoglie le poesie di Luce Fabbri da lei affidategli prima della scomparsa ed ora finalmente pubblicato in edizione bilingue per le sue affettuose cure: Luce Fabbri, Propinqua libertas, Bfs, Pisa 2005. Gianpiero Landi e' un prestigioso studioso e valoroso militante libertario. Tra le opere di Giampiero Landi: (a cura di), Andrea Caffi, un socialista libertario, Edizioni Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1996. Luce Fabbri, pensatrice e militante anarchica, educatrice profonda e generosa, un punto di riferimento per tutti gli amici della dignita' umana e della nonviolenza. Nata il 25 luglio 1908, figlia di Luigi Fabbri (il grande militante e teorico libertario collaboratore di Errico Malatesta), dal 1929 in esilio dapprima a Parigi, poi a Bruxelles e via Anversa in America Latina, a Montevideo in Uruguay, ove da allora risiedera' (ma ancora sovente molto viaggiando); la morte la coglie il 19 agosto 2000, operosa fino alla fine, sempre attiva, generosa, mite, accogliente; sempre lucida, sempre limpida, per sempre Luce. Opere di Luce Fabbri: per un primo avvio segnaliamo l'ampia e preziosa intervista a cura di Cristina Valenti: Luce Fabbri, vivendo la mia vita, apparsa su "A. rivista anarchica" dell'estate 1998 (disponibile anche nella rete telematica alla pagina web: http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/247/22.htm; ora anche nel sito: www.arivista.org). Tra le sue opere in volume ed in opuscolo segnaliamo: a) scritti politici: Camisas negras, Ediciones Nervio, Buenos Aires 1935; (con lo pseudonimo Luz D. Alba), 19 de julio. Antologia de la revolucion espanola, Coleccion Esfuerzo, Montevideo 1937; (con Diego Abad de Santillan), Gli anarchici e la rivoluzione spagnola, Carlo Frigerio Editore, Lugano 1938; La liberta' nelle crisi rivoluzionarie, Edizioni Studi Sociali, Montevideo 1947; El totalitarismo entre las dos guerras, Ediciones Union Socialista Libertaria, Buenos Aires 1948; L'anticomunismo, l'antimperialismo e la pace, Edizioni di Studi Sociali, Montevideo 1949; La strada, Edizioni Studi Sociali, Montevideo 1952; Sotto la minaccia totalitaria, Edizioni RL, Napoli 1955; Problemi d'oggi, Edizioni RL, Napoli 1958; La libertad entre la historia y la utopia, Ediciones Union Socialista Libertaria, Rosario 1962; El anarquismo: mas alla' de la democracia, Editorial Reconstruir, Buenos Aires 1983; Luigi Fabbri. Storia d'un uomo libero, BFS, Pisa 1996; Una strada concreta verso l'utopia, Samizdat, Pescara 1998; La libertad entre la historia y la utopia. Tres ensayos y otros textos del siglo XX, Barcelona 1998; b) volumi di poesia: I canti dell'attesa, M. O. Bertani, Montevideo 1932; Propinqua Libertas, Bfs, Pisa 2005; c) scritti di storia e di critica letteraria: Influenza della letteratura italiana sulla cultura rioplatense (1810-1853), Ediciones Nuestro Tiempo, Montevideo 1966; L'influenza della letteratura italiana sulla cultura rioplatense (1853-1915), Editorial Lena & Cia. S. A., Montevideo 1967; La poesia de Leopardi, Instituto Italiano de Cultura, Montevideo 1971; Machiavelli escritor, Instituto Italiano de Cultura, Montevideo 1972; La Divina Comedia de Dante Alighieri, Universidad de la Republica, Montevideo 1994. Ad essi si aggiungono i saggi pubblicati nella "Revista de la Facultad de Humanidad y Ciencias" di Montevideo, e gli interventi e le interviste su molte pubblicazioni, e le notevoli traduzioni - con impegnati testi propri di introduzione e commento - (tra cui, in volume: di opere di Nettlau, di Malatesta, del padre Luigi Fabbri, e l'edizione bilingue commentata del Principe di Machiavelli). Opere su Luce Fabbri: un punto di partenza e' l'utilissimo dossier, Ricordando Luce Fabbri, in "A. rivista anarchica", n. 266 dell'ottobre 2000, pp. 28-41] Questo volumetto, che raccoglie le poesie scritte da Luce Fabbri nell'arco degli ultimi decenni della sua vita, vuole essere un omaggio a una donna straordinaria da parte di alcuni dei suoi amici. * Esso rappresenta anche l'assolvimento - in forte ritardo - di un debito morale. Nel luglio 1998, in occasione del novantesimo compleanno di Luce, feci un viaggio di alcune settimane in Uruguay. Conoscevo gia' alcuni paesi dell'America latina, ma non ero mai stato prima nel cono sud del continente. A Montevideo, dove mi trattenni per quasi tutto il tempo, alloggiavo presso la Comunidad del Sur, in una bella fattoria ecologica alla periferia della capitale. Ricordo ancora con riconoscenza la cordiale accoglienza ricevuta da Ruben Prieto, Silvia, Laura e tutti gli altri membri di quella pluridecennale esperienza comunitaria, che mi affascino' moltissimo. Quasi tutti i giorni mi recavo nel centro della citta', in casa di Luce, dove vivevano anche la nipote Olga e suo marito Edoardo, con il loro figlio di pochi anni Sebastian. Si trovava la' in quel momento anche Luisa, l'unica figlia di Luce, insieme a suo marito Roberto (abitualmente risiedono a Neuquin, in Patagonia, insieme ad Andrea, l'altra figlia di Luisa, e alla sua famiglia). Conversavo con Luce, che non stava affatto bene di salute, facendole mille domande ma stando attento a non abusare delle sue forze. Quando Luce riposava o era occupata da altri impegni, mi chiudevo per ore nella sua ricchissima biblioteca, che oltre ai suoi libri e alle sue carte conservava ancora gran parte dell'archivio di suo padre Luigi (una parte consistente era gia' stata donata all'Iisg di Amsterdam, dove ora si trova anche tutto il resto). Con il permesso di Luce, leggevo - e in parte fotocopiavo - pagine e pagine, che mi sollecitavano poi altre domande per lei. Immancabilmente ero invitato a pranzo, in genere preparato dalle abili mani di Magdalena, ex allieva di Luce, all'epoca sua preziosa segretaria e collaboratrice domestica. Dopo la pausa del pranzo, trascorsa in piacevole compagnia di Luce e dei suoi familiari, tornavo a rinchiudermi nella biblioteca. Conobbi in quei giorni anche altri amici di Luce, tra i quali i compagni del suo gruppo, il Geal, che con lei collaboravano alla rivista "Opcion libertaria" (Luis Alberto Gallegos, Debora Cespedes e altri). Un discorso a parte meriterebbero, per la loro disponibilita' nei miei confronti, altre belle persone incontrate in quei giorni: Clara Aldrighi, gia' allieva di Luce poi sua collega all'Universita', perseguitata per la sua militanza di estrema sinistra all'epoca della dittatura militare; Eva Izquierdo e Osvaldo Escribano, che mi ospitarono nella loro casa e mi furono di guida durante una mia escursione di tre giorni a Buenos Aires (dove visitai i locali della Fla, della Fora e della Biblioteca popular "Jose' Ingenieros"). Conobbi anche Margareth Rago, docente all'Universita' di Campinas in Brasile, che stava allora terminando la sua biografia di Luce (Entre a historia e a liberdade. Luce Fabbri e o anarquismo contemporaneo, Sao Paulo, Unesp, 2000). Il 25 luglio, unico fra gli amici italiani, presi parte ai festeggiamenti privati - riservati ai familiari, agli amici e ai compagni - per il compleanno di Luce. Nei giorni precedenti e successivi ci furono anche omaggi dell'Universita' e articoli e interviste sui giornali e alla radio: Luce in Uruguay era a tutti gli effetti un personaggio pubblico (non a caso, dopo la sua morte, sara' poi commemorata nel Parlamento nazionale, caso piu' unico che raro per un'anarchica militante dichiarata). A parte il freddo talvolta pungente - si era nel pieno dell'inverno australe - fu per me un periodo di quasi perfetta felicita'. * Mi rendo conto di essermi lasciato trascinare forse troppo dalle emozioni e dai ricordi personali di quella esperienza, e torno rapidamente alle poesie. Una mattina, pochi giorni dopo il mio arrivo a Montevideo, mentre eravamo soli, Luce mi porse un quaderno. Per essere piu' precisi, si trattava di una ventina di fogli completamente ingialliti, piegati in due in modo da formare una specie di quaderno. Mi chiese di leggere con attenzione il contenuto e di darle il mio parere. Erano versi scritti da lei e mai pubblicati, voleva sapere se meritavano di essere stampati. E lo voleva sapere da me, ponendo nelle mie mani una considerevole responsabilita'. Questa sua richiesta mi mise comprensibilmente in un certo imbarazzo. Capii immediatamente che Luce, al di la' della sua connaturata modestia, ci teneva molto a quelle sua creature. A quei versi aveva affidato l'effusione dei suoi piu' intimi sentimenti, emozioni, stati d'animo. Al tempo stesso, non era sicura della loro qualita' letteraria. Sapevo bene che Luce in gioventu' aveva pubblicato un libro di sue poesie, I canti dell'attesa (Montevideo, Bertani, 1932), che aveva ricevuto recensioni positive su diversi periodici. Ma si trattava, in quel caso, di poesia militante, da cui trasparivano soprattutto il dolore e la nostalgia dell'esilio o l'indignazione e la condanna per i crimini del fascismo. Ignoravo fino a quel momento che Luce avesse continuato a scrivere versi anche negli anni successivi, tenendoli per se' in un cassetto. Anche rispetto alla favorevole accoglienza che aveva ricevuto la sua prima raccolta, quando ne avevamo parlato sempre si era schermita. In quella occasione mi disse: "Non mi ritengo un poeta. Credo di saper riconoscere e apprezzare la vera poesia in altri autori quando la leggo, ma non di saperla creare". Per lei, scrivere versi era soprattutto un'esigenza espressiva, per dare voce alla sua vita piu' intima e ai propri sentimenti che altrimenti non avrebbero trovato possibilita' di manifestarsi, senza eccessive preoccupazioni letterarie. Del resto, non era stata proprio lei a scrivere, in uno dei Canti del 1932: "Mamma, non sono poeta; / ma nell'anima mia, / che m'urge, che mi brucia, che m'inquieta, / sento la poesia" (Impotenza, p. 33)? Ora pero' avevo tra le mani sue poesie inedite, e toccava a me giudicare sulla loro sorte. Da parte mia desideravo compiacerla, ma al tempo stesso non mi andava di mentire con lei. Per mia fortuna, anche a una prima lettura, le sue poesie non mi dispiacquero. Forse influivano l'affetto, la stima e l'ammirazione che nutrivo per la persona che li aveva scritti, ma fui sincero quando dissi che per me erano da pubblicare assolutamente. Subito dopo, comprendendo che quello era il suo desiderio, mi offersi di occuparmene io stesso. Pensavo a un'edizione a tiratura limitata fuori commercio, destinata ai tanti amici ed estimatori di Luce, residenti prevalentemente in Italia e in America latina. Avevo subito notato che la maggioranza delle poesie erano state composte in lingua italiana, ma c'era anche un gruppo non trascurabile in castigliano. A mio avviso, se si desiderava che i versi fossero compresi e apprezzati nel modo migliore da tutti i possibili destinatari, occorreva fare un'edizione bilingue, pubblicando il testo originale con la traduzione a fronte. Luce mi diede l'impressione di non dare tanta importanza alle traduzioni, ma non si oppose. Parlammo ancora di alcuni dettagli. Mi spiego' che, per quanto scritte in periodi diversi e spesso lontani nel tempo, la maggior parte di quelle poesie risaliva agli anni Settanta e ai decenni successivi. Facevano eccezione solo due componimenti del 1933 e 1934, che lei stessa aveva messo in fondo dando loro il titolo "Vecchissimi versi d'amore (1934)". Per Luce, era fondamentale che le poesie venissero pubblicate nell'ordine del manoscritto, che corrispondeva all'ordine di composizione. * Parlammo anche del titolo che lei aveva posto e che all'inizio mi era apparso piuttosto oscuro: Propinqua libertas. Nel frontespizio del quaderno, oltre al titolo, si trovava una citazione in latino, che ne chiariva il senso: "Fortem facit vicina libertas senem" ("La prossimita' della liberta' rende forte il vecchio"). E' il verso 139 della tragedia Phaedra di Seneca. Nel riprenderlo, Luce aveva sostituito il termine vicina con propinqua nel titolo. Era evidente che, per prossima liberta', andava intesa la morte. Quella morte che al suo avvicinarsi relativizza tutto e attribuisce alle cose il loro giusto valore. Sgombra il campo da ogni timore terreno e da ogni ipocrisia rendendo piu' facile, direi quasi necessario, l'esercizio della verita'. Il sentimento della morte incombente e' in effetti uno dei temi piu' ricorrenti in queste poesie, non mitigato da alcuna credenza in una vita ultraterrena che per Luce sarebbe solo illusoria. Alla morte, che per lei rappresentava solo la inevitabile conclusione del ciclo vitale dettato dalla natura, Luce non opponeva che una limitata resistenza: chiedeva solo piu' tempo per prepararsi al fatale momento (Ancora un poco; L'attesa). Un altro tema ricorrente e' il profondo pessimismo sulle sorti dell'umanita', il cui destino e' messo a rischio da errori e crimini dovuti a stupidita', avidita' e sete di potere. Le guerre, le armi di distruzione di massa e i danni ormai irreparabili all'ambiente naturale incombono a ricordarci la precarieta' del nostro destino come specie e le nostre responsabilita' (Apocalissi; Democrito en Chernobyl; L'ultima parete). Non si deve pero' pensare che i versi di Luce siano cupi e lascino nel lettore un senso di oppressione. Tutt'altro. Luce non e' mai rassegnata e continua a lottare senza arrendersi per cio' che per lei ha valore: la liberta', la possibilita' di un mondo piu' giusto e solidale. Al pessimismo della ragione corrisponde sempre l'ottimismo della volonta' (Liberta'; Le parole nuove). Di fronte alla cupezza della visione del mondo di un giovane allievo, si sente in dovere di reagire (Carta a Daniel B.). Esplicita e' la sua concordanza, in senso filosofico piu' ancora che letterario, con il Leopardi de La ginestra (Rilettura leopardiana; La siepe). Molto presente - e contribuisce anch'esso in maniera significativa a dare una particolare tonalita' di leggerezza alla raccolta - e' poi il tema degli affetti familiari, che nella vita e nella concezione di Luce hanno svolto sempre un ruolo fondamentale. L'amore - sempre espresso con pudore e con rara delicatezza - per suo marito Ermacora Cressatti (il muratore Ermes dei citati versi giovanili del 1933-'34), anarchico militante compagno di vita e di idee, morto nel 1970 e sempre rimpianto, si prolunga cosi' nella figlia Luisa e nelle nipoti Olga e Andrea (A Luisella; Insomnio; Patagonia; La espera; La nina). Ma, al di la' dei temi affrontati, molte poesie di Luce si segnalano soprattutto per le immagini contenute nei versi, capaci di suscitare emozioni nel lettore che si avvicini con animo predisposto. * Sta al lettore ora, valutare autonomamente la qualita' letteraria dei testi che sono contenuti nella presente raccolta. Nel corso degli anni, rileggendoli piu' volte, io ho imparato ad amarli ancora di piu'. Ma forse mi fa velo la simpatia e l'ammirazione per la personalita' dell'autrice, che questi testi mi hanno aiutato a capire piu' a fondo. Da questo punto di vista, per me sarebbero importanti anche se il loro valore letterario fosse scarsissimo. Ma questo non lo credo io e non lo credono altri che li hanno letti. Negli ultimi tre o quattro anni ho utilizzato alcune di queste poesie inviandone a turno una ai miei amici come "auguri" di Natale. In genere il pensiero e' stato apprezzato e c'e' chi mi ha ringraziato "per la bellissima poesia". * L'impegno di pubblicare questa raccolta, che mi ero preso nell'ormai lontano 1998, viene ora finalmente assolto con la presente edizione. Molto tempo si e' perso per le traduzioni e, soprattutto, per altri impegni del curatore. Ma non sto cercando scuse e mi assumo le mie responsabilita'. Luce nel frattempo e' morta il 19 agosto 2000, senza avere visto stampati i suoi versi. Ne provo rammarico e anche un poco di rimorso, ma ormai non c'e' rimedio. L'unica cosa che posso ancora fare e' mettere questo volumetto in condizione di uscire, sia pure in ritardo. Tempi a parte, credo pero' di avere rispettati i desideri di Luce e ritengo che, se ancora fosse viva, approverebbe il lavoro mio e dei traduttori. Mi sia consentita un'annotazione finale proprio a proposito di questi ultimi. Le traduzioni dal castigliano all'italiano si devono a Furio Lippi, redattore della editoriale Biblioteca Franco Serantini, buon conoscitore dell'America latina e sensibile traduttore di poesia, e sono sicuramente di livello professionale. Le versioni dall'italiano al castigliano sono invece opera di mia moglie Ana Fiallo Caballero, di madrelingua spagnola in quanto di origine cubana, occasionalmente traduttrice. Una delle caratteristiche di queste traduzioni e' la loro particolare fedelta' al testo originale, in senso letterale. Questo non sempre qualifica in senso positivo le traduzioni, ma per quel che so Luce lo avrebbe apprezzato. 2. STRUMENTI DI LAVORO. DANIELE BARBIERI: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA" PERCHE'... [Ringraziamo Daniele Barbieri (per contatti: pkdick at fastmail.it) per questo intervento. Daniele Barbieri, nato a Roma il 3 ottobre 1948, vive a Imola; pubblicista dal 1970 e giornalista professionista dal 1991, da sempre impegn ato nei movimenti per la pace, di solidarieta' e per i diritti civili, ha lavorato all'interno dei quotidiani "Il manifesto" (per il quale e' stato a lungo corrispondente dall'Emilia Romagna), "L'unione sarda" e "Mattina" (supplemento bolognese de "L'unita'"); ha collaborato a numerose riviste, fra cui "Mondo nuovo", "Musica jazz", "Azione sociale", "Muzak", "Il discobolo", "Politica ed economia" (di cui e' stato redattore), "Meta", "Cyborg", "Alfazeta", "Mosaico di pace", "Hp - Acca parlante", "Zero in condotta", "Amici dei lebbrosi", "Redattore sociale", attualmente e' redattore del settimanale "Carta"; da tempo collabora con il mensile "Piazza grande" (con cui ha organizzato anche vari corsi di giornalismo sociale) e con alcune ong (in particolare il Cospe) nella formazione o in ricerche; ha lavorato all'agenzia on line "Migranews" (sostenuta dalla linea Equal dell'Unione europea): nel giugno 2005 la Emi di Bologna ha pubblicato il volume "Migrante-mente, il popolo invisibile prende la parola" che raccoglie una selezione di venticinque autori e autrici fra quelli che hanno scritto per "Migranews". Come reporter (e come persona impegnata contro le guerre) e' stato nei Balcani, in America latina e in Africa; nell'aprile del 2002 si e' recato in Palestina con una delegazione del "Coordinamento degli enti locali per la pace". E' genitore di Jan, oggi 13 anni. Inoltre e' autore o co-autore di alcuni testi per la scuola (due sulla fantascienza e uno sullo sport), di un book-game sul '68 e inoltre di "Agenda nera: 30 anni di neofascismo in Italia", de "I signori del gioco: storia, massificazione, interpretazioni dello sport" (con lo pseudonimo di Gianni Boccardelli) e di testi inseriti in alcuni libri a piu' mani] In questi anni "Azione nonviolenta" e' stata per me un punto di riferimento importante. Spieghero' il perche' anche al giudice di un ridicolo (l'accusa principale infatti e' manifestazione non autorizzata... contro la guerra) processo a Imola che l'11 gennaio entrera' nel vivo. Provo allora a sintetizzare quel che vorrei dire in tribunale. * Avevo giusto vent'anni nel 1968; dunque appartengo alla generazione ribelle che penso' di rovesciare questo sistema intollerabile (e aveva tutte le ragioni per ritenerlo tale) usando una violenza che allora in tante e tanti credevamo "giusta" e "liberatrice" (avevamo torto). Attraverso una strada sbagliata, ho capito che non esiste alcun buon motivo che possa giustificare il trasformarsi di una legittima rivolta in una organizzazione militare. Ho capito come le pratiche violente trasformino in negativo chi persegue obiettivi legittimi e che persino nel legittimo difendersi bisogna essere attentissimi a non farsi soggiogare dal perverso fascino di quella che Marx indico' come "levatrice della storia". * Eppure resta una necessita': bisogna disarticolare, sabotare, rendere inutile la macchina economica-militare-politica che produce, vive, fa crescere su/per ingiustizia e sfruttamento. Ma come farlo in modo organizzato e non solo con una semplice (seppur nobile e importante) testimonianza personale? A me pare che qualche risposta si possa trovare nelle esperienze di Gandhi, di Capitini e della nonviolenza quotidiana (quella che i giornalisti nascondono, anche per questo "Azione nonviolenta" e' cosi' importante). Non e' facile ma li' bisogna cercare, davvero non vedo altre strade. Anche per questo sono andato con "Beati i costruttori di pace" a Sarajevo assediata e nel Congo dimenticato, anche per questo ho manifestato contro le guerre "italiane" del centrosinistra e del centrodestra; anche per questo ora sono sotto processo. * Voglio continuare a lottare senza usare violenza; voglio cercare le tattiche e le strategie nonviolente per sovvertire questo sistema. E naturalmente voglio-devo farlo in compagnia. In questo lungo, faticoso cammino penso che "Azione nonviolenta" mi dara' buoni consigli, forse qualche salutare scossone e molte informazioni utili. 3. STRUMENTI DI LAVORO. MARIO DI MARCO: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA" PERCHE'... [Ringraziamo Mario Di Marco (per contatti: mdmsoft at tin.it) per questo intervento. Mario Di Marco, ingegnere, insegnante, gia' obiettore di coscienza al servizio militare, responsabile delle persone in servizio civile presso la Caritas diocesana di Viterbo, impegnato in molte iniziative di pace, solidarieta', nonviolenza, e' da sempre uno dei fondamentali punti di riferimento a Viterbo per tutte le persone di volonta' buona] Mi abbono ad "Azione nonviolenta" per tanti motivi, che toccano la mente ed il cuore. Ad esempio perche' fornisce un'informazione seria, approfondita, appassionata ma non ideologica. Ad esempio perche' e' una rivista che da ben 41 anni e' rimasta fedele al suo padre fondatore. Ad esempio perche', tra gli altri redattori, trovo anche dei cristiani che non pensano che "esiste, anche nella guerra, la verita' della pace" (dal messaggio di Benedetto XVI per la giornata mondiale della pace 2006), bensi' che solo con la nonviolenza si puo' salvare il mondo e l'umanita'. 4. STRUMENTI DI LAVORO. GIORGIO GIANNINI: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA" PERCHE'... [Ringraziamo Giorgio Giannini (per contatti: giannini2000 at libero.it) per questo intervento. Giorgio Giannini, nato a Roma nel 1949, docente di discipline giuridiche, storico della Resistenza e della nonviolenza, impegnato in vari centri studi e movimenti per la pace e i diritti umani. Opere di Giorgio Giannini: segnaliamo almeno L'obiezione di coscienza, Satyagraha, Torino 1985; L'obiezione di coscienza al servizio militare. Saggio storico-giuridico, Edizioni Dehoniane, Napoli 1987; (a cura di), La lotta nonarmata nella Resistenza, Centro Studi Difesa Civile, Roma 1993; (a cura di), La Resistenza nonarmata, Sinnos, Roma 1995; (a cura di), L'opposizione popolare al fascismo, Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq) 1996; Il giorno della memoria. Per non dimenticare, Edizioni Associate, Roma 2005] Sono da molti anni abbonato ad "Azione nonviolenta" e rinnovero' con piacere l'abbonamento anche per il 2006 perche' ritengo che la rivista del Movimento Nonviolento sia il migliore strumento di informazione dell'area pacifista-nonviolenta. Apprezzo molto, inoltre, l'impegno del direttore Massimo (Mao) Valpiana e dei vari collaboratori per migliorare la rivista. 5. STRUMENTI DI LAVORO. EUGENIO SCARDACCIONE: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA" PERCHE'... [Ringraziamo Eugenio Scardaccione (per contatti: mareug at libero.it) per questo intervento. Eugenio (Gege') Scardaccione, educatore, preside, formatore alla pace e alla nonviolenza, vivacissimo costruttore di pace. Riportiamo questa nota di qualche anno fa di vivace autopresentazione: "Eugenio Scardaccione (Gege'), nasce ad Aliano in provincia di Matera, la Gagliano di Carlo Levi, in un torrido pomeriggio del 1952. Oggi vive a Bari e dopo aver piantato un albero, aver avuto tre figli, e' alla sua prima sfida nello scrivere un libro [Tu bocci. Io sboccio, edito da La Meridiana]. Un disastroso passato da scolaro non gli ha impedito di conseguire due lauree e di superare cinque concorsi e di diventare preside, o, come si usa dire oggi: dirigente scolastico. Svolto il servizio civile come obiettore di coscienza, nel 1992 dopo aver frequentato Barbiana e San Gimignano, insieme ad una pattuglia di amici fonda il G. E. P. (Gruppo Educhiamoci alla Pace). Con entusiasmo, coordina da sette anni campi estivi denominati Allegra...mente, durante i quali la pace, la riflessione, la natura, la lentezza, i giocattoli, la danza, i burattini, la poesia e soprattutto i partecipanti sono i protagonisti. Assiduo ed inguaribile tifoso di relazioni umane, pensa positivo, ama i viaggi e trascrive i suoi sogni". Opere di Eugenio Scardaccione: Tu bocci. Io sboccio, La Meridiana, Molfetta 2003] Ritorno ad abbonarmi ad "Azione nonviolenta" dopo un periodo intermittente, proprio come le luci che si accendono e si spengono in questo periodo. Devo essere sincero,il mio rapporto con la rivista storica e' stato altelenante, perche' per molti anni mi sono abbonato ed era per me una compagnia affidabile, specialmente quando nel 1978 ho svolto il servizio civile; le riflessioni sulla pace e la nonviolenza mi erano tanto utili. E mi incoraggiavano molto ad andare avanti per compiere un cammino, che continua ancora oggi, di avvicinamento sentito, scomodo, essenziale, prezioso verso la pratica della nonviolenza quotidiana. Senza clamori, senza ostentare i piccoli progressi o nascondere i regressi. Poi per un certo periodo, alla meta' degli anni '90, mi sono allontanato a causa di un linguaggio oscuro ed elitario, di diatribe tra coloro che si ritenevano i depositari della "verita'". Poi il grigiore di certi articoli scritti da quelli che io chiamo, con esagerazione forse, i "guru/santoni" della nonviolenza italiana, mi infastidiva. Soprattutto perche' si tendeva a pontificare, ad emettere giudizi assoluti, si polemizzava eccessivamente con le posizioni degli "avversari" che solo a parole non venivano chiamati "nemici" sciocchi e reazionari. Comunque, io non ho i numeri per giudicare le intenzioni di chi con tenacia e passione si da' da fare per tenere in piedi la rivista storica del movimento nonviolento. Anche perche' alla rivista possono contribuire tutti e le responsabilita' vanno ripartite! Il patrimonio culturale di spessore, la spinta, il valore e il pensiero di Aldo Capitini rappresentano per tutti noi un faro importante, come le esperienze luminose di don Lorenzo Milani, Danilo Dolci, Ernesto Balducci, David Maria Turoldo, don Tonino Bello, Ivan Illich, Alex Langer, Marilena Cardone, Sereno Regis e tanti altri. E, proprio grazie anche ai numerosi credibili testimoni che si dedicano con genuino impegno alla causa della nonviolenza attiva unita alla solidarieta', alla giustizia e alla salvagurdia del creato, decido di riprovare a camminare e mi abbono nuovamente ad "Azione nonviolenta". Con l'auspicio di incontrare nuovi compagni di viaggio e di ricerca/prassi, che prevedano una manciata di gioia, buon umore, autoironia, rigore, costanza, pazienza. Senza far mai mancare un pizzico di tenerezza, indulgenza ed imperfezione. E continuare ad incrociare i sorridenti volti di amici ed amiche con i quali ho condiviso intense ed indelebili esperienze. 6. STRUMENTI DI LAVORO. IL CAMMINO E LA COMPAGNIA "Azione nonviolenta" e' la rivista mensile del Movimento Nonviolento fondata da Aldo Capitini nel 1964, e costituisce un punto di riferimento per tutte le persone amiche della nonviolenza. La sede della redazione e' in via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org L'abbonamento annuo e' di 29 euro da versare sul conto corrente postale n. 10250363, oppure tramite bonifico bancario o assegno al conto corrente bancario n. 18745455 presso BancoPosta, succursale 7, agenzia di Piazza Bacanal, Verona, ABI 07601, CAB 11700, intestato ad "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona, specificando nella causale: abbonamento ad "Azione nonviolenta". 7. RIFLESSIONE. NORMANNA ALBERTINI: ALCUNE NOTE DI COMMENTO AL MESSAGGIO DI BENEDETTO XVI PER LA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE [Ringraziamo Normanna Albertini (per contatti: normanna.a at libero.it) per questo intervento. Normanna Albertini e' nata a Canossa nel 1956, insegnante nella scuola elementare, vive e lavora a Castelnovo ne' Monti; e' impegnata nel gruppo di Felina (Reggio Emilia) della Rete Radie' Resch, e quindi in varie iniziative di solidarieta', di pace, per i diritti umani e per la nonviolenza; scrive da anni su "Tuttomontagna", mensile dell'Appennino reggiano. Opere di Normanna Albertini: Shemal, Chimienti Editore, Taranto-Milano 2004] "La guerra e' combattuta da uomini, non da bestie o da divinita'. E' un'attivita' propria dell'uomo. Definirla un crimine contro l'umanita' vuol dire perdere almeno meta' del suo significato; ed e' anche la punizione di un crimine. Questo solleva una questione morale, il genere di problemi che il mondo di oggi non e' molto interessato ad affrontare" (Frederic Manning, Soldato semplice 19022, "Fino all'ultimo uomo", prima edizione integrale "The Middle Perts of Fortune", 1929) Non sono una fanatica di papa Ratzinger, ma trovo importante leggere i suoi interventi, e riflettere, e non solo per capire il perche' di tante sue censure nei confronti dei teologi. C'e' qualcosa, nel suo modo di esporre che sembra quasi inibito, come fosse un'autocensura. Ma c'e' anche tanto di troppo simile alla teologia che egli stesso ha censurato. Quella che libera. L'unica possibile. "In principio era il verbo, e il verbo era presso Dio e il verbo era Dio": e' l'incipit del vangelo di Giovanni: quando ancora non c'era ne' cielo ne' terra, in Dio viveva pienamente il verbo, parola attiva e fattiva che ha partecipato alla creazione. Ora, verbo e' logos, e da logos derivano legare, leggere, intelligenza (inter-legere). Interessante e' che la parola pace derivi dalla radice sanscrita pac/ pak/pag: legare, saldare, unire; pac-a yami = lego; nel latino troviamo pac-iscor= concordo, pattuisco. Nella pace e attraverso la pace Dio, cioe' l'amore, ha creato l'universo. Pace e amore sono un binomio indissolubile. E pace e amore non possono esistere senza legami, collegamenti, unione, intelligenza (verita') nelle relazioni. * Nella Lettera a Diogneto si legge, a proposito di Dio e del verbo: "Infatti, come ebbi a dire, non e' una scoperta terrena da loro tramandata, ne' stimano di custodire con tanta cura un pensiero terreno ne' credono all'economia dei misteri umani. Ma quello che e' veramente signore e creatore di tutto e Dio invisibile, egli stesso fece scendere dal cielo, tra gli uomini, la verita', la parola santa e incomprensibile, e l'ha riposta nei loro cuori. Non gia' mandando, come qualcuno potrebbe pensare, qualche suo servo o angelo o principe o uno di coloro che sono preposti alle cose terrene o abitano nei cieli, ma mandando lo stesso artefice e fattore di tutte le cose, per cui creo' i cieli e chiuse il mare nelle sue sponde e per cui tutti gli elementi fedelmente custodiscono i misteri. Da lui il sole ebbe da osservare la misura del suo corso quotidiano, a lui obbediscono la luna che splende nella notte e le stelle che seguono il giro della luna; da lui tutto fu ordinato, delimitato e disposto, i cieli e le cose nei cieli, la terra e le cose nella terra, il mare e le cose nel mare, il fuoco, l'aria, l'abisso, quello che sta in alto, quello che sta nel profondo, quello che sta nel mezzo; lui Dio mando' ad essi. Forse, come qualcuno potrebbe pensare, lo invio' per la tirannide, il timore e la prostrazione? No certo. Ma nella mitezza e nella bonta' come un re manda suo figlio, lo invio' come Dio e come uomo per gli uomini; lo mando' come chi salva, per persuadere, non per far violenza. A Dio non si addice la violenza. Lo mando' per chiamare, non per perseguitare; lo mando' per amore, non per giudicare. Lo mandera' a giudicare, e chi potra' sostenere la sua presenza? Non vedi (i cristiani) che gettati alle fiere perche' rinneghino il Signore, non si lasciano vincere? Non vedi, quanto piu' sono puniti, tanto piu' crescono gli altri? Questo non pare opera dell'uomo, ma e' potenza di Dio, prova della sua presenza". Dio, quindi, fece scendere dal cielo, tra gli uomini, la verita', la parola santa e incomprensibile e l'ha riposta nei loro cuori. Ed e' un Dio a cui non si addice la violenza. "Nella verita', la pace", afferma Benedetto XVI, e ricorda come alla menzogna sia legato il dramma del peccato, partendo dalla prima menzogna, quella della Genesi. * Riporto un brano dal mio libro, Shemal, pubblicato l'anno scorso, dove due dei personaggi si trovano nel bel mezzo di una sommossa contro gli ebrei, nella Roma del 1493: "Juan ristette pensoso, mentre il corteo invasato si allontanava. - Puo' esistere una giustizia umana veramente compiuta? - Non credete, Juan, che il peccato originale stia proprio li', nel voler distinguere e stabilire, al posto di Dio, cio' che e' bene e cio' che e' male ed imporre la propria visione al mondo intero? Malfante trasali' e, di scatto, si scosto' dall'ammasso di rami e tronchi che li proteggeva: un lungo biacco argenteo, forse giunto fin la' dal Tevere in cerca di sorci e ratti, gli stava scivolando su una spalla. Il vecchio se ne libero' con un moto di ribrezzo, e il rettile, velocissimo, si caccio' nella crepa di un muro. - Ah! Samaele, il serpente... sapete cosa egli ebbe il coraggio di rispondere a Dio che gli imponeva di riverire Adamo, sua immagine e somiglianza? - Dio chiese agli Angeli di onorare l'uomo? - Oh, Si'! E Michele ubbidi' prontamente, mentre Samaele, geloso e mortificato, si sfogo' dicendo che egli era stato creato per lo splendore della gloria di Dio, e che mai e poi mai avrebbe adorato un essere fatto di polvere! E quando comprese che il Signore aveva illuminato Adamo, donandogli la sapienza dell'alfabeto, si mise a gridare contro di Lui... E quando comprese che Dio lo avrebbe scacciato, medito' di portare con se', nelle tenebre, la creatura odiata. - Con la menzogna... - La menzogna che fa apparire Dio un mentitore, la menzogna che ha in pugno il mondo: diventerete come Dio... - Ma l'uomo e' gia' come Dio! - Samaele, Samaele e' riuscito a farglielo dimenticare e, il piu' delle volte, e' la sua giustizia quella che l'uomo applica nella storia". * Nell'interpretazione ebraica della prima "disubbidienza", l'enfasi cade sul desiderio di potere, di diventare come Dio: il peccato e' questa presunzione di sostituirsi a Dio e, in fondo, di ingabbiare e usare Dio per i propri scopi. Una vera follia che rischiera' di distruggere la Creazione stessa. Poi, in seguito, l'interpretazione cristiana si oriento' verso un peccato di concupiscenza, di natura sessuale, interrotto soltanto da Gesu', nato da una Vergine. Ho veramente accolto con gioia questo "ritorno" di Ratzinger alla prima idea di peccato delle origini: "Alla menzogna e' legato il dramma del peccato con le sue conseguenze perverse, che hanno causato e continuano a causare effetti devastanti nella vita degli individui e delle nazioni". Ed ho apprezzato quel suo chiedere, di nuovo, il disarmo, come nella Pacem in Terris di Giovanni XXIII: "E' alieno alla ragione (alienum est a ratione) pensare che nell'era atomica la guerra possa essere utilizzata come strumento di giustizia" (67). La pacem in Terris che non e' mai citata (perche'?), ma pervade tutto il messaggio di papa Benedetto XVI. E quando indica Sant'Agostino e la sua visione di pace come "tranquillitas ordinis", il papa sembra invitare ad andarsi a rileggere le parole del santo di Ippona, il quale sosteneva che l'assenza della guerra e' continuamente cercata dall'uomo, poiche', quando l'uomo non la possiede, e' a disagio, avvertendo, sia pur inconsciamente, di contravvenire alla legge fondamentale della vita e dell'essere. Pace e amore e vita sono indissolubilmente legati. * Qualche commentatore televisivo ha sbrigativamente riferito il messaggio del papa definendo la sua richiesta di disarmo come "ingenua", calcando soprattutto sul suo ringraziamento ai "tanti soldati impegnati in delicate operazioni di composizione dei conflitti". Non capisco le censure di Ratzinger nei confronti di tanti teologi, non capisco l'ultima, contro Arturo Paoli, a cui e' stato impedito di collaborare con Pax Christi, ma ho sempre piu' l'impressione che i messaggi di questo papa siano o troppo interpretati da abili commentatori che vogliono tirarlo dalla loro parte, o poco divulgati in modo integrale. Insomma: li si relativizza. E non vedo tutta quella differenza tra alcune sue affermazioni: "quando viene ostacolato e impedito lo sviluppo integrale della persona e la tutela dei suoi diritti fondamentali, quando tanti popoli sono costretti a subire ingiustizie e disuguaglianze intollerabili, come si puo' sperare nella realizzazione del bene della pace?", e quelle dei teologi che ha via via censurato. Che cos'e' oggi la menzogn" per eccellenza? Lo dice bene proprio Arturo Paoli: l'aver sostituito Dio nella storia con il mercato: "Se tolgo la parola Dio dalla cultura medievale non riesco a spiegarmi nulla di quell'epoca, se la tolgo dalla cultura di oggi, nulla cambia, come invece cambierebbe se togliessi la parola mercato e la parola tecnica". * Nel vecchio catechismo che tutti coloro che hanno piu' o meno la mia eta' hanno studiato, c'erano i quattro peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio. Ebbene: uno solo era di natura sessuale, il peccato impuro contro natura (omosessualita'? Uso di anticoncezionali?); gli altri erano, nell'ordine: omicidio volontario, oppressione dei poveri, defraudare la mercede agli operai. Ecco: il peso di questi tre peccati, che contengono guerra e ingiustizie, non pare vada scemando. Sono le armi della menzogna che ha in pugno il mondo, se ho ben capito il messaggio di papa Benedetto. Ma sono anche quelle che diventeranno la punizione stessa del crimine, se non ci fermiamo in tempo. 8. RIFLESSIONE. ANGELO CAVAGNA: ALCUNE NOTE DI COMMENTO AL MESSAGGIO DI BENEDETTO XVI PER LA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE [Dagli amici del Gavci di Bologna (per contatti: gavci at iperbole.bologna.it) riceviamo e volentieri diffondiamo. Padre Angelo Cavagna e' religioso dehoniano, prete operaio, presidente del Gavci (gruppo di volontariato con obiettori di coscienza), obiettore alle spese militari, infaticabile promotore di inizative di pace e per la nonviolenza. Opere di Angelo Cavagna: Per una prassi di pace, Edb, Bologna 1985; (a cura di, con G. Mattai), Il disarmo e la pace, Edb, Bologna 1982; (a cura di), I cristiani e l'obiezione di coscienza al servizio militare, Edb, Bologna 1992; I malintesi della missione, Emi, Bologna; (a cura di), I cristiani e la pace, Edb, Bologna 1996] 1. L'inizio del messaggio e' gia' tutto un programma: "Desidero far giungere un affettuoso augurio a tutti gli uomini e a tutte le donne del mondo, particolarmente a coloro che soffrono a causa della violenza e dei conflitti armati. E' un augurio carico di speranza per un mondo piu' sereno, dove cresca il numero di quanti, individualmente o comunitariamente, si impegnano a percorrere le strade della giustizia e della pace" (n. 1). * 2. Inoltre il papa denuncia le menzogne che stanno alla radice di tante guerre. Egli scrive: "Come non restare seriamente preoccupati, dopo tali esperienze, di fronte alle menzogne del nostro tempo, che fanno da cornice a minacciosi scenari di morte in non poche regioni del mondo? L'autentica ricerca della pace deve partire dalla consapevolezza che il problema della verita' e della menzogna riguarda ogni uomo e ogni donna, e risulta essere decisivo per un futuro pacifico del nostro pianeta" (n. 5). * 3. Soprattutto il papa invita tutti a non contrapporsi, bensi' a coordinarsi con gli appartenenti alle diverse culture. Scrive infatti: "La pace e' anelito insopprimibile presente nel cuore di ogni persona, al di la' delle specifiche identita' culturali. Proprio per questo ciascuno deve sentirsi impegnato al servizio di un bene tanto prezioso, lavorando perche' non si insinui nessuna forma di falsita' ad inquinare i rapporti. Tutti gli uomini appartengono ad un'unica e medesima famiglia. L'esaltazione esasperata delle proprie differenze contrasta con questa verita' di fondo. Occorre ricuperare la consapevolezza di essere accomunati da uno stesso destino, in ultima istanza trascendente, per poter valorizzare al meglio le proprie differenze storiche e culturali, senza contrapporsi ma coordinandosi con gli appartenenti alle altre culture. Sono queste semplici verita' a rendere possibile la pace; esse diventano facilmente comprensibili ascoltando il proprio cuore con purezza di intenzioni. La pace appare allora in modo nuovo: non come semplice assenza di guerra, ma come convivenza dei singoli cittadini in una societa' governata dalla giustizia, nella quale si realizza in quanto possibile il bene anche per ognuno di loro. La verita' della pace chiama tutti a coltivare relazioni feconde e sincere, stimola a ricercare ed a percorrere le strade del perdono e della riconciliazione, ad essere trasparenti nelle trattazioni e fedeli alla parola data" (n. 6). * 4. Il messaggio del papa e' dunque senz'altro positivo, anche se restano passi ulteriori da compiere. Ad esempio egli scrive: "Il mio grato pensiero va alle Organizzazioni Internazionali e a quanti con diuturno sforzo operano per l'applicazione del diritto internazionale umanitario. Come potrei qui dimenticare i tanti soldati impegnati in delicate operazioni di composizione dei conflitti e di ripristino delle condizioni necessarie alla realizzazione della pace? Anche ad essi desidero ricordare le parole del Concilio Vaticano II: 'Coloro che, al servizio della patria, sono reclutati nell'esercito, si considerino anch'essi ministri della sicurezza e della liberta' dei popoli. Se adempiono rettamente a questo dovere, concorrono anch'essi veramente a stabilire la pace'. Su tale esigente fronte si colloca l'azione pastorale degli Ordinariati militari della Chiesa Cattolica: tanto agli Ordinari militari quanto ai cappellani militari va il mio incoraggiamento a mantenersi, in ogni situazione e ambiente, fedeli evangelizzatori della verita' della pace" (n. 8). Al riguardo e' assai piu' avanzato il nuovo "Catechismo degli Adulti" della Chiesa Italiana (Cei) dal titolo "La verita' vi fara' liberi", che dice: "La guerra e' il mezzo piu' barbaro e piu' inefficace per risolvere i conflitti. Si dovrebbe togliere ai singoli stati il diritto di farsi giustizia da soli con la forza, come e' stato tolto ai privati cittadini e alle comunita' intermedie". Propone in pratica di abolire gli eserciti nazionali, come furono aboliti gli eserciti cittadini o regionali preesistenti all'unita' d'Italia. "Appare urgente promuovere nell'opinione pubblica il ricorso a forme di difesa nonviolenta". 9. LETTERE. GIOVANNI SARUBBI: UNA LETTERA ALLE PERSONE AMICHE [Ringraziamo Giovanni Sarubbi (per contatti: redazione at ildialogo.org) per questo intervento. Giovanni Sarubbi, amico della nonviolenza, promotore del dialogo interreligioso, giornalista, saggista, editore, dirige l'eccellente rivista e sito de "Il dialogo" (www.ildialogo.org)] Care amiche, cari amici, siamo cosi' sommersi da cattive notizie, dalle guerre ai disastri naturali, che tutto ci sembra privo di senso. Ci sentiamo impotenti di fronte alle forze che pervicacemente fanno di tutto per rovinarci non solo il Natale o qualche altra festa dove poter gustare qualche gioia della vita, ma la vita stessa. Penso spesso alle nostre povere forze, al lavoro immenso che fanno tutte le organizzazioni per la pace ed in particolare a quelle che hanno scelto la nonviolenza come proprio metodo di azione. Penso ai tanti che compiono azioni nonviolente mettendo in discussione se stessi e pagando poi di persona: riusciremo mai a mettere la parola fine alla guerra, alla violenza, allo sfruttamento dell'uomo sull'uomo? Quando il sogno di un altro mondo possibile, quello che Gesu' chiamava "regno dei cieli", diventera' realta'? Dobbiamo arrenderci o continuare il nostro impegno sulla via della nonviolenza? La sproporzione e' forte: di la' sembra ci sia tutto, potere economico, politico, militare, religioso (anche i militari italiani hanno avuto poco prima di Natale la loro messa in San Pietro con tanto di benedizione papale. Come sono lontani i tempi della Pacem in Terris). C'e' di che scoraggiarsi. Ma poi penso proprio alle formiche, animaletti piccolissimi ma in grado di spostare un peso centinaia di volte maggiore del loro e che lavorano sempre insieme, con uno spirito di solidarieta' che lascia ammirati. Penso al piccolo Davide che sconfisse il gigante Golia "senza ne' spada ne' lancia" e dopo essersi liberato dalle pesanti armature che volevano mettergli addosso. Penso cosi' che tutto il lavoro che come nonviolenti facciamo tutti i giorni, tutti i mesi, tutti gli anni e' quello che conta e che da' un futuro ed una speranza all'umanita'. Non c'e' futuro nella morte ed in tutto cio' che la produce, armamenti e sistemi imperiali che siano. "L'uomo di pace avra' una discendenza", dice il salmo 37. Ed i popoli che scelgono la strada del disarmo e della nonviolenza sono quelli che, come dice il profeta Isaia, avranno "una discendenza e vivranno a lungo". La speranza di un mondo migliore passa attraverso le nostre povere persone che, come tante piccole formichine, lavorano incessantemente per realizzarlo, mettendo nel conto gli scoramenti, le sconfitte, i tradimenti, la solitudine. Anzi forse solo chi ha provato l'amarezza della solitudine, delle sconfitte o dei tradimenti, riesce ad apprezzare fino in fondo la necessita' di continuare nel proprio impegno per la pace sulla via della nonviolenza. Ed e' questa consapevolezza che ci da la forza per andare avanti "nonostante tutto". Ed e' questa consapevolezza che mi spinge a fare un appello a non demordere a quanti come noi sono impegnati per la costruzione di un mondo dove regni la giustizia e la pace. Penso alle tante riviste che diffondono una cultura di pace e mi accorgo che se qualcuna di esse venisse meno mi sentirei ancora piu' perso, piu' solo, piu' impotente. A fine anno e' tradizione fare il bilancio di cio' che si e' fatto e di cio' che si vorrebbe fare nel nuovo anno che viene. Nel ringraziare tutti gli amici della redazione ed i collaboratori per il loro impegno, auguro loro e a me stesso di riuscire a sentirci sempre piu' uniti, sempre piu' vicini e solidali con quante e quanti credono nel sogno di un mondo dove regni la pace e l'amore. Abbiamo bisogno dell'impegno solidale di tutte e tutti, senza falsi protagonismi, senza arrivismi, riscoprendo il valore del lavoro umile ed oscuro di chi sceglie di agire in favore di tutta l'umanita' e non della propria voglia di apparire o di conquistare un ruolo sociale che gli dia prestigio. "Chi vuole essere primo serva", diceva Gesu' ai suoi discepoli che sgomitavano per un posto al sole, e mai come in questa nostra epoca dobbiamo riscoprire questa importante verita' per dare un futuro all'umanita'. 10. LETTURE. ROSSANA ROSSANDA: LA RAGAZZA DEL SECOLO SCORSO Rossana Rossanda, La ragazza del secolo scorso, Einaudi, Torino 2005, pp. 392, euro 18. Le memorie, le riflessioni, lo stile e il rigore morale e intellettuale di una delle nostre piu' grandi maestre. Ma piu' distesamente di questo libro dovremo scrivere altra volta, a una seconda e meno fremente, viscerale lettura (sono oltre trent'anni che devotamente e furiosamente leggendo la Rossanda ci capita questo: che gia' dopo poche righe vorresti cominciare a discutere, e talora forse finanche a baruffare). Basti qui oggi dire solo cio': che vivamente ne raccomandiamo e la lettura e la lettura ancora (venia chiedendo per si' ovvio consiglio). 11. RILETTURE. HELGA GALLAS: TEORIE MARXISTE DELLA LETTERATURA Helga Gallas, Teorie marxiste della letteratura, Laterza, Roma-Bari 1974, pp. 364. Una ricostruzione e una disamina del dibattito, delle ricerche, della riflessione teorica sulla letteratura nell'ambito della "Lega degli scrittori proletari rivoluzionari" e della sua rivista "Linkskurve" sul finire degli anni venti nella Germania di Weimar e dell'incipiente minaccia nazista. Una vicenda che ci riguarda ancora, questioni su cui ancora dovremmo ragionare. 12. RILETTURE. MIMMA PAULESU QUERCIOLI (A CURA DI): GRAMSCI VIVO Mimma Paulesu Quercioli (a cura di), Gramsci vivo nelle testimonianze dei suoi contemporanei, Feltrinelli, Milano 1977, pp. 320. Una preziosa, amorevole ricerca; un libro che e' necessario aver letto. Mimma Paulesu Quercioli, come e' noto, e' figlia di Teresina Gramsci, la sorella prediletta da Antonio. Con una prefazione di Giuseppe Fiori e con le testimonianze di Teresina Gramsci, Renato Figari, Vincenzo Bianco, Carlo Boccardo, Giorgio Carretto, Gustavo Comollo, Vittorio De Biasi, Peppino Frongia, Maurizio Garino, Luigi Longo, Rita Montagnana, Teresa Noce, Antonio Oberti, Battista Santhia', Attilio Segre, Umberto Terracini, Andrea Viglongo, Giuseppe Berti, Eugenia Bosi, Giuseppe Bosi, Renato Cigarini, Carlo Farini, Luigi Guermandi, Girolamo Li Causi, Carlo Milanesi, Tina Odolini, Nilde Perilli, Camilla Ravera, Ferruccio Rigamonti, Antonio Sanna, Fidia Sassano, Ignazio Silone, Carlo Venegoni, Lelio Basso, Umberto Clementi, Giovanni Lai, Sandro Pertini, Angelo Scucchia, Bruno Tosin, Gustavo Trombetti. 13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 14. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1155 del 25 dicembre 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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