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La nonviolenza e' in cammino. 1154
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1154
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 24 Dec 2005 01:56:18 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1154 del 24 dicembre 2005 Sommario di questo numero: 1. Angela Dogliotti e Beppe Marasso: Ci abboniamo ad "Azione nonviolenta" perche'... 2. Giampiero Girardi: Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'... 3. Carlo Gubitosa: Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'... 4. Cristiano Lucchi: Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'... 5. Raffaella Mendolia: Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'... 6. "Ascoltare e parlare" 7. Joseph Halevi ricorda Paolo Sylos Labini 8. Fabio Corazzina: Questi giorni 9. Tommaso Valentinetti: Cercando le vie 10. Marinella Correggia intervista Tom Regan 11. Una postilla bibliografica al testo che precede 12. Ingeborg Bachmann: Il tempo dilazionato 13. Simone Weil: Fino a che punto 14. Mauro Otello Fedenisci: Del diffidar sincero l'elogio breve e acre 15. Letture: Martin de Riquer, Don Chisciotte e Cervantes 16. Letture: Barbara Ehrenreich, Una paga da fame 17. Letture: Joel Kotek, Pierre Rigoulot, Il secolo dei campi 18. Letture: Thomas Merton, La pace nell'era postcristiana 19. Riletture: Arrigo Pacchi (a cura di), Materialisti dell'Ottocento 20. Riletture: Sebastiano Timpanaro, Sul materialismo 21. La "Carta" del Movimento Nonviolento 22. Per saperne di piu' 1. STRUMENTI DI LAVORO. ANGELA DOGLIOTTI E BEPPE MARASSO: CI ABBONIAMO AD "AZIONE NONVIOLENTA" PERCHE'... [Ringraziamo Angela Dogliotti e Beppe Marasso (per contatti: maradoglio at libero.it) per questo intervento. Angela Dogliotti Marasso, rappresentante autorevolissima del Movimento Internazionale della Riconciliazione e del Movimento Nonviolento, svolge attivita' di ricerca e formazione presso il Centro studi "Sereno Regis" di Torino e fa parte della Commissione di educazione alla pace dell'International peace research association; studiosa e testimone, educatrice e formatrice, e' una delle figure piu' nitide della nonviolenza in Italia. Tra le sue opere segnaliamo particolarmente Aggressivita' e violenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino; il saggio su Domenico Sereno Regis, in AA. VV., Le periferie della memoria, Anppia - Movimento Nonviolento, Torino-Verona 1999; con Maria Chiara Tropea, La mia storia, la tua storia, il nostro futuro, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2003; Con Elena Camino (a cura di), Il conflitto: rischio e opportunita', Edizioni Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq) 2004. Beppe Marasso, prestigioso rappresentante del Movimento Internazionale della Riconciliazione e del Movimento Nonviolento, e' da sempre impegnato nei movimenti di pace e nonviolenti, e in molteplici attivita' di solidarieta', ecopacifiste e per i diritti; suoi contributi sono in vari volumi. Un ricordo di Achille Croce, scritto da Enrico Peyretti, e' nel n. 703 di questo notiziario] Ci abboniamo ad "Azione nonviolenta" perche' pensiamo che dalle riflessioni della rivista (redazione, lettori, amici, amiche) possano venire degli spunti per progettare e praticare un "programma costruttivo" in Val Susa. Chi l'ha profeticamente anticipato con la sua vita, il suo lavoro, il suo pensiero e' stato Achille Croce di Condove. Operaio della Moncenisio, contadino, insegnante di yoga, di cordialissima socialita' e di alta spiritualita', fondo' agli inizi degli anni settanta il Gvan (Gruppo valsusino di azione nonviolenta), gruppo che e' tuttora uno dei protagonisti della lotta no tav. Achille e' morto il 3 ottobre 2003. Vorremmo dare una mano affinche' sulle bandiere e cartelli del formidabile movimento valsusino, accanto a "No tav", comparisse anche un simbolico "Si' Achille". 2. STRUMENTI DI LAVORO. GIAMPIERO GIRARDI: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA" PERCHE'... [Ringraziamo Giampiero Girardi (per contatti: gia.gir at tin.it) per questo intervento. Giampiero Girardi e' animatore di "Franz Jaegerstaetter Italia" e curatore dell'edizione italiana del libro di Erna Putz su Jaegerstaetter, autore e curatore di ricerche e pubblicazioni per una cultura della pace, attivo nella promozione della nonviolenza] Sono abbonato ad "Azione nonviolenta" da quasi trenta anni. E' l'unica rivista, tra le tante, di cui ho conservato tutti i numeri. Lo faccio perche' la considero un po' una "linfa vitale" che mi permette di succhiare ogni mese qualche goccia di nonviolenza. Trovo corroborante e incoraggiante lo sforzo che essa fa di tradurre nell'oggi e in modo innovativo i principi e gli insegnamenti della nonviolenza. E' diventata per me uno strumento indispensabile di formazione, di aggiornamento, di informazione. Per questo non si puo' perdere neppure un numero. 3. STRUMENTI DI LAVORO. CARLO GUBITOSA: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA" PERCHE'... [Ringraziamo Carlo Gubitosa (per contatti: c.gubitosa at peacelink.it) per questo intervento. Carlo Gubitosa e' segretario di "Peacelink" (la principale rete telematica pacifista italiana, sito: www.peacelink.it), collabora con varie testate ed e' uno dei piu' noti operatori dell'informazione di area pacifista e nonviolenta. Tra le opere di Carlo Gubitosa: (con Enrico Marcandalli e Alessandro Marescotti), Telematica per la pace, Apogeo, Milano 1996; Oltre internet, Emi, Bologna 1997; L'informazione alternativa, Emi, Bologna 2002; Genova, nome per nome, Berti, Piacenza 2003] Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche' conosco e stimo il suo direttore Mao Valpiana. Mao non e' un pacifista da salotto, ne' un confezionatore di parole a vuoto, ma e' una persona che attraverso tutto il suo percorso di vita ha saputo unire l'azione diretta nonviolenta alla comunicazione dal basso, due attivita' che Aldo Capitini ha indicato come i veri motori del cambiamento sociale. Sostenere questa rivista equivale a sostenere una persuasione profonda che e' stata capace di cambiare piu' volte la faccia del pianeta, ma significa anche sostenere persone pulite e oneste che ci regalano parole non geneticamente modificate dalla corruzione interiore, dalla spettacolarizzazione della vita e dal plagio pubblicitario che oggi inquinano la nostra mente prima ancora che la nostra informazione e la nostra cultura. Un abbonamento ad "Azione nonviolenta" e' il miglior antidoto alla rassegnazione. 4. STRUMENTI DI LAVORO. CRISTIANO LUCCHI: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA" PERCHE'... [Ringraziamo Cristiano Lucchi (per contatti: cristiano.lucchi at gmail.com) per questo intervento. Cristiano Lucchi, fiorentino, giornalista dal 1999, si e' specializzato nella comunicazione dei temi legati ai movimenti sociali e alla societa' civile organizzata, curando l'ufficio stampa del Forum Sociale Europeo di Firenze, della campagna Bandiere di Pace e di quella dell'Onu per gli Obiettivi del millennio; e' responsabile della comunicazione della Rete Lilliput; collaboratore di "Diario", "L'Unita'", "Carta", "Il manifesto","Liberazione", "Il Tirreno", "Narcomafie", "Lo Straniero", "Redattore Sociale", Novaradio e Controradio - per i quali ha curato reportages dall'Argentina, dal Brasile, dal Messico e dalla Turchia - e' direttore di "Agenzia di base - Altracitta'"; cura inoltre, presso l'ufficio stampa della giunta regionale Toscana, il settore economico e della responsabilita' sociale delle imprese; e', insieme ad altri, l'ideatore di "Metamorfosi, agenzia di comunicazione per il cambiamento sostenibile"] Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche' e' una traccia preziosa per sovvertire l'immaginario economico in cui viviamo; perche' e' una testata storica nel panorama della nonviolenza italiana; perche' promuove la pace e contrasta la guerra con azioni concrete; perche' e' antifascista e perche' e' piacevole da leggere. 5. STRUMENTI DI LAVORO. RAFFAELLA MENDOLIA: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA" PERCHE'... [Ringraziamo Raffaella Mendolia (per contatti: raffamendo at libero.it) per questo intervento. Raffaella Mendolia fa parte del comitato di coordinamento del Movimento Nonviolento, ed ha a suo tempo condotto per la sua tesi di laurea una rilevante ricerca sull'accostamento alla nonviolenza in Italia] Chi si abbona ad una rivista oggi, normalmente lo fa per la comodita' di ricevere una rivista che gli interessa e comprerebbe comunque, senza pero' doversi scomodare a cercarla in negozio, o rischiare di perdere qualche numero. Abbonarsi ad "Azione nonviolenta" invece ha un significato piu' ampio. Non solo perche' l'abbonamento e' il metodo migliore per averla, visto che trovarla in giro e' quasi impossibile, ma anche perche' ha una funzione importantissima per la nonviolenza italiana e in particolare per il Movimento Nonviolento, di cui da sempre rappresenta il canale di comunicazione verso l'esterno. Permettere di vivere a questa rivista significa dare riconoscimento a chi, con grandi sforzi e dedizione, ha consentito la continuita' nella storia di "Azione nonviolenta" e del Movimento Nonviolento dalla sua fondazione negli anni Sessanta. Significa anche alimentare un dibattito sano e critico sulla realta' di oggi, fatto da chi "guarda la vita con occhio nonviolento". Significa assicurare un futuro alla nonviolenza e custodire memoria delle vicende e esperienze passate. 6. STRUMENTI DI LAVORO. "ASCOLTARE E PARLARE" "Azione nonviolenta" e' la rivista mensile del Movimento Nonviolento fondata da Aldo Capitini nel 1964, e costituisce un punto di riferimento per tutte le persone amiche della nonviolenza. La sede della redazione e' in via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org L'abbonamento annuo e' di 29 euro da versare sul conto corrente postale n. 10250363, oppure tramite bonifico bancario o assegno al conto corrente bancario n. 18745455 presso BancoPosta, succursale 7, agenzia di Piazza Bacanal, Verona, ABI 07601, CAB 11700, intestato ad "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona, specificando nella causale: abbonamento ad "Azione nonviolenta". 7. MEMORIA. JOSEPH HALEVI RICORDA PAOLO SYLOS LABINI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 9 dicembre 2005. Joseph Halevi, economista e saggista, acuto commentatore delle principali questioni internazionali, e' docente di economia all'Universita' di Sydney in Australia e di Grenoble in Francia, collabora abitualmente con il quotidiano "Il manifesto". Paolo Sylos Labini, prestigioso economista, e' nato a Roma nel 1920, professore emerito all'Universita' di Roma, ha insegnato nelle universita' di Catania, Bologna, Roma, ed e' stato visiting professor nelle universita' di Cambridge, Oxford, Harvard, MIT, Citta' del Messico, Jamaguchi, Rio de Janeiro, Sidney, Roskilde, Nizza; membro di molte istituzioni accademiche e comitati scientifici, insignito di numerose onorificenze. All'attivita' di studioso ha sempre affiancato un intenso e persuaso impegno civile. E' deceduto alcuni giorni fa. Opere in volume di Paolo Sylos Labini: collaborazione al volume di Alberto Breglia, L'economia dal punto di vista monetario, Edizioni Dell'Ateneo, seconda edizione 1953; Oligopolio e progresso tecnico, Giuffre', 1956, seconda edizione 1957, successive edizioni Einaudi 1964, 1967, 1972, 1975, tradotto in inglese, in polacco, in giapponese, in spagnolo, in cecoslovacco, in portoghese; Economie capitalistiche ed economie pianificate, Laterza, 1960; collaborazione al volume di Alberto Breglia, Reddito sociale, Edizioni dell'Ateneo, 1965; Problemi dell'economia siciliana, Feltrinelli, 1966; Problemi dello sviluppo economico, Laterza 1970, tradotto in giapponese; Sindacati, inflazione e produttivita', Laterza, 1972, tradotto in inglese; Saggio sulle classi sociali, Laterza, 1974, dieci edizioni, tradotto in giapponese, catalano, spagnolo, portoghese; Lezioni di Economia. Volume I: Questioni preliminari, La macroeconomia e la teoria keynesiana, Edizioni dell'Ateneo, 1979; Lezioni di Economia. Volume II: Microeconomia, Edizioni dell'Ateneo, 1982; Le forze dello sviluppo e del declino, Laterza, 1984, tradotto in inglese; Il sottosviluppo e l'economia contemporanea, Laterza, 1983, tradotto in spagnolo; Ensaios sobre desenvolvimento e precos, Forense Universidade, Rio de Janeiro 1984; Le classi sociali negli anni '80, Laterza 1986, sei edizioni, tradotto in tedesco ed in spagnolo; Nuove tecnologie e disoccupazione, Laterza, 1989; Elementi di dinamica economica, Laterza 1992; con A. Roncaglia, Il pensiero economico. Temi e protagonisti, Laterza, 1995; Progresso tecnico e sviluppo ciclico, Laterza, 1995, tradotto in inglese; Carlo Marx: e' tempo di un bilancio (a cura di), Laterza 1994; La crisi italiana, Laterza; Sottosviluppo: una strategia di riforme, Laterza, 2001, tradotto in inglese; Un paese a civilta' limitata, Laterza, 2002; Berlusconi e gli anticorpi. Diario di un cittadino indignato, Laterza, 2003] Si era nel 1968, in pieno bailamme studentesco, quando andai per la prima volta a trovare Paolo Sylos Labini alla Facolta' di Statistica. Non ero studente di economia, ma da buon comunista trinariciuto e assiduo lettore dei libri di Emilio Sereni e della rivista "Problemi del socialismo", pensavo allora che l'economia politica di Marx e dei marxisti moderni fosse la scienza della societa'. In tale contesto consideravo il suo Oligopolio e progresso tecnico - un libro da premio Nobel - come la formulazione piu' compiuta del problema del capitalismo monopolistico contemporaneo. E le tesi ivi contenute si integravano benissimo con quelle di due marxisti coevi come Michal Kalecki e Paul Sweezy. La differenza consisteva nel fatto che mentre nei primi due autori il ruolo macroeconomico dell'oligopolio e' presentato sulla base di intuizioni, in Sylos tale ruolo, che in assenza di stimoli esterni e' prevalentemente stagnazionistico, emergeva dall'analisi riguardo alla connessione tra processi produttivi oligopolistici e alla questione degli sbocchi. Quel libro - pubblicato nel 1956, e tradotto in inglese per la Harvard University Press nel 1962 - non ha perso validita' analitica. Per la sinistra italiana il volume di Sylos fu fondamentale in quanto ruppe la visione statica delle analisi in termini di "grandi monopoli" cui si aggrappavano tanto il Pci che la Cgil. Il pensiero innovativo che in Italia si sviluppo' negli anni Sessanta - si pensi per esempio al lungo articolo di Vittorio Rieser su "Quaderni rossi", al libro di Camillo Daneo sull'agricoltura e lo sviluppo capitalistico, ai dibattiti sulla rivista trimestrale della Cgil "Quaderni di Rassegna sindacale" (allora magistralmente diretta da Aris Accornero), nonche' agli articoli pubblicati da "Problemi del socialismo" - deve molto alla teorizzazione sviluppata da Sylos Labini. Di tutte queste analisi poi la sinistra non fece niente, e quella stagione fini' anche grazie al terrorismo ed ai servizi segreti "deviati". Cosi' l'Italia divenne, per usare il titolo del bel libro di Guido Crainz, Il paese mancato. Se oggi non credo piu' che l'economia nelle sue diverse forme sia la scienza della societa' - perche' non penso che quest'ultima sia scientificamente apprendibile - lo devo in parte a Sylos Labini, sebbene siano stati necessari i tracolli del 1991 per farmene rendere conto. Nel 1983 in un post-scriptum dell'edizione inglese del suo stupendo saggio sullo sviluppo economico in Marx e Schumpeter, Sylos Labini scriveva riguardo al rispettivo ruolo delle forze economiche e culturali: "Oggi non considero piu' le prime come dominanti ma neanche una e' subordinata all'altra", per cui - aggiungeva - "ponendo le pure forze economiche allo stesso livello di quelle culturali, non avrei potuto vedere i conflitti economici, che nella concezione di Marx sono sussunti nella nozione di lotta di classe, come unicamente o assolutamente dominanti". Pertanto, sosteneva Sylos, esistono altri conflitti - da quelli religiosi a quelli etnici, a quelli culturali - che devono essere studiati nella loro dimensione propria: "La realta' sociale che cerchiamo di capire e' estremamente complessa e una chiave che apra tutte le porte non esiste". Scritte con riferimento a un certo determinismo marxista, queste parole acquistano una forza ulteriore se si pongono a confronto con i discorsi di economisti e politologi odierni, tutti imperniati sull'assolutizzazione del mercato. 8. RIFLESSIONE. FABIO CORAZZINA: QUESTI GIORNI [Da "Pax Christi news", n. 44, del 23 dicembre 2005 (per contatti: e-mail: info at paxchristi.it o anche segreteria at paxchristi.it, sito: www.paxchristi.it), riprendiamo il seguente intervento. Don Fabio Corazzina, coordinatore nazionale di Pax Christi, impegnato anche nella Rete Lilliput ed in molte iniziative di pace e di solidarieta', e' una delle piu' prestigiose figure dell'impegno nonviolento in Italia] Corrono giorni, quelli di questa modernita' postcristiana che trova casa dentro e fuori la chiesa, in cui sembra che nessuno di noi possa sottrarsi alla impellente necessita' di dividere il mondo, di dividere l'umanita' in buoni e cattivi, in bene e male. E' il virus terribile della paura che giustifica ogni gesto e ogni violenza, ogni limitazione della liberta' e della corresponsabilita' in nome della sicurezza e del controllo. E' il virus terribile di chi confonde clonazione e generazione, di chi non contempla l'incontro con l'altro per dare vita. E' il virus terribile che genera sospetto, che genera diffidenza, che genera divisione. E' il virus terribile che genera i nemici, che genera gli avversari, che genera le ragioni e i dogmi che calpestano l'umano e che calpestano Dio stesso, quel Dio che si e' fatto uomo e ha condiviso con noi la costruzione di un mondo nuovo e di una terra nuova. * Corrono giorni, quelli del Natale, in cui piu' che la dolcezza e l'intimita' del bambino nella culla, celebriamo la travolgente verita' di un Dio che si riveste di carne e soffre, gioisce, ama, condivide le sconfitte, sogna approdi nuovi; di un Dio che si trova subito braccato da re e gerarchi, da dottori della legge e sacerdoti del tempo, preoccupati e spiazzati della sua ingenua trasparenza; di un Dio che camminando sulle strade del quotidiano sente e condivide l'intimita' piu' profonda delle donne e uomini incontrati, che si sentono giudicati piu' che amati, e vuole farsi voce delle loro domande: perche' io, con il mio amore e il mio matrimonio difeso in tutti i modi ma fallito, sono posto fuori? Ho cercato verita' e la verita' non mi ha liberato, mi ha condannato? Perche' preferite e date appoggio alle facciate e non vi meravigliate piu' della bellezza di chi non si accontenta ma cerca, cerca, cerca? Perche' la mia diversita' mi relega? Perche' la mia omosessualita' e' scandalo? Perche' il mio essere donna chiude troppe strade, nonostante sorrisi e ammiccamenti? Perche' la mia appartenenza religiosa diversa mi allontana dal vostro cammino; io volevo solo vivere con voi il pellegrinaggio verso l'umanita', verso Dio? Perche', perche', perche'... * Corrono giorni in cui in nome della pace si giustificano gli eserciti, in nome della liberta' si limitano le liberta', in nome della lotta al terrorismo si ritorna a giustificare la guerra (non giusta ma giustificabile), in nome della speranza si comprano i sogni dei popoli, in nome del dialogo ci si arrocca sulle verita', in nome dell'identita' si sospetta della diversita', in nome della sicurezza si militarizza il territorio e ci si riarma, in nome della difesa si ridicolizza la nonviolenza. Corrono tempi cosi' fatti, in cui la fatica di ammettere alcune responsabilita' ci mette l'uno contro l'altro. Tempi in cui un comunicato stampa sulla Marcia della pace di fine anno a Trento dal titolo "Precisazioni in merito ad alcune dichiarazioni riportate dai media" dice che qualcuno "alimenta ad arte alcune polemiche prive di fondamento", genera equivoci per un "modo improprio di procedere", perche' si e' ritenuto di "avere la responsabilita' dell'iniziativa", e che sono "fuori luogo ogni altra interpretazione e ulteriori affermazioni che volessero accreditare inesistenti prevaricazioni". Non continuo, ma devo dire che ho trovato il linguaggio duro, distaccato, quasi intimidatorio e, scusate, lontano da quello che e' accaduto. Mi dispiace, io sento la corresponsabilita' di questa iniziativa, fin dall'inizio ho partecipati agli incontri organizzativi, cosi' come tutti coloro che a diverso titolo, come appartenenti a Pax Christi o ad alcune realta' locali di Trento, Bolzano e Rovereto, hanno collaborato alla sua realizzazione. Pensavo che questo dovesse essere motivo di gioia, come lo e' stato per me: finalmente qualcuno che si prende a carico le situazioni, che si appassiona, ci soffre, ci mette del suo. Forse non ci si e' capiti, forse la paura di essere attaccati ha prevalso sulla meraviglia, forse quella cultura del sospetto che inizialmente citavo ci ha travolto, anche come chiesa. * Bene, che fare? Io una proposta l'avrei. Visto che il pesante comunicato stampa e' stato emesso dalla sala stampa della Cei, credo sia giunto il tempo dei volti e dei nomi (una bella metodologia nonviolenta), non dei comunicati o dei messaggi a distanza, che non ci aiutano piu' a chiarire. I giorni precedenti la marcia della pace come movimento (Pax Christi) a Trento viviamo un convegno dal titolo "Infaticabili provocatori di nonviolenza, il nesso fra le grandi e le piccole scelte", invitiamo mons. Giuseppe Betori a stare con noi e aprire un dialogo sereno, sincero e fruttuoso sul tema dei metodi e contenuti della corresponsabilita' nella Chiesa. Sara' un modo per celebrare insieme, proprio a Trento, la grandezza del Concilio Vaticano II. Sara' anche l'inizio di un contributo che come movimento di pace vogliamo offrire al prossimo convegno ecclesiale di Verona. Incontrarci vorra' dire anche prepararci a camminare insieme la notte dell'ultimo dell'anno e gustare affaticati ma gioiosi dell'alba della pace, invocata nella preghiera. Ecco perche' speriamo che non manchiate: in fondo la marcia proposta da Pax Christi e' stata fatta propria e promossa dalla Chiesa italiana, dalla Caritas e dalla diocesi di Trento. Insieme sulle vie della verita' e della pace, volto a volto, mano a mano, passo a passo. C'e' bisogno di questo, nient'altro che di questo. E sulla strada non c'e' passo insignificante, non c'e' passo piu' importante, c'e' solo un "popolo in cammino", l'augurio del Concilio Vaticano II. Una parola poi per Antonio Papisca e Arturo Paoli, amici e competenti costruttori di pace, costantemente capaci di coniugare la forza del diritto internazionale e umanitario e del vangelo della giustizia e della condivisione, e sempre disponibili a un fecondo confronto e a una proficua collaborazione. Li ho sempre considerati maestri e oggi ancora di piu'. Grazie Antonio, grazie Arturo. Spero di incontrare anche voi alla marcia. Ancora una volta ribadisco che il problema non sono le persone chiamate, e come potremmo permetterlo, ma il metodo, che, onestamente devo dire, in questo caso non ha funzionato. * Io sono figlio di contadini, la terra e' mia madre, e la terra mi ha insegnato tanto in termini di fatica, di pazienza, di cura e di attesa. Anche Gesu' la cita spesso. Vi ricordate il passo "dell'uomo che aveva seminato buon grano nel suo campo, ma il nemico di notte vi semino' la zizzania". C'e' un campo che e' questo mondo, l'uomo, la societa', la chiesa stessa, un campo di ombre e luci, di speranze e delusioni, di buon grano e di cattiva zizzania. C'e' un campo che e' la nostra vita, la nostra storia, la nostra realta' in cui si intrecciano le radici del bene e del male. I servi del potere o del padrone, convinti di fargli un piacere corrono e si rendono disponibili: "Vuoi che andiamo a strappare la zizzania? Ci pensiamo noi!". Ma la risposta e' altrettanto chiara e decisa: "No! Rischiate di strappare via anche il grano buono". E' vero, chi coltiva la terra sa che le radici si intrecciano e sa che la vittoria sulla zizzania potrebbe essere la sconfitta di tutti. Gesu', piccolo e indifeso "padrone" del mondo e profondo conoscitore dell'intimita' di ogni donna e di ogni uomo, ci invita a non fissare il nostro sguardo sulle erbacce, ma a imparare da lui che vede, coglie e gusta del grano di ogni campo. E attorno al tavolo della vita ci dice con infinito amore: non agire con violenza, rischi di creare un deserto. Lo puoi anche chiamare pace, ragione, verita', tradizione, legge, dogma... ma e' solo un deserto, una messe di sconfitte. * Buon Natale ai cuori inquieti, alle menti contorte, alle vite spezzate, ai sorrisi travolgenti, ai silenzi pieni di meraviglia, alle urla inquietanti, ai piccoli pieni di futuro e ai grandi pieni di paure. Buon Natale a tutti coloro che in ogni angolo della terra, donne e uomini, piccoli e grandi, potenti e deboli, sapienti e studenti, profeti e scontati, credenti e non credenti, cristiani e non cristiani, si sentono e si desiderano "amici del genere umano". Tenero e giocoso Re del mondo, Signore della vita che chiedi solo di essere accolto e abbracciato, insegnaci che unicamente "la verita' ci fara' liberi". 9. RIFLESSIONE. TOMMASO VALENTINETTI: CERCANDO LE VIE [Ancora da "Pax Christi news", n. 44, del 23 dicembre 2005 (per contatti: e-mail: info at paxchristi.it o anche segreteria at paxchristi.it, sito: www.paxchristi.it), riprendiamo il seguente intervento. Tommaso Valentinetti, nato a Ortona nel 1952, studi di teologia a Chieti, a Roma e a Gerusalemme, sacerdote dal 1977, vescovo di Termoli-Larino dal 2000, arcivescovo di Pescara-Penne dal 2005, e' vicepresidente della Conferenza episcopale abruzzese-molisana, presidente di Pax Christi Italia, membro della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace] Credo che la lunga lettera di don Fabio esprima bene la gran fatica che lui ha fatto in questi mesi per poter giungere ad una buona organizzazione e ad un buon programma per la marcia e per il convegno. Le mediazioni, alle volte molto difficili, sono state molto faticose. Lo ringrazio per quanto ci ha fatto condividere e accolgo tutti i suoi inviti e le sue riflessioni che faccio anche miei. Pensavamo di essere giunti alla definizione del programma della marcia per la pace, quando i vescovi si sono riuniti ad Assisi, per l'assemblea nazionale a meta' novembre. In quella sede il vescovo di Trento mons. Bressan, il vescovo presidente della Commissione Cei mons. Miglio, il vescovo mons. Montenegro presidente della Caritas ed io avevamo accolto il programma dei relatori presentato dal tavolo di lavoro piu' volte riunitosi a Trento. Evidentemente non era cosi', visto le tante polemiche che ci hanno accompagnato fino ad oggi. Faccio mio l'invito di don Fabio a partecipare alla marcia, anche per essere maggiormente i testimoni di una nonviolenza che ci appartiene e su cui vogliamo sempre riflettere, cercando le vie per attuarla. Il mio desiderio ed il mio augurio e' che tutti possiamo donare la nostra vita, nella Chiesa, per affermare questo ideale. Con questo proposito continueremo a vivere e ad amare questa Chiesa, questa dei nostri giorni e dei nostri tempi, don Milani insegna, senza alcuna riserva. 10. RIFLESSIONE. MARINELLA CORREGGIA INTERVISTA TOM REGAN [Dal quotidiano "Il manifesto" del 22 dicembre 2005. Marinella Correggia e' una giornalista particolarmente attenta ai temi dell'ambiente, della pace, dei diritti umani, della solidarieta', della nonviolenza. Tra le sue pubblicazioni: Manuale pratico di ecologia quotidiana, Mondadori, Milano 2000, 2002. Tom Regan, nato nel 1938 a Pittsburgh, Pennsylvania, docente di filosofia alla North Carolina State University (Usa), membro della American Philosophical Association, fondatore e presidente della Culture and Animals Foundation, e' autore di molti interventi sul tema della liberazione degli animali e sulla filosofia dei diritti degli animali; e' uno dei riferimenti teorici del movimento animalista. Opere di Tom Regan: (con Peter Singer), Diritti animali, obblighi umani, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1987; I diritti animali, Garzanti, Milano 1990; Gabbie vuote, la sfida dei diritti animali, Edizioni Sonda, 2005] L'obiettivo di eliminare dal mondo le sbarre e le catene e' evidentemente rivoluzionario, tanto piu' se si riferisce a quell'ulteriore frontiera che e' la liberazione degli animali; di terra, aria e acqua. Per essi la vita (in questo mondo che per gli stessi umani e per la natura e' spesso un mare di pece) e' un eterno olocausto, secondo l'espressione dello scrittore Isaac B. Singer. La necessita' di allargare la sfera degli esseri viventi i cui interessi sono presi in considerazione e' al centro di diversi studi, etologici, filosofici e psicologici. Ad esempio, lo psicanalista statunitense Jeffrey Moussaieff Masson, autore de Il maiale che cantava alla luna, ha studiato gli animali "da reddito", galline e vitelli, maiali e capre, pecore e oche ecc., verificando che il loro essere senzienti indica non solo la dimensione di base della sensibilita', cioe' aver paura, aver dolore, sentire, vedere, ma hanno emozioni molto sottili: amicizia, nostalgia, voglia di liberta'. Il cammino verso la fine delle gabbie non e' un'utopia ed e' per molti tratti sovrapponibile a quello verso la liberazione umana (un sito di riflessione dedicato a questo nesso e' Liberazioni). Questa e' la linea del filosofo statunitense Tom Regan, attivista per i diritti degli animali (Animal Rights Advocates, in sigla Ara), mentre esce l'edizione italiana del suo ultimo libro, Gabbie vuote (Sonda, 2005). Come scrivono i curatori dell'edizione italiana Massimo Filippi e Alessandra Galbiati, Gabbie vuote funziona come un paio di occhiali che "portano in primo piano quel che e' nascosto ai piu'; una volta indossati sara' difficile pensare che possa esistere qualcosa come i diritti umani senza quelli animali, e si capira' perche' le violazioni degli uni e degli altri sono spesso inestricabili e contemporanee". * - Marinella Correggia: Lei scrive che per cambiare le leggi, l'educazione e l'economia rendendole congrue ai diritti animali - e ovviamente a quelli umani - occorre attivare le masse. Ma la sensibilita' verso i non umani non e' forse un'inclinazione quasi congenita, che si ha o non si ha? - Tom Regan: Dico sempre che se Tom Regan e' diventato Ara, ormai trent'anni fa, lo puo' diventare chiunque. Prima, semplicemente non mi ponevo il problema dei non umani; mangiavo ogni tipo di carne, andavo a pesca. Al liceo avevo dissezionato animaletti senza problemi e in seguito avevo lavorato come garzone in una macelleria maneggiando la carne morta con fredda determinazione. Penso che i "davinciani" (da Leonardo da Vinci, vegetariano che comprava volatili in gabbia per liberarli, ndr) cioe' quelli che sin da bambini hanno una naturale empatia verso gli animali, siano una minoranza fra gli Ara. Un'altra minoranza sono i "damasceni", folgorati sulla via di Damasco e per sempre da un evento traumatico (magari aver incrociato per strada gli occhi di maiali portati al macello). I piu' sono "temporeggiatori": procedono per tentativi, un passo dopo l'altro, una ragione per volta. Io sono indubbiamente uno di loro; per questo penso di riuscire a capirli meglio di altri, e credo che fra le mie missioni ci sia quella di aiutarli a vedere gli animali in modo diverso. * - Marinella Correggia: Per mettere gli occhiali ai lettori, il suo libro ha un'importante sessione di cronaca che pare una discesa agli inferi. Eppure, non ci sono leggi per il benessere animale? - Tom Regan: Sono le grandi industrie di sfruttamento animale, che di esseri ne usano miliardi togliendo loro liberta' e vita, a parlare di benessere animale! Non ho fatto che descrivere la realta' degli animali trasformati in cibo: la crudezza degli allevamenti intensivi di bovini da carne, maiali, polli, galline ovaiole e relativi pulcini maschi rottamati, vacche da latte e relativi vitelli maschi da carne; la macellazione nient'affatto indolore e purtroppo molto cosciente, e del tutto priva di regole quanto ai pesci. Ho descritto le allucinanti condizioni degli animali trasformati in abbigliamento: non solo le violenze per le pellicce, ma anche quelle per ottenere lana (pecore australiane come macchine) e il cuoio (in India molte vacche, anziane, sono trasportate e macellate con strazio solo per ricavarne la pelle). E poi gli animali trasformati in spettacolo, sport e strumenti di ricerca. No, le leggi non garantiscono i diritti animali. Gli animali sono titolari di diritti in quanto soggetti-di-una-vita, consapevoli del mondo; malgrado le molte differenze, condividono con noi somiglianze di linguaggio, anatomia e fisiologia (il sistema nervoso) e una comune origine. L'obiezione classica e': in questo mondo sono gli stessi diritti umani e dell'ambiente a essere violati, e bisogna cominciare da quelli. Ecco un buon modo per rimandare all'infinito qualunque impegno in materia di diritti animali: poiche' qualche problema umano ci sara' sempre! E poi, sono due facce di una stessa medaglia. * - Marinella Correggia: Il diritto degli animali e' principalmente il diritto a non soffrire, fisicamente e psichicamente, come chiesero Gandhi e il filosofo utilitarista Jeremy Bentham ("non importa che gli animali pensino, non importa che parlino; importa il fatto che soffrono")? - Tom Regan: E' proprio perche' i diritti degli animali sono violati che si provocano o permettono tante sofferenze. Alleviarle e' ovviamente centrale nel pensiero e nella pratica degli Ara, ma c'e' dell'altro. Il diritto degli animali e' anche quello a rimanere in vita, a non essere soppressi; altrimenti potremmo ritenere legittimo far nascere delle creature con l'obiettivo di usarle e ucciderle, purche' senza farle soffrire, con spazi a disposizione e anestesia finale. C'e' chi nel movimento dei diritti animali parla di "sostituzione": potrebbe essere lecito uccidere animali purche' li si faccia felici e li si rimpiazzi con altri. Ma se il diritto e' anche quello alla vita, cio' non e' accettabile. * - Marinella Correggia: In molti casi e' evidente che lo sfruttamento degli animali non giova agli umani ne' all'ambiente; ma in altri, quando sembrerebbe che gli umani ne traggano benefici, e' possibile arrivare a un compromesso fra diritti animali ed esigenze umane? - Tom Regan: Prendiamo il caso della sperimentazione animale. In molti chiedono un percorso del tipo "3 r" ovvero raffinare i metodi, ridurre il numero di cavie, rimpiazzare gli animali con altri metodi di ricerca. Ma l'unica "r" accettabile e' la terza. Se anche la vivisezione servisse, e non lo credo, sarebbe sbagliata lo stesso: i diritti degli altri soggetti-di-una-vita sono inviolabili, oggettivi. Se come Ara accettiamo le altre due "r", cio' significa dire che e' possibile continuare a vivisezionare. Capisco le difficolta', e allora dico: cominciate a eliminare totalmente gli animali dalle forme di ricerca piu' inaccettabili, ad esempio quella sulle armi; e a escludere del tutto i primati dalla sperimentazione. Quanto agli animali da cibo, certo, una gabbia un po' piu' grande per i polli e' meglio per loro di una piccola. Ma chi puo' decidere quanto piu' grande deve essere perche' sia "sufficiente"? Insomma, non vogliamo gabbie piu' grandi: non vogliamo piu' gabbie. * - Marinella Correggia: Peter Singer, autore di Liberazione animale, cerca un confine fra gli esseri che possono provare sofferenza e gli altri; lo colloca a livello dei cefalopodi. Ma i vegetali, la cui sensibilita' fu studiata dallo studioso indiano Jagadish Chandra Bose, autore di Response in the Living and Non-living? E gli insetti? - Tom Regan: Nel mio libro mi focalizzo sui mammiferi, sui vertebrati e sui pesci. Di essi si sa che sono consapevoli del mondo e in grado di sentire il dolore. Se si scoprisse che anche insetti e piante sono coscienti e sofferenti, certo la nostra esistenza diventerebbe complicatissima; ai limiti dell'impossibile. Ma penso che dobbiamo agire allo stato attuale delle conoscenze e del buon senso, rispettare i diritti di chi e' gia' riconosciuto cosciente. Aspettare immobili nuove acquisizioni, nuove verita', e' una scusa per non fare. Ed e' ovvio che quando cerchiamo di minimizzare il danno arrecato a tutti gli esseri viventi ci sono altri valori che rispettiamo: camminiamo piu' leggeri possibile sulla Terra. * - Marinella Correggia: Poiche' tutti i prodotti animali sono sostituibilissimi (e sul lato alimentare il recente successo del nutriente, gustoso, versatile e italianissimo "muscolo di grano" ne e' una prova), in un mondo senza sfruttamenti sparirebbero del tutto vacche, pecore, galline, conigli, maiali e altri "domestici"? - Tom Regan: Certo, gli allevamenti da reddito si ridurrebbero di numero e poi sparirebbero. Dunque ci sarebbero molti ma molti meno animali domestici: adesso sono tanti perche' destinati al macello e al successivo utilizzo. Nella situazione rivoluzionaria per la quale lavoriamo, saranno pochi ma avranno una vita ricca, avviata verso una morte naturale, saranno alloggiati in quelli che negli Usa chiamiamo santuari o diventeranno animali d'affezione. * - Marinella Correggia: Come scrisse quasi un secolo fa Upton Sinclair in The Jungle, indagine sociologica sui macelli di Chicago, nella catena zootecnica - allevamenti, macelli, pesca, lavorazione della carne, concerie - i lavori ingrati sono forse la maggioranza; in India sono spesso destinati agli intoccabili... - Tom Regan: Negli Stati uniti queste sono occupazioni da minoranze sfavorite, da clandestini. Da poveri. Da paria, in un certo senso. Vi si registrano percentuali elevate di malattie professionali, incidenti sul lavoro, patologie infettive. E' come se la societa' concentrasse su certe classi umane piu' deboli il lavoro "sporco" di uccidere e trasformare gli animali. * Appendice. Diritti animali, una bibliografia Fra i saggi di impronta animalista, alcuni offrono un approccio piu' direttamente legato ai viventi non umani come soggetti di diritti; diritti che corrispondono ad altrettanti doveri da parte degli umani, oppure che sono oggetto di violazioni, spesso in drammatica analogia con il mondo in cui sono o sono stati calpestati gli stessi diritti umani: Tom Regan, Gabbie vuote. La sfida dei diritti animali, Sonda, Casale Monferrato 2005; Peter Singer, Liberazione animale, Net, Milano 2003; Gianluca Felicetti, Animali, non bestie. Difendere i diritti, denunciare i maltrattamenti, Edizioni Ambiente, Milano 2004; Alex Arrigoni, I diritti animali. Verso una civilta' senza sangue, Cosmopolis, Torino 2004; Charles Patterson, Un'eterna Treblinka. Il massacro degli animali e l'olocausto, Editori Riuniti, Roma 2003; Tom Regan, Peter Singer, Diritti animali, obblighi umani, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1987. 11. MATERIALI. UNA POSTILLA BIBLIOGRAFICA AL TESTO CHE PRECEDE Segnaliamo di seguito alcuni ulteriori testi introduttivi e/o panoramici per una riflessione sui diritti degli animali. Ci sembra siano di grande utilita' i testi di Luisella Battaglia, Etica e diritti degli animali, Laterza, Roma-Bari 1997; Silvana Castignone, Povere bestie. I diritti degli animali, Marsilio, Venezia 1997, 1999; Paola Cavalieri, La questione animale. Per una teoria allargata dei diritti umani, Bollati Boringhieri, Torino 1999. Cfr. anche Peter Singer (a cura di), In difesa degli animali, Lucarini, Roma 1987. Segnaliamo anche il piu' recente volume dei "Quaderni satyagraha" (n. 8, 2005): Adriano Mariani, Do per cibo il verde dell'erba, Centro Gandhi, Pisa 2005. Per un inquadramento in un contesto problematico piu' ampio: Sergio Bartolommei, Etica e natura, Laterza, Roma-Bari 1995; Sebastiano Maffettone, Il valore della vita, Mondadori, Milano 1998; Francesco Viola, Dalla natura ai diritti. I luoghi dell'etica contemporanea, Laterza, Roma-Bari 1997. Per una riflessione morale adeguata alle questioni che l'umanita' oggi deve porsi e' ovviamente indispensabile la lettura di Hans Jonas, Il principio responsabilita', Einaudi, Torino 1990, 1993. E suggeriremmo anche almeno la bella antologia a cura di Franco Restaino e Adriana Cavarero, Le filosofie femministe, Paravia, Torino 1999; il vasto lavoro di Umberto Galimberti, Psiche e techne, Feltrinelli, Milano 1999, 2002; e l'antologia - egregiamente curata da Giuliano Pontara - di Mohandas K. Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino 1973, 1996. 12. POESIA E VERITA'. INGEBORG BACHMANN: IL TEMPO DILAZIONATO [Da Ingeborg Bachmann, Poesie, Guanda, Parma 1978, Tea, Milano 1996, p. 23. La traduzione e' di Maria Teresa Mandalari. Ingeborg Bachmann, scrittrice e poetessa austriaca (Klagenfurt 1926 - Roma 1973) di straordinaria bellezza e profondita', maestra di pace e di verita'. Opere di Ingeborg Bachmann: versi: Il tempo dilazionato; Invocazione all'Orsa Maggiore; Poesie. Racconti: Il trentesimo anno; Tre sentieri per il lago. Romanzi: Malina. Saggi: L'elaborazione critica della filosofia esistenzialista in Martin Heidegger; Ludwig Wittgenstein; Cio' che ho visto e udito a Roma; I passeggeri ciechi; Bizzarria della musica; Musica e poesia; La verita' e' accessibile all'uomo; Il luogo delle donne. Radiodrammi: Un affare di sogni; Le cicale; Il buon Dio di Manhattan. Libretti: L'idiota; Il principe di Homburg; Il giovane Lord. Discorsi: Luogo eventuale. Prose liriche: Lettere a Felician. Opere complete: Werke, 4 voll., Piper, Muenchen-Zuerich. Interviste e colloqui: Interview und Gespraeche, Piper, Muenchen-Zuerich. Opere su Ingeborg Bachmann: un'ampia bibliografia di base e' nell'apparato critico dell'edizione italiana di Invocazione all'Orsa Maggiore] S'avanzano giorni piu' duri. Il tempo dilazionato e revocabile gia' appare all'orizzonte. Presto dovrai allacciare le scarpe e ricacciare i cani ai cascinali: le viscere dei pesci nel vento si sono fatte fredde. Brucia a stento la luce dei lupini. Lo sguardo tuo la nebbia esplora: il tempo dilazionato e revocabile gia' appare all'orizzonte. Laggiu' l'amata ti sprofonda nella sabbia, che le sale ai capelli tesi al vento, le tronca la parola, le comanda di tacere la trova mortale e proclive all'addio dopo ogni amplesso. Non ti guardare intorno. Allacciati le scarpe. Rimanda indietro i cani. Getta in mare i pesci. Spengi i lupini! S'avanzano giorni piu' duri. 13. MAESTRE. SIMONE WEIL: FINO A CHE PUNTO [Da Simone Weil, Quaderni, IV, Adelphi, Milano 1993, p. 274. Simone Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa, militante sindacale e politica della sinistra classista e libertaria, operaia di fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti, lavoratrice agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a lavorare per la Resistenza. Minata da una vita di generosita', abnegazione, sofferenze, muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna come quella che precede non rende pero' conto della vita interiore della Weil (ed in particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora: radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del 1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serieta' come vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento". Opere di Simone Weil: tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte di scritti pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici (e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stanti le persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte piu' importanti in edizione italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunita', poi Rusconi), La condizione operaia (Comunita', poi Mondadori), La prima radice (Comunita', SE, Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni precristiane (Rusconi), Riflessioni sulle cause della liberta' e dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi), Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo Gaeta. Opere su Simone Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr. AA. VV., Simone Weil, la passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985; Gabriella Fiori, Simone Weil, Garzanti, Milano 1990; Giancarlo Gaeta, Simone Weil, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie Muller, Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, Edb, Bologna 1997; Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994] Fino a che punto l'Impero Romano deve avere avvelenato il cristianesimo, perche' il paradiso venga descritto come la corte di un sovrano? 14. CONTROCANTI. MAURO OTELLO FENEDISCI: DEL DIFFIDAR SINCERO L'ELOGIO BREVE E ACRE [Ringraziamo il nostro buon amico Mauro Otello Fenedisci per questo criptico e denudato suo dire] Non ti fidare mai di chi possiede un'automobile non ti fidare mai di chi a cuor nobile si atteggia. Non ti fidare di chi si commuove quando lo dice la televisione, non ti fidare di chi cose nuove proclama e intanto aspira a una pensione, una prebenda, un finanziamento. non ti fidare di chi ha sempre un commento pronto per l'uso ed un vestito adatto, non ti fidare di chi gioca a dar di matto e di chi mai emette un sol lamento: non ti fidare di chi e' salito su un aereo. Non ti fidare di nessun nunzio sidereo, non ti fidare di chi indossa la divisa di prete, di affarista o generale o di liberatore o in altra guisa: ogni divisa porta sempre male. Non ti fidare di chi non ha una scheggia piantata nel petto che sanguini ancora. Ed ogni imperio vada alla malora. 15. LETTURE. MARTIN DE RIQUER: DON CHISCIOTTE E CERVANTES Martin de Riquer, Don Chisciotte e Cervantes, Einaudi, Torino 2005, pp. VIII + 214, euro 16,50. Un bel volume per un piu' consapevole accostamento, o di bel nuovo tornare, al libro che piu' amiamo. 16. LETTURE. BARBARA EHRENREICH: UNA PAGA DA FAME Barbara Ehrenreich, Una paga da fame, Feltrinelli, Milano 2002, 2004, pp. 168, euro 7. Un'intellettuale statunitense, giornalista, saggista e pensatrice autorevole, conduce e in questo libro racconta un'inchiesta sulla condizione delle lavoratrici manuali, per mesi e mesi facendosi una di loro: lavorando come cameriera in Florida, come donna delle pulizie nel Maine, come commessa nel Minnesota; e sperimenta su di se' "come (non) si arriva a fine mese nel paese piu' ricco del mondo", la dura condizione dello sfruttamento. 17. LETTURE. JOEL KOTEK, PIERRE RIGOULOT: IL SECOLO DEI CAMPI Joel Kotek, Pierre Rigoulot, Il secolo dei campi, Mondadori, Milano 2001, 2002, pp. 624, euro 10.40. Una vasta ricerca sui campi di concentramento e di sterminio del XX secolo. Una lettura necessaria. 18. LETTURE. THOMAS MERTON: LA PACE NELL'ERA POSTCRISTIANA Thomas Merton, La pace nell'era postcristiana, Edizioni Qiqajon, Magnano (Bi) 2005, pp. 296, euro 18. Finalmente e' possibile leggere questo libro scritto oltre quarant'anni fa e fino all'anno scorso circolato clandestinamente in edizione ciclostilata. Da meditare, come tutte le opere di Merton. 19. RILETTURE. ARRIGO PACCHI (A CURA DI): MATERIALISTI DELL'OTTOCENTO Arrigo Pacchi (a cura di), Materialisti dell'Ottocento, Il Mulino, Bologna 1978, pp. 376. Curata da un acuto studioso, un'antologia con scritti di Arthur Schopenhauer, Ludwig Feuerbach, Jakob Moleschott, Karl Vogt, Ludwig Buechner, Ernst Haeckel, Henry Thomas Buckle, Hippolyte Adolphe Taine, Karl Marx, Friedrich Engels. Una grande stagione del pensiero e della lotta per la dignita' e la liberazione umana, che sarebbe invero necessario tornare a studiare, riconoscere e valorizzare. 20. RILETTURE. SEBASTIANO TIMPANARO: SUL MATERIALISMO Sebastiano Timpanaro, Sul materialismo, Nistri-Lischi, Pisa 1970, Unicopli, Milano 1997, pp. XXXVIII + 234. Uno dei libri nitidi e grandi di un grande indimenticabile maestro di rigore intellettuale e morale. 21. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 22. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1154 del 24 dicembre 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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