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La nonviolenza e' in cammino. 1139
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1139
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 9 Dec 2005 01:36:11 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1139 del 9 dicembre 2005 Sommario di questo numero: 1. Cinque parole 2. Un appello dei pastori evangelici della Valsusa: Una valle calpestata 3. Marco Revelli: Val di Susa, una lezione politica 4. Maria G. Di Rienzo: Una lettera aperta ai poliziotti in Val di Susa 5. Mohandas Gandhi: Una polizia nonviolenta 6. Per la formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso della nonviolenza. Una bibliografia essenziale (2001) 7. Roberto Mancini: Il volontariato tra diritti umani e prassi politica 8. Enrico Peyretti: Schierarsi e' giusto 9. Edoarda Masi ricorda Liu Binyan 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento 11. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. CINQUE PAROLE Contro ogni squadrismo, la nonviolenza. 2. APPELLI. UN APPELLO DEI PASTORI EVANGELICI DELLA VALSUSA: UNA VALLE CALPESTATA [Da varie persone amiche riceviamo e volentieri diffondiamo questo documento sottoscritto dai pastori evangelici della Valle di Susa] Il ricorso alla violenza da parte della forza pubblica nella notte tra il 5 e il 6 dicembre getta una luce drammatica sulla vicenda della Tav. Desideriamo esprimere la nostra piena solidarieta' con la popolazione della Valsusa che negli ultimi decenni si e' sentita calpestata in piu' modi: prima, l'infelice tracciato dell'autostrada, oggi l'imposizione della linea ad alta velocita'. Da tempo la gente valsusina ha manifestato la sua protesta contro questo progetto faraonico, che tra l'altro comporta possibili rischi per la salute (l'amianto). E' ben possibile che chi vuole l'alta velocita' abbia le sue ragioni: ma queste ragioni non sono state spiegate in modo adeguato alla popolazione: e' mancato quel coinvolgimento di base che e' l'anima della democrazia. E ora, invece degli argomenti, e' arrivata la forza pubblica: tanti poveri ragazzi costretti a passare notti all'addiaccio tra gli sguardi allarmati - e anche addolorati - della gente. Al "pericolo amianto" si aggiunge cosi' il "pericolo Genova": il rischio che qualcuno provochi incidenti con conseguenze gravissime. E tutto cio' accade mentre la Valle si prepara al grande appuntamento delle Olimpiadi: chiediamo percio' una "tregua olimpica" fino a marzo: che le truppe di occupazione vengano ritirate, che si svolga una vera consultazione di base, che si apra un dialogo a livello europeo, affinche' le altre nazioni possano capire le nostre ragioni, e farci capire le loro. Noi rappresentiamo chiese che hanno partecipato alle grandi assemblee ecumeniche europee di Basilea (1989) e di Graz (1997), e chiediamo che venga applicato anche alla nostra Valle il grande motto: "Pace, giustizia, salvaguardia del creato". Certi di interpretare i sentimenti dei numerosi evangelici che hanno spontaneamente deciso di partecipare - anche nella preghiera - alle manifestazioni di protesta, imploriamo dal Signore la benedizione della Sua pace. * I pastori evangelici della Valsusa: Giorgio Bouchard, Antonio Cammisa, Piera Egidi Bouchard, Giuseppe Mazza', Giuseppe Morlacchetti, Marco Piovano, Sergio Tattoli 3. RIFLESSIONE. MARCO REVELLI: VAL DI SUSA, UNA LEZIONE POLITICA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 7 dicembre 2005. Marco Revelli, storico e saggista, figlio di Nuto Revelli, e' docente di scienza della politica all'Universita' del Piemonte Orientale. Opere di Marco Revelli: Lavorare in Fiat, Garzanti, Milano 1989; (con Giovanni De Luna), Fascismo/antifascismo, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1995; Le due destre, Bollati Boringhieri, Torino 1996; La sinistra sociale, Bollati Boringhieri, Torino 1997; Fuori luogo, Bollati Boringhieri, Torino 1999; Oltre il Novecento, Einaudi, Torino 2001; La politica perduta, Einaudi, Torino 2003; (con Fausto Bertinotti e Lidia Menapace), Nonviolenza. Le ragioni del pacifismo, Fazi, Roma 2004; Carta d'identita', Intra Moenia - Carta, Napoli-Roma 2005. Ha anche curato l'edizione italiana del libro di T. Ohno, Lo spirito Toyota, Einaudi, Torino 1993; un suo importante saggio e' in Pietro Ingrao, Rossana Rossanda, Appuntamenti di fine secolo, Manifestolibri, Roma 1995] La forza e la ragione, l'arroganza e la pazienza, la violenza e la democrazia. Da oggi e' tutto piu' chiaro. La Val di Susa sta dando una lezione a tutti. Una protesta pacifica, unanime, calma ma ferma, di tutto un territorio, e' stata aggredita con un vero e proprio atto di teppismo pubblico. Il presidio di Venaus, giovani, anziani, sindaci, normali cittadini - alcuni dormivano, altri bivaccavano intorno al fuoco - e' stato assalito da centinaia di uomini armati senza neppure un pretesto. Per il puro gusto di ferire e far male. L'impressione e' quella di una spedizione punitiva: perche' quell'unita' di tutta una popolazione non si riusciva a spezzarla, perche' la ragionevolezza degli argomenti dei no-tav era difficile da controbattere, perche' la saldezza dei nervi di quella gente non si era lasciata incrinare da nessuna provocazione. E allora si e' lasciato libero corso all'argomento di chi non ha argomenti: la violenza bruta e indiscriminata. Il vero volto di questa classe politica di affaristi arroganti e brutali, impegnati a imporre un'opera enormemente costosa, pericolosa e inutile, che isolera' (questa si') per un ventennio l'Italia dall'Europa. Chi era salito in questi giorni e in questi mesi nella valle, aveva potuto vedere con i propri occhi un esperimento di democrazia partecipativa reale, con i sindaci, i parroci, la popolazione uniti in un processo decisionale quotidiano, capillare e condiviso, che era insieme occasione di crescita culturale, allargamento delle conoscenze. Attivita' deliberativa vera, capace di sciogliere come neve al sole i luoghi comuni, le retoriche false, le menzogne consapevoli che dominano il sistema dei media e il circuito ufficiale della politica romana (si pensi allo svarione di Ciampi) e anche torinese. Ora, quell'Italia civile, quel territorio che aveva saputo compiere il miracolo della propria unita' e dell'iniziativa rigorosamente nonviolenta, vengono assaltati da una truppa di lanzichenecchi in assetto antisommossa, come nei secoli bui si assaltavano le comunita' degli eretici, per cancellare quelle voci. Per dare una lezione che valga per tutti. Gli assembramenti nella valle sciolti manu militari. Le piazze dei paesi sgomberate con la forza, perche' ognuno si rinchiuda nella propria casa. Perche' quella socialita' sia dissolta. Perche' quella democrazia sia messa al bando. E perche' a nessuno venga in mente di seguirne l'esempio: di prendersi cura del proprio territorio anziche' abbandonarlo ai distruttori di destra o di sinistra, ai cementificatori di stato o a quelli delle coop "rosse", agli oligarchi nazionali o regionali. Per questo la resistenza della popolazione della val di Susa e' cosi' importante per tutti. Questa resistenza condivisa e nonviolenta, che non si lascia trascinare sul terreno dell'avversario ma che contrappone alla violenza dall'alto la propria unita' dal basso, e per questo puo' durare. Quello che ci si puo' augurare e' che anche gli altri, i Ponzio Pilato della sinistra ufficiale, della Cgil torinese e nazionale, delle "istituzioni" terribilmente lontane dal loro territorio, abbiano un soprassalto di dignita'. E alla fine scelgano da che parte stare. A questo punto, non e' piu' difficile capirlo. 4. INCONTRI. MARIA G. DI RIENZO: UNA LETTERA APERTA AI POLIZIOTTI IN VAL DI SUSA [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo intervento. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sidney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005] Care donne e care uomini delle forze di polizia presenti in Val di Susa, probabilmente anche a voi, quando eravate piccoli e per un motivo qualsiasi sareste stati lontani da casa (una gita scolastica, un campeggio scout), la mamma disse, prima della partenza, qualcosa del genere: "Se sei in difficolta', se hai paura, cerca una divisa". La divisa del poliziotto, del vigile, del finanziere, diventava in questo modo il simbolo del ristabilimento di un pacifico ordine comune, se e quando esso veniva violato. Puoi contare su tale patto, dicevano le madri, puoi affidarti a chi si e' assunto tale compito in nome della comunita'. Oggi non so quante lo dicano ancora: una madre mi ha confidato di recente che alla figlia minore non ha piu' dato tale consiglio da dopo i fatti di Genova 2001, che hanno distrutto la sua fiducia nelle forze dell'ordine. Io lo ammetto senza problemi, non ho simpatia per la divisa in se', neppure per quelle dei college inglesi o per gli abiti talari. Abituata come sono a dar riconoscimento alle differenze e a godere di esse, sono urtata da qualsiasi artificio tenda a rendere uomini e donne indistinguibili o spersonalizzati, inoltre la divisa mi rimanda immediatamente all'idea degli eserciti in marcia e della guerra, due cose che per le loro implicazioni ed i loro risultati mi spezzano il cuore. Ma rispetto le vostre persone, ed il vostro lavoro, che in realta' sarebbe proprio quello che le madri spiegavano cosi' bene: se sei in difficolta', se hai paura, questi uomini e queste donne possono aiutarti. * E' per questo che vi chiedo: cos'e' successo la notte del 6 dicembre scorso? Per quale motivo i lavoratori e le lavoratrici della polizia hanno bastonato i loro inermi datori di lavoro? Perche' voi lo sapete bene quanto me: i cittadini e le cittadine a cui sono stati aperti gli zigomi a manganellate sono la ragion d'essere della vostra esistenza come poliziotti. Sono i portatori dei diritti umani e civili la cui violazione e' vostro impegno impedire. Lo Stato, di cui vi onorate di essere servitori, ha certamente delle strutture e delle persone che rivestono ruoli chiave, ma non sono queste ultime a "fare" lo Stato in se'. La Repubblica Italiana che servite siamo noi: gli italiani e le italiane, legati e legate da un comune patto di civile convivenza, e le strutture e le persone in ruoli chiave hanno il vostro stesso dovere di servizio. E la Repubblica Italiana siete anche voi, cittadine e cittadini, portatori e portatrici dei medesimi diritti e delle medesime responsabilita'. * Portate pazienza, se vi sembra un sermone esso sta per finire: e' infine della responsabilita' che volevo parlarvi. Ci sono momenti, nella vita di ogni persona, in cui l'ordine o il suggerimento di praticare un'ingiustizia o di infliggere violenza ad un altro essere umano sembrano irresistibili. Se non lo faccio, e' il ragionamento alimentato dalla paura, se la prenderanno con me; se non lo faccio ci sara' un'azione disciplinare, o perdero' il posto, mi umilieranno, saro' solo. E per quanto la coscienza gridi che la violenza inflitta ferira' anche noi che la infliggiamo, dilaniando la nostra umanita', per quanto urli che nessun altro e' responsabile per le nostre azioni se non noi stessi, noi le mettiamo un bavaglio. Ma la coscienza continua a parlare. E cio' che abbiamo fatto, che non volevamo fare, che sappiamo essere stato ingiusto e crudele, insinua le sue tracce di nausea e di avvilimento e di crescente durezza nelle nostre vite. * Percio' vi dico, anzi, vi prego: non rinunciate alla vostra umanita'. Nessun ordine, se esso implica azioni come quelle compiute in Val di Susa, puo' avere giustificazioni plausibili. E se ad un ordine simile, in futuro, direte alto e forte il vostro no, non sarete soli. Noi, i semplici cittadini e le semplici cittadine della Repubblica Italiana, democratica, nata dalla Resistenza, fondata sul lavoro, saremo al vostro fianco e vi sosterremo. Le vostre madri, simbolicamente, vi danno oggi questo consiglio: "Se tu, membro delle forze dell'ordine, sei in difficolta', se hai paura, cerca i cittadini attorno a te, parla con loro. Non sono i tuoi nemici. Sono la famiglia piu' grande che hai". 5. MATERIALI. MOHANDAS GANDHI: UNA POLIZIA NONVIOLENTA [Il breve brano seguente abbiamo ripreso da Mohandas Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino 1973, 1996, p. 144; e' un estratto da un articolo pubblicato su "Harijan" del primo settembre 1940. Mohandas K. Gandhi e' stato della nonviolenza il piu' grande e profondo pensatore e operatore, cercatore e scopritore; e il fondatore della nonviolenza come proposta d'intervento politico e sociale e principio d'organizzazione sociale e politica, come progetto di liberazione e di convivenza. Nato a Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra, avvocato, nel 1893 in Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro la discriminazione degli immigrati indiani ed elaboro' le tecniche della nonviolenza. Nel 1915 torno' in India e divenne uno dei leader del Partito del Congresso che si batteva per la liberazione dal colonialismo britannico. Guido' grandi lotte politiche e sociali affinando sempre piu' la teoria-prassi nonviolenta e sviluppando precise proposte di organizzazione economica e sociale in direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il 30 gennaio del 1948. Sono tanti i meriti ed e' tale la grandezza di quest'uomo che una volta di piu' occorre ricordare che non va mitizzato, e che quindi non vanno occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti discutibili - che pure vi sono - della sua figura, della sua riflessione, della sua opera. Opere di Gandhi: essendo Gandhi un organizzatore, un giornalista, un politico, un avvocato, un uomo d'azione, oltre che una natura profondamente religiosa, i suoi scritti devono sempre essere contestualizzati per non fraintenderli; Gandhi considerava la sua riflessione in continuo sviluppo, e alla sua autobiografia diede significativamente il titolo Storia dei miei esperimenti con la verita'. In italiano l'antologia migliore e' Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi; si vedano anche: La forza della verita', vol. I, Sonda; Villaggio e autonomia, Lef; l'autobiografia tradotta col titolo La mia vita per la liberta', Newton Compton; La resistenza nonviolenta, Newton Compton; Civilta' occidentale e rinascita dell'India, Movimento Nonviolento; La cura della natura, Lef; Una guerra senza violenza, Lef. Altri volumi sono stati pubblicati da Comunita': la nota e discutibile raccolta di frammenti Antiche come le montagne; da Sellerio: Tempio di verita'; da Newton Compton: e tra essi segnaliamo particolarmente Il mio credo, il mio pensiero, e La voce della verita'. Altri volumi ancora sono stati pubblicati dagli stessi e da altri editori. I materiali della drammatica polemica tra Gandhi, Martin Buber e Judah L. Magnes sono stati pubblicati sotto il titolo complessivo Devono gli ebrei farsi massacrare?, in "Micromega" n. 2 del 1991 (e per un acuto commento si veda il saggio in proposito nel libro di Giuliano Pontara, Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996). Opere su Gandhi: tra le biografie cfr. B. R. Nanda, Gandhi il mahatma, Mondadori; il recente accurato lavoro di Judith M. Brown, Gandhi, Il Mulino; il recentissimo libro di Yogesh Chadha, Gandhi, Mondadori. Tra gli studi cfr. Johan Galtung, Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele; Icilio Vecchiotti, Che cosa ha veramente detto Gandhi, Ubaldini; ed i volumi di Gianni Sofri: Gandhi e Tolstoj, Il Mulino (in collaborazione con Pier Cesare Bori); Gandhi in Italia, Il Mulino; Gandhi e l'India, Giunti. Cfr. inoltre: Dennis Dalton, Gandhi, il Mahatma. Il potere della nonviolenza, Ecig. Una importante testimonianza e' quella di Vinoba, Gandhi, la via del maestro, Paoline. Per la bibliografia cfr. anche Gabriele Rossi (a cura di), Mahatma Gandhi; materiali esistenti nelle biblioteche di Bologna, Comune di Bologna. Altri libri particolarmente utili disponibili in italiano sono quelli di Lanza del Vasto, William L. Shirer, Ignatius Jesudasan, George Woodcock, Giorgio Borsa, Enrica Collotti Pischel, Louis Fischer. Un'agile introduzione e' quella di Ernesto Balducci, Gandhi, Edizioni cultura della pace. Una interessante sintesi e' quella di Giulio Girardi, Riscoprire Gandhi, Anterem] Io ho ammesso che anche in uno stato nonviolento potrebbe essere necessaria una forza di polizia. Questo, lo confesso, e' un sintomo dell'imperfezione del mio ahimsa. Non ho il coraggio di affermare che potremo fare a meno di una forza di polizia come lo affermo riguardo all'esercito. Naturalmente posso immaginare, e immagino uno stato nel quale la polizia non sara' necessaria; ma se riusciremo a realizzarlo o meno soltanto il futuro potra' deciderlo. La polizia che io concepisco tuttavia sara' di tipo totalmente diverso da quella oggi esistente. Le sue file saranno composte da seguaci della nonviolenza. Questi saranno i servitori e non i padroni del popolo. Il popolo dara' loro spontaneamente tutto il suo aiuto, e grazie alla reciproca collaborazione, essi saranno in grado di far fronte con facilita' ai disordini, che saranno peraltro in continua diminuzione. La forza di polizia disporra' di alcune armi, ma ne fara' uso solo raramente, se non addirittura affatto. Di fatto i poliziotti saranno dei riformatori. 6. MATERIALI. PER LA FORMAZIONE DELLE FORZE DELL'ORDINE ALLA CONOSCENZA E ALL'USO DELLA NONVIOLENZA. UNA BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE (2001) [Riproponiamo ancora una volta la seguente bibliografia diffusa dal "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo nel 2001, nel corso della campagna che mise capo alla presentazione della proposta di legge finalizzata alla formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso della nonviolenza. Ovviamente essa meriterebbe di essere aggiornata, da allora ad oggi sono stati pubblicati molti altri utilissimi libri (alcuni dei quali potrebbero costituire dei veri e propri manuali, ad esempio alcuni recenti volumi di Andrea Cozzo e di Marianella Sclavi)] - AA. VV., Etiche della mondialita', Cittadella, Assisi 1996; - AA. VV., Gli istituti e i centri internazionali di ricerca per la pace, Movimento Internazionale della riconciliazione, Associazione Beati i costruttori di pace, Padova 2000; - Guenther Anders, Tesi sull'eta' atomica, Edizioni del Centro di ricerca per la pace, Viterbo 1991; - Daniele Archibugi, David Beetham, Diritti umani e democrazia cosmopolitica, Feltrinelli, Milano 1998; - Hannah Arendt, La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme, Feltrinelli, Milano 1993; - Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo, Comunita', Milano 1996; - Emanuele Arielli, Giovanni Scotto, I conflitti, Bruno Mondadori, Milano 1998; - Ernesto Balducci, Lodovico Grassi, La pace. Realismo di un'utopia, Principato, Milano 1985; - Ernesto Balducci, Pierluigi Onorato, Cittadini del mondo, Principato, Milano 1985; - Franco Basaglia, Franca Ongaro Basaglia (a cura di), Crimini di pace, Einaudi, Torino 1975; - Zygmunt Bauman, Dentro la globalizzazione, Laterza, Roma-Bari 1999; - Norberto Bobbio, Eguaglianza e liberta', Einaudi, Torino 1995; - Norberto Bobbio, Il futuro della democrazia, Einaudi, Torino 1991; - Norberto Bobbio, L'eta' dei diritti, Einaudi, Torino 1990; - Norberto Bobbio, Stato, governo, societa', Einaudi, Torino 1995; - Norberto Bobbio, Teoria generale del diritto, Giappichelli, Torino 1993; - Norberto Bobbio, Nicola Matteucci, Gianfranco Pasquino et alii, Dizionario di politica, Tea, Milano 1992; - Elias Canetti, Massa e potere, Bompiani, Milano 1988; - Aldo Capitini, Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992; - Enrico Chiavacci, Dal dominio alla pace, La meridiana, Molfetta 1993; - Guido Corso, L'ordine pubblico, Il Mulino, Bologna 1979; - Ralf Dahrendorf, Quadrare il cerchio. Benessere economico, coesione sociale e liberta' politica, Laterza, Roma-Bari 1995; - Alessandro Dal Lago, Non-persone, Feltrinelli, Milano 1999; - Danilo Dolci, Creatura di creature, Feltrinelli, Milano 1979; - Daniilo Dolci, Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari 1974; - Theodor Ebert, La difesa popolare nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1984; - Guglielmo Aldo Ellena (a cura di), Manuale di animazione socioculturale, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1989; - Giovanni Falcone, Interventi e proposte, Sansoni, Firenze 1994; - Giovanni Falcone (con Marcelle Padovani), Cose di cosa nostra, Rizzoli, Milano 1991; - Luigi Ferrajoli, Diritto e ragione, Laterza, Roma-Bari 1990; - Luigi Ferrajoli, La sovranita' nel mondo moderno, Laterza, Roma-Bari 1997; - Michel Foucault, Sorvegliare e punire, Einaudi, Torino 1979; - Mohandas K. Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino 1984; - Lodovico Grassi, La democrazia dell'era atomica, Edizioni Cultura della Pace, S. Domenico di Fiesole 1988; - Germaine Greer, La donna intera, Mondadori, Milano 2000; - Juergen Habermas, Teoria dell'agire comunicativo, Il Mulino, Bologna 1997, due volumi; - Ipri (a cura di), Se vuoi la pace, educa alla pace, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1984; - Hans Jonas, Il principio responsabilita', Einaudi, Torino 1993; - Alberto L'Abate, Consenso, conflitto e mutamento sociale, Franco Angeli, Milano 1990; - Alberto L'Abate (a cura di), Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha, Torino 1985; - Eugenio Lecaldano, Etica, Utet, Torino 1995; - Primo Levi, I sommersi e i salvati, Einaudi, Torino 1986; - Emmanuel Levinas, Ethique et infini, Fayard, Paris 1982; - Emmanuel Levinas, Totalita' e infinito, Jaca Book, Milano 1995; - Jean Marie Muller, Lessico della nonviolenza, Satyagraha, Torino 1992; - Jean Marie Muller, Strategia della nonviolenza, Marsilio, Venezia 1975; - Franca Ongaro Basaglia, Salute/malattia, Einaudi, Torino 1982; - Franca Ongaro Basaglia, Una voce, Il Saggiatore, Milano 1982; - Salvatore Palidda, Polizia postmoderna, Feltrinelli, Milano 2000; - Enrico Peyretti, Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente. (in "La nonviolenza e' in cammino" n. 145 del 10 marzo 2001); - Giuliano Pontara, Etica e generazioni future, Laterza, Roma-Bari 1995; - Giuliano Pontara, La personalita' nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996; - Stefano Rodota', Tecnologie e diritti, Il Mulino, Bologna 1995; - Stefano Rodota', Tecnopolitica, Laterza, Roma-Bari 1997; - Giovanni Salio, Il potere della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1995; - Umberto Santino, Oltre la legalita', Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1997; - Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1985-1997, tre volumi; - Francesco Tullio (a cura di), Una forza nonarmata dell'Onu: utopia o necessita'?, Casa Editrice Formazione e Lavoro, Roma 1989; - Luciano Violante, Non e' la piovra. Dodici tesi sulle mafie italiane, Einaudi, Torino 1994; - Charles C. Walker, Manuale per l'azione diretta nonviolenta, Edizioni del Movimento Nonviolento, Perugia 1982; - Virginia Woolf, Le tre ghinee, Feltrinelli, Milano 1987; - Gustavo Zagrebelsky, Il diritto mite, Einaudi, Torino 1992. 7. RIFLESSIONE. ROBERTO MANCINI: IL VOLONTARIATO TRA DIRITTI UMANI E PRASSI POLITICA [Ringraziamo Fabio Ragaini (per contatti: grusol at grusol.it) per averci messo a disposizione come anticipazione il seguente saggio di Roberto Mancini che apparira' su "Appunti sulle politiche sociali" n. 6, 2005, in corso di stampa. Fabio Ragaini e' impegnato nell'esperienza del "Gruppo Solidarieta'" di Castelpiano (Ancona), un'esperienza di volontariato che opera nel territorio della provincia di Ancona dal 1980; oltre all'azione concreta di solidarieta' con persone in situazioni di disagio o difficolta', promuove incontri formativi e svolge un valido servizio di informazione e documentazione; dal 1982 pubblica il periodico cartaceo "Appunti", e successivamente ha anche attivato un utile sito nella rete telematica: www.grusol.it Roberto Mancini, nato a Macerata nel 1958, docente di filosofia teoretica e di ermeneutica filosofica presso la facolta' di lettere e filosofia dell'Universita' di Macerata, ha dato rilevanti contributi alla riflessione nonviolenta. Tra le opere di Roberto Mancini: L'uomo quotidiano. Il problema della quotidianita' nella filosofia marxista contemporanea, Marietti, Casale Monferrato 1985; Linguaggio e etica. La semiotica trascendentale di Karl Otto Apel, Marietti, Casale Monferrato 1988; Comunicazione come ecumene. Il significato antropologico e teologico dell'etica comunicativa, Queriniana, Brescia 1991; L'ascolto come radice. Teoria dialogica della verita', Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1995; Esistenza e gratuita'. Antropologia della condivisione, Cittadella Editrice, Assisi 1996; Etiche della mondialita'. La nascita di una coscienza planetaria, Cittadella Editrice, Assisi1997 (in collaborazione con altri); Il dono del senso. Filosofia come ermeneutica, Cittadella Editrice, Assisi 1999; Il silenzio, via verso la vita. (Il codice nascosto. Silenzio e verita'), Edizioni Qiqajon, Magnago 2002; Senso e futuro della politica. Dalla globalizzazione a un mondo comune, Cittadella Editrice, Assisi 2002; L'uomo e la comunita', Qiqajon, Magnago 2004; Il senso del tempo e il suo mistero, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; L'amore politico, Cittadella, Assisi 2005] Una situazione inaccettabile In questa breve riflessione vorrei fornire alcuni elementi per delineare un profilo possibile dell'identita' e del ruolo del volontariato in un contesto storico come quello attuale. La premessa del mio discorso risiede nella convinzione secondo cui e' necessaria una svolta nella maniera di concepire e di vivere cio' che chiamiamo "volontariato". Tale necessita' e' determinata, a mio avviso, dal perdurare e persino dall'aggravarsi di processi di emarginazione, di ingiustizia, di dominio, di schiavizzazione, di abbandono a carico di ampi strati della popolazione del mondo, il che accade, in vario modo, anche nel nostro paese. In una societa' iniqua e tendenzialmente disperata come quella odierna si tratta di uscire da una paralisi nel cammino dell'umanizzazione di tutti e, nel contempo, di uscire dall'ambiguita' anche personale delle nostre vite. Pure dal punto di vista dell'esistenza personale, infatti, non si puo' immaginare di costruire la propria felicita' privata mentre quelli di quanti ci circondano sono "destini a scomparsa", umiliati e travolti dall'indifferenza per il valore di chi per noi e' "altro". La situazione attuale, in Italia in particolare, e' segnata da una grave crisi della democrazia, evidente soprattutto nella facilita' con cui la gigantesca mistificazione delle "riforme" del governo di centro-destra, con la benedizione di una parte consistente della gerarchia della Chiesa italiana, sta avendo successo senza incontrare la resistenza che meriterebbe. Il quadro di tali "riforme" - dalla giustizia ai media, dalla scuola all'universita', dalla "devolution" alla mutazione genetica della nostra Costituzione - e' desolante ed esprime un progetto complessivo di disattivazione della democrazia civile, bilanciata, controllata, partecipata e nonviolenta che la stessa Costituzione del 1948 prefigurava. Tanto piu' grave e' questa degenerazione quanto si inserisce nel contesto mondiale di un'umanita' impigliata nella morsa della globalizzazione capitalista, che promette unita' e produce lacerazione sociale, interetnica, ecologica, aggravando la divisione tra i pochi "salvati" e i moltissimi "sommersi", per riprendere le categorie indicate da Primo Levi. * Dal volontariato alle comunita' restitutive E' vero che nella realta' sociale e pubblica del mondo, in questi decenni, sono fioriti segni di speranze e forme di coscientizzazione che sono gia' all'altezza di quello che Ernesto Balducci chiamava "l'uomo inedito". Non mancano tendenze ed esperienze che sanno gettare nel terreno della societa' contemporanea i semi della giustizia, della pace tramite la nonviolenza, della riconciliazione, della guarigione dell'economia. Un po' in tutti i continenti sono vive soggettivita' critiche e pronte a realizzare una convivenza solidale, capace di restituire significato autentico anche alla parola liberta', oggi mortificata e distorta per legittimare un sistema che in nome della liberta' dei capitali aggredisce la vita delle persone, dei popoli, della natura. Quindi la mia analisi non vuole affatto proporre profezie di sventura. Ma, a fronte di questa fioritura, resta e si acuisce una situazione inaccettabile, che pregiudica e chiude il destino di miliardi di esseri umani. Se adesso si riporta questa percezione generale della condizione che stiamo vivendo al nostro paese, si puo' comprendere l'esigenza della svolta che ho evocato all'inizio del mio discorso. Si tratta precisamente di andare oltre il volontariato. Questo termine - e di fatto spesso anche la pratica corrispondente - sa indicare soltanto una funzione generica e occasionale, incentrata sulla "volonta'" ma reticente sui soggetti e sulla qualita' del loro agire a favore degli altri. A me sembra che quella del "volontariato" sia senz'altro una scelta personale, ma non una scelta privata, consumata individualisticamente, non impegnativa rispetto allo stile di vita complessivo di quanti vi si accostano e la fanno propria. La scelta di cio' che definiamo "volontariato" prende corpo, acquista consistenza e raggiunge la sua fecondita' se proviene da autentiche comunita'. Comunita' impegnate non gia' in un agire qualsiasi, ad esempio non nella beneficenza o nell'assistenzialismo, tanto meno nel supportare politiche sbagliate e antisociali. Le comunita' che rendono preziosa l'azione volontaria sono quelle pronte a esercitare la prassi di restituzione. Con tale categoria alludo alla piena re-integrazione delle persone, ma anche dei popoli, nel pieno godimento dei loro diritti umani e, nel contempo, nella condizione di assumere sino in fondo i loro doveri umani di corresponsabilita' nella cura del bene comune. Tutte le volte in cui si opera secondo questa prospettiva si avviano o si rafforzano dinamiche di ri-creazione delle condizioni fondamentali dell'umanizzazione delle persone e della societa'. Cio' che la tradizione del diritto romano ha chiamato restitutio in integrum entra allora nell'agenda degli impegni e delle priorita' che qualificano il modo d'essere e il modo di operare dei "volontari". * Agire la democrazia equa e nonviolenta La logica della restituzione comporta una liberazione del "volontariato" da una condizione di minorita' rispetto al mondo delle istituzioni e della politica ufficiale. Chi sceglie l'azione volontaria con e per gli altri nello spirito della restituzione, facendosi cosi' umile operatore di giustizia, non si presenta piu' come cliente, ne' solo come interlocutore, ma come co-soggetti a pieno titolo della vita politica. Informazione, intervento diretto, denuncia, cooperazione, conflitto nonviolento, coscientizzazione, progettazione, educazione: tutto cio' che e' necessario per giungere a una prassi e a un sistema politico veramente costituzionali sara' messo in campo da quanti hanno scelto l'azione "volontaria" con rigore e con il desiderio di portare frutto. I tre riferimenti essenziali, dal punto di vista culturale e motivazionale, per un'azione di questo genere sono: il codice della dignita', la responsabilita' per il bene comune, il principio di nonviolenza. Il codice della dignita' porta al centro della societa' il valore irriducibile dell'essere umano singolo, ma anche quello della comunita' umana nessuno escluso. Il vincolo della responsabilita' nei confronti del bene comune toglie la politica dall'ambiguo criterio del "male minore" e la impegna a uscire anche dalla logica dell'assistenzialismo, per generare invece corresponsabilita' democratica, dialogica e interculturale. Il principio di nonviolenza, a sua volta, non e' una teoria astratta e fanatica, ma un impulso creativo ed euristico, che permette di trovare vie alternative a quelle del ricorso a mezzi distruttivi. L'orizzonte normativo, etico, laico e antropologico comune, che raccoglie in se' questi tre riferimenti, e' la Costituzione. Ma una Costituzione che non sia solo un testo, perche' inoltre prende vita come prassi diffusa nel tessuto della societa'. In una situazione come la nostra devono essere attivati percorsi di continua ricostituzionalizzazione della vita pubblica, che hanno luogo soltanto nell'interazione tra singoli cittadini, istituzioni, partiti, sindacati, movimenti, associazioni, gruppi, comunita'. Sono questi i percorsi capaci di generare corresponsabilita' civile, percorsi nei quali possiamo arrivare ad agire la democrazia. In una simile prospettiva, i "volontari" sono quanti si rendono disponibili a questo agire specifico, portando la politica oltre la falsa alternativa - in verita' legata a secoli passati - tra rivoluzione violenta e riforme. La prassi di restituzione e' l'unica a poter avviare, e in modo nonviolento, l'unico cambiamento reale verso il risanamento della vita pubblica. Puo' contribuire al raggiungimento di questa meta chi accetta volentieri di porre, prima della rivendicazione dei propri diritti, i suoi doveri personali nei confronti di chi e' altro. I diritti umani vivono se e quando c'e' qualcuno che li assume anzitutto come un proprio dovere. Oggi agire la democrazia significa lavorare quotidianamente per riorientare gli stili di vita e lo stesso rapporto tra societa', politica e sistema economico. La direzione di questo cambiamento dovra' guardare alla relativizzazione e alla pluralizzazione della realta' del mercato, recuperando il ruolo dei territori e delle comunita' locali, sia pure in un'ottica di interdipendenza mondiale e non di miope localismo. Certo, per un cambiamento cosi' ampio e profondo occorrono molte energie. La forza reale delle persone impegnate nell'azione sociale volontaria sta in quella dinamica di incarnazione che ha luogo nell'instaurazione di legami di condivisione della vita dei respinti, dei marginali, degli esuberi, dei discriminati. Da qui si sprigiona la massima e piu' feconda energia per l'equita' e la pace. Occorre di conseguenza sviluppare un'azione mirata e coordinata che assume come aree di impegno prioritario: il vedere e il far vedere le situazioni, i meccanismi, le logiche inaccettabili; il correlare l'azione di cura, di prossimita', di aiuto con quella necessaria ad attuare una logica efficace di prevenzione e di soluzione nella tutela dei diritti umani; la promozione di una programmazione civile e territoriale partecipata; la nascita e il rafforzamento di forme di economia sociale che salvaguardino le condizioni per la tutela politica, giuridica e sociale dei diritti. * Conclusione In questi anni abbiamo sostenuto che un altro mondo e' possibile. Ora non possiamo piu' eludere la responsabilita' e il potere di creativita' dischiusi dalla coscienza del fatto che ciascuno di noi, cosi' come ognuna delle associazioni e dei gruppi del volontariato, costituisce il punto d'accesso, la soglia vivente di quel mondo liberato che resta nel cuore della speranza umana. 8. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: SCHIERARSI E' GIUSTO [Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per questo intervento. Enrico Peyretti (1935) e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu' volte riproposta anche su questo foglio, da ultimo nei fascicoli 1093-1094; vari suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario] Nei giorni scorsi, in una discussione tra amici sulla linea da tenere in un certo lavoro culturale e politico, ho osato formulare le opzioni che, a mio discutibile parere, oggi devono essere fatte con decisione. Alcuni di questi binomi sono di esclusione, altri di semplice preferenza o di precedenza. Alcuni sono ovvii. Tutti sono motivo di riflessione. Optare e' necessario, perche' l'opzione intellettuale, morale, operativa, meditata e decisa attraverso il confronto razionale e il giudizio etico di valore e di responsabilita', e' il nesso ineludibile tra pensiero e vita, tra teoria e pratica. * Schierarsi e' giusto. - tra la pace e la guerra - tra la pace positiva (assenza di violenza strutturale) e la pace negativa (assenza di violenza bellica) - tra la politica di pace (trasformazione nonviolenta dei conflitti) e la politica pacifica (non cominciare la guerra, ma difendersi con la guerra) - tra la forza (virtu' umana costruttiva) e la violenza (offesa e distruzione) - tra la polizia (se e' corretta riduce la violenza) e l'esercito da guerra (moltiplica sempre la violenza) - tra i mezzi umani e i mezzi armati, sempre omicidi - tra - in questa lunga fase transitoria verso l'abolizione delle armi, vergogna e rovina dell'umanita' - gli armamenti strettamente difensivi, strutturalmente incapaci di aggressione, e gli armamenti attuali strutturalmente aggressivi, che rendono bellicose le nostre democrazie - tra la difesa dei diritti e la difesa attuale dei privilegi (come dichiara letteralmente il libro bianco del Ministero della Difesa, 1991, nel Nuovo Modello di Difesa, pp. 21 e 27-33, programma in continua attuazione da parte di tutti i governi succedutisi) - tra il disarmo (che sviluppa le forze umane) e il riarmo (che accresce sempre il pericolo) - tra la difesa nonviolenta (difende e non contamina) e la difesa militare (non difende e contamina) - tra il ripudio della guerra e la "guerra giusta" - tra nonviolenza (ricerca di liberazione da ogni livello di violenza) e pacifismo (liberazione dalla sola violenza bellica) - tra lo stato nonviolento cercato da Gandhi e lo stato machiavellico-weberiano attuale, caratterizzato in modo essenziale dal monopolio della violenza, cioe' dal diritto di uccidere - tra l'antropologia utopica e cristiana della fraternita' e l'antropologia hobbesiana dominante - tra umanesimo e tecnocrazia - tra economia del servizio e della sobrieta', e economia del profitto e dello sviluppismo infinito distruttivo - tra mistero e problema (nel senso di Gabriel Marcel) - tra la preghiera (mistica ordinaria, comune ad ogni credente) e la teologia - tra la democrazia (partecipativa e rappresentativa) e la "democratura" (termine di Predrag Matvejevic: dittatura o oligarchia elettive) - tra l'aristocrazia democratica (scelta popolare dei migliori) e la kakistocrazia (i peggiori illusionisti si fanno scegliere inoculando ignoranza e stupidaggine nel popolo) - tra socialismo e liberismo: "Massima liberta' sul piano giuridico e culturale e massimo socialismo sul piano economico" (Aldo Capitini, "Il potere di tutti", La Nuova Italia, Firenze 1969, p. 327) (Nota: la lingua italiana ha il vantaggio su altre lingue di distinguere liberalismo = liberta' civili e politiche, da liberismo = liberta' economica dei forti di profittare, senza vincoli, dei bisogni dei deboli: "libere volpi fra libere galline") - tra solidarismo e privatismo - tra popoli impoveriti e popoli arricchiti dalla iniquita' sistematica e programmatica - tra appoggio al diritto dei piu' deboli (anche se non innocenti) in un conflitto, e appoggio, anche tacito e passivo, ai piu' forti e legalizzati, che offendono quel diritto - tra il combattere le cause della violenza e il combattere la violenza - tra liberta' di pensiero e di religione, e "pensiero unico" e religione dominante - tra sensibilita' religiosa e spirito irreligioso - tra religione come legame e dipendenza, e religione come relazione profonda universale - tra laicita' e laicismo - tra comunicazione sociale orizzontale e trasmissione verticale centralizzata (p. es. grandi reti televisive) - tra parola e scrittura circolanti alla base, e media forti centralizzati - tra informazione attiva e informazione passiva - tra diritti umani inviolabili e arbitrio dei forti - tra base e vertice - tra etica del giusto non realizzato e etica dell'esistente giustificato - tra sinistra e destra, cioe' tra diritti e interessi (Norberto Bobbio) - tra l'ecumenismo (tra le confessioni cristiane e tra tutte le religioni), e il papismo massificante oppure il micro-separatismo delle chiesuole - tra ecclesiologia conciliare-comunitaria e ecclesiologia gerarchico-verticistica - tra rispetto e dialogo tra religioni e culture, e guerre di civilta' e ideologie di superiorita' - tra sobrieta' e semplicita' volontaria, e conformismo consumistico e dell'abbondanza - tra boicottaggio della pubblicita', che e' sempre offensiva, e tolleranza di questa offesa - tra fallibilismo gandhiano e dogmatismo - tra patire con forza e subire vilmente - tra i miei/nostri doveri e i miei/nostri diritti - tra l'etica del far bene e del dare, e l'etica dello star bene e del prendere - tra la politica e il familismo - tra l'universalismo e il localismo - tra l'umanita' e la tribu' - tra uomo planetario e uomo settario - tra identita' comunicanti e identita' chiuse - tra l'avvenire e il passato - tra la speranza attiva e la rassegnazione paralizzante - tra l'utopia (nel senso di Ernst Bloch) e il realismo stretto - tra le correnti calde di ogni ideologia e le correnti fredde - tra la ragione con passione e la ragione senza passione - tra primato della ragion pratica e primato della ragion pura (nel senso di Kant) - tra tolleranza e intolleranza: "Rispondere all'intollerante con l'intolleranza puo' essere formalmente ineccepibile, ma e' certo eticamente povero e forse anche politicamente inopportuno. Non e' detto che l'intollerante, accolto nel recinto della liberta', capisca il valore etico del rispetto delle idee altrui. Ma e' certo che l'intollerante perseguitato ed escluso non diventera' mai un liberale" (Norberto Bobbio, L'eta' dei diritti, Einaudi, Torino 1997, p. 244) - tra ponderare e precipitare - tra decidere e esitare - tra il rispetto di ogni vita (Albert Schweitzer) e il mangiare carne - tra il limitarsi, e l'eccedere o invadere - tra l'immaginare e il solo constatare - tra volere il dover-essere e vedere solo l'essere - tra la fiducia creativa e la prudenza o sospetto bloccante - tra la fede e il dubbio - tra la vita di fede e l'organizzazione della fede - tra le ragioni di gioia e le ragioni di tristezza - tra la costruttivita' propositiva e il criticismo scoraggiante - tra l'accogliere (una persona, una proposta, un'idea) prima di giudicare, e il giudicare prima di accogliere eccetera eccetera... 9. LUTTI. EDOARDA MASI RICORDA LIU BINYAN [Dal qutidiano "Il manifesto" del 7 dicembre 2005. Edoarda Masi e' nata a Roma nel 1927, intellettuale della sinistra critica, di straordinaria lucidita', bibliotecaria nelle biblioteche nazionali di Firenze, Roma e Milano, ha insegnato letteratura cinese nell'Istituto Universitario Orientale di Napoli; ha vissuto a Pechino e a Shangai, dove ha insegnato lingua italiana all'Istituto Universitario di Lingue Straniere. Ha collaborato a numerose riviste, italiane e straniere, tra cui "Quaderni rossi", "Quaderni piacentini", "Kursbuch", "Les temps modernes". Tra le opere di Edoarda Masi: La contestazione cinese, Einaudi, Torino 1968; Per la Cina, Mondadori, Milano 1978; Breve storia della Cina contemporanea, Laterza, Bari 1979; Il libro da nascondere, Marietti, Casale Monferrato 1985; Cento trame di capolavori della letteratura cinese, Rizzoli, Milano 1991. Tra le sue traduzioni dal cinese in italiano: Cao Xuequin, Il sogno della camera rossa, Utet, Torino 1964; una raccolta di saggi di Lu Xun, La falsa liberta', Einaudi, Torino 1968; e Confucio, I dialoghi, Rizzoli, Milano 1989] E' morto in esilio negli Stati Uniti Liu Binyan - una delle personalita' piu' note e ammirate della cultura cinese contemporanea. Il 23 aprile scorso, in occasione del suo ottantesimo compleanno, era stato onorato in un seminario che prendeva il titolo dal volume Liu Binyan e gli immortali esiliati: vi parteciparono numerosi scrittori e giornalisti di varie tendenze, tanto che fra loro si svolse una vivace discussione. Liu non aveva scelto deliberatamente di vivere negli Stati Uniti; vi si trovava in visita nel maggio-giugno 1989, e non pote' rientrare in patria a motivo delle sue posizioni apertamente critiche nei confronti della direzione politica. Viveva ora in ritiro nel New Jersey, dopo avere insegnato in un primo periodo all'Universita' di California. Nato nel 1925 a Changchun nel Nordest, figlio di ferroviere, autodidatta dopo i primi nove anni di scuola, nel 1940 entro' giovanissimo e da clandestino nel partito comunista. Dopo la liberazione fu responsabile di partito nel periodico "Zhongguo qingnian bao" (Giornale della gioventu' cinese). Fu espulso dal partito nel 1956, dopo la pubblicazione di due racconti-inchiesta nei quali denunciava il malgoverno e la corruzione nelle strutture dirigenti. Solo negli anni sessanta torno' al lavoro al "Zhongguo qingnian bao", ma nel 1969, nuovamente criticato, fu mandato in un campo di lavoro dove rimase fino al 1978. Negli anni successivi lavoro' come giornalista al "Renmin ribao" (Quotidiano del popolo). Pubblico' in quegli anni un racconto di denuncia, Uomini o mostri, che si conquisto' largo successo in Cina e all'estero. Nel 1985 fu eletto vice-presidente dell'Unione degli scrittori, ma dopo una serie di articoli in cui si sosteneva la separazione fra partito e stato, e dopo le manifestazioni di studenti del dicembre 1986, fu nuovamente espulso dal partito. A differenza di molti scrittori dissidenti, Liu Binyan e' sempre rimasto un comunista, e in nome di principi comunisti si e' opposto al potere burocratico che soffoca la democrazia. Dice una giovane donna, personaggio di uno dei suoi primi racconti: "Alcuni credono che ammettere le nostre debolezze ed errori significhi ammettere il fallimento del partito... Al contrario. Tenere la bocca chiusa o sorvolare sugli aspetti negativi della nostra societa' significherebbe ammettere la nostra debolezza... Solo i moribondi hanno paura del medico". Negli anni successivi la sua critica e' andata oltre. Ma non e' stato mai fra i promotori delle cosiddette "riforme" (in direzione liberista), e nel corso delle molte discussioni di questi anni fra gli intellettuali cinesi ha osservato che ci si preoccupa troppo dei problemi degli intellettuali e troppo poco di quelli del popolo. Sue opere di grande successo (purtroppo non tradotte in italiano) sono Una piu' alta forma di lealta'; Crisi della Cina, speranza della Cina. Nella sua opera attiva di inchiesta e di denuncia, mai interrotta, si e' preoccupato assai piu' delle condizioni in cui le scelte della burocrazia neoliberista hanno ridotto la Cina rurale (la grande maggioranza dei cinesi) che delle minoranze arricchite e dei neo-consumatori nelle citta', e non ha confuso, a differenza di molti, l'alto tasso di crescita economica con l'effettivo miglioramento delle condizioni del popolo. Liu Binyan appartiene alla vecchia guardia comunista, per la quale impegno politico, dedizione alla causa popolare e ricerca della democrazia effettiva sono inscindibili. L'integrita' politica e' tutt'uno con l'integrita' morale. Per questo viene onorato da tutti in Cina, dove l'istanza morale e' dominante per tradizione, e ancora oggi non e' del tutto soffocata in linea di principio. Le menti critiche delle generazioni successive sanno indagare in modo piu' specifico e con analisi piu' sottili sulle cause della presente degenerazione, ma Liu Binyan resta per tutti un esempio di rettitudine. 10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 11. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1139 del 9 dicembre 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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