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La nonviolenza e' in cammino. 1138
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1138
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 8 Dec 2005 00:13:06 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1138 dell'8 dicembre 2005 Sommario di questo numero: 1. Mao Valpiana: Siamo tutti valsusini 2. Enrico Peyretti: Dalla Val di Susa la nonviolenza 3. Per la formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso della nonviolenza. Alcuni elementi di informazione essenziali per la contestualizzazione (2001) 4. Per la formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso della nonviolenza. Il testo del disegno di legge di iniziativa dei senatori Occhetto ed altri recante "Norme di principio e di indirizzo per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento del personale delle forze di polizia" (2001) 5. Maria G. Di Rienzo: Nel corso del tempo 6. Gavci: In digiuno per una legge finanziaria di pace e di vita 7. Incontro con la Carovana antimafie ad Acquedolci 8. Pax Christi: La pace a caro prezzo 9. Flavio Lotti e Grazia Bellini: Un invito ad Assisi 10. Riletture: Tzvetan Todorov, Eloge du quotidien 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento 12. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. MAO VALPIANA: SIAMO TUTTI VALSUSINI [Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: mao at sis.it, e anche presso la redazione di "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento. Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato di coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 di questo notiziario] C'e' davvero bisogno di esprimere concreta solidarieta' e partecipazione al movimento No-Tav della Val di Susa. Fino ad oggi la resistenza ed il blocco dei lavori sono stati condotti in modo esemplare, utilizzando solo metodi nonviolenti, con un enorme coinvolgimento popolare fino allo straordinario successo dello sciopero generale della Valle il 19 novembre scorso. Ora, dopo che il governo ha scelto la via della militarizzazione del territorio e della repressione violenta, c'e' il rischio che qualche frangia non adeguatamente preparata, qualche infiltrazione esterna, o vere e proprie azioni di provocatori, preparino una trappola e facciano degenerare la situazione, portando acqua al mulino di chi vuole criminalizzare e annientare l'intero movimento. E' dunque il momento della massima allerta nonviolenta, e dell'esplicitazione del metodo scelto per condurre questa lotta sacrosanta. Ancora una volta "nei mezzi sta il fine". Da una parte la nonviolenza scelta dai valsusini per difendere la loro valle e il loro futuro; dall'altra parte la violenza del potere che vuole via libera per realizzare loschi affari. I valsusini vengono accusati dal governo nazionale e regionale, e persino da gran parte dei partiti di opposizione, di essere egoisti, di fare una lotta localista, di opporsi al progresso solo per salvare la loro pace paesana. Chi spinge per aprire il cantiere dell'alta velocita', parla invece di sviluppo, di occasioni economiche, di modernita'. Sono obiettivi contrastanti, che per essere raggiunti richiedono strumenti e mezzi contrastanti. Dunque il metodo nonviolento degli abitanti della Valsusa prefigura gia' il fine della decrescita e del rispetto del patrimonio naturale. Nel mezzo violento delle forze militari, invece, c'e' gia' il fine della devastazione ambientale e di uno sviluppo dissennato. Cio' che oggi avviene in Val di Susa e' un fatto che riguarda tutto il paese, perche' e' in gioco il modello di sviluppo che si vuole perseguire. La lotta della Va di Susa e' la stessa lotta contro il ponte di Messina, contro gli inceneritori, contro le centrali nucleari; e' lo stesso impegno di chi vuole rallentare, di chi ha iniziato a dare retta ai segnali di crisi del pianeta, di chi propone un futuro sobrio, di chi fa i conti con le risorse limitate e pensa che tutti gli esseri umani abbiano diritto a godere di cio' che la terra offre. E' gia' tutto chiaro e ci sono tutti gli elementi per scegliere da che parte stare. Ognuno faccia la propria parte e la propria scelta, dal Presidente della Repubblica all'ultima sezione di partito. O di qua o di la'. Per quello che ci riguarda, come amici della nonviolenza, oggi ci sentiamo tutti valsusini. 2. EDITORIALE. ENRICO PEYRETTI: DALLA VAL DI SUSA LA NONVIOLENZA [Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per questo intervento. Enrico Peyretti (1935) e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu' volte riproposta anche su questo foglio, da ultimo nei fascicoli 1093-1094; vari suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario] Anche la polizia, come il popolo, diventera' nonviolenta. Proprio nel giorno della violenza poliziesca in Val di Susa, oso dire: anche la polizia, come il popolo, diventera' nonviolenta. Chi e' il popolo? Il popolo e' formato da tutti quelli che, non avendo potere sugli altri, e soffrendo la prepotenza dei potenti, imparano, seppure attraverso fatica ed errori, il potere su di se'. Il potere su di se' e' il fondamento della forza nonviolenta: la forza di lottare per fini giusti con mezzi giusti, escludendo ogni offesa o minaccia fisica e psicologica a danno degli avversari, cercando la comunicazione con loro per trovare un fine sovraordinato nel quale superare l'incompatibilita' distruttiva. Cosi' ha lottato finora, da molti anni, e specialmente nelle ultime settimane, il popolo intero della Val di Susa (provincia di Torino), insieme ai suoi amministratori comunali al completo, contro il tav, un progetto di ferrovia ad alta velocita' che risulta insensato e sbagliato sotto molti profili: economico, funzionale, ambientale, previsionale, ma presentato dai governanti centrali e regionali come utile e benefico (benefico sicuramente, in modi legali e illegali, per chi specula sulle "grandi opere" spettacolari). Le ragioni della protesta, ben note a chi le ha volute ascoltare, si leggono, per esempio, nel sito www.notavtorino.org. Nella valle di Susa c'e' una consolidata tradizione di cultura e educazione alla nonviolenza. Negli anni del terrorismo italiano, alcune persone e piccoli gruppi scesero a confidare in quel metodo, ma trovarono l'isolamento e non l'appoggio popolare. Nelle lotte nonviolente e' sempre possibile che qualche frangia passi ad azioni violente. Accadeva anche nelle grandi azioni nonviolente promosse da Gandhi. Nel caso della Val di Susa, due ridicole minacce clandestine di violenza hanno cercato inutilmente di inquinare e diffamare l'azione generale. * E' anche possibile, come si e' visto platealmente a Genova nel 2001, che piccole componenti violente, a volte anche vicine e usate da politici e da dirigenti delle forze dell'ordine, deformino e rovinino l'immagine della intera manifestazione trasmessa dai grandi media, e servano bene a giustificare la repressione, in quel caso violentissima, della protesta civile e nonviolenta, per nascondere sotto i manganelli gli argomenti seri e validi. Si sa che, d'abitudine, un disordine limitato in una grande manifestazione pacifica, occupa l'intero spazio nella informazione drogata di sensazionalismo e di false raffigurazioni. Dopo l'assalto poliziesco violento della notte tra il 5 e il 6 dicembre al presidio di Venaus, e' possibile che l'esasperazione e la disperazione spingano qualcuno ad azioni meno che nonviolente. Io non ritengo ne' giusti ne' efficaci i blocchi stradali, che procurano a terze persone disagi che possono risultare anche gravi. Avvengono simili blocchi mentre scrivo, nella giornata di martedi' 6. Una breve fermata per informare i viaggiatori dei motivi della protesta sarebbe giusta e piu' efficace. Ma tutta la lotta della Val di Susa finora e' stata un alto esempio di opposizione nonviolenta. Questa lotta come altre simili, per me e' un nuovo segno che le popolazioni comprendono progressivamente il valore umano, politico e morale dei metodi nonviolenti. La storia ha insegnato ad abbandonare la fede rozza e ingenua nelle rivoluzioni violente, che sostituiscono una violenza all'altra. La nonviolenza positiva, attiva, politica, democratica, cresce, pur con la lentezza e gli alti e bassi di ogni grande opera umana, pur insieme a fenomeni contrari, come il razzismo volgare, che e' violenza mentale, la piu' profonda causa della violenza fisica. L'educazione del genere umano, grazie ai migliori maestri e alle esperienze di dolori e di conquiste, fa passi avanti e passi indietro, ma impara dai fatti e procede, sui tempi lunghi. Ne vediamo i segni, se abbiamo l'occhio teso e affinato. Il pessimismo vede corto, vede grosse le cose piu' immediatamente vicine, non riesce a scorgere le cose fini e profonde, i movimenti lenti e lunghi. Nonostante i motivi certi di gravissime preoccupazioni, nel mondo minacciato da opposti terrorismi, dominato da poteri molto violenti e da contropoteri ugualmente violenti, dobbiamo impegnare il nostro sguardo e la nostra volonta' a scoprire gli elementi umani reali da valorizzare e sviluppare. * Ma perche' dico: anche la polizia? Altri sapranno meglio di me documentare quelle alcune iniziative, sorte dopo Genova 2001, di lavoro insieme ad agenti della pubblica sicurezza, per sviluppare la loro cultura, educazione e addestramento a tenere e ristabilire l'ordine senza uso di violenza. La forza pubblica, quando e' corretta, contiene e riduce la violenza, non la moltiplica, non la esercita, non la provoca. Quando lo Stato e' violento manca al primo dei suoi compiti, distrugge la necessaria fiducia dei cittadini. Non e' vero che sua caratteristica e' il monopolio della violenza (Max Weber). La violenza e' distruttiva, mentre la forza e' virtu' umana. Violenza e' quella di chi droga e plagia i poliziotti, di chi li chiude in una mentalita' fascista. La polis civile e i suoi rappresentanti devono essere migliori di chi offende la civile convivenza. Puo' essere necessaria la forza fisica nel caso estremo per imporre il rispetto della legge, ma mai senza un completo rapporto democratico, mai senza l'ascolto reciproco e il rispetto delle persone, anche se colpevoli. Gandhi, provando ad immaginare uno Stato che superi la barbarie della violenza istituzionale, lo pensa senza esercito, ma prevede che non potra' fare a meno della polizia. La quale pero' dovra' essere educata e addestrata ai metodi nonviolenti, pur disponendo di armi leggere per eventuali casi estremi (cfr. Mohandas K. Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino 1996, pp. 142-144). Quei poliziotti "saranno i servitori e non i padroni del popolo", "di fatto saranno dei riformatori". Chi ritiene che cio' sia impossibile, si condanna e ci condanna ai mali del presente. Se sperare di speranza attiva puo' sembrare difficile, disperare e' certamente rinuncia al meglio e cedimento al peggio della nostra umanita'. 3. MATERIALI. PER LA FORMAZIONE DELLE FORZE DELL'ORDINE ALLA CONOSCENZA E ALL'USO DELLA NONVIOLENZA. ALCUNI ELEMENTI DI INFORMAZIONE ESSENZIALI PER LA CONTESTUALIZZAZIONE (2001) [Riproponiamo ancora una volta un documento del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo che ebbe ampia circolazione nel 2001, nel corso della campagna che mise capo alla presentazione in Parlamento della proposta di legge finalizzata alla formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso della nonviolenza] A. La nonviolenza nella legislazione e nella storia d'Italia La nonviolenza nel corpus legislativo italiano Nella legislazione italiana il termine, ed il concetto, di "nonviolenza" e' entrato relativamente tardi: con la legge 8 luglio 1998, n. 230, che all'art. 8, comma 2, lettera e) attribuisce all'Ufficio nazionale per il servizio civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri il compito di "predisporre, d'intesa con il Dipartimento per il coordinamento della protezione civile, forme di ricerca e di sperimentazione di difesa civile non armata e nonviolenta". In realta' gia' da molti anni erano stati effettualmente accolti termini ed esperienze sovente fortemente connessi alla teoria e prassi della nonviolenza, come ad esempio attesta la legislazione che dal 1972 con la legge n. 772 riconosceva e recepiva l'obiezione di coscienza al servizio militare e disponeva il servizio civile alternativo; inoltre gia' nel dettato costituzionale, come hanno rilevato autorevoli commentatori, vi sono le fondamenta di un orientamento tendenzialmente nonviolento e comunque una legittimazione piena di tale prospettiva. E del resto analogo orientamento e' possibile leggere in autorevoli documenti internazionali: come la Carta delle Nazioni Unite, e la Dichiarazione universale dei diritti umani. * La nonviolenza nella ricerca accademica e nelle agenzie formative Nella ricerca accademica e nelle agenzie formative ormai da decenni la nonviolenza e' un tema rilevante. E' cosi' a livello internazionale (a partire dalle attivita' di peace research promosse dall'Onu), ed e' cosi' anche in Italia, in cui lo studio della nonviolenza e la formazione ai valori, alle tecniche e alle strategie della nonviolenza costituiscono esperienze consolidate sia in ambito accademico che in ambito piu' generalmente istituzionale che nell'alveo delle esperienze dell'associazionismo democratico, delle agenzie formative, delle variegate formazioni in cui si articola la societa' civile e particolarmente l'impegno sociale e civile. * La nonviolenza nella cultura e nella storia d'Italia Del resto nella cultura e nella storia d'Italia la nonviolenza e' radicata in esperienze e riflessioni che risalgono ad esempio fino alla proposta di vita e di pensiero di Francesco d'Assisi. E nel Novecento un illustre filosofo e pedagogista italiano, Aldo Capitini, ha dato un contributo di riflessione e di proposta di enorme rilevanza a livello internazionale; cosi' come Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto (che di Gandhi fu direttamente discepolo); cosi' come Danilo Dolci: personalita' italiane che a livello internazionale sono tra le figure piu' note e piu' luminose della nonviolenza. Ad Aldo Capitini risale altresi' la coniazione del termine stesso "nonviolenza". Peraltro in Italia anche la figura di Gandhi fu conosciuta con relativa tempestivita': anche grazie alla sua visita nel nostro paese nel 1931, ed alla pubblicazione nello stesso anno dell'edizione italiana della sua autobiografia con prefazione di Giovanni Gentile; ed alla nonviolenza si ispirarono alcune delle figure piu' nobili e delle attivita' piu' profonde e luminose dell'opposizione alla dittatura fascista. * Per una definizione critica e pluridimensionale della nonviolenza I. Il termine "nonviolenza", distinto dalla locuzione "non violenza" La parola "nonviolenza" e' stata coniata dal filosofo ed educatore italiano Aldo Capitini (1899-1968) e traduce i due termini creati da Mohandas Gandhi (1869-1948) per definire la sua proposta teorico-pratica: "ahimsa" e "satyagraha". La parola "nonviolenza" designa un concetto del tutto distinto dalla semplice locuzione "non violenza" o "non-violenza"; la locuzione "non violenza" infatti indica la mera astensione dalla violenza (ed in quanto tale puo' comprendere anche la passivita', la fuga, la rassegnazione, la vilta', l'indifferenza, la complicita', l'omissione di soccorso); il concetto di "nonviolenza" afferma invece l'opposizione alla violenza come impegno attivo e affermazione di responsabilita'. Infatti i due termini usati da Gandhi, che il termine capitiniano di "nonviolenza" unifica e traduce, hanno un campo semantico ampio ma molto forte e ben caratterizzato: "ahimsa" significa "contrario della violenza", "negazione assoluta della violenza", quindi "opposizione alla violenza fino alla radice di essa"; "satyagraha" significa "adesione al vero, contatto con il bene, forza della verita', vicinanza all'essere, coesione essenziale". II. La nonviolenza non e' un'ideologia La "nonviolenza" quindi e' un concetto che indica la scelta e l'mpegno di un intervento attivo contro la violenza, la sopraffazione, l'ingiustizia (non solo quella dispiegata e flagrante, ma anche quella cristallizzata e camuffata, quella acuta e quella cronica, quella immediata e quella strutturale). La nonviolenza non e' un'ideologia ne' una fede: ci si puo' accostare alla nonviolenza a partire da diverse ideologie e da diverse fedi religiose e naturalmente mantenendo quei convincimenti. Ad esempio nel corso dello scorso secolo vi sono stati uomini e donne che si sono accostati alla nonviolenza aderendo a fedi diverse: induista, cristiana, buddhista, islamica, ebraica, altre ancora, o anche non aderendo ad alcuna fede. Ugualmente vi sono stati uomini e donne che si sono accostati alla nonviolenza aderendo a ideologie diverse: liberali, socialiste (nelle varie articolazioni di questo concetto teorico e movimento storico), patriottiche, internazionaliste, democratiche in senso lato. III. La nonviolenza e' una teoria-prassi sperimentale e aperta La nonviolenza infatti e' una teoria-prassi, ovvero un insieme di riflessioni ed esperienze, creativa, sperimentale, aperta. Non dogmatica, non autoritaria, ma che invita alla responsabilita' personale nel riflettere e nell'agire. IV. La nonviolenza e' un concetto pluridimensionale Molti equivoci intorno alla nonviolenza nascono dal fatto che essa e' un concetto a molte dimensioni, cosicche' talvolta chi si appropria di una sola di queste dimensioni qualifica la sua collocazione e il suo agire come "nonviolenti", in realta' commettendo un errore e una mistificazione, poiche' si da' nonviolenza solo nella compresenza delle varie sue dimensioni (ovviamente, e' comunque positivo che soggetti diversi conoscano e accolgano anche soltanto alcuni aspetti della nonviolenza, ma questo non li autorizza a dichiarare di praticare la nonviolenza). Proviamo a indicare alcune delle dimensioni fondamentali della nonviolenza: - la nonviolenza e' un insieme di ragionamenti e valori morali; - la nonviolenza e' un insieme di tecniche comunicative, relazionali, deliberative, organizzative e di azione; - la nonviolenza e' un insieme di strategie di intervento sociale e di gestione dei conflitti; - la nonviolenza e' un progetto sociale di convivenza affermatrice della dignita' di tutti gli esseri umani; - la nonviolenza e' un insieme di analisi e proposte logiche, psicologiche, sociologiche, economiche, politiche ed antropologiche. Come si vede, lo studio della nonviolenza implica la coscienza della pluridimensionalita' di essa, delle sue articolazioni, delle sue implicazioni. Ed anche del fatto che essa implica saldezza sui principi ed insieme un atteggamento ricettivo, critico, sperimentale, aperto; che non ha soluzioni preconfezionate ma richiede ogni volta nella situazione concreta un riflettere e un agire contestuale, critico e creativo. * B. Formazione del personale delle forze dell'ordine e ordinamento giuridico - I percorsi formativi del personale delle forze dell'ordine Attualmente le forze dell'ordine in Italia sono articolate in diversi corpi, con statuti specifici ed organizzazioni interne peculiari. Tale situazione si riflette anche sui percorsi formativi ed addestrativi. - La Costituzione come fondamento dell'ordinamento giuridico Ma fondamento unitario di tutti i percorsi formativi e' e deve essere il riferimento alla Costituzione della Repubblica Italiana su cui si incardina tutto il sistema legislativo ed istituzionale italiano e si basa il nostro ordinamento giuridico. - Ordine pubblico, legalita', democrazia E quindi in uno stato di diritto, in un paese democratico come l'Italia, la funzione dello Stato preposta all'ordine pubblico e' vincolata all'affermazione della legalita', alla difesa della democrazia, alla promozione della sicurezza, dell'incolumita' e dei diritti delle persone che nel territorio italiano si trovino. - Pubblica sicurezza, diritti umani Sempre piu' la riflessione giuridica contemporanea ha evidenziato il nesso inscindibile tra sicurezza pubblica e diritti umani, diritti che sono propri di ogni essere umano e che per essere inverati abbisognano di un impegno positivo delle funzioni pubbliche. - Necessita' di una piu' adeguata formazione delle forze dell'ordine Si evince pertanto la necessita' di una sempre piu' adeguata formazione del personale delle forze dell'ordine ordinata all'espletamento piu' coerente ed efficace dei compiti che inverino le finalita' dalla Costituzione enunciate nell'ambito delle specifiche funzioni, modalita' ed aree di intervento. A tal fine la formazione alla conoscenza e all'uso dei valori, delle tecniche e delle strategie della nonviolenza si dimostra di estrema utilita'. * C. Esperienze di riferimento in Italia, in Europa e nel mondo - Esperienze di formazione alla nonviolenza delle forze dell'ordine gia' svolte ed in corso in Italia Anche in Italia da anni in vari luoghi e contesti si sperimentano gia' percorsi formativi alla conoscenza e all'uso dei valori, delle tecniche e delle strategie dalla nonviolenza di personale preposto alla sicurezza pubblica. - Riflessioni ed esperienze in altri paesi europei In altri paesi europei la riflessione e le esperienze in tal senso sono sovente assai rilevanti, come si evince dal dibattito in merito. - Esperienze internazionali di riferimento Infine si consideri come a livello internazionale vi siano ormai molteplici e qualificatissime esperienze storiche, di grande rilievo anche sul piano giuridico, con particolar riferimento a situazioni di partenza decisamente assai critiche. Si pensi ad esempio al caso del Nicaragua in cui dopo la fine della dittatura somozista si pose il problema di rieducare il personale dei corpi speciali della dittatura (spesso bambini che erano stati ridotti a feroci bruti); o al caso straordinario del Sud Africa, in cui la "Commissione nazionale per la verita' e la riconciliazione", presieduta dal Premio Nobel Desmond Tutu, ha indicato una via di grande interesse e profonda originalita' per uscire da una situazione tremenda come quella ereditata dal regime dell'apartheid. * D. Ambiti formativi in cui si fa gia' ampio uso dei valori e delle tecniche della nonviolenza Segnaliamo infine, come mera elencazione, alcuni ambiti in cui da molti anni esiste ormai una lunga ed ampia tradizione di studi e di esperienze formative e addestrative alla conoscenza e all'uso della nonviolenza. Questa tradizione ha diverse esplicazioni: in sede di istituzioni sovranazionali; in sede di istituzioni nazionali; in sede di istituzioni locali; in sede universitaria; in sede scolastica; in sede di altre agenzie formative; in sede di enti assistenziali, sociali, sanitari, di protezione civile; in sede di enti di servizio civile; in sede di associazionismo democratico; in sede di formazione ed aggiornamento nel management; in sede di agenzie informative; in sede di intervento psicoterapeutico; in sede di training sportivo; in sede di facilitazione in consessi deliberativi; in sede di promozione e coordinamento di campagne sociali. Gli esempi sono infiniti: si va dalla formazione ad altissima qualificazione del personale specializzato in interventi di peace-keeping a livello internazionale (in primo luogo dell'Onu); alle cattedre e ai dipartimenti universitari di peace-research; fino alla formazione dei giovani in servizio civile. Analogamente esempi attuativi e fonti normative e regolamentari di riferimento gia' esistono a tutti i livelli, sia in campo internazionale che per quel che concerne specificamente l'Italia. Esistono anche ricognizioni di istituti di ricerca specializzati in ambito istituzionale e accademico; una pregevole raccolta di dati e' stata recentemente pubblicata dal Movimento Internazionale della Riconciliazione (Mir) di Padova, ed e' disponibile sulla rete telematica pacifista Peacelink. 4. DOCUMENTAZIONE. PER LA FORMAZIONE DELLE FORZE DELL'ORDINE ALLA CONOSCENZA E ALL'USO DELLA NONVIOLENZA. IL TESTO DEL DISEGNO DI LEGGE DI INIZIATIVA DEI SENATORI OCCHETTO ED ALTRI RECANTE "NORME DI PRINCIPIO E DI INDIRIZZO PER L'ISTRUZIONE, LA FORMAZIONE E L'AGGIORNAMENTO DEL PERSONALE DELLE FORZE DI POLIZIA" (2001) [Riproponiamo il testo del disegno di legge che fu uno dei frutti della campagna promossa nel 2001 dal "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo per la formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso della nonviolenza] Articolo 1 (Norme di principio) 1. L'istruzione, la formazione e l'aggiornamento professionale del personale delle forze di polizia indicate all'articolo 16 della legge 1 aprile 1981, n. 121 e successive modificazioni e integrazioni, sono svolte mediante programmi ed attivita' didattiche coerentemente ispirati ai valori della Costituzione della Repubblica con particolare riferimento agli articoli 2 e 27 e ai principi contenuti nella "Carta dei Diritti fondamentali" dell'Unione Europea. * Articolo 2 (Direttive del Ministro dell'Interno) 1. Il Ministro dell'Interno, nelle sue attribuzioni di responsabile della tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica e di autorita' nazionale di pubblica sicurezza, - impartisce annualmente le direttive generali per l'attivita' d'istruzione, formazione e aggiornamento svolte dal sistema degli Istituti e delle Accademie delle forze di polizia introducendo le metodologie didattiche piu' idonee ad elevare la conoscenza e l'uso dei valori, delle tecniche, delle modalita' di servizio e delle strategie della nonviolenza; - fissa gli obiettivi generali da raggiungere sia annualmente e sia nell'intero ciclo d'istruzione; - vigila sugli indirizzi didattici e verifica la qualita' degli interventi formativi realizzati, relativamente alla promozione della coscienza civica e al rigoroso apprendimento di una deontologia professionale che sia conforme alle funzioni difensive e nonviolente delle forze dell'ordine; - fissa la durata inderogabile dei corsi di istruzione per le varie qualifiche del personale di nuova assunzione in servizio; - si avvale della consulenza di docenti e ricercatori esperti in materia di formazione alla nonviolenza e dei responsabili delle strutture formative e addestrative attualmente operanti nelle forze dell'ordine sia per l'approntamento della specifica normativa che per la qualificazione dei docenti. * Articolo 3 (Relazione annuale sull'attivita' d'istruzione, formazione e aggiornamento) 1. Il Ministro dell'Interno inoltra annualmente alle Camere, prima della scadenza dei termini di presentazione della Legge Finanziaria e della Legge di Bilancio, una particolareggiata relazione sull'attivita' svolta dal sistema degli istituti d'istruzione delle forze di polizia, nella quale siano esposti: - gli obiettivi didattici formulati all'inizio dell'anno di gestione; - gli indirizzi seguiti per il miglioramento continuo della preparazione professionale, nei profili deontologico-valoriale, tecnico operativo e gestionale; - i modelli di valutazione adottati sia per la programmazione scientifico-didattica e sia per la verifica dei risultati; - i risultati raggiunti in termini di preparazione del personale delle forze di polizia di ogni ordine e grado ed in termini di miglioramento qualitativo delle metodologie e delle tecniche di insegnamento, ivi comprese metodologie di servizio nonviolento; - gli obiettivi didattici per l'anno successivo e i programmi di studio e di ricerca previsti a supporto dell'attivita' degli istituti e del miglioramento continuo della qualita' dei curricula formativi. 2. La relazione, trasmessa ai Presidenti della Camera e del Senato, e' inoltrata al Comitato di cui al successivo articolo 4 della presente legge. * Articolo 4 (Comitato parlamentare per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento professionale del personale delle forze di polizia) 1. Ai fini della promozione degli indirizzi formativi ispirati al miglioramento continuo della qualita' delle forze di polizia, e' istituito il Comitato parlamentare per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento professionale del personale delle forze di polizia. 2. Il Comitato e' composto da cinque deputati e da cinque senatori, nominati dai Presidenti della Camera e del Senato, sentiti i Presidenti dei Gruppi Parlamentari. 3. Il Comitato - elegge al suo interno il Presidente e resta in carica per tutta la legislatura; - svolge approfondimenti conoscitivi, mediante audizioni e sopralluoghi; - discute e valuta la relazione annuale del Ministro dell'Interno, di cui all'articolo 3 della presente legge; - trasmette semestralmente una nota e annualmente una relazione su quanto emerso dai relativi lavori alle Commissioni Affari Costituzionali della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica. 4. Il Comitato, ogni qualvolta si renda opportuno acquisire elementi e valutazioni, delibera di audire il Ministro dell'Interno, o il Sottosegretario di Stato delegato, i responsabili delle forze di polizia e chiunque altri ricopra un incarico istituzionale nel campo dell'istruzione del personale delle forze di polizia. * Articolo 5 (Copertura finanziaria) 1. Agli oneri derivanti dall'attuazione della presente legge valutati complessivamente in ventimila milioni si provvede mediante l'utilizzo del fondo di riserva per le spese impreviste per l'anno 2001. * Articolo 6 (Entrata in vigore) 1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana. 5. MONDO. MARIA G. DI RIENZO: NEL CORSO DEL TEMPO [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo intervento. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sidney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005] Ricordate Shukria Barakzai, di cui vi ho raccontato nello scorso agosto? Gestiva una scuola segreta per le ragazze durante il regime dei Talebani. Oggi, trentatreenne e madre di tre bellissime bambine, e' la direttrice del giornale "Lo specchio delle donne", e quando ne scrissi era candidata al Parlamento afgano con lo slogan "Le donne escano dalle ombre e lottino per i propri diritti". Ebbene, Shukria ce l'ha fatta, e' stata eletta alla wolesi jirga (quella che per noi e' la camera dei deputati). "Lavorero' per l'unita' nazionale, per la ricostruzione del paese e per i diritti umani di tutte le persone, in special modo per quelli delle donne", ha dichiarato Shukria. Al suo fianco ci sara' un'altra nostra vecchia conoscenza, ovvero Malalai Joya: la giovane deputata che nel 2003 si alzo' in parlamento per denunciare la presenza in esso di criminali di guerra e' infatti stata rieletta. * Nelle mie notiziole vi avevo anche detto che per la prima volta alla Camera del commercio e dell'industria di Jeddah (Arabia Saudita) le donne avrebbero esercitato il diritto di voto. Il 25 novembre lo hanno fatto, e molto bene, mettendo due donne nel consiglio di amministrazione: Lama Al-Sulaiman e Nashwa Taher. * E forse vi siete chiesti e chieste com'era andata all'ex marine David Airhart, che rischiava l'espulsione dalla Kent State University dell'Ohio per aver srotolato uno striscione pacifista durante la presenza al campus dei reclutatori dell'esercito. Il 15 novembre l'amministrazione universitaria ha cancellato le accuse a suo carico e di esse non sara' fatta menzione nel suo curriculum universitario. Prima di questo bel risultato c'era stata una grande mobilitazione, con manifestazioni in cui erano state lette le dichiarazioni a sostegno del gesto di David fatte da docenti e studenti, attivisti contro la guerra, veterani e organizzazioni pacifiste. Migliaia di firme erano state raccolte in suo favore nei campus universitari da costa e costa e 950 persone hanno firmato la stessa petizione online. Oltre ai festeggiamenti ed alla conferenza stampa, il campus della Kent State ha organizzato per celebrare la vittoria un momento di ricordo dei quattro studenti che vennero uccisi dalla Guardia Nazionale il 4 maggio 1970 nella stessa Universita'. I lettori e le lettrici che come me provengono dal mesozoico forse ora hanno in testa il ritornello di una canzone di Neil Young: "Tin soldiers and Nixon coming / Weíre finally on our own / This summer I heard that drumming / Four dead in Ohio" ("Arrivano i soldati di latta e Nixon / Siamo soli, alla fine / Quest'estate ho udito battere il tamburo / Quattro morti in Ohio"). * Magari avete anche la curiosita' di sapere se la campagna internazionale a favore delle attiviste per i diritti umani prosegue e come? Vi accontento subito: piu' di 200 difensore dei diritti umani provenienti da oltre 70 paesi si sono incontrate in Sri Lanka il 29 novembre. Sono state narrate e discusse le situazioni di violenza, intimidazione, aggressione sessuale che le attiviste per i diritti umani devono affrontare. L'ostilita' nei loro confronti, alimentata da militarismi e fondamentalismi, e' in crescita. Al termine della conferenza, venerdi' scorso, le delegate hanno rilasciato una dichiarazione in cui attestano la necessita' che le nazioni siano ritenute responsabili per le violazioni dei diritti umani che accadono nei loro territori e si appellano affinche' le organizzazioni e le attiviste femministe formino una rete internazionale di protezione dei diritti umani delle donne. "Il nostro lavoro spesso ci mette in relazione ad abusi collegati al genere, come lo stupro o incarcerazioni in ospedali psichiatrici, o restrizioni all'accesso ai diritti di libera espressione ed associazione", ha detto Sunila Abeysekera, una delle organizzatrici del convegno, "Eppure tali violazioni frequentemente non vengono viste come tali, o non si da' loro valore". 6. INIZATIVE. GAVCI: IN DIGIUNO PER UNA LEGGE FINANZIARIA DI PACE E DI VITA [Dagli amici del Gavci (per contatti: gavci at iperbole.bologna.it) riceviamo e volentieri diffondiamo] Le spese militari si possono ridurre. La campagna Sbilanciamoci, che noi intendiamo sostenere, ne chiede la riduzione del 20%, indicando, articolo per articolo della legge in discussione in Parlamento, i punti dove si possono tagliare le spese militari, proponendo insieme i punti precisi dove si possono e devono aumentare le spese necessarie alla vita della gente: enti loclai, cooperaizone internazionale, ecc. La campagna "Digiuni per una finanziaria di pace e di vita" intanto, nei pochi giorni da quando e' iniziata, sta crescendo bene, come risulta evidente dalla lista dei digiunatori gia' iscritti. Ringraziamo particolarmente Turi Vaccaro che, dalla prigione a Breda (Olanda), dove si trova per avere compiuto il gesto di rompere a martellate i comandi di due caccia F16 della Nato, capaci di portare testate atomiche B16 (cose orrende e fuori di ogni legge e principio di umanita'), sta facendo un digiuno a tempo indeterminato salvo la vita, iniziato il primo dicembre. Giustamente il senatore Luigi Malabarba e altri hanno presentato una mozione al Senato in sua difesa e perche' "anche l'Italia rimuova e distrugga le testate nucleari presenti sul nostro territorio, incluse quelle installate sui sommergibili e sulle navi". Incoraggiamo tutti i parlamentari a sostenere questa mozione e anche la campagna Sbilanciamoci e la campagna Digiuni per una finanziaria di pace e di vita. * Prime adesioni al digiuno per una finanziaria di pace e di vita: Angelo Cavagna, Turi Vaccaro, Giovanni Russo Spena, Paolo Cento, Katia Zanotti, Mauro Innocenti, Vittorio Pallotti, Maria Rosa Accorsi, Giuliano Buselli, Gioia Ceccarini, Maurizio Sgargi, Eija Kruiri, Renzo Busana, Nicola Mampreso, Francesca Buscaglia, Nicolo' Mampreso, Diego Iacono, Pasquale Dioguardi, Giovanni Grandi, Francesca Vecera, Lina Appiano, Monica Montervino, Marco Castucci, Nicolo' Codogno, Maria Rita Di Paola, Mario Colasante, Adriano Cammarino, Paolo Spunta, Martino Ottomaniello, Fabio Vecera, Roberto Ruggiero, Antonio Scopelliti, Emanuela Casella, Giovanni Ciavarella, Paola D'Anna, Sergio Grande, Giovanni Sarubbi, Emanuele Sassi, Renzo Craighero, Giuseppe Padovano, Davide Patuelli, Alice Zamagni, Davide Lucchesi, Fulvia De Brasi, Giulia Fornaciari, Giuse Lanfranchi, Fabrizio Bonfiglio, Carlo Bernardini, Marco Carnazzo, Rosetta Cantoni. 7. INIZIATIVE. INCONTRO CON LA CAROVANA ANTIMAFIE AD ACQUEDOLCI [Ringraziamo Farid Adly (per contatti: anbamed at katamail.com) per questa segnalazione. Farid Adly, autorevole giornalista (apprezzato collaboratore del "Corriere della sera", "Il manifesto", Radio popolare di Milano, ed altre notissime testate) e prestigioso militante per i diritti umani, e' direttore dell'agenzia-stampa "Anbamed. Notizie dal Mediterraneo" e presidente dell'associazione culturale Mediterraneo; ai primi di aprile nel centro siciliano in cui vive e lavora ha subito una grave intimidazione mafiosa: e' stato minacciato di morte per impedirgli di svolgere il suo lavoro di inchiesta, documentazione e denuncia, con particolar riferimento alla sua concreta azione in difesa dell'ambiente, della legalita', dei diritti di tutti] I giuseppini del Murialdo, l'associazione culturale Mediterraneo, la Legambriente dei Nebrodi invitano venerdi' 9 dicembre 2005, alle ore 18, presso l'istituto dei giuseppini del Murialdo in via Italia 1 ad Acquedolci, a un incontro con la carovana antimafie. Partecipano: padre Luigi Carucci, direttore dell'Istituto dei padri giuseppini di Acquedolci; Alfio Foti, coordinatore nazionale della Carovana antimafie; Salvatore Granata, presidente Legambiente; Farid Adly, presidente dell'Associazione culturale Mediterraneo. Verranno esposte mostre fotografiche sulle terre confiscate alla mafia, e ci sara' un banchetto per la vendita dei prodotti delle cooperative di giovani che le gestiscono. * Cosa e' la Carovana antimafie In viaggio per i diritti, la democrazia, la giustizia sociale: Italia, Albania, Serbia, Bosnia, Svizzera, Francia, Marocco, Algeria: questi i paesi che ha attraversato la Carovana antimafie, giunta alla sua XII edizione. L'idea della carovana nasce in Sicilia nel 1994, per mantenere alta l'attenzione sul fenomeno mafioso, denunciandone intrecci e connivenze; per esprimere con un'iniziativa concreta la solidarieta' a quanti, nelle istituzioni e non, praticano un impegno contro la mafia; per favorire forme di socialita' e di inclusione sociale, offrendo alternative sociali, economiche e culturali al potenziale bacino di reclutamento mafioso. I carovanieri sono gruppi di volontari che si alternano durante il percorso a bordo di tre furgoni. Portano mostre, materiale informativo, i prodotti delle cooperative che lavorano le terre confiscate alle mafie. In ogni localita' raggiunta si organizzano iniziative in collaborazione con associazioni locali. La carovana e' promossa da Arci, Avviso pubblico e Libera. 8. APPELLI. PAX CHRISTI: LA PACE A CARO PREZZO [Dagli amici di Pax Christi Italia (per contatti: e-mail: info at paxchristi.it, sito: www.paxchristi.it) riceviamo e volenieri diffondiamo la seguente nota del consiglio nazionale del movimento, diffusa con il n. 44 del periodico telematico "Pax Christi news"] Salutando i partecipanti alla marcia per la pace di Molfetta nel 1972 don Tonino Bello diceva: "La speranza e' a caro prezzo. Qui non la si enuncia: la si vive e la si testimonia pagando". Oggi noi diciamo "la pace e' a caro prezzo. In questo mondo e questa chiesa non la si enuncia: la si vive e la si paga". Una pace che coniuga in se' verita' e amore, componenti vitali della nonviolenza. * Una pace a caro prezzo come lo stanno pagando Tom, James, Norman e Harmeet, volontari dell'associazione nonviolenta Christian Peacemaker Team, rapiti il 28 novembre da un gruppo che dichiara di chiamarsi "Spada della verita'". I Christian Peacemaker Team in Iraq dal 2002 hanno lavorato soprattutto con i carcerati e sono stati tra i primi a denunciare le torture di Abu Grahib. I sequestratori, in un ultimatum che scade l'8 dicembre, hanno minacciato la loro uccisione se non saranno rilasciati i detenuti iracheni. Aderiamo e sosteniamo la proposta fatta dai Christian Peacemaker Team di organizzare o partecipare ad azioni di sensibilizzazione, informazione, preghiera, denuncia in favore della liberazione di questi ostaggi e di tutti coloro che, come il popolo iracheno, sono ostaggi della guerra, della violenza, della illegalita' internazionale, del terrorismo, delle menzogne e delle false verita'. * Una pace a caro prezzo come la stanno pagando gli abitanti di Aboud, villaggio palestinese attorno al quale il Muro della vergogna raddoppia. Gia' in diverse occasioni molte persone, cristiani e musulmani di Aboud, pacifisti ebrei e volontari internazionali dell'Operazione Colomba, dei Christian Peacemaker Teams, si sono ritrovati per pregare presso il cantiere del Muro e denunciare la violazione dei diritti umani e il carattere di umiliazione, di annessione e di conquista che il muro porta con se'. Ci uniamo alla loro preghiera e alla loro azione certi che "ponti e non muri" daranno futuro a quei popoli e a tutti i popoli della terra. * Una pace a caro prezzo come la stanno pagando bambini, donne e uomini che, provenienti da zone in cui la poverta', la guerra, la violenza e le armi imperversano, approdano sulle nostre spiagge. Solo il 17 novembre sulla costa ragusana un naufragio di un barcone con piu' di 200 persone ne ha provocato la morte di un numero imprecisato (almeno 25 cadaveri sono stati ritrovati sulla bellissima spiaggia di Pozzallo). Su tutto questo silenzio quasi completo, dentro la chiesa e fuori di essa. Silenzio sul fatto che ai sopravvissuti sono state tolte scarpe e cinture per impedire la fuga: fuga da chi? Pensavano di essere giunti in un paese che accoglie e di non dover piu' scappare. Ci uniamo al loro silenzio e condividiamo i loro sogni di una terra nuova e di un nuovo cielo, colorato di accoglienza, giustizia, solidarieta' e scarpe nuove verso la dignita'. * Una pace a caro prezzo come stiamo vivendo qui in Italia e dentro la Chiesa. Pensiamo alla marcia per la pace di fine anno a Trento e alle difficolta' incontrate. Come ogni iniziativa organizzata con altri soggetti e' frutto di fatica, di paziente costruzione, di sforzo di comprensione reciproca, dentro la quale vogliamo coniugare pienamente la fedelta' al nostro mandato come Pax Christi. Desideriamo ribadire che crediamo nella collegialita', nella corresponsabilita', nel riconoscimento delle competenze e delle storie, nel rispetto del lavoro costruito pazientemente, in uno stile di relazioni chiare e trasparenti. Crediamo nella profezia della pace che la "Pacem in Terris" ci ha consegnato e nel coraggio del dialogo con il mondo e le religioni che il Concilio Vaticano II ci ha dato come stile. Crediamo che l'intuizione di Paolo VI della Giornata mondiale della pace, con le riflessioni e proposte che ne sono scaturite, sia sguardo carico di speranza sull'agenda dell'umanita' e della chiesa. Crediamo che il problema non e' spegnere ma dare voce a chi con passione e scelte di vita coniuga il Vangelo, unica realta' "critica" di ogni cammino. * E' con questo spirito che invitiamo gli aderenti di Pax Christi, i punti pace, gli uomini e le donne di ogni appartenenza alla marcia per la pace di Trento il 31 dicembre 2005, e al convegno che la precede nei giorni 29-31 dicembre dal titolo "Infaticabili provocatori di nonviolenza: il nesso tra le piccole e le grandi scelte". 9. INCONTRI. FLAVIO LOTTI E GRAZIA BELLINI: UN INVITO AD ASSISI [Dalla Tavola della pace (per contatti: tel. 0755736890, fax: 075/5739337, e-mail: segreteria at perlapace.it, sito: www.tavoladellapace.it) riceviamo e volentieri diffondiamo il seguente invito. Flavio Lotti e Grazia Bellini sono i coordinatori nazionali della Tavola della pace, la principale rete del movimento pacifista in Italia, che tra molte altre iniziative organizza periodicamente la marcia Perugia-Assisi] Cari amici, la Tavola della pace compie dieci anni, e il 13 e 14 gennaio 2006 terra' ad Assisi, presso il Sacro Convento di San Francesco, il suo XX seminario nazionale intitolato "Non c'e' pace senza una politica di pace". Saranno due giornate importanti per il futuro dell'impegno di pace del nostro paese. Dopo dieci anni d'intenso impegno che ha unito centinaia di migliaia di persone e organizzazioni vogliamo incontrarci per riflettere seriamente su un cammino che si sta facendo ogni giorno piu' difficile ed esigente. La complessita' dei problemi della pace ci ha spinto ad estendere la rete della Tavola della pace unendo esperienze, idee, punti di vista e percorsi diversi: solo il loro intreccio puo' fornire le risposte migliori. Ad Assisi vogliamo innanzitutto riscoprire le radici e riconfermare le ragioni del comune impegno di pace. Di particolare rilievo sara' anche il confronto con i segretari nazionali dei partiti (sono stati invitati tutti) sui programmi di politica internazionale e di sicurezza. Dopo l'incontro di Perugia con il prof. Romano Prodi dello scorso 8 settembre, vogliamo sollecitare nuovamente tutte le forze politiche a precisare i propri impegni concreti per la pace e la giustizia. Il programma dei lavori ci consentira' inoltre di definire insieme il nuovo programma comune di attivita' per il 2006 e 2007. Per queste ragioni vi invitiamo a partecipare. Le vostre idee, le vostre proposte e le vostre esperienze possono fare la differenza. Nella speranza d'incontrarci ad Assisi, vi inviamo fin d'ora i nostri migliori auguri di buon Natale e di buone feste. * Per adesioni e informazioni rivolgersi a: Tavola della pace, via della viola 1, 06100 Perugia, tel. 0755736890, fax: 075/5739337, e-mail: segreteria at perlapace.it, sito: www.tavoladellapace.it 10. RILETTURE. TZVETAN TODOROV: ELOGE DU QUOTIDIEN Tzvetan Todorov, Eloge du quotidien. Essai sur la peinture hollandaise du XVII siecle, Adam Biro 1993, Seuil, Paris 1997, 2001, pp. 176, euro 10. Con l'acutezza, l'umanita' e l'impegno nonviolento che gli sono propri, Todorov legge i capolavori della pittura olandese del Seicento che assumendo ad oggetto la vita quotidiana riconoscono e celebrano la dignita' umana nella plenitudine e nella semplicita' del suo darsi in ciascuno, come forse solo Saba seppe dire in parole. 11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 12. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1138 dell'8 dicembre 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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