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La nonviolenza e' in cammino. 1137
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1137
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 7 Dec 2005 00:26:34 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1137 del 7 dicembre 2005 Sommario di questo numero: 1. Nanni Salio: Disobbedienza civile, resistenza e difesa popolare nonviolenta: la lezione della Valle di Susa 2. Enrico Peyretti: Vergogna e rivelazione 3. Cento letture per un accostamento alla pace 4. Vandana Shiva: Poverta' 5. Mao Valpiana ricorda John Lennon, il menestrello della nonviolenza 6. Daphne Muse: Nonne 7. Il "Cos in rete" di dicembre 8. L'agenda "Giorni nonviolenti" 2006 9. Letture: Adriano Mariani, Do per cibo il verde dell'erba 10. Riedizioni: Virginia Woolf, Romanzi 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento 12. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. NANNI SALIO: DISOBBEDIENZA CIVILE, RESISTENZA E DIFESA POPOLARE NONVIOLENTA: LA LEZIONE DELLA VALLE DI SUSA [Ringraziamo Nanni Salio (per contatti: info at cssr-pas.org) per questo intervento. Giovanni (Nanni) Salio, torinese, nato nel 1943, ricercatore nella facolta' di Fisica dell'Universita' di Torino, segretario dell'Ipri (Italian Peace Research Institute), si occupa da alcuni decenni di ricerca, educazione e azione per la pace, ed e' tra le voci piu' autorevoli della cultura nonviolenta in Italia; e' il fondatore e presidente del Centro studi "Domenico Sereno Regis", dotato di ricca biblioteca ed emeroteca specializzate su pace, ambiente, sviluppo (sede: via Garibaldi 13, 10122 Torino, tel. 011532824 - 011549005, fax: 0115158000, e-mail: regis at arpnet.it, sito: www.cssr-pas.org). Opere di Giovanni Salio: Difesa armata o difesa popolare nonviolenta?, Movimento Nonviolento, II edizione riveduta, Perugia 1983; Ipri (a cura di Giovanni Salio), Se vuoi la pace educa alla pace, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1983; con Antonino Drago, Scienza e guerra: i fisici contro la guerra nucleare, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1984; Le centrali nucleari e la bomba, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1984; Progetto di educazione alla pace, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1985-1991; Ipri (introduzione e cura di Giovanni Salio), I movimenti per la pace, vol. I. Le ragioni e il futuro, vol. II. Gli attori principali, vol. III. Una prospettiva mondiale, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1986-1989; Le guerre del Golfo e le ragioni della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1991; con altri, Domenico Sereno Regis, Satyagraha, Torino 1994; Il potere della nonviolenza: dal crollo del muro di Berlino al nuovo disordine mondiale, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1995; Elementi di economia nonviolenta, Movimento Nonviolento, Verona 2001; con D. Filippone, G. Martignetti, S. Procopio, Internet per l'ambiente, Utet, Torino 2001] Non e' col senno di poi, ne' con la saccenza del grillo parlante, ma con molta umilta' e tanta partecipazione che propongo queste riflessioni sulla vicenda della lotta che, da quindici anni, vede impegnata la popolazione della Valle di Susa nel contrastare il progetto Tav/Tac, piu' volte rimaneggiato, tanto che si potrebbe dire che nessuno sa esattamente in cosa consiste. E' stata una lotta che per molti anni e' passata quasi inosservata, se non nei momenti piu' drammatici, come il suicidio di due giovani, ed e' stata guidata saggiamente da leader che hanno saputo rendere egemonica, sinora, la linea della resistenza civile nonviolenta assunta con grande spontaneita' dall'intera popolazione: uomini e donne, grandi e piccini. Il primo accostamento che viene in mente e' quello tra questa lotta e quella delle popolazioni che, in India, si sono opposte ai megaprogetti idroelettrici nella valle del fiume Narmada, che hanno coinvolto milioni di persone. Stessa arroganza da parte delle istituzioni, dei centri di potere economici, locali e internazionali, stessa retorica sul progresso e lo sviluppo, stessa violenza gratuita sulle popolazioni. Ma la riflessione che voglio proporre riguarda anche il modo con cui continuare la lotta, entrata in questi giorni nel vivo dello scontro e tutt'altro che conclusa. Si puo' vedere l'irruzione della polizia come uno dei tanti esempi della violenza di stato, istituzionale, esercitata nel corso di lotte nonviolente (da Gandhi a Martin Luther King a Nelson Mandela) che possono innescare il fenomeno del ju-jitsu politico, del boomerang nei confronti di coloro che usano questa violenza. Il primo effetto di queste cariche poliziesche e' stato l'allargamento della solidarieta' a un gran numero di comitati cittadini, gruppi di base, associazioni e a qualche forza politica, da Torino a Milano, dalle Alpi alla Sicilia. E' un buon segno, ma occorre far crescere ancora questa solidarieta' perche' si trasformi in forza politica. Al momento il conflitto e' fortemente squilibrato, sebbene l'irruzione di parti esterne a sostegno dei valsusini lo stia riequilibrando. Bisogna pero' ricordare che la lotta nonviolenta non e' una semplice passeggiata, una marcia buona per tutte le occasioni, un happening: comporta un prezzo da pagare in termini di sofferenza. Questo prezzo, per il momento, e' prevalentemente, quasi esclusivamente, a carico delle popolazioni che stanno opponendo una disobbedienza civile nonviolenta, una resistenza allo strapotere di istituzioni guidate da uomini e donne che nei centri di potere in cui si sono insediati credono di poter imporre la loro volonta' senza tener minimamente conto delle ragioni degli altri, con una notevole protervia e arroganza, comune purtroppo a molte altre lotte del passato. La resistenza deve continuare in modo coerentemente nonviolento e creativo, allargando man mano la capacita' di comunicazione con tutti gli attori coinvolti. Non e' facile, ma e' possibile, lo e' stato in passato, in situazioni ben piu' difficili, lo e' anche in questa occasione. La scelta della violenza e' desiderata da chi sta al potere e verra' probabilmente provocata ad arte, come e' avvenuto a Genova nel 2001 e tante altre volte, con effetti disastrosi. La vostra rabbia, il vostro dolore, la vostra sofferenza, vanno canalizzati in una forza positiva che susciti empatia sia in chi e' ancora indifferente, sia in coloro che vi hanno duramente picchiati. * Qualcuno potra' pensare che e' facile dare consigli e/o lezioni, standosene lontano dal teatro di lotta. Non e' questa l'intenzione. Cari valsusini, state lottando non solo per voi, non solo per i vostri figli e nipoti, ma per noi tutti. Se anche molti di noi non possono partecipare attivamente al vostro fianco, sappiate che vi sosteniamo da lontano con un'azione che puo' contribuire al successo, proprio perche' mira all'allargamento della base di sostegno delle parti esterne, fondamentale per la riuscita della lotta. Forse non vi rendete conto di quanto siano toccanti le immagini che ci hanno raggiunto, delle violenze che avete ingiustamente subito, della dignitosa resistenza e protesta di cittadini e cittadine di ogni ceto e di ogni eta'. Sappiate anche che la vostra resistenza nonviolenta, che vi invitiamo calorosamente e proseguire, come avete saputo fare finora, con creativita', ironia e determinazione, e' un insegnamento per noi tutti e tutte, nel presente e nel prossimo futuro, che purtroppo e' destinato a vedere molte altre situazioni analoghe fino a che questo insensato e insostenibile modello di crescita illimitata che ci sta portando al fallimento e alla distruzione non venga modificato in profondita'. Il vostro e' un esempio specifico di cosa intendiamo per difesa popolare nonviolenta e non ci deve stupire che metta in luce difficolta' e contraddizioni, frutto anche di colpevoli ritardi. Non sara' facile dialogare con chi la pensa diversamente, ma e' indispensabile farlo e noi stiamo cercando di attivare ogni canale di comunicazione. Nei prossimi giorni e nelle prossime settimane ci saranno importanti iniziative e appuntamenti anche a Torino, che consentiranno di rendere piu' visibile la vostra lotta. Cosi' come si e' fatto con le bandiere della pace, per contrastare la guerra in Iraq, faremo altrettanto con le bandiere "No Tav" che mi auguro comincino a comparire piu' numerose dai balconi a Torino, in Piemonte e ovunque si sviluppi la solidarieta' nei vostri confronti. Sappiamo anche che la vostra non e' solo una lotta "contro", ne' tantomeno localista. Avete sviluppato e proposto valide alternative, quelle che Gandhi chiamava "programma costruttivo". Non tutti ne sono al corrente. Dobbiamo raccogliere altri contributi e rendere questo progetto ancora piu' preciso, coinvolgente e partecipato, sino a convincere persino coloro che oggi sono indifferenti, sordi o addirittura ostili. E' quanto chiediamo alle controparti politiche, locali e nazionali: fate un passo indietro, accettate di dialogare serenamente, costruttivamente e con autentica competenza. Sara' di beneficio per tutti quanti, perche' esistono alternative. Se qualche volta siete presi da sconforto e disperazione, se non vedete via d'uscita da questo tunnel, al tempo stesso metaforico e reale, ricordatevi di coloro che prima di voi e di noi hanno saputo lottare con metodi nonviolenti: il loro successo e' giunto nei momenti piu' insperati. Continueremo a lottare, perche' questa e' la cosa giusta; grideremo la verita' al potere, perche' in realta' il re e' nudo; non vi lasceremo soli, perche' come ci hanno insegnato don Milani e Aldo Capitini questa lotta ci riguarda. 2. EDITORIALE. ENRICO PEYRETTI: VERGOGNA E RIVELAZIONE [Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per questo intervento. Enrico Peyretti (1935) e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu' volte riproposta anche su questo foglio, da ultimo nei fascicoli 1093-1094; vari suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario] Il modo con cui, nella notte sul 6 dicembre, le forze dell'ordine hanno assalito con violento accanimento il presidio di poche centinaia di valsusini sul luogo dei cantieri del Tav, e' vergognoso e rivelatore. Come per Genova 2001, un giorno lontano sara' pure resa una difficile giustizia. I resistenti valsusini avevano fino al giorno prima rifocillato e trattato con gentilezza i poliziotti. La resistenza all'avvio dei lavori, condivisa da tutti gli amministratori locali e da tutta la popolazione, con crescente solidarieta' esterna, e' stata una perfetta resistenza nonviolenta. Il progetto - da molti anni contestato da scienziati e tecnici competenti e qualificati, con molti argomenti economici, funzionali, ambientali, tecnici, previsionali, di interesse generale e non solo locale - si rivela essere in realta' piu' utile alla mafia delle "grandi opere" che al vero bene pubblico. Si deve ritenere, a questo punto, che questa mafia si imponga anche sugli amministratori e i governanti esterni alla valle, sulla gran parte degli informatori, e quindi sull'opinione generale meno provveduta. In questi anni, chi, partendo da interesse e simpatia per il Tav, si e' meglio informato, ha cambiato opinione. Si vuol fare apparire come ecologica (via i tir dalle strade) un'opera devastante e pericolosa, che non ha certezza di mettere, tra 15 o 20 anni, i tir sui treni, se non ci sara' una ristrutturazione generale, e non locale, della tecnica e politica dei trasporti. Miglioramenti piu' semplici e diffusi su tutta la rete - p. es. nuovi binari riservati ai merci su grandi distanze, anziche' all'alta velocita', che sul denso territorio italiano non puo' essere alta - sarebbero assai piu' efficaci ai fini ecologici e funzionali. L'opposizione a questa opera, come al ponte di Messina, e a simili esibizioni spregiudicatamente speculative, ad alta corruzione, continuera' nella maturazione culturale e politica dell'opinione generale, negli anni, senza resa, per la giusta politica del territorio, entro una cultura del limite e non del folle sviluppismo infinito, in questo mondo finito, che sta toccando il suo limite. 3. MATERIALI. CENTO LETTURE PER UN ACCOSTAMENTO ALLA PACE [La seguente bibliografia e' stata predisposta per il quinto annuario geopolitico della pace di imminente pubblicazione: Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace, Oltre la guerra. Annuario geopolitico della pace 2005, Milano, Altreconomia - Terre di Mezzo, Milano 2005, pp. 286, euro 18. Per richieste alla casa editrice: Altreconomia - Terre di Mezzo, tel. 0248953031, e-mail: segreteria at altreconomia.it] Premessa Una bibliografia del genere e' possibile solo come esercizio di ironia o testimonianza di disperazione. Ho privilegiato testi leggibili e facilmente reperibili, ho rinunciato a molti amori e molte ovvieta' (altre sono restate, chiedo venia), ho diviso in cinque blocchi di venti libri, solitamente segnalando una sola opera per autore o autrice, con qualche inevitabile eccezione. Lacune, ingenuita' ed astuzie di questa proposta credo siano cosi' evidenti che non mette conto parlarne. Vale forse la pena di aggiungere questo: che e' opinione di chi scrive queste righe che non si dia ormai piu' possibilita' di impegno per la pace se non si fa la scelta della nonviolenza. 1. Radici - Aristofane, Lisistrata - Epicuro - Eraclito - Eschilo, tutte le tragedie - Euripide, tutte le tragedie - Giobbe - Giona - Iliade - Inni omerici - Lisia, Contro Eratostene - Lucrezio - Odissea - Platone, Apologia di Socrate; Critone - Qohelet - Saffo - Sofocle, tutte le tragedie - Stoici antichi, Tutti i frammenti - Tao Te Ching - Tucidide - i Vangeli * 2. Passato remoto - Martin Buber, I racconti dei Chassidim - Pedro Calderon de la Barca, La vita e' sogno - Miguel de Cervantes, Don Chisciotte - Denis Diderot, Il nipote di Rameau - Fedor Dostoevskij, tutti i romanzi; Ricordi della casa dei morti - Ludwig Feuerbach, Principi della filosofia dell'avvenire; L'essenza del cristianesimo; L'essenza della religione - Fonti francescane - Eduardo Galeano, Memoria del fuoco - Victor Hugo, I miserabili - Karl Kraus, Gli ultimi giorni dell'umanita' - Bartolome' de Las Casas, Brevissima relazione della distruzione delle Indie - Lazarillo de Tormes - Lope de Vega, Fuenteovejuna - Lu Hsun, tutti i racconti - Herman Melville, Moby Dick; Benito Cereno - Moliere, Tartufo - Thomas More, Utopia - Blaise Pascal, Lettere provinciali - William Shakespeare, Riccardo III; Amleto; Otello; Re Lear; Macbeth - Robert Louis Stevenson, Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr Hyde * 3. Passato prossimo - Jose' Maria Arguedas, La volpe di sopra e la volpe di sotto - Bertolt Brecht, L'eccezione e la regola; Poesie di Svendborg - Albert Camus, La peste; L'uomo in rivolta - Elias Canetti, Massa e potere - Hans Magnus Enzensberger, La breve estate dell'anarchia - Frantz Fanon, I dannati della terra - Anne Frank, Diario - Erving Goffman, Asylums - Bianca Guidetti Serra, Compagne - Robert Jungk, Gli apprendisti stregoni - Stanislaw Lem, Solaris - Lettere dei condannati a morte della Resistenza europea - Primo Levi, Se questo e' un uomo; I sommersi e i salvati - George Orwell, Omaggio alla Catalogna; 1984 - Nuto Revelli, tutte le opere - Jean-Paul Sartre, Le mani sporche - Mary Shelley, Frankenstein, ovvero il Prometeo moderno - Ignazio Silone, Fontamara - Aleksandr Solzenicyn, Arcipelago Gulag - Vercors, Il silenzio del mare * 4. Presente anteriore - Guenther Anders, L'uomo e' antiquato; Essere o non essere; Noi figli di Eichmann - Ernesto Balducci, L'uomo planetario; La terra del tramonto - Franco Basaglia, Scritti - Ernesto De Martino, La fine del mondo - Erich Fromm, Anatomia della distruttivita' umana - Umberto Galimberti, Psiche e techne - Mohandas K. Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza - Luce Irigaray, Speculum - Hans Jonas, Il principio responsabilita' - Franz Kafka, tutte le opere - Krisztof Kieslowski, Krisztof Piesiewicz, Decalogo - Emmanuel Levinas, Totalita' e infinito - Rosa Luxemburg, Scritti scelti; Scritti politici - Nelson Mandela, Lungo cammino verso la liberta' - Edoarda Masi, Cento trame di capolavori della letteratura cinese - Gianni Rodari, Grammatica della fantasia - Umberto Santino, Storia del movimento antimafia - Renate Siebert, Le donne, la mafia; La mafia, la morte e il ricordo - George Steiner, Le Antigoni - Tzvetan Todorov, La conquista dell'America; Di fronte all'estremo; Memoria del male, tentazione del bene * 5. I compiti dell'ora - Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo; La banalita' del male; Vita activa - Simone de Beauvoir, Il secondo sesso; l'opera memorialistica - Margarete Buber-Neumann, Prigioniera di Stalin e Hitler; Milena, l'amica di Kafka - Cultura escrita y educacion. Conversaciones con Emilia Ferreiro - Emily Dickinson, Poesie - Assia Djebar, Donne d'Algeri nei loro appartamenti; Lontano da Medina; La donna senza sepoltura - Germaine Greer, L'eunuco femmina; La donna intera - Etty Hillesum, Diario; Lettere - Ursula K. Le Guin, La mano sinistra delle tenebre; I reietti dell'altro pianeta - Rigoberta Menchu' (con Elisabeth Burgos), Mi chiamo Rigoberta Menchu' - Fatema Mernissi, Islam e democrazia - Franca Ongaro Basaglia, Salute/malattia; Una voce - Daniela Padoan, Le pazze. Un incontro con le Madri di Plaza de Mayo - Adrienne Rich, Nato di donna - Marthe Robert, L'antico e il nuovo - Vandana Shiva, tutte le opere - Silvia Vegetti Finzi, Il bambino della notte; (a cura di), Psicoanalisi al femminile; Volere un figlio - Simone Weil, Quaderni - Christa Wolf, Cassandra; Medea. Voci - Virginia Woolf, Una stanza tutta per se'; Le tre ghinee 4. RIFLESSIONE. VANDANA SHIVA: POVERTA' [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente articolo di Vandana Shiva apparso su "Ode Magazine" del 28 novembre 2005. Vandana Shiva, scienziata e filosofa indiana, direttrice di importanti istituti di ricerca e docente nelle istituzioni universitarie delle Nazioni Unite, impegnata non solo come studiosa ma anche come militante nella difesa dell'ambiente e delle culture native, e' oggi tra i principali punti di riferimento dei movimenti ecologisti, femministi, di liberazione dei popoli, di opposizione a modelli di sviluppo oppressivi e distruttivi, e di denuncia di operazioni e programmi scientifico-industriali dagli esiti pericolosissimi. Tra le opere di Vandana Shiva: Sopravvivere allo sviluppo, Isedi, Torino 1990; Monocolture della mente, Bollati Boringhieri, Torino 1995; Biopirateria, Cuen, Napoli 1999, 2001; Vacche sacre e mucche pazze, DeriveApprodi, Roma 2001; Terra madre, Utet, Torino 2002 (edizione riveduta di Sopravvivere allo sviluppo); Il mondo sotto brevetto, Feltrinelli, Milano 2002. Le guerre dell'acqua, Feltrinelli, Milano 2003] Dal cantante rock Bob Geldof al politico inglese Gordon Brown, il mondo sembra improvvisamente pieno di persone dall'alto profilo che fanno piani per mettere fine alla poverta'. Jeffrey Sachs, tuttavia, non e' semplicemente una persona che vuol fare del bene, ma uno dei principali economisti mondiali, alla testa dell'Earth Institute e responsabile di un progetto Onu per promuovere un rapido sviluppo. Percio', quando ha lanciato il suo libro La fine della poverta', la gente ovunque ne ha preso nota. La rivista "Time" ha persino dedicato ad esso la copertina. Ma c'e' un problema con le prescrizioni di Sachs per porre fine alla poverta'. In effetti lui non riesce a capire da dove la poverta' venga. Sembra guardare ad essa come al peccato originale. "Poche generazioni fa, praticamente chiunque era un povero", scrive, e poi aggiunge: "La rivoluzione industriale guido' a nuove ricchezze, ma gran arte del mondo fu lasciata indietro". Questa storia della poverta' e' totalmente falsa. I poveri non sono coloro che sono stati "lasciati indietro", sono coloro che sono stati derubati. La ricchezza accumulata dall'Europa e dal Nord America e' largamente basata sulle ricchezze prese all'Asia, allí'Africa ed all'America Latina. Senza la distruzione della ricca industria tessile dell'India, senza il controllo del commercio di spezie, senza il genocidio delle tribu' native americane, senza la schiavitu' africana, la rivoluzione industriale non avrebbe dato gli stessi risultati di benessere per l'Europa ed il Nord America. E' stata questa appropriazione violenta delle risorse e dei mercati del Terzo Mondo che ha creato ricchezza al Nord e poverta' al Sud. Due dei grandi miti economici del nostro tempo permettono alle persone di negare questo stretto collegamento e di diffondere interpretazioni scorrette di cosa sia la poverta'. In primo luogo, per la distruzione della natura e della capacita' delle persone di aver cura di se stesse il biasimo non cade sulla crescita industriale e sul colonialismo economico, ma sugli stessi poveri. La malattia viene offerta come cura: piu' crescita economica, in modo da risolvere gli stessi problemi di poverta' e di declino ecologico a cui essa stessa ha dato inizio. Questo e' il messaggio che sta al cuore dell'analisi di Sachs. Il secondo mito e' l'assunto per cui se tu consumi cio' che produci, non stai veramente producendo, almeno non economicamente parlando. Se io mi coltivo il cibo che mangio, e non lo vendo, allora esso non contribuisce al Pil e percio' non contribuisce ad andare verso la "crescita". Le persone vengono percepite come "povere" se mangiano il cibo che hanno coltivato anziche' il cibo malsano distribuito dall'agribusiness globale. Sono visti come poveri se vivono in case che si sono costruiti da soli, con materiali ben adattati ecologicamente come il bambu' ed il fango anziche' in blocchi di cemento. Sono visti come poveri se indossano abiti prodotti con fibre naturali anziche' sintetiche. Queste esistenze sostenibili, che il ricco Occidente percepisce come poverta', non si accoppiano necessariamente ad una bassa qualita' della vita. Al contrario, per la loro stessa natura di economie basate sul sostentamento assicurano un'alta qualita' della vita, se questa viene misurata in termini di accesso a cibo sano ed acqua, identita' sociale e culturale robusta e percezione di un senso nell'essere vivi. Poiche' questi poveri non condividono i cosiddetti benefici della crescita economica, vengono rappresentati come "lasciati indietro". * La falsa distinzione tra i fattori che creano l'accumulo e quelli che creano poverta' e' al centro dell'analisi di Sachs. E per questo motivo le sue prescrizioni aggraveranno e renderanno peggiore la poverta', invece di porvi fine. I moderni concetti di sviluppo economico, che Sachs vede come la cura per la poverta', sono stati presenti solo in un'esigua porzione della storia umana. Per secoli, i principi del sostentamento hanno permesso alle societa', sull'intero pianeta, di sopravvivere ed anche di prosperare. In queste societa' i limiti presenti in natura venivano rispettati, e guidavano i limiti del consumo umano. Quando la relazione della societa' con la natura e' basata sul sostentamento, la natura esiste come forma di bene comune. Viene ridefinita come "risorsa" solo quando il profitto diviene il principio organizzativo della societa' e produce l'imperativo finanziario allo sviluppo ed alla distruzione di queste risorse per il mercato. Sebbene in molti scegliamo di dimenticarlo o di negarlo, tutti i popoli in tutte le societa' dipendono ancora dalla natura. Senza acqua pulita, suoli fertili e diversita' genetica, la sopravvivenza umana non e' possibile. Oggi lo sviluppo economico sta distruggendo questi che un tempo erano beni comuni, dando come risultato una contraddizione: lo sviluppo depriva le stesse persone che professa di aiutare della loro terra e dei loro tradizionali sistemi di sostentamento, forzandole a sopravvivere in un mondo naturale sempre piu' impoverito. * Un sistema come il modello di crescita economica che conosciamo oggi, crea miliardi di miliardi di dollari di profitti per le corporazioni, mentre condanna milioni di persone alla poverta'. La poverta' non e', come Sachs suggerisce, uno stato iniziale del progresso umano da cui dobbiamo fuggire. E' lo stato finale in cui le persone cadono quando uno sviluppo unilaterale distrugge i sistemi ecologici e sociali che hanno mantenuto la vita, la salute ed il nutrimento dei popoli e del pianeta per ere. La realta' e' che le persone non muoiono per mancanza di soldi. Muoiono per mancanza di accesso alla ricchezza dei beni comuni. Qui, di nuovo, Sachs si sbaglia quando dice: "In un mondo di abbondanza, un miliardo di persone sono cosi' povere che le loro vite sono in pericolo". I popoli indigeni dell'Amazzonia, le comunita' montane dell'Himalaya, i contadini ovunque le loro terre non siano state espropriate e la cui acqua e biodiversita' non sia stata distrutta dall'industria agricola creatrice di debito, sono ecologicamente ricchi, sebbene guadagnino meno di un dollaro al giorno. Dall'altro lato, la gente e' povera quando deve comprare le proprie necessita' di base a prezzi alti, senza riguardo per quale sia il loro introito. Prendete il caso dell'India. Poiche' il cibo e le fibre a basso costo sono state estromesse dal mercato dalle nazioni sviluppate e dall'indebolimento delle leggi di protezione sul commercio compiuto dal governo, i prezzi dei prodotti agricoli in India stanno crollando, il che significa che ogni anno i contadini del paese perdono 26 miliardi di dollari. Impossibilitati a sopravvivere in queste nuove condizioni economiche, molti contadini ora sono colpiti dalla poverta' e migliaia di essi si suicidano ogni anno. Ovunque nel mondo l'acqua potabile viene privatizzata, cosi' che le corporazioni economiche possono ricavare un profitto astronomico vendendo ai poveri una risorsa essenziale, che un tempo era gratuita. E i 50 miliardi di dollari di "aiuti" che dal Nord vengono al Sud, sono solo la decima parte dei 500 miliardi di dollari che sono stati succhiati nell'altra direzione, grazie agli ingiusti meccanismi imposti all'economia globale dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale. Se siamo seri, quando diciamo di voler mettere fine alla poverta', allora dobbiamo mettere fine ai sistemi che creano la poverta' derubando i poveri dei loro beni comuni, dei loro stili di vita e dei loro guadagni. Prima di poter far diventare la poverta' storia, dobbiamo considerare correttamente la storia della poverta'. Il punto non e' quanto le nazioni ricche possono dare, il punto e' quanto meno possono prendere. 5. MEMORIA. MAO VALPIANA RICORDA JOHN LENNON, IL MENESTRELLO DELLA NONVIOLENZA [Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: mao at sis.it, e anche presso la redazione di "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento. Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato di coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nello scorso mese di giugno ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 di questo notiziario] E' morto l'8 dicembre di venticinque anni fa, ammazzato con cinque colpi di pistola. Un fan squilibrato, si e' detto. L'inchiesta venne chiusa troppo in fretta, ma molti pensano ancora che dietro all'assassinio ci sia stato un complotto dei servizi segreti per eliminare un leader scomodo. Al suo funerale c'era una folla incontenibile, avvolta nella sensazione che il sogno era davvero finito. Lo sparo di un "folle" e un funerale imponente: proprio com'era accaduto per il mahatma Gandhi, Martin Luther King e poi per John e Bob Kennedy. John Lennon, come si sa, era di Liverpool, ma dopo l'unione con Yoko Ono e la separazione dai Beatles volle trasferirsi a New York, citta' che amava moltissimo, nella quale si trovava a proprio agio "per il modo di vivere e di pensare". Negli Stati Uniti John aveva molti amici, e venne subito introdotto negli ambienti intellettuali e radicali americani. Partecipava anche alla vita politica del paese, coinvolgendosi in manifestazioni, concerti, iniziative pubbliche. Il governo non gradiva quella presenza, troppo visibile, troppo chiassosa, troppo scomoda. La Cia inizio' a raccogliere un dossier su Lennon, per documentare le prove di un presunto antiamericanismo dell'ex beatle. Lennon fece dichiarazioni contro la guerra del Viet Nam, contro l'industria bellica, le spese militari, la politica imperialista, partecipo' attivamente al movimento per la pace, anche con sostanziosi finanziamenti. Fu in quel periodo che compose "Power to the people". Per fare gli auguri di Natale fece riempire le citta' americane e le principali capitali del mondo di manifesti con la scritta "War is over" ("la guerra e' finita - se tu lo vuoi", firmati "con amore, John e Yoko, da NY"). A tutti i capi di Stato invio' una ghianda, dicendo loro di piantarla e guardare crescere la quercia, anziche' dichiarare una guerra. Insieme a Yoko compro' intere pagine dei giornali americani per pubblicare i loro pensieri pacifisti. Quando le autorita' gli negarono il visto per il permesso di soggiorno, fra il signor Lennon e il governo Usa inizio' una lunga battaglia legale. Nixon stesso diede l'ordine di allontanarlo: era un "indesiderato". Durante la campagna elettorale in ogni angolo d'America dove c'era una manifestazione del partito repubblicano con Nixon, la' John organizzava un concerto rock di protesta contro la guerra. Alla fine vinse John. Riusci' a stabilirsi definitivamente a New York, fece un figlio con Yoko, e si dedico' a tempo pieno alla paternita' nella citta' che amava. Riconciliato con se stesso e con gli States regalo' al mondo intero "Imagine", il manifesto della nonviolenza. Poi, l'assassinio. Ma la parte migliore d'America ha accolto Lennon come un proprio figlio, dedicandogli dopo la sua morte quell'angolo di Central Park dove egli andava sempre a passeggiare con il suo bambino, come un americano qualunque. * Affiancare il nome di John Lennon a grandi leader spirituali e politici puo' suonare come una provocazione. Ma quando si parla del mito di Lennon, non lo si fa per celebrarne le virtu' personali: di Lennon amiamo la musica, la poesia, il suo essere personaggio pubblico e la sua vita contraddittoria, che ce lo fa sentire simile a tutti noi. Non ha mai nascosto la sua fragilita', arrivando persino a scrivere quel capolavoro che e' "Help!", un grido d'aiuto personale lanciato proprio ai suoi stessi fans. Di Lennon ci importa l'influenza positiva che ha avuto su tante generazioni di giovani. Nel mito Lennon un posto d'onore spetta al famoso bed-in (una settimana in un letto d'albergo ad Amsterdam, lui e Yoko, a rilasciare interviste a giornali di tutto il mondo sul tema della pace e contro le guerre). Fu in quell'occasione che Lennon compose e registro' in diretta "Give peace a chance", l'inno del movimento pacifista mondiale cantato poi dai giovani studenti democratici di piazza Tien an men a Pechino, dai dissidenti che abbattevano il muro di Berlino, dai sostenitori di Mandela, dai veterani del Vietnam che restituirono le medaglie. I giovani russi al tempo del crollo dell'Unione Sovietica, raccontavano come furono le canzoni dei Beatles, e in particolare la pacifista "Revolution", ascoltate clandestinamente alle radio occidentali, ad incrinare la loro fede nel regime. Lennon fu l'unico baronetto a restituire il titolo alla regina per protestare contro il coinvolgimento dell'Inghilterra nel commercio mondiale delle armi. Il Lennon quarantenne aveva idee molto chiare sulla nonviolenza: "La mia filosofia di vita e' piuttosto semplice: pace, nonviolenza, e tutto in armonia con il resto del mondo. E' ovvio che in tutti noi c'e' della violenza, pero' si deve essere capaci di incanalarla o di gestirla in qualche modo. D'altra parte bisogna essere consapevoli che o ci si impegna per vivere in un mondo di pace, oppure si e' destinati a morire in un mondo in guerra. Noi dobbiamo avere speranza mantenendola viva fra di noi. Io ho grandi speranze per il futuro". Si e' detto che dei quattro Beatles, John era il piu' geniale. Ma questo non basta a spiegare il suo mito. Per capire Lennon bisogna scavare nella sua biografia: cresciuto senza padre e senza madre, affidato ad una zia, studente mediocre, negli anni '50 e' un tipico teddy boy attaccabrighe. Senza nemmeno accorgersene si trova catapultato nel precocissimo successo dei Beatles: soldi, droga, follie da rock star. Si sposa e ha un figlio di cui non si occupa, travolto dal tour mondiale. Poi, finalmente, l'amore per Yoko Ono, la voglia di distruggere la gabbia d'oro dei Beatles, le crisi esistenziali, l'uscita dalla droga, la nascita di un nuovo figlio, la rinuncia alla musica per fare il padre e il marito. La rinascita. Quello degli ultimi anni, e' un Lennon riconciliato con se stesso, con i Beatles e con il mondo: "Non sto piu' cercando niente. Le cose sono semplicemente cosi' come sono. Non rimpiango e non rinnego niente di quello che ho fatto, davvero, a parte forse aver ferito altre persone. I Beatles sono finiti, ma io voglio ancora bene a quei ragazzi... Ho sempre avuto l'idea della pace: si poteva gia' intuire dalle nostre prime canzoni. Ancor oggi il messaggio di fondo e' sempre lo stesso: Amore". Nell'ultimo periodo della sua vita, quasi profetizzando la fine prematura, Lennon si riconcilio' anche con Dio: "Ho sempre sospettato che ci fosse un Dio anche quando pensavo di essere ateo. Sono credente e mi sento pieno di compassione. Lui e' il potere supremo, Lui non e' ne' buono ne' cattivo, ne' bianco ne' nero: e' e basta. Non ho paura di morire. Sono preparato alla morte perche' non ci credo. Penso che sia solo uscire da un'auto per salire su un'altra". * A fare di John un personaggio "umano" (molti suoi fans, compreso chi scrive, lo consideravano un fratello maggiore) e' stata anche la sua ingenuita' e il suo facile entusiasmo: si imbatte' in molti ciarlatani, profittatori, cui lui dava fiducia e soldi, fino a che, dopo aver perso svariati miliardi, fu Yoko ad amministrare il capitale di famiglia mentre John torno' a fare solo l'artista. Ma cio' che forse ha contribuito maggiormente a creare il mito Lennon e' quel suo ritiro volontario dalla scena. Risolti con la psicanalisi i problemi di mancanza di affetto materno e paterno, trovato un rapporto equilibrato con Yoko, ha abbandonato musica e affari per dedicarsi a tempo pieno a fare il papa' casalingo del secondo amatissimo figlio, Sean. Una scelta che l'ha posto ancora una volta controcorrente, anticipatore di quella riscoperta dei valori domestici e degli affetti familiari che molti ora inseguono e che Lennon ha testimoniato nell'ultimo album, uscito postumo. Rileggendo oggi le sue dichiarazioni, che facevano tanto scalpore, si capisce quanto Lennon fosse avanti non solo come musicista, ma anche come intellettuale: "Per me vale ancora quello che ho scritto piu' di trent'anni fa in Revolution, quelle parole esprimono bene cio' che provo tutt'ora nei confronti della politica. Non contate su di me se di mezzo c'e' la violenza. Non aspettatevi che salga sulle barricate se non con un fiore. A cosa serve mettere le bombe a Wall Street? Se vuoi cambiare il sistema, cambia il sistema, non serve a niente ammazzare la gente. Se vuoi la pace non la otterrai mai con la violenza. L'unico sistema per assicurare una pace durevole e' cambiare la nostra mentalita': non c'e' altro metodo. I fini non giustificano i mezzi. La gente ha gia' il potere; tutto quello che noi dobbiamo fare e' prenderne coscienza. Alla fine accadra', deve accadere. Potrebbe essere adesso o fra cento anni, ma accadra'". Quello che resta non e' solo nelle canzoni, ma soprattutto nella sua immagine, nel suo volto con lo sguardo ora ironico ora malinconico, dal quale scaturiva l'energia dispensata a tante generazioni che attraverso la sua musica e le sue parole hanno trovato alimento per far crescere importanti movimenti culturali o politici. Per questo Lennon e' uno dei grandi personaggi del Novecento. Il menestrello della nonviolenza. 6. LETTERE. DAPHNE MUSE: NONNE [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente testo di Daphne Muse. Daphne Muse e' scrittrice ed insegnante al Mills College, Oakland, California; dall'inizio della guerra in Iraq intrattiene una corrispondenza, mediante lettere aperte, con le nonne irachene; il suo sito e' www.daphnemuse.com] Care nonne dell'Iraq, spero che le mie ultime lettere vi siano arrivate. Le ho affidate agli attivisti contro la guerra che le hanno portate nel vostro paese, ma anche molti giornali, siti web, e stazioni radio le hanno rese pubbliche. Come sapete, vi scrivo per condividere le speranze che insieme nutriamo per il futuro dei nostri nipoti. Vi scrivo anche perche' e' un modo per entrare in contatto con donne che ogni giorno fanno esperienza della distruzione delle loro vite e del loro paese, e sono in lutto per la perdita dei loro nipoti, i quali non possono piu' sognare un mondo futuro. Voi continuate ad apparire nei miei sogni e a tornarmi in mente, cosi' come i corpi sanguinanti dei vostri nipoti appaiono nei media di tutto il mondo che la mia famiglia legge, ascolta e guarda. Come molte altre nonne, che si chiamino nana, bubi o abuelita, io mi struggo dal desiderio che voi possiate tenere i vostri nipoti sul vostro petto caldo, e che loro possano udire il battito dei vostri cuori che desiderano per loro un vero futuro. La scorsa settimana, mentre guardavo il mio piccolo orto e l'albero di limone carico di frutti e baciato dal sole, mi chiedevo se riusciremo mai a prendere una tazza di te' insieme, a scambiarci le foto dei nostri nipoti e la storia di come il popolo iracheno ricostrui' il proprio paese e la propria cultura. Vorrei tanto celebrare con voi quel giorno in cui i vostri nipoti andranno tranquillamente a scuola, senza la minaccia di essere uccisi dalla bomba di un terrorista suicida o dal fuoco del personale militare di occupazione. Negli Usa, le preoccupazioni che abbiamo per i nostri nipoti sono che muoiano di una pallottola vagante, che vengano uccisi da un conducente d'auto ubriaco o che muoiano di fame. Piu' di 15 milioni di bambini statunitensi vanno a letto ogni notte avendo fame. Il nostro governo vuole che siano le donazioni caritatevoli a farsi carico di questo crescente problema, invece di lavorare per provvedere i lavori e i salari che sradicherebbero la poverta' e la fame nel nostro paese. Mentre queste cose stanno distruggendo parti del nostro paese, e' incalcolabile il numero dei vostri nipoti che sono stati uccisi, mutilati o sconvolti emotivamente dalla guerra. Siamo arrivati ad un punto in cui un numero sempre maggiore di voci chiede al governo di porre fine alla guerra e di riportare a casa le truppe. In milioni di noi non c'e' mai stato sostegno alla guerra, ed una delle prime voci a levarsi in questo senso e' stata quella della mia rappresentante al Congresso Barbara Lee. Mentre tutti gli altri votavano a favore della guerra, lei disse no. La sua voce ha echeggiato attraverso il paese ed attraverso il mondo. Ora molti altri dicono no. So che molti in Iraq hanno appena finito di celebrare il Ramadan e la festa di Eid al-Fitar. Quando crescevo, negli anni '40 e '50, il Natale era la festa piu' celebrata da noi. Ma visto che ero una scout, e che ho avuto due magnifiche insegnanti di storia alle elementari ed alle medie, sapevo che c'erano altre festivita' in giro per il mondo. Come risultato degli sforzi di molti per il riconoscimento delle diversita' culturali negli Usa, le feste musulmane stanno cominciando ad essere conosciute nel nostro paese, assieme ad altre quali kwanzaa, la festa del raccolto afroamericana, hannukah, festivita' ebraica, il solstizio d'inverno, rito di passaggio precristiano, la festa di Nostra Signora di Guadalupe, dalla tradizione messicana, tet, il nuovo anno lunare celebrato dai nostri cittadini di origine vietnamita, eccetera. Da piu' di trent'anni, regalo libri ai miei nipoti e a bambini in genere affinche' le loro menti e le loro anime vengano nutrite. Un libro che e' piaciuto molto e' "Il bibliotecario di Bassora. Una storia vera dall'Iraq", di Jeannette Winter, che racconta di come Alia Muhammad Baker rischio' la vita per mettere in salvo migliaia di libri. Durante questo periodo festivo invernale io raccolgo i miei limoni e preparo con essi una torta che condivido con gli amici ed i vicini di casa, ma durante i miei viaggi ho appreso a preparare piatti che voi conoscete bene, come l'abgushte adas (zuppa di lenticchie) e adoro i tamriah (pasticcini di datteri). Sogno una festa con voi, in cui condividere queste ricette deliziose, assieme al mio budino di yam o al mio stufato. Come scrittrice, continuo ad affidare la mia voce al vento, ma come direttrice dell'istituto per gli studi di genere al Mills College, posizione che ho acquisito di recente, potro' fare di piu'. Negli scorsi quarant'anni alcune donne irachene si sono diplomate alla nostra scuola e le mie colleghe insegnano storia e letteratura mediorientale nelle loro classi. La storia insegnera' a me, ai miei nipoti e ad altri nel nostro paese, le vicende delle irachene, donne meravigliose che hanno messo le loro vite in gioco per fermare la guerra nel loro paese. Molte di loro hanno nipotini e nipotine, che potrebbero diventare medici e scienziate, guide spirituali, presidenti, artiste ed archivisti, e la storia raccontera' le loro storie. Quando durante queste feste ci riuniremo, familiari ed amici, vicini e colleghi, vi terremo nei cuori e nelle menti, mentre continueremo a lavorare con rigoroso impegno per porre fine ad una guerra che non avrebbe mai dovuto esserci. Io capisco che la pace che invoco sul mondo intero deve cominciare nel mio cuore, e ogni giorno mi impegno perche' sia cosi'. Possano i sogni che coltivate per i vostri nipoti diventare realta' durante la vostra vita. 7. STRUMENTI. IL "COS IN RETE" DI DICEMBRE [Dall'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini (per contatti: l.mencaroni at libero.it) riceviamo e volentieri diffondiamo] Vi segnaliamo l'ultimo aggiornamento di dicembre 2005 del "C.O.S. in rete" nel sito: www.cosinrete.it Nello spirito del Centro di Orientamento Sociale di Capitini, le nostre e le vostre risposte e osservazioni a quello che scrive la stampa sui temi capitiniani: nonviolenza, difesa della pace, liberalsocialismo, partecipazione al potere di tutti, controllo dal basso, religione aperta, educazione aperta, antifascismo, tra cui: Premi Aldo Capitini; Mezzi e fini del controllo dal basso nelle imprese; I Vangeli e l'impegno sociale; Le violenze degli italiani; Un dibattito su don Milani; I miti della nonviolenza; Le nostre schiavitu'; I padroni del potere; L'altra faccia del liberalismo; Atei accademici; Controllo dal basso in agricoltura; Famiglia cristiana e no; Il controllo solitario; ecc. Piu' scritti di e su Capitini utili secondo noi alla riflessione attuale sugli stessi temi. Ricordiamo che sui temi capitiniani sopra citati la partecipazione al "C.O.S. in rete" e' libera e aperta a tutti mandando i contributi all'indirizzo e-mail: capitini at tiscali.it, come pure la discussione nel sito blog del C.O.S.: http://cos.splinder.com Ricordiamo che il sito con scritti di e su Aldo Capitini ha cambiato indirizzo in: www.aldocapitini.it 8. STRUMENTI. L'AGENDA "GIORNI NONVIOLENTI" 2006 "Giorni nonviolenti" e' il titolo dell'eccellente agenda realizzata dalle Edizioni Qualevita, che lungo il corso dell'intero anno accompagna le persone amiche della nonviolenza giorno dopo giorno offrendo loro materiali di riflessione, memorie grate, proposte di lavoro. Questa edizione 2006 ha come peculiare filo conduttore il tema della poverta'. Di tante pubblicazioni che l'editoria nonviolenta mette a disposizione delle persone di volonta' buona, l'agenda "Giorni nonviolenti" e' insieme una delle piu' umili e delle piu' preziose. La troviamo pressoche' indispensabile, e ci permettiamo di raccomandarla a tutte le persone amiche. Una copia costa 9,50 euro, per acquisti di piu' copie vi e' ovviamente una progressiva riduzione del prezzo unitario. Per richieste: Edizioni Qualevita, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. 3495843946, o anche 0864460006, e-mail: sudest at iol.it o anche qualevita3 at tele2.it, sito: www.peacelink.it/users/qualevita 9. LETTURE. ADRIANO MARIANI: DO PER CIBO IL VERDE DELL'ERBA Adriano Mariani, "Do per cibo il verde dell'erba" (Genesi I, 30). Il cristianesimo alla prova della condizione animale, "Quaderni Satyagraha" n. 8, Pisa 2005, pp. 176, euro 16. Come ottavo volume della bella rivista "Quaderni Satyagraha" diretta da Rocco Altieri (che del volume scrive la presentazione), viene pubblicato questo ampio saggio di Adriano Mariani sulla relazione tra umani e animali non umani, vegetarianesimo, nonviolenza e cristianesimo. L'autore e' docente di filosofia e autore di vari saggi di argomento leopardiano; tra le sue opere: Leopardi, nichilismo e cristianesimo, Studium, Roma 1997; Nella quarta di copertina il volume viene sinteticamente ma puntualmente presentato come segue: "uno studio dove il vegetarianesimo viene inteso come 'primo gradino' verso la costruzione di un pacifismo integrale, della persuasione interiore e dell'apertura a tutti gli esseri... discute, con ricchezza di riferimenti ad autori antichi e moderni, la questione cruciale dell'antropocentrismo biblico, prospettando nuove ricerche nella direzione di un'etica della nonviolenza". Per informazioni e contatti con la direzione e la redazione di "Quaderni Satyagraha": via Santa Cecilia 30, 56127 Pisa, tel. 050542573, e-mail: roccoaltieri at interfree.it, sito: pdpace.interfree.it Abbonamento annuo (due volumi): euro 30, da versare sul ccp 19254531, intestato a Centro Gandhi, via Santa Cecilia 30, 56127 Pisa, specificando nella causale "Abbonamento Quaderni Satyagraha". 10. RIEDIZIONI. VIRGINIA WOOLF: ROMANZI Virginia Woolf, Romanzi, Mondadori, Milano 1998, 2005, pp. XCVI + 1448, euro 12,90. In edizione ultraeconomica diffusa in edicola, nell'elegante veste della collana dei "Meridiani", la ristampa della bella raccolta dei principali romanzi di Virginia Woolf (La stanza di Jacob, La signora Dalloway, Al faro, Orlando, Le onde, Tra un atto e l'altro), sapientemente curata da Nadia Fusini. Un'edizione che vivamente raccomandiamo. 11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 12. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1137 del 7 dicembre 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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