La nonviolenza e' in cammino. 1110



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1110 del 10 novembre 2005

Sommario di questo numero:
1. Benito D'Ippolito: I fatti di Falluja
2. Lidia Maggi: Digiuno
3. Predrag Matvejevic: Andro' in prigione
4. Massimo Ortalli: Leggere l'anarchismo (parte seconda)
5. Edith Stein: Buio
6. Simone Weil: Camminando
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE.BENITO D'IPPOLITO: I FATTI DI FALLUJA

Questo sapevo gia', che a Falluja
stragi sono state commesse, stragi.
Poco m'interessa che gli assassini
dicano oggi di averle commesse
nel rispetto delle leggi e dei trattati.

Quali leggi, quali trattati?
Da quando e' legge l'omicidio, da quando
si contratta il macello di carne umana?

Chi sottoscrive con una stretta
di mano che altri venga trucidato?
Chi vende, a quale titolo, a quale
giusto prezzo nel libero mercato
la morte altrui? Chi
osa ancora dire che uccidere
e' cosa buona e giusta?

Di cosa stiamo discutendo, se una strage
e' piu' o meno gradevole, piu' o meno
conforme alle regole del gioco?
Ma quale gioco e' questo dalla lunga
coda di sangue, quale norma presiede
a questa catena di fiamme e di gelo
e di dolore che restera' nei secoli?

Dicono
che e' da vedere se a Falluja il macellaio
uso' armi da duello o da tonnara.
Per quelli per cui questo cambia qualcosa
solo pena profonda proviamo.
Una strage resta una strage.
E sempre agli assassini il servo ossequio
del lurco e dell'inetto e il cavillare
rende piu' facile continuare a uccidere.

Di cosa, dunque, stiamo discutendo?
Non e' gia' tutto chiaro cio' che e' vero?
Tutte le armi sono di sterminio.
Tutte le guerre sono terroriste.
Tutti gli eserciti abolire occorre.

2. RIFLESSIONE. LIDIA MAGGI: DIGIUNO
[Ringraziamo Lidia Maggi (per contatti: lidia.maggi at ucebi.it) per questo
intervento. Lidia Maggi e' pastora battista, teologa, saggista, responsabile
per le attivita' per i diritti umani per la Federazione delle chiese
evangeliche, fortemente impegnata nel dialogo interreligioso]

"Perche' noi non abbiamo potuto scacciare lo spirito sordo e muto dal
ragazzo?"  Gesu' rispose loro: "Questa specie di spiriti non si puo'
scacciare in altro modo, se non con la preghiera e il digiuno" (Marco 9,
28-29)

Che non siamo in grado di scacciare i demoni e' cosa risaputa. Prima di noi
i discepoli stessi hanno fallito e si sono interrogati sulla loro impotenza.
E noi non siamo migliori dei nostri padri.
Oggi, tuttavia, sperimentiamo una discontinuita' rispetto ai discepoli: non
solo non sappiamo scacciare gli spiriti sordi e muti, ma rischiamo a nostra
volta di evocarli. Diamo forza ed energia allo spirito della fobia ogni
volta che non diciamo parole chiare, accompagnate da gesti forti, per
contrastare quel clima culturale che, alimentato dai pregiudizi e dal
disprezzo, trasforma l'altro, lo straniero, il musulmano, nel nemico da
combattere.
Anche noi, come il ragazzo che i discepoli provarono a guarire, sembriamo
posseduti da uno spirito muto quando accettiamo in silenzio che un'altra
fede venga denigrata. Anche noi, quando per pigrizia rinunciamo al confronto
capace di costruire ponti e di aprire orizzonti, siamo posseduti da uno
spirito sordo che ci impedisce di ascoltare e capire le ragioni dell'altro.
A fine ottobre si e' concluso il Ramadan, un mese di digiuno e di preghiera
per il popolo dell'Islam. Al termine di questo periodo, da qualche anno
(quattro per l'esattezza) si celebra una giornata di dialogo tra cristiani e
musulmani. Un'iniziativa promossa da quanti cercano di resistere al demone
della xenofobia e osano chiedersi, come Gesu' col padre del ragazzo
posseduto: "da quanto tempo succede questo?".
In ogni parte d'Italia si sono svolte iniziative, incontri cordiali e
amichevoli. Piccoli esorcismi contro il demone del pregiudizio e dell'odio.
Poca cosa, insufficiente a contrastare un clima culturale pesante. E cosi',
anche quest'anno, dopo aver celebrato un'altra giornata di dialogo, pur
felici dell'opportunita' che ci e' stata data di incontrarci, ci chiediamo:
"Perche' non siamo stati in grado di scacciare quel demone?".
La risposta di Gesu' evoca la stessa sapienza del Ramadan: "Questa specie di
spiriti non si puo' scacciare in altro modo se non con la preghiera e il
digiuno". Mi piace pensare che molti di coloro che incontrano Dio lungo la
via dell'Islam hanno digiunato e pregato non soltanto per assolvere ad un
importante precetto della propria fede, ma anche per compiere
quell'esorcismo capace di scacciare il demone dell'odio razziale e del
conflitto di civilta'. E se anche noi cristiani, sollecitati dagli eventi
storici e dalle parole di Gesu', provassimo a battere la stessa strada,
facendo tacere la voce dell'inimicizia per ascoltare nel silenzio della
preghiera l'annuncio della dedizione incondizionata di Dio nei confronti di
tutta l'umanita' ed il comando ad amare come Lui? Preghiera e digiuno
vissuti non come pratica devozionale ma, secondo l'insegnamento evangelico,
come mossa strategica per scacciare il demone che uccide il dialogo e la
convivenza civile.

3. TESTIMONIANZE. PREDRAG MATVEJEVIC: ANDRO' IN PRIGIONE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 5 novembre 2005. Predrag Matvejevic, nato
nel 1923 a Mostar, in Bosnia-Erzegovina, ha insegnato all'Universita' di
Zagabria ed alla Sorbona di Parigi, attualmente insegna all'Universita' di
Roma; studioso e rappresentante del dissenso all'epoca dei regimi del
socialismo reale, dopo la caduta del muro si e' opposto anche alle
"democrature" al potere in molti paesi dell'Europa centrale ed orientale.
Tra le opere di Predrag Matvejevic cfr. Mediterraneo. Un nuovo breviario;
Epistolario dell'Altra Europa; Mondo "ex"; Il Mediterraneo e l'Europa; I
signori della guerra; tutti in edizione Garzanti]

Confondere la civilta' europea con la civilta' universale, e' una tentazione
ben nota. Dare ad una realta' concreta e contingente un significato quasi
assoluto e' un errore comune. Sarebbe piu' utile discutere delle aspettative
e delle attese di una parte dell'Europa nei confronti dell'altra. Nei due
paese candidati dell'Unione europea - Turchia e Croazia - succedono nello
stesso momento due casi simili: nel primo, lo scrittore Orhan Pamuk
(candidato serio per il Premio Nobel) e' minacciato di arresto per aver
riconosciuto il genocidio della sua nazione sugli armeni; nell'altro, il
sottoscritto viene condannato a cinque mesi di carcere per aver scritto
sulla responsabilita' degli intellettuali nazionalisti che hanno aiutato i
"signori della guerra" a infiammare i conflitti.
Si', e' vero che ho scritto e pubblicato, in croato e in italiano, un saggio
intitolato "I nostri talebani" (il titolo nel "Piccolo" triestino era piu'
esplicito: "Talebani cristiani"). Si trattava di quelli che hanno
contribuito a una propaganda micidiale, colpevoli di piu' di 200.000 morti
nell'ex Jugoslavia, di piu' di due milioni di esiliati, non so quanti altri
sottoposti alla pulizia etnica. Proponevo una specie di "tribunale d'onore"
che completi quello dell'Aja, dinnanzi al quale potrebbero rispondere i
propagandisti dell'ultima guerra balcanica. Menzionai in quest'occasione
anche i nomi: alcuni serbi, come Dobrica Cosic, l'inspiratore del famoso
Memorandum dell'Accademia serba, con alcuni suoi vicini (Matija Beckovic,
Momo Kapor); aggiunsi diversi scrittori croati, fra i quali, all'ultimo
posto - vista la sua modesta importanza letteraria - Mile Pesorda, poeta di
Bosnia-Erzegovina trasferitosi durante la guerra in Croazia. Quest'ultimo mi
fece un processo prolungatosi un po' meno di quattro anni e che fini',
alcuni giorni fa, con la sentenza giudiziaria che mi accusa "d'ingiuria e
diffamazione" e mi condanna a cinque mesi di carcere. Nel motivare la
sentenza, il giudice ha definito offensivo il termine "talebano" che io
invece consideravo abbastanza debole nel contesto. Ho gia' dichiarato
(tramite il giornale "Novi list" di Fiume) che non intendo fare ricorso:
significherebbe prendere sul serio la condanna e il tribunale. Sono pronto
ad andare, nel momento deciso da "loro", dopo aver fatto la mia valigia,
nella prigione che mi sara' assegnata. Ho una doppia cittadinanza, croata e
italiana (per quest'ultima ringrazio di nuovo Claudio Magris e Raffaele La
Capria che hanno chiesto al presidente Scalfaro di concedermela) - potrei
dunque rimanere qui senza le difficolta' che incontrano gli
"extracomunitari". Ma preferisco sfidare in questo modo quelli che lo
meritano.
Molti amici e compagni mi sostengono in questa decisione. Soprattutto chi sa
come cercavo anch'io di difendere gli intellettuali perseguitati, anche
quelli che pensavano diversamente da me: Solzenitsyn, Sacharov, Brodskij,
Kis, Havel, Kundera, Milosc, Solidarnosc, Dubcek e la Primavera di Praga, e
anche "l'apertura italiana", come dicevamo a Est quando Berlinguer fece la
sua svolta antistaliniana.
*
Aggiungo alcuni accenni sulle idolatrie e illusioni che si fanno di fronte
all'Europa tanti cittadini dell'ex Europa dell'Est. Ogni tentativo simile
esordisce o si conclude con una domanda, a un tempo banale e
imprescindibile: "quale Europa?". L'abbiamo sentita, tante volte, in diversi
contesti, a partire dall'Europa del carbone e dell'acciaio fino a quella di
Maastricht e dell'euro. Sarebbe auspicabile che l'Europa odierna fosse meno
eurocentrica, piu' aperta al cosiddetto Terzo Mondo dell'Europa
colonialista, meno egoista dell'Europa delle nazioni, piu' Europa dei
cittadini che si danno la mano e meno degli Stati che si sono fatti tante
guerre fra loro. Un'Europa piu' consapevole di se stessa e meno soggetta
all'americanizzazione. Sarebbe utopistico aspettarsi che diventasse, in un
futuro prevedibile, piu' culturale che commerciale, piu' cosmopolita che
comunitaria, piu' comprensiva che arrogante, piu' accogliente che orgogliosa
e, perche' no, piu' socialista dal volto umano (Sacharov) e meno capitalista
senza volto.
E' legittimo chiedere quale diventera' l'"altra Europa", che si trova di
fronte a queste alternative. In una parte dei cosiddetti paesi dell'Est, il
post-comunismo non e' ancora riuscito a "raggiungere" i regimi precedenti
(come livello di vita e di produzione, scambi economici, sicurezza sociale,
scolarita', regime pensionistico, eccetera). Per citare solo un esempio: la
Slovenia, che ha fatto il miglior risultato dei dieci nuovi membri
dell'Unione, ha impiegato quasi otto anni per raggiungere la sua
produttivita' dell'inizio degli anni Novanta. Questa considerazione non ha
lo scopo di riabilitare le pratiche di un socialismo che si e'
autoproclamato "reale" senza esserlo. Le transizioni di questi paesi durano
molo piu' a lungo del previsto. Riescono solo eccezionalmente a diventare
vere trasformazioni. (Occorre distinguere meglio queste due nozioni: la
transizione e' basata su ipotesi, la trasformazione e' un risultato). Il
cattivo odore delle vecchie tradizioni nazionaliste ristagna ancora in molte
zone del nostro continente e fuori di esso. Si tratta di una realta' che
sembra gia' compiuta pur senza concludersi o raggiungere una forma
accettabile. E' una situazione difficile da sopportare e dalla quale non ci
si riesce ad affrancare. Molti becchini si danno invano da fare, senza
riuscire a sbarazzarsi delle spoglie. E' un ruolo tutt'altro che gradevole.
I nazionalisti di ogni matrice si scagliano accuse reciproche in modo
parziale, esagerato, caricaturale - per condannare gli altri o giustificare
se stessi. Le coscienze che tentano di ergersi al di sopra della mischia
sono considerate traditrici della nazione. E percio' vengono punite.
Talvolta abbiamo voglia di finire piuttosto in carcere, come sta
succedendomi, che sopportare tutto questo.

4. DOCUMENTAZIONE. MASSIMO ORTALLI: LEGGERE L'ANARCHISMO (PARTE SECONDA)
[Dal sito di "A. rivista anarchica" (www.arivista.org) riprendiamo questa
ampia bibliografia ragionata apparsa come inserto di "A. rivista anarchica",
anno XXXV, n. 311 (7/2005), ottobre 2005, ma disponibile anche in edizione a
stampa a se'.
"A. rivista anarchica" e' una delle migliori riviste mensili di politica e
cultura disponibili in Italia; esce regolarmente nove volte l'anno dal
febbraio 1971; non esce nei mesi di gennaio, agosto e settembre; e' in
vendita per abbonamento, in numerose librerie e presso centri sociali,
circoli anarchici, botteghe, ecc.. E' possibile richiederne una
copia/saggio. Per qualsiasi informazione, compresa la lista completa dei
vari materiali prodotti dalla rivista (dossier "Gli anarchici contro il
fascismo", letture di Bakunin, Kropotkin, Malatesta e Proudhon, volantoni
della serie anti-globalizzazione, poster di Malatesta 1921, i nostri
dossier, cd e dvd di/su Fabrizio De Andre', dossier su Franco Serantini,
lista di oltre cento cd, mc, ecc. della "Musica per 'A'", ecc.) contattare
la redazione per fax, e-mail o in segreteria telefonica. Una copia di "A"
costa 3 euro, l'abbonamento annuo 30 euro, quello estero 40 euro,
l'abbonamento sostenitore da 100 euro in su. Per contatti: Editrice A, cas.
post. 17120, I - 20170 Milano, tel. (+39) 022896627, fax (+39) 0228001271,
e-mail: arivista at tin.it, sito: www.arivista.org, conto corrente postale
12552204, conto corrente bancario n. 107397 presso Banca Popolare Etica,
filiale di Milano (abi 05018, cab. 01600). Per effettuare un bonifico, le
banche richiedono spesso le coordinate: quelle nazionali (BBAN) sono H 05018
01600 00000107397 e quelle internazionali (IBAN) sono IT10 H050 1801 6000
0000 0107 397.
Massimo Ortalli (per contatti: massimo.ortalli at acantho.it), storico,
saggista, studioso e militante del movimento libertario, e' impegnato
nell'Archivio storico della Federazione anarchica italiana di Imola]

Fucina di idee
La bibliografia sul pensiero anarchico, ovvero sulla storia delle idee, deve
riferirsi in primo luogo ai primi pensatori, i cosiddetti "classici", coloro
che dettero sostanza e struttura al pensiero ribelle, antiautoritario e
antistatale che ha poi preso il nome di anarchismo.
Innanzitutto William Godwin, il grande pensatore radicale inglese, da molti
considerato il pioniere dell'anarchismo. Eleuthera ha riproposto
opportunamente, nel 1997, alcuni dei suoi testi piu' rappresentativi,
raccolti sotto il titolo L'eutanasia dello Stato, arricchiti da un
interessante profilo biografico.
Di Pierre-Joseph Proudhon, colui che puo' essere ritenuto l'antesignano,
segnaliamo Che cos'e' la proprieta'. Ricerche sul principio del diritto e
del governo (Milano, Zero in condotta, 2000), il famoso lavoro con la famosa
domanda, la cui semplice risposta, "la proprieta' e' un furto", avrebbe
determinato e formato la coscienza egualitaria e solidaristica di tutti i
movimenti sociali della sinistra. Sempre del pensatore francese, nel 2001 e'
uscito per Eleuthera, Critica della proprieta' e dello Stato, una corposa
raccolta di saggi curata da Giampietro Berti, che dimostrano l'importanza
che il pensatore di Besancon avrebbe avuto per il pensiero socialista,
nonostante le sue non poche contraddizioni.
Passando a Mikhail Bakunin, e' doveroso iniziare con il famosissimo Stato e
anarchia (Milano, Feltrinelli, 2000) se non altro perche', mi si passi la
notazione personale, fu il primo libro che, nei lontani anni Sessanta,
contribui' alla mia formazione libertaria. Sempre di Bakunin, va segnalata
una ricca miscellanea curata da Luca Michelini, La' dove c'e' lo stato non
c'e' liberta' (Verona, Demetra, 1996), che raccoglie testi da tutte le sue
opere piu' importanti, e Considerazioni filosofiche sul fantasma divino, il
mondo reale e l'uomo (Lugano, La Baronata, 2000), un'altra selezione di
brevi testi e saggi, particolarmente utile per comprendere la personalita' e
la ricchezza filosofica del rivoluzionario russo, e inoltre Tre conferenze
sull'anarchia, pronunciate a Saint Imier nel 1871, introdotte da Anselm
Jappe e uscite per Il Manifesto nel 1996, non a caso nella collana "I grandi
discorsi". Infine, La liberta' degli uguali, a cura di Giampietro Berti
(Milano, Eleuthera, 2000), dove vengono riproposti e commentati numerosi
saggi estratti da alcune delle opere piu' importanti e significative del
pensatore russo, tra le quali Dio e lo stato, Catechismo del rivoluzionario
e Stato e anarchia. Di e su Bakunin segnalo l'edizione finalmente
disponibile del lavoro di Arthur Lehning, Bakunin e gli altri. Ritratti
contemporanei di un rivoluzionario (Milano, Zero in condotta, 2002) che
raccoglie lettere, testimonianze, notizie biografiche e curiose tranche de
vie del vecchio Michele, raccontate dai grandi personaggi dell'Ottocento che
incrociarono la sua strada: per citarne alcuni, Herzen, Bielinskij,
Turgenev, Engels, Sand, Wagner, Marx, Reclus; mentre, su Bakunin, il suo
pensiero e la sua azione, va ricordato il libro di Roberto Giulianelli,
Bakunin e la rivoluzione anarchica (Casalvelino, Galzerano, 1998).
A dimostrazione, infine, dell'interesse che il rivoluzionario russo suscita
ancora, e non solo fra i militanti, il ponderoso L'etica (Torino, Ananke,
2003): una raccolta di scritti prefati, commentati e chiosati con attenzione
e competenza da Carlo Genova.
Dopo Bakunin, Piotr Kropotkin, il principe russo che, grazie anche alla
solida formazione scientifica, cerco' di dare sistematicita' alle teorie
anarchiche. Due i testi, relativamente recenti, stampati in questi anni: il
primo e' il noto Ai giovani, una sorta di accorata invettiva e incitamento
morale, del quale la Fiaccola di Ragusa, nel 1997, ha ristampato l'ennesima
edizione italiana. Sempre dello stesso anno, ma per i tipi di Stampa
Alternativa di Roma, e' uscito un altro dei suoi piccoli capolavori, Morale
anarchica, un testo quanto mai sedimentato fra i compagni anarchici, presso
i quali non ha mai mancato di far sentire i suoi effetti benefici. Dell'anno
successivo, per Eleuthera, Scienza e anarchia, anche questa un'antologia
curata da Giampietro Berti, che evidenzia quanto il pensiero scientifico
fortemente deterministico del nostro ne influenzasse - a volte troppo,
stando a Malatesta - le teorie politiche e sociali.
Per restare ai grandi, Natura e societa'. Scritti di geografia sovversiva e'
l'unico testo di Elisee Reclus uscito in questi anni (ma siamo in attesa
delle celebrazioni del centenario), e ne va dato atto ad Eleuthera che, nel
1999, ha riproposto alcuni scritti (tra i quali il bellissimo A mio fratello
contadino) del grande geografo, rivoluzionario e protagonista della Comune
parigina.
Non di Stirner, ma su Stirner, La citta' degli unici. Individualismo,
nichilismo, anomia (Torino, Giappichelli, 2001) di Enrico Ferri, apprezzato
studioso di questo eretico filosofo, che analizza l'influenza
dell'individualismo stirneriano sull'anarchismo del primo Novecento, anche
in rapporto con i suoi critici e con le altre correnti filosofiche
individualiste.
L'elaborazione teorica non fu opera solo di pensatori stranieri; anche in
Italia fu notevole il contributo dato alla sistematizzazione
dell'anarchismo, nella ricerca del necessario incontro fra teoria e pratica.
In questo senso e' doveroso citare l'ennesima edizione de Il compendio del
Capitale di Carlo Cafiero (Roma, Editori Riuniti, 1996), una sorta di bibbia
volutamente divulgativa, apprezzata per la semplicita' espositiva anche da
Marx, e strumento indispensabile di approfondimento teorico per intere
generazioni di militanti dell'Otto e Novecento.
Pietro Gori, il poeta dell'anarchia, di cui un tempo erano assai diffusi
opuscoli e raccolte, oggi non gode della stessa fortuna editoriale. Se il
suo anarchismo, intriso di idealismo e poesia, puo' sembrare superato, resta
pur sempre molto efficace nella denuncia dei mali sociali e nella proposta
di soluzioni coerentemente libertarie, come si evince anche da Addio Lugano
Bella. Scritti scelti (Milano, M&B Publishing, 1996).
Veniamo ora a Malatesta, certamente la figura piu' importante per la vita e
la storia dell'anarchismo italiano: come dimostrano, del resto, le numerose
edizioni dei suoi scritti che continuano a vedere la luce. Andando in ordine
cronologico, partiamo dai classici Anarchia e Il nostro programma,
ristampati da La Fiaccola di Ragusa nel 1993 e da Datanews di Roma nel 1997.
Si tratta, come si sa, di due capisaldi del pensiero organizzativo
anarchico, soprattutto il secondo, tuttora alla base dei principi della
Federazione Anarchica Italiana. Nel 1999, per i tipi di Eleuthera e la cura
di Giampietro Berti, e' uscita l'antologia Il buon senso della rivoluzione,
una raccolta commentata degli scritti degli ultimi anni, i piu' maturi.
Segue la ristampa di L'autodifesa davanti alle Assise di Milano e altri
scritti (Roma, Datanews, 2002), vibrante arringa trasformatasi, come sovente
accadeva, in un possente atto d'accusa contro i guasti della societa'
borghese, pronunciata davanti ai giudici milanesi nel 1921, periodo in cui
Malatesta era detenuto con Borghi e Quaglino. Piero Brunello e Pietro di
Paola hanno curato Autobiografia mai scritta. Ricordi (1853-1932) (Santa
Maria Capua Vetere, Spartaco, 2003), un'insieme di brani impostato in
maniera originale - vi figurano infatti solo quelli caratterizzati da
accenni autobiografici - che diventa cosi' quella sorta di autobiografia che
Malatesta, nonostante i solleciti, non scrisse mai. Segnaliamo inoltre
ancora una collazione, Bakunin e altri scritti (Roma, Datanews, 2004) e, per
le edizioni Le nubi, In vista di un avvenire che potrebbe diventare realta'
(Roma, 2004) dove, come dice il titolo, la concretezza e la solidita' del
pensiero malatestiano si evidenziano non solo sul piano della critica
all'autoritarismo e allo statalismo, ma anche su quello delle proposte
operative, capaci di trasformare dalle radici le basi della societa'. Da
ricordare infine Individuo, societa', anarchia: la scelta del volontarismo
etico (Roma, Edizioni e/o, 1998), un'altra raccolta di scritti tutti
centrati, come ha voluto il curatore Giampietro Berti, su uno dei momenti
centrali della riflessione malatestiana.
Se Malatesta fu il maestro, Luigi Fabbri fu l'allievo che seppe onorare, con
lucida coerenza, le lezioni del "padre". Opportunamente le edizioni Zero in
condotta hanno riproposto due suoi scritti, entrambi particolarmente
interessanti e attuali anche ai giorni nostri. Il primo e' L'anarchismo, la
liberta', la rivoluzione (Milano, 1997), il secondo e' Le influenze borghesi
sull'anarchismo. Saggi sulla violenza (Milano, 1998), che raccoglie per la
prima volta i quattro articoli usciti nei primi anni del Novecento su "Il
pensiero", nei quali Fabbri attaccava con dura intransigenza i germi
dell'individualismo amoralista e borghese e di quel cosiddetto
"ravacholismo" che inquinava non pochi ambienti libertari, soprattutto
milanesi, allontanandoli dall'obiettivo della rivoluzione sociale.
Per finire con i classici, Camillo Berneri, l'antifascista piu' espulso
d'Europa, "l'anarchico sui generis", l'uomo d'azione, il combattente contro
il fascismo in Italia e in Spagna, ma anche l'acuto, sorprendente ed
eterodosso intellettuale. Qui ricordo la raccolta Umanesimo e anarchismo
(Roma, Edizioni e/o, 1996) e un'altra interessante antologia, utile per
comprendere il non conformismo che Berneri sapeva mettere in tutte le sue
riflessioni, Anarchia e societa' aperta, a cura di Pietro Adamo (Milano, M&B
Publishing, 2001).
*
Antologie e studi complessivi
Venendo alle antologie e agli studi dedicati a vari autori, segnalo la
scorrevole e utile miscellanea Aforismi dell'anarchia (Verona, Demetra,
2002), suddivisa per argomenti da Emanuele Del Medico e Andrea Dilemmi, che
raccoglie brevi frasi, brani e citazioni dei piu' noti pensatori per una
lettura immediata e fruibile.
Di tutt'altro spessore i due volumi di Giampietro Berti, Un'idea esagerata
di liberta'. Introduzione al pensiero anarchico (Milano, Eleuthera, 1994) e
Il pensiero anarchico dal Settecento al Novecento (Manduria, Lacaita, 1998).
Si tratta, in questo caso, di lavori di approfondimento e di analisi sulle
idee, le riflessioni filosofiche e le proposte operative elaborate in quasi
due secoli dai maggiori pensatori dell'anarchismo, dai precursori fino agli
epigoni. Comunque, per lo stile piacevole e per il grande interesse degli
argomenti, libri destinati non solo agli specialisti.
Di lettura piu' agevole, ma altrettanto formativa, l'ottimo lavoro di Angel
J. Cappelletti, L'idea anarchica. Dalle origini ai giorni nostri (rist.
Milano, Zero in condotta, 2003), nel quale, affrontando il pensiero di
Godwin, Proudhon, Bakunin, Kropotkin, Stirner e Malatesta, si da' conto
della evoluzione dell'idea libertaria, della sua complessita' e capacita' di
adattarsi al mutare delle condizioni sociali, senza perdere la coerenza
delle istanze antiautoritarie.
Allo stesso contesto appartiene la ristampa di L'anarchismo attraverso i
secoli (Pescara, Samizdat, 1996), il vecchio e introvabile capolavoro di Max
Nettlau, "l'Erodoto dell'anarchia", che probabilmente rappresenta il primo
tentativo di dare sistematicita' agli studi sull'anarchismo.
Un'altra fortunata e istruttiva antologia sull'anarchismo, che rende molto
efficacemente la ricchezza della storia e del pensiero anarchico, e' il
classico di Daniel Guerin, L'anarchismo dalla dottrina all'azione, che ebbe
grande fortuna editoriale negli anni Sessanta ed e' stato opportunamente
ristampato (Pescara, Samizdat, 1998).
Molto utile anche Il pensiero anarchico. Alle radici della liberta', curato
da Filippo Pani e Salvo Vaccaro (Verona, Demetra, 1997), che ripercorre
tutte le tappe attraverso le quali si sono sviluppati il pensiero e il
movimento anarchico, analizzate per tematiche e descritte, il che non
guasta, in modo scorrevole.
Di tutt'altro carattere e anche di minore spessore, comunque utile,
l'antologia del pensiero libertario conservatore di matrice anglosassone,
Anarchici senza bombe, curata da Alberto Mingardi e Guglielmo Piombini
(Roma, Stampa Alternativa, 2001). Al di la' del titolo un po' stupido e
superficiale, l'opuscolo consente di dare un rapido sguardo alle "strane" ed
eterodosse teorie di Rothbard e company, che si richiamano costantemente
all'anarchia ma con le quali, nonostante le strumentali intenzioni dei loro
sostenitori, l'anarchismo classico e... classista ha ben poco a che
spartire.
Sulle contraddizioni del "libertarismo di destra" anglosassone e sulla
confusione interessata fra liberismo e libertarismo creata dagli assertori
del libero mercato, interviene opportunamente Luigi Corvaglia con
Psicopatologia della liberta'. Lineamenti di una psicologia anarchica del
sociale (Pescara, Samizdat, 2000), una "proposta di lettura trasversale e
alternativa dei concetti di liberta' e di dominio".
*
Diverse angolature
Come ogni altro complesso di idee che si proponga di cogliere e analizzare
tutti gli aspetti della vita sociale, anche l'anarchismo, nelle sue
differenti manifestazioni, si e' proposto come sistema particolare e
organico di analisi e di proposte.
Ispirandosi all'anarchismo e alla sua attitudine a sviscerare le tematiche
sociali muovendo da differenti spunti di analisi, non sono pochi gli studi e
i contributi critici, piu' o meno militanti, che si propongono di affrontare
da diverse angolature l'interpretazione dei fenomeni sociali e offrire
soluzione al problema dell'autorita' e della liberta'.
In questa sezione si cerchera' in tal senso di passare in rassegna il
"vecchio" e il "nuovo" stampato in questi anni.
Molto interessante, innanzitutto, l'antologia degli scritti di Luce Fabbri,
figlia di Luigi, morta da pochi anni dopo una vita passata in esilio in
Uruguay, Una strada concreta verso l'utopia. Itinerario anarchico di fine
millennio, che Samizdat ha dedicato alla acuta e intelligente saggista
(Pescara, 1998). Si tratta, in gran parte, di articoli tratti da "Opcion
Libertaria" - il periodico da lei fondato e che ancora esce nella capitale
uruguayana - nei quali spicca la sua sorprendente capacita' di riflettere
sul nuovo e di cogliere implicazioni libertarie anche in fenomeni sociali
apparentemente lontani.
Un'altra analisi sulle dinamiche che interagiscono soprattutto con il mondo
del lavoro e i suoi rapporti sociali, e' l'opuscolo di Cosimo Scarinzi,
L'enigma della transizione. Conflitto sociale e progetto sovversivo (Milano,
Zero in condotta, 2000), una raccolta di articoli usciti su "Umanita' Nova",
mai banali e sempre stimolanti, sulle teorie che vanno nella direzione della
trasformazione radicale dell'esistente.
Scendendo in Sicilia, si segnala la pubblicazione del Programma per
l'intervento politico e sociale stilato dalla Federazione Anarchica
Siciliana (Ragusa, La Fiaccola, 2004). Si tratta delle analisi sulla "fase"
compiute recentemente dai compagni siciliani e opportunamente assemblate in
un testo organico e maneggevole.
Un'altra raccolta di articoli, che comprende i corsivi feroci e irriverenti
a firma di Sciruccazzu, e' I corsivi di Sicilia Libertaria (Ragusa, La
Fiaccola, 2004), puntuali nel denunciare ogni mese, sul giornale che esce
con regolarita' da circa trent'anni, le malversazioni del sistema di potere
siciliano. Fermandoci in Sicilia, segnalo il meritato omaggio che La
Fiaccola, nel 1999, ha dedicato a uno dei suoi padri fondatori, Franco
Leggio, raccogliendo in Avanti avanti con la fiaccola nel pugno e con la
scure i caustici e incendiari "fuoritesto" degli innumerevoli opuscoletti da
lui stampati negli anni Sessanta.
Restando alle raccolte di articoli, ricordo il classico Faccia a faccia col
nemico di Luigi Galleani, la cui prima edizione risale al 1914 e che e'
stato recentemente riproposto da Galzerano (Casalvelino, 2002). I lettori
meno giovani ne conoscono lo stile declamatorio e ridondante, ma efficace
nella virulenza contro il "nemico" e nell'esaltazione, a volte acritica, di
quanti hanno dato vita e pensiero all'ideale anarchico. Di tutti i lavori di
Luigi Galleani, questo resta forse la testimonianza piu' chiara, anche se un
po' datata, di come egli intendesse e interpretasse l'anarchismo.
Di tutt'altro segno, come stile e approccio alla realta' sociale, il testo
di Salvo Vaccaro, Cruciverba. Lessico per i libertari del XXI secolo
(Milano, Zero in condotta, 2001), una sorta di lemmario ragionato con il
quale l'apprezzato studioso di filosofia della politica affronta con acume
le "voci" che esprimono i concetti cruciali da cui "muovere verso una
genealogia del pensare libertario contemporaneo". Sempre di Vaccaro, vanno
segnalati altri due testi, il primo Anarchia e progettualita'. Per
l'autogoverno extra-istituzionale (Milano, Zero in condotta, 1996), nel
quale le proposte autogestionarie sono pensate non come una realizzazione
futura, ma come strumenti d'azione sociale, per vivere e trasformare
l'immediato; il secondo, Anarchismo e modernita' (Pisa, Bfs, 2004)
rappresenta una complessa e approfondita sistematizzazione del rapporto fra
il pensiero anarchico, tradizionale e innovativo al tempo stesso, e le sfide
poste dal continuo mutare dei rapporti e delle dinamiche sociali.
Sempre nel campo della filosofia politica si colloca il lavoro curato da
Franco Riccio, Spazi eccentrici. Mappe del molteplice sociale (Pisa, Bfs,
2003) che raccoglie, tra gli altri, i saggi di Cardella, Castoriadis, Lucido
e Riccio stesso.
Sulla modernita' del pensiero anarchico e sulla sua ininterrotta capacita'
di interpretare e intervenire nel presente, ricordo il testo dell'irlandese
Sean M. Sheehan, Ripartire dalleanarchia. Attualita' delle idee e delle
pratiche libertarie (Milano, Eleuthera, 2004), una sorta di viaggio
d'esplorazione che, partendo da Seattle, scopre le sensibilita' libertarie
che percorrono l'oggi senza soluzioni di continuita'.
Sempre Eleuthera, nel 1996, ha ripubblicato un altro classico
dell'anarchismo moderno, La pratica della liberta'. Anarchia come
organizzazione, di Colin Ward (la prima edizione risale al 1973), nel quale
lo scrittore inglese, giocando sul paradosso, interpreta l'anarchia come
efficace organizzazione sociale non solo sul piano ipotetico ma, anche e
soprattutto, su quello fattuale.
Per venire a uno dei nomi piu' conosciuti del pensiero libertario, segnalo
il testo di Noam Chomsky forse piu' attinente con questa bibliografia,
Anarchia e liberta' (Roma, Datanews, 2003). In questa raccolta di saggi e
interviste, il filo conduttore e' l'analisi di quanto sia preminente il tema
della liberta' all'interno del pensiero e del movimento anarchico e come
tale preminenza faccia dire a questo "guru" mondiale del pensiero radicale,
di essere e sentirsi anarchico. Sempre di Chomsky, Alla corte di Re Artu' e
Illusioni necessarie (Milano, Eleuthera, 2002 e 2003), altri due testi di
questo "inguaribile guastafeste dell'intellighenzia americana", critico
sempre spiazzante dei luoghi comuni del potere.
Infine, di Vittorio Giacopini, La comunita' che non c'e'. Paul Goodman, idee
per i movimenti (Trento, Nonluoghi, 2003), sul pensiero di una delle piu'
significative figure intellettuali del Nord America, gia' riferimento per i
movimenti giovanili degli anni Sessanta.
*
Ne' stato ne' chiesa
Prendiamo ora in considerazione le materie piu' specifiche che hanno
caratterizzato la riflessione e l'azione militante degli anarchici.
Forse anche per una certa predisposizione personale, partiro' dalle
tematiche antireligiose e anticlericali, e dal rapporto conflittuale che il
movimento anarchico ha sempre intrattenuto con le strutture chiesastiche e
le sovrastrutture religiose. Come si vedra', le edizioni siciliane de La
Fiaccola si dimostrano particolarmente interessate a mantenere attuale la
"lotta alla superstizione religiosa". Lo dimostra la ristampa del vecchio e
fortunatissimo testo di Nicola Simon, Viaggio umoristico attraverso i dogmi
e le religioni (Ragusa, 1996). E' l'ennesima edizione di questo feroce e
irriverente pamphlet francese dell'Ottocento, con il quale, in pieno
positivismo e materialismo, si mettevano in ridicolo le credenze e le
assurdita' comuni a tutte le religioni. Di Walter Siri, le edizioni Sempre
Avanti hanno pubblicato Senza dio senza padroni (Livorno, 1997), chiara ed
efficace la prosa del compagno bolognese, fra gli animatori dei meeting
anticlericali svoltisi recentemente in varie localita' italiane e attento
critico dell'invadenza clericale e dei rapporti di potere fra capitale e
Chiesa.
Di Mimmo Franzinelli, studioso quotato in campo nazionale, Il clero del
duce, il duce del clero. Il consenso ecclesiastico nelle lettere a Mussolini
(1922-1945) (Ragusa, La Fiaccola, 1998), una interessante, sorprendente e a
tratti divertente antologia della "corrispondenza", sempre rispettosa e
spesso affettuosa, fra le gerarchie ecclesiastiche e il duce del fascismo,
che da ateo, mangiapreti e anticlericale quale era, si trasformo',
opportunisticamente, nell'ossequioso sacerdote del privilegiato rapporto fra
Chiesa e potere.
Sempre La Fiaccola, nel 1999, ha edito La Santa Inquisizione, di Maurizio
Marchetti, dove l'autore, senza giri di parole, compila un'ordinata
cronologia dei misfatti compiuti nei secoli da questa "santa" istituzione.
"Reverendo, giu' le mani!". Clero e reati sessuali negli anni '30 e negli
anni '90 e' il titolo di un volume senza indicazione di autore, forse un po'
greve nel taglio e per certi aspetti datato, che resta comunque interessante
nel testimoniare la continua benevolenza del potere verso i "crimini"
sessuali sacerdotali, sia durante il fascismo sia in piena legalita'
repubblicana (Ragusa, La Fiaccola, 2000). Del libro di Vittorio Giorgini, Le
religioni plagiano (Ragusa, La Fiaccola, 2002) si puo' dire che
l'apoditticita' del titolo non ha bisogno di commenti.
Originale e' la riproposta di due testi di uno dei massimi poeti
dell'Ottocento, l'inglese Percy B. Shelley, La necessita' dell'ateismo. La
mascherata dell'anarchia (Salorno, L'Affranchi, 2004), talmente radicali,
nei loro contenuti rivoluzionari, da essere costati all'autore l'espulsione
da Oxford, alla faccia della liberta' d'espressione.
Di tutt'altro taglio La piovra vaticana di Pippo Gurrieri (Ragusa, La
Fiaccola, 2004). Editore da un trentennio del combattivo "Sicilia
Libertaria" e da sempre propagandista efficace e convincente, l'autore non
si e' mai sottratto all'impegno, sia come militante sia come editore, di
tenere accesa la "fiaccola" del pensiero libero e libertario contro i
tentacoli onnipresenti della "piovra vaticana".
Per finire, lo studio quanto mai interessante e istruttivo di Emanuele Del
Medico, All'estrema destra del padre. Tradizionalismo cattolico e destra
radicale (Ragusa, La Fiaccola, 2004), un inquietante documento sulle
connessioni, non solo ideologiche ma anche operative, tra il tradizionalismo
cattolico e la destra radicale. Connessioni che si manifestano nella
affermazione di valori che non tengono conto delle mutazioni culturali delle
nostre societa', ma anzi le rifiutano.
*
Contro le camicie nere
L'antifascismo e' stato senz'altro uno degli aspetti piu' significativi e
caratterizzanti, in certi momenti addirittura centrale, nell'azione e nella
riflessione dell'anarchismo.
In particolare in questo periodo, quando sembra affermarsi quel
sottofenomeno definito "revisionismo storico", che si propone di rivalutare
il fascismo, per lo meno in molti dei suoi aspetti, e' opportuno insistere
con testi che facciano chiarezza sull'abissale distanza che separa il
fascismo dalla pratica della liberta'; e anche da parte nostra si
contribuisce ad arginare questa tendenza alla rivalutazione della dittatura.
Ecco dunque un classico di Camillo Berneri, Mussolini, psicologia di un
dittatore (Pescara, Samizdat, 2001). Impegnata a rimettere in circolazione
gli introvabili classici anarchici, l'editrice abruzzese ha reso accessibile
lo studio con il quale Berneri, documenti alla mano, diede conto della
pochezza morale di Mussolini - il piu' grande statista del secolo, come ha
avuto a dire Fini - surrogata solamente dalle sue grandi e volgari doti
istrioniche e demagogiche. Sullo stesso piano, Mussolini, la maschera del
dittatore, di Pier Carlo Masini (Pisa, Bfs, 1999), praticamente l'ultima
fatica dell'autore. Riprendendo e completando il precedente lavoro di
Berneri, ancora una volta Masini ha colto i tratti essenziali del suo
oggetto di studio, smascherando e irridendo i tratti piu' paradossali e
truffaldini di colui che arrivo' a credersi il naturale erede di Giulio
Cesare.
Venendo a tempi recenti, e ai nuovi fascisti, va segnalato il libro di Alain
Bihr, L'avvenire di un passato, l'estrema destra in Europa (Pisa, Bfs,
1997), nel quale si analizzano le molteplici forme in cui si manifesta il
risorgere delle organizzazioni della destra europea, dal Front National di
Le Pen ai numerosi movimenti xenofobi e sessuofobi. Di taglio simile il
testo di Marco Rossi I fantasmi di Weimar, Origini e maschere della destra
rivoluzionaria (Milano, Zero in condotta, 2001). Un lavoro di indagine e
denuncia in cui l'autore, attento ed esperto studioso del fenomeno
neofascista, mostra la varieta', a volte solo apparentemente
contraddittoria, con cui si presenta e si manifesta il pensiero autoritario
e oppressivo che chiamiamo comunemente fascismo.
Marco Coglitore e Claudia Cernigoi, ne La memoria tradita. L'estrema destra
da Salo' a Forza Nuova (Milano, Zero in condotta 2002), compiono un lungo
viaggio attraverso gli epigoni del piu' violento estremismo neofascista, fra
coloro che in questi sessant'anni di repubblica hanno contribuito a
rappresentare, con allarmante continuita', settori non secondari, ma a volte
addirittura determinanti, della cultura reazionaria e tradizionalista
italiana. A cura dell'Archivio Antifascista, e' uscito Forza Nuova. I
ragazzi venuti da Salo' (Milano, Zero in condotta, 2003), un utile dossier
di controinformazione sulla piu' aggressiva delle attuali formazioni della
destra, frutto dell'ormai decennale attivita' di un gruppo di compagni
dediti a studiare il fenomeno neofascista in Italia in tutte le sue forme.
*
Signorno!
E veniamo ora all'antimilitarismo, un altro dei temi forti, sul quale non e'
mai mancato l'originale contributo dell'anarchismo. Il primo testo da cui
partire e' Di fronte alla guerra. L'obiezione presentata al Tribunale
militare di Losanna nel 1940 di Lucien Tronchet (Lugano, La Baronata, 1996),
sul rifiuto di due antimilitaristi svizzeri di indossare la divisa; oltre ad
essere condannati a parecchi mesi di prigione, essi furono trattati da
vigliacchi e traditori, proprio quando il loro gesto, in piena guerra,
mostrava un grande coraggio civile.
Restando nell'ambito della difficile arte dell'obiezione al servizio
militare, l'Archiviu-Bibrioteka Tomaso Serra di Guasila ha pubblicato, nel
1997, L'obiezione di coscienza anarchica in Italia di Piero Ferrua. E' il
primo volume (siamo in attesa del secondo) dedicato alle complesse vicende
dell'obiezione, dagli anni pionieristici dopo la guerra, fino agli anni
Novanta. L'autore fu protagonista di una delle prime dichiarazioni di
rifiuto, e pertanto questa e' una storia-cronaca descritta dall'interno: un
documento che mostra come i giovani anarchici siano stati i precursori di un
atto che avrebbe visto una "esplosione demografica" solo nei
politicizzatissimi anni Settanta.
A cura della Assemblea Antimilitarista e Antiautoritaria, e' uscito
l'opuscolo Per un futuro senza eserciti (s. l. [ma: Carrara], A.A.A., 2004).
Si tratta del lavoro collettivo di una rete di gruppi e individui attivi sul
territorio nella critica radicale ad ogni forma di autoritarismo, che si
propone come utile strumento di analisi e di lavoro per una sana pratica
antimilitarista. Antimilitarismo e' anche guerra alla guerra, ed e' quanto
propone Peter Schrembs, nel suo La pace possibile (Lugano, La Baronata,
2004). L'autore, sull'onda dell'invasione americana in Irak, riflette sulle
possibilita' di dare sistematicita' alle potenzialita' offerte
dall'antimilitarismo e dall'antiautoritarismo propri del pensiero anarchico.
Tornando indietro nel tempo, segnalo la prima edizione italiana del libro
straordinario di Ernst Friedrich, Guerra alla guerra. 1914-1918. Scene di
orrore quotidiano (Milano, Mondadori, 2004), un testo che rappresenta uno
dei piu' impressionanti e agghiaccianti manifesti antimilitaristi, come
volle che fosse, nel lontano 1924, il suo autore, un ex soldato anarchico
testimone, suo malgrado, degli orrori della Grande guerra. Le numerose foto
che mostrano morti e orribili mutilazioni sono di una tale crudezza da
denunciare gli orrori della guerra e del militarismo piu' di qualsiasi
parola.
Termino l'argomento antimilitarista citando, di Marie Louise Berneri e Vera
Brittain, Il seme del caos. Scritti sui bombardamenti di massa (1939-1945)
(Santa Maria Capua Vetere, Spartaco, 2004). Nella Londra martoriata dalle
V-2 tedesche si levo' la voce ostinatamente antimilitarista e nonviolenta di
queste due donne dai percorsi differenti ma che, dalle pagine di "War
Commentary" e di innumerevoli opuscoli, trovarono una profonda assonanza
nella denuncia, politica e morale, della bestialita' bellica che stava
distruggendo l'Europa.
(Parte seconda - Segue)

5. MAESTRE. EDITH STEIN: BUIO
[Da Edith Stein, La scelta di Dio. Lettere dal 1917 al 1942, Citta' Nuova,
Roma 1974, Mondadori, Milano 1997, p. 108 (e' un frammento da una lettera
del 9 dicembre 1938). Edith Stein, filosofa tedesca, e' nata a Breslavia nel
1891 ed e' deceduta nel lager di Auschwitz nel 1942. Di famiglia ebraica,
assistente di Husserl, pensatrice tra le menti piu' brillanti della scuola
fenomenologica, abbraccio' il cattolicesimo e nel 1933 entro' nella vita
religiosa. I nazisti la deportarono ed assassinarono. Opere di Edith Stein:
le opere fondamentali sono Il problema dell'empatia, Franco Angeli (col
titolo L'empatia) e Studium; Psicologia e scienze dello spirito, Citta'
Nuova; Una ricerca sullo Stato, Citta' Nuova; La fenomenologia di Husserl e
la filosofia di san Tommaso d'Aquino, Memorie Domenicane, poi in La ricerca
della verita', Citta' Nuova; Introduzione alla filosofia, Citta' Nuova;
Essere finito e Essere eterno, Citta' Nuova; Scientia crucis, Postulazione
generale dei carmelitani scalzi. Cfr. anche la serie di conferenze raccolte
in La donna, Citta' Nuova; e la raccolta di lettere La scelta di Dio, Citta'
Nuova, Roma 1974, poi Mondadori, Milano 1997. Opere su Edith Stein: per un
sintetico profilo cfr. l'"invito alla lettura" di Angela Ales Bello, Edith
Stein, Edizioni S. Paolo, Cinisello Balsamo 1999 (il volumetto contiene un
breve profilo, un'antologia di testi, una utile bibliografia di
riferimento). Lavori sul pensiero della Stein: Carla Bettinelli, Il pensiero
di Edith Stein, Vita e Pensiero, Milano 1976; Luciana Vigone, Introduzione
al pensiero filosofico di Edith Stein, Citta' Nuova, Roma 1991; Angela Ales
Bello, Edith Stein. La passione per la verita', Edizioni Messaggero di
Padova, 1998, 2003; Angela Ales Bello, Edith Stein. Patrona d'Europa,
Piemme, Casale Monferrato (Al) 2000. Per la biografia: Edith Stein, Storia
di una famiglia ebrea, Citta' Nuova, Roma 1994, 1999; Elio Costantini, Edith
Stein. Profilo di una vita vissuta nella ricerca della verita', Libreria
Editrice Vaticana, Citta' del Vaticano 1987, 1998; Laura Boella, Annarosa
Buttarelli, Per amore di altro. L'empatia a partire da Edith Stein,
Raffaello Cortina Editore, Milano 2000]

Piu' si fa buio intorno a noi e piu' dobbiamo aprire il cuore alla luce che
viene dall'alto.

6. MAESTRE. SIMONE WEIL: CAMMINANDO
[Da Simone Weil, Quaderni. Volume III, Adelphi, Milano 1988, p. 194. Simone
Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa, militante
sindacale e politica della sinistra classista e libertaria, operaia di
fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti, lavoratrice
agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a lavorare per la
Resistenza. Minata da una vita di generosita', abnegazione, sofferenze,
muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna come quella
che precede non rende pero' conto della vita interiore della Weil (ed in
particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora:
radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del
1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe
imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli
o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serieta' come
vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento". Opere di Simone Weil:
tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte di scritti
pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici
(e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stanti
le persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte piu' importanti in edizione
italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunita', poi Rusconi), La
condizione operaia (Comunita', poi Mondadori), La prima radice (Comunita',
SE, Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni
precristiane (Rusconi), Riflessioni sulle cause della liberta' e
dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi),
Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali
i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo
Gaeta. Opere su Simone Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone
Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr.
AA. VV., Simone Weil, la passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985;
Gabriella Fiori, Simone Weil, Garzanti, Milano 1990; Giancarlo Gaeta, Simone
Weil, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie
Muller, Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele,
Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, Edb, Bologna
1997; Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994]

Si e' convinti che, camminando orizzontalmente, si avanzi. No, si gira in
tondo. Si puo' avanzare solo verticalmente.

7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

8. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1110 del 10 novembre 2005

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