La nonviolenza e' in cammino. 1109



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1109 del 9 novembre 2005

Sommario di questo numero:
1. Claudio
2. Raissa Maritain: Nella citta'
3. "Profezia e pace" il 12 novembre a Sulmona
4. Massimo Ortalli: Leggere l'anarchismo (parte prima)
5. Letture: Giorgio Bernardelli, Oltre il muro
6. Letture: Walter Bernardi, Domenico Massaro (a cura di), La cura degli
altri
7. Riletture: Gabriel Garcia Marquez, Opere narrative
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'

1. LUTTI. CLAUDIO

Nella notte fra lunedi' e martedi' e' deceduto il nostro fraterno amico e
compagno di lotte Claudio Dian, dopo aver tenuto testa per anni a una
malattia terribile e inesorabile.
*
L'esperienza del dolore - come anche l'attraversamento delle contraddizioni,
degli scacchi, degli erramenti, gli smarrimenti e le disillusioni, e la
coscienza del limite e dei limiti, la cognizione della fallacia, della
debolezza e della fragilita'  - lo aveva reso sempre piu' solidale e sempre
piu' saggio, sempre piu' attento ai bisogni delle persone, e a quel bisogno
dei bisogni che e' il riconoscimento della dignita' di ciascuna persona: la
dignita', per l'inveramento della quale occorrono il pane e le rose, e
occorre il tuo ascolto e il tuo braccio, il tuo sguardo e la tua voce.
Quante volte ci siamo trovati con Claudio a cercar di cavare qualcuno dalle
botole e dai baratri, e quante iniziative di solidarieta' concreta insieme
abbiamo pensato e condotto, e questo e' costruire la pace: salvare le vite,
aiutare le persone, difendere l'umanita', agire la condivisione, far dono
dei pochi pani e dei pochi pesci che ci sono, e il gesto del dono gia' li
moltiplica.
Bastera' dire che finche' l'artiglio della malattia non gli tolse ogni
forza, e' stato uno degli animatori dell'esperienza del centro sociale
occupato autogestito "Valle Faul" di Viterbo: un'esperienza che - pur tra
limiti, contraddizioni, ambivalenze e talora fin regressioni - nei suoi
tratti piu' peculiari, e nei suoi passi piu' profondi, si e' caratterizzata
per la scelta della nonviolenza, la scelta meditata, consapevole, ardua e
decisa della nonviolenza.
*
Ci stringiamo adesso ad Antonietta, la sua meravigliosa compagna, e a
Giselle, la loro dolcissima figlia: fino alla fine Antonietta e Giselle gli
sono state vicino con una sollecitudine, un'abnegazione, una generosita' che
si riverberano sulla stessa persona di Claudio: per quanta sofferenza abbia
dovuto sostenere, un uomo che e' stato cosi' amato ha vissuto una vita
felice e lascia un'eredita' stupenda di bonta' che a tutto resiste, di
umanita' che nessuno abbandona al male e alla morte, ma tutte e tutti vuole
salvare, tenere insieme, recare con se'. In quest'avventura notturna e
paurosa che e' la vita di ogni persona, trovare qualcuno che ti riconosce,
che ti vuole bene, e' tutto: non altro che questo e' la civilta' umana.

2. MAESTRE. RAISSA MARITAIN: NELLA CITTA'
[Da Raissa Maritain, Diario di Raissa, Morcelliana, Brescia 1966, 2000, p.
88. Raissa Maritain, nata Raissa Oumancoff a Rostov sul Don, il 31 agosto
1883; nel 1893 la famiglia si trasferisce a Parigi per sfuggire alle
persecuzioni antiebraiche; pensatrice, poetessa, mistica, e' stata la
compagna e collaboratrice di Jacques Maritain; e' deceduta a Parigi il 4
novembre 1960. Opere di Raissa Maritain: tutti gli scritti di Raissa
Maritain nella edizione definitiva in lingua originale si trovano nei volumi
XIV e XV di Jacques e Raissa Maritain, Oeuvres Completes, Editions
Universitaires, Fribourg - Editions Saint Paul, Paris, 1993-1995. Opere su
Raissa Maritain: E. Bortone, Raissa Maritain, Libreria editrice salesiana,
Roma 1972; M. A. La Barbera, Silenzio e parola in Raissa Maritain, Omnia
editrice, Palermo 1980; J. Suther, Raissa Maritain, pilgrim, poet, exile,
Fordham University Press, New York 1990; M. Zito, Gli anni di Meudon,
Istituto Orientale di Napoli, Napoli 1990; AA. VV., Simone Weil e Raissa
Maritain, L'Antologia, Napoli 1993; L. Grosso Garcia, El amor mas aca' del
alma, Ediciones Ensayo, Caracas 1997]

Ma se si decide di vivere nella citta', non bisogna passeggiare con le mani
in tasca.

3. INCONTRI. "PROFEZIA E PACE" IL 12 NOVEMBRE A SULMONA
[Dagli amici di "Qualevita" (per contatti: qualevita3 at tele2.it) riceviamo e
volentieri diffondiamo]

La Casa per la pace di Sulmona, la Rete nonviolenta d'Abruzzo e il nodo di
Pescara-Chieti della Rete Lilliput organizzano un convegno nazionale sul
tema "Profezia e pace. Attualita' di Celestino V", sabato 12 novembre,
presso l'Auditorium del Palazzo dell'Annunziata, a Sulmona.
Ore 15,30: Presentazione.
Ore 16: Tavola rotonda con Alex Zanotelli, missionario comboniano; Tonio
Dell'Olio, coordinatore dei progetti internazionali dell'associazione
"Libera"; Antonio Del Giudice, direttore del quotidiano "Il centro".
Ore 19: Dibattito.
Ore 21,15: Percorso teatrale "Sulle tracce di Celestino", con Santo Cicco,
Candida D'Abate, Graziano De Fanis, Martina Di Genova; musiche eseguite dal
vivo da Antonio Franciosa e Germana Rossi; costumi di Daniela Frittella;
regia di Mario Fracassi; elementi scenografici realizzati dai detenuti
presso l'Istituto penitenziario di Sulmona; lo spettacolo e' curato
dall'associazione culturale "Classe Mista".
Per informazioni: tel. 3495843946 (Pasquale), 3397646104 (Enzo), 3339698792
(Mario).

4. DOCUMENTAZIONE. MASSIMO ORTALLI: LEGGERE L'ANARCHISMO (PARTE PRIMA)
[Dal sito di "A. rivista anarchica" (www.arivista.org) riprendiamo questa
ampia bibliografia ragionata apparsa come inserto di "A. rivista anarchica",
anno XXXV, n. 311 (7/2005), ottobre 2005.
"A. rivista anarchica" e' una delle migliori riviste mensili di politica e
cultura disponibili in Italia; esce regolarmente nove volte l'anno dal
febbraio 1971; non esce nei mesi di gennaio, agosto e settembre; e' in
vendita per abbonamento, in numerose librerie e presso centri sociali,
circoli anarchici, botteghe, ecc.. E' possibile richiederne una
copia/saggio. Per qualsiasi informazione, compresa la lista completa dei
vari materiali prodotti dalla rivista (dossier "Gli anarchici contro il
fascismo", letture di Bakunin, Kropotkin, Malatesta e Proudhon, volantoni
della serie anti-globalizzazione, poster di Malatesta 1921, i nostri
dossier, cd e dvd di/su Fabrizio De Andre', dossier su Franco Serantini,
lista di oltre cento cd, mc, ecc. della "Musica per 'A'", ecc.) contattare
la redazione per fax, e-mail o in segreteria telefonica. Una copia di "A"
costa 3 euro, l'abbonamento annuo 30 euro, quello estero 40 euro,
l'abbonamento sostenitore da 100 euro in su. Per contatti: Editrice A, cas.
post. 17120, I - 20170 Milano, tel. (+39) 022896627, fax (+39) 0228001271,
e-mail: arivista at tin.it, sito: www.arivista.org, conto corrente postale
12552204, conto corrente bancario n. 107397 presso Banca Popolare Etica,
filiale di Milano (abi 05018, cab. 01600). Per effettuare un bonifico, le
banche richiedono spesso le coordinate: quelle nazionali (BBAN) sono H 05018
01600 00000107397 e quelle internazionali (IBAN) sono IT10 H050 1801 6000
0000 0107 397.
Massimo Ortalli (per contatti: massimo.ortalli at acantho.it), storico,
saggista, studioso e militante del movimento libertario, e' impegnato
nell'Archivio storico della Federazione anarchica italiana di Imola]

Nota dell'autore
Scopo di questa bibliografia e' fornire un panorama della produzione
editoriale che negli ultimi anni ha interessato il mondo dell'anarchismo. Si
e' considerata sia la bibliografia specifica o prodotta da case editrici
anarchiche, sia quella attinente alle tematiche generali dell'anarchismo. La
selezione proposta non intende ovviamente essere esaustiva.
La scelta e' stata quella di segnalare, oltre ai testi di carattere storico,
quelli basati su materiale documentario non circoscritto, ne' settoriale o
troppo militante. Di conseguenza sono rimasti fuori i pamphlets
propagandistici, le autoproduzioni a scarsa circolazione e di difficile
reperibilita', i lavori facenti riferimento ad ambiti di intervento
escludenti e non includenti. Tale criterio puo', forse, apparire un limite
"ideologico", ma corrisponde soprattutto alla coerenza di una scelta
metodologica finalizzata a mettere in relazione l'anarchismo con il maggior
numero possibile di potenziali lettori.
Quanto ai limiti cronologici, si e' preferito attenersi a criteri non troppo
rigidi. La maggior parte dei testi citati si riferisce all'arco degli anni
compresi fra il 1995 e il 2005. Questo non solo per l'attualita' dei testi,
ma anche per la loro sostanziale reperibilita'. Si sono inseriti alcuni
titoli pubblicati prima del 1995, quando ritenuti particolarmente importanti
e quando dedicati ad argomenti non altrimenti presenti.
Qualcosa sicuramente e' sfuggito, qualcosa, forse, non e' descritto nel modo
piu' appropriato. Si spera comunque che questa traccia bibliografica possa
rivelarsi un prezioso strumento di lavoro e un utile contributo alla
conoscenza dell'anarchismo, della sua storia, delle sue storie, del suo
pensiero.
Che e' quanto ci si era proposti.
*
Per un primo approccio
Per un primo approccio con la storia del movimento anarchico, converra'
partire dai due volumi di Pier Carlo Masini, Storia degli anarchici italiani
da Bakunin a Malatesta e Storia degli anarchici italiani nell'epoca degli
attentati (Milano, Rizzoli, 1969 e 1981, poi piu' volte ristampati, anche
recentemente, dalla stessa casa editrice), che segnano il coronamento di
studi rigorosamente impostati sul piano scientifico e condotti inoltre con
passione e adesione ideale. I due testi rappresentano, infatti, la prima
tappa di un processo storiografico che ha avuto "l'ardire" di emanciparsi
dagli schemi interpretativi della scuola marxista e dai relativi
inappellabili giudizi, che hanno segnato tradizionalmente lo studio dei
movimenti sociali dell'Italia unitaria.
A questi andra' affiancata la piu' recente opera di Renato Zangheri, Storia
del socialismo italiano. I volume: Dalla Rivoluzione francese ad Andrea
Costa; II volume: Dalle prime lotte nella valle padana ai Fasci siciliani
(Torino, Einaudi, 1993 e 1997), con la quale l'autore, rivalutando il ruolo
e l'importanza delle correnti libertarie nel secondo Ottocento, ha fatto
giustizia di un'impostazione storiografica partigiana che aveva sempre
sottovalutato, se non mistificato, il contributo degli anarchici alla
nascita del socialismo italiano.
Nel loro insieme, i tre studi ricostruiscono un quadro pressoche' completo
delle origini e del periodo "eroico" dell'anarchismo di lingua italiana. A
margine di questi capisaldi, non per attinenza scientifica ma per
completezza d'informazione, e' possibile segnalare un'altra storia
dell'anarchia di Alessandro Aruffo, Breve storia degli anarchici italiani.
1870-1970 (Roma, Datanews, 2005). Che sia breve non c'e' il minimo dubbio,
visto il numero delle pagine in relazione alla mole degli avvenimenti presi
in considerazione; che sia anche storia, i dubbi non sono pochi,
considerando i numerosi e spettacolari strafalcioni in cui incorre.
Va invece salutata con soddisfazione la traduzione italiana dei quattro
monumentali tomi di James Guillaume, L'Internazionale. Documenti e ricordi
1864-1878, finalmente pubblicati, dopo un'attesa piu' che centenaria, per le
edizioni Csl Di Sciullo (Chieti, 2004). Si tratta di una raccolta di
documenti di prima mano, dalle risoluzioni assembleari ai verbali dei
congressi, dai volantini di propaganda ai testi di divulgazione, che
consente di avvicinare il modo di pensare, di esprimersi e di comunicare dei
primi nuclei anarchici e internazionalisti nel lontano Ottocento.
Passando dalla teoria all'azione, va segnalato il testo Movimenti sociali e
lotte politiche. Il moto anarchico del Matese, a cura di Luigi Parente
(Milano, Angeli, 2001), che raccoglie gli atti del convegno di studi sul
moto rivoluzionario del Matese, tenutosi a San Lupo nel 1998. Il volume
ripercorre la storia del primo tentativo insurrezionale, generoso e
sfortunato, che agito' il neonato stato italiano e che ebbe protagonisti
Errico Malatesta, Carlo Cafiero e uno stuolo di entusiasti "banditi"
romagnoli e marchigiani.
Restando ai tempi della Prima Internazionale, un'altra raccolta, a cura di
Giampietro Berti, Socialismo, anarchismo e sindacalismo rivoluzionario in
Veneto tra Otto e Novecento (Padova, Poligrifo, 2004) raccoglie le quindici
relazioni presentate al convegno omonimo tenutosi, non a caso, a Monselice,
sede di uno dei primi e piu' attivi gruppi internazionalisti italiani.
Sempre di quegli anni, il finire del secolo, scrive Valerio Bartoloni in I
fatti delle Tremiti. Una rivolta di coatti anarchici nell'Italia umbertina
(Foggia, Bastogi, 1996), ricostruendo le drammatiche fasi dell'uccisione
dell'anarchico Argante Salucci, avvenuta al domicilio coatto, nel corso di
una rivolta innescata dalle disumane condizioni di detenzione.
Restando nell'ambito della storia generale dell'anarchismo, e proseguendo
per tappe cronologiche, dopo il citato contributo di Masini, che si ferma ai
primi del Novecento, va ricordato l'interessante Il sol dell'avvenire.
L'anarchismo in Italia dalle origini alla Prima guerra mondiale, scritto a
quattro mani da Pier Carlo Masini e Maurizio Antonioli (Pisa, Bfs, 1999),
contenente un saggio sulla Prima Internazionale e altri studi
sull'anarchismo individualista e organizzatore prebellico.
Un altro studio complessivo e' il monumentale Errico Malatesta e il
movimento anarchico italiano e internazionale di Giampietro Berti (Milano,
Angeli, 2003), frutto di una ricerca di anni, che ha il pregio di
ricostruire non solo la biografia di uno dei personaggi piu' importanti
dell'anarchismo internazionale, ma anche la storia di quel fervido e fecondo
movimento che vide Malatesta fra i suoi protagonisti per piu' di
sessant'anni.
Se quella di Berti e' una monografia che potremmo considerare definitiva su
Malatesta e la sua azione rivoluzionaria, desidero segnalare inoltre, per la
prosa accattivante, il vecchio lavoro di Armando Borghi, Errico Malatesta in
60 anni di lotte anarchiche, ristampato da Samizdat (Pescara) nel 1999: un
ritratto intenso del periodo "eroico" dell'anarchismo italiano, vissuto in
prima persona.
Guerra di classe e lotta umana. L'anarchismo in Italia dal Biennio rosso
alla guerra di Spagna (1919-1939) di Gigi Di Lembo (Pisa, Bfs, 2001)
rappresenta il primo e piu' approfondito studio sulle traversie, raramente
interrotte da qualche momento esaltante, vissute dagli anarchici italiani
dal primo dopoguerra fino alla definitiva vittoria di Francisco Franco. E'
la storia del fuoriuscitismo, di anni drammatici e duri, rischiarati dalla
luce della Rivoluzione Spagnola, ma fatti soprattutto di privazioni,
delusioni, dolorose rotture e difficili ricomposizioni.
Curiosamente, dopo un lungo silenzio storiografico su questo periodo, e'
uscito, a poca distanza, un altro lavoro, Il movimento anarchico italiano
nella lotta contro il fascismo 1927-1945, di Fabrizio Giulietti (Manduria,
Lacaita, 2004) che riprende in considerazione, sostanzialmente, le stesse
tematiche e gli stessi avvenimenti trattati da Di Lembo, arrivando pero'
alla fine della seconda guerra mondiale. Con un apparato documentario
arricchito da un'interessante appendice, il testo contribuisce a descrivere
compiutamente la fase presa in esame.
A complemento di questi, l'opuscolo di Giorgio Sacchetti pubblicato dalla
livornese Sempre Avanti nel 1995, Gli anarchici contro il fascismo, tratta
di alcuni degli aspetti specifici con i quali si misuro' l'antifascismo
libertario, ad esempio il campo di concentramento di Renicci d'Anghiari o la
collaborazione con il movimento di "Giustizia e liberta'".
Ma perche' non si pensi che il movimento anarchico sia rimasto immune,
soprattutto nell'ambiente individualista, dal fascino della sirena fascista,
conviene confrontarsi con l'interessante lavoro di Alessandro Luparini,
Anarchici di Mussolini. Dalla sinistra al fascismo tra rivoluzione e
revisionismo (Firenze, M.i.r., 2001) che ripercorre le biografie degli
anarchici che, passando per l'interventismo, scelsero di schierarsi con le
camicie nere. Ma nella sostanza il rapporto dei compagni di allora con la
dittatura fascista fu di ben altro tenore, e lo dimostra l'abbondante
letteratura, anche recente, sui reiterati tentativi di attentare alla vita
di Mussolini per liberare l'Italia dalla sua soffocante dittatura.
Ricordiamo il testo di Riccardo Lucetti, Gino Lucetti. L'attentato contro il
Duce. 11 settembre 1926 (Carrara, Cooperativa Tipolitografica, 2000); poi
Attentato al Duce (Bologna, Il Mulino, 2000), con il quale Brunella Dalla
Casa ricostruisce le complesse e intricate vicende del "presunto" attentato
bolognese di Anteo Zamboni; la ristampa del libro di Giuseppe Fiori, Vita e
morte di Michele Schirru. L'anarchico che penso' di uccidere Mussolini
(Bari, Laterza, 1990); quindi Il dito dell'anarchico. Storia dell'uomo che
sogno' di uccidere Mussolini di Lorenzo del Boca (Casale Monferrato, Piemme
2000), sulla figura di Lucetti; e infine il monumentale e documentatissimo
Angelo Sbardellotto, scritto e pubblicato da Giuseppe Galzerano
(Casalvelino, 2003), che ricostruisce la tragica vicenda dell'anarchico di
Mel fucilato per aver tentato di uccidere il dittatore di Predappio.
Sulla prima opposizione anarchica al fascismo, segnalo: di Eros
Francescangeli, Arditi del Popolo. Argo Secondari (1917-1922) (Roma,
Odradek, 2000), di Luigi Balsamini, Gli arditi del Popolo (Casalvelino,
Galzerano, 2002) e di Marco Rossi, Dall'arditismo di guerra agli arditi del
popolo (Pisa, Bfs, 1997), tre lavori che hanno portato nuovi e interessanti
elementi di conoscenza sull'arditismo popolare e sui suoi protagonisti,
rompendo il sostanziale silenzio della storiografia ufficiale su questo
movimento di resistenza armata contro le squadracce agli albori del
fascismo, praticato dagli elementi piu' combattivi del proletariato,
entusiasticamente appoggiato dagli anarchici, ma che incontro' anche
l'ostilita' dei dirigenti dei partiti "dell'estrema". Ancora sull'arditismo
popolare, il lavoro di Pino Cacucci, a meta' strada fra narrazione e
contributo storico, che rievoca felicemente in Oltretorrente (Milano,
Feltrinelli, 2003) le atmosfere proletarie dell'esaltante lotta dei borghi
parmigiani contro gli squadristi di Italo Balbo.
E, sempre su Parma, scritto con l'amore che le portava, Parma libertaria, di
Gianni Furlotti, l'affresco di una bellissima citta' popolana affollata di
uomini liberi, volume del quale l'autore non ha potuto purtroppo vedere le
stampe, ma che la Bfs di Pisa ha ostinatamente voluto pubblicare nel 2001
come ultimo omaggio.
Sulla resistenza opposta dagli anarchici all'azione delle squadracce, c'e'
anche l'avvincente L'imboscata. Foiano della Chiana, 1921: un episodio di
guerriglia sociale (Comune di Foiano, 2000), nel quale Giorgio Sacchetti
ricostruisce, come fosse un romanzo, un'azione di opposizione al fascismo
condotta da un intero paese toscano e coordinata dal locale gruppo
anarchico.
Passando alla Resistenza e alla guerra di liberazione, per un quadro
completo del ruolo degli anarchici nella lotta contro il nazifascismo,
sarebbe sufficiente la riedizione de La Resistenza sconosciuta. Gli
anarchici e la lotta contro il fascismo (Milano, Zero in condotta, 2005) che
raccoglie i saggi di diversi autori (G. Manfredonia, I. Rossi, M. Rossi, G.
Sacchetti, F. Schirone e C. Venza) sulle vicende "militari" e politiche che
videro impegnati i partigiani libertari, con allegato un cd contenente
fotografie, riproduzioni di documenti della lotta clandestina, immagini
delle lapidi dedicate ai compagni caduti nella lotta, e alcune canzoni
tratte dal repertorio dell'antifascismo anarchico.
Come esempio di storia locale, va citato il lavoro di Anna Marsilii, Il
movimento anarchico a Genova (1943-1950) (Genova, Annexia, 2004) che, grazie
a un'accurata ricerca d'archivio e riprendendo gli studi di Guido Barroero,
riporta alla luce le ricche ma sostanzialmente inedite vicende del forte
movimento comunista-anarchico genovese negli anni cruciali della Resistenza
e della ricostruzione.
Per venire ad anni piu' recenti, le editrici di area anarchica sono
impegnate a promuovere lavori sulla storia (fino a poco fa in gran parte
inedita) del movimento anarchico nel secondo dopoguerra.
Ecco cosi' la nuova edizione del testo Il ruolo dell'organizzazione
anarchica di Gino Cerrito (Pescara, Samizdat, 1998), gia' uscito nel 1973,
che affronta i problemi organizzativi con i quali si e' misurato
l'anarchismo italiano, dal piattaformismo all'esperimento neomarxista dei
Gaap, fino alle complesse stesure dei vari Patti associativi della Fai; la
preziosa integrazione delle fonti operata da Giorgio Sacchetti sul vecchio
lavoro di Ugo Fedeli, Congressi e convegni della Fai. 1944-1995 (sempre per
i tipi di Samizdat, 2002), nel quale sono raccolte le mozioni congressuali
piu' importanti approvate dalla Federazione Anarchica Italiana negli ultimi
decenni; e infine il recentissimo Anni senza tregua. La Fai dal 1970 al 1980
(Milano, Zero in condotta, 2005), col quale due protagonisti palermitani di
quella stagione di lotte, Antonio Cardella e Ludovico Fenech, scrivono un
primo capitolo di quella "storia della Fai" di cui in molti, ci si perdoni
lo spirito di parte, avvertiamo la mancanza. E, data l'attenzione con la
quale e' affrontato il periodo della "rinascita" della Fai e l'interesse che
questa lettura puo' avere non solo per i militanti, c'e' da augurarsi che
questi volumi segnino l'inizio di una nuova stagione di ricerche.
Visto poi che stiamo parlando degli anni della "contestazione", segnalo,
soprattutto ai lettori piu' giovani e curiosi, due godibilissime opere di
Diego Giachetti, Oltre il sessantotto. Prima, durante e dopo il movimento e
Anni sessanta comincia la danza. Giovani, capelloni, studenti ed estremisti
negli anni della contestazione (Pisa, Bfs, 1998 e 2002), entrambe capaci di
spiegare, anche emotivamente (soprattutto per chi li ha vissuti) come e
quanto fossero "formidabili" quegli anni, non solo sul piano politico, ma
anche e soprattutto su quello esistenziale e culturale.
*
Piazza Fontana e dintorni
Anni formidabili, incrinati irrimediabilmente, pero', dalla stagione delle
stragi, prima fra tutte quella di Piazza Fontana nel 1969.
Sono piu' di trenta i titoli usciti da allora sulla strage di Stato,
sull'assassinio di Pinelli e sulla detenzione di Valpreda, ma nonostante
questa documentazione, una soluzione giudiziaria non la si e' voluta trovare
(come meravigliarsi, del resto?!).
Rimando comunque al testo di Luciano Lanza, fondamentale soprattutto per la
chiarezza, Bombe e segreti (Milano, Eleuthera, 1997), di cui renderei
obbligatoria la lettura nelle scuole; alla apprezzata ristampa del Pinelli.
Una finestra sulla strage (Milano, Saggiatore, 2004), con il quale Camilla
Cederna scese, usando tutto il suo carisma, la sua intelligenza e la sua
sensibilita', al fianco nostro, di Pinelli e della verita'; a La strage,
Piazza Fontana, di Maurizio Dianese e Gianfranco Bettin (Milano,
Feltrinelli, 1999); e infine al recente La strage con i capelli bianchi,
titolo quanto mai significativo del libro di Paolo Barbieri e Paolo
Cucchiarelli (Roma, Editori Riuniti, 2003).
Anche se muovendo da prospettive diverse, si coglie in tutti l'indignazione
purtroppo impotente nei confronti dell'impenetrabile muro di gomma contro il
quale le istituzioni hanno fatto rimbalzare le proprie colpe, insieme alla
mole di materiale raccolto sulle responsabilita' dei fascisti e degli
apparati dello Stato. Fino alla recente sentenza della Cassazione,
vergognosa, indegna e infame, che ha messo una definitiva pietra tombale su
tutta la faccenda.
Restando a quegli anni e a quel clima, rimando al bel libro-denuncia di
Fabio Cuzzola Cinque anarchici del Sud (Cosenza, Citta' del Sole, 2001)
sulla "misteriosa" e tragica morte di cinque compagni calabresi che nei
primi anni Settanta stavano indagando sulle responsabilita' fasciste nella
strage di Piazza Fontana; e al bellissimo, duro e struggente Il sovversivo
(Pisa, Bfs, 2002), ristampa del capolavoro di Corrado Stajano che
ricostruisce la storia di Franco Serantini, il giovane figlio di nessuno,
massacrato di botte dalla polizia e lasciato morire come un cane nel carcere
Don Bosco di Pisa nel maggio del 1972. (Uno dei libri piu' belli che abbia
mai letto).
Per restare nel campo delle misure repressive messe in atto dal potere per
reprimere le lotte piu' radicali di alcuni settori dell'anarchismo di oggi,
e' interessante la ricostruzione fatta da Tobia Imperato, Le scarpe dei
suicidi. Sole Silvano Baleno e gli altri (Torino, Fenix, 2003), sul
drammatico caso di Soledad Rosas ed Edoardo Massari, impegnati nella lotta
contro l'Alta Velocita' e morti suicidi nelle carceri torinesi dove erano
stati ingiustamente ristretti.
Altrettanto "duro" e' Achtung Banditen! Marco Camenisch e l'ecologismo
radicale, a cura di Piero Tognoli (edizioni NN, 2004), dove si riporta una
lunga intervista all'anarchico svizzero, da lunghi anni prigioniero,
dapprima in Italia poi nel suo paese, dove "paga" la sua estrema tensione
ecologista. Per saperne di piu' c'e' anche Rassegnazione e complicita'. Il
caso Marco Camenisch (senza autore, Salorino, L'Affranchi, 1992).
Venendo ai nostri giorni, fa impressione la lettura del libro scritto a piu'
mani, Organismi genovesamente modificati. Piccolo dizionario degli orrori
(Milano, Zero in condotta, 2002), un'ampia documentazione, anche
fotografica, della durissima repressione messa in atto da polizia e
carabinieri in occasione della riunione del G8 nella citta' della Lanterna,
nel luglio 2001.
Gia' che siamo in argomento, per una lettura diversa del cosiddetto
movimento no global, segnalo l'interessante lavoro di Vittorio Giacopini, No
global. Tra rivolta e retorica (Milano, Eleuthera, 2002), una delle poche
voci critiche di sinistra sulle contraddizioni e i meriti di questo
movimento.
*
Vite di anarchici
Tornando ai temi piu' propriamente storici, e in particolare a quelli sugli
anni piu' lontani, i titoli interessanti usciti in questi ultimi tempi sono
tanti, a testimonianza del rinnovato interesse per la ricerca non solo da
parte di studiosi di area anarchica, ma anche di storici di altre scuole.
Numerose sono, infatti, le biografie e i saggi su momenti specifici e locali
dell'anarchismo.
Va segnalata in primo luogo un'opera complessiva, forse la piu' importante
mai uscita sul movimento anarchico di lingua italiana.
Intendo parlare dei due volumi del Dizionario biografico degli anarchici
italiani, opera diretta da Maurizio Antonioli, Giampietro Berti, Santi
Fedele e Pasquale Juso, curata e stampata dai compagni della Bfs di Pisa.
Usciti nel 2003 e 2004 i due volumi contengono oltre duemila biografie
redatte da circa un centinaio di collaboratori sparsi per l'Italia. Inutile
sottolineare - del resto se ne e' ampiamente parlato in numeri precedenti
della rivista - l'importanza di questa opera, la sola che sia riuscita a
ricostruire e raccogliere le biografie di tutti gli esponenti piu'
significativi di uno dei movimenti della storia sociale del nostro paese.
Accostando il Dizionario ai due volumi sulla stampa periodica curati in anni
lontani da Leonardo Bettini, diventa ora possibile conoscere "le opere e i
giorni" della lunga e ininterrotta esperienza dell'anarchismo di lingua
italiana, anche nei suoi aspetti piu' particolari e settoriali.
Di ben altro spessore e' il classico Gli anarchici di Cesare Lombroso, lo
studio con il quale il criminologo ottocentesco avrebbe voluto ridurre la
ricchezza di un intero movimento a soggetto di uno studio di psicopatologia
criminale. Non vedremmo certo l'opportunita' di questa riedizione (Milano,
Claudio Gallone, 1998), se non fosse per l'introduzione di Francesco Novelli
e la testimonianza di Pietro Valpreda.
Entrando nel merito di lavori piu' settoriali, riguardanti momenti
particolari, entita' geografiche o biografie di personaggi a vario titolo
protagonisti della stagione classica dell'anarchismo, conviene partire da
un'opera tanto importante quanto poco conosciuta in Italia, il bel Addio
Lugano bella. Gli esuli politici nella Svizzera italiana di Maurizio Binaghi
(Locarno, Dado' Editore, 2002), che gia' nel titolo della nostra piu' famosa
canzone riecheggia le vicende luganesi vissute dai numerosi
internazionalisti italiani esuli nell'ospitale Ticino.
Di personaggi del "mitico" internazionalismo scrive anche Claudia Bassi
Angelini che, nel suo Amore e anarchia. Francesco Pezzi e Luisa Minguzzi,
due ravennati nella seconda meta' dell'Ottocento (Ravenna, Longo, 2004),
ricostruisce le vicende umane e politiche di questi due romagnoli, coppia
nella vita e nell'impegno sociale intensamente profuso a Firenze al nascere
delle prime sezioni dell'Internazionale. Luigi Campolonghi, nel suo Amilcare
Cipriani. Memorie, antico testo ristampato da Samizdat (Pescara) nel 2003,
racconta la vita avventurosa di questo che fu, senz'ombra di dubbio, uno dei
sovversivi piu' emblematici dell'Ottocento, il riminese legionario,
garibaldino, comunardo, internazionalista, a lungo detenuto per fatti di
sangue e di onore "rivoluzionario".
Passando alle storie locali, daremo la precedenza a Carrara, la "capitale"
riconosciuta dell'anarchismo di lingua italiana, sulle cui vicende
libertarie non mancano mai nuovi contributi.
Ecco allora l'aggiornata edizione di una vecchia tesi di laurea di Gian
Maria Andrenucci, L'anarchia a Carrara dall'Unita' alla crisi di fine secolo
(Carrara, Societa' Editrice Apuana, 2005), poi la ristampa di uno dei tanti
lavori di Ugo Fedeli, Anarchismo a Carrara e nei paesi del marmo (Pisa, Bfs,
1995), e il lavoro di Massimiliano Giorgi su Alberto Meschi e la Camera del
Lavoro di Carrara (1911-1915) con il quale la Cooperativa Tipolitografica di
Carrara, nel 1998, ha reso omaggio alla limpida figura del sindacalista
fidentino Meschi, che nella citta' del marmo seppe dare impulso e forti
forme organizzative al vivacissimo movimento anarchico locale.
Restando a Carrara, ma spostandoci al secondo dopoguerra, fa piacere vedere
la ristampa di un vecchio lavoro di Rosaria Bertolucci, completamente
dedicato alla figura di Ugo Mazzucchelli (Carrara, Societa' Editrice Apuana,
2005), senza dubbio, per la sua lunga e avventurosa esistenza, uno dei
personaggi centrali e piu' costruttivi del movimento libertario carrarese. S
empre dalla Toscana, terra dove l'anarchismo non ha mai mancato di far
sentire la sua forte voce, popolare e rivoluzionaria, provengono il recente
lavoro di Giorgio Sacchetti, Presenze anarchiche nell'aretino dal XIX al XX
secolo (Pescara, Samizdat, 1999), dove spicca la biografia del sindacalista
imolese Attilio Sassi, ancora oggi ricordato dai figli dei minatori e degli
antifascisti di Cavriglia, e l'originale opuscolo di Alberto Prugnetti,
Potassa. Storia di sovversivi (Roma, Stampa Alternativa, 2003), sospeso fra
la ricostruzione storica e la narrazione romanzata di straordinarie
esistenze ribelli della ribelle Maremma.
Prima di abbandonare questa regione, segnalo il libro di Lelio Lagorio,
Ribelli e briganti nella Toscana del Novecento. La rivolta dei fratelli
Scarselli e la banda dello Zoppo in Valdelsa e nel Volterrano (Firenze,
Olschki, 2002), la storia di una famiglia di anarchici portata, per la sua
irriducibile opposizione allo Stato e all'avanzante fascismo, a condurre una
battaglia tanto disperata quanto avventurosa.
Restando alla storiografia locale, va segnalato La polveriera d'Italia. Le
origini del socialismo anarchico nel Regno di Napoli (1799-1877), di Giulio
De Martino e Vincenzo Simeoli (Napoli, Liguori 2001), dal quale escono a
tutto tondo le figure di Carlo Pisacane e Mikhail Bakunin, assieme a quelle
dei loro seguaci che dettero vita al primo nucleo internazionalista
italiano.
Mi piace poi segnalare il prezioso lavoro dei compagni abruzzesi che curano
le edizioni Samizdat di Pescara e Csl Di Sciullo di Chieti.
Sono molti i testi dedicati all'Abruzzo, a dimostrazione che nelle zone
"periferiche" dell'anarchismo non mancarono mai storie e personaggi talmente
significativi da meritare di essere portati alla considerazione storica.
Sono di Edoardo Puglielli Abruzzo rosso e nero (Chieti, Csl Di Sciullo,
2003), alla riscoperta di importanti figure di attivisti quali Carlo Tresca,
Francesco Ippoliti e Umberto Postiglione, e Luigi Meta. Vita e scritti di un
libertario abruzzese (Chieti, Csl Di Sciullo, 2004), la biografia, con
prefazione di Gaetano Arfe', di un militante a lungo vissuto in America dove
conobbe, tra gli altri, Salvemini, Cianca e Tarchiani.
Di Fabio Palombo l'esemplare biografia di Camillo Di Sciullo anarchico e
tipografo di Chieti (Pescara, Samizdat, 1996) continuamente alle prese con
la strisciante repressione umbertina, fra i sequestri delle sue
pubblicazioni e quelli della sua persona, sempre e solo per reati
d'opinione, ritenuti evidentemente molto pericolosi.
Poi, di Francesca Piccioli, Virgilia D'Andrea, storia di un'anarchica
(Chieti, Csl Di Sciullo, 2002), la piu' accurata biografia di questa
fervente poetessa e propagandista dell'ideale, morta esule nella lontana
America, ancora in giovane eta', dopo un'esistenza segnata da grandi
passioni e sofferenze; di Maria Lucia Calice, Gli anarchici abruzzesi nel
periodo giolittiano (Pescara, Samizdat, 1999), e infine La presenza
anarchica nell'aquilano, di Silvio Cicolani (Pescara, Samizdat, 1997).
Passando alla Romagna, altra terra dalla forte impronta libertaria, vanno
segnalati due lavori di Alessandro Luparini, il primo sul tentativo
rivoluzionario di poco precedente lo scoppio della Grande guerra, Settimana
Rossa e dintorni (Ravenna, Istituto Storico della Resistenza, 2004), il
secondo, a tratti perfino commovente nel ritrarre splendide e pressoche'
sconosciute figure proletarie, Terra di liberta'. Anarchici in provincia di
Ravenna (Ravenna, Montanari, 2005), volume ricco, tra l'altro, di un
apparato iconografico in gran parte inedito e molto interessante. Se
parliamo della Settimana rossa, dell'opposizione alla guerra di Libia e
della Romagna, arriviamo al lavoro di Laura Di Marco, Il soldato che disse
no alla guerra. Masetti (Santa Maria Capua Vetere, Spartaco, 2003), la
biografia del muratore persicetano che per non partire per la Libia sparo'
al colonnello mentre concionava i soldati, la cui detenzione e le lunghe
traversie giudiziarie furono da stimolo per i tentativi insurrezionali nelle
Marche e nelle Romagne.
Restando in questa terra sanguigna, segnalo, anche se uscito da tempo,
Armando Borghi e l'Usi di Maurizio Antonioli (Manduria, Lacaita, 1990), in
cui lo studioso affronta uno dei momenti cruciali dell'esperienza
sindacalista anarchica del primo Novecento, vista attraverso l'instancabile
opera organizzatrice del suo primo segretario.
Continuando con le biografie, veniamo alle piu' importanti. Tralasciando
quella di Berti su Malatesta, gia' citata, torniamo ad Antonioli, che nel
suo Pietro Gori. Il cavaliere errante dell'anarchia (Pisa, Bfs, 1996)
disegna un ritratto a tutto tondo (accompagnato da un'antologia di testi
goriani sul Primo Maggio) di quello che forse e' stato il piu' amato e
venerato fra i poeti dell'ideale, come testimonia del resto la bella
raccolta di poesie a lui dedicate, qui presentata per la prima volta.
Ricordo anche la ristampa del breve profilo biografico di Pietro Gori
scritto da Carlo Molaschi (Pescara, Samizdat, 1999), amico e compagno di
lotta dell'elbano.
Di Antonio Gamberi, un poeta meno noto ma interessante come prototipo del
proletario autodidatta, scrivono Franco Bertolucci e Daniele Ronco nella
lunga introduzione al suo Poesie per un liberato mondo (Pisa, Bfs, 2004).
Ancora di Giampietro Berti, Francesco Saverio Merlino (1856-1930) (Milano,
Angeli, 1993), altro corposo lavoro che ripercorre le tappe della vita e del
pensiero di uno dei piu' originali e interessanti esponenti dell'anarchismo
prima e del socialismo libertario poi, coetaneo e compagno di lotta e di
polemiche di Errico Malatesta.
Un'altra bella biografia e' quella che Luce Fabbri, a coronamento di una
vita segnata dalla continuita' con l'esperienza paterna, ha scritto su Luigi
Fabbri storia di un uomo libero (Pisa, Bfs, 1996). Non solo la vita
travagliata di questo grande anarchico, continuatore del pensiero di
Malatesta, ma anche le vicende, condivise dall'autrice, di una irripetibile
generazione di militanti tenacemente impegnata a combattere il fascismo e
l'oppressione in nome della liberta'. Particolare e' il ritratto che
Fabrizio Montanari traccia in Voci dal Plata. Vita e morte di Torquato Gobbi
(Reggio Emilia, Bertani, 1997), ricostruendo le drammatiche vicissitudini di
questo anarchico emiliano, morto suicida nel 1936 a Montevideo dove
condivideva l'esilio con l'amico e compagno Luigi Fabbri.
E' un'altra figura "minore" quella riportata alla luce da Giuseppe Galzerano
in Vincenzo Perrone. Vita e lotte, esilio e morte dell'anarchico salernitano
volontario della liberta' in Spagna (Casalvelino, Galzerano, 1999), che la
morte nella battaglia di Monte Pelato rende emblematica della sorte
collettiva di un'intera generazione di militanti.
Segnalo poi la biografia della nobile figura di Luigi Bertoni. La coerenza
di un anarchico (Lugano, La Baronata, 1997), con la quale Gianpiero
Bottinelli ripercorre l'esemplare e ammirevole vita dell'anarchico ticinese,
fondatore e redattore, per oltre mezzo secolo, del bilingue giornale
ginevrino "Il Risveglio - Le Reveil". Anche questa diventa la monografia di
un movimento vivace e ricco di iniziative antifasciste e antimilitariste
quale fu quello svizzero, di cui fu parte attiva anche un'altra figura di
cui Gianpiero Bottinelli traccia le linee biografiche nel suo Giovanni
Devincenti. Il sogno di un emigrante (Lugano, La Baronata, 2001).
Va ricordato poi l'ultimo lavoro su Camillo Berneri, di Carlo De Maria,
Camillo Berneri tra anarchismo e liberalismo (Milano, Angeli, 2004), con il
quale, in tempi di revisionismo storico imperante, mi sembra si intenda
perseguire lo "strano" disegno di fare del rivoluzionario Berneri, ucciso
anche e soprattutto per la sua intransigenza rivoluzionaria dai sicari di
Stalin in Spagna, un eroe del pensiero liberale e un affossatore
dell'anarchismo "tradizionale". (Ma cosi', a quanto pare, dev'essere per
queste nuove scuole storiografiche!).
Nessuna materia di revisionismo storico dovrebbe essere offerta (ma non si
puo' mai dire!) dalle figure di Giovanni Passannante e di Gaetano Bresci,
alle quali si e' dedicato Giuseppe Galzerano (Casalvelino, Galzerano, 1997 e
2001). Due monumentali opere nelle quali l'autore ha passato al setaccio
tutto quello che e' stato scritto, all'epoca dei fatti, sui due attentatori
all'augusto re d'Italia Umberto I: il primo mancato, il secondo decisamente
meno. Mentre sul secondo e' famoso (troppo) il lavoro di Arrigo Petacco,
L'anarchico che venne dall'America. Gaetano Bresci (ultima edizione: Milano,
Oscar Mondadori, 2000), e meno noto il sorprendente saggio di Leone Tolstoj,
Per l'uccisione di Re Umberto (Chieti, Csl Di Sciullo, 2003), su Passannante
non si sa molto, per cui e' apprezzabile la curiosa piece teatrale di
Ulderico Pesce, L'innaffiatore del cervello di Passannante (Possidente, Pz,
Pianetalibro 2003), che ha contribuito a riaprire il caso dei resti
cerebrali del povero cuoco lucano, ancora barbaramente conservati sotto
formalina al museo criminale di Roma - come i lettori di "A" hanno avuto
modo di leggere - e dei quali ora si auspica una "normale" sepoltura nel
paese natale.
Di un altro attentatore al re, anch'esso mancato e quindi meno conosciuto,
scrive Luigi Balsamini, Antonio D'Alba. Storia di un mancato regicida
(Chieti, Di Sciullo, 2004), corredandone la biografia con le ricerche sugli
ambienti romani nei quali ebbe origine l'idea di sparare al sovrano.
Restando nel campo dell'"azione diretta", che fra Ottocento e Novecento fu
la risposta di non pochi anarchici alle violenze del potere, e' avvincente
la lettura delle Memorie di Jules Bonnot, ristampate dall'Arkiviu Serra di
Guasila nel 2001 e scritte, con stile pittoresco, da Un Copain, pseudonimo
del famoso giornalista Paolo Valera. Sulle avventure di Bonnot e della sua
famosa banda di "rapinatori in automobile" (pare siano stati i primi, agli
inizi del Novecento, a usare la macchina nel loro "lavoro") ricordo il
romanzo storico di Pino Cacucci, In ogni caso nessun rimorso (rist. Milano,
Feltrinelli, 2003), sulle emozionanti vicende e i controversi sentimenti di
questi banditi tragici, votati alla morte.
Di altri banditi e ribelli irriducibili scrive Massimo Novelli in Cavalieri
del nulla. Renzo Novatore, poeta. Sante Pollastro, bandito (Casalvelino,
Galzerano, 1998), tracciando le arroventate biografie del poeta ucciso in
uno scontro a fuoco con i carabinieri nel 1922 e del bandito che sconto'
trent'anni nelle carceri francesi e italiane.
Restando ai primi del secolo, ma spostandoci a Milano, dove particolarmente
vivace fu la presenza degli anarchici individualisti di formazione
stirneriana, sono quattro i libri usciti recentemente su quel periodo e
quell'ambiente. Di Francesco Pellegrino, per i tipi di Derive Approdi di
Roma, e' uscito nel 2004 Liberta' estrema. Le ultime ore dell'anarchico
Bruno Filippi, il giovanissimo attentatore morto nel 1920, vittima del suo
stesso ordigno, mentre cercava di farlo brillare in un lussuoso locale della
Galleria di Milano. C'e' poi il famoso saggio di Vincenzo Mantovani, Mazurka
Blu (rist. Pescara, Samizdat, 2002), un lavoro frutto di lunghe ricerche,
che ricostruisce le disgraziate vicende del disgraziato attentato al Teatro
Diana nella Milano del 1921, e le tremende vicissitudini dei suoi autori, in
particolare di Mariani, Boldrini e Aguggini, che pagarono la follia del loro
gesto con la morte in carcere o con lunghissime detenzioni.
Ma, ricordandoci che non tutto l'anarchismo milanese si muoveva su queste
direttrici, conforta leggere l'originale e a tratti commovente epistolario
Lettere d'amore e di amicizia. La corrispondenza di Leda Rafanelli, Carlo
Molaschi e Maria Rossi. Per una lettura dell'anarchismo milanese (1913-1919)
(Pisa, Bfs, 2002), nel quale Mattia Granata ricostruisce la complessita' e
l'eterodossia dei milieu culturali anarchici nella capitale morale d'Italia.
Restando a Leda Rafanelli, l'affascinante "zingara" dell'anarchia, uno dei
piu' originali personaggi di quegli anni, il recente libro curato da Alberto
Ciampi, Leda Rafanelli - Carlo Carra'. Un romanzo (Venezia, Centro
Internazionale Grafica, 2005), propone documenti originali e autografi
conservati presso l'Archivio Chessa-Berneri di Reggio Emilia, sul fugace
amore fra Leda e il giovane simpatizzante anarchico, e grande pittore, Carlo
Carra'.
Tornando in terra emiliana, segnalo alcune curiosita', a dimostrazione che
spesso la storia, anche la grande storia, trova fondamento nell'insieme di
cose piu' piccole, di fatti e momenti segnati dalla piu' semplice
quotidianita'. Sono usciti gli atti del recente convegno Le cucine del
popolo. Atti del convegno di Massenzatico (Milano, Zero in condotta, 2005),
con interventi di Fiamma Chessa, Alberto Ciampi, Federico Ferretti, Gian
Andrea Pautasso, Marco Rossi, Giorgio Sacchetti e Luigi Veronelli, sulle
modalita' e l'inventiva con le quali le culture proletarie, anche e
soprattutto in situazioni di lotta, riuscivano a soddisfare, gustosamente,
le necessita' alimentari di tutti i giorni.
Altrettanto interessante il materiale uscito dalle giornate di studio
organizzate dal Csl Pinelli di Milano sulle infiltrazioni e le provocazioni
poliziesche nei confronti degli anarchici. I contributi di Cesare Bermani,
Giampietro Berti, Piero Brunello, Mimmo Franzinelli, Aldo Giannuli, Lorenzo
Pezzica, Claudio Venza, raccolti in Voci di compagni. Schede di questura
(Milano, Csl, 2002), rappresentano una sorta di istruttivo manuale sui
sistemi di controllo dell'universo sovversivo che ancora puo' insegnarci
molte cose.
Di argomento simile, il saggio di Giorgio Sacchetti, Sovversivi agli atti
(Ragusa, La Fiaccola, 2002), che ricostruisce la storia della schedatura
politica, nella fattispecie quella utilizzata fino ai giorni nostri nei
confronti dei militanti libertari. Un lavoro che illustra, anche con
divertente ironia, le pratiche demenziali e grottesche messe in atto dal
potere statale per "controllare", in Italia come dovunque, il movimento
anarchico e gli altri movimenti sovversivi.
Terminiamo la parte storica con le biografie di tre personaggi che hanno
contribuito a mantenere vivo e vitale il movimento anarchico in questo
secondo dopoguerra. Tre militanti nati agli albori del Novecento che hanno
dato un forte senso alla loro attivita' non solo durante la Rivoluzione
spagnola e la lotta al fascismo, ma anche, con uguale intensita', negli anni
della crisi del movimento che non si incancreni' irrimediabilmente anche
grazie al loro impegno e alla loro presenza.
Costantino Cavalleri ha scritto, con affetto quasi filiale, il profilo del
sardo Tomaso Serra, L'anarchico di Barrali (Guasila, Arkiviu Serra, 1992),
esule antifascista, combattente in Spagna e nella Resistenza francese e, nel
dopoguerra, animatore della Comunita' di Barrali, nella sua Sardegna, un
vero e proprio esempio di autogestione realizzata.
Paolo Finzi ha ricostruito la vita di un Insuscettibile di ravvedimento.
L'anarchico Alfonso Failla (1906-1986) (Ragusa, La Fiaccola, 1993),
riportando nelle sue pagine non solo le esperienze di lotta di un genuino
ribelle, di un uomo libero che pago' la voglia di liberta' per se' e per gli
altri subendo incessantemente la repressione statale (Failla e'
l'antifascista che ha passato il periodo piu' lungo al confino), ma anche i
tratti umani che abbiamo potuto apprezzare quando abbiamo fatto nostre le
sue idee.
E, per finire, la recentissima monografia Senza frontiere. Pensiero e azione
dell'anarchico Umberto Marzocchi (1900-1986) (Milano, Zero in condotta,
2005) il libro con cui Giorgio Sacchetti, a lungo suo affezionato
collaboratore negli impegni internazionali, ricostruisce la vita eccezionale
di un militante "come tanti", che fino alla fine seppe trasmettere il suo
prezioso, a volte determinante contributo, per affrontare e superare le
travagliate vicende del nostro movimento.
Tre libri insostituibili per comprendere appieno non solo la storia, ma
anche e soprattutto l'anima dell'anarchismo di lingua italiana.
(Parte prima - Segue)

5. LETTURE. GIORGIO BERNARDELLI: OLTRE IL MURO
Giorgio Bernardelli, Oltre il muro. Storie, incontri e dialoghi tra
israeliani e palestinesi, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2005, pp. 144,
euro 12. Con una simpatetica premessa del cardinale Carlo Maria Martini,
"dodici storie di israeliani e palestinesi che scelgono la via
dell'incontro" raccontate da un partecipe giornalista del quotidiano
"Avvenire"; un libro la cui lettura vivamente raccomandiamo.

6. LETTURE. WALTER BERNARDI, DOMENICO MASSARO (A CURA DI): LA CURA DEGLI
ALTRI
Walter Bernardi, Domenico Massaro (a cura di), La cura degli altri. La
filosofia come terapia dell'anima, Universita' degli studi di Siena, 2005,
pp. 96. Nella collana "Work in Progress e Pre-print" (responsabile Francesco
Solitario) del Dipartimento di studi storico-sociali e filosofici (direttore
Mariano Bianca) della Facolta' di lettere e filosofia di Arezzo
dell'Universita' degli studi di Siena, un volume sulla "consulenza
filosofica" a cura di Walter Bernardi e Domenico Massaro con contributi,
oltre che dei curatori, di Mario Micheletti, Anselmo Grotti, Mario Tanga,
Maria Chiara Milighetti, Augusto Cavadi, Patrizia Funghi, Neri Pollastri,
prefazione di Mariano Bianca. Una utile serie di interventi e un valido
orientamento su un tema che sta suscitando un sempre piu' diffuso interesse
(e qualche equivoco, rispetto a cui peraltro questo volume puo' costituire
anche un opportuno antidoto). Per contattare il Dipartimento di studi
storico-sociali e filosofici della Facolta' di lettere e filosofia di Arezzo
dell'Universita' degli studi di Siena: tel. 0575926310, e-mail:
dipsssf at unisi.it

7. RILETTURE. GABRIEL GARCIA MARQUEZ: OPERE NARRATIVE
Gabriel Garcia Marquez, Opere narrative, 2 voll., Mondadori, Milano 1987 e
2004, 2005, pp. XXXVIII + 1026 e XCII + 1516, euro 12,90 + 12,90 (in
supplemento ad alcune riviste della Mondadori). Due dei volumi della
prestigiosa collana dei Meridiani che la Mondadori sta diffondendo nelle
edicole in queste settimane a un prezzo stracciato; e' l'occasione per
rileggere l'intera opera narrativa di Garcia Marquez.

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

9. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1109 del 9 novembre 2005

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