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La nonviolenza e' in cammino. 1089
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1089
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 20 Oct 2005 01:04:19 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1089 del 20 ottobre 2005 Sommario di questo numero: 1. Una classe scolastica di Ivrea per il si' al referendum in Brasile 2. Le chiese cristiane brasiliane pregano per il disarmo e invitano a votare si' al referendum 3. Franco Barbero: Si' 4. Francesco Comina: Una sera con Lula 5. Sergio Paronetto: L'insegnamento di don Milani. A quarant'anni dalla "Lettera ai giudici" 6. "Libera": Salviamo la legge sui beni confiscati alle mafie 7. Mao Valpiana: Le due facce del presidente: paladino della pace alla Fao, piazzista d'armi in Cina 8. Luciano Corradini: Austerity per politici e grand commis 9. Giovanni Sarubbi: Si avvicina la quarta giornata del dialogo cristiano-islamico per l'incontro ecumenico fra tutte le religioni, fra tutti gli esseri umani 10. Rosa Luxemburg: E' chiaro 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento 12. Per saperne di piu' 1. ESEMPI. UNA CLASSE SCOLASTICA DI IVREA PER IL SI' AL REFERENDUM IN BRASILE [Ringraziamo Pierangelo Monti (per contatti: pierangelo.monti at fastwebnet.it) per questa bella iniziativa. Ci auguriamo che in tutte le scuole altri insegnanti e studenti prendano iniziative analoghe. Pierangelo Monti e' docente di religione nelle scuole medie superiori] Sono un insegnante di religione. A scuola ho parlato del referendum sul commercio delle armi in Brasile. Io e i miei studenti della classe III A geometri dell'Istituto "Cena" di Ivrea, vogliamo esprime l'appoggio a questa iniziativa umanitaria, che, con la speranza e l'augurio che si affermino i si' all'abolizione della vendita di armi, portera' una ventata di vita in Brasile. Questo evento insegni a tutti a scegliere la via della nonviolenza e del disarmo, della solidarieta' e dello sviluppo; in linea con il messaggio pronunciato alla Fao dal Presidente della Repubblica Ciampi il 17 ottobre, quando ha detto: ''una societa' che spende centinaia di miliardi in armamenti e consente che ogni anno muoiano di fame cinque milioni di bambini e' una societa' malata di egoismo e di indifferenza''. La scelta del referendum contro le armi, nel Brasile governato dal Presidente Lula, e' in linea con la cura di questa brutta malattia. Auguriamo al mondo la guarigione. Il professor Pierangelo Monti e gli studenti della III A geometri dell'Istituto "Cena" di Ivrea 2. VOCI DAL BRASILE. LE CHIESE CRISTIANE BRASILIANE PREGANO PER IL DISARMO E INVITANO A VOTARE SI' AL REFERENDUM [Da padre Ermanno Allegri (per contatti: ermanno at adital.com.br) riceviamo e diffondiamo il seguente articolo diffuso dall'agenzia stampa "Adital". Ermanno Allegri e' direttore di "Adital", Agenzia d'informazione "Frei Tito" per l'America Latina, tel. 8532579804, fax: 8534725434, cellulare: 8599692314, sito: www.adital.com.br ; "sacerdote bolzanino da trent'anni in Brasile, gia' segretario nazionale della Commissione Pastorale della Terra e ora direttore di un'agenzia continentale (Adital, sito: www.adital.com.br), nata come strumento per portare all'attenzone della grande informazione latinoamericana i temi delle comunita' di base e l'impegno contro la poverta'. Allegri e' stato chiamato a contribuire al coordinamento delle azioni di sensibilizzazione in vista del referendum che si terra' in Brasile alla fine di ottobre che ha come tema la messa al bando del commercio delle armi da fuoco che in tutta l'America Latina costituisce un rilevante fattore di violenza (omicidi, rapine, ecc.). E' una battaglia civile e di diritto importantissima per tutto il Brasile, ma anche per il movimento per la pace di tutto il mondo. La posta in gioco e' grande ma i poteri che contano (le multinazionali delle armi) sono gia' all'opera per vincere, mettendo in campo enormi fondi. Allegri chiede che questo tema venga messo nell'agenda anche del movimento per la pace italiano e chiede anche un aiuto finanziario per coordinare l'attivita' di sensibilizzazione di Adital" (Francesco Comina)] Il "Consiglio nazionale delle Chiese cristiane del Brasile" ha organizzato veglie e preghiere nei giorni 14, 15 e 16 ottobre per il disarmo e per la proibizione del commercio di armi da fuoco e di munizioni. La proposta del Consiglio nazionale delle Chiese cristiane del Brasile e' realizzare un gesto concreto della Campagna della fraternita' ecumenica "Solidarieta' e pace". Il testo base della campagna cita le parole di Gesu' a Pietro nell'ora in cui viene arrestato nel giardino degli ulivi: "Rimetti la tua spada nel fodero". Per le Chiese cristiane, "le ragioni dell'impegno dei cristiani per il si' al referendum sono contenute nel Vangelo e nella testimonianza delle comunita' cristiane, fin dai primi tempi del cristianesimo". Il Consiglio nazionale delle Chiese cristiane del Brasile afferma che questo e' un momento storico per la sovranita' popolare, e il corretto esercizio della sovranita' dara' al popolo il diritto di esigere dalle autorita' altre riforme urgenti che garantiscano sempre piu' la sicurezza dei cittadini, la convivenza nella solidarieta' e la pace. Tutte le Chiese che fanno parte del Consiglio nazionale delle Chiese cristiane del Brasile invitano tutti i cristiani a dare testimonianza autentica della coscienza cristiana per il bene della societa'. Il Consiglio nazionale delle Chiese cristiane del Brasile ricorda la promessa di Gesu' Cristo: "Beati quelli che promuovono la pace, perche' saranno chiamati figli di Dio" (Mt 5,9). 3. 23 OTTOBRE. FRANCO BARBERO: SI' [Ringraziamo don Franco Barbero (per contatti: e-mail: franco.barbero at viottoli.it, sito: www.viottoli.it) per questo intervento. Franco Barbero, sacerdote, e' una delle figure piu' vive e autorevoli del movimento delle comunita' cristiane di base, acuto teologo e costruttore di pace, appassionato animatore della ricerca religiosa, dell'impegno ecclesiale, morale, civile. Opere di Franco Barbero: tra i suoi molti scritti segnaliamo ad esempio Quando i fratelli se ne vanno, Tempi di fraternita', Torino 1986; Essere semplici, e' possibile?, Tempi di fraternita', Torino 1988; Olio per la lampada, Associazione Viottoli, Pinerolo (To) 2001; L'ultima ruota del carro, Associazione Viottoli, Pinerolo (To) 2001; Perche' resto... Elementi per una proposta di ecclesiogenesi, Associazione Viottoli, Pinerolo (To) 2003] Cari amici, tra le altre cose sto svolgendo a Torino un corso biblico sui testi della creazione. Riscopro ogni giorno che la mia "vocazione" di credente, da vivere laicamente nel mondo, e' collaborazione alla creazione di una societa' "altra" dove la vita abbia i connotati della cura del creato, della nonviolenza attiva, della tenerezza. Le armi sono l'anticreazione, l'antivita. Finche' impugneremo le armi sara' impossibile anche disarmare i cuori. Abbiamo cosi' bisogno di scambiarci tenerezza, intelligenza, creativita', orizzonti di impegno, e negare legittimita' al commercio delle armi. Per questo il mio appoggio al referendum brasiliano e' pieno e convinto. Scusate la pochezza e la genericita' di queste righe, ma vivo un periodo in cui corro come un cavallo da corsa. Vi abbraccio, don Franco Barbero 4. INCONTRI. FRANCESCO COMINA: UNA SERA CON LULA [Ringraziamo Francesco Comina (per contatti: f.comina at ladige.it) per averci messo a disposizione questo suo articolo apparso sul quotidiano "L'Adige" del 18 ottobre 2005. Francesco Comina e' il principale punto di riferimento in Italia della campagna di sostegno al si' al referendum brasiliano per proibire il commercio delle armi. Giornalista e saggista, pacifista nonviolento, e' impegnato nel movimento di Pax Christi; nato a Bolzano nel 1967, laureatosi con una tesi su Raimon (Raimundo) Panikkar, collabora a varie riviste. Opere di Francesco Comina: Non giuro a Hitler, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2000; (con Marcelo Barros), Il sapore della liberta', La meridiana, Molfetta (Ba) 2005; ha contribuito al libro di AA. VV., Le periferie della memoria, Anppia - Movimento Nonviolento, Torino-Verona; e a AA. VV., Giubileo purificato, Emi, Bologna] Sono a Roma per incontrare il presidente del Brasile Luiz Ignacio Lula da Silva. Mi viene da sorridere. Non ho mai partecipato a un ricevimento presidenziale, non so nemmeno come ci si veste, come ci si deve atteggiare e, soprattutto, come mai proprio io dal Trentino Alto Adige. L'amico che ha stilato la lista dei 150 referenti della societa' civile ha pensato a me per due motivi: perche' ho raccontato la vicenda di don Luis Lintner, il missionario altoatesino assassinato a Bahia nel maggio del 2002, e perche' ho promosso in Italia una campagna a sostegno del referendum contro il commercio delle armi che si terra' in Brasile il prossimo 23 ottobre. Ho la fortuna di essere ospite per tre giorni nella casa di Ettore e Clotilde Masina, che hanno conosciuto Lula ai suoi esordi di sindacalista ancora negli anni '70. Non c'e' spazio, non c'e' parete, non c'e' stanza che non conosca un pezzo di territorio latinoamericano. La casa dei Masina e' stata un crocevia di popoli, un punto di approdo per gli esuli cileni in fuga dalla dittatura, per i teologi della liberazione richiamati dal Vaticano, per i vescovi che hanno condiviso le speranze dei poveri durante il Concilio. Solo grazie a questa condivisione Masina ha potuto scrivere il libro piu' intenso e commovente sulla vita e la morte dell'arcivescovo di San Salvador Oscar Arnulfo Romero (L'arcivescovo deve morire, Edizioni Gruppo Abele). L'ambasciata del Brasile in piazza Navona e' uno dei palazzi piu' belli di Roma, apparteneva alla principesca famiglia dei Doria Pamphili e nei suoi immensi saloni Pierluigi da Palestrina esegui' per la prima volta alcune delle sue opere. Arriviamo puntuali alle ore 18. E' domenica, e il traffico della capitale e' contenuto. Davanti alla porta dell'ambasciata c'e' una folla di curiosi e invitati in attesa di entrare. Lula sta incontrando i leader politici. Arriva Bertinotti e i cronisti gli danno l'assalto. Non vogliono sapere nulla del Brasile ma un commento sull'affluenza alle urne per le primarie. Passa una mezz'ora e si comincia ad entrare alla spicciolata. Vedo passare Gianni Mina', Linda Bimbi, Raniero La Valle, Achille Occhetto, Bruno Trentin, Alberto Tridente, sindacalisti e vari rappresentanti della comunita' brasiliana in Italia. * Masina dipana il filo della memoria: "La prima volta che vidi Lula fu nel '78 quando alcuni amici sindacalisti mi proposero di partecipare a un incontro fra l'allora leader del Pt (Partido dos trabalhadores) e Lech Walesa. L'appuntamento era a Roma al collegio delle suore polacche sulla via Cassia. Ricordo la tensione fra i due personaggi. Walesa era all'oscuro di quanto accadeva in Brasile mentre Lula conosceva bene quello che stava accadendo in Polonia con Solidarnosc. A Walesa non piacque il fatto che Lula avesse fondato un partito. La realta' e' che lui, Lula, non poteva fare un sindacato nazionale perche' la legge brasiliana glielo proibiva, mentre gli consentiva un partito. Walesa portava sul bavero della giacca una immagine della Madonna di Czestochowa. La tensione fra i due si tagliava a fette. Walesa entrava e usciva dalla stanza. Alla fine, forse colto da spirito di magnanimita' verso l'amico brasiliano, gli regalo' una fotografia con un autografo. Anni dopo Lula commento' in questo modo: "Walesa si crede una star". Nel 1985 Masina incontro' Lula a San Paolo da frei Betto, il domenicano che ha raccontato la storia drammatica delle torture subite da alcuni suoi confratelli nel carcere di Tiradentes durante la dittatura dei generali, una vicenda che si concluse con il suicidio di frei Tito de Alencar appeso ad un albero vicino al convento di Lione. "Quel giorno me lo ricordo molto bene - ricorda Masina - perche' mi venne una terribile indigestione. Frei Betto aveva un gustosissimo pasto tradizionale, secondo una ricetta appresa da sua madre, la maggiore esperta di gastronomia brasiliana. Fejoao Tropeiro si chiamava il gustosissimo pasto nero a base di salsicce e fagioli. Arrivo' Lula con la moglie Marisa e con il figlio. Fu una serata molto bella in cui potemmo conversare a lungo ma i giorni seguenti sentii il peso del Fejoao Tropeiro sullo stomaco". * La voce del cerimoniere improvvisamente annuncia l'arrivo del presidente. Applausi. Lula entra in sala con una camicia bianca e un cappellino da baseball in compagnia di alcuni ministri e uomini del governo. Si ferma ad abbracciare la gente e a baciare amici di vecchia data. Lascia al fidato Marco Aurelio - nomen omen - la difesa del governo dalle accuse gravissime di corruzione, che hanno provocato un terremoto politico sia in Brasile che nel mondo intero, e al ministro dell'economia l'analisi dell'andamento economico che dimostra una crescita costante della ricchezza interna come non e' mai accaduto nella storia brasiliana. Lula e' vulcanico. Parla con la voce del primo metalmeccanico nella storia a vantare il diritto di sedersi sulla poltrona presidenziale: "Spero di portare a termine il mio mandato - dice con la voce roca di un uomo che ha lottato con tutte le forze per difendere i diritti dei piu' deboli - perche' solo in questo modo altri lavoratori possono sperare di realizzare il sogno di poter, un giorno, porsi alla guida di un Paese". E' ottimista il presidente: "Sento che stiamo facendo la storia. La crisi che ha funestato il partito nei mesi passati sta rientrando, molte accuse si sono dimostrate false, ma anche le crisi sono salutari perche' soltanto cosi' riesci a definire in maniera limpida chi e' il tuo compagno e chi e' il tuo nemico. Oggi lo sappiamo, ma nello stesso tempo sappiamo che il Brasile sta vivendo un momento di grande salute e di forte credibilita' in politica estera". Lula ha rinunciato al pranzo privato con Berlusconi, nel giorno in cui e' atteso alla Fao per fare il punto sul programma "Fome zero", che ha l'obiettivo di estirpare la fame dal Paese entro la fine della legislatura. Sul piano internazionale, Lula ha attivato una politica estera non sottoposta agli Usa, ma libera di definire alleanze "terzomondiste": "Ho visitato quattordici Paesi africani perche' sento fortemente che il nostro Paese ha un debito immenso verso l'Africa. Noi brasiliani siamo quelli che siamo, belli o brutti, magri e grassi, alti e bassi, danzatori e cantanti, per via della contaminazione fra portoghesi, indios e neri". Ma nel futuro il presidente ha in agenda altrettanti viaggi nei Paesi arabi con l'intento di rompere l'ideologia dello scontro fra civilta' creata dal nord. Con l'Unione europea Lula vede vicinissimo un accordo: "Siamo pronti a fare concessioni ma esigiamo dai paesi europei un impegno speciale verso i popoli africani e latinoamericani". * Il presidente metalmeccanico e' abile. Alterna concretezza e idealita', pragmatismo e utopia, sogno e cifre. Al termine della relazione si getta senza timore fra la folla senza preoccuparsi troppo della cerimonia. Ha ringraziato Ettore Masina per l'impegno profuso in Brasile attraverso la Rete Radie' Resch. Io gli ho consegnato il libro sulla storia e la testimonianza di Luis Lintner. Ha guardato la dedica che gli ho scritto e ha detto: "Lintner appartiene al Brasile. E' stato un testimone del vangelo dei poveri, la sua vita e il suo martirio rimangono un esempio per noi tutti". Anche per questo Lula e' amato dalle comunita' di base e dalla chiesa dei poveri. Una serata stupenda con la luna piena sui tetti di Roma guardata dalle finestre dell'ambasciata brasiliana in piazza Navona. 5. RIFLESSIONE. SERGIO PARONETTO: L'INSEGNAMENTO DI DON MILANI. A QUARANT'ANNI DALLA "LETTERA AI GIUDICI" [Ringraziamo Sergio Paronetto (per contatti: paxchristi_paronetto at yahoo.com) per averci messo a disposizione questo suo articolo scritto per il sito di "Mosaico di pace" per i quarant'anni della "Lettera ai giudici" di don Lorenzo Milani. Sergio Paronetto insegna presso l'Istituto Tecnico "Luigi Einaudi" di Verona dove coordina alcune attivita' di educazione alla pace e ai diritti umani. Tra il 1971 e il 1973 e' in Ecuador a svolgere il servizio civile alternativo del militare con un gruppo di volontari di Cooperazione internazionale (Coopi). L'obiezione di coscienza al servizio militare gli viene suggerita dalla testimonianza di Primo Mazzolari, di Lorenzo Milani e di Martin Luther King. In Ecuador opera prima nella selva amazzonica presso gli indigeni shuar e poi sulla Cordigliera assieme al vescovo degli idios (quechua) Leonidas Proano con cui collabora in programmi di alfabetizzazione secondo il metodo del pedagogista Paulo Freire. Negli anni '80 e' consigliere comunale a Verona, agisce nel Comitato veronese per la pace e il disarmo e in gruppi promotori delle assemblee in Arena suscitate dall'Appello dei Beati i costruttori di pace. In esse incontra o reincontra Alessandro Zanotelli, Tonino Bello, Ernesto Balducci, David Maria Turoldo, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Perez Esquivel, Beyers Naude' e tanti testimoni di pace. Negli anni '90 aderisce a Pax Christi (che aveva gia' conosciuto negli anni Sessanta) del cui Consiglio nazionale fa parte. E' membro del Gruppo per il pluralismo e il dialogo e, ultimamente, del Sinodo diocesano di Verona. Opere di Sergio Paronetto, La nonviolenza dei volti. Forza di liberazione, Editrice Monti, Saronno (Va) 2004. Lorenzo Milani nacque a Firenze nel 1923, proveniente da una famiglia della borghesia intellettuale, ordinato prete nel 1947. Opera dapprima a S. Donato a Calenzano, ove realizza una scuola serale aperta a tutti i giovani di estrazione popolare e proletaria, senza discriminazioni politiche. Viene poi trasferito punitivamente a Barbiana nel 1954. Qui realizza l'esperienza della sua scuola. Nel 1958 pubblica Esperienze pastorali, di cui la gerarchia ecclesiastica ordinera' il ritiro dal commercio. Nel 1965 scrive la lettera ai cappellani militari da cui derivera' il processo i cui atti sono pubblicati ne L'obbedienza non e' piu' una virtu'. Muore dopo una lunga malattia nel 1967; era appena uscita la Lettera a una professoressa della scuola di Barbiana. L'educazione come pratica di liberazione, la scelta di classe dalla parte degli oppressi, l'opposizione alla guerra, la denuncia della scuola classista che discrimina i poveri: sono alcuni dei temi su cui la lezione di don Milani resta di grande valore. Opere di Lorenzo Milani e della scuola di Barbiana: Esperienze pastorali, L'obbedienza non e' piu' una virtu', Lettera a una professoressa, pubblicate tutte presso la Libreria Editrice Fiorentina (Lef). Postume sono state pubblicate le raccolte di Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana, Mondadori; le Lettere alla mamma, Mondadori; e sempre delle lettere alla madre l'edizione critica, integrale e annotata, Alla mamma. Lettere 1943-1967, Marietti. Altri testi sono apparsi sparsamente in volumi di diversi autori. La casa editrice Stampa Alternativa ha meritoriamente effettuato nell'ultimo decennio la ripubblicazione di vari testi milaniani in edizioni ultraeconomiche e criticamente curate. La Emi ha recentemente pubblicato, a cura di Giorgio Pecorini, lettere, appunti e carte varie inedite di don Lorenzo Milani nel volume I care ancora. Opere su Lorenzo Milani: sono ormai numerose; fondamentali sono: Neera Fallaci, Vita del prete Lorenzo Milani. Dalla parte dell'ultimo, Rizzoli, Milano 1993; Giorgio Pecorini, Don Milani! Chi era costui?, Baldini & Castoldi, Milano 1996; Mario Lancisi (a cura di), Don Lorenzo Milani: dibattito aperto, Borla, Roma 1979; Ernesto Balducci, L'insegnamento di don Lorenzo Milani, Laterza, Roma-Bari 1995; Gianfranco Riccioni, La stampa e don Milani, Lef, Firenze 1974; Antonio Schina (a cura di), Don Milani, Centro di documentazione di Pistoia, 1993. Un repertorio bibliografico sintetico e' in Peppe Sini, Don Milani e l'educazione alla pace, Centro di ricerca per la pace, Viterbo 1998. Segnaliamo anche l'interessante fascicolo monografico di "Azione nonviolenta" del giugno 1997. Segnaliamo anche il fascicolo Don Lorenzo Milani, maestro di liberta', supplemento a "Conquiste del lavoro", n. 50 del 1987. Tra i testi apparsi di recente: il testo su don Milani di Michele Ranchetti nel suo libro Gli ultimi preti, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1997; David Maria Turoldo, Il mio amico don Milani, Servitium, Sotto il Monte (Bg) 1997; Liana Fiorani, Don Milani tra storia e attualita', Lef, Firenze 1997, poi Centro don Milani, Firenze 1999; AA. VV., Rileggiamo don Lorenzo Milani a trenta anni dalla sua morte, Comune di Rubano 1998; Centro documentazione don Lorenzo Milani e scuola di Barbiana, Progetto Lorenzo Milani: il maestro, Firenze 1998; Liana Fiorani, Dediche a don Milani, Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq) 2001; Edoardo Martinelli, Pedagogia dell'aderenza, Polaris, Vicchio di Mugello (Fi) 2002; Marco Moraccini (a cura di), Scritti su Lorenzo Milani. Una antologia critica, Il Grandevetro - Jaca Book, Santa Croce sull'Arno (Pi) - Milano 2002] 1965: quarant'anni fa. In febbraio don Lorenzo Milani scrive la risposta ai cappellani militari toscani che hanno definito l'obiezione di coscienza al servizio militare "espressione di vilta'". In ottobre la lunga "Lettera ai giudici" confluita, con la prima, nello splendido libretto "L'obbedienza non e' piu' una virtu'". Meditando sui fatti contemporanei, sul ruolo educativo della scuola, sull'urgenza di testimoniare la sua fede cristiana e sull'importanza della Costituzione italiana, don Lorenzo Milani indica un orizzonte culturale, apre un cammino pedagogico, diventa maestro di pace. La sostanza del messaggio milaniano consiste nel richiamo alla gravita' della guerra moderna, nell'appello alla sovranita' del cittadino, nella centralita' della coscienza responsabile. Davanti all'accusa dei cappellani militari, don Milani si fa carico del turbamento dei suoi ragazzi e scrive ai giudici: "dovevo ben insegnare come il cittadino reagisce all'ingiustizia. Come ha liberta' di parola e di stampa. Come il cristiano reagisce anche al sacerdote e perfino al vescovo che erra. Come ognuno deve sentirsi responsabile di tutto. Su una parete della nostra scuola c'e' scritto grande 'I care'. E' il motto intraducibile dei giovani americani migliori. 'Me ne importa, mi sta a cuore'. E' il contrario del motto fascista 'me ne frego'". Richiamandosi a Socrate, a Gesu' Cristo e a Gandhi, don Milani insegna la "tecnica dell'amore costruttivo per la legge" che puo' portare a "pagare di persona un'obiezione di coscienza. Cioe' violare la legge di cui si ha coscienza che e' cattiva e accettare la pena che essa prevede". Questo dovrebbero fare oggi i cittadini italiani, soprattutto i credenti davanti alla guerra basandosi su tre principi del diritto: a) L'Italia ripudia la guerra secondo l'articolo 11 della Costituzione; b) anche il soldato ha una coscienza; c) la responsabilita' in solido. * a) La parola ripudia, osserva don Lorenzo, e' molto ricca di significato, e' una parola globale, "e' un invito a buttar tutto all'aria: all'aria buona" e, quindi, a ripensare la storia alla luce del verbo 'ripudia', a scoprire che quasi tutte le guerre sono da registrare sotto la voce offesa, aggressione, massacro. b) Il soldato non deve obbedire quando l'atto comandato e' manifestamente delittuoso. Non hanno un minimo di parvenza di legittimita' le decimazioni, le rappresaglie, le deportazioni, le torture, le guerre coloniali, l'uso di armi vietate dal diritto internazionale. L'obbedienza cieca ha prodotto criminali di guerra. Per fortuna molti hanno disobbedito anche in passato. Tra essi "cittadini sovrani e coscienti. Ricchi del buon senso dei poveri. Immuni da certe perversioni intellettuali di cui soffrono talvolta i figli della borghesia. Quelli per esempio che leggevano D'Annunzio e ci han regalato il fascismo e le sue guerre". c) E' per questo che va dichiarata la responsabilita' in solido. Lo scoppio di una guerra e' frutto di una lunga preparazione cui hanno collaborato in tanti. Ma ognuno e' responsabile. Nessuno puo' tacitare la coscienza scaricando su altri il peso di un massacro, se vi ha partecipato (anche solo nella Croce Rossa). Occorre "avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l'obbedienza non e' ormai piu' una virtu', ma la piu' subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo ne' davanti agli uomini ne' davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l'unico responsabile di tutto". * Oggi giunge a terribile maturazione lo scenario strategico militare previsto dalle ultime pagine de "L'obbedienza non e' piu' una virtu'", in cui spiccano due questioni: 1.Ormai la guerra uccide prevalentemente i civili, "le armi attuali mirano direttamente ai civili" ("si salveranno forse solo i militari"). Le statistiche ufficiali dell'Onu sulle guerre dell'ultimo mezzo secolo confermano il suo giudizio. Il 90% delle vittime e' composto da civili. 2. La guerra "giusta" non esiste piu'. "La guerra futura" - cioe' le guerre di oggi, le nostre guerre - sara' "o aggressione o vendetta". Non solo. Il carattere delle armi moderne ci spinge a dichiarare che "e' in gioco la sopravvivenza della specie umana". A tali guerre "il cristiano non potra' partecipare nemmeno come cuciniere". Insomma la guerra e' uscita per sempre dai sempre discussi criteri di razionalita' (ammesso che l'abbia mai avuta). In questo don Milani e' molto vicino alla "Pacem in terris" (1963), a quel passo in cui Giovanni XXIII afferma che "nell'era attuale, che si gloria di possedere l'arma nucleare, e' assurdo pensare che la guerra possa servire per ristabilire i diritti violati". E' assurdo. E' impossibile. L'"alienum a ratione" esprime proprio l'idea di assurdita' totale, di patologia cerebrale, di alienazione mentale. * Un educatore deve sempre rammentare che la guerra e' sconfitta della cultura e dell'educazione. Se insegnanti e studenti accettano la normalita' della guerra, la scuola fallisce. La civilta' decade. L'educatore che esalta o difende la guerra (o che si mostra indifferente ad essa) non sa educare. Dovrebbe cambiare mestiere. Don Milani ci offre l'esempio di una scuola per la pace. E' cosciente di quello che afferma la Carta dell'Unesco: "poiche' le guerre hanno inizio nella mente degli uomini, e' nella mente che bisogna costruire le difese della pace". La guerra oggi e' come il terrorismo. La guerra-terrorismo colpisce gli inermi per disarmare gli armati. Trascina nel fango ogni bandiera perche' assume il peggio della storia, delle ideologie e dei fanatismi e celebra le sue vittorie senza curarsi delle sofferenze umane. E' per questo che molti sono andati e vanno ancora in carcere in vari paesi del mondo fedeli alle indicazioni della coscienza sovrana e responsabile. Che 800 veterani del Vietnam e della prima guerra del Golfo hanno invitato i loro colleghi soldati a disobbedire agli ordini della guerra in Iraq per non macchiarsi di assassinio. Che 14.000 intellettuali statunitensi hanno firmato un documento contro l'illegalita' della guerra all'Iraq. Che molti studenti e soldati israeliani si sono rifiutati di combattere nei territori occupati. Che Rachel Corrie e' stata uccisa... * Davanti alla spaventosa novita' della guerra moderna ritorna il valore dell'articolo 11 della Costituzione italiana. Il verbo "ripudiare" e' fortissimo. Vuol dire rifiutare la guerra come un fenomeno ripugnante, cioe' refrattario, disdicevole, disgustoso, incompatibile, nauseabondo, odioso, stomachevole, sconveniente... Per ripudiare la guerra, specifica la Costituzione, e' necessario mobilitare gli organismi internazionali. L'articolo 11 ha una valenza planetaria. Nella Costituzione italiana e nella Carta dell'Onu si avverte in profondita' lo spirito della nonviolenza intesa come azione per la pace con mezzi di pace, nuovo diritto internazionale, impegno per la liberta', per la giustizia, per la democrazia, per la solidarieta'. Si e' compreso che oggi ogni guerra e' sempre una Shoa', un gulag, una Hiroshima. * Ripensare don Milani vuol dire non rassegnarci. Alzarsi in piedi. Resistere e progettare. Formarsi e agire. Mettersi in rete. Sviluppare un grande movimento per il disarmo. Boicottare l'economia di guerra. Organizzare l'obiezione di coscienza al sistema della guerra. Promuovere forme ampie e articolate di disobbedienza civile. Scegliere la forza creativa della nonviolenza. 6. APPELLI. "LIBERA": SALVIAMO LA LEGGE SUI BENI CONFISCATI ALLE MAFIE [Da varie persone amiche riceviamo e diffondiamo il seguente appello promosso da "Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie" e dai familiari delle vittime delle mafie] La legge Rognoni - La Torre, che consente da oltre vent'anni di aggredire le ricchezze accumulate dalle mafie nel nostro Paese, e' in pericolo. Rischia di essere approvato dal Parlamento, infatti, un disegno di legge che tra i molti aspetti discutibili prevede la possibilita' di revisione, senza limiti di tempo e su richiesta di chiunque sia titolare di un "interesse giuridicamente riconosciuto", dei provvedimenti definitivi di confisca. In nome di un malinteso garantismo, insomma, si compromettono definitivamente il lavoro e l'impegno di quanti, dalle forze dell'ordine alla magistratura, dalle associazioni alle cooperative sociali, sono oggi impegnati nella difficilissima opera di individuazione e riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie. Nessun provvedimento di confisca, di fatto, sara' mai definitivo. Nessuna assegnazione di beni confiscati avra' un futuro certo. Altri avrebbero potuto essere gli strumenti con cui risarcire, anche dal punto di vista economico, eventuali vittime di errori giudiziari, sempre possibili, nell'iter che va dal sequestro preventivo dei beni alla loro definitiva confisca. Se dovesse essere approvato, invece, quanto previsto dal comma 1 lettera "m" dell'art. 3 del disegno di legge AC 5362 recante "Delega al Governo per il riordino della disciplina in materia di gestione e destinazione delle attivita' e dei beni sequestrati o confiscati ad organizzazioni criminali", tutti i beni confiscati (dai terreni coltivati da coraggiose cooperative di giovani agli immobili trasformati in sedi di servizi sociali o in caserme delle forze dell'ordine, solo per fare alcuni esempi) finirebbero in un limbo di assoluta incertezza. Ovvero esattamente il contrario di quanto sarebbe necessario oggi. Le mafie, infatti, hanno da tempo affinato i meccanismi con cui riciclano i proventi delle loro attivita' illecite e nel nostro Paese si registra, negli ultimi anni, una consistente flessione del numero di beni confiscati. Una situazione che richiede normative efficaci e scelte concrete in grado di far crescere la fiducia di chi e' impegnato ogni giorno nella lotta alle mafie. E' per queste ragioni che l'associazione Libera (che raccoglie piu' di 1.200 associazioni nazionali e locali, scuole, cooperative) e i sottoscritti familiari delle vittime delle mafie, attraverso questo appello, chiedono un serio e approfondito ripensamento, in sede di dibattito parlamentare, del disegno di legge delega AC 5362, soprattutto per quanto riguarda la possibilita' di revisione dei provvedimenti definitivi di confisca, affinche' deputati e senatori di tutte le forze politiche sappiano trovare la giusta misura, il corretto equilibrio tra la tutela dei diritti di chi subisce i provvedimenti di confisca dei beni e la necessita' di sottrarre alle organizzazioni mafiose gli immensi patrimoni che accumulano ogni anno, nell'illegalita' e nel sangue. Trasformando questi beni, come sta avvenendo faticosamente oggi, in segni tangibili di legalita' e giustizia. Per aderire all'appello: sito: www.libera.it, e-mail: libera at libera.it, tel. 0669770301. * Primi firmatari: Luigi Ciotti, Rita Borsellino, Giovanni Impastato, Claudia Loi, Daniela Marcone, Viviana Matrangola, Debora Cartisano, Margherita Asta, Maddalena Rostagno, Monica Rostagno, Elisabetta Roveri. 7. RIFLESSIONE. MAO VALPIANA: LE DUE FACCE DEL PRESIDENTE: PALADINO DELLA PACE ALLA FAO, PIAZZISTA D'ARMI IN CINA [Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: mao at sis.it, e anche presso la redazione di "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento. Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato di coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nello scorso mese di giugno ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 di questo notiziario] Plauso generale al Presidente della Repubblica Italiana, che nel sessantesimo anniversario della Fao, il 17 ottobre 2005 a Roma, ha dichiarato che "una societa' che spende centinaia di miliardi in armamenti e consente che ogni anno muoiano di fame cinque milioni di bambini e' una societa' malata di egoismo e di indifferenza". Giusto. Giustissimo. Bravo presidente. Anzi, no. Ipocrita. Possibile? La memoria e' cosi' corta? Ci siamo gia' dimenticati che poco meno di un anno fa il presidente Ciampi e' andato in Cina a fare il piazzista d'armi italiane? Era il 6 dicembre 2004 e, durante la visita ufficiale, Carlo Azeglio Ciampi disse al presidente cinese Hu Jintao: "L'Italia e' favorevole all'abolizione dell'embargo sulle esportazioni di armi verso la Cina, deciso dall'Unione Europea quindici anni fa, visto che il mantenimento dell'embargo non corrisponde allo spirito della partnership strategica tra Unione Europea e Cina. L'Italia sta lavorando perche' i partner europei condividano la necessita' di revocare questa misura, che a nostro modo di vedere e' superata perche' la Cina di oggi non e' quella del dopo Tienanmen". Come dire: "chi se ne frega dei diritti umani?". In quell'occasione il buon Ciampi era accompagnato dal ministro degli esteri Fini, da duecento industriali e dai rappresentanti dell'Associazione bancaria italiana. Non sara' per caso che il Presidente della Repubblica Italiana usa due pesi e due misure? Buoni sentimenti per il pubblico della Fao, e buoni affari per il pubblico cinese? Temo che sia proprio cosi'. Abbiamo un Presidente Giano bifonte: un volto per la guerra, un volto per la pace. E lo dico perche' tacere sarebbe ipocrita. 8. PROPOSTE. LUCIANO CORRADINI: AUSTERITY PER POLITICI E GRAND COMMIS [Ringraziamo Luciano Corradini (per contatti: luciano.corradini at libero.it) per averci messo a disposizione questa sua lettera inviata al "Corriere della sera". Luciano Corradini (Reggio Emilia, 1935), gia' ordinario di pedagogia generale nella facolta' di scienze della formazione dell'Universita' di Roma Tre, insegna ora nell'ambito del dottorato di ricerca della stessa Universita'; e' presidente nazionale dell'Uciim, Unione cattolica italiana insegnanti dirigenti e formatori, dell'Aidu, associazione italiana docenti universitari, e dell'Ardep, associazione per la riduzione del debito pubblico. Dopo la laurea e il perfezionamento in filosofia nell'Universita' Cattolica di Milano ha insegnato in diversi tipi di scuole secondarie e nelle universita' di Parma, Cattolica di Brescia, Statale di Milano, "La Sapienza" di Roma. E' stato per undici anni presidente dell'Irrsae della Lombardia, per sette anni vicepresidente pro ministro del Consiglio nazionale della Pubblica Istruzione, per sedici mesi sottosegretario di Stato alla Pubblica Istruzione, per dieci anni membro del Comitato di valutazione del sistema scolastico della Provincia autonoma di Trento; ha fatto parte di associazioni, di delegazioni e di comitati ministeriali e internazionali, in sede di Unione Europea e Consiglio d'Europa; presso l'Ufficio Studi del Ministero della Pubblica Istruzione ha promosso e coordinato, dal 1989 al 1996, il Progetto Giovani '93, il Progetto Ragazzi 2000 e il Progetto Genitori, con delega, fra l'altro, per l'educazione alla salute. Ha presieduto, come sottosegretario, il Comitato tecnico scientifico previsto dalla legge contro le tossicodipendenze e il Comitato di studio incaricato di riscrivere i programmi di educazione civica (Dm 8 febbraio 1996 n. 58). Ha fondato e diretto il Bollettino dell'Irrsae Lombardia, e "Studenti & C.", mensile del Ministero della Pubblica Istruzione per i giovani e viceversa. E' socio onorario della Societa' italiana di psicologia e cittadino onorario della citta' di Praia a Mare; ha ricevuto dal Presidente della Repubblica la medaglia d'oro dei benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte (1999). Giornalista pubblicista, membro dei comitati direttivi e collaboratore di diverse riviste, italiane e straniere, dirige "La scuola e l'uomo", mensile dell'Uciim, la collana "Educazione scuola e societa' presso l'editrice Seam, e la collana Uciim Aimc"Professione scuola" presso Armando (con M. Prioreschi). Tra le opere di Luciano Corradini: La difficile convivenza. Dalla scuola di stato alla scuola della comunita', La Scuola, Brescia 1975 (sesta ed. 1983); Democrazia Scolastica, La Scuola, Brescia 1976 (settima ed. 1995); La comunita' incompiuta, Vita e Pensiero, Milano 1979; Educare nella scuola. Cultura comunita' curricolo, La Scuola, Brescia 1983 (terza ed. 1987); La scuola e i giovani verso il Duemila, Giunti e Lisciani, Teramo 1987; Educazione e giovani tra scuola e societa', La Scuola, Brescia 1989 (con altri); Vivere senza guerra. La pace nella ricerca universitaria, Guerini e Associati, Milano 1989 (con altri); Progetto Giovani: identita' e solidarieta' nel vissuto giovanile, Ministero della Pubblica Istruzione, Istituto della Enciclopedia Italiana, La documentazione educativa n. 8, Roma 1991 (con altri); Essere scuola nel cantiere dell'educazione, Seam, Roma 1995 (seconda ed. 1996, vincitore dello "Stilo d'oro", 1997); Educazione alla salute, La Scuola, Brescia 1997 (con P. Cattaneo); Competizione e solidarieta', Da solo o con gli altri?, Fondazione italiana per il volontariato, Roma 1998; Professione docente e autonomia delle scuola, La Scuola, Brescia 2001 (con G. Macchia, A. Milletti, S. Cicatelli); "Suscitare uomini e donne piu' saggi: l'Europa passa anche di qui", in Quale Europa per i giovani, I quaderni di Athenaeum, Roma, Edigraf 2003, pp. 95-99: "L'Europa dell'educazione e l'educazione all'Europa", in L. Lezzi e C. Mirabelli (a cura di), Verso una costituzione europea, 9, II/6, pp. 679-697; Sport e educazione, in Enciclopedia dello sport, Arte scienza storia, Istituto della Enciclopedia italiana, Roma 2003, pp. 160-186; La tunica e il mantello. Debito pubblico e bene comune: provocare per educare, Euroma, Roma 2003; ha curato: Il Consiglio nazionale della Pubblica Istruzione nel periodo 1989-1997, in Studi e documenti degli Annali della Pubblica Istruzione, 75-76, 1996, Le Monnier, Roma 1997; La dimensione affettiva nella scuola e nella formazione dei docenti, Seam, Roma 1998; Educazione civica e cultura costituzionale. La via italiana alla cittadinanza europea, Il Mulino, Bologna 1999 (con G. Refrigeri); Il corpo a scuola, Seam, Roma 1999 (con I. Testoni); Pedagogia: ricerca e formazione, Saggi in onore di Mauro Laeng, Seam, Roma 2000; Educazione alla convivenza civile. Educare istruire formare nella scuola italiana, Armando, Roma, 2003 (con W. Fornasa e S. Poli); Insegnare perche'? Orientamenti, motivazioni valori di una professione difficile, Armando, Roma 2004] Riduzione, autoriduzione, illusione, demagogia sono termini che tornano nel bell'articolo di Sergio Rizzo su politici e alti funzionari (nel "Corriere della sera" del 17 settembre 2005), a proposito di ricette per ridurre la spesa pubblica. Vorrei dargli una mano. Da sottosegretario non parlamentare percepivo nel '96 uno stipendio da funzionario. Nel '99 una legge ha equiparato le indennita' dei membri del governo "tecnici" a quelli parlamentari. Era giusto equipararli, ma verso il basso, non verso l'alto. Durante il mio servizio (gratuito) di vice presidente del Consiglio nazionale della pubblica istruzione (Cnpi), avendo assistito, nel 1992, alla crisi della lira, a causa del debito pubblico, decisi provocatoriamente di versare all'erario il 10% del mio stipendio di docente universitario. L'esperimento, durato 16 mesi, e' riuscito, nel senso che non sono in miseria, con la mia numerosa famiglia, e l'Italia e' ancora un paese democratico. Con un manipolo di arditi facemmo nascere l'"Associazione per la riduzione del debito pubblico" (Ardep). Trecento cittadini e cinque consigli comunali fecero versamenti volontari al Fondo per l'ammortamento dei titoli di stato (www.tesoro.it , debito pubblico). Ma il debito in questo periodo e' quasi raddoppiato, mentre stipendi e indennita' si sono moltiplicati piu' volte. In questo senso il nostro esperimento e' fallito. Un rapporto documentato in proposito si trova nel libro La tunica e il mantello. Debito pubblico e bene comune. Provocare per educare. Euroma, Roma 2004. Qui viene la proposta. Perche' non affrontare in modo organico la nuova emergenza finanziaria, come se fossimo sotto l'effetto di un uragano? Si capirebbe il senso della riduzione degli stipendi e di molte altre cose, che ora nessuno si sente di fare, illudendosi che tocchi solo agli altri. 9. INIZIATIVE. GIOVANNI SARUBBI: SI AVVICINA LA QUARTA GIORNATA DEL DIALOGO CRISTIANO-ISLAMICO PER L'INCONTRO ECUMENICO FRA TUTTE LE RELIGIONI, FRA TUTTI GLI ESSERI UMANI [Ringraziamo Giovanni Sarubbi (per contatti: e-mail: gsarubb at tin.it, sito: www.ildialogo.org) per questo intervento. Giovanni Sarubbi, amico della nonviolenza, promotore del dialogo interreligioso, giornalista, saggista, editore, dirige l'eccellente rivista e sito de "Il dialogo"] Cari amici, care amiche, siamo oramai in dirittura finale. Si sono gia' svolte alcune importanti iniziative come quella di Desio che ne ha altre in programma. Un'altra importante iniziativa ecumenica si svolgera' a Reggio Calabria con il coinvolgimento di tutte le chiese cristiane della citta'. Vorrei pertanto sollecitarvi a farci conoscere le iniziative che si svolgeranno nelle vostre zone e sollecitare i vostri corrispondenti a fornircene notizia perche' cio' contribuisce a rendere piu' ampia e partecipata l'iniziativa. Domani manderemo un altro comunicato stampa con le ultime novita', fra cui citeremo la lettera del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso per la fine del Ramadan e citeremo la lettera che Brunetto Salvarani ha scritto per la giornata che poi renderemo pubblica il 27 ottobre. Voglio ringraziare voi tutti e tutte per quello che state facendo per cercare di vincere il clima di paura e di tensione che si percepisce oramai molto distintamente e che ci viene comunicato dai nostri amici musulmani ad ogni incontro. Percepiamo pero' anche molto distintemene che questa giornata, a poco a poco, e' entrata nelle scadenze di moltissime realta' ecclesiali anche al di la' di quello che noi possiamo fare da un punto di vista organizzativo. Questa giornata fa parte di quel "calendario annuale" non scritto di molte chiese e comunita' diffuse su tutto il territorio nazionale. Ma questo, ovviamente, non deve farci adagiare ma anzi ci deve stimolare ad un sempre maggiore impegno affinche' la cultura del dialogo diventi pratica costante della vita sociale. Con l'augurio che il Dio della pace possa trionfare innanzitutto nei nostri cuori vi saluto con affetto. 10. MAESTRE. ROSA LUXEMBURG: E' CHIARO [Da Rosa Luxemburg, Scritti scelti, Einaudi, Torino 1975, 1976, p. 503 (e' un passo della "Juniusbroschuere" scritta da Rosa Luxemburg nel 1915, mentre era in carcere a Berlino perche' oppositrice della guerra). Rosa Luxemburg, 1871-1919, e' una delle piu' limpide figure del movimento dei lavoratori e dell'impegno contro la guerra e contro l'autoritarismo. Assassinata, il suo cadavere fu gettato in un canale e ripescato solo mesi dopo; ci sono due epitaffi per lei scritti da Bertolt Brecht, che suonano cosi': Epitaffio (1919): "Ora e' sparita anche la Rosa rossa, / non si sa dov'e' sepolta. / Siccome ai poveri ha detto la verita' / i ricchi l'hanno spedita nell'aldila'"; Epitaffio per Rosa Luxemburg (1948): "Qui giace sepolta / Rosa Luxemburg / Un'ebrea polacca / Che combatte' in difesa dei lavoratori tedeschi, / Uccisa / Dagli oppressori tedeschi. Oppressi, / Seppellite la vostra discordia". Opere di Rosa Luxemburg: segnaliamo almeno due fondamentali raccolte di scritti in italiano: Scritti scelti, Einaudi, Torino; Scritti politici, Editori Riuniti, Roma (con una ampia, fondamentale introduzione di Lelio Basso). Opere su Rosa Luxemburg: Lelio Basso (a cura di), Per conoscere Rosa Luxemburg, Mondadori, Milano; Paul Froelich, Rosa Luxemburg, Rizzoli, Milano; P. J. Nettl, Rosa Luxemburg, Il Saggiatore; Daniel Guerin, Rosa Luxemburg e la spontaneita' rivoluzionaria, Mursia, Milano; AA. VV., Rosa Luxemburg e lo sviluppo del pensiero marxista, Mazzotta, Milano] E' chiaro anche al piu' superficiale osservatore che persino lo stato piu' vittorioso non puo' oggi pensare ad alcun risarcimento di guerra che sia lontanamente in grado di sanare le ferite di questa guerra. 11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 12. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1089 del 20 ottobre 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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